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Dragons´ Lair

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comment_1926994

Ragazzi scusate l' attesa. Da questo post in poi utilizzerei il metodo del checkpoint attuato dal buon Killua. Quindi, io porterò avanti la narrazione ogni martedi, in modo da mantenere ritmo ed interesse accesso alla storia. Se non rispondete in tempo, muovo io i pg. Se tutti rispondono prima di martedi, provo a rispondere prima. Fatemi sapere se vi va bene.

In questo post, vi lascio fra parentesi la Mossa da Master che utilizzo. Normalmente non si fa, ma lo faccio per farvi entrare un attimo nel metodo di gioco. Ricordate di leggere le vostre schede e le mosse dei giocatori, perchè il prologo serve anche a farvi impratichire con queste dinamiche.

Sala del Consiglio — la chiusura

Il tavolo di marmo si spegne come un occhio stanco. Le rune, poco prima vive, rientrano nella pietra e lasciano un buio sottile che odora di cera fredda e ferro unto. Le statue lungo le pareti, imperatori senza volto, guerrieri con aste spezzate , restano immobili, ma pare che ascoltino, come vecchi che hanno finito di parlare e ora pesano i silenzi.

Un soffio percorre la sala, scende sotto il marmo, risale nei pilastri; sembra il respiro della montagna. Da qualche punto troppo lontano, una goccia d’acqua batte il suo ritmo: tic… tic… non i minuti, ma le albe rimaste.

Le torce alzano una fiamma più alta quando pronunciate gli ultimi ordini; una corrente fredda attraversa l’atrio e vi sfiora le caviglie, come l’aria che esce da una porticina socchiusa nel ventre del Palazzo.

Il vecchio consigliere e tutti gli altri vi lasciano la stanza senza parola né gesto. Siete soli. Un minuto senza orecchie. Se dovete dirvi qualcosa, decidere un segnale, promettere un ritorno, questo è il momento in cui le parole restano vostre.

Fuori, Carthagorn si rimette in moto: ferri che battono, staffe che tintinnano, lamenti di carri che girano stretti, richiami di capisquadra. La città vi attende e vi divora a seconda di dove metterete il piede. Tutto è in moto ora.

Thaddeus

Il Vicolo delle Lance non vede mai il sole; lo sente solo per riflesso. Qui la luce è quella degli occhi e dei registri. Il selciato trasuda lana bagnata e inchiostro; dai cantoni sale l’odore quieto del carbone stanco. Davanti al portone del Magazzino XII della Compagnia Mercantile due uomini fanno finta di non guardarti: guardano il tuo sigillo ( quello del comando, della tua nuova posizione. Una spilla pettorale, decidi tu la sua effige.) , invece, e il modo in cui lo tieni. Alle tue spalle una piccolo gruppo di guardie cittadine ai tuoi ordini.

Altheus Morgan ti viene incontro come un commerciante che ha già venduto l’aria nella stanza. Sorriso appuntito, pizzetto curato, voce melliflua: ti chiama “paladino del Bene Pubblico” senza dire il tuo nome, come se nominarti potesse dargli meno presa. Gli bastano due frasi per offrirti registro e chiavi; le sue dita non tremano, ma i pollici hanno una riga di inchiostro troppo recente.

Sfogli. Le colonne scorrono ordinate: quantità, provenienze, destinazioni. Le ultime tre pagine, però, hanno la stessa identica mano in “ricezione” e la stessa sbavatura all’inizio della riga, come una vista che strappa all’ora sbagliata. Sotto il timbro “Provvisorio 3 giorni” c’è un “5” inciso e grattato: il provvisorio si è fatto abitudine.

(Rivela una verità sgradita) Le “destinazioni” non sono quartieri: sono sigle. S-III, N-0, T-V. Tu conosci Carthagorn abbastanza da riconoscere ciò che pochi ammettono per iscritto: cripte, scarichi, tratti murari. Le loro “donazioni ai rifugiati” scendono dove la città è priva di occhi.

Un ragazzino con orecchie troppo grandi e un mazzo di chiavi più grande di lui ti si avvicina, come chi non sa se scappare o parlare. “Signore… volete vedere le donazioni?” Il dito sporco di grafite accarezza il bordo del banco, dove una mano ha inciso alla cieca un piccolo sole crepato. Il simbolo che Barba ti ha sussurrato ieri notte quando ha detto “Vetran non è spento, è svanito”.

Dietro Morgan, due carrettieri si scambiano uno sguardo; il carro nel cortile interno è già bardato. Il mulo scalcia due volte, impaziente. La campanella della trave farà due rintocchi pieni al tramonto: allora partirà.

(Offri un’opportunità, a un costo) Hai due piste vive, entrambe buone e gelose l’una dell’altra.
Sotto, adesso. S-III, la cripta a cui alludono più volte. Scendi con due Kleroi senza insegne ad esempio ed il ragazzo con le chiavi prima che preparino nuove scatole. Costo: perdi il carro di stasera.
Fuori, stanotte. Lasci scorrere la recita, metti due uomini fidati sulla coda del carro, e tu ti presenti al cancello del magazzino N-0 quando aprono per ricevere. Costo: lasci che un’altra notte di “provvisorio” si aggiunga alla serie.

Morgan indica il registro con il dorso dell’unghia. “Trasparenza, paladino.” Sorride. Dietro gli occhi, però, non c’è trasparenza, c’è contabilità.

Che fai, Thaddeus?

Nero

La Biblioteca Obliqua piega i corridoi con una grazia che non chiede permesso. Le scale non scricchiolano; le finestre non danno mai sulla stessa corte due volte. La bibliotecaria ha mani sottili e occhi che misurano come un mastro: chiede “dove”, non “cosa”. Tu dici “Konnigton”, e lei fa scivolare due quaderni e un terzo legato con un laccio verde oliva. Odorano di resina e pioggia vecchia.

