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Atto I - Tensioni a Shinano


Noraxthuul

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Per una volta, Giorgio sa esattamente cosa dire e il suo discorso risulta pulito ed educato, tanto da sconcertare persino i suoi compagni ("Ma sa parlare! Ci ha forse presi in giro tutto questo tempo?"). Giorgio riesce ad azzeccare non solo tutti gli onorifici del caso, ma anche ad esprimersi secondo le metafore tanto care alla popolazione nativa, presentandosi e narrando di sé esattamente come l'etichetta impone. Nel momento in cui addirittura metti la mano davanti alla bocca quando porti il té alle tue labbra, il fabbro sembra andare in brodo di giuggiole.

"Ma certo, nobile straniero! Lasci fare a Sasori!" replica con un profondo inchino. Il discorso sulla bellezza della sua arte e il tuo desiderio di esporla presso il tuo popolo devono averlo toccato nel cuore, perché va subito a prendere carta di riso e pennello, pronto ad accogliere le tue richieste con zelo e allegria. In breve ti tempesta di domande sulle tue preferenze in merito: ti chiede dell'emblema della tua casata, di quali colori incontrano il tuo favore, di come vorresti che la tua maschera venisse modellata, che forma dare all'emblema dorato posto sull'elmo, e così via. Le sue domande durano per la quarta parte di un'ora, mentre tu rispondi sempre più incredulo del loro numero e lui traccia sorridente i suoi strani simboli per prendere appunti. Una volta finito, aggiunge:

"Aspettate e vedrete, nobile straniero! Sasori vi porterà un piccolo capolavoro." Poi il suo volto si incupisce per un momento. "Per quanto riguarda l'armatura Takeda invece, temo di aver bisogno il permesso per iscritto dalla governatrice... Sono costernato, ma senza non posso procedere, senza commettere un atto contro la mia signora." 

Spoiler

Non so se si era capito, ma: Prova di Presenza[Successo], Lingua Giapponese[Successo Critico].

Vado avanti con il resto della giornata, ma sentitevi liberi di scrivere se volete intervenire con il fabbro o fare qualunque altra cosa.

Una volta finito il piccolo colloquio nella "fucina", Sasori si alza cordiale e vi augura una splendida giornata. In breve siete di nuovo in marcia nelle trafficate vie di Ueda. 

Come dicevo, mano mano che vi dirigete verso il castello, la città sembra trasformarsi. Labirintici viottoli e architetture caotiche fanno posto a strade larghe e lastricate, i suonatori ambulanti agli angoli della strada spariscono, così come le yado di terza categoria e le bische di han-cho. Al loro posto figurano invece distinti dignitari e commercianti abbienti, intenti a godersi il vento del meriggio sulla veranda della loro lussuosa abitazione o a sostare soddisfatti sulla soglia di rinomate attività commerciali. Bancarelle e venditori ambulanti sono scomparsi del tutto ormai: qui nell’Ichijo, ci sono solo i migliori artigiani della città.

E’ da poco passata l’ora maggiore della capra, quando le mura che cingono l’honmaru del castello si mostrano a voi in tutta il loro candido splendore. Si tratta di una costruzione imponente: grossi tetti spioventi coprono la postazione di guardia appena sopra un cancello a doppia porta, ospitando un numero di feritoie lungo tutto il complesso militare. A sovrastare tutto, il tenshu - il torrione centrale - getta la sua ombra cupa e guardinga dall’alto dei suoi tre piani.

Un manipolo di una mezza dozzina di ashigaru sembra svolgere le mansioni di guardia presso la cancellata. Come il piccolo gruppo si fa avanti, i due più vicini alla soglia incrociano le lance, mentre quello che sembra essere il capo vi viene incontro. Si tratta di un uomo giovane, che non ha visto più di venti inverni, di bassa statura e dagli occhi sporgenti. Quando parla, la sua voce porta con sé l’accento di uno hyakushonin, ma il tono è rispettoso.

“Benvenuti, viaggiatori.” Comincia un breve inchino, rivolgendosi direttamente al ronin. “Devo informarvi l’accesso al castello non è consentito, a meno che se non abbiate un invito ufficiale o un permesso scritto.”

Modificato da Noraxthuul
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Kato Yukishige

 

Accompagnato il nanbanjin dall'artigiano, quasi controvoglia, Yukishige sta  silenzioso, in disparte come suo solito.

Accetta il tè offertogli come tutti e mentre sorseggia la calda bevanda si ritrova a osservare anche lui le armature esposte. I pensieri vagano e si mescolano ai ricordi del suo precedente signore.

Quando Jorujou parla, il ronin alza un sopracciglio dubbioso e sorpreso. Troppa gentilezza e cortesia, padronanza di grammatica e vocaboli, nessun insulto. Sorprendente.

Il parlare della terra di Vuenetsia lo tocca solo in parte, poco curioso su quelle terre strane popolate da un solo kami da tre facce.

 

Davanti al portone del castello, alle parole dell'ashigaru, Yukishige risponde in modo calmo e rispettoso, presentando se stesso e le persone che sta scortando, aggiungendo poi che il nanbanjin dovrebbe avere con sé un permesso o invito che certifichino la sua presenza.

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Giorgio Rocca Mocenigo. 

Un sorriso gaudente evidenzia come l'europeo sia rimasto soddisfatto dall'impressione che ha fatto: tanto ha praticato l'incontro con artigiani e artisti ed è ben lieto che la pratica non sia stata vana. 

Alle richieste di colore, stemmi e simili Giorgio ferma l'artigiano, mettendo mano alla sua borsa.
''Non si preoccupi: faro' richiesta di un permesso scritto dalla sua Signora. Ho un dono per lei che risponderà a queste domande'' 
Dalla borsa viene estratto un fagotto di stoffa rosso che, appena spiegato al suolo, si rivela una bandiera. 

