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La nostra storia...


Kordian

Messaggio consigliato

L'idea di questo topic mi è venuta leggendo le vostre belle storie negli altri topic e ricordandomi di un gioco che facevo da piccolo... perchè non cominciare a raccontare una storia nella quale uno comincia a narrare degli eventi e poi ognuno di noi mette un pò di fantasia per proseguire tale storia (possibilmente senza cadere nel ridicolo e senza spam!!!)... possiamo costruire una bella cosa se ci pensate!!! :wink::wink::wink:

Bè, se ci state io comincerei... vada come vada, anche se alla fine la dovessi scrivere tutta io (ma a quel punto dovremmo spostare il tutto nel topic dei Racconti!!)... conto su di voi!!! :wink:

Ah, ovviamente il titolo verrà per ultimo!!! I nomi delle città, dei personaggi, di tutte le cose devono essere inventati... poi fate come volete!!! Bene, vado con l'introduzione!!!

La città è in festa: le piccole strade sono gremite di gente che ride e scherza. Nehem quest’anno è stata generosa con i suoi fedeli. I raccolti sono stati sempre abbondanti e di ottima qualità. Così ora la piccola città di Suthern gode della sua fortuna festeggiando in nome della dea della terra. E' stupefacente come una piccola città possa trasformarsi di fronte ad un importante avvenimento. Tutti i cittadini, prevalentemente umani e mezzelfi, si riversano nella piazza centrale al cospetto della grande statua dedicata a Nehem; alcuni uomini sono inginocchiati di fronte al monumento, mentre molti altri si gettano in balli propiziatori al ritmo della musica di alcuni bardi del paese. E' estremamente bello sentire nuovamente il calore delle persone dopo giorni di interminabile cammino nelle malaterre del sud. E' un pò come sentirsi a casa, con le risa dei bambini che ti riempiono il cuore di felicità e di speranza...

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Si sentiva fuori posto, li nella superficie, lontano dalle amate caverne scavate nella montagna, eppure nonostante questo egli era felice, strano per un senza clan provare quell'emozione eppure era così.

I bambini che scorrazzavano e lo fissavano con gli occhioni sgranati, gli uomini che si chinavano il capo in segno di rispetto davanti a lui e all'antica arte che rappresentava...tutto ciò rendevano Sturmir particolarmente soddisfatto.

Il suo autocompiacimento però durò poco, subito il pensiero che lui era un reietto, cacciato fuori dalle mura della Montagna perchè aveva rifiutato il saluto al Thane che gli aveva tolto la possibilità di praticare la sua arte perchè egli era un deviato, una creatura indegna del nome di nano, tutto ciò perchè lui amava la magia, egli la sentiva scorrere nelle sue vene, pulsare nelle sua membra...

Ma adesso non era tempo di abbandonarsi alla rabbia, era tempo di vivere la spelndida giornata, magari raccontando a quelle due bambine dalle trecce dorate qualche storia sulle tradizioni del popolo della Montana...

Si alla fine non era così sincera la sensazione di essere fuori posto.

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  • 2 settimane dopo...

La solita festa. Il solito ringraziamento ad una dea che serve come scusa e riparo per le azioni di semplici uomini e ragazzi che danno la vita per far proliferare il villaggio.

Appoggiata al muro della taverna, Aixela sorride ironicamente osservando i festeggiamenti. Ma non può fare a meno di sentire quella stretta che significa felicità. Pur se le ragioni della festa sono deprecabili, resta pur sempre un momento di allegria per tutti. Non ricorda più da quanto tempo non vedeva dei bambini sorridere e della madri abbracciarli senza il timore di una razzia o di qualche catastrofe.

Chissà se davvero c'è una Nehem da qualche parte a ridere di questa gioia. E chissà se la gioia che sta dando è gratuita o solo un preludio ad una più oscura maledizione.

Come quella volta che stava entrando nell'ordine dei Cavalieri di Jamalièl. Non era la prima ragazza a fare una cosa del genere e non sarebbe stata l'ultima. Ma lei aveva una differenza. Una sola. La stessa differenza che ora l'ha resa una reietta, una fuggiasca... l'assassina di uno dei Cavalieri Anziani di Jamalièl.