Le note di Konnigton sono fitte come una pioviggine di dicembre: raccontano di guerriglie contro briganti ed insorti, di tacche sugli abeti, pietre che “cantano” a mezzodì, rifugi dove i corvi non scendono. Vi sono indicazioni sulla tua terra, passaggi nascosti, scorciatoie e rifugi. Perfetti per chi deve combattere in minoranza numerica. Un vantaggio tatticco importante su qualsiasi esercito. Tra due pagine cade un cartiglio: un triangolo scarno che unisce Selve Infrante, La Gola del Corvo ed una Rupe. Al centro un punto solo, e una parola: Ouverture.

Il margine del cartiglio non è la mano elegante di Konnigton. È una grafia angolosa, rabbiosa, che conosci come si conosce un vecchio taglio al labbro: Kael. Poche parole, inchiostro nero e asciutto. “Respiro basso. L’uscita non è dove credi.

(Rivela una verità sgradita) Kael ha toccato gli stessi fogli. Li ha “sanificati” alla fiamma (i bordi hanno quella brunitura che conosci), li ha rimessi in ordine come un ladro che rifà il letto. È davanti di almeno un passo, conosce l’Ouverture e forse ha già capito di cosa parlava il lord.

Mentre continua a sfogliare le pagine una lastrina di mica sottile cade. La raccogli e noti che è incisa con tre piccole tacche in fila. La luce la attraversa e sputa riflessi pallidi sulla nota che vi è attaccata “Pietra viva, due colpi e uno lungo. Se vibra, siete a meno di cento passi da un vuoto che risponde.”

All’uscita, Rhett il veterano (Descrivilo tu) ed i suoi Lupi Grigi ti aspettano sotto il ballatoio. Dodici uomini dai cappucci bassi, archi compositi, coltelli e spade corte che non fanno scena. Respirano piano, come se avessero imparato a farlo tra gli alberi. “Comando,” dice Rhett senza enfasi. Loro sono la tua personale banda di scout. Pronti ed in attessa alle stalle imperiale le altre unità ti attendono. 50 uomini senza volto.

Intanto sotto la tettoia dell’Emporio dei Tre Vasi i mercanti lucidano gli specchi. Se vuoi lasciare a Kael un invito che saprà leggere, sai di poter passare di là. Ma ogni specchio a Carthagorn è un orecchio, stai attento

(Offri un’opportunità, con un piccolo costo) Due strade coerenti con il tuo passo:
Gola del Corvo, ora. Prendi i Lupi, cartiglio in tasca, mica nella manica. La guerriglia ti aspetta. Gli appunti del vecchio lord ti permetteranno di muoverti nella tua terra con una consapevolezza diversa e forse scoprie cosa è l'Overture e quale vantaggio può portarti. Costo: perdi l’occasione di “parlare” a Kael prima di muoverti e sapere cosa sa e perchè ti segue.
Specchio e segno. Passi all’Emporio, lasci un segno in riflesso che solo chi ti conosce capirà, poi esci dalla Porta d’Onice al tramonto con i Lupi al seguito. Costo: gli occhî sbagliati potrebbero vedere un uomo che parla con i vetri.

Il cartiglio tra le dita pesa più di quanto dovrebbe. In fondo alla pagina, Konnigton ha scritto una riga che sa di inverno: “Dove non canta il corvo, non gridare.

Che fai, Nero?
(Se vai alla Gola, come la avvicini? Se lasci il segno, che gesto in riflesso userai? Rhett aspetta solo il tuo via.)

Nivara

I falchi runici attendono sul trespolo. Hanno anelli di bronzo alle zampe con lettere semplici, e piume scure venate di pallido. Non serve alzare la voce. A Carthagorn le creature ascoltano se le tocchi come si tocca l’acqua. Spargi la tua volontà con la mano, sfiori il becco, soffi piano. Alcuni volano verso Virelach, altri seguono la piega del grande fiume fino alle torri che non rispondono, altri prendono alto il vento delle pianure: quando torneranno, la loro polvere parlerà alla tua pelle come parole. Dalle stalle una banda di esplortatori, cavalieri leggeri è partita per raccogliere informazioni su quello che succede.

(Offri un’opportunità senza costo immediato) Hai tessuto ora il tuo filo con l’Est. I falchi ti raggiungeranno ovunque tu sia, e ti diranno cosa hanno visto. Gli esploratori comunicheranno al comando imperiale.

(Mostra segni di una minaccia in avvicinamento) Raccogli le tue cose prima di lasciare le stanze dove hai riposato. Sulla pietra, vicino alla tua torre, il giardino trascurato respira contro logica: le radici, invece di scendere, cercano verso il Palazzo. Senti che in qualche modo centra con quella sensazione che ti ha toccato da quando sei arrivata. Ma è tardi per pensarci. Dopotutto stai per partire.

Scendi nel cortile del Bastione dei Veterani e senti la sabbia impaziente della Marca del Sud. I cavalli ti annusano come si fa con un campo nuovo: i musi si allungano, gli occhi allargano la pupilla. Due stalloni fanno mezzo passo e poi si fermano, in attesa del tuo sguardo. Gli uomini li notano e non dicono nulla, ma smettono di ridere. Nel cortile trovi Varka già in piedi, alta, immobile come chi sa mettersi in moto tutto insieme. L' esercito imperiale al suo comando attende la partenza. Sapete che sulla strada si unirano il resto dei reggimenti che avete deciso di mobilitare per il primo vero attacco al nemico.