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http://www.crwflags.com/art/countries/venicerepublic.gif

''Questa è la bandiera della mia gente. La Serenissima Repubblica di Venezia'' son le prime parole che dice indicando la bandiera. ''La creatura si chiama ''Leone di Santo Marco'', un protettore del nostro popolo. Portarlo con noi esemplifica la protezione del nostro Santo. 
Voglio che lo abbia lei, come dono.'' 
prosegui' l'europeo, cercando le parole appropriate e affidandosi al monaco per spiegare termini alieni o complicati. ''Desidero che i colori ricordino questo vessillo e che il simbolo sia una rappresentazione di questo stemma.'' gli viene spiegato con pacatezza. ''San Marco protegge non solo i Veneziani ma pure artisti e artigiani. Spero che questo dono possa ispirarla per la mia armatura e proteggerla per gli anni a venire come ha fatto sempre con il mio popolo''

 

Una volta fuori ci mette marciamo verso il castello distendo i nervi, sentendosi sempre piu' a suo agio in questo quartiere di artigiani e nobili, per quanto sempre scimmie sataniche.
Le mura lo lasciano poco impressionato, l'equipaggiamento dei soldati di guardia uguale e come solito sembrano rivolgersi alla sua guardia piuttosto che al nobile. Anche a venezia si lascia che i servi sveltiscano le pratiche, ma chiunque si deve SEMPRE riferire al nobile per rispetto. Inizia a maturare il sospetto che qua non sia uguale ma la cosa dopo tutte le cure a cui lo han sottoposto lo picca un poco e tiro fuori il documento mostrandolo senza troppi preludi. 
Ho un ordine di TaCHEda SCInGHEn. E' sufficiente? chiede in maniera diretta mostrando il documento  alla guardia, un po' innervosito dalla mancanza di rispetto.

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Alla fucina.

Il fabbro sembra impressionato dal piccolo dono: si inchina, ti rigrazia infinitamente ("Arigatou gozaimasu, nanbanjin-dono!") e poi viene tutto assorbito dal piccolo ma pregiato ricamo. Mosso da una curiosità che l'etichetta non sembra riuscire a uccidere, il piccolo anziano chiede se può osservare più da vicino i vestiti che porti e le armi che hai a tracolla. In breve, è tutto preso a girarti attorno e prendere appunti e misurazioni con uno zelo che ha del febbrile. Indaga, annusa, palpa ogni fibra della tua giubba ognivolta commentando tra sé e sé("Mmmh! Naruhodo, Naruhodo!"), ti chiede di fargli vedere le tue bisacce, di impugnare le tue armi e di assumere la tua "posizione di guardia". Guarda con interesse lo strano simbolo che hai appeso al collo (un rosario cristiano, immagino), e studia con attenzione i calzari esotici che indossi. In generale ti sembra di subire una perquisizione militare in piena regola, ma Sasori -per quanto assorto nel suo compito- è molto attento a non essere molesto e si scusa ogni volta che sta per toccare qualcosa. Infine chiede di poter esaminare le pistole e vedere come le alloggi sulla tua veste.

Se acconsenti a tutto questo strazio, il volto del piccolo uomo torna a esprimere una gratitudine e un entusiasmo famelici, quasi ridicoli a tuo parere. "Arigatou, nanbanjin-dono." ripete per l'ennesima volta. "Ora che questi occhi cisposi hanno visto abbastanza, lascerò giudicare ai vostri quel che le mie mani produrranno in questi giorni."

Al castello.

Il capo degli ashigaru prende in esame il piccolo foglio di carta di riso, ma la sua espressione cambia di botto quando vede il sigillo reale di Shingen. Fa per dire qualcosa, quando alle sue spalle un dignitario vestito in uno sfarzoso kimono color turchese lo chiama senza alcun onorifico. Il nuovo arrivato è un tipo di mezz'età con un paio di baffetti appena accennati a cingergli una bocca spiacevole e una calvizia ormai palese. Porta il lungo cappello nero, come proprio dei consiglieri di corte, e giurereste che si sia rasato le sopracciglia. Quando parla i suoi denti sembrano anneriti da una qualche sostanza.

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"Isshiki Jotaro-sama." lo saluta la guardia, inchinandosi profondamente e ricevendo come risposta un'occhiata sdegnosa. "Questi uomini vengono da Kai per vedere la Signora."

"Questi... straccioni?" commenta il nobile incredulo facendosi aria con un piccolo ventaglio. La sua voce è stridula e spiacevole. "Non credo proprio. Ora fate il vostro lavoro e buttateli fuori. Non accetto di calpestare lo stesso terreno di simile plebaglia."

La guardia sembra irretita. "Ma... mio eccellentissimo signore, queste persone hanno una lettera dal grande Shingen."

"Idiota insolente!" mastica il consigliere con una smorfia di disgusto. "Come ti permetti di contraddirmi? Dovrei chiedere la la tua testa per questo. Guardali: questi qui? Mandati dalla Tigre del Kai? Ma per favore. Terra e Cielo si sono forse scambiati? E ora muoviti e fai il tuo dovere."

La guardia e i suoi amici non sembrano sapere più che pesci pigliare...

 

Modificato da Noraxthuul
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Aoki Shigeuji

"Onorevole Isshiki Jotaro-sama" dice Aoki con un profondo inchino "il mio nome è Aoki Shigeuji, e questi sono Giorgio Rocca Mocenigo e Kato Yukishige-san. Come potrà vedere dalla lettera che adesso le porgerà il mio compagno di viaggio, abbiamo il permesso della Tigre del Kai per incontrare la signora del castello, in quanto egli" dice indicando Giorgio "è incaricato di dimostrare il funzionamento dei fucili che il vostro daimyo ha acquistato."

Spoiler

Diplomacy +2 + intelligence +3 o presence +2

 

Modificato da Slamurai2
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Giorgio Rocca Mocenigo

 

Il vecchio armaiolo sembra preso da una febbrile voglia di apprendere, un tratto che un certo nobile Veneziano ha presto imparato a riconoscere nei suoi affari come ''Fo**utamente promettente''. Gli permette di controllare tutto quello che vuole e si presto per i suoi esami volentieri. 
E' il suo interesse per il crocefisso d'argento al collo che coglie Giorgio impreparato. Sorpreso ben felice gli spiega sommariamente che è un simbolo del Dio delle sue terre, un dio buono che salva e protegge tutti gli uomini e che chiede agli uomini solo buon cuore e fratellanza. Addirittura si offre, qualora mai sia interessato a qualunque cosa riguardante la sua religione o anche dell'arte, Giorgio Rocca Mocenigo avrebbe trovato il tempo per un te'. 

 

Al castello

L'intervento del nobile non solo fa palesemente incavolare il Veneziano, ma la mano stava per quasi scattare alla pistola al petto. Essere chiamati 'Pezzente' da una scimmia satanica boriosa vestita di stracci assurdi non poco spinge il limite. 
Prende quindi la lettera e gliela sbatte senza tante cerimonie davanti al nobile in modo che non possa non leggerla e vedere il sigillo che tanto ha spaventato la guardia. 

''Il mio nome è Giorgio Rocca Mocenigo. Nobile delle terre della Serenissima Repubblica di Venezia.'' Scandisce le parole in maniera chiara senza cerimonie. ''Mi dica se l'accordo di addestrare i vostri uomini all'uso dei bastoni tonanti che ho con Takeda Shingen non è piu' necessario. Tornero' a Kai e lo avvisero' personalmente che Isshiki Jotaro ha ritenuto i servizi che lui ha richiesto 'non necessari'.'' son le parole dette duramente e senza alcun suffisso di proposito, come il suffisso che non ha usato con la guardia dev'essere una forma di insulto che gli rivolgo di proposito. 
''Allora? Posso togliere il disturbo dal tuo terreno e fare rapporto a Takeda Shingen? Mi schifa condividere anche solo l'aria con te, Scimmia di me*da.'' concludo con diretto intento di insultare mettendo via il foglio e guardandolo dall'alto in basso con evidente aria di superiorità che un nobile rivolge ad una scimmia. L'ultima parte è in italiano, ma dal linguaggio corporeo non nascondo che è un insulto

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Alle parole dei due uomini dell'ovest, il volto del consigliere sembra attraversare tutti i colori del suo vestiario. Quando poi mancate di usare i suffissi, sembra sul punto di avere un arresto cardiaco. Paonazzo e fuori di sé, Jotaro indica  Giorgio con i suo ventaglio sibilando: "Come osi, gaijin? Avrò la tua testa per questo!"

"Io non credo proprio." dice calma una voce alle vostre spalle; gli ashigaru astanti immediatamente scattano sull'attenti. A fare la sua comparsa è un omone imponente e dallo sguardo pericoloso: porta lunghi capelli neri, barba e baffi curati e sotto le vesti scarlatte di corte, un'armatura nera fa minacciosamente capolino. Al suo fianco sta il daisho su cui causalmente è appoggiata la sua mano destra, dietro di lui contate venti uomini armati di tutto punto. Alcuni di loro sono feriti.

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@Giorgio

Spoiler

Percezione[Successo]: Con tua sorpresa, noti che quest'uomo porta una pistola occidentale nell'obi, occultata sotto l'haori.

@Aoki

Spoiler

Considero che automaticamente fallita la tua prova di diplomazia, a causa delle parole del tuo collega occidentale.

Kenjutsu+Int[Fallimento]: ...

@Yukishige

Spoiler

Kenjutsu+Int[Successo]: Quest'uomo ha uno sguardo che tu hai visto molte volte nella tua vita. Gli occhi sono spesso sbarrati e si muovono poco. Nel giro di diversi fun il numero di volte che sbatte le palpebre è assai limitato. Non c'è dubbio che quest'uomo si sia addestrato a lungo nell'arte della spada. 

"Teramoto Kojiro-taisho!" esclama il capitano degli ashigaru, ma il samurai alza una mano per esigere il silenzio. Dall'espressione distorta del consigliere vedete che i due non sono mai andati molto d'accordo, mentre dal suo pallore diviene subito chiaro chi ci abbia rimesso dai loro 'malintesi'.

Teramoto prende la lettera e la declama ad alta voce, scrutando imbestialito il consigliere. "Questi uomini vengono con me. O forse vuoi ostacolare un ordine della Tigre del Kai in mia presenza, Consigliere?" Come a sottolineare le sue parole gli uomini alle sue spalle, anche i feriti, mettono mano alla spada. Jotaro, troppo arrabbiato e tremante per dire alcunché, opta saggiamente per voltare il suo regale culo e andarsene altezzoso. Poi Teramoto si gira verso di voi, lo sguardo severo.

"Mi chiamo Teramoto Kojiro, e sono il primo tra i quattro generali del clan Sanada."

Modificato da Noraxthuul
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Giorgio Rocca Mocenigo


Un comandante militare raggiunge il nobile da dietro: questo sembra essere un generale o un cavaliere (Samurai nella lingua locale ho ben capito) ben rispettato vedendo come mal reagisce il consigliere e i soldati sembrano lieti e fedeli a lui. La sua presenza fa sentire Giorgio piu' a suo agio: dopotutto, il tempo dei cavalieri è morto da secoli in europa, ma se fosse ancora presente, Giorgio sarebbe un cavaliere a sua volta e al sicuro al comando di molti uomini. 

L'umiliazione al consigliere strappa un onesto sorriso al Veneziano e con un minimale gesto del capo ringrazia e si presenta. 
''Giorgio Rocca Mocenigo. Come ha letto, e ho provato a spiegare due volte ad ora, son qua per assistervi con l'addestramento dei Bastoni Tonanti. E' un onore fare la sua conoscenza.  commenta dapprima con educazione facendo cadere lo sguardo su una cosa nascosta addosso a lui. Si segna mentalmente la cosa per poi andare avanti. Il carico è arrivato? E' tutto in ordine? chiede poi al generale attendendo di essere condotto dentro. 

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1 ora fa, athelorn ha scritto:

''Giorgio Rocca Mocenigo. Come ha letto, e ho provato a spiegare due volte ad ora, son qua per assistervi con l'addestramento dei Bastoni Tonanti. E' un onore fare la sua conoscenza."

Il generale annuisce la sua approvazione. Poi rivolge la sua attenzione agli altri due: "E voi sareste?"

1 ora fa, athelorn ha scritto:

 "Il carico è arrivato? E' tutto in ordine?"

"Non ancora." è la risposta mesta del samurai, mentre si gira e va a sorreggere uno dei suoi compagni messi peggio. Gli altri soldati si danno da fare per lo stesso col resto dei feriti. Si interrompe brevemente per ordinare a uno dei suoi di avvertire gli isha di corte, per poi proseguire. "Abbiamo ricevuto notizia della loro partenza da Kai poche ore fa; ci aspettiamo di riceverli entro la fine della settimana. Vogliate seguirmi."

Teramoto vi fa strada attraverso uno dei cortili interni fino ad un maniero spazioso a un solo piano, le cui porte vengono frettolosamente aperte da due servitrori. All'interno figura un'unica, grandissima sala, dove sulla pavimentazione lignea tirata a lucido potete contare una cinquantina di futon sistemati a terra. Metà di questi ospitano soldati feriti, l'altra sono stati messi a prendere aria o restano in vacante attesa. Con una gentilezza particolare per un uomo della sua stazza, Teratomo adagia il suo commilitone in una di queste lettighe, prima che due medici anziani arrivino frettolosamente al suo capezzale per accertarsi delle sue condizioni. Gli uomini del generale si adoperano per fare lo stesso con gli altri feriti.

"Sta diventando sempre peggio." mormorà Kojiro fra sé e sé, scuotendo la testa.

 

 

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Giorgio Rocca Mocenigo


Il modo mesto in cui il Generale sembra rispondere di no evidenzia un qualcosa che chiaramente non va'. Come se ve ne fosse bisogno o un ritardo inatteso. Un gesto colpisce forte lo straniero del generale: aiuta un suo soldato. 

 

Un flashback riporta il Veneziano alle sue terre, le volte che ha dovuto servire sul campo. Giorgio ha sempre ODIATO i nobili boriosi di tutti titoli e ha sempre cercato di rafforzare il suo piu' debole titolo nobiliare del ramo Cadetto dell'attuale Doge: nonostante tutto, i commilitoni e la loro simpatia han lasciato il segno nel Veneziano che pure ora si vede... non riesce a vestirsi delle vesti piu' brillanti e guardare i soldati dall'alto in basso... ma quasi come loro leader a condurre il loro esempio. 
 

Per questo sa' che MAI fara' strada a Venezia sopra gli altri uomini. Gli manca la freddezza.
La freddezza di ignorare le lamentele di chi dipende da lui.  

Giorgio desidera essere dove è l'azione, mostrare il suo coraggio ed essere al fianco dei suoi uomini. Mostrare che la nobiltà che ha ricevuto in dono è meritata. Questa è una delle ragioni per cui si è convertito all'ordine Gesuita: raccoglieva molti militari e studiosi desiderosi di lasciare un segno per davvero. Forse Giorgio è un cavaliere nato in tempi dove questi son morti da lunga data. Forse non sa' il suo posto, se questo sia tra l'alta borghesia, tra i militari, tra i nobili o i commercianti... ma questo è Giorgio: un uomo di cuore e d'azione. 

 

In questo ricordo Giorgio si rivede in quel generale e prima che possa rendersene conto senza pensarci il nanbanjin si muove e aiuta un altro soldato ferito a camminare come se fosse la cosa piu' naturale, non curando eventuale sangue sulle vesti mentre il generale ci conduce verso una stanza che contiene molti e molti feriti. Rimane muto un pugno di secondi a comprendere la situazione.
Cinquanta soldati feriti, chissa' quanti morti... poi l'espressione del comandante, scuotendo la testa. 

''Che sta' succedendo?'' chiedo senza mezzi termini al generale. Non con preoccupazione, non con nervosismo o anche solo fastidio verso questa situazione.
''Generale Teramoto: abbiamo incontrato una carrozza con quattro soldati morti e delle altre persone morte venendo in qua. Che sta' succedendo in queste terre?'' replico in tono pacato ma pratico, lanciando occhiate al monaco perchè mi aiuti a parlare. ''Nelle mie terre sono un nobile, ma prima di tutto sono un guerriero. Se posso fare qualcosa, non esiti a farmi sapere.'' Lo informa per poi voltarsi verso il suo conterraneo piu' esperto di magia a quanto ho visto. Aoki, se puoi aiutarli, aiutali. Cerchero' di cavarmela con la lingua. dice dandogli il permesso di allontanarsi da me. 

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Shigeuji Aoki

"Mi perdoni per non essermi presentato prima, Teramoto Kojiro-taisho" dice Aoki con un profondo inchino "il mio nome è Shigeuji Aoki. Se permettete, vorrei provare ad aiutare, forse con delle preghiere posso lenire il dolore dei vostri soldati. Peró vorrei sapere come si sono feriti : ho sentito delle voci di una ribellione in corso, un terribile affare; peró, vedendo la città sembra tutto sotto controllo".

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Kato Yukishige

 

La presenza del nobile spocchioso irrita molto il ronin, ma nonostante ciò non si può permettere una mancanza di rispetto per qualcuno di alto rango. Mantenendo un'espressione neutra fa un passo indietro e aspetta che sia il nanbanjin a parlare. D'altronde è lui il "capo".

