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La nostra storia...


Kordian

Messaggio consigliato


Il libro unito all'incantesimo per scacciare i demoni sul loro piano di provenienza ha cacciato noi nel piano di provenienza dei demoni.... od in una parte specifica di esso, per il momento tranquilla... più che un semipiano demoniaco potrebbe essere un piano del caos... poi vedremo. Fidatevi c'è un motivo preciso per il quale ci siamo finiti... E' un po' più chiaro ora, spero.... :oops:

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Vi lascio stare un giorno e guardate che casino fate!

Cmq complimenti! Avete davvero rimescolato ben bene le carte! (Anche se dovrò rileggere un paio di volte i reply per non perdere pezzi importanti..)

Ps. Allora lo stato attuale come è?

Siete tutti in una dimensione caotica tranne Aixela e Trebor? E ovviamente il kender? :wink:

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«E quella volta che per guardarmi sei indetreggiato, finendo dentro quel rigagnolo?» Domandò Aixela, seduta accanto al fuoco, di fronte a Trebor, arrossito improvvisamente di imbarazzo.

«Me lo ricordo... me lo ricordo.» Ammise lui.

«Eri così carino ed avevi un viso così buffo che non ho potuto fare a meno di abbracciarti.»

«Be'... era il minimo che tu potessi fare, vista la figuraccia che ho fatto davanti all'intero villaggio.»

«Già. Mi ricordo. Avevi la fama del ladro gentiluomo, del perfetto cacciatore, del guerriero freddo e scaltro...» Trattiene una risata «... es ei finito come un sacco di patate nel rigagnolo.» Scoppia a ridere.

«Te l'ho sempre detto, piccola. Se soltanto tu avessi avuto gusti diversi...» Guarda in cielo scherzosamente, come aspettando una benedizione.

Lei gli dà un pugno sulla spalla. «Be'... che avresti fatto, omaccione? Mi avresti portata tra le tue braccia in un caldo letto... o...» Lo guarda fissa negli occhi «... oppure... mi avresti portata in un letto freddissimo che avremmo pensato noi a scaldare... vero? Immagina... le coperte aggrovigliate... le mani che stringono le lenzuola... i corpi sudati...» Gli si avvicina, spostandosi lentamente «... gemiti... sospiri... carezze e violenze...» Gli si mette accanto, sporgendo la testa verso di lui, verso il suo viso, le sue labbra «... un movimento lento, poi sempre più forte... più forte... e poi... ansimare... gridare... e poi...» Si ferma a pochi centimetri dalle sue labbra «... e poi...»

Trebor sente il sudore freddo che gli imperla la fronte, il cuore battere, il respiro affannato. «E... e... poi...?»

Aixela gli tocca le labbra con un dito, passandolo sopra di esse, come una carezza sensuale. Il suo corpo si avvicina sinuoso al suo, come quello di un gatto. «... e poi...» Gli prende il viso tra le mani, delicatamente, le labbra vicinissime alle sue, così tanto da sentirne il calore «... e poi...» La sua voce è un sussurro di passione e sensualità, di dolcezza e tenerezza, tutte unite a formare un'unica poetica irresistibile melodia «... e poi...» Lo spinge via di scatto, gettandolo a terra, pancia all'aria «... e poi ti svegli tutto sudato!» Scoppia a ridere «Ci caschi sempre!» Si butta a terra, anche lei pancia all'aria, quasi soffocando dalle risate.

Trebor inizia a ridere. Prima è un risolino imbarazzato e sconfitto... poi una risata piena, forte.

Poi è silenzio.

Aixela sfodera immediatamnete la spada e Trebor imbraccia l'arco, incoccando una freccia che sibila oltre la finestra, seguita da un rantolo.

Predoni!

I due si guardano negli occhi. Giusto quello che ci voleva per scaricare questa tensione sessuale.

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Il terreno scorre velocemente sotto di lui. Il Kender non smette un attimo di muoversi e più di una volta gli tocca fermarsi per riagganciare a dovere le catene sul suo corpo. Lo vuole portare intonso e quindi deve stare attento. Non può permettersi di ferirlo e tanto meno pero' di farlo scappare...

La sua ricompensa era vicina e voleva arrivare dal suo superiore al più presto. Pensando al suo passato si ricordò tutta la vita e i vari passaggi di livello e di metamorfosi che aveva subito.

Molti demoni hanno la fortuna di nascere già potenti...tipo un gelugon o un cornugon...addirittura nascono già diavoli della fossa e sono destinati a comandare già da pochi mesi dalla loro nascita. Lui era nato Imp e si dovette meritare l' evoluzione. Vagando con la mente mentre passava agilmente di albero in albero si ricordò le sue prime missioni; quanto era esile confronto a ora! Per ammazzare una singola persona doveva mettersi di impegno e doveva riposare e mangiare molto più spesso di ora. Ma la sua intelligenza e malvagità non era andata inosservata e dopo alcuni decenni aveva ottenuto la prima promozione e relativa mutazione. Molto probabilmente trà poko ne avrebbe subita un' altra, quando avrebbe portato al sicuro quel botolo e.... MA DOVE ERA?

Guardò con uno sguardo bieco la catena dove poco fà stava il kender maledetto e sentendosi mancare tutte le forze all' improvviso iniziò a guardasi attorno...