Che fai, Nivara?

Varka

Il cortile è un tamburo e tu sei il colpo. Gli scudieri serrano cinghie, i trombettieri provano due note (carica—richiamo), i caporali passano a controllare fibbie e mascelle. L'esercito imperiale è pesante, ben corazzato, fatto di militari di esperienza e nuove leve. Questa è solo una parte. Sulla via verso sud si uniranno altri reggimenti. Presto la forza al tuo comando farà tremare la terra al vostro passaggio.

Il messo attende sulla soglia con il rotolo di cuoio bagnato; porta lo stemma della Leonessa dell’Arida al braccio. Basta un tuo segno perché parta adesso con l’ordine di tirare a nord in sincrono: martello e incudine, Gor-Lahm come chiodo. Ogni ora di ritardo è una vite che non entra dritta. Vuoi che i Mille utilizzino la cavalleria, il tempismo sarà cruciale.

(Offri un’opportunità, con una scelta reale) Vuoi che corra ora? La Leonessa riceverà, si muoverà, allineerà il suo colpo al tuo. Per distrarre se è quello che vuoi o per colpire insieme. Il rischio è che se il tuo esercito rallenta e non arriva in tempo, la Leonessa potrebbe venir sopraffatta. Oppure lo tieni ancora con te... muovi la colonna, vedi la strada, scrivi di tuo pugno il primo cambio di piano se la via parla diverso.

A destra, al margine di un balcone basso, un profilo che pugnalerebbe il tuo sonno: quegli occhi. Lo avevi cercato e lui sembra li a salutarti prima della tua partenza. Il balcone è quello di una torre di un palazzo dei nobili che si affaccia sull'esercito pronto per la marcia. Un passo, e l’ombra rientra. Hai la tentazione di deviare, adesso, e raggiungere quel balcone per scoprire chi è. Ma conosci anche la disciplina di lasciar morire la curiosità e far marciare l’ordine.

(Dichiara le conseguenze e chiedi) Puoi ritardare la partenza dei tuoi uomini per inseguire il tuo desiderio. Potrebbe far perdere fiducia nel tuo comando, soprattuto se si scoprisse perchè stai facendo ritardare la marcia. Però.. non ti sei mai sentita così. Intanto senti lo sguardo della Druida su di te. Il suo potere ti è sconosciuto. Sarà per te un arma?

La porta d’Onice è là, grande, nera, lucida di olio e pioggia vecchia. Quando la valicherai non ci sarà ritorno se non vittoriosi contro il primo dei cavalieri neri.

Che fai, Varka?

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VARKA - Marche del Sud

Cammino, testa alta e fiera, non indosso un armatura da parata come dovrebbe fare un comandante ma il mio corpetto di cuio avvitato attorno al mio busto come fosse una seconda palle e sulle spalle un mantello di pelliccia di lupo.

Scudo e spada sulla mia schiena dove una lunga treccia rossa ondeggia ad ogni passo.

Giro solo gli occhi per osservare l'esercito, il MIO esercito. Il cuore che pulsa nel petto, finalmente ho la possibilità di togliere le catene al mio popolo o morire sul campo di battaglia.

Solo un obbiettivo SCACCIARE I MANTI NERI una volta per tutte!

Mi avvicino al messo, lo sguardo truce come un fuoco di ghiaccio:

"Corri come se il diavolo ti stesse inseguendo e consegna la missiva alla mia Signora!"

MESSAGGIO

Mia Signora,

ho la forza bellica necessaria per colpire.

Ma il nemico deve essere distratto.

Invia un esercito al confine Nord, non un attacco diretto, ma rapide e veloci scorribande per tenere gli occhi del nemico focalizzati a sud.

Varka

Avanzo verso la testa dell'esercito quando i mio occhi di falco scorgono qualcosa su un balcone, giro lo sguardo, le mie gambe tentennano per la prima volta, un senso di calore che scalda il mio corpo ed un pizzicore ovunque su tutto il corpo, sensazioni troppo femminili per essere quelle di una guerriera abituata al ferro e al fuoco, reali, presenti, VIVE!

Un breve cenno del capo, come ad invitare quell'ombra a marciare con noi, sperando che l'abbia colta prima di sparire.

Potrei andare a cercarlo se fosse Varka a decidere, ma ora non sono Varka la Guerriera, sono il comandante dell'esercito delle Marche del Nord e troppo vite gravano sulla mia testa.

Riprendo la marcia, passo marziale, non batto ciglio, ma nel mio corpo sta ardendo un fuoco che spero non mi bruci.

Arrivata in testa mi volto, migliaia di facce che mi guardano. Un attimo di silenzio per passare in rassegna tutti quei volti, molti di essi non faranno ritorno, ma altri avranno la gloria di aver combattuto affinché altri siano liberi.

Sfilo la spada e la sollevo verso l'alto, i muscoli del braccio tesi:

"Marche del Nord, dell'Est ed Ovest, oggi marceremo per liberare il Sud, ma non sarà la mia guerra, sarà la guerra di tutto il Regno, perchè sebbene la minaccia sia ancora lontana dalle Vostre terre prima o poi arriverà anche qui! Ma noi non lo permetteremo, schiacceremo il nemico ed il loro ricordo sarà spazzato via come cenere al vento!"

Prendo fiato e ordino all'esercito "IN MARCIA!"

