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[CoC] Le Tre Bocche di Cerbero - Atto Primo


Servus Fati

Messaggio consigliato

24 Salem Street, appartamento di Aaron.

Una breve corsa in taxi vi porta dalla centrale all'appartamento di Aaron, in una tipica via cittadina caratterizzata dalla vivacità degli abitanti.

AcTji7.jpg

Un edificio in pietra liscia di due piani, costruito nel millesettecentosessantuno, il cui portico, con due belle colonne rivestite di edera, è un'aggiunta post-rivoluzione. Il piano terra è abitato dalla proprietaria, il primo è in uso a Aaron. Dietro la casa sorge un secondo edificio, più antico della costruzione principale, che viene usato come garage. Nei tempi andati era servito da rimessa per le carrozze e molto tempo prima era stato l'abitazione degli schiavi appartenenti a una famiglia che abitava di fronte.

Vi accoglie Mrs. Jefferson, la padrona di casa di Aaron. Dalla voce ci si aspetta una donna imponente e severa; invece Clementine, che gli intimi chiamano Clem, con una lunga treccia coloro grano a incorniciare l'ovale del viso, ha un aspetto fragile, dolce e materno. Clem Jefferson inganna sempre chi non la conosce. Fatte le presentazioni, si illumina. «Un professore e un vero gentleman inglese» balbetta, «oh, che emozione! Sedetevi, prego. Mister Davis, lei è un inquilino pieno di sorprese!» La donna scompare pochi istanti in cucina, per riapparire con un vassoio sul quale assieme a tre bicchieri troneggia un'enorme caraffa colma di succo di frutta. «Sapete, temevo che avere un uomo solo in casa per una vedova fosse pericoloso e poco consono. Mister Davis sa benissimo che non ammetto donnacce, ma devo dire che è sempre stato più che a modo.» Un lieve rossore le sale al viso guardando la spavalda eleganza di Tom. Si stropiccia le mani sulla gonna, sorridendo. «Vi faccio vedere la casa, sono sicura che la troverete graziosa» prosegue. «L'ho arredata con le mie mani. Professore, lei tiene conferenze? Sa, il mio circolo femminile...» esita. «Ma che stupida, voi volete la cena e avrete da discutere di questioni importanti. Mi sembrate anche un po' pallidi...lasciate fare a me, un bel tacchino ripieno di castagne e una torta di ribes sono quello che ci vuole.» Scompare nuovamente in cucina, cinguettando allegra. 

@Hicks

Spoiler

Archeologia 47 (50%). I disegni sul quaderno raffigurano vasi indiani, ne hai già visti. In particolare sono molto simili ad alcune ceramiche dei Mohawk trovate in vari siti sepolcrali qui nel New England, risalenti all'epoca della guerra franco-indiana. All'università conosci alcuni archeologi che hanno lavorato su quei siti.

 

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TOM DAVIES

Dapprima altezzoso, serio, mi sciolgo in un sorriso rilassato quando ammiro tutta la dolcezza e l'ansia della donna nell'avere ospiti a casa, gente importante per lei, forse abituata ad avere a che fare con persone ritenute suoi simili, di certo più umili nella sua percezione rispetto a uno stimato professore e a un ricco gentiluomo inglese. Mi avvicino a lei, gesticolando amabilmente:

Ma la prego, Mrs Jefferson, lasci che osservi come ha arredato con gusto il suo accogliente appartamento, ne sarei felice, se Mr Davis mi concede qualche minuto. Lavoro nel ramo immobiliare sa? Sono sempre curioso quando mi si presenta l'opportunità di conoscere una casa nuova.

Sorrido, cercando di mettