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Dragons´ Lair

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Carthagorn non era mai stata silenziosa, ma ora sembrava ringhiare.

Il cielo sopra la città aveva il colore dell’acciaio non temprato, grigio e nervoso, gonfio di un temporale che non cadeva mai. Il vento s’infilava tra le guglie come un ladro senza nome, sollevando mantelli, sospiri, odore di paura.

Le mura nere, alte, impossibili, scolpite nella montagna non bastavano più a contenere il cuore dell’Impero dell' Uomo. Le porte erano presidiate giorno e notte, non tanto per tenere fuori un nemico... ma per tenere fuori tutti gli altri. Fuori, accampati lungo le strade, c’erano migliaia. Volti stanchi, piedi sporchi di chilometri, bocche piene solo di racconti, villaggi scomparsi, figli perduti, urla nella notte e cavalieri neri che non parlavano mai. Le guardie li scacciavano a colpi di picca se si avvicinavano troppo ai cancelli, ma loro restavano. Perché nessun altro posto li voleva.

Dentro, invece, era iniziata la danza dei mantelli e delle armi. Le delegazioni delle quattro Marche avevano preso d’assalto la città. Carovane cariche di scorte, carri pieni di armature, scorte e messaggeri. Nobili e stregoni, esploratori e legati militari. L’intera macchina imperiale si era rimessa in moto… cigolando come una spada spezzata che si prova a ritemprare.

Nel Palazzo dell’Eco, le voci dei Conti si facevano sentire attraverso i corridoi: il Sud batteva i pugni, l’Est sussurrava tra le rune, l’Ovest osservava e taceva. Del Nord, nessuno parlava. Nessuno aveva osato farlo da settimane.

Carthagorn era tornata a vivere. Ma non era vita. Era respiro trattenuto. Era una bestia ferita che sta decidendo se morire o uccidere ancora.

E voi eravate lì.

Non per caso. Non per sbaglio. Ma perché il tempo aveva iniziato a stringere, e qualcosa, nel profondo, vi aveva già scelti.

  • 4 settimane dopo...
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Info di gioco

Ragazzi benvenuto al vostro primo giro di post. Utilizzeremo il prologo per approfondire ambientazione, personaggi giocanti e non, le regole del gioco, i fronti, l'orologio, l'esplorazione, la sopravvivenza ed altre dinamiche che caratterizzeranno la vostra avventura.

Scrittura del Master:

Utilizzero' il grassetto ogni volta che uso una mossa morbida, utilizzero il grassetto rosso ogni volta che uso una mossa dura. Per spiegarvi cosa sono le mosse del master :

Mosse

Quando tutti ti guardano per sapere cosa succede scegli una di queste. Ogni mossa è qualcosa che accade nella fiction del gioco—non sono parole in codice o terminologia specifica. Ad esempio, “Consuma le loro risorse” significa letteralmente che devi far spendere ai personaggi le loro risorse.

  • Usa la mossa di un mostro, un pericolo, o un luogo.

  • Rivela una verità sgradita

  • Mostra i segni di una minaccia incombente

  • Infliggi danno

  • Consuma le loro risorse

  • Rivoltagli contro le loro mosse

  • Separali

  • Crea un’opportunità appropriata alle capacità di una classe

  • Mostra il lato negativo delle loro classi, razze o oggetti

  • Offri un’opportunità, con o senza un costo

  • Metti qualcuno in difficoltà

  • Spiega le conseguenze o il prezzo da pagare e chiedi di nuovo

Non dire mai il nome delle mosse che fai (è uno dei tuoi princìpi). Fai in modo che sia una cosa reale che accade ai personaggi: “Mentre schivi la mazza dell’ogre che torreggia su di te, scivoli e cadi sul duro. La tua spada si perde nell’oscurità. Pensi di aver visto dov’è andata a finire ma l’ogre sta avanzando verso di te. Che cosa fai?”.

Non importa che mossa tu faccia, concludi sempre con “Che cosa fai?”. Le tue mosse sono un modo per perseguire i tuoi obiettivi, uno dei quali è riempire di avventura la vita dei personaggi. Quando un incantesimo impazzisce o il pavimento gli scompare da sotto i piedi, gli avventurieri devono reagire o soffire le conseguenze dell’inazione.

Quando Fare una Mossa

Fai una mossa:

  • Quando tutti ti guardano per sapere cosa succede

  • Quando i giocatori ti danno un’opportunità d’oro

  • Quando tirano un 6-

Solitamente, quando i giocatori ti guardano per sapere cosa succede fai una mossa morbida, in caso contrario fai una mossa dura.

Una mossa morbida è una mossa che non ha conseguenze immediate e irreversibili. Solitamente significa che è qualcosa di non completamente negativo, ad esempio mostrare ulteriori ricchezze da conquistare oltrepassando un golem (offrire un’opportunità con un costo). Può anche significare che è qualcosa di negativo, ma hanno il tempo di evitarlo, ad esempio far scagliare una raffica di freccie a dei goblin arcieri (mostra i segni di una minaccia incombente) con la possibilità di schivarle e allontanarsi dal pericolo.

Ignorare una mossa morbida diventa un’opportunità d’oro per fare una mossa dura. Se i giocatori non fanno nulla mentre il nugolo di frecce li raggiunge, è un’opportunità d’oro per usare la mossa infliggi danno.

Le mosse dure, al contrario, hanno delle conseguenze immediate. Infliggere danni è quasi sempre una mossa dura, perché si tratta una perdita di PF che non potrà essere colmata senza intervento da parte dei giocatori.

Quando hai la possibilità di fare una mossa dura puoi fare una mossa morbida al suo posto, se è più appropriata alla situazione. A volte le cose si risolvono per il meglio.

Utilizzero' invece il sottolineato quando aggiungo dettagli al mondo.

Sfruttate questo primo giro di post per descrivere i vostri personaggi. Per qualsiasi domanda utilizzate l'altra discussione o mandatemi un messaggio. Per il prologo non mettiamo limiti di tempo per rispondere, vediamo come va. Buon gioco.

Il vostro Master PJ

Nero

Ti hanno visto arrivare al tramonto, o almeno così dicono i bambini che si arrampicano sulle torri più basse per contare le ombre che passano i cancelli. Il sole era basso, quasi annegato nel sangue tra le montagne, e la tua sagoma solcava la strada come un ricordo che torna quando non dovrebbe.

La Via della Breccia era più polvere che pietra. I cavalli arrancavano tra le tende degli sfollati, e la tua andatura silenziosa non faceva notizia. Troppi forestieri negli ultimi giorni. Troppa rovina.

Ma tu... tu non sei come gli altri.

Le mura di Carthagorn ti hanno riconosciuto subito. I loro bastioni neri, scolpiti nella roccia viva della montagna, ti hanno guardato passare con indifferenza antica. Non si piegano alle storie degli uomini, ma ricordano. E forse, nel sussurro del vento tra i merli, il tuo nome è passato, come un tempo passavano ordini e veleni nelle stanze del potere.

Nessun araldo è sceso per accoglierti. Nessuna fanfara. Solo un soldato che ha alzato la lancia a mezz’asta, un gesto distratto, come chi annuisce a un sogno ricorrente.

La tua sistemazione è stata predisposta nel Quartiere degli Ambasciatori, a sud della Porta d’Onice. Un tempo vi soggiornavano re e filosofi. Ora le finestre sono rotte, le fontane asciutte. Solo Emrik, un servo col naso rotto e le mani callose, ti ha aperto con un cenno muto. Ti ha lasciato le chiavi su un piatto d’argento annerito. "Ci sono due stanze senza muffa, messere," ha detto, "una guarda il burrone, l’altra l’antico giardino. Ma il giardino è morto." Ti ha guardato come uno che cerca di capire se sei il tipo da burrone o da giardini morti.

La notte è caduta in fretta. Dalle strade salivano lamenti e canti, tamburi battuti a mani nude da profughi in cerca di calore. Eppure, tu lo sai: Carthagorn non canta. Carthagorn prega, e lo fa in silenzio.

Ti sei mosso tra i vicoli come fanno i vecchi spettri. Hai visto le statue dei sovrani lungo il Viale del Patto, ognuna con un occhio rivolto a nord, l’altra perso nel ricordo. Hai passato la Piazza del Manto Bianco, dove una volta parlava l’Imperatore. Ora ci parlano solo i ratti e i venditori di paura. Hai forse riconosciuto un volto tra la folla. Un vecchio compagno? Un nemico? O solo una riflessione storta in una vetrata rotta?

La mattina dopo

Il Palazzo dell’Eco non ha campane. Ha pietra, fredda e spietata. Ha torri come spine. Ha corridoi che parlano di guerre antiche e mani che non tremavano. La sua porta si è aperta per te con il suono del ferro su ferro. Lì, due guardie in armatura brunita ti hanno squadrato. Una ha tossito. L’altra ha stretto il pugno sul cuore. Hanno riconosciuto lo stemma della rosa nera, forse. O solo lo sguardo.