Era leggittima difesa. Il fabbro per il quale lavorarava e davanti al quale era successo il fattaccio l'aveva vista. Era stata attaccata per la sua diversità proprio dal cavaliere che rimase infilzato dalla stessa spada che lei aveva fabbricato per lui. Ma la mano che la teneva era quella di lei, una mano tremante, agitata, ma sicura come sempre quando impugnava una spada.

Guarda sul suo fianco e nota la stessa spada che l'aveva resa fuggiasca riposare nel fodero. La osserva e si chiede se sia in attesa di spillare altro sangue o se stia riposando, stanca di imbeversi di liquido vitale.

«Hai il fumo che ti esce dalle orecchie.»

Aixela sussulta e si gira di scatto, la mano sull'elsa.

«Ehi... calma... sei tesa come una corda!» La voce alza leggermente le mani con un sorriso. Poi, quando la vede togliere la mano dalla spada, le si avvicina abbracciandola: «Bella festa, vero?»

Lei si abbandona tra le sue braccia: «Già... anche troppo.»

«Riecco la mia pessimista. Quando le cose vanno troppo bene ha paura. Che ne dici di concedere una tregua ai tuoi pensieri?»

Aixela si stacca dall'abbraccio e lo guarda, sorridendo: «Se non fossi... "diversa"... be', avresti già in mente come farmi passare i pensieri per un po', vero?» Gli strizza l'occhio sorridendo.

«Be', non è un segreto che mi piaci. Purtroppo tu hai i miei stessi gusti in fatto sessuale, quindi... pazienza. Spero solo di non averti come rivale in amore.» Le sorride.

Lei gli dà le spalle, poi si appggia con esse a lui, che la sorregge, cingendola con le braccia.

«Parola di Trebor... ti proteggerò fino alla fine di tutto!»

«Lo so... lo so...» Sorride.

E' una bellissima giornata.

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I suoi passi lenti e la sua andatura lenta fanno contrasto con il clamore della folla che gia si sente dalle colline. Il sentiero che lo avvicina al paese sembra troppo breve perchè qualcuno si accoga di lui prima del suo arrivo.

L'oscura figura continua inesorabile la sua lenta marcia verso l'ignara festa...il silenzio lo circonda, anche la natura si fa indietro al suo passaggio!

Gli sono sempre piaciute le feste e i luoghi affollati, sono sempre stati soddisfacenti come banco di prova per la sua oscura arte. Ancora pochi passi e sarebbe finita la festa, ancora qualche istante per quella gioia di riempire i cuori della gente...

Immobile davanti alla massa, levate le mani al cielo e salmodiando in un arcana lingua, diede inizio all'esperimento...il cielo si oscura, le nubi coprono il sole ed un ghigno di forma sul suo scarno volto...

Una frase spacca il silenzio che si è creato al suo arrivo:"Zogrash, vostro padrone, vi ringrazia per la bella festa..."

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hemm vorrei continuare, ma mesa' di non aver capito bene come funziona sto posto...ognuno raccota una storia nella stessa ambientazione, oppure dovrebbe esere una cosa continuativa??

L'ambientazione è la stessa e viene creata piano piano.

Ognuno racconta i suoi personaggi, ma dando al tutto l'aspetto di un'unica storia.

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Finalmente una bella festa! Era tempo che non vedeva cosi' tanta gente tutta insieme. Aveva infatti passato gli ultimi tre mesi nelle segrete della città, che oltre ad essere molto umide, erano anche incredibilmente ben progettate. Di solito scassinare le serrature era un modo divertente di passare il tempo prima della noiosa esecuzione del mattino successivo, cosa che non valeva veramente la pena di vedere. Soprattutto perchè, dopo aver appurato svariate volte che le ascie dei boia erano male affilate, e a tagliarti la testa ci mettevano un sacco di tempo, ti annoiavi... a morte. "Ah, ma un tempo non era cosi'!" disse a un tizio che vendeva arance li' vicino "Non parlo di asce, no no. Quelle sono rigorosamente spuntate. Parlo della Morte, dell'Ultimo Viaggio, dell' Equa spianatrice, l'Estremo Passaggio. Non so se mi spiego. Beh ecco ne ero molto affascinato, come dire, è una cosa che non ti succede tutti i giorni no? Però c'era sempre quel piccolo problema di mezzo, dicono tutti che dopo morto non puoi fare tutte le cose che fai in vita. E' una questione di interessi. Confilitto d'interessi mi pare si chiami. Insomma, un dilemma. Sta di fatto che un giorno incontro questo tizio, Ragna... no Vectra! Beh andava in giro con quel suo vestito lugubre ed era sempre incacchiato, forse perche' gli mancava una mano e un occhio. Sai, stavamo nella stessa locanda, e certe cose si notano, non so se mi spiego. Insomma girando per la locanda...hemm...capitai per caso nella sua stanza e trovai la classica pignatta ribollente sul fuoco. Faceva un freddo Boia, cioe' era affilato, non come la classica ascia del boia, e come dice sempre mio zio Tasslehoff Burrfoot "se fa un freddo boia beviti la prima cosa calda che reputi buona". Quella cosa aveva un odore schifoso, ma faceva le scintilline quindi non ci pensai due volte. Da allora a quanto pare possono farmi quello che vogliono. Non raggiungo il becchino. Non schiatto. Non stiro le zampe. Forse penserai" disse gustandosi il terzo arancio " che sia un vantaggio..."