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Thaddeus

Non sono per niente contento di quello che Morgan dice rispetto a quello che Morgan dimostra. Questo lo mette già in difficoltà ai miei occhi. Da un lato mi accorgo di essere nel posto giusto, dall'altro mi rendo conto che la situazione sta precipitando e non va bene.
Signor Morgan, apprezzo la sua disponibilità nel mostrarmi i suoi libri contabili, sarei curioso di sapere se me li avesse mostrati se non fossi venuto qui, vestito così, con i miei accompagnatori.

scelta

Fuori stanotte

Riconsegno i libri al signor Morgan scrutandolo fin dentro alla sua anima, conscio del fatto che quello che potrei trovare non mi piace di sicuro. Quando rientra nel magazzino, indico Turel e Fursil.. mettetevi alla coda del carro. Lo seguiamo senza farci vedere. Quando arriveranno al magazzino, come scritto sul libro, ci facciamo trovare li davanti appena aprono. Discrezione fratelli miei e stasera porteremo a casa una vittoria che sa di amaro, ma pur sempre una vittoria.

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Nero Dessendre

Le dita di Nero scorrono sulle pagine come se fossero tele fragili. Ogni parola di Konnigton è un tratto di pennello che apre un mondo. Tacche sugli abeti, pietre che cantano, rifugi dove i corvi non scendono… Segreti di guerriglia, tessuti come una mappa invisibile per chi combatte in minoranza.

Ma poi il tratto cambia. La grafia angolosa, rabbiosa. Kael.
Il nome brucia come un vecchio taglio che non smette di pulsare. Ha toccato questi fogli, li ha marchiati col fuoco. È stato qui, davanti a lui, e già conosce l’Ouverture. È un passo avanti.

La lastrina di mica riflette la luce pallida sulla nota: “Pietra viva, due colpi e uno lungo.” Un codice, un richiamo. Un varco sotto la montagna. Nero la infila nella manica come fosse un talismano e stringe il cartiglio tra le dita.

All’uscita, i Lupi Grigi lo attendono sotto il ballatoio. Dodici uomini in silenzio, archi compositi e lame corte. Rhett, volto scavato e cicatrice che attraversa il sopracciglio, lo guarda senza cerimonie. «Comandi.»

Nero non ha bisogno di spiegare troppo. Indica la direzione con un gesto netto.

«Alla Gola del Corvo. La raggiungeremo senza clamore, Muoviamoci leggeri, a distanza, come lupi tra gli alberi. Non marceremo: cacceremo.»

I suoi occhi si soffermano un istante sul cartiglio, poi sul volto di Rhett.

I Lupi annuiscono appena. Nero avanza per primo, il mantello che si fonde all’ombra. La caccia è iniziata, e la Gola del Corvo li attende.

Nero sceglie vie secondarie: guadi guizzanti, ruscelli che bisbigliano sotto ponticelli logori, pendii rocciosi ricoperti di muschio. 

Quando la foresta si stringe, il terreno diventa ruvido: ciottoli affiorano tra la terra smossa, radici nodose come vene contorte. Il rumore di un ruscello lontano, un profumo di muffa e funghi — resina, ancora — punteggiano i sensi di Nero. I Lupi procedono in silenzio, sguardi bassi, mani pronte alla lama.

Poi appare la Gola del Corvo davanti a lui: un varco nella roccia che pare scolpito da venti antichi, le pareti muschiose che si serrano come un labbro. Il passaggio è stretto: roccia a strapiombo su uno o entrambi i lati, con qualche stalagmite di roccia sporgente, umida, fredda.


GM

non sono sicuro di aver capito cosa intendi con la domanda come approccio la gola del corvo. il post sopra risponde o devo darti maggiori dettagli sulla conformazione del terreno o di che tipo di ordini fornisco ai lupi? inoltre in una situazione del genere posso usare la mossa cacciare/seguire tracce per individuare la presenza del nemico?

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NIVARA THORNWOOD

L'altro giorno quelle radici non c'erano o le avrei estirpate, se mi sbrigo forse potrei avere un po' di tempo per studiarle e capire perché si comportano in questo modo.

Finisco di preparare il necessario per il viaggio e scendo nel giardino, mi avvicino al muro che, guardando in alto, porta alla finestra della camera dove ero poco fa. Lunghe radici salgono come se cercassero la luce, anche se non dovrebbero. Col poco tempo a disposizione, prima del raduno con Varka e l'esercito, cerco di capire cosa c'è di diverso e di atipico in queste radici e se quello che mi appare davanti agli occhi è veramente ciò che sembra. Poi, se mi avanza tempo e la mia conoscenza mi aiuta, cerco di capire cosa potrebbe comportare questo comportamento nel prossimo futuro e se necessità una mia allerta a riguardo.

DM @Pretzel Jack

Ho provato a inserire una mossa, e le possibili domande associate, reinterpretandole senza scriverle paro paro, se non si capisco dimmelo che vedo di migliorare. In questo caso la mossa è "Discernere Realtà" con le tre domande, nell'ordine:

  1. Che cosa qui non è ciò che sembra?

  2. Cosa sta per accadere?

  3. Da chi o cosa dovrei stare all’erta?

Si è fatto quasi tardi, se mi sbrigo sarò in perfetto orario. Corro lungo le vie in direzione del raduno e riesco a raggiungerlo con qualche minuto di anticipo, giusto in tempo per farmi scrutare dalla testa ai piedi dai presenti (come se fosse una novità, uff).

Due stalloni mi si avvicinano, io li guardo, faccio un leggero inchino e un cenno di riverenza col capo. Mi avvicino a loro e mi fanno capire che la sella e la montatura li rallentano e basta, quindi gliele tolgo e le faccio cadere a terra.