Hai fatto un passo dentro.

Il silenzio del Palazzo ti ha accolto come un parente perso. Alle pareti, arazzi laceri raffigurano battaglie dimenticate. Una voce lontana discute, forse litiga. Un canto soffocato ti raggiunge, forse una preghiera. Nessuno è venuto incontro a te. Ma sapevano che saresti arrivato. E ti stavano aspettando.

Ora tocca a te decidere dove poggiare il tuo primo sguardo. La sala del consiglio? Un balcone sul cortile? Una statua che ti attira senza motivo?

Che cosa fai?

Thaddeus

Non c’è viaggio, per te.

Carthagorn ti ha visto nascere. Ti ha cresciuto col silenzio della pietra e il gelo dei marmi. Tu non sei arrivato. Tu sei sempre stato lì.

La città ti conosce. Ne porti il passo, la postura. Sai dove poggiare il piede nei corridoi del potere, e dove abbassare lo sguardo nei quartieri bassi. La polvere sulle vetrate delle cappelle, il vento che scivola tra le cripte, le risate sommesse dei chierici, tutto questo ti ha formato più delle spade o dei sermoni. Ma oggi… oggi è diverso.

La città è nervosa, Thaddeus. Lo senti.

Il cielo si è abbassato. Le guglie del Distretto Sacro sembrano artigli contro le nuvole, e i corvi si sono fatti numerosi. Le campane dei templi bianchi non suonano da tre giorni. Troppa tensione. Troppo potere raccolto in un unico luogo.

Nel Conclave Alto, ti è stata assegnata una stanza che un tempo fu di un oratore imperiale, ora ridotta a candele e pergamene lasciate a metà. Il letto è duro, le finestre si aprono sul lato est della città, da cui si vedono le fumerie delle fucine e le prime torri delle cinta murarie. Il servo che ti ha accompagnato non ha detto una parola, solo ti ha consegnato una chiave d’avorio. Sul manico, inciso: “A chi non ha eredità, è concesso ardere.”

La gente ti saluta per strada, se ti riconosce. Una madre ti ha fatto il segno del Sole sul petto, senza sapere bene perché. Un vecchio ha sputato nel canale quando sei passato. Un confratello, più giovane, ti ha seguito con gli occhi troppo a lungo prima di svanire in un vicolo.

Carthagorn ti scruta. Ti mette alla prova.

Il tuo nome è girato. "Il paladino senza lignaggio", dicono. "Quello scelto per combattere le Ombre", sussurrano altri. Alcuni ti rispettano. Altri temono il potere che ti è stato dato. Nessuno lo contesta apertamente… ma c’è astio negli sguardi dietro ai sigilli.

La notte prima dell’assemblea, sei sceso fino alla Cappella del Pianto, come facevi da ragazzo. Lì, tra le pietre ancora macchiate di vecchie cerimonie, hai trovato la piccola alcova dimenticata, quella oltre il giardino degli orfani. I tre salici piangenti ti hanno lasciato passare. Lo fanno solo con chi ha conosciuto il vuoto.

Dentro, nessuna luce se non la tua.

Una statua erosa del Primo Imperatore regge ancora la spada rivolta verso il nord. Sul pavimento, cera consumata, tracce di ginocchia. Forse c’è chi prega ancora qui. Forse… sei l’ultimo.

Quando al mattino ti sei incamminato verso il Palazzo dell’Eco, hai sentito le campane. Non quelle del Culto. No. Quelle della Torre Giudicante, il suono cupo che avvisa l’arrivo di una nuova crisi. Qualcosa è accaduto. Un’incursione, forse. Un'altra città persa. Da chi potresti informarti? Che cosa fai al riguardo?

Le guardie del Palazzo ti conoscevano. Ti hanno aperto le porte senza una parola. Qualcuno ha fatto il tuo nome ad alta voce, spezzando il silenzio dell’atrio. Un cavaliere della Marca dell’Est ti ha guardato con disprezzo. Un accolito della Marca del Sud ha chinato il capo.

I corridoi erano freddi, spogli. Le voci dei nobili rimbalzavano tra le colonne. “Strategia… tradimento… saccheggio…” I soliti vocaboli degli uomini in armi.

Ora sei qui. In piedi nella sala dove si decide il futuro dell’Impero. Una sedia ti attende. Ma anche gli occhi di chi dubita. Di chi odia. Di chi ti deve ascoltare.

Il grande tavolo tondo ospita politici, le alte cariche dell'esercito ed ovviamente i membri del consiglio che guida la citta' e i rappresentanti della chiesa. Quattro sedie intarsiate invece sono state predisposte per il Comando di Guerra. Tu sei il primo ad essere arrivato.

Carthagorn non perdona chi si siede, se non è pronto ad alzarsi con una decisione.

Che cosa fai?

Nivara

Non c’è muschio a Carthagorn. Nessun sussurro di fronde, nessun volo che taglia il cielo come un presagio.
Solo vento che raschia la pietra, e occhi che guardano troppo a lungo. Sei entrata in città prima dell’alba, cavalcando un destriero grigio dal passo antico. Non ti hanno scortata. Nessuno ne aveva il coraggio. Il tuo nome ti aveva preceduta. O forse era il tuo silenzio.

Le guardie sulle mura si sono fatte da parte. Nessun saluto, nessuna sfida. Solo dita che stringevano l’elsa con un tremore che non era freddo. Perché una druida è una domanda, Nivara. E tu sei l’unica risposta rimasta.

Ti hanno sistemata , per scelta o per caso, non importa, in una torre addossata al fianco dimenticato del Collegio delle Rune. Un luogo che la città pare aver smesso di nominare. Le finestre danno su un giardino in rovina, dove crescono alberi storti e l’edera si arrampica come una mano affamata. I gufi ci fanno il nido. Le volpi ci passano in fretta. Tu ci resti ore.

Hai camminato da sola per vicoli dove il sole non entra. Hai annusato l’aria, cercando qualcosa che ti rassicurasse. Ma qui tutto è spezzato: l’equilibrio, il ritmo, la voce della terra. Sotto le pietre batte un cuore, sì, ma non canta. Borbotta. E tu lo ascolti, anche quando fingi di non farlo.

I bambini ti guardano. Gli anziani ti evitano. I mercanti ti offrono cose che non hai mai chiesto. Gli animali, loro, ti riconoscono. Un vecchio cane ti ha seguito per tre strade, poi si è sdraiato davanti alla torre. Non se n’è più andato. C'è chi dice che non sia un cane, ma non l’ha detto a te. Lo scacci o lo porti con te?

Oggi, finalmente, ti sei diretta al Palazzo dell’Eco.

Hai scelto di camminare a piedi nudi. Per sentire la città sotto la pelle? Per rispetto? O solo per non lasciar tracce? Le guardie ti hanno vista arrivare e si sono fatte da parte, come acqua intorno a una pietra. Nessuno ti ha chiesto chi fossi.

Ora sei qui, oltre le grandi porte, nel salone dove si riuniscono i Poteri. Le parole rimbalzano tra le colonne, gonfie di guerra e di orgoglio.

Tu, invece, sei ferma.
E la città, quella vera, ti sta guardando.
Non quella fatta di uomini e armi. Ma quella fatta di memoria e radici.

Nivara, cosa provi?
È davvero qui che devi stare?
O sei qui per qualcosa che neanche Arkastel riesce più a controllare?

Che cosa fai?

Varka

Hai fatto tutto il viaggio con le armi a portata di mano. Non per parata. Perché la tua carne non si fida del mondo senza acciaio.

I cavalli hanno avuto paura quando sei passata. Anche i cavalieri. Qualcuno ti ha indicata con la punta del mento, sussurrando: "Quella viene dalla legione."
Tu non hai risposto. Perché in battaglia non si parla. Si respira, si colpisce, si vive.

Hai visto Carthagorn dal ciglio della collina, al sorgere del sole.
Nessun deserto. Nessun ferro rovente. Solo pioggia nell’aria e pietra ovunque.
Ti è sembrata fredda come la voce di un padrone, ma più grande di ogni arena.
Per un attimo, hai pensato: Questa città potrebbe uccidere anche me.

Poi hai sorriso. E sei entrata.

I cancelli si sono aperti per te solo dopo che hai mostrato il sigillo della Leonessa. Le guardie ti hanno squadrata. Alcune hanno distolto lo sguardo, altre ti hanno misurata come si fa con un’arma da maneggiare con cautela.
Una donna ti ha sputato vicino ai piedi. L’hai ignorata. Se fosse stato il Sud, l’avresti probabilmente sepolta sotto la sabbia.