"Penso che tu mi debba pagare quello che hai mangiato, portarogne" disse in modo non molto pacato il venditore. Ma non finì di dire la frase che il tizio era già scomparso tra la folla.

"Certa gente non capirà mai!" penso' mentre si allontanava dal banco, tra la gente accalcata "Chi avrebbe voluto delle arance come quelle? Erano ottime, va bene , glielo concedo, ma sicuramente lo spazio che occupavano era troppo ampio. Ah, mamma me lo diceva sempre: "Garfuss Pottlepot tu sei troppo gentile."

Le persone infatti erano incredibilmente sbadate: per esempio, a chi era caduta quella borsa piena di dobloni d'oro? Quando avrebbe trovato il possessore gliene avrebbe dette quattro. Come a l'oste di quella locanda dove aveva incontrato il tizio monco e orbo. Far evaporare cosi', senza preavviso, tutta la costruzione! Non aveva finito il pollo arrosto che aveva nel piatto allora. Ancora ci pensava la notte.

Rifletteva del prelibato manicaretto quando tutti si bloccarono all'istante vedendo un tizio, sempre vestito di nero, a quanto pare era una moda, che spalancava le braccia urlando stupidaggini.

"Misà che è uno di quelli "io sono patrone di monto!", tutti uguali, si riconosc..." si blocco a metà frase notanto una cosa che spuntava dalle vesti aperte del tizio: un pugnale, di incredibile fattura, che gli pendeva dalla cintura.

"Com'e'....bello!" pensò.

Il personaggio in nero sguainò il pugnale. "Ed ora" disse mentre un ghigno gli storpiava il volto "vorrei le vostre anime, grazie".

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Era soddisfatto.

Oh sì, lo era proprio. Era stato il lavoro più facile degli ultimi mesi.

Con tutto il caos dovuto ai festeggiamenti aveva potuto agire assolutamente indisturbato. Entrare nella villa del magistro era stato un gioco da ragazzi, passando prima dalle fognature e arrampicandosi poi lungo le piante rampicanti , orgoglio di quell'insulso crapulone del magistro. Non è che ce l'avesse poi tanto su con il magistro, ma il fatto di non provare alcn rispetto nei suoi confronti gli facilitava il lavoro.

Il frastuono proveniente dall'esterno era come una manna caduta dal cielo. avrebbe potuto mettersi dei ferri di cavallo ai piedi e nesuno l'avrebbe sentito lo stesso. Trovare le camere private del Mgistro gli richiese lo sforzo di consultare la piantina della magine che gli era stata fornita dal suo committente...che uomo premuroso il Principe mercante Xharo!

Lo trovo disteso sul suo bel letto a baldacchino, intento a rimpinzarsi con dei profumatissimi manicaretti di cacciagione; si ritrovo a pensare che quel giorno non aveva ancora mangiato...ma la distrazione fu breve.

Come un'ombra passò dalla porta semichiusa della stanza alle ampie tende di velluto che ricoprivano le ampie vetrate della stanza.

La penombra favor i suoi spostamenti, accompagnati da niente di più del fruscio che il vento provocava colpendo le tende della finestra aperta; quando la distanza tra lui e la sua preda fu sufficientemente breve, decise di uscire allo scoperto.

