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Dragons´ Lair

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esahettr

Circolo degli Antichi
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Tutti i contenuti pubblicati da esahettr

  1. Il sesto. Riguarda alla banalità, non sono d'accordo. E' naturale che Martin si serva a volte di alcuni tipici clichè storici: deve rendere la trama verosimile. Siamo tutti esseri umani, alla fine si gira sempre lì. Leggi dall'inizio e ne riparliamo.
  2. Guarda che difficilmente il progresso della tecnica è accompagnato dalla necessità artistica. Bergman girava in bianco e nero e Omero scriveva sulle tavolette.
  3. esahettr ha risposto a Paladino a un discussione Cinema, TV e musica
    Ho visto i primi due: discreto intrattenimento.
  4. Guarda che (se è vero) lo ha crackato dalla casa editrice...
  5. Lo so, lo so. Cosa mi dici? Degni?
  6. Dai ragazzi, non abbiate pregiudizi. La house quando ci sta ci sta, dico sul serio. Stesso discorso per la techno o la trance; la disco music mi piace già molto meno. Non riuscirei mai ad ascoltare house, per esempio, da solo, ma in discoteca è semplicemente perfetta, non per niente è fatta apposta. Cioè, ti viene proprio voglia di lanciarti nella mischia, è innegabile... E sei alterato poi è pazzesca... Mettetemi pure in ignore, adesso.
  7. Ah, dimenticavo! L'ho vista una settimana fa. Premettendo che mi sono perso il secondo, non mi è piaciuto quasi per nulla. La prima ora è discreta, ma poi si precipita nel banale o, nel migliore dei casi, nel già visto. Detto per inciso, poi, avrebbe potuto durare ottanta minuti di meno. Speriamo che ci dispensino da un ulteriore sequel.
  8. E' uscito Le Torri di Cenere, una raccolta di racconti di GRR Martin. Oggi sarà mio.
  9. Guarda che la mente umana è tanto, tanto complicata. Discorsi così semplicistici non reggono.
  10. Oggi è sabato, ma sono innamorato della vita. A tutti noi che abbiamo finito la scuola. A tutte le ragazzeeeeeeeeeee!!!!!!!!!!!!!! Buona estate gente! Friday I'm in love - The Cure I don't care if monday's blue tuesday's grey and wednesday too thursday i don't care about you it's friday i'm in love monday you can fall apart tuesday wednesday break my heart thursday doesn't even start it's friday i'm in love saturday wait and sunday always comes too late but friday never hesitate... i don't care if monday's black tuesday wednesday heart attack thursday never looking back it's friday i'm in love monday you can hold your head tuesday wednesday stay in bed or thursday watch the walls instead it's friday i'm in love saturday wait and sunday always comes too late but friday never hesitate... dressed up to the eyes it's a wonderful surprise to see your shoes and your spirits rise throwing out your frown and just smiling at the sound and as sleek as a shriek spinning round and round always take a big bite it's such a gorgeous sight to see you in the middle of the night you can never get enough enough of this stuff it's friday i'm in love
  11. una manciata di canzoni luminose nella brezza sbattute un poco dalle ondate verdi che sommergono i pini durante l'estate non è mai quello che voglio dire è venuto il tempo di andarmene con la primavera sui prati verdi con gli zingari e i canti è giunto il momento ma non ne ho il coraggio nei boschi brillanti andrò fra le fate raccontando storie inventate fino al giorno in cui scopriranno la mia bugia e allora sarà l'esilio rimarrà solo il fondo del mare le rocce e i tramonti sottomarini il rintocco fragrante delle foglie mi assale alle spalle ma non ho il coraggio di prenderlo fra le braccia e stringerlo forte come sognò mia madre quella notte quando la via era in fiamme capelli fra le dita rossi morbidi carne amore crudele graffia il vento ancora e ancora vaga solo in lungo e in largo nell'inverno senza neve lontano da me che non so parlare con i gatti buio immenso luna decrepita polverosa crivellata di colpi bisogno di casa cuscino e menzogna scriverò un giorno una poesia? toccherò le ombre? grande è la curva dell'arbitrio le desolazioni col tempo diventano malattie infiacchiscono e si arrendono all'ovvietà dell'infinito e il cielo ruota su se stesso e le rane singhiozzano negli stagni il nome delle scritte è il nome delle scritte è colori confusi il tuo spirito allampanato dalle lunghe braccia oscillanti ghignante e altissimo storto con gli occhi accesi di buio follia soffiata dalle messi d'oro qualche frutto secco tre canzoni nessun amore amore chimico carezze inventate sotto terra e consumate in stanze buie un incubo fari e macchine impazzite sempre la stessa panchina lo stesso prato gli stessi alberi infuocati sempre notte lascia che ti racconti del circo delle luci guardando la fienagione le stelle colavano come vetri rotti sul ricordo della mia carne rompemmo tutti i lampioni a sassate non dovevano vederci cose terribili si agitavano nel buio non sapevamo cosa fare forse ho imparato che non c'è nulla di epico non c'è ricordo nessun sogno che valga il risveglio è slegato e assente assenza di fondo presenza vuota e trasparenza spirante i giorni ingrigiscono la paura è distratta ha altri campi da bruciare il nono giorno caddero le nubi un idillio l'orizzonte sfiorò il cielo con un bacio l'occhio del sole cadde nel deserto il crepiscolo mutò in notte e le stelle apparvero nel cielo immenso nostalgia tenerezza e follia nuotavano nei riflessi del tempo ma dov'era l'amore? libero nella prateria rincorreva i cavalli solo nella steppa innevata piangeva in silenzio acceccato dalle luci moriva di paura
  12. i sogni mi bruceranno gli occhi mi bruceranno gli occhi non mi lasceranno dormire non mi lasceranno adolescenza sommessa troppo a lunga cercata rinnegata all'alba ritualizzata nelle notti imperiture al ritmo del cielo violaceo santificata al tramonto mai desta del tutto inutile e fulgida i sogni mi bruceranno gli occhi mi divoreranno il cuore mi bruceranno gli occhi tutti quei sogni quelle facce quei sorrisi mi bruceranno gli occhi cecità in silenzio la tua carne la tua canzone fragrante la tua pelle la luna la luna esplosioni della retina i tuoi occhi midriasi acide iride pupilla miracolo latte di luce formiche formiche formiche cane casa gabbia morte terrore farneticare le tue gambe i tuoi seni delirio le tue mani vfresche foglie di cedro la sete il tuo corpo il respiro del deserto troppo forte troppo veloce visione visione visione
  13. Fra parentesi, anch'io personalmente preerisco di gran lunga i Nirvana. Essendo obiettivi, però, la spuntano di molto i Beatles...
  14. avremo stelle negli occhi buchi di spazio scintillante prati nel petto e fiori baci di foglie ghiande e radici gemme che piangono tutte quelle facce grigie la fotografia della morte una via di muschio laghi di luce in bocca e tombe di buio come fiaccole deserti nel cuore avremo il cielo negli occhi una voragine
  15. Fra quelli postati, preferisco Ligabue. Come si fa però a non mettere De Andrè?
  16. Ovviamente, un discorso del genere è impossibile. Dobbiamo però dare atto ai Beatles (che non mi fanno impazzire) di avere più carte in regola di tutti gli altri per vincere questo "titolo". Quindi, voto Beatles.
  17. Espiazione Ed è espiazione infine l'espiazione nulla di assoluto ma è arrivata e stiamo tutti in piedi ora qui qui ed ora e qualche istante fa a brindare a nuovi rimpianti con i bicchieri vuoti un po' tristi e un po' felici un po' bambini e un po' cresciuti a brindare con i bicchieri vuoti a nuove solitudini a nuovi fuochi e a nuove malinconie una folata di luce improvvisa e silenziosa portata dal vento nella monotonia triste del crepuscolo un lumicino una speranza vana è terribile ma ci sarà un domani forse ci sarà un domani mi sveglierò anche domattina senza nessuna ragione tranne trovare una ragione l'ho cercata nella neve e nel vento nelle giungle impervie del futuro fra i pesci e sugli alberi in mare e in cielo ovunque l'orizzonte continuasse a pulsare ovunque lo sguardo riuscisse a sanguinare ovunque il mio corpo potesse essere martire ho trovato tutte quelle mattine una ragione per soffrire per svegliarmi e continuare a provare a non morire ma forse non era la ragione giusta forse il dolore non porta visioni forse le visioni sono cieli marci e prati e grigi manicomi infernali in cui bisogna vagare mi sono svegliato troppe volte con la paura di esserci ancora è il momento di trovare una ragione una vera ragione forte come le foglie e il tramonto e l'estate forse sto imparando a cercarla forse sto tentando per la prima volta di trovare me stesso l'ennesima illusione meravigliosa questa sera con un bicchiere in mano se dovessi vedere una scheggia di luce svegliarmi felice ricordami com'era buio il buio com'era triste svegliarsi dimmi com'era buio il buio e piangerò come piangevo allora
  18. E chi potrebbe non adorarla? Imho, è IL capolavoro di King.
  19. Dal post in supporto hardware avevo capito che ra una città, ma il post di Wolf (il primo) mi ha scombussolato le idee. In ogni caso, adesso modifico. Scusate...
  20. Airon, io le basi le ho gettate. Vai quando vuoi, ora.
  21. E così era quella la città. L’uomo nel bosco ne aveva parlato con reverenza e venerazione, ma a lui non sembrava più grande di quelle per cui era passato, e più piccola di buona parte di esse. Era abbarbicata attorno alle sponde di un piccolo fiume, lento e limaccioso, sormontato da esili ponti di pietra. Le strade lastricate erano tortuose e luride, per quanto riusciva a vedere, le case alte e strette, cascanti, si appoggiavano l'una sull'altra dando una sensazione di vertigine. Jack socchiuse gli occhi e percorse attentamente con lo sguardo l’avvallamento inaridito ai suoi piedi. Dopo giorni e giorni di cammino, era giunto alla fine della foresta. Pochi passi davanti a lui le chiome degli alberi si schiudevano alla luce del sole che faceva capolino fra le nubi. I raggi dorati si riflettevano sui tetti di ardesia delle case, sulle vetrate e sulle cupole dei templi, abbagliandolo con il loro fulgore. La città era situata in una conca circondata da campi brulli spaccati dall'arsura e appezzamenti di nuda terra deserti e levigati come lame dal soffio incessante del vento. La polvere esalava dal terreno come fumo secco, in volute languida e pesanti. Un fiumiciattolo, poco più che un ruscello, rinverdiva la zona limitrofa; là si ergevano le case dei nobili e dei benestanti, bianche e slanciate, costruite in muratura, Sul suo greto si ergevano faggi, pruni e ontani. La costante brezza estiva cullava le loro foglie bruciate dal sole e ne scaturiva un suono remoto, lontano. L'aria fremeva per il caldo, e il cielo azzurro e luminoso lievitava come un miraggio sulla vista desolata che la circondava al limite della città, e fremeva di rimando. Jack seguì il sentiero e cominciò a scendere dal colle, dal versante opposto dal quale era venuto. Ce l'aveva fatta ancora una volta, ma, per gli Dei, se era stata una lunga scarpinata, e non delle più semplici! Rimase pensieroso e continuò a camminare di buon passo mentre il cielo si rannuvolava di nuovo. Sudava moltissimo, e non potè che contentarsi dell’arrivo di quelle nubi, che, sebbene non riuscissero a rinfrescare l’aria, gli proteggevano almeno viso e il collo nudo dal sole Fu una lunga passeggiata nei campi e Jack si sedette due volte a riposare e rifocillarsi con il cibo che aveva comprato da quell’uomo nella foresta. Il cielo concavo sopra di lui continuava a cambiare e ad alternare la cecità opprimente delle nubi a un sole spietato. A metà del pomeriggio sentì scorrere il ruscello e seppe di essere quasi giunto alla sua meta. Accelerò il passo e cominciò a scorgere i tetti di ardesia delle case dei sobborghi; il sentiero confluiva in una piccola strada sterrata, solcata ai lati dal passaggio dei carri. Giunto fra le capanne dei contadini che circondavano le mura della città, si rivolse a una donna di mezza età che stendeva il bucato su di un filo bianco. La salutò brevemente e le chiese se ci fosse un armaiolo in quel villaggio. La donna sembrò riflettere un momento prima di rispondergli, come se non intendesse alla perfezione cosa le volesse dire, poi sorrise e gli disse di rivolgersi a un tale nel centro della città. Aveva un accento strano, ma le sue parole gli risultarono perfettamente comprensibili. Prima di proseguire, venne a sapere il nome di quella città: Carat. Di sicuro non l'aveva mai sentita, ma era come se scaturisse un lievissimo rintocco nei più remoti androni della sua memoria. Non la conosceva, quella città, certo che no, ma era come se... Smise di pensarci e continuò a camminare. Arrivata alle mura della città, si accodò a una piccola folla eterogenea che attendeva il