Ti hanno assegnato un alloggio nella Casa dei Veterani, una vecchia caserma del centro. Odora di olio per armi, sudore secco e gloria andata a male. I soldati ti parlano poco. Solo i più folli ti cercano al tavolo. Uno ha provato a toccarti il braccio. Ora ha una spalla slogata o lo hai respinto con gentilezza?

La città ti fa schifo. Troppo morbida. Troppa gente che crede che la guerra sia fatta di bandiere e parate.
Ma poi…
Poi hai visto lui.

Un uomo. Non un guerriero. Forse un mercante. Forse un ladro. Forse niente.
Ti ha guardata come nessuno aveva mai fatto. Non con paura. Non con rispetto. Con fame.
Non quella della carne, ma di verità.

Da allora lo cerchi. Tra i mercati, tra i vicoli, tra le finestre al buio. Ma non lo hai piu' visto.
Non dormi bene. E la notte hai incubi che non sono tuoi.

Oggi, però, è il giorno del Consiglio.

Hai marciato lungo il Viale dell’Ascensione, piena di statue e vessilli, come fosse un altro campo di battaglia. Il tuo passo ha fatto tremare la pietra.
I nobili ti fissano come si guarda un leone dietro la gabbia. Alcuni sorridono. Alcuni scommettono su quanto durerai.

Ma quando arrivi al Palazzo dell’Eco, nessuno ti ferma. Nessuno ti chiede nome o motivo.

Perché il tuo nome è inciso sull’elsa della tua lama.
E il tuo motivo è inciso nella carne.

Varka, questa non è la tua guerra.
Ma lo sarà.
E forse, sarà l’ultima.

Oltre la scalinata, attraverso un grande portone si apre la sala dove si terra' il consiglio di guerra. Una sedia ti aspetta.

Che cosa fai?

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VARKA IRONMAW

VARKA

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Lunghi giorni di marcia ed ogni passo in avanti mi allontana dalla mia terra, un paesaggio ostile, bollente e sempre in battaglia ma che non ho mai lasciato, che mi ha forgiato e che dopo tante sofferenze mi ha dato una missione: difenderlo.

Mi sono fatta strada a colpi di spada, prima nell'arena e poi sul campo di battaglia, conquistando onore e gloria e soprattutto la fiducia della Contessa Lysandra, per questo sono stata scelta come ambasciatrice delle marche del Sud.

Vidi il paesaggio trasformarsi, le montagne diventare colline, la roccia nuda diventare verde e la temperatura farsi più fresca, si potrebbe persino pensare che un tale paesaggio sia accogliente, ma non per me!

Finalmente vedo la meta, l'alba rosseggia che quasi sembra macchiare di sangue le mura della città. Sorge lassù imponente, un brivido mi attraversa la schiena. Non temo il campo di battaglia ma cosa si annida all'interno dei palazzi mi fa paura.

Cammino fiera a testa alta, ignorando chi mi guarda e mi dirigo agli alloggi che mi sono stati assegnati. Un posto decisamente migliore, pieno di soldati, il profumo inebriante di sudore, armi ed olio, molto meglio della puzza nauseabonda di profumi e fiori della città.

Molti dei presenti sono rimasti stupefatti nel vedere una donna guerriera, ma mi sono fatta subito conoscere quando un tale pensando di trattarmi come una meretrice al quale è abituato si è trovato con un braccio spezzato.

Qualcosa mi ha scosso però, nel raggiungere gli alloggi ho visto un uomo, il suo sguardo penetrante che mi ha trafitto come una lama. Ho sentito il mio petto esplodere, un pò come avviene prima di una battaglia ma diversamente, mi sono sentita debole, indifesa, come se la corazza di muscoli che ricopre il mio corpo si fosse dissolta. Avrei fatto qualsiasi cosa mi avesse chiesto, non ho mai provato qualcosa del genere.

Ma così come è apparso, quell'uomo è sparito, l'ho cercato in ogni angolo, solo per chiedergli il nome ma a nulla sono valse le mie ricerche.

E' la notte prima del consiglio, non riesco a dormire, come chiudo gli occhi la sua faccia mi appare e brividi attraversano il mio corpo. Mi alzo e con la cote affilo la spada, in genere mi rilassa ma non questa volta.

Mi faccio portare una tinozza di acqua calda e mi immergo, sciolgo i capelli e lavo il mio corpo, lentamente sento i muscoli che si rilassano anche se quest'acqua ha un qualcosa di particolare, non profuma di zolfo come quella della mia terra ma piuttosto di rose.

E' notte fonda quando sento le palpebre diventare pesanti. Mi addormento, lavata e pulita, ma il sonno è breve, degli occhi che mi guardano nell'oscurità, sono i suoi. Li seguo per vicoli, mari, monti ma mi sfuggono.

Mi sveglio di soprassalto, il corpo sudato ed il respiro affannoso, il cuore che batte veloce, un pizzicore sul petto e su tutto il corpo.

"Cosa è questa sensazione?"

Cerco di scacciare i pensieri spazzolandomi i capelli con un pettine di osso, la Leonessa si è raccomandata di essere presentabile al consiglio, cercando di farmi capire che alcune battaglie non si combattono con le armi e con i muscoli ma usando qualcosa che si chiama politica.

Indosso dei vestiti puliti, pantaloni di pelle ed un corpetto di pelliccia aderente che lascia scoperto il mio addome e le mie braccia. Cammino fiera verso il Palazzo dell'Eco, le trecce rosse che ondeggiano sul petto, i miei occhi ambra socchiusi come a scrutare un nemico, ma sto cercando lui.

Salgo la scalinata, sento alcuni commenti, in altre situazioni avrei tagliato la lingua a chi solo avesse osato pronunciare simili insinuazioni, ma non oggi!

Entro nella sala, vedo una sedia vuota, mi dicono che è il posto che mi hanno assegnato ma rimango in piedi dietro di essa, alta e fiera come una statua nell'attesa che arrivino gli altri.

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Thaddeus

descrizione

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troppo giovane per il ruolo che copre, per le responsabilità che ha già sulle spalle ma determinato a lasciare il segno e fare la sua parte come sempre. Poche rughe in viso ma un ombra di oscurità non fa trasparire la sua giovinezza dai suoi occhi.

Tornare li, la sera prima del grande incontro, dove tutto è iniziato mi fa ricordare ciò che sono stato e ciò che sono diventato. Prima di accedere alla cappella, come mio solito mi fermo a sussurrare ai tre grandi alberi alcune parole di conforto e di ringraziamento, per prendersi cura di questa piccola isola felice. I tempi che corrono tengono lontano questo sentimento, ma in qualche modo una sorta di pace invade il mio petto quando sono li, da solo o forse no.
devo ricordarmi di portare altre candele, queste sono quasi finite. mentre con calma pulisco il piccolo altarino e lucidando in modo immaginario la spada che la statua tiene in mano.
Prima o poi quel trono avrà di nuovo un protagonista, qualcuno che ci guiderà verso tempi migliori.

il mattino seguente, dopo aver concluso i soliti riti di preparazione alla giornata, sono pronto a svolgere i miei compiti, quelli che mi sono stati affidati. Durante il cammino però i miei pensieri vengono interrotti dalle campane che suonano. Perchè? Devo sapere. Sono in anticipo quindi accelero il passo verso la grande voliera posta sopra una delle grandi torri del Conclave alto. Sono sicuro che il vecchio barba saprà darmi informazioni.
Un uomo dalla lunga barba bianca e dai vestiti logori, così dedito al suo lavoro che non lascia mai la torre stessa. Si raccontano storie sulle capacità di comunicazione che i suoi volatili riescono a portare a termine. E se qualche nuova missiva è arrivata, sicuramente è passata dalle sue mani.
Quante ore passate durante il mio addestramento a pulire quelle gabbie. Un compito metodico, sempre uguale ma che ti insegna la disciplina, il rigore e l'impegno. E anche la possibilità di instaurare un bel rapporto di amicizia.
Barba, vecchio amico, aggiornami su questi tempi bui... perchè il suono cupo di quelle campane? cosa è successo?

Attendo un suo resoconto facendo attenzione alle tempistiche. non posso permettermi di presentarmi al concilio in ritardo.
Giunto alla sala conciliare, individuo la sedia a me destinata e rimango in attesa, rigorosamente in piedi, poco distante, mentre ascolto senza vedere le voci che corrono lungo queste stanze. Ogni tanto scappa un leggero sorriso quando sento voci di corridoio che giudicano l'operato, ma non mi espongo più di così.

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Nivara

Il viaggio che mi ha portata sino a Carthagorn è stato un vortice di emozioni, alcune delle quali non avevo mai provato prima. Quando seppi che il Protettore mi avrebbe lasciata andare da sola, non solo fuori dalle mura di Virelach, ma addirittura in un'altra Marca, non riuscivo a contenere la gioia. Non in città, non alla Pietra del Mirir, dove diceva di avermi trovata, ma lontano, davvero lontano.