Certo è che le parole dello straniero sono cariche di sfida e oltraggio, ma Yukishige non può fare a meno di tifare per Jorujou. Nella sua vita si è imbattuto in queste persone, alla corte del suo signore, e le ha sempre mal digerite.

 

Quando arriva il generale Teramoto Kojiro, Yukishige si presenta con un inchino rispettoso. Dopodichè osserva il guerriero mentre conduce il gruppo all'interno del castello.

La vista di uomini feriti non lo tange, ormai troppo abituato a questo genere di spettacoli. Purtroppo quello è il segnale di conferma delle storie su Shinano. Non essendo molto versato nelle arti curative, il ronin preferisce stare a guardare chi è migliore di lui in questo: il monaco, forte della pietà del Buddha di cui ha dato prova lungo la strada. Mentre, curioso, drizza le orecchie per sentire le risposte del generale sulla situazione.

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Il 25/11/2017 alle 08:49, Slamurai2 ha scritto:

Teramoto Kojiro-taisho

Non sei parte della sua guarnigione, ne sotto il suo comando: -dono è il suffisso che dovresti usare. Considero come se lo avessi fatto.

Il 24/11/2017 alle 21:36, athelorn ha scritto:

"Generale Teramoto: abbiamo incontrato una carrozza con quattro soldati morti e delle altre persone morte venendo in qua."

Teramoto chiude gli occhi in un'espressione di dolore, come se la notizia fosse da tempo attesa e temuta. Avete l'idea che sappia benissimo chi state parlando, probabilmente li conosceva di persona. Il generale comunque non pare perdere il suo autocontrollo. "Un episodio tragicamente frequente oramai." dice sommesso. "Gli dei solo sanno cosa muove questa ribellione insensata... o quale artifizio od obbiettivo voglia raggiungere." 

Il 25/11/2017 alle 08:49, Slamurai2 ha scritto:

"Peró, vedendo la città sembra tutto sotto controllo".

"Ueda è al sicuro e ben protetta." annuisce con una punta di orgoglio, ma lo sguardo ci mette poco a diventare cupo. "Qui le nostre forze mantengono l'ordine e la gente prospera... ma lo stesso non si può dire delle campagne. Riceviamo rapporto ogni giorno di villaggi che soccombono alla violenza o che vengono coinvolti in questa follia. Quando possiamo mandiamo i nostri uomini a far fronte, ma il prezzo che paghiamo è sotto i vostri occhi... e ora con Itsugi-dono fuori dai giochi e il con il Generale Akiyama che ha rubato tre parti su quattro della nostra guarnigione, non so quanto potremmo ancora fare..."

Il 25/11/2017 alle 08:49, Slamurai2 ha scritto:

"Forse con delle preghiere posso lenire il dolore dei vostri soldati."

Teramoto sembra esitare, forse valutando le tue fattezze da straniero. Infine annuisce: "Ogni aiuto è ben accetto, Aoki. Fa quello che puoi."

Ti avvicini ai corpi dei feriti e inizi a prestare le tue arti per il benessere delle vittime degli scontri. Un paio di isha ti vengono allertati dalla tua presenza, chiedentodi di smetterla subito e lasciare fare a loro, ma lo sguardo contrariato di Teramoto gli fa girare i tacchi alla velocità della luce. Come ti potevi aspettare, la maggior parte delle ferite sono da arma da taglio; da quello che puoi capire tu dalle cicatrici e dai segni sulle armature, si tratta per lo più di colpi inferti da armi corte o improvvisate. Piccole lame sembrano essere lo strumento preferito di questi rivoltosi, ma dalla locazione dei tagli puoi assumere senza problemi che questa gente non ha cercato di prendere alla sprovvista il suo nemico. Sembra piuttosto che lo abbia caricato a testa bassa, anche se poteva contare solo su un misero pugnare.

Il 24/11/2017 alle 21:36, athelorn ha scritto:

"Che sta' succedendo in queste terre?"

"Credetemi quando vi dico che non avevo mai visto nulla del genere." sbotta brusco Teramoto lasciandosi sfuggire un gesto frustrato. "Ho visto intere famiglie, che fino un momento prima erano prospere coltivatrici delle nostre terre, mettere su le dannate maschere da un giorno all'altro e seminare il terrore,  uccidendo e razziando come folli. Ho visto bambine gettarsi contro un muro di yari per esserne impalate e comunque cercare di avanzare oltre per tagliare la gola ai miei soldati. Ho visto i pochi che riuciamo prendere vivi perdere il senno fino a diventare gusci vuoti, incapaci persino di badare a sé stessi." Teramoto fa un gesto vago con la mano, prendendo un profondo respiro e cercando di ricomporsi.

"Dovete perdonarmi." dice poi, massaggiandosi le tempie. "La stanchezza sta avendo la meglio sui miei modi. Spero solo che siate stati mandati da Kai con l'obbiettivo di aiutare a sedare questa follia, perché l'ultima cosa che Shinano ha bisogno in questo momento sono altri giochetti di corte."

Modificato da Noraxthuul
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Giorgio Rocca Mocenigo

Le spiegazioni lanciate dal generale nipponico lasciano il veneziano inizialmente confuso. Ribellioni, dissidi, litigi interni sembrano all'ordine del giorno e sembra che disperatamente serva una forma di ordine in queste terre. Il discorso pero', ad un certo punto, lo lasciano letteralmente basito. 

'Famiglie pacate diventare violente senza motivo'
'Bambine lanciarsi su muri di lance pur di uccidere'
'I catturati diventare gusci vuoti'

Tutto questo gli è... terribilmente familiare. 
Chiaramente colpito da qualcosa non risponde al generale subito e la sua priorità è mettere febbrilmente mano ad un libro nella mia borsa in cerca di una risposta disperata. Una bibbia. 