Pochi istanti dopo Varka incita l'esercito e lo esorta alla marcia. Io mi avvicino a lei e una volta al suo fianco, certa che mi abbia visto prima di appoggiarle la mano destra sulla sua spalla sinistra per evitare una sua reazione inconscia, avvicino la mia bocca al suo orecchio coprendo con la mano in modo che se qualcuno stesse vedendo non possa leggere le labbra

Se sei d'accordo prenderò uno di quei due stalloni e mi avvierò davanti a tutti e, non appena sarò abbastanza lontana o con la possibilità di nascondermi, lo abbandonerò alla sua libertà e mi trasformerò in un corvo per sorvolare la strada dinnanzi a noi in modo da anticipare eventuali pericoli sul nostro cammino. Non voglio che nessuno oltre a te lo sappia, fidarsi è bene, non fidarsi è meglio. Ogni ora tornerò da te così saprai che va tutto bene, se mi poserò sulla tua spalla vuol dire che dobbiamo parlare, se mi vedrai disegnare un cerchio nel cielo in lontananza vorrà dire presenza di esseri umani o creature di natura dubbia, mentre con una forma ad otto vorrà dire che sono nemici o esseri probabilmente aggressivi.

DM @Pretzel Jack + @shadyfighter07

Come sopra, provo a narrare la mossa, se non si capisce fatemelo sapere. In questo caso mi propongo come "Esploratore" nella mossa "Intraprendere un viaggio pericoloso"

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VARKA - Marche del Sud

L'esercito è pronto a partire, ma Nivara si avvicina a me e mi sussurra qualcosa all'orecchio.

Ascolto con attenzione le sue parole e rispondo a mia volta sussurandole nell'orecchio in modo che nessuno oltre lei possa sentire

NIVARA @CocceCore

"Qualsiasi sia il tipo di aiuto per la nostra causa è ben accetto ed avere occhi che osservano dal cielo è senzaltro un aiuto di alta fattura. Vai ed aprici la strada"

Non sono avezza alla magia ma pur di liberare le mie terre sono pronta a tutto.

Marcio a testa alta, sono avvezza a portare gli eserciti in guerra ma mai uno di queste dimensioni, la cosa non mi spaventa ma anzi mi eccita.

Guardo davanti, gli occhi diretti verso sud, stringo il pugno, più volte ho dimostrato il mio valore alla Leonessa, ma se questa missione finirà come spero avrò l'onore di essere ricordata anche dai posteri.

  • Autore
comment_1927784

Nero, Le selve

La Porta d’Onice si richiude alle tue spalle come un coperchio messo su un braciere. Hai goduto poco dell'ospitalità della capitale. Cinquanta uomini con te, Rhett e i Lupi Grigi a filo dei margini, cappucci bassi, corazze scure senza emblemi, archi e lame che non fanno rumore.

Le Terre Centrali non sono più campagne, ma un alveare in allarme. Focolari smontati in fretta, tende legate con corde diverse, bambini che imparano a stare zitti prima ancora a camminare. La colonna che marcerà con Varka si addensa oltre i fossati: cavalli che battono gli zoccoli, ufficiali che ripetono gli stessi ordini finché diventano abitudine, fabbri che martellano ferro come se avessero un conto in sospeso col mondo. Una madre ti fissa e ti fa un cenno appena, ringraziando senza parole. Un vecchio ti riconosce dalla rosa nera sul fermaglio e si volta, come per non rubarti più fortuna del dovuto. Poi, dopo due giorni di marcia a cavallo, la pianura si fa fitta. L’aria cambia odore. Entri nell’Ovest e la luce si stringe in fili tra i rami. La terra è scura e buona, le foglie umide ti scivolano sulle spalle, la resina resta sulle dita. I sentieri smettono di essere strade e diventano confidenze dette piano. Nessun corvo. Solo acqua da qualche parte e il rumore di cose che vivono. Rhett fischia una volta sola. I Lupi si aprono come un ventaglio e spariscono dove c’è ancora ombra. Tu tieni il passo a metà, il posto di chi ascolta prima di parlare. Sul bordo del sentiero trovi il primo segno: una quercia incisa a coltello con tre tacche in verticale, vecchio codice da guerra dei taglialegna, “guai in avanti”. Più avanti, ceppi segati di fresco e tirati via dal centro della pista: non sono alberi caduti, sono barriere pronte a ribaltarsi. Un sasso in mezzo alla polvere, messo, non caduto, per misurare un passo. Un giovane ramingo della tua scorta ti fa notare un gruppo di foglie messo a coprire un altra trappola a terra.

Il nemico sembra aver aumentato i suoi sforzi per controllare le strade da quando sei partito.

Gli appunti di Konnigton, stropicciati nella tua tasca, iniziano a parlare al paesaggio. Le tacche sui tronchi tornano ad avere un senso. Un cumolo di roccie a dieci passi da un incrocio è un segnale. Il laghetto vicino ad un castagno storto, indica una deviazione sicura verso nord-est. La carta del Lord ti spiega come muoverti nella tua stessa terra utilizzando sentieri non battuti.

Arrivate nella luce grigia delle Selve Grandi che si chiudono a imbuto. La Gola del Corvo appare come un labbro di roccia: pareti muschiose che si stringono, sporadiche cuspidi pietrose sporgenti, umidità che sale dalla pietra e ti entra negli stivali. Il fondo è una spina di ciottoli affiorati. Appoggi la mano alla roccia: è fredda, ma senti un vibrare basso, regolare, come il fiato di una bestia addormentata. Sei venuto per riaprire le vie, e qui capisci perché Konnigton chiamava questo passaggio “cardine”. Se prendi la Gola, aggiri i promontori dove si potrebbero arroccare degli arceri, sfili sotto gli occhi di chi controlla i boschi e sbuchi dietro i punti di taglio delle varie strade. Riapri in una volta sola tre passaggi di convogli verso Tharnwood e, più a valle, verso Deepharbor. E se questo passaggio già di per se potrebbe essere utile se protetto, l’“Ouverture” che vantaggio potrebbe portarti se capisci che cosa è? Stringi la mica tra le dita. Due colpi corti, uno lungo sulla pietra.

