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I Mondi del Design #105: Le Regole Auree dei GDR
👎 Sulla "regola zero", o aurea che dir si voglia, ci sono un sacco di equivoci (dovuti ai più significati accavallati, spesso ridotti a slogan), e questo articolo direi che non chiarisce le idee. Se volete, anni fa ci ho provato io. 👍 Sul secondo punto invece posso quasi concordare, ma farei un distinguo: dal punto di vista di ciò che è logico nella fiction, sono d'accordo, per PG e PNG le cose devono funzionare allo stesso; ma questo non deve per forza corrispondere a regole simmetriche per PG e PNG (poi io preferisco quelle simmetriche, ma è un gusto personale). 👎 Sul terzo punto, altra confusione che è figlia del primo. Il titolo era buono: si gioca ai GdR per divertirsi (tutti). Non vedo perché farne una questione di giocatori vs. GM, e comunque la soluzione è un GM che gioca con gli altri, alla pari, non che si mette al servizio degli altri facendo quello che ritiene meglio per loro.
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Questionario per confronto a fine sessione.
Ti andrebbe di farci un esempio, successo al tuo tavolo, in cui si è evidenziato grazie al questionario qualche problema (o l'opportunità di correzioni) sulla prima e sulla seconda di queste cose? Cos'era successo, come è stato commentato e come è andata dopo? Vedere un esempio tangibile può aiutare le persone a capire come si usa il tuo strumento.
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Questionario per confronto a fine sessione.
È originato, a quanto mi risulta, da Lu Quade.
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"Cities Without Numbers" modifiche al regolamento
Ciao, ma le prove si fanno (prevalentemente) con il modificatore, o con un "roll under" sul punteggio intero di caratteristica? Perché, nel secondo caso, il modificatore è solo un "di più" di rilevanza secondaria, mentre il punteggio di caratteristica conta tantissimo e differenzia già tantissimo il personaggio (molto di più rispetto ai modificatori "moderni"). Per dire, su un roll under, un 16 ha ben il 30% di probabilità di successo in più rispetto a un 10.
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Bille Boo ha iniziato a seguire Lo Schema a Stella: Una Trappola per i GM
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Lo Schema a Stella: Una Trappola per i GM
Per Ben Robbins, un elemento chiave da osservare per la "buona salute" del nostro tavolo di gioco è come si svolge la conversazione: chi parla con chi. Molti problemi possono essere ricondotti a quello che chiama lo "schema a stella". Articolo di Ben Robbins del 23 Settembre 2025 Quando qualcuno mi racconta che una sessione a un gioco con GM (come D&D) non gli è piaciuta, indosso il mio berretto da investigatore e faccio un sacco di domande sull’accaduto. Perché mi piace capire perché i giochi funzionano… o falliscono. E in diversi casi, dopo aver ascoltato le risposte, annuisco e dico: “oooh, sì, uno schema a stella”. Perché è una sindrome diffusa e una tipica trappola nei giochi con GM. È un’espressione che ho usato a lungo, ma non penso di averla mai descritta qui. Quando parlo di “schema a stella”, mi riferisco a quando tutti i giocatori parlano con il GM ma non tra loro. Provate a fare un disegno del tavolo e a tracciare linee che indichino le interazioni verbali: vedrete che tutte si estendono dal GM ai giocatori, come raggi di una stella; mentre tra un giocatore e l’altro ce ne saranno pochissime, o nessuna. È qualcosa che può capitare in ogni situazione sociale in cui una persona diventa il centro dell’attenzione, ma i GM, in particolare, cadono molto facilmente in questa trappola. E lo dico avendo fatto, io stesso, esattamente gli stessi errori. La spiegazione sempliceQual è la causa di questo problema? La spiegazione semplice è che molti GM hanno paura del silenzio. Il silenzio al tavolo può dare la sensazione che il gioco non sia eccitante e nessuno si stia divertendo. E quando ti metti in testa di essere responsabile del divertimento collettivo (altro classico errore da GM), e che il successo del gioco gravi tutto sulle tue spalle, il silenzio ti sembra un fallimento. Il GM vuole mantenere il gioco interessante, quindi continua a parlare, cercando di dipingere un quadro affascinante. Ogni volta che un giocatore descrive un’azione intrapresa, il GM interviene per ripeterla con più drammaticità, perché vuole rendere l’atmosfera più magica. Tenta di riempire gli spazi vuoti e di spingere le persone ad andare avanti. E finisce per parlare più di tutti gli altri messi insieme. Siccome il GM sta parlando, i giocatori non lo fanno, perché non lo vogliono interrompere. E se, quando il GM fa un secondo di pausa, i giocatori non prendono la parola immediatamente, lui sente il silenzio e parla di nuovo per riempirlo. Di conseguenza i giocatori diventano sempre più passivi, e il GM parla sempre di più. È un circolo vizioso. La spiegazione più complicataQuesta era una spiegazione semplice del perché il GM, spesso, parli più dei giocatori. Ma quando i giocatori parlano, perché non lo fanno tra di loro? La risposta a quest’altra domanda è radicata più profondamente nella struttura del gioco. In un GdR tradizionale, il GM è colui che plasma il mondo, gli occhi dei personaggi, e l’arbitro del fato. Il GM determina la realtà. Quando un giocatore descrive un’azione sta dicendo cosa vuole, ma non cosa succede. È il GM (usando le regole) a determinare l’esito dei desideri del giocatore. È il GM a descrivere come questi desideri si realizzano o non si realizzano. Quindi abbiamo questo strano procedimento a due step: il giocatore dichiara un’azione, e poi, il più delle volte, il GM ripete la descrizione di quell’azione, arricchendola drammaticamente con interazioni con il mondo e gli avversari, e concludendo con l’effetto che ha. Un giocatore può descrivere qualunque cosa voglia far fare al suo personaggio, ma non è reale finché non passa attraverso l’approvazione del GM, perché ci possono sempre essere fattori di cui lui è a conoscenza ma i giocatori no, e che potrebbero portare a un successo o fallimento inaspettato. In termini meccanici nudi e crudi, ogni giocatore ha bisogno di interagire con il GM per completare il proprio turno o avere informazioni sul mondo, dato che il GM è letteralmente i suoi occhi e le sue orecchie. Mentre non ha bisogno di interagire con le altre persone al tavolo: quello è opzionale. In aggiunta ci sono i sistemi di iniziativa (come quello del D&D moderno) in cui ogni giocatore ha un turno separato, una regola che può in effetti scoraggiare l’interazione e il gioco di squadra. Se tocca a me agisco, se non tocca a me posso farmi una passeggiata fino al frigo, distrarmi, fare quello che voglio. Fate il confronto con il vecchio “tocca allo schieramento A, poi tocca allo schieramento B”, dove i giocatori discutono tra loro su chi va per primo e su cosa fare. Quindi quella in cui ci ritroviamo è una situazione in cui non c’è nessuna ragione meccanica di coordinarci con gli altri giocatori, e un sacco di ragioni di parlare con il GM. Certi giochi con GM più moderni forniscono ai giocatori motivi meccanici o di fiction per parlare tra loro, anche cose semplici come offrirsi a vicenda dei dadi di aiuto. Ma quella è l’eccezione, non la regola, ed è una battaglia in salita contro la necessità centrale del GM di stare al centro della “stella”. Nella seconda parte, parleremo di come questo si può correggere. Link all'articolo originale: https://arsludi.lamemage.com/index.php/4801/the-star-pattern/ Visualizza articolo completo
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Lo Schema a Stella: Una Trappola per i GM