Non ricordo un sogno, né un solo momento, in cui mi sia sentita così viva. È tutto troppo bello… non sarà che mi sta facendo seguire in segreto da qualcuno? pensai. Ma accantonai subito il dubbio quando, uscita da Virelach, vidi quei grandi pascoli che avevo sempre e solo ammirato dalla finestra.

Non appena l’ultima torre scomparve dietro le colline, non esitai: mi tolsi i sandali, li lanciai lontano e saltai giù da cavallo. Volevo godermi ogni istante, ogni sensazione, ogni suono che quella distesa verde poteva offrirmi. Non volevo nulla tra me e la terra.

Nei giorni successivi, la mia felicità non vacillò nemmeno di fronte agli sguardi curiosi della gente che incontravo per strada. Leggevo nei loro occhi la stessa domanda: Che ci fa tutta sola in mezzo a queste terre? Dove sta andando? Ma loro non potevano capire, io non ero sola, anzi, per la prima volta da quando ho memoria, mi sentivo parte del tutto: della terra, del vento, del mondo. Qualcosa dentro di me si stava risvegliando da un lungo sonno.

Poi vidi Carthagorn, e qualcosa si spense. Il verde lasciava spazio alla pietra, la mia libertà si scontrava con la realtà: non ero ancora libera, dovevo ancora recitare la mia parte. Dovevo “rappresentare” il Signore.

Alle porte della città, ebbi la sensazione di non essermene mai andata da Virelach, gli sguardi delle persone erano gli stessi, le guardie si tenevano a distanza, il vento soffiava freddo sulla pietra e la terra sotto ai miei piedi sembrava trattenere il respiro, sopravvivendo solo grazie a quei pochi brandelli di verde che chiamavano “giardini”.

Non mi preoccupai degli sguardi, né dei comportamenti sospettosi. Una volta raggiunto l’alloggio assegnatomi, però, rimasi sorpresa nel trovare lì accanto un piccolo lembo di terra, trascurato e abbandonato. Ci passai ore, cercando di lenirne la sofferenza: strappando erbacce, rimuovendo sacchi marci, distruggendo una trappola che qualcuno aveva costruito, forse per le volpi che si aggiravano nei cespugli.

Quando il sole calò, salutai quel giardino come si saluta un vecchio amico, e mi diressi verso l’ingresso del Collegio delle Rune. Lì, davanti alla porta, trovai un cane sdraiato. Era come se lo avessi già visto. Ricordando le regole che vietano gli animali nell’alloggio, evitai di interagirci per timore che volesse seguirmi.

Ma quella notte, nella mia stanza, continuai a pensare a lui Dove lo avevo già visto? Poi ricordai: mi aveva seguita per tre strade quando ero arrivata al collegio. Scesi nuovamente, e lì lo trovai, ancora sdraiato, in attesa. Mi avvicinai e gli sussurrai: Se sei qui per me, questo non è un posto sicuro. Nasconditi nel giardino, e domani ti cercherò. Se ti troverò, saprò che sei parte del mio cammino.

La mattina seguente mi svegliai presto con un solo pensiero in testa e, prima di andare al Palazzo dell’Eco, mi precipitai nel giardino. Lì c’era lui, lo chiamai Silmeth e passai il tempo che avevo a cercare di conoscerlo, a studiarne i movimenti, i versi, i tic e a parlarci. Fu così che quando feci per andarmene, lui mi seguì e io non obiettai.

A Virelach ero abituata al lusso, ma ora la pietra sotto i piedi scalzi mi dava solo un leggero fastidio, insignificante rispetto alla mia voglia di sentirmi parte della terra. E poi i sandali… be’, erano perduti chissà dove tra i pascoli della Marca dell’Est, anche volendo, non avrei potuto recuperarli.

Nel salone del palazzo nessuno mi rivolse la parola, e la cosa non mi dispiacque. Sentivo qualcosa, una presenza. Non qualcuno, ma qualcosa che osservava. Una memoria antica, una leggenda, un pensiero sospeso. E con essa, una tristezza profonda che non mi apparteneva. Come se il presente piangesse il passato, e temesse un futuro già deciso.

Mi trovai combattuta: ignorare questa sensazione per inseguire la mia libertà… o fermarmi e capire? Poi sentii una voce. Non parlava. Ma ogni volta che pensavo alla mia libertà, si faceva sentire, confusa, soffocante. Quando pensavo alla tristezza del luogo, invece, taceva. Era un segno.

Capii che dovevo restare. Non per Arkastel, non per il suo progetto, e nemmeno per la mia libertà. Ma per spezzare quella catena di dolore che permeava l’aria. Per far tornare a respirare ciò che era stato soffocato.

Non ricordo molto delle lezioni del Protettore, ma le buone maniere della Marca dell’Est mi insegnarono che si aspetta il permesso prima di sedersi. E così feci.

Modificato da CocceCore

  • 2 settimane dopo...
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Nero Dessendre

Forse era solo un riflesso ma il vetro del Emporio per un attimo ha mostrato un volto che Nero non poteva confondere. Lineamenti scavati, un taglio ormai vecchio che corre dalla guancia sinistra fino all’orecchio, come un sorriso forzato da una lama. Gli occhi sono gli stessi: due pozzi di ghiaccio..

Putain! è Kael.” pensa

O qualcosa che gli somiglia abbastanza da farlo fermare.

Selune si è irrigidita. Ha ringhiato piano, quasi un avvertimento. Non abbaia mai, se non per ciò che riconosce. 

Nero e Kael non sono mai stati amici.
Sono cresciuti nello stesso fuoco e ne sono usciti con idee diverse su cosa si salva e cosa si brucia.

Un tempo combattevano sotto gli stessi colori. Fratelli d’arme, così li chiamavano. Ma Nero credevo in una causa.
Kael credeva nel potere.

Non l’ha inseguito. Non in mezzo alla piazza, non tra quei venditori e ciarlatani coperti di stracci. Se era lui, tornerà. Kael non si nasconde. Non per molto. Gli piace farsi vedere quando pensa che Nero non sia pronto.

La mattina seguente

Carthagorn…

Il nome si posa nella mente di Nero come un coltello afillato. Selune cammina al suo fianco, silenziosa. Solo le sue orecchie si muovono, attente a ogni sussurro di metallo, a ogni respiro affrettato oltre le colonne. Il suo manto nero sembra bere la luce fioca dei bracieri, confondendosi con l’ombra viva del Palazzo. 

Si ferma appena oltre la soglia.
Respira l’odore del ferro e della pietra come fosse quello di un vecchio campo di battaglia: sudore, sangue, segreti.

Non va subito verso la sala del consiglio. Non ancora. Non darà a nessuno la soddisfazione di vederlo affrettarsi.

Si volta verso la statua nell’atrio, quella figura mezza scolpita, corrosa dal tempo, che attira lo sguardo senza motivo evidente. O forse c'è un motivo, ma ancora non ha nome.

Si avvicina.

Tocca il marmo ruvido con la punta delle dita, lasciando che la polvere si incolli alla pelle.

"Se questi muri ricordano… allora anche questa pietra ha sentito più di quanto ha visto."

Selune si siede, vigile, gli occhi puntati verso le scale superiori.

Poi si rialza e, senza voltarsi, parla al vuoto del corridoio:

So che mi state guardando. Allora guardate bene.”

E solo allora, con passo lento e deliberato, si muove verso la sala del consiglio.
 


  • 4 settimane dopo...
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Sala del Consiglio – Palazzo dell’Eco

Il portone di ferro si chiude alle vostre spalle con il tonfo sordo di una lama riposta nel fodero.
Non c’è musica, non c’è araldo. Solo lo scricchiolio dei vostri passi sulla pietra levigata e il fiato freddo che pare condensare l’aria stessa.

Il Palazzo dell’Eco non è un edificio: è una ferita nella montagna, scavata secoli fa per ricordare all’Impero quanto piccolo fosse ogni uomo al cospetto della sua Storia. Statue mutilate fiancheggiano le pareti: imperatori senza testa, guerrieri con lance spezzate, volti corrosi dal tempo che vi fissano con occhi ciechi.

Al centro, un tavolo rotondo. Non legno: marmo nero, liscio come specchio, inciso di rune che ancora respirano luce. Una mappa dell’Impero vi pulsa sopra, come fosse un cuore di pietra.

Un vecchio consigliere, gobbo sotto un mantello color cenere, batte il pugno nodoso sul tavolo. La sua voce è roca, ma la sala la ingigantisce fino a farla rimbombare.

“Ordine. In nome dell’Impero degli Uomini, dichiaro aperto questo Consiglio di Guerra.”