"Buongiorno a te, Magistro Petronio. Come mai non ti trovi a festeggiare anche tu la dea nehem con tutti gli altri?"

< E tu chi diavolo saresti? e che accidenti ci fai in casa mia? Guardie! Guardie!>

"è inutile che strilli, ciccione, col chiasso dei festeggiamenti nessuno accorrerà in tuo aiuto...addio!"

< No aspetta..chi ti manda? io ti posso dare il doppio, anzi no i triplo! ti prego risparmiami!!>

" non dubito del fatto che tu possa pagarmi meglio, ma non sono uso farmi pagare per lavori che poi non porto a termine.."

Uscì esattamente da dove era entrato. Una volta per strada ripulì il sangue dalla sua daga sul retro dei pantaloni, rinfoderandola subito dopo.

Sì Sì, un ottima giornata.

Si avviò verso il centro della piazza principale, quando il suo istinto gli disse che c'era qualcosa che non andava...chi era quell'uomo vestito di nero, con un pugnale alzato in cielo, che aveva fatto il vuoto intorno a sè?

Tutto a un tratto la giornata non gli sembrò più tanto bella.

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Il cielo è ormai nero come la pece, le grida di gioia sono ormai grida di terrore: "LO SPETTACOLO ABBIA INIZIO!!!!" .

La gente che l'aveva visto da vicino è ora immersa nell'oscurità, non il buio che tutti conosciamo, ma un vuoto eterno che li culla verso l'oblio...gli altri intorno fuggono in preda al panico mentre un scena raccapricciante si staglia davanti ai loro occhi: una trentina di persone si avvinghiano tra loro in un abbraccio mortale, senza + volontà, senza + vita, ma i loro corpi si contorcono ancora e si divorano a vicenda...

"FUNZIONA...SIIII...FUNZIONA....AH AH AH!!! SCAPPATE SCIOCCHI LASCIATE CHE IL VOSTRO TERRORE MI NUTRA!!!!".

Lo sguardo di Zogrash compiaciuto, si posa sulla massa, il suo volto è malignamente felice dell'esito dell'esperimento...ma...un attimo...un istante...il suo volto si fa serio...crede di aver scorto tra la folla qualcuno che non lo teme! La rabbia lo travolge: "CHI SEI, FATTI VEDERE!!!!", ma nulla non lo vide...

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Aveva appena iniziato a raccontare le store del suo popolo al suo giovane pubblico, quando quel tipo allampanato vestito di nero si era messo in mezzo alla piazza...oscuro ecco il termine adatto per descriverlo...

La sua preocupazione si tramutò in qualcosa di peggio, nella consapevolezza della malvagità dell'Arte del "collega", la cappa di oscurità magica e inquietante si faceva sempr più fitta, la sua voce risuonava contro un cielo nero mentre le urla della folla ora non son più di gioia...

Bisognava fare in fretta, poche parole lette su una pergamena e davanti a lui si aprì un varco luccicante lucente, senza dire nulla prese alcuni dei bimbi che erano intorno a lui terrorizzati e li lanciò dentro, li in quel varco tra i piani sarebbero stati al sicuro...molto più al sicuro.

Ma era l'oscurità avanzante il vero problema, doveva essere dissipata...e doveva esserlo in fretta, era foriera di morte e dal suo interno le ural delle vittime giungevano agonizzanti...

Sentì in lui fremere l'energia, l'esaltante sensazione di essere parte della magia, dell'energia che sostenav il mondo....e fu luce, un globo di liuce che diresse verso il centro dell'oscurità rischirandola per quanlche attimo...lo spettacolo gli gelò il sangue nelle vene....

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<<accidenti!>> le favole erano già finite..

Quello strano e simpatico signore che raccontava di antichi cavalieri e draghi si era fatto improvvisamente serio.

Guardava l'uomo al centro della piazza (un uomo oscuro e cattivo di quelli che la vecchia Zadora le aveva sempre detto di evitare) e l'aria intorno a lui iniziava a vibrare...

Poi erano successe un sacco di cose strane, paurose e belle nello scorrere di pochi attimi:

Un globo di luce, una cosa dove il simpatico signore aveva mandato alcuni tra gli altri bambini che ascoltavano le storie...