Articolo di Ben Robbins del 23 Settembre 2025 Quando qualcuno mi racconta che una sessione a un gioco con GM (come D&D) non gli è piaciuta, indosso il mio berretto da investigatore e faccio un sacco di domande sull’accaduto. Perché mi piace capire perché i giochi funzionano… o falliscono. E in diversi casi, dopo aver ascoltato le risposte, annuisco e dico: “oooh, sì, uno schema a stella”. Perché è una sindrome diffusa e una tipica trappola nei giochi con GM. È un’espressione che ho usato a lungo, ma non penso di averla mai descritta qui. Quando parlo di “schema a stella”, mi riferisco a quando tutti i giocatori parlano con il GM ma non tra loro. Provate a fare un disegno del tavolo e a tracciare linee che indichino le interazioni verbali: vedrete che tutte si estendono dal GM ai giocatori, come raggi di una stella; mentre tra un giocatore e l’altro ce ne saranno pochissime, o nessuna. È qualcosa che può capitare in ogni situazione sociale in cui una persona diventa il centro dell’attenzione, ma i GM, in particolare, cadono molto facilmente in questa trappola. E lo dico avendo fatto, io stesso, esattamente gli stessi errori. La spiegazione sempliceQual è la causa di questo problema? La spiegazione semplice è che molti GM hanno paura del silenzio. Il silenzio al tavolo può dare la sensazione che il gioco non sia eccitante e nessuno si stia divertendo. E quando ti metti in testa di essere responsabile del divertimento collettivo (altro classico errore da GM), e che il successo del gioco gravi tutto sulle tue spalle, il silenzio ti sembra un fallimento. Il GM vuole mantenere il gioco interessante, quindi continua a parlare, cercando di dipingere un quadro affascinante. Ogni volta che un giocatore descrive un’azione intrapresa, il GM interviene per ripeterla con più drammaticità, perché vuole rendere l’atmosfera più magica. Tenta di riempire gli spazi vuoti e di spingere le persone ad andare avanti. E finisce per parlare più di tutti gli altri messi insieme. Siccome il GM sta parlando, i giocatori non lo fanno, perché non lo vogliono interrompere. E se, quando il GM fa un secondo di pausa, i giocatori non prendono la parola immediatamente, lui sente il silenzio e parla di nuovo per riempirlo. Di conseguenza i giocatori diventano sempre più passivi, e il GM parla sempre di più. È un circolo vizioso. La spiegazione più complicataQuesta era una spiegazione semplice del perché il GM, spesso, parli più dei giocatori. Ma quando i giocatori parlano, perché non lo fanno tra di loro? La risposta a quest’altra domanda è radicata più profondamente nella struttura del gioco. In un GdR tradizionale, il GM è colui che plasma il mondo, gli occhi dei personaggi, e l’arbitro del fato. Il GM determina la realtà. Quando un giocatore descrive un’azione sta dicendo cosa vuole, ma non cosa succede. È il GM (usando le regole) a determinare l’esito dei desideri del giocatore. È il GM a descrivere come questi desideri si realizzano o non si realizzano. Quindi abbiamo questo strano procedimento a due step: il giocatore dichiara un’azione, e poi, il più delle volte, il GM ripete la descrizione di quell’azione, arricchendola drammaticamente con interazioni con il mondo e gli avversari, e concludendo con l’effetto che ha. Un giocatore può descrivere qualunque cosa voglia far fare al suo personaggio, ma non è reale finché non passa attraverso l’approvazione del GM, perché ci possono sempre essere fattori di cui lui è a conoscenza ma i giocatori no, e che potrebbero portare a un successo o fallimento inaspettato. In termini meccanici nudi e crudi, ogni giocatore ha bisogno di interagire con il GM per completare il proprio turno o avere informazioni sul mondo, dato che il GM è letteralmente i suoi occhi e le sue orecchie. Mentre non ha bisogno di interagire con le altre persone al tavolo: quello è opzionale. In aggiunta ci sono i sistemi di iniziativa (come quello del D&D moderno) in cui ogni giocatore ha un turno separato, una