I vostri sguardi si incrociano.
I Protettori non sono qui. Avete le loro voci, i loro sigilli, i loro eserciti. E i sospetti che questo comporta.

Il consigliere solleva la mano. Le rune della mappa si accendono. Tre vessilli neri emergono dalla pietra, come ombre che spaccano la superficie.

“La Marca dell’Ovest.”
Selve Infrante. Strade di terra, convogli bruciati, villaggi ridotti al silenzio.
“Un nemico invisibile assale i nostri rifornimenti. Non cercano di occupare: vogliono isolare. Se non interveniamo, l’Ovest cadrà nella fame e le strade diventeranno tombe.”
Gli occhi si posano su di te, Nero. Non chiedono un resoconto. Chiedono se conosci già l’odore di quella caccia. Intanto nella tua mente, il pensiero di Kael si rigirà, alternandosi alla sensazione di quiete trasmessa della statua a cui ti sei avvicinato prima. Konnigton, lord, studioso e avventuriero recitava la targa. Qualcosa di cui informarti forse. Quando non hai pensieri più pressanti.

“La Marca dell’Est.”
Le grandi pianure, le torri che vegliano sui fiumi, fertile cuore dell’Impero. I suoi confini sono senza protezione.
“Le guarnigioni esterne si sono arrese senza combattere. Come se una paura innaturale avesse gelato il loro sangue. O forse un incanto. Gli ordini di cavalieri più remoti non rispondo al richiamo del Protettore. Sembra il silenzio prima di un invasione”
Gli sguardi si volgono a te, Nivara. Nessuno osa dire “druido” a voce alta, ma ognuno pensa che solo tu sappia se la terra è stata ammutolita da stregoneria o da tradimento.

“La Marca del Sud.”
Ferro, sabbia, legioni temprate nelle miniere. Una guerriglia caotica e violenta.
“I nemici incatenano i prigionieri e li gettano contro di noi. Ogni battaglia che perdiamo non sottrae uomini… li aggiunge alle loro file. Un esercito variopinto e difficile da prevedere.”
Ti guardano, Varka, e nei loro occhi c’è insieme diffidenza e paura. Chi meglio di te conosce il prezzo di una catena?

Il vecchio consigliere tace. Le sue mani tremano quando indica la Capitale.
Non c’è vessillo sulla mappa, ma le rune qui si offuscano, come se non volessero brillare.

“Carthagorn.”
La sua voce cala di un tono.
“Predicatori in nero… mercanti scomparsi… ombre tra i vicoli. Non c’è prova, ma i segni si moltiplicano. Qualcosa di nefasto striscia. Se spostiamo l’esercito fuori dalle mura, cosa resterà qui dentro?”

E questa volta gli sguardi vanno a te, Thaddeus.
Non per caso.
Perché solo tu conosci le pietre e i corridoi di questa città. Solo tu hai orecchie per i segreti che si sussurrano.

E ti torna alla mente ciò che il vecchio Barba ti ha svelato.
Sembra che uno degli ultimi fuochi a nord, uno di quelli più lontani, si sia spento. Sai che le guardie incaricate di potreggere i focolai non permetterebbero che ciò accada, che sia opera di questo nuovo nemico?

Il consigliere si ritrae un passo, e la mappa resta davanti a voi. Le rune respirano lente, come un polmone malato.

“Avete il comando dell’Esercito Imperiale. Non possiamo affrontare ogni minaccia allo stesso tempo. Decidete.
Dove colpirete?
Dividerete le forze? O le radunerete in un unico pugno?
Chi porterà il peso di ogni fronte? ”

Silenzio.

Le statue sembrano tendere l’orecchio.
Le ombre sulle mura si muovono con il vostro respiro.
La città intera aspetta le vostre parole.

Cosa fate?

Per tutti

Ben ritrovati pronti per cominciare veramente dopo la pausa estiva. Eccoci al tavolo tattico, vi dò un pò di info per arrivare a decidere una strategia, o almeno a cominciare a discuterla:

Sul grande tavolo di pietra del Palazzo dell’Eco è stata stesa una mappa dell’Impero, segnata da rune, segnalini e picchetti di ferro.
Ogni fronte in pericolo è rappresentato da un vessillo nero, simbolo dei Cavalieri Neri.

  • Marca dell’Ovest: boschi e passi montani, stretti sentieri e villaggi isolati. Le strade commerciali con le città costiere sono sotto attacco da imboscate. I contatti con le guarnigioni sono sempre più radi. Non ci vorrà molto prima che il cibo scarseggi e la marca cada. Il nemico sta facendo vera e propria guerriglia. Il suo scopo sembra quella d'indebolirla e dividerla dal resto dell'impero.

  • Marca dell’Est: pianure e grandi fiumi, terra di cavalleria e campi fertili. Le prime torri di guardia sono cadute senza spargimento di sangue: intere guarnigioni si sono arrese o si sono unite al nemico, visto che non rispondo alla chiamata. Non si sa niente delle forze del nemico impiegate in questa marca. Una calma apparente che spaventa.

  • Marca del Sud: regioni aride, città scavate nella roccia e forti minerari. Qui gli attacchi sono brutali: villaggi bruciati, prigionieri ridotti in catene, legioni nere che crescono di numero dopo ogni scontro. Qui è in atto un saccheggio, che sembra peggiorare esponenzialmente con il passare del tempo, o almeno finchè rimane qualcosa da saccheggiare.

  • La Capitale (Marca del Trono): ufficialmente intatta. Ma si vocifera di infiltrazioni, di mercanti scomparsi, di pellegrini fanatici che predicano un “nuovo dio in armatura nera”.
    Al momento il Consiglio non lo presenta come fronte aperto, ma potreste decidere che vale la pena investigare.

Il Consiglio ha messo in chiaro subito che : non ci sono forze sufficienti per difendere tutti i fronti con la stessa intensità.
L’Esercito Imperiale ( Che andrà a rinforzare le varie marche) , ora sotto la vostra guida, può essere diviso, ma ogni divisione aumenta i rischi.

Dovete decidere:

  1. Dove colpire per primi.

    • Mandare la forza principale contro uno dei tre fronti esterni (Ovest, Est, Sud).

    • O restare più vicini alla Capitale, per presidiare e prevenire una possibile infiltrazione.

  2. Come dividere le armate.

    • Tutti insieme su un fronte con il rischio di perdere terreno sugli altri.

    • Dividersi con il rischio di trovarsi sopraffatti.

  3. Chi inviare come emissari.

    • Voi siete grandi eroi con grandi capacità, potreste rafforzare con la vostra presenza il fronte militare, oppure tentare azioni diverse, come dare la caccia ai cavalieri neri che comandano le armate, cercare un potere per ribaltare le sorti del conflitto ecc. Tenete presente che il tempo conta ( Clock sistem ). Non dovete necessariamente operare insieme, ma tenete conto che dovete prendere insieme le decisioni. Se siete divisi, dovrete trovare il modo di riunirvi per decidere come manovrare la catena militare imperiale. Almeno che non destiniate una parte di questa forza al singolo comando di uno di voi, con tutti i rischi del caso. Ad ogni modo le decisioni vanno prese all'unanimità.

Nulla vieta di decidere di raccogliere più informazioni prima di decidere, sacrificando del tempo. A questo scopo, avete a disposizione delle bande di esploratori. Potete decidere d'impiegarli su tutto il territorio, o in una singola parte di esso. Ovviamente più risorse destinate allo scouting e maggiore saranno le informazioni che otterrete.

Per qualsiasi domanda o idea che avete ne discutiamo off.

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VARKA IRONMAW

Rimango impassibile quando la porta si chiude alle nostre spalle, immobile come una montagna ma muscoli tesi pronti a scattare, non sono in un campo di battaglia dove metallo, sudore e sangue si scontrano corpo a corpo per sopraffare il nemico, ma questo palazzo sembra addirittura peggio.

Ascolto il gobbo con sguardo fermo e glaciale e quando ha finito di parlare mi faccio avanti.

"Numerose battaglie ho combattuto nei confini, nemmeno gli dei sanno quanto sangue è stato versato nelle marche del Sud e troppe troppe persone sono state prese e rese schiave ma....chiunque indossi una catena è disposta a tutto per riprendersi la libertà. Non parlo per sentito dire ma per ciò che ho provato sulla mia pelle stessa"

Prendo una pausa prima di continuare.

"Le marche del Sud hanno la forza di reggere, gli schiavi del sud potrebbero tornare ad essere nostri soldati se liberarati dalle catene, quindi: Portiamo l'esercito nemico verso Sud e da li lo schiacceremo tra due fronti. Ma la linea Est Ovest è ampia quindi dobbiamo scegliere se dividere il nostro esercito in due parti o se attaccare in un unica soluzione prima da una parte e poi da un altra. La mia opininione è di dividere l'esercito per non far capire al nemico il nostro vero potenziale"

Modificato da shadyfighter07

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Nero Dessendre

I pensieri di Nero di aggrovigliano come fumo. Kael Vecchio compagno d'armi alternandosi alla sensazione di quiete che la statua Konnington trasmetteva. Nero scaccia questi pensieri con un gesto della mano e si stacca dall’ombra, le rune del tavolo gli accendono gli occhi come braci. La sua voce è calma.

“Consigliera Ironmaw, ha ragione a pensare in grande, ma non vedete il nodo? Mon dieu, nessun esercito resiste senza pane. Nella Marca dell’Ovest non ci stanno conquistando terre: ci stanno strangolando i rifornimenti. Se permettiamo che continuino, i nostri uomini cadranno di fame prima ancora che di spada.”

Con due dita traccia la linea dei convogli sulla mappa, come se ne seguisse il sangue.

 “Per questo l’Ovest deve essere la priorità. Ma non servono legioni lente: contro una guerriglia, un esercito è solo un bersaglio. Non messieurs, bastano pochi uomini rapidi, invisibili, in grado di muoversi senza lasciare traccia. Io non ho bisogno di masse da comandare, ma di lame silenziose da affilare nell’ombra. Con loro andrò a stanare chi ci divora e a riaprire le nostre strade.»

Poi si raddrizza, lo sguardo gelido sugli altri.

 “Dividere ora l’esercito sarebbe un suicidio. Prima mandiamo scout a osservare gli altri fronti: capiremo chi e cosa ci aspetta. Nel frattempo, io mi occuperò dell’Ovest. Quando i convogli torneranno a correre e l’Impero avrà di nuovo respiro, allora potremo decidere dove colpire con il pugno intero dell’esercito.”

Un mezzo sorriso, appena accennato.

 «Un impero affamato muore da solo. Io non intendo permetterlo.»

Eppure, mentre la sua voce si spegne nella sala, i pensieri di Nero vanno altrove.
Alla rovina del casato i Dessendre, alle sale vuote in cui l’eco dei passi rimbombava più forte dei discorsi. A suo fratello Radhan, che avrebbe dovuto sedere al posto suo in quel consiglio. Radhan, il vero stratega, nato con la parola pronta e la mente affilata, capace di dare ordini e direzioni a un esercito. Lui, Nero, aveva sempre preferito i pennelli e le statue, l’armonia dell’arte al fragore delle armi.

Ora invece eccolo lì, a parlare di convogli e trappole, a fingere una sicurezza che dentro non sente mai del tutto sua. Forse Radhan avrebbe trovato soluzioni più sagge, più degne. Ma Radhan non c’è più. È scomparso come se la terra stessa se lo fosse inghiottito, e l’Impero non attende i fantasmi.

Così Nero rimane in piedi davanti agli altri, mascherando con il ghiaccio dello sguardo quella crepa che dentro brucia ancora.



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Thaddeus

La chiusura della porta alle nostre spalle rende tutto più concreto. Così come la presentazione della situazione attuale e i primi confronti con i miei colleghi.

Signori e signore, innanzitutto vi do il benvenuto nella capitale. Vi ringrazio di essere qui a rappresentare il vostro territorio.
Le situazioni che ci sono state presentate sono terribili sotto ogni aspetto, ogni posto avrebbe bisogno del pronto intervento del nostro esercito congiunto, quindi in qualche modo, qualsiasi scelta venga presa, un altro fronte ne subirà le conseguenze. Quindi vi chiedo di analizzare la situazione lasciando che il vostro passato, il vostro trascorso da parte. So che è difficile, anzi impossibile anche, ma la responsabilità che abbiamo ora ci costringe a fare questo passo.
Proviamo ad analizzare la situazione:
Inviare gli scout per avere una visione più chiara credo che sia già stato fatto e il risultato è quello che ci è stato comunicato proprio ora, quindi questo potrebbe essere un lavoro doppio che porterebbe via altro tempo prezioso.
Dividere l'esercito in qualche modo dobbiamo farlo per forza altrimenti rischiamo di essere scoperti, a meno che noi in prima persona ci muoviamo con un piccolo drappello.
Questo potrebbe aiutare ad affrontare più situazioni contemporaneamente.
Io sarei disposto ad occuparmi della capitale direttamente.
Attendo un vostro riscontro.

li guardo negli occhi, uno sguardo deciso, razionale, composto.

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VARKA IRONMAW


Riprendo la parola.

"Messer Dessendre, convogli non viaggiano di certo attraverso terreni aspri o poco battuti ma necessitano di strade! E come ogni comunità non può vivere senza cibo neanche l'esercito nemico può farlo. Pochi uomini potrebbero essere in grado di individuare le linee di rifornimento ed assalti notturni veloci per riprendere cio che vi appartiene. Non ci sarebbe bisogno di dividere l'esercito in due parti uguali ma tenere il grosso per le altre marche ed inviare il più veloce a ripristinare i rifornimenti delle marche dell'Ovest"

Guardo tutti i presenti delle sala, occhi gelidi e glaciali, cerco di capire i loro pensieri.

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NIVARA THORNWOOD

Alla chiusura delle porte Nivara cerca di nascondere il suo disagio, finora tutta questa storia del consiglio di guerra era solo un pretesto per fuggire ed essere libera, ma quel tonfo le fa capire che non è un gioco. Lei ora è importante e le sue decisioni contribuiranno a plasmare il futuro del regno.

Quindi che fare?! Le questioni tra umani non mi interessano, se tutti si comportassero un po' più come la natura allora sarebbe tutto più facile, perché ricordiamo, la natura dà senza mai chiedere.

In più, se qualcuno è stato in grado di appropriarsi di terre sotto il controllo di Arkastel, questo non mi dispiace affatto, anzi per me potrebbero continuare indisturbati. Ma non posso farmi vedere troppo distaccata dalla mia terra quindi devo almeno far finta di tenerci almeno un po'.

Infine, c'è quella voce proveniente da questo posto, voglio saperne di più, voglio capire perchè sembra soffrire e se posso aiutarla in qualche modo.

Quindi, dopo aver lasciato parlare gli altri consiglieri, prende la parola:

"Signori e Signora, ognuno dei vostri contributi è molto valido e comprensibile. Mi ritrovo molto con Thaddeus, ogni fronte ha i suoi grattacapi, ma non possiamo affrontarli tutti insieme. Quindi proviamo a ragionare mettendo da parte il nostro personale passato e attaccamento alla terra: a Ovest rischiamo che l'intera marca cada a causa di carestie, a Sud rischiamo che cada per un esercito in continuo aumento, dell'Est non abbiamo molte informazione, come per qui alla capitale. Inoltre, sappiamo tutti che l'Ovest ci da accesso alla marina imperiale, il Sud alle macchine da guerra, l'Est al rifornimenti e la capitale è la pietra angolare che regge le fondamenta di questo precario equilibrio. Quindi aiutare un fronte vuol dire necessariamente andare ad indebolirne un altro.

Detto ciò, parto dalla mia terra, l'Est, conosco molto bene Arkastel e so che è più che in grado di cavarsela da solo, se ci fosse qualcosa di preoccupante ne avremmo avuto più dettagli. Per questo vi propongo di mandare solo una porzione degli scout disponibili, un 20%?! da un lato a parlare con Arkastel per sapere come sta affrontando questa situazione e dall'altro ad esplorare il fronte con queste terre da cui non abbiamo notizie, non mi metto tra gli esploratori solo perché chiunque in quelle terre mi conosce e penso farei più danno che contributo ad una missione di ricognizione. Per l'Ovest, se Nero è confidente, possiamo pensare anche qui di approcciarlo con un manipolo di guerrieri e pensare ad una missione il cui primo obiettivo è l'acquisizione di nuove informazioni e, nel caso si presentasse una ghiotta occasione, cercare di arginare lentamente la situazione. Non priverei l'esercito di tutti i suoi migliori guerrieri ma potremmo pensare ad un 10% dei migliori con qualche scout ad accompagnare? Il Sud sembra quello dove si necessita più forza bruta quindi potremmo mandare lì la maggioranza dell'esercito, mantenendo comunque un buon presidio della capitale, anche perché se non stiamo solo perdendo uomini, ma questi entrano nei ranghi del nemico, la situazione potrebbe degenerare molto velocemente. Infine, rimane la capitale per la quale mi propongo di dare una mano a Thaddeus, visto che la conosci come le tue tasche, mantenendo il profilo più basso possibile.

Concludo con una domanda, del Nord sappiamo qualcosa? la situazione è invariata? non abbiamo preoccupazioni a riguardo? Giusto per capire se concentrarci "solo" sugli altri quattro fronti o dover aver a che fare con un quinto"

Modificato da CocceCore

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Thaddeus

Le considerazioni di Nivara mi sembrano piuttosto ragionevoli signori. In qualche modo riusciamo ad approcciare a quasi ogni situazione senza compromettere troppo la nostra struttura.
Vi chiedo di considerarla per prendere una decisione finale e metterci all'opera.