Trova il verso che cerca, che legge a mezza voce 
Enavigaverunt autem ad regionem Gergesenorum, quae est contra Galilaeam. Et cum egressus esset ad terram, occurrit illi vir quidam de civitate, qui habebat daemonia et iam tempore multo vestimento non induebatur neque in domo manebat sed in monumentis. 
Is ut vidit Iesum, exclamans procidit ante illum et voce magna dixit: “ Quid mihi et tibi est, Iesu, Fili Dei Altissimi? Obsecro te, ne me torqueas ”. 
Praecipiebat enim spiritui immundo, ut exiret ab homine. Multis enim temporibus arripiebat illum, vinciebatur catenis et compedibus custoditus; et ruptis vinculis, agebatur a daemonio in deserta. 
Interrogavit autem illum Iesus dicens: “ Quod tibi nomen est? ”. At ille dixit:


A questo punto il veneziano Gesuita trova quello che cercava. 
“ Legio ”  Pronuncia il nome con timore, finendo il versetto. ...quia intraverunt daemonia multa in eum

Chiude quindi la bibbia, stordito in parte dal pensiero di cosa potrebbe aver davanti. 

Indemoniati
Posseduti dal demonio. 
....QUI?!

''Generale Teramoto...'' si riprende il nobile dal suo stupore e nervoso iniziale all'idea di aver davanti possibilmente un opera del demonio, chiudendo il libro e poggiandolo nella borsa. ''Il compito per cui sono qua è addestrare. Addestrare i suoi uomini all'uso dei Bastoni Tonanti. Addestrare i suoi addestratori a continuare il mio lavoro. Addestrare voi generali per insegnarvi i migliori usi di soldati armati di fucile se necessario...'' le parole son calme e misurate, cercando di nascondere malamente il nervosismo di fornte agli eventi che abbiamo davanti. 
''... pero', per sua fortuna... probabilmente potrei avere un indizio su cosa stia succedendo... il Kami delle mie terre ci insegna di molti mali... o ''Kami'' misteriosi che distruggono le persone. Un male misterioso e malvagio che puo' uccidere ovunque nel mondo, predando sugli uomini: Possiede corpi, spinge ad uccidere, corrompe i buoni e porta la rovina. 
Io non sono un monaco: non so' come scoprirne la causa, come liberare le persone, invocare divini per proteggerci o scoprire chi è Posseduto come loro... ma... '' 
prende quindi una piccola pausa, portando una mano al crocefisso al petto, stringendo la mano attorno al crocefisso, cercando di semplificare il discorso per una scimmia che poco puo' saperne della Sacra Bibbia.

 

''Nelle mie terre, ogni credente è chiamato a combattere questa minaccia quando si presenta. Io intendo fare il possibile per scoprire cosa stia succedendo ed estirpare la causa.'' la determinazione permea palesemente le parole del Nanbanjin mentre il suo sguardo vaga sui feriti per un attimo. 

''Devo parlare con la Signora per informarla del mio arrivo, e intendo informarla che intendo prestare aiuto. Avro' bisogno di esaminare prigionieri e maschere, coi miei compagni di viaggio. Aoki era un monaco della mia Fede e potrebbe essere d'aiuto, mentre Yukishige è esperto, oltre che di spada, di indagini. 
A lei andrebbe bene se collaborassimo a queste indagini?''

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Kato Yukishige

 

Ciò che sente il ronin lo rende dubbioso. Se prima pensava che questa fosse una normale rivolta, come tante si possono vedere dove c'è scontento, adesso i nuovi dettagli lo rendono dubbioso.

Famiglie prima tranquillo che cambiano atteggiamenti con il cambio di una giornata, bambini che ignorano pericolo, dolore e paura pur di uccidere. Una furia e animosità inumani che ovviamente scuote il morale dei soldati. Tutto ciò potrebbe avere radici ben più sinistre. Che ci sia lo zampino di qualche kami?

Il nanbajin sembra essere arrivato ad una simile conclusione, ma Yukishige dubita che le persone siano possedute, per fare qualcosa del genere sarebbero serviti tanti spiriti quanti i rivoltosi. No, qualcosa sta costringendo i popolani ad agire, vincendo la loro volontà e, evidentemente, anche la loro sanità mentale. Ma quale spirito può causare tutto questo? (Test su folklore o simili).

 

La proposta del nanbajin sorprende Yukishige, mai avrebbe pensato che il nanbajin fosse così altruista da mettere a rischio la sua incolumità per delle "scimmie", come di tanto in tanto ci chiamava.

Ora però Yukishige è curioso di incontrare questa tanto nominata Signora.

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Shigeuji Aoki

La proposta di Giorgio arriva al momento giusto : scoprire la causa delle rivolte era metà del compito del monaco, e difficilmente ce l'avrebbe fatta da solo. Con l'aiuto di altre due persone la faccenda sarebbe stata risolta in fretta, o almeno cosí spera. E difficilmente Teramoto-dono avrebbe rifiutato il loro aiuto; dopo tutto, sono utili per lo stesso motivo per cui Aoki è utile a Takeda Shingen : fedeli ai Takeda, ma senza legami, e quindi invisibili.

Ma prima c'era una faccenda piú impellente : la cura dei soldati, che Aoki continua con rinnovato impegno.

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Il 26/11/2017 alle 03:03, athelorn ha scritto:

il Kami delle mie terre ci insegna di molti mali...

Quando il discorso inizia ad andare sul religioso, vedi lo sguardo del samurai perdersi un poco. Ti basta questo per capire (Intelligenza[Successo]) che la persona che hai davanti è un uomo che crede nell'acciaio e nel valore di un uomo, ma ha poca fiducia in tutto ciò che non può toccare con mano. Lascia comunque che tu finisca il tuo discorso, mormorando qualche parola di convenienza su come tutto sia possibile, ma ti accorgi che lui stesso dubita delle sue parole (Conversazione[Fallimento]).

Il 26/11/2017 alle 17:50, Magic Fox ha scritto:

Test su folklore o simili.