Aveva preso anche lei per la mano ma era troppo curiosa per poter stare buona buona e gli era rimasta aggrappata alle pieghe del mantello.

Si sentiva stranamente attrratta da questo strano uomo.

Lei era una piccola orfana di cui nessuno conosceva le origini, di cui nessuno si era mai voluto prendere troppa cura per via dei marcati tratti elfici, degli insoliti capelli di fiamma,dei segni magici tatuati sulle tempie e degli occhi color ghiaccio, troppo attenti e svegli per i suoi dieci anni di vita.

Era sempre cresciuta tra le attenzioni distratte della vecchia Zadora, mendicante e truffatrice concedendosi attimi di infanzia "normali" solo in occasione delle fiere o delle grandi feste religiose come questa in onore della dea Nehem, durante le quali si concedeva il lusso di perdersi nelle avventure di cavalieri e nelle leggende che bardi di passaggio raccontavano ai bambini...

Gli prese la mano, aveva visto la faccia dell'uomo contrarsi per l'orrore.

<<Non ti preoccupare, ci sono qui io ad aiutarti!>>

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Si stava lasciando cullare nell'abbraccio di Trebor, finalmente dimentica di tutto quello che le era successo. Aveva anche deciso che gli avrebbe concesso di portarla in quella taverna rinomata per le sue bistecche alte tre dita, contornate da ottime patate al forno speziate ed innaffiate con dell'ottima birra o del buon vino rosso... o entrambi.

Non era una che amava mangiare dentro le locande, essendo sempre posti in cui potevano trovarsi i Cavalieri di Jamalièl o qualche cacciatore di taglie troppo zelante nel suo lavoro. Ma stavolta stava bene ed il paese era in festa. Ed una bella mangiata tranquilla era proprio quello che ci voleva.

Questo era quello che pensava finché non vide la gente in preda al panico correre per le vie. All'inizio pensava fosse un altro spettacolo della festa, ma l'espressione di terrore era troppo reale per poter essere semplice recitazione.

E' stato allora che, sporgendosi da dietro quella casa, vide lo spettacolo raccapricciante di uomini e donne che si contorcevano agonizzanti, illuminati da un globo di luce che dissipò l'oscurità.

Sentì Trebor gemere alla vista di quella gente. Lo sentì accarezzare la sua spada. Lo sentì piangere di nuovo. Non poteva fare nulla. Le arti magiche gli erano precluse. Con una spada poteva fare di tutto, tanta era la sua bilità, ma la magia lo terrorizzava.

E Aixela, nascosta dietro la casa, gli occhi fissi su quell'orrido spettacolo, non si mostra, piangendo lacrime amare. Ma non sono lacrime di chi sa che non può far nulla. Sono lacrime di chi potrebbe fare, ma ha paura di farlo.

Un'indecisione che sta costando la vita alle persone davanti a lei.

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Era giorni che lo seguiva.

Quell'oscuro viandante l'aveva incuriosito da subito. Lo aveva visto passare sul sentiero nel bosco mentre riposava su un albero. La corteccia bianca dell'esile Betulla d'anime faceva contrasto con il nero dell'abito del viandante. Nascose il proprio pugnale dalla bianca lama ricolma di rune elfiche, nell'ombra del mantello, si calò lentamente dall'albero, come solo un elfo della sua esperienza poteva fare. In un attimo era un tutt'uno con i cespugli, aiutato anche dalla sua esperienza nella magia. Sapeva poco di essa, perchè non lo affascinava molto, ma aveva imparato tutto ciò che gli sarebbe stato utile a sopravvivere nel mezzo di un bosco selvaggio. Sentiva ciò che mormoravano gli insetti, all'occorrenza, e ciò che dicevano in questo momento non gli piaceva molto.

Iniziò a seguirlo da distante, senza farsi sentire, senza farsi vedere da nessuno tranne da se stesso.

Dopo qualche giorno si avvicinarono al villaggio; non ne era troppo felice. Lui, Ariaston, preferiva il dolce tepore dei boschi a quello delle taverne. Era nato e cresciuto in un bosco, e si sentiva a proprio agio tra le foglie e i ruscelli. Ma aveva anche una certa conoscenza del mondo degli umani, e sapeva ben adattarsi alla vita in società. Per un certo periodo aveva anche frequentato un umana, per un certo periodo...