regola che può in effetti scoraggiare l’interazione e il gioco di squadra. Se tocca a me agisco, se non tocca a me posso farmi una passeggiata fino al frigo, distrarmi, fare quello che voglio. Fate il confronto con il vecchio “tocca allo schieramento A, poi tocca allo schieramento B”, dove i giocatori discutono tra loro su chi va per primo e su cosa fare. Quindi quella in cui ci ritroviamo è una situazione in cui non c’è nessuna ragione meccanica di coordinarci con gli altri giocatori, e un sacco di ragioni di parlare con il GM. Certi giochi con GM più moderni forniscono ai giocatori motivi meccanici o di fiction per parlare tra loro, anche cose semplici come offrirsi a vicenda dei dadi di aiuto. Ma quella è l’eccezione, non la regola, ed è una battaglia in salita contro la necessità centrale del GM di stare al centro della “stella”. Nella seconda parte, parleremo di come questo si può correggere. Link all'articolo originale: https://arsludi.lamemage.com/index.php/4801/the-star-pattern/
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Total Party Kon IV
fino
LE PORTE SONO APERTE Da ORA potete iscrivervi a tutte le bellissime sessioni del TPK! 2025. Non c'è molto altro da dire, quindi non lo diremo, vi ricordiamo solo cosa, come quando e dove. COSA: Due giorni di gioco, panel, cose OSRose. QUANDO: Sabato 22 e domenica 23 novembre 2025 DOVE: Alla Pieve di Cologno Monzese COME: vi iscrivete su https://prenotazioni.totalpartykon.it - Cos'è D&D
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Sessione zero e neofiti totali
Personalmente non sono d'accordo che con i neofiti serva un'avventura "railroadata", nemmeno che sia una buona idea; ma dipende cosa si intende con "railroadata". L'ideale secondo me è una giocata breve con un obiettivo chiaro ed esplicito (tipo "salvare la tale persona", "recuperare il tale oggetto" etc.) e senza preamboli (cioè, iniziare già "sulle porte del dungeon" o comunque dove i giocatori hanno già un ostacolo da affrontare e decisioni concrete da prendere, evitando scenette introduttive con il quest giver, o con i PG che si conoscono tra loro, o altro del genere). Però sconsiglio di avere una sequenza di eventi predefinita e più o meno lineare. Per dire, un esempio eccellente di avventura introduttiva per me è Il Maniero del Vecchio Bertoldo. Per quanto riguarda i PG, dipende molto dal gioco, ma per la maggior parte dei giochi (dove la creazione è relativamente laboriosa) preferisco, nella giocata iniziale di prova, distribuire PG precostruiti, magari in numero superiore a quello dei partecipanti così tutti hanno più opzioni tra cui scegliere.
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Sessione zero e neofiti totali
@Edmund secondo me dipende molto da cosa si intende per sessione zero, e da cosa pensate di andare a giocare. Di base sono d'accordo con te: molto più efficace fare una sessione di prova, specialmente con dei neofiti totali, cioè che non hanno mai giocato nessun GdR. Se quella in cui volete imbarcarvi è una cosa di lungo respiro, una campagna lunga, magari non fa male un incontro informale per conoscersi e confrontare le aspettative. Non lo ritengo indispensabile ma può essere utile. In quel caso, non ti aspettare molte "direttive" specifiche su cose come ambientazione, personaggi etc. (potrebbero arrivare, ma non è detto): lo scopo dovrebbe essere, appunto, solo conoscersi a vicenda informalmente.
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Città "Sandbox"
Ciao! Ti consiglio di dare un'occhiata a questo: https://dietroschermo.wordpress.com/2024/01/22/lurbe-un-citycrawl-del-grande-nulla/ Non è esattamente quello che ti serve (è una città in rovina, anziché una abitata e funzionante), ma tanti spunti di partenza dovrebbero esserci: quartieri, luoghi di interesse, e soprattutto fazioni, ottime per rendere tutto più dinamico e "reattivo" rispetto ai giocatori.