Folklore[Successo parziale]: per chi ci crede, sono molti gli spiriti che avrebbero il potere spezzare le menti deboli dei mortali, e la maggior parte di loro troverebbero in questo misfatto sia il proprio piacere che il proprio scopo. I torimono (demoni della strada) adorano per esempio incontrare le loro vittime in luoghi desolati e lentamente portarle alla pazzia, i keukegen invece hanno la capacità di svuotare il corpo dei mortali del proprio spirito, preferendo così ridurli a gusci vuoti senza futuro né volontà. Tuttavia è molto difficile capire quale spirito sia colpevole a partire dal tipo di follia causata... sempre ammesso che queste creature esistano davvero.

Queste creature in ogni caso si dicono solitarie ed elusive agli occhi degli uomini. I racconti parlano di sparizioni isolate e  desolati altarini infestati, non certo di ribellioni che minacciano di ribaltare una provincia. Difficilmente, secondo i racconti, i kami presterebbero molto interesse alle faccende dei mortali...

Il 26/11/2017 alle 03:03, athelorn ha scritto:

"A lei andrebbe bene se collaborassimo a queste indagini?"

Teramoto ti squadra a lungo, aggrontando le sopracciglia. Infine si decide a parlare: "Normalmente dovrei dirvi di no. Che abbiamo la situazione sotto controllo. Ma dopo gli ultimi avvenimenti," continua rivolgendosi chiaramente alla sparizione/morte(?) di questo Istugi-sama e all'ultimo colpo di mano(?) del Generale Akiyama. "credo che mi avvarò di tutto l'aiuto possibile. Tuttavia io non possiedo il potere per fare questa decisione: è qualcosa che dovreste chiedere alla Signora. A quanto pare, ultimamente presta molta cura su chi vuole sul campo e chi invece vuole lontano dall'azione...". Le ultime parole hanno un'amarezza mal simulata.

Il 26/11/2017 alle 18:45, Slamurai2 ha scritto:

Ma prima c'era una faccenda piú impellente : la cura dei soldati, che Aoki continua con rinnovato impegno.

Aoki inizia a dedicare anima e corpo ad aiutare le sfortunate vittime degli scontri, ma ben presto si rende conto dell'enorme quantità di lavoro necessaria (Buddhismo[fallimento parziale]). La quarta parte di un'ora più tardi, la mano del generale Teramoto ti si poggia sulla spalla destra, mentre lui scuote la testa. "Apprezzo ciò che stai facendo, ma è tempo di andare. Okugata-sama vorrà vedervi.

@Tutti

Spoiler

Se volete fare altre domande al generale Teramoto scrivetere pure, un po' come abbiamo fatto con il fabbro. Nel frattempo vado avanti.

Una volta distolto Aoki dal suo compassionevole compito e aver visitato lui stesso il capezzale di  un paio dei suoi uomini messi peggio, Teramoto vi guida fuori dal grosso edificio. Venite scortati attraverso le ampie vie della cittadella, lungo i quattro complessi fortificati del castello, dove potete rendervi conto quanto difficile possa essere prendere un edificio di questo genere con la forza. Intorno a voi vedete soldati di pattuglia, stallieri intenti a curare i cavalli dei nobili signori di palazzo, uno stupendo giardino interno e la spaziosa piazzaforte che da sul tenshu, il torrione centrale. Si tratta di un edificio imponente: alto tre piani e con altrettanti tetti spioventi, la sua figura bianche e blu si staglia contro il cielo come niente voi abbiate mai visto prima (parlo agli occidentali, ovviamente).

Alla vista del generale, una nutrita guarnigione armata si fa da parte lasciandovi il passo. Non è costume, per quelli che ne sanno qualcosa di nobiltà giapponese, che i signori feudali abitino nel torrione se non in tempi di guerra: solitamente preferiscono di gran lungo le comodità delle loro residenze private. Il fatto che la vedova Sanada abbia scelto l'ultimo piano come alloggio, la dice lunga sullo stato in cui versa la provincia... e sulle relazioni con Kai.

Attraversate molte porte scorrevoli, le une più belle delle altre, dove servi e funzionari si fanno sempre da parte e sin inchinano faccia a terra al passaggio del vostro accompagnatore. Anche qui gli sguardi obliqui non mancano (Aoki - Percezione[Successo]): metà della gente che incontrate guarda al generale con rispetto e riverenza (ma comunque sfiducia verso gli stranieri), l'altra parte invece sembra mal sopportare la sua presenza nelle mura del castello, ma si guarda bene dal renderlo palese. Arrivate infine al piano superiore del castello, dove ad accogliervi è uno stanzone vuoto tirato a lucido: si tratta di un ambiente sobrio, quasi spartano, che ha subito diversi tentativi di abbellimento con l'aiuto di alcune opere di calligrafia esposte e un palchetto rialzato al suo centro, ora vacante. Avvisato un servo con una semplice occhiata, Kojiro vi fa segno di consegnare tutte le vostre armi, sedervi a dieci passi dal "trono" e aspettare prostrati. Lui prende posto più vicino al centro, posizionandosi di lato.

La signora del castello non si fa attendere molto. Ben presto alle vostre spalle sentite un nutrito gruppo di funzionari e karo entrare nella stanza e disporsi lungo due file vicino al generale, quasi a formare un corridoio verso il palchetto centrale. Poi cinque donne fanno la loro comparsa, tutte eleganti e bellissime. Ad aprire la processione è una graziosa ma non più giovane dama di corte: porta una veste da dodici strati dai colori invernali e uno sguardo severo e altezzoso, che non sembra posarsi su di voi nemmeno per un momento. Al suo fianco, una bambina dal viso dolce e allegro compensa l'incedere solenne della sua accompagnatrice, trotterellando spensierata verso i posti d'onore e regalandovi un radioso sorriso quando il vostro sguardo incrocia il suo. A seguire sono due giovani fanciulle esattamente identiche fra di loro, sia nei lineamenti, che nel vestiario, che nelle movenze. L'unica apparente differenza sta nella loro speculare eterocromia oculare, che dona loro un'espressione affascinante ed enigmatica al tempo stesso. Ognuna di queste donne, a modo suo, è abbastanza bella da far girare la testa al più narcisista e misogino degli uomini.