Scacciò quei pensieri dalla propria mente e si preparò ad entrare al villaggio.

Ed improvvisamente capì che qualcosa stava cambiando, che non tutto andava normalmente. Sentiva che le trame che tessevano l'aria, e la magia, stavano mutando. Qualcuno si preparava a compiere qualcosa di strano, forse malvagio.

Improvvisamente si sentì eccitato, come non lo era da molto tempo. Sentiva i rumori di una festa, le risa e la gioia di alcuni bimbi. Si festeggiava qualcosa in città!

Come un ombra si spostò sulla destra e si fermò ad un centinaio di passi dal viandante, mimetizzato nell'albero delle impiccagioni al limite del villaggio.

E finalmente vide il tetro messaggero di morte svelarsi. Tutto si fece buio e freddo, e capì subito che delle vite stavano per spegnersi, e qualcuno ne traeva piacere. La sua mano scorse verso il pugnale, lo scaldò e poi si allontanò da esso, sicuro che sarebbe stato notato appena lo avesse usato.

Strofinò allora il medaglione al collo, lo nascose sotto la maglia, e attese con pazienza.Ora era più sicuro!

Non era molto interessato alle vite degli umani, qualsiasi cosa succedesse. Ma qualcosa lo tratteneva qua. Sapeva che non sarebbe finito tutti li, il suo istinto glielo diceva.

Poi senti delle urla, l'odore di morte nell'aria, la voce dello stregone tuonare felice nell'aria, un luminoso bagliore che iluminò la piazza la in fondo e gli permise di vedere la gente morire.

Con la sua vista da elfo notò il nano, la bambina ad esso aggrappata, e un paio di figure astute che guardavano lo stregone..

Decise di attendere, conscio dell'anormalità della situazione e dei poteri che si erano casualmente radunati in quella piazza, non per ultimo il suo..e senti il dolce tepore del suo pugnale sul fianco...

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Pareva che il mondo fosse precipitato in un abisso senza fine. Pareva che la luce stessa si fosse mutata in pece, che la felicità fosse solo la mancanza di tristezza e di dolore lancinante, che la speranza non esistesse. Gli ultimi pensieri prima della morte andavano all'orgoglio, all'odio e alla distruzione, e l'immaginazione non riusciva nemmeno a superare quella sterminata barriera di paura. Tutto era finito.

Non cosi' la vedeva Garfuss Pottlepot.

"Anche se un po' scontato, devo ammettere che è d'effetto!" pensò, appena l'oscurità strisciante invase la piazza. "Gli farà un male cane...ma chissà come si stanno divertendo.... anf! Beati voi!" disse alle persone agonizzanti sul terreno. Evitò un esaltato che gli correva incontro con gli occhi sgranati, facendogli accidentalmente anche lo sgambetto. "Ops!! Mi spiace...la prossima volta stai piu' attento a dove vai pero'."

Tutto questo era estremamente eccitante! Era da quando quel Tanar'ri lo aveva torturato per giorni solo perchè aveva trovato per terra una cosa che ancora non aveva capito cosa fosse, che non si divertiva tanto! Tra l'altro si dimenticava sempre di scrivergli. Sotto la facciata zannuta e sgocciolante in fondo era un tipo simpatico. Doveva informarsi sul servizio postale dei sette inferi. Probabilmente avrebbe pagato salato per mandare una missiva su un altro piano....che aguzzini i postamaghi planari! Continuo' la sua scampagnata. Avrebbe voluto andare a far due chiacchiere col tizio ciao-io-sono-patrone-ti-monto ma, apparte un urlo che aveva tirato poco prima (a quanto pare faceva parte della classe kattiven-3: urlatore sadico sghignazzante con manie di onnipotenza) non aveva idea di come raggiungerlo. Non si vedeva a un palmo di naso!

Mentre cercava di capire cosa stessero combinando quei due uomini a quella donna che gemeva in modo strano, un globo di luce parti' da quello che sembrava un cumulo di stracci con la barba.