Rhett ti raggiunge senza rumore. “Impronte leggere su suolo duro,” dice. “Non portano peso, né ferri. Vanno e tornano. Esploratori del nemico probabilmente.” Un Lupo ti porge una freccia con l’empennaggio annerito di pece, bilanciata bene, lavoro pulito. Non è cacciatore di paese. È mano addestrata.

Il nemico, qui, combatte come la foresta: non prende, svuota. Taglia le vene delle strade, incendia dove non c’è vento, mette paura nel lavoro dei mulattieri. Spinge i convogli nel collo di bottiglia e li brucia a metà, abbastanza da far notizia, abbastanza da far smettere agli altri di tentare. Non occupa villaggi: spegne cucina e campanile. Il pane muore prima degli uomini. Questo è quello che sei venuto a combattere, senza un esercito ma con cinquanta lame esperte.

Dietro le pareti di muschio, l’acqua continua a parlare da sola. Tharnwood è a un giorno a nord-ovest, sospesa tra pietra e legno come sempre. La Lunga Guardia veglia la costa oltre le creste, e Deepharbor sente già la mancanza di farina e sale fino. Rhett non chiede altro. I Lupi attendono il gesto. Le tue mani conoscono già il peso dei nodi e il ritmo dei passi. Tocca a te dire come si riapre il respiro dell’Ovest. Davanti a te, strade che non fanno scena, fanno guerra.

OFF Gdr

Ben tornato a casa nell' Ovest Nero. Il tuo compito è riaprire le strade in modo da permettere di far scorrere nuovamente le risorse dal porto al centro dell'impero e viceversa. La situazione attuale: L'esercito dell'Ovest protegge le grandi città e prova a pattugliare, ma il nemico è difficile da afferrare ed in questo tempo i convogli ed villaggi vicini vengono depredati e non vengono lasciati superstiti. Hai carta bianca su come operare, ma ti lascio qui alcune idee..sentiti libero di utilizzarle, ampliarle, scartarle. L'importante è che vieni avanti con un piano e lo metti in atto. Ogni azione che intraprendi richiede tempi e va incontro a conseguenze. L'orologio scorre!

  • Stabilire un Campo Base : Nascosto e fuori vista, con fuochi freddi, sentinelle doppie e un punto di raccolta. Un luogo dal quale organizzare i Lupi, in cui portare nemici catturati o sopravvissuti dei convogli.

  • Attirare il Nemico. Crei un convoglio finto: tre carri leggeri, teloni sporchi al punto giusto, ruote che scricchiolano come ruote stanche e aspetti di vedere che succede. Oppure cerchi un vero convoglio che abbia il coraggio di partire.. anche se tutto sembra bloccato dalla paura al momento.

  • Mettere gli esploratori in moto: Hai 50 uomin, dagli qualcosa da fare.

  • Cercare l’Ouverture. Non sai cosa è.. ma potrebbe valer la pena continuare a seguire il tuo istinto

  • Contattare il Conte: Forse metterti d'accordo con il governante della terra, su strategie e risorse può aiutare.


Che fai, Nero?

Varka & Nivara , La colonna verso Sud

Nivara

Riguardo la mossa discernere realtà, devi anche descrivere cosa fai, perchè è quello che attiva la mossa, ad esempio: Ci dovrebbe essere un passaggio segreto qui, comincio quindi a tamburellare sulle mattonelle con la mano, controllo le assi del pavimento, tocco i candelabri per vedere se uno di questi nasconde un meccanismo.

Ho visto il tuo tiro su Lapo, hai fatto 6, quindi segna un punto esperienza.

Il rampicante che studi sembra fremere quando avvicini la mano, ma non nel modo che conosci. Un energia diversa, arcana forse lo attraversa. Le tue dita affusolate scorrono verso il suo corpo, quando lunghe e appuntite spine si generano quasi istantaneamente, come se avesse mutato per difendersi da te. Ti graffia. La puntura bruccia, ma nient'altro per ora.

La Porta d’Onice si apre come una palpebra pesante e vi lascia uscire insieme: tu, Varka, davanti alla colonna come una punta di lancia; tu, Nivara, al suo fianco un momento, poi più leggera, pronta a svanire nell’aria.

Dietro di voi, Carthagorn trattiene il fiato. Sulle vie principali la folla si schiude, ma ai bordi restano gli sguardi: madri coi piatti vuoti, artigiani che inchiodano casse, nobili incorniciati dalle logge che contano i vostri vessilli senza farsi vedere. L’acciaio canta piano, le cinghie scattano, i cavalli imparano la cadenza del vostro passo. Il messo della Leonessa parte come se avesse il fuoco alle calcagna: il tuo ordine, Varka, corre a nord del fronte meridiano a sollevare polvere e distrazione. La pianura del Centro vi prende e vi consegna alla strada: campi tosati, granai custodi del niente, pozzi coperti da assi. Convogli imperiali vi incrociano e s’allineano dietro al vostro strascico di polvere: la colonna cresce a ogni miglio. Quando il sole sale, Nivara, gli stalloni ti annusano come si fa con un campo nuovo; tu li calmi con due dita, sciogli una sella, tocchi il collo e lasci andare. Alzi gli occhi, la pelle sente l’aria, e poi non sei più a terra: ali nere, lucide, un colpo secco e il vento ti prende. ( Le tue mosse per la forma animale sono: Fuggire Volando, Accecare )

Varka, tu vedi il corvo che ti promette segnali: un cerchio per “presenze”, un otto per “nemici”.