Un ottima scoperta questa. Ognuno di loro sembra valido, bene.

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Nero Dessendre

Nero rimase in ascolto, lasciando che le parole di Nivara e Varka trovassero spazio nella sala. Gli ricordarono, per un attimo, le discussioni a cui avrebbe preso parte Radhan: mio fratello avrebbe saputo tessere queste voci insieme, con la naturalezza di chi nasce per guidare. Lui, invece, era sempre stato più vicino alle statue che agli uomini.

Si fece avanti con passo lento.

Ogni parola che avete detto è vera: il Sud può diventare una ferita che sanguina all’infinito, l’Est ci nasconde più di quanto mostra, e la Capitale… la Capitale è un enigma che non possiamo ignorare.” 

Le sue dita tracciarono le rune che segnavano l’Ovest.

 “Io condurrò un manipolo nell’Ovest, non per piegare il nemico, ma per scoprire chi muove questa caccia nell’ombra. Non servono legioni, ma pochi uomini rapidi. Nel frattempo, i nostri scout si muoveranno a Est e a Sud, come suggerito. Così, quando torneranno con risposte, non avremo solo rapporti, ma anche una via sicura perché i convogli possano scorrere di nuovo.”

Si raddrizzò, e per un momento sembrò che il fuoco delle rune gli danzasse negli occhi.

Non è ancora il tempo di decidere dove colpire con il pugno intero dell’Impero. È il tempo di ascoltare, osservare, saggiare i nostri nemici. E quando sapremo chi ci stringe il cappio… allora sceglieremo insieme dove spezzarlo.

Con un leggero inchino del capo verso Nivara e la Guerriera Ironmaw, Nero si ritrasse di nuovo nell’ombra. Forse non ho l’arte di Rdhan, pensò. Ma le ombre, almeno, so come muoverle.


  • Autore
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Sala del Consiglio – Palazzo dell’Eco

Il tavolo di marmo respira. Non è un’illusione: le rune scolpite nella pietra si dilatano e si contraggono come branchie in acque scure; la mappa pulsa, e per un istante vi pare di vedere l’Impero vibrare sotto la pelle della sala. Dalle nicchie, gocce d’acqua cadono a tempo; tic, tic ..come un orologio che conti non i minuti, ma le albe rimaste.

Il vecchio consigliere non parla più. Vi ha lasciato il silenzio, e il silenzio è un animale che morde.

Le luci sui tre vessilli neri tremano; dalla Capitale si alza solo una luce spenta, un chiarore malato. Voi quattro siete ancora in piedi, e in piedi vi guardano statue senza occhi, come giudici antichi che non ricordano più cosa sia la pietà.

Thaddeus

Ti tornano addosso le parole di Barba come cenere calda: Vetran uno dei fuochi più lontani, svanito, non spento. Le sentinelle… sparite. Nessuna lotta, nessun segno, nessun corpo. Nel margine nord della mappa, una runa appena visibile affiora e si spegne: pare disegnata da una mano tremante, un sole incrinato.

Qui, in città, i fili s’intrecciano: la Compagnia Mercantile, che adocchiavi già prima di questa minaccia, ha creato una serie di magazzini “temporanei” per aiutare i rifugiati. Potrebbe essere una pista per scoprire se qualcosa trama nell'ombra, o se questi predicatori in nero che parlano di un “correggere la fede” sono reali o solo frutto delle paure del consiglio e del popolo .

Se decidi di restare a Carthagorn, hai tre vie nitide:

  • Il filo bianco: segui i movimenti della Compagnia; i loro carri passano per il Vicolo delle Lance, di giorno e di notte. Riforniscono taverne, sostengono vari gruppi culturali e momentaneamente stanno sostendando i vari rifugiati dalle altre marche. La tua nuova posizione ti da l'autorità per indagare come credi.

  • Il filo grigio: La situazione al nord ancora non è un allarme, non con tutto quello che sta accadendo altrove, ma quel simbolo ti ricorda qualcosa. Forse varrebbe la pena indagare al riguardo. Dopotutto quando è l'ultima volte che uno dei fuochi a nord si è spento?

  • Il filo rosso: convoca i Kleroi (i paladini neri, utilizzati durante le rivolte o le guerre). Mandali nelle strade in cerca di questi predicatori o di chiunque sappia qualcosa. La legge marziale è sempre un opzione in tempi di necessità.

Nero

La statua di Konnigton ti ha lasciato addosso una calma strana, come il silenzio pulito di una neve che non conosci. Il suo nome ritorna sulla mappa: una filigrana sottilissima, nascosta tra le curve delle Selve Infrante. Non è una strada di oggi; è un passo antico che taglia la montagna come una cicatrice: i vecchi lo chiamavano “Gola del Corvo”. Non è su nessuna carta ufficiale, ma il marmo lo sussurra.

Ricordi anche il vetro dell’Emporio e quel volto Kael che ti ha guardato come si guarda un debito non saldato. Loran, un servo rimasto fino a quel momento in disparte si avvicina con delle carte e tossisce per attirare la tua attenzione. Sono informative su alcune unità scelte che rispecchiano le tue necessità. I Lupi Grigi sono scout, arceri con talento nella guerriglia e addestrati nel combattimento corpo a corpo a lama bianca. Non fanno parte degli eserciti formali dell'impero ma vengono impiegati solo in specifiche missioni.

Se partissi ora, potresti:

  • Incidere nell’ombra: raggiungere la Gola del Corvo con una banda di Lupi Grigi . Apri il respiro dell’Ovest, riaccendi i convogli. Attento a non farti sopraffare.

  • Tendere il laccio: usare l’Emporio dei Tre Vasi come esca; se Kael è in città, ama i posti dove gli specchi dicono mezze verità.

  • Sporcarti di libri: un’ora nella Biblioteca Obliqua per i Diari di Konnigton; forse c’è altro cunicoli, rifugi, segnali sui tronchi che i nuovi soldati non sanno leggere.

Ti bastano una dozzina di lame silenziose e una notte senza luna. E una decisione: cacciare o riaprire.

Nivara

Sotto Carthagorn corre un filo di radici che non sono più radici. La città è una montagna, sì, ma una montagna che si è nutrita di qualcos’altro. Non odori di marcio: odori di tempo. Se scendi, sentirai voci che parlano come il vento nelle gole.

All’Est, il nome di Arkastel pesa nella sala come una lama coperta: le torri tacciono, le guarnigioni si arrendono senza sangue, e i fiumi rallentano come se qualcosa li tenesse per la gola. Tu avevi proposto scout al 20%: il messaggero attende, pronto a liberare stormi di falchi runici verso Virelach; basterebbe il tuo cenno.

Due strade ti chiamano, opposte come due stagioni:

  • Sotto: scendere nelle viscere di Carthagorn, capire cosa tiene sveglia la pietra e perché.

  • Sopra: Unirti a Thaddeus per capire se qualcosa sta cercando di corrompere la città

  • Lontano: Anche Nero o Varka potrebbe aver bisogno del potere dell'unico Druido. Pensaci.

La terra vuole parlarti. Devi decidere in che lingua.

Varka

Le tue trecce ondeggiano come bandiere di guerra. Un ufficiale ti porta un rotolo marchiato dalla Leonessa dell’Arida: uno strappo di grafite, " I liberati marciano. Portano le catene come fruste. Qualcuno li guida. Akhra delle Tre Catene questo il nome che è uscito da una bocca spaccata.” Per la prima volta avete un nome da attribuire ad uno dei Cavalieri Neri che stanno minacciando l'impero.

Puoi schiacciare il Sud; lo sai. Ma puoi anche rovesciarlo. Perché chi ha portato catene sa leggere la ruggine nel cuore degli uomini.

Tre vie da arena, nessuna onorevole, tutte efficaci:

  • Il Carnaio: prendi la Compagnia dei Mille e l'esercito imperiale. Punti diritto a Gor-Lahm, punto di raccolta del nemico; rompi il cerchio, decapiti i comandanti, liberi gli schiavi a decine. Rischio: il nemico potrebbe aspettarsi che attaccate per fermare la sua crescita. Forse è quello che vuole.

  • La Sfida: chiedi un duello di capitani con Akhra. Nel Sud, certe parole sono legge. Se accetta hai un occasione per ucciderlo, e forse spezzare le barbarie. Rischio: se rifiuta, sputa sulla tua Marca e sul morale dei tuoi. E potrebbe anche giocare sporco ed ucciderti.