Eppure l'ultima della fila le eclissa tutte.

La Signora Scarlatta è alta, con un portamento fiero e una presenza opprimente; una donna seducente come mai ne avete viste prima e mai pensavate di vederne. I suoi lineamenti sono eleganti eppure ferini, le movenze delicate eppure la sua falcata è quella di un predatore. Quando prende posto sul palchetto rialzato, la sua posizione trasandata è inequivocabilmente virile ed arrogante, ma la fronte degli astanti è incollata al pavimento e non un sussurro si ode levare in protesta. Di colpo a tutti voi viene un'inspiegabile una voglia di andarvene.

"Parlate." è l'unica parola che vi viene rivolta.

Spoiler

Mi raccomando occhio all'etichetta.

Lei ovviamente si sta rivolgendo a voi con l'appellativo "kisama".

 

Modificato da Noraxthuul
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Giorgio Rocca Mocenigo

La convocazione con colei che sembra essere la persona in comando e alla quale il veneziano deve rendere conto per il suo lavoro. Gli viene richiesto di presentarsi con la testa chinata fino a terra per permetterle di entrare: un sopracciglio si inarca ed un sospiro lascia il suo corpo. ''Donne. Vanitose e vanesie da una parte all'altra del mondo...'' mi lascio scappare in italiano acconsentendo. 

A terra seduti in ginocchio sembra essere la norma per le scimmie ma le ginocchia di un veneziano facilmente chiedono pieta' con gli stivali e la mancanza di pratica a mantenere questa posizione. Alcune imprecazioni varcano la sua mentre mentre qualcuno entra nella stanza. Dei nobili e delle donne, difficile capirlo con la fronte al suolo e le ginocchia doloranti. Oltre al modo vanesio tipico femminile troppo cerimonioso per un affare svelto come questo incontro, capisce che queste scimmie fiorse chiedono agli ospiti la testa al suolo, oltre che per rispetto, per andarsi a posizionare senza essere visti in maniera piu' teatrale. Forse.  In ogni caso, Giorgio si sente tutto meno che a suo agio a dover stare chinato davanti ad una strana serie quasi inquietante di nobili scimmie in una posizione tanto scomoda.

Appena sembrano essere posizionate e la signora chiede di parlare Giorgio si alza dalla posizione rispettosa per guardare in faccia la mia interlocutrice, seduto sulle ginocchia anche se non ha idea per quanto a lungo. ''Il mio nome è Giorgio Rocca Mocenigo. Nipote del Daimyo della ''Serenissima Repubblica di Venezia''. E' un grande onore fare la sua conoscenza.'' Si presenta con rispetto (per lui) facendo un cenno di rispetto col capo. ''Anzitutto, voglio scusarmi in anticipo per ogni errore di etichetta o grammatica in cui potrei cadere: sto' ancora apprendendo la vostra lingua e la vostra cultura. Il qui presente Aoki mi assistera' per correggere miei errori.'' ripete di nuovo pari pari a come ha fatto con l'artigiano. E' sempre piu' chiaro che, a parte l'aggiunta di ''aoki'', è un discorso imparato chiaramente a memoria. Estraggo con calma il documento che, se nessun servo si avvicina a ritirarlo, lo consegno ad Aoki immaginando che sappia come mostrarlo o a chi consegnarlo. 

''Sono qui dietro richiesta di Takeda Shingen.
Ha acquistato i Bastoni Tonanti e assieme ad essi i servigi che vengono con questi: il mio compito è mettermi al vostro servizio e addestrare i suoi uomini al meglio per utilizzarli. Non solo ai soldati, ma formare degli addestratori che potranno continuare il mio lavoro e ovviamente formare i suoi Generali ed Ufficiali per insegnare loro le migliori tattiche per impiegare questi nuovi mezzi a vostra disposizione.''  
Prende quindi una pausa, facendo un inchino veloce col capo. ''Spero di non aver commesso errori grossolani di etichetta. In tal caso, mi scuso di nuovo'' conclude per premettere alla signora di commentare a riguardo o informarmi di eventuali fatti.... o presentarsi a sua volta. Non ha idea esattamente di quale sia la cerimonia quando hai un ospite nobile. 

Modificato da athelorn
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Kato Yukishige

 

"Scusate se mi intrometto, generale Teramoto" dice ossequioso il ronin "prima avete nominato un certo Istugi (o Itsugi)-sama e il generale Akiyama. Se il secondo lo conosco di fama, il primo nome mi è sconosciuto. Se posso sapere, chi è costui e in che circostanze è morto/scomparso? E il generale Akiyama, che colpo di mano ha effettuato? A quanto ne so anche lui è fedele al clan Takeda."

Yukishige domanda spinto da curiosità ma sempre con rispetto, cercando di non insistere se vede reticenza in Teramoto.

 

Consegna le armi quando richiesto, anche se si separa a malincuore  dalla wakizashi e attende l'arrivo della signora come gli altri.

Al suo arrivo la a ruta attentamente per quanto pissibile prima di abbassare il capo come tutti. Anche le dame attirano ll'attenzione di Yukishige, soprattutto le due gemelle.

Nonostante tutto, il ronin mantiene un'espressione neutra per tutto l'incontro.

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Shigeuji Aoki

Prostrandosi fino a toccare il pavimento, Aoki attende che Giorgio abbia finito di parlare, dopodichè aggiunge "Mia signora, se mi è consentito parlare, il mio nome è Shigeuji Aoki, e sono uno degli accompagnatori di Giorgio Rocca Mocenigo. Noi tutti vorremmo offrirle il nostro aiuto nelle indagini riguardanti le riprovevoli azioni degli uomini mascherati, se ci è concesso."

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