Dopo 4 giorni di marcia entrate nel Sud senza confini. La terra si fa osso: gole come ferite, miniere come bocche puntellate, colline spelate in cui il vento porta odore di ferro. Una spina di fumo scuro si piega col vento oltre un dosso; più tardi, l’odore vi raggiunge: cenere bagnata e grasso arso.

Dalla tua quota, Nivara, la terra racconta: due piste pesanti di carri, venute da nord-ovest, ripartite da poco verso sud. Li vedi: catene trascinate, casse lunghe, scorta nera. Se li segui, arrivi dove il terreno si stringe in un anfiteatro naturale rialzato: il Cerchio delle Catene. Sulla pietra alta e piatta, il gruppo di guerrieri tutti ammantati in nero si ferma e si apposta sull'altura. Una ventina di soldati, quello che sembra essere il loro ufficiale e due carri carichi di uomini in catene. Il luogo si trova a circa un giorno di marcia dal resto dell'esercito. Oltre a questo punto, altri fumi neri si alzano in tutta la terra rocciosa che si dipana davanti a te. Ed in lontananza, la vostra metà, Gor-Lahm si mostra come un accentrazione di oscurità. Una vecchia roccaforte di confine in rovina. Le mura crollate in più punti, una grande bastione ancora robusto. Fuochi neri hanno del tutto oscurato il cielo li sopra.

Intanto l'esercito imperiale si ferma sopra la Piana delle Forge Spente: tettoie cadenti, piazzale di terra battuta, colate di scorie come dune nere. Un posto giusto per pianificare come arrivare a Gor-Lahm. La colonna lenta e pesante del pugno armato dell'impero conta 35000 anime. Il grosso è composto da fanteria leggera e pesante, poi da arceri, cavalleria corazzata ed esploratori a cavallo. Trasportate anche poche torri di assedio e dei trabucchi smontati. Vi seguono uno spauroto gruppo di scribacchini e uomini di fede, venuti a benedire le armate chiamate a proteggere la fede nell'Impero. Tendoni bianchi sono stati rapidamente tirati su, ed è stato creato un perimetro sorvegliato.

Attorno a voi, Varka e Nivara, nella tenda di comandi, i capitani serrano un semicerchio. Sono uomini dell'impero. Duri, segnati da quello che sono state le guerre di unificazione e che forse avrebbero preferito non ritrovarsi a marciare in una nuova guerra per proteggere il governo degli uomini. Allo stesso modo avvertite anche che hanno una marzialità che non appartiene a nessuna di voi due e potrebbero avere difficoltà a confrontarsi con chi non è un "soldato" come lo intendono loro. Una mappa del sud è aperta sul tavolo.


Gor-Lahm. Si trova a sud rispetto a voi. 5 giorni di marcia, riposando ogni sera. 3 giorni se riposate due notti sole, ma fiaccate l'esercito. Sulla strada solo villaggi in rovina e qualche miniera.
Cerchio delle Catene. Un punto di controllo e raccolta ad un giorno di marcia andando verso Sud-Ovest, individuato da Nivara.

Altri cerchi. Sulla mappa sono segnati altri Cerchi simili a quello delle Catene. Punti rialzati, utilizzati precedentemente come punti di commercio per gli schiavi. Forse il nemico gli utilizza tutti come punti di controllo e raccolta. Sono tutti lontani uno o due giorni dalla strada diretta che porta alla vostra metà.
Dahr-Khalem Capitale della Marca, si trova a Sud Est. E' da qui che la Leonessa marcerà con la sua armata verso il nemico per attirare la sua attenzione

Cosa fate Comandanti?

Off Gdr

Ben arrivati nel caldo sud. La terra è aspra e pericolosa. Voi siete un ammasso lento. La strategia che avete messo in atto è di colpire in sincrono con la Leonessa, tenetelo a mente, sempre se il vostro messaggio le è arrivato. Avete cinque giorni di marcia se decidete di puntare direttamente a Gor-Lahm. Come sempre tutto ha una conseguenza. Ignorare i vari Cerchi, rallentare la marcia ecc. Il tempo è prezioso.

Ignoriamo per ora le meccaniche di " Intraprendere un Viaggio Pericoloso". , ma tengo conto che Nivara continua a sorvegliare la colonna dell'esercito, almeno che non mi dite diversamente.

Decidete cosa fare strategicamente. Se volete puntare con tutto l'esercito su Gor-Lahm, se staccarne una parte per occuparvi dei punti di controllo della Marca, se fare una marcia forzata o qualsiasi altra cosa crediate utile.

Thaddeus , Vicolo delle Lance

Le tue parole a Morgan tagliano come una lama lucida. Lui sorride , troppo e arretra appena, lasciandoti il corridoio dei registri e il cortile dove il mulo pesta zoccoli con impazienza. Quando rientra, fai un cenno breve. Turel e Fursil scivolano fuori dal tuo fianco come due ombre che hanno imparato a camminare al ritmo dei rintocchi. “Discrezione,” sussurri. Loro annuiscono e spariscono nella trama del vicolo. Cala il pomeriggio e, con esso, una pioggia fina che lucida il selciato. Dal portone interno, il carro esce. Cassa su cassa, coperte di tela grezza. Un carrettiere fischietta stonato. L’altro guarda troppo spesso dietro.