"Dev'essere Rady!" penso', mentre scattava fulmineamente verso la fonte del globo luminoso. Dopo una ventina di passi pero', ando' a sbattere contro qualcosa di tozzo e peloso, finendo schiena a terra. Passarono pochi secondi prima che si riprendesse dalla botta. Quando riaprì gli occhi vide la faccia di un nano, abbastanza brutto, barbuto e a dir poco perplesso. Decise che era la faccia del coso tozzo e peloso contro cui aveva sbattuto. "Hei ma tu non sei Rady! Hem...Piacere, Garfuss Pottlepot." Aggiunse dopo qualche istante, porgendo la mano ancora steso per terra.

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Dieci anni appena, una piccola elfa..piccola eppure l'unica dei bambini che non si era fatta acchiappare per andare al sicuro e che si era messa alle spalle aggrappata al mantello, una bimba come tutte le altre pareva eppure lei fu l'unica in grado di svegliarlo dal torpore orripilante che lo aveva paralizzato al vedere il raccapricciante spettacolo...

Non era mai stato più svelgio e lucido, la magia percorreva il suo corpo in estatiche scariche di potere, per la prima volta dopo anni poteva dare libero sfogo al suo potere, senza paura di venir scoperto e cacciato

Iniziò a iscrivere nell'aria una runa di potere qaundo qualcosa lo urtò e gli fece sbaglire i movimenti finali dell'incantesimo...un atimo di silenzio poi per fortuna nulla accadde, furioso si voltò e ciò che vide non migliorò il suo buon umore, un kender gli aveva picchiato sulla schiena e dopo un attimo di sbandamneto si era alzato, si era tolto la polvere dai vestiti e si era presentato...Garfuss Pottlepot, ecco il nome del disastro incombente...

"Salve, sono Sturmir, ora mi faresti finire ciò che stavo facendo prima che succeda un disastro" disse, pur sapnedo che era del tutto inutile cercare di mandare via un kender quinado decideva di stare in un posto, per fortuna che le sue tasce erano protette magicamente contro le intrusioni, una piccola scarica elettrica gli avrebbe impedito di "perdere" oggetti che il keneder avrebbe poi "ritrovato"

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Stanco di vivere e stanco di tutta queste felicità rimase a guardare tutto dall' alto del tetto su quale, per ora, aveva trovato rifugio.

Il suo mantello ormai in brandelli li pendeva dai fianchi e copriva a stento l' antica armatura in Mithryl e la lunga spada che in tanti combattimenti gli aveva dato una mano.

L' oscurità stava coprendo quasi per intero il piccolo paese ma lui, al suo interno poteva vederci benissimo.

Era forse un segno che la magia utilizzata dall' oscuro viandante non gli era del tutto sconosciuta? Per ora non lo sapeva e non gli interessava saperlo...

Molte anime stavano per trovare la loro fine e lui ne era contento, avrebbero facilitato il suo obiettivo.

Come per risposta della tetra magia il cielo si mise a piangere e l' aria si fece ancora più fredda.... sarebbe stato un lungo giorno e l' inizio di una lunga, lunga notte....

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<<Antipatico, l'hai fatto cadere!>>

Questo buffo tipo era spuntato dal nulla di questa strana notte e aveva fatto cadere sia lei che il cantastorie...

<<..e che brutto nome che hai....ma stai un po' fermo e parla più piano che non si capisce niente di quello che dici!>>

<<...Ecco! Non lo lasci fare nemmeno in pace le sue magie!>>

<<ma da dove salti fuori, chi sei?>>

Nuovi buffi personaggi.. una strana situazione.. dieci anni erano pochi per tutte questre cose isieme.. anche per una piccola elfa...

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OT "scusate il ritardo sono stato impegnato :wink: "

Il suo sguardo trovo l'obbiettivo, i suoi occhi si riempirono di odio, mentre il suo volto si contorceva dalla rabbia. "COSA HAI FATTO!!! SCIOCCO NANO, VUOI ROVINARE ANNI DI LAVORO !?!?!?!:::"

Subito cominciò a salmodiare, i suoi occhi divennero bianchi girandosi per lo sforzo, la terra iniziò a tremare...dai suoi piedi si apri un baratro che cominciò ad inghiottire le vittime dell'esperimento e si diresse verso il nano..."VEDIAMO SE SAI VOLARE, SPECIE DI BERNOCCOLO BARBUTO!!!"

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<<AH AH AH!>> Una risata gli sfuggi, la situazione si faceva interessante... Il viandante di nome Zogrash non sembrava niente male...la sua magia era primitiva ma molto potente... Sarebbe stato interessante unire i loro scopi e rendere al massimo la loro distruzione...

Ma quali scopi aveva il tetro mago? Non di certo i suoi...

L' oscuro signore ormai mesi addietro aveva incaricato Na'Rghal di riprendere quell' ottuso Kender scappato dalle segrete tempo addietro, prima di svelare importanti informazioni. Finalmente l' aveva trovato... ma non era più tanto sicuro di volerlo prendere...si era stancato di obbedire sempre agli ordini, ormai era molto lontano da casa, diversi piani a essere sinceri. Il suo signore difficilmente avrebbe inviato altri guerrieri in cerca di quel kender puzzolente e di un Kyton ormai verso l' anzianità...

Per ora se ne sarebbe ancora rimasto a guardare ma le catene già indicavano delle forze in atto... e la pioggia si faceva sempre più fitta...

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Un giorno, mentre ero immerso in preghiera, sono stato interrotto...

La porta della mia cella si è spalancata di botto ed è entrato quello che mi sembrava un mucchio lacero di stracci grigi.

Ho interrotto le mie meditazioni ed ho guardato meglio.

-Non badare a me, giovane chierico. Sto solo cercando il mio cappello!-

squittisce quasi trionfante quello che riconosco come un vecchio.

Paladine mi sia testimone, non ho mai incontrato un uomo così smemorato. Ad una rapida occhiata il cappello risultava essere calcato sulla sua testa...o qualcosa di simile ad un cappello. In realtà come tutto il resto del suo abbigliamento somigliava più a qualcosa di stranamente informe.

-Ma signore! Ce l'ha in testa!- replico, gentilmente.

Ed il vecchio mi guarda sbalordito e porta le mani di scatto verso la testa.

Poi, come se nulla fosse accaduto esce dalla cella, lasciando la porta aperta e continua a borbottare contro di me.

Da allora è iniziata la mia maledizione.

Ho pregato più volte Paladine di aiutarmi su questa lunga e difficile strada, ma non risponde. Senza spiegazioni infatti il chierico più anziano del tempio mi ha costretto a seguire il vecchio. E da allora vaghiamo insieme, senza meta apparente. Questo maledetto vecchio continua a cercare il suo cappello (che tiene regolarmente in testa) e sembra diretto apparentemente verso un luogo preciso per non più di una settimana. Poi senza spiegazione alcuna ritorna sui suoi passi e per altre estenuanti settimane giriamo in tondo in queste terre.

Solo ieri è sembrato acquistare un po' di lucidità: mi ha guardato con quegli strani occhi azzurri che sembravano essere stranamente intelligenti e furbi.

-Ragazzo, non ci siamo ancora presentati! Il mio nome è...- e si è interrotto, spalancando la bocca in un'espressione vacua.

-Mmm- ha borbottato- ce l'ho sulla punta della lingua. Poteva essere...Fibzan? O no? Forse Fizban? Od era Merlino?-

Ho sospirato alzando gli occhi al cielo in una muta preghiera, ma il vecchio ha continuato, portando le mani al cappello:

-Devo averlo scritto da qualche parte. Mmm, vediamo, doveva essere in un foglietto che ho nascosto nel cappello. Se solo sapessi dove l'ho messo! Mi puoi aiutare tu ragazzo?-

Abbiamo continuato a camminare tutto ieri poi. Ma stavolta seguivamo una meta precisa, non giravamo più in tondo. Ed ecco che a metà giornata avvistiamo questo paese; da lontano vedo molta gente che affolla le vie.

-Dobbiamo andare là?- domando al vecchio.

Quello neanche mi risponde, bensì si mette a correre, mentre all'improvviso il cielo si oscura ed io sento...il male. Un'oscurità assoluta che è penetrata nella terra e dilaga. Corro dietro al vecchio, cercando di fermarlo...prima che sia troppo tardi.

Ma è più veloce di quanto credessi, il maledetto. Lo sento che urla ancora qualcosa di insensato sul suo cappello, mentre con una mano lo tiene stretto sul capo per impedire che voli via. E man mano che ci avviciniamo al centro delò paese vengo preso dai brividi.

Vecchio pazzo! Penso...mi auguro soltanto che Paladine ci protegga!

Ot scusate il ritardo, l'ho notato solo adesso questo topic! OT end

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