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Manovre e azioni di round completo
Se la manovra è un'azione standard, sì, direi che non può essere parte di un attacco completo né di una carica
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Hexcrawl vs Pointcrawl
Nella mia campagna open table uso una mappa ad esagoni come ausilio mio per calcolare velocemente le distanze, i percorsi, e i territori delle varie fazioni. I giocatori, nella stragrande maggioranza dei casi, hanno una meta precisa che hanno deciso di raggiungere, e si dirigono verso quella. Quindi, dal loro punto di vista, è più come se fosse un pointcrawl. Il vantaggio principale per me è che, una volta piazzata quella meta sulla mappa, la distanza da ogni altro punto di interesse è automaticamente definita, così come gli eventuali ostacoli su ogni cammino. Insomma, in un vero pointcrawl dovrei aggiungere il nuovo punto e le frecce; qui aggiungo solo il punto. Non so se mi sono spiegato.
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Illusioni alternative
Provo a ripetere il mio discorso con parole diverse. Se il problema è che il giocatore, sapendo che quel muro è illusorio, ci si muove direttamente attraverso (senza spendere l'azione per ispezionarlo e capire che è illusorio)... la maniera migliore per prevenire il problema è che il giocatore non sappia che è illusorio. Non è questione di meccaniche, è proprio di basilare comunicazione al tavolo. Come dovrebbe fare a saperlo, se il DM non glielo dice? Mica gli dici "il mago nemico lancia muro illusorio", gli dirai "il mago nemico pronuncia una formula, e appare un muro". Se per qualche motivo (es. svista del DM) il giocatore ha saputo che è un'illusione, e decide quindi di comportarsi in maniera "non sportiva", la soluzione è parlarci e dirgli senza tanti giri di parole: "dai, ma non è sportivo, l'hai saputo per sbaglio, non dovresti saperlo". Se non siete d'accordo su questo punto e il divario è inconciliabile, l'unica soluzione è non giocare insieme. Sono profondamente convinto che le meccaniche di gioco non vadano intese come una misura contro gli imbrogli o i comportamenti scorretti (l'ho detto tante volte anche a proposito delle cosiddette "meccaniche di sicurezza"). Costruire delle meccaniche presumendo che i giocatori siano "furbetti" o disonesti, e cercando di mettere regole che glielo impediscano, non solo lo trovo poco sano ma ho constatato più e più volte che è vano, non funziona mai. Se invece il "problema" è che il giocatore, non sapendo se quel muro è illusorio o no, prova a passarci attraverso alla cieca, senza ispezionarlo, per risparmiare l'azione, direi che è un non problema. È liberissimo di farlo, ma corre un rischio. La volta che un mago nemico userà una magia che crea un muro vero, lui tutto baldanzoso farà per attraversarlo e ci andrà sonoramente a sbattere (come minimo subendo dei danni e finendo prono). Dirò di più: se fa questo gesto perché ha già affrontato quel mago in passato e ha capito che è un tipo che ricorre spesso alle illusioni, gli batto le mani: per me sta ruolando benissimo. Edit: se lo fa perché un suo compagno, prima, ha usato la propria azione per ispezionare il muro, e trovandolo illusorio ci è passato attraverso, di nuovo va tutto benissimo. Se hai appena visto un tuo compagno (o un nemico) attraversare il muro come fosse aria, non è che ti servano grandi ispezioni: è evidente che è illusorio.
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Come l’OSR sta riscrivendo la storia di Dungeons & Dragons
Aggiungo anch'io una mia serie di approfondimenti che ho scritto tempo fa sull'OSR: Povera vecchia scuola – Dietro lo Schermo Il primo episodio contiene una linkografia molto ricca per approfondire ulteriormente (la Fumeria dei Pensieri Incompiuti è un ottimo punto di partenza, in italiano). L'episodio "bonus" è un'intervista molto interessante a due esponenti dell'OSR italiana.