Te ed i tuoi due uomini prendete quota lungo le scale esterne, passano da una terrazza all’altra, poi giù, a filo dei tetti di lamiera. Il carro svolta due volte, costeggia una grata con il muso del mulo che sbuffa, entra in una stradina dove l’eco sembra spegnersi. due colpetti sul mattone, uno lungo sul ferro della grata. La porta di servizio scolpita quasi a sparire nel muro di basalto vibra e scivola indietro. Una mano arraffa qualcosa dal carro e la porta nascosta si richiude, mentre il carro riprende la sua strada.

Se continui a seguirlo, vedi replicare la stessa scena un altro paio di volte. Quartieri diversi, edifici grandi, che contengono abitazioni. O almeno è quello che ti sembra di ricordare o c'è altro?(1) Sempre consegne rapide e senza modo che possiate vedere chi ritira o cosa. Se ancora non intervenite, vedete infine il carro arrivare al magazzino N-0. Un vecchio capannone che costeggia la muraglia esterna della citta. Il portale di legno si apre. Nell'ombra del capanno vedi una figura ammantata di nero con le braccia incrociate. Il carro comincia lentamente ad entrare. E' tempo di fare qualcosa. Potresti avvicinarti e provare ad introfularti dietro il carro, o uscire allo scoperto e bloccare la cosa. (2)

Cosa fai, Thaddeus?

Off Gdr

Sfruttiamo questa scena per utilzzare le mosse. O calcato un pò la mano, ma sono situazioni che potrebbero innescare Declamare conoscenze qui 1 e utilizzare Sfidare il pericolo qui 2 , ma sentiti libero di sperimentare.

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VARKA

Devo sgolarmi per far tenere il passo all'esercito, si vede che molti di essi sono più abituati a mangiare e a bere piuttosto che marciare a passo serrato.

Pur vero è che un esercito di siffatte dimensioni è molto diverso da un manipolo di razziatori a cui sono avvezza.

Tuttavia dopo 4 giorni raggiungiamo i confini della mia terra, ben diversa dal verde collinare del nord, dove il sole bacia. Qui il sole brucia, il terreno è aspro e selvaggio.

Ci fermiamo alla Piana delle Forge Spente, ordino di montare il campo, sosteremo qui il tempo necessario.

Nella Tenda

Quando tutti i Capitani sono arrivati propongo la mia tattica:

"Signori, non speravo di arrivare così presto nelle terre del Sud. Fino ad ora è stato semplice e da questo punto in poi ogni tattica è fondamentale. Se non siamo stati visti abbiamo il vantaggio della sorpresa, ma dobbiamo capire come muoverci"

Le mie mani si muovono sulla mappa.

"Se la Leonessa ha ricevuto il mio messaggio l'esercito del Sud ingaggerà battaglia a Sud Est, qui c'è un punto di controllo!"

Indico il cerchio delle Catene a Sud Ovest.

"Marciamo verso il cerchio, con tutto l'esercito. Da li ci divideremo. La fanteria marcerà diretta verso Dahr-Khalem, la cavalleria andrà a sud e poi muoverà ad est. L'esercito nemico sarà schiacciato su 3 fronti"

Guardo i comandanti per accogliere eventuali suggerimenti.

NIVARA

Quando sono sola con Nivara le spiego cosa dovrà fare per me.

"Vola diretta verso la Capitale del Sud ed accertati che l'esercito della Leonessa si sia mosso. "

@CocceCore

comment_1928154

NIVARA THORNWOOD

Nonostante questo viaggio sia dovuto ad una battaglia che ci attende, volare libera nel cielo mi fa sentire bene, soprattutto una volta allontanatici dalla capitale e dal suo grigiore.

Avvicinandosi ai confini con la marca del Sud e superandoli, con l'avvistare dell'esercito nemico, questa sensazione si attenua ma non scompare e rimane comunque quella predominante in me.

Continuo a fare quanto pattuito, perlustro (stando attenta a non destare sospetti) e riporto quanto individuato a Varka.

Quanto l'esercito monta il campo e Varka chiama a radunata tutti i Capitani, mi metto in piedi al suo fianco un po' arretrata in modo che sia lei al centro dell'attenzione com'è giusto che sia visto che è la persona che conosce meglio queste terre ed è al comando di questo esercito.

Da questa posizione, inoltre, posso scrutare gli sguardi dei Capitani mentre Varka spiega il piano, i quali non mi sembrano molto convinti dello stesso, ma ancor di più di dover prendere ordini da Varka. Sarà perché è una donna? Sarà perché non fa parte dell'esercito? Sarà perché era una schiava? Una combinazione di queste? In ogni caso sicuro non sono totalmente ai nostri servigi.

VARKA

Quando sono sola con Varka che mi spiega il mio compito, le riferisco quanto percepito e le consiglio di affrontare i Capitani ad uno ad uno per essere certa che siano con noi e non che al momento per loro più opportuno ci girino le spalle mandando all'aria tutta la strategia o, ancora peggio, che vadano dal nemico a spifferare tutto il piano.

Detto ciò, chiedo un'ultima cosa a Varka.

Di chi mi posso fidare dell'esercito della Leonessa? Come lo riconoscerò? E cosa dovrò fare o dire io affinché mi credano la tua spalla e non si spaventino della mia magia?

Ricevo la risposta e....

Mi trasformo nuovamente in un corvo e mi avvio verso Sud.

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VARKA

NIVARA

Ascolto le parole di Nivara, lecite ed i suoi timori sono fondanti. I suoi tratti non sono quelli di una donna del Sud e se piombasse nel campo di battaglia sarebbe trucidata prima che i suoi piedi possano muovere un passo.

Dal polso mi sfilo un bracciale, è nero e sopra è incisa la lettera V rossa con una goccia di sangue che sembra colare verso il basso.

"Mostra questo bracciale ad un capitano e chiedi udienza con la Leonessa! Di loro che sei la mia portavoce!"

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