proprio turno di entrare. Le guardie all'ingresso non lo degnarono di uno sguardo e lui tirò un sospiro di sollievo. In città le case di pietra si facevano sempre più alte e strette. Molte sembravano essere sul punto di crollare su sè stessi come castelli di carta alla prima folata di vento. La casa dell’armaiolo, costruita in pietra e sormontata da una lastra di ardesia, era situata accanto a un'osteria e una conceria di pelli. Era anche la sua officina, poiché dalla porta aperta Jack udiva chiaramente il rumore del metallo che batteva contro il metallo. Si fece forza ed entrò, senza pensaci due volte. Era senza un soldo, e aveva maledettamente bisogno di un lavoro. Del resto, anche se non aveva completato nemmeno metà del suo addestramento, quando si trattava di ferro e argento, valeva tutti gli uomini del mondo messi assieme. Forse, questa era un’esagerazione, ma così gli piaceva pensare. Gli dava coraggio.
  22. esahettr ha risposto a Dusdan a un discussione Cinema, TV e musica
    Te ne dico dieci, ma ti assicuro che sono pochissime. Black Yellow Ledbetter Wishlist Elderly Woman Behind the Counter In A Small Town I Am Mine Once Not For You Immortality Crazy Mary Soldier Of Love Poi, come bonus track, aggiungo Last Kiss, una cover di Wayne Cochran, come mi ha spiegato il saggio Aerys.
  23. Ed è estate ancora lussuria d'infioriscenze febbricitanti proliferazioni malevole e verdastre fango e sangue ciechi campi di grano la musica diventa intercessione l'innocenza divora se stessa un'altra volta catatonia catatonia l'uccello pallido della luna si è immolato nel tramonto la paluda annega nei ricordi non essere triste non chinarti alla luce non sprecare la tua vita come ho fatto io non sprecare nemmeno un istante brucia in un secondo anche se è impossibile perchè è solo provandoci che sarai in pace te lo dice uno che non c'ha mai provato che non è mai stato in pace sono un'ombra vuota che la notte riempie di fiumi che di giorno impallidisce mi puoi vedere sui prati fioriti ramingo e solitario con la brace negli occhi ovunque vado fiammeggiano le nubi la loro lingua di lampi non sono mai riuscito a guardarle in faccia andrò all'inferno perchè sulla terra non ho il coraggio di meritarmi il cielo l'inferno è una torre d'avorio solinga e silenziosa la nemesi delle stelle e dello spazio è una visione silente e ovattata lo stillicidio inutile dei raggi del tempo dal primo fuoco fatuo dell'alba all'ultimo grigiore della notte all'inferno i pomeriggi sono marci e addormentati è cecità accecante l'inferno allucinazione assoluta embrione di foglie e gemme sterili file di sacchetti plastica impiccati come cigni all'inferno non si riesce a dormire perchè c'è troppo silenzio le tele dei ragni crollano su se stesse miseramente come i sogni dei bambini come i semi della quercia è pieno di polvere e non c'è lussuria nei corpi nudi dei martiri torturati dalle scimmie non c'è nessuna lussuria nelle ragazze gettate esauste nei campi come fiori fradici e appassiti per la troppa ottusità del dolore agonia d'ovatta c'è solo violenza uniforme e noia più terribile di tutto il dolore all'inferno c'è lo stesso odore di disinfettante che soffoca i manicomi l'inferno è un manicomio infinto è il tempo dell'attesa eterna un tempio alla speranza vana la mediocrità la menzogna che mio padre ha tramandato a me che suo padre ha tramandato a lui che il padre del padre di mio padre ha tramandato al padre di mio padre mio padre mio padre! tutte le loro teste immaginate nel fumo impalate allo steccato l'inferno è masturbazione meccanica coito insonne amore frustrato e frustrato e frustrato amore spalancato nello stupro è la gabbia degli inncocenti e dei cani dei papi e degli stupidi e dei ladri una distesa gigantesca di specchi vuoti all'inferno è la terra a piovere piovono ombrelli colorati sul mio capo languido il vento ha le labbra umide e piagate e i denti marci