  • L' Incudine: porti quello che ti serve dell'esercito per rinforzare i confini e mettere la parola fine alle razzie. Non elimina la minaccia ma impedisci che il tuo popolo venga fatto schiavo e usato contro di te. Prendi tempo e fermi la crescita del nemico.

Dimmi se marci, se sfidi, o se proteggi. La Legione aspetta.

La strategia che avete messo sul tavolo… e il tempo che stringe

Le parole dette poco fa galleggiano tra le torce come braci: manipolo rapido all’Ovest (Nero), presidio e lama nella Capitale (Thaddeus, con Nivara al fianco o sotto la città), forza d’urto al Sud (Varka), scout all’Est (Nivara). È un disegno pulito, ma ogni alba persa stringe un anello: l’Ovest muore di fame, il Sud cresce di catene, l’Est si fa silenzio, la Capitale sogna chi non dovrebbe entrare.

Il consigliere inclina il capo, come per sancire senza benedire:

Date l'ordine e l'orologio imperiale comincerà a correrre

Gli attendenti avanzano con quattro tavolette di piombo su cui incidere gli ordini.

Siete il comando di guerra.
Le strade sono aperte.
Le conseguenze, anche.

Cosa fate?

Modificato da Pretzel Jack

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VARKA IRONMAW

L'idea di affrontare a duello Akhra, capitano dei Cavalieri Neri è allettante, un pizzicore mi fa fremere il corpo al pensiero di combattere come nell'arena, io e il mio avversario, i miei soldati ad incitarmi. Spada contro spada, sentire i muscoli bruciare per lo sforzo mentre mi difendo dai suoi attacchi e metto a segno io miei ma....

Non mi fido! Questi cavalieri neri sono solo due furfanti, il farsi chiamare Cavalieri è una bestemmia all'ordine. Non hanno onore,potrebbe anche tradire il patto.

Riapro gli occhi. Il consiglio mi mette a disposizione un esercito, le linee a sud sono difese. C'è la possibilità di schiacciare il nemico.

E' vero, potrebbero avvistarci ed organizzare le difese, ma non se sono distratti. Potrei inviare un messaggero alla Leonessa di distrarre il nemico al confine per poi schiacciarlo su due fronti.

Prendo la tavoletta ed incido i miei ordini:

Il Carnaio

Messaggero Veloce

Nei Mille: unità di cavalleria.

Non potrei fare altrimenti, ho la possibilità di schiacciare il nemico e farò di tutto per farlo o morirò sul campo di battaglia.

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NIVARA THORNWOOD

Sembra che le mie intenzioni possano proseguire indisturbate, il consigliere della capitale appoggia la mia strategia, quella del sud non si esprime, ma non vedo perché dovrebbe visto che le ho dato man forte, e quello dell'ovest non capisco bene che intenzioni abbia. Giustamente si preoccupa della propria terra, ma non vuole rischiare azioni importanti, forse non riesce a reggere tutta questa responsabilità, chi lo sa.

Consigliere dell'Ovest, supponendo e qui guardo Varka per cercare un segno di approvazione che il silenzio della consigliera del Sud indichi un'approvazione del piano, sembra che voi siate l'unico a non condividere appieno la strategia. Non che un'unica voce possa cambiare i piani, ma vorrei che fossimo tutti d'accordo, l'attendere su tutti i fronti sarebbe come rinchiuderci in un castello ed aspettare che il nemico ci faccia morire di fame, dobbiamo combattere almeno su un fronte, altrimenti rischiamo di trovarci un giorno con più battaglie in contemporanea di quanti uomini possediamo.

Detto ciò, la tavoletta attende di essere incisa coi miei ordini. Sicuramente manderò gli scout ad Est, almeno manterrò la parvenza che ci tengo. Vorrei tanto sapere cosa si cela sotto questa città, ma mi devo ingraziare gli altri consiglieri affinché poi possano aiutarmi nel mio intento di scoprire le mie origini e magari realizzare la mia volontà di liberta. Quindi che fare? Chi aiutare di loro? Nessuno di loro ha chiesto espressamente l'aiuto di nessun altro, che siano tutti egocentrici?

Mentre penso a cosa fare guardo Silmeth che se ne sta lì in disparte vicino al muro dietro di me, leggermente alla mia sinistra, sdraiato a terra ma col collo teso come per ascoltare e percepire tutto quello che sta accadendo nella sala. Non pensavo l'avrebbero lasciato entrare senza dire una parola. Lui mi guarda e si rilassa leggermente, forse sto facendo la cosa giusta, penso, o forse è solo contento che mi sono ricordata della sua presenza.

Dopo questa breve distrazione, torno sui miei pensieri, forse il modo migliore di ingraziarmi qualcuno è andare verso il fronte che sembra necessitare il maggior aiuto.

Mi devo ravvedere, il mio restare nella Capitale potrebbe far nascere dei sospetti e aumentare l'allerta dei predicatori rendendo più difficile ottenere informazioni. Qui guardo tutti ma in particolare Thaddeus cercando di capire come prendeno questo mio cambio di decisione Quindi, Consigliera del Sud, se lo acconsentite, vorrei far parte della spedizione verso Sud dove penso di poter dare maggiormente il mio contributo senza rallentare le indagini sugli altri fronti.

Detto ciò mi siedo e scrivo sulla tavoletta:

Inviare falchi e scout ad Est

Ovest in mano al suo consigliere

Capitale ben presidiata

Esercito restante a Sud

Modificato da CocceCore

comment_1926073
11 ore fa, CocceCore ha scritto:

NIVARA THORNWOOD

Mi devo ravvedere, il mio restare nella Capitale potrebbe far nascere dei sospetti e aumentare l'allerta dei predicatori rendendo più difficile ottenere informazioni. Qui guardo tutti ma in particolare Thaddeus cercando di capire come prendeno questo mio cambio di decisione Quindi, Consigliera del Sud, se lo acconsentite, vorrei far parte della spedizione verso Sud dove penso di poter dare maggiormente il mio contributo senza rallentare le indagini sugli altri fronti.

VARKA IRONMAW (Marche del Sud)

Rimango sorpresa dalla richiesta di Nivara delle marche dell'Est, non mi aspettavo che una rappresentate offrisse direttamente il suo aiuto, ma chiunque può far comodo.

La scruto con i miei occhi gialli, più simili a quelli di un grande felino che a quelli di una donna, stringo i denti, i muscoli della mascella che si tendono. Non abbasso lo sguardo, sono abituata a guardare le persone dritte negli occhi.

"Chiunque sappia brandire un arma o affrontare un nemico è il benvenuto!" rispondo freddamente, non per scortesia o altro, è semplicemente il il mio modo di essere: dura e fredda come l'acciaio.

comment_1926079

Thaddeus

Il consigliere di guerra è una spada dritta che taglia l'aria della stanza. Le sue parole lasciano spaccati in due i pensieri che ho nella mente. Bisogna essere razionali e pensare per il bene di tutti. Non si può ma si deve fare comunque.
Prendo quindi anche io la tavoletta e scrivo i miei ordini.
La mia presenza nelle strade può essere più utile che istituire subito la legge marziale quindi
Scrivo il filo bianco
ovest in mano al suo consigliere
Est e sud ricognitori
lascio la tavoletta sul tavolo. Questo momento sarà raccontato nel futuro, se ce ne sarà uno. Spetta a noi assicurarci che l'accezione sia positiva. Che la benedizione dell'imperatore scenda su ognuno di voi consiglieri e guidi i vostri passi con saggezza e lungimiranza.
Vi chiedo solo di tenere attive le comunicazioni tra di noi, per quanto possiate farlo.

comment_1926718

Nero Dessendre

Il pensiero della Gola del Corvo continua a mordere la mente di Nero come un cane che non lascia l’osso. Ogni fibra gli dice che l’Ovest è la via: riaprire i convogli, ridare respiro agli eserciti, colpire rapido come una lama nella notte.
Eppure… qualcosa lo trattiene. La statua di Konnigton, la calma innaturale che gli ha trasmesso, e ora il suo nome inciso come filigrana nella mappa.
Non è un dettaglio. Non può esserlo.

Fa un gesto lento con la testa, un cenno rispettoso verso la Consigliera Nivara, riconoscendo la sua lucidità. Poi si rivolge al tavolo, la voce calma ma decisa:

«Il piano d’azione è stato stabilito. Ognuno conosce il proprio ruolo, e l’Impero potrà respirare grazie al concorso di tutte le nostre forze. Prima della partenza, però, devo occuparmi di una questione personale. Non sottrarrò risorse né tempo al consiglio: tornerò quanto prima.»

Con un inchino breve, Nero si stacca dal tavolo di marmo. Il mantello sfiora le pietre levigate mentre percorre il corridoio, diretto verso la Biblioteca Obliqua. Non sa spiegarsi perché, ma sente che tra i diari di Konnigton si nasconde una chiave che gli appartiene. 


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