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Aixela si appoggiò al muro, ansimante, un sorriso disegnato sul suo volto mentre gli occhi seguivano il suo acciaio uscire lentamente dal ventre di uno degli assalitori, colorando la lama di una sporca scia rossa.

La battaglia era finita. Erano in nove, ma quattro erano caduti sotto le frecce di Trebor. Gli altri cinque avevano trovato la loro sorte nel freddo ferro delle spade.

Pulendo la lama sugli indumenti del cadavere, la rinfoderò con cura.

«Questo posto non è più sicuro, piccola. Ogni predone nei dintorni verrà a sapere presto che fine hanno fatto questi qui. Ed ognuno di loro vorrà vendicarli o semplicemente sfidarci.» Le disse Trebor, rinfonderando anche lui la sua spada.

«Sì, è la loro filosofia di vita: affrontare nemici sempre più forti e vendicare le morti dei compagni. Un controsenso.» Aixela scosse la testa. Poi si mise a frugare tra i cadaveri, prendendo uno zaino e svuotandolo. «Ci serviranno le loro provviste se ce ne vogliamo andare. Tutta la nostra roba è ancora a quella locanda.» Sorrise... un sorriso amaramente ironico «Sempre che, dopo quello che abbiamo fatto, ce l'abbiano lasciata.» Alzò lo sguardo verso il suo amico e vide un lampo nei suoi occhi, come se avesse intenzione di chiederle qualcosa, ma non ne trovasse il coraggio «Be'... che hai?»

«Non potresti portarci lì... come hai fatto per... per... portarci qui?»

Lei si alzò in piedi, la mano che accarezzò la spada, come se fosse un gatto. «Non credo. Non so neanche come ho fatto. Ho solo desiderato di tornare qui.» Lo guardò negli occhi «Ed ora, sinceramente, non me la sento di tornare in quel luogo. Non me la sento di andare nda nessuna parte.» Sospirò. «Voglio solo andare via da qui. Quindi... suppongo che non funzioni.» Fece spallucce e preparò uno zaino con le provviste.

Trebor annuì e la seguì mentre si inccamminavano verso il bosco in lontananza, evitando il sentiero.

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buio..

sassi e pietra tutto intorno..

fa freddo, molto freddo..

il cielo è scuro, ma è giorno, pieno giorno..

li in fondo..

dove sono?

dove devo andare?

la, si li in fondo..

piccoli movimenti..

URLA!

eh? cosa succede la?

male alla testa..

pulsa forte, all'unisono con il fianco..

pesante, mi sento pesante e non riesco a muovermi..

volare..

no! nel cielo nero no

poi giù, in picchiata..

un corno, in mano, caldo..

liquido, sul corpo, caldo..

terreno, duro, freddo, sterile, ma caldo..

sangue che scorre..

morte e amici..

"AAAARRRGGHHH!!"

qualcosa di caldo in mano..

energia, potere, frenesia..

e lacrime...

ora luce...o?...o?...

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-Alatharièl? Sei tu, piccola?- chiese Perenor, sottovoce, quasi in un bisbiglio soffocato.

Avrebbe potuto chiamarla a voce alta, ma si sentiva di minuto in minuto sempre più a disagio là dentro. Qualcosa non andava... dove erano finiti? Perenor aveva il terrore di controllare, mentre un brivido freddo gli scendeva lungo la schiena. Era gelido lì dentro... se mai avesse avuto un senso parlare di un dentro in quel pauroso silenzio che li avvolgeva.

- Sì sono qui.- rispose la bambina elfa, anche lei in un sussurro stavolta.

In quell'istante entrambi udirono un gemito, non distante da loro.

Alcune parole appena sussurrate, mentre Perenor valutava se valesse la pena di correre un simile rischio, ma per fortuna non accadde nulla. Solo si accese una piccola luce davanti a lui. In condizioni normali avrebbe illuminato bene la zona attorno a loro, invece in quel luogo sembrava vacillare sotto la spinta dell'oscurità. Il chierico mandò la luce avanti, nella direzione del gemito e vide.

Una sagoma diafana, prona a terra e su di essa la bambina elfa. Perenor la guardò attentamente e la riconobbe: Ariaston. Sturmir era dietro di loro, ma dove poteva essere Entreri?

Avanzando con circospezione arrischiò la luce appena più in là... sperava soltanto che la luce potesse passare inosservata in una simile oscurità, soprattutto dal momento che si faceva di minuto in minuto sempre più fioca. Vacillava ora... ma per fortuna era sufficiente. Individuò Entreri e lo raggiunse. Era svenuto, ma vivo.

Perenor rischiò ancora di essere scoperto e lo curò. Gli avanzava un solo incantesimo di cura ora... e non sapeva dove fossero. Almeno, aveva controllato, il libro era al sicuro nello zaino.

Ma dove poteva essere finito il kender?

Perenor strinse a sè lo zaino mentre la sensazione che qualcuno potesse osservarli al riparo dell'oscurità divenne quasi pungente. Sbrigativamente il chierico spense la luce magica, mentre trascinava con sè nel buio il corpo ancora inerte di Entreri verso la bambina elfa ed Ariaston.

Non avevano molto tempo.

Si riprende raga, se Manzo nn si sbriga qui il suo kender ne combinerà di cotte e di crude a sua insaputa... :wink:

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