non trova mai riposo attraverso l'iride di uno stelo d'erba le legioni degli spiriti brulicano di mostri e storpi e gocce di pioggia ghiacci in putrefazione i fantasmi della tundra si bendano le braccia marce sono gli spiriti di mezzo costretti a vagare nella neve e nel vento del crepuscolo nelle viscere del fato fra gli uomini di paglia sotto la cupola scheletrica dei rami uccisi dal freddo alla ricerca di uno scintillante frammento della loro anima dormono nei boschi nei tronchi cavi degli alberi si stringono l'un l'altro per tenersi al caldo si soffiano baci sul viso perduto sorridono il nulla si addormentano sognando occhi che brillano come lampi sognano di camminare chini nella neve affilata dal vento la brace degli alberi che balugina sul capo di danzare e vorticare come cenere disperati e insonni silenziosi nell'inverno eterno della loro oscurità sognano di urlare contro le rupi immobili spazzate dal vento di urlare contro le rupi silenziose di implorare urlando una risposta fino a perdere la voce e cadere infine carponi nella neve come foglie d'acero senza fare nessun rumore non mi è rimasto il tempo di parlare del cielo di quel castello fantastico più alto del sole di quella matassa di sogni leggeri il cielo è un giardino azzurro pieno di fontane e perdono e pietà è la carezza della risaca alle onde il suo sussurro quando le implora di provarci ancora è la danza impronunciabile di tutte le cose l'estasi eterna degli angeli che si danno la mano il cielo è il sospiro della morte quando miete il grano con la falce è la sua falce di stelle sorridenti è il delirio immoto e roteante di migliaia d'immagini è il mio corpo eterno per un attimo è il mio corpo infinito in cielo gli spiriti dei disperati pascolano sbuffi di luce sulle nubi immacolate scolpite dall'amore prima dell'inizio del mondo il cielo è la danza la danza la danza l'esodo degli dei dalla foresta al deserto il mattino azzurro e dolce come la neve ci siamo rinchiusi in un'interminabile sequenza di gabbie virtuali abbiamo accecato di luci false il cielo e nessuno ha più la forza di guardare le stelle mentiamo l'un l'altro la nostra apoteosi mentiamo la nostra vita mentiamo il tempo il nostro corpo mentiamo il nostro corpo il mio corpo mentiamo la nostra sofferenza e mentiamo la morte mentiamo il nostro eterno dolore rimango a guardare con gli occhi spalancati il bosco di mio padre che brucia le sue ossa fumanti tutte le cose che non ho fatto tutte le cose che avrei dovuto fare sono nulla il tempo le ha inghiottite e più passa il tempo più mi accorgo di quanto il tempo passa e più passa il tempo più la morte si avvicina più si avvicina la fine di questo sogno pazzesco scintillante e oscuro e un giorno verrà ad abbracciarmi la morte nel sonno o nella furia o nello stordimento gli steli d'erba baceranno la casa dei miei occhi vitrei le mie labbra concimeranno la terra con il loro sangue e nessuno toccherà mai più le mie mani fredde
  24. A tutta la vecchia cricca, perchè il divertimento era davvero infinito. Siamo la cosa peggiore che avremmo potuto perdere. Ooooooooohhhhhhhh! Bro Hymn Tribute - Pennywise To our best friend, Present past and beyond Even though they weren't with us too long Your life is the most precious thing that we could lose While you were here the fun was neverending Laugh a minute only the beginning Jason (my brother) Matthew Thirsk this one's for you Ever get the feeling you can't go on Just remember whose side it is that you're on You've got friends with you till the end If you're ever in a tough situation we'll be there with no hesitation Brotherhood's our rule that cannot bend When you're feeling too close to the bottom You know who it is you can count on Someone will pick you up again we can conquer anything together All of us are bonded forever if you die I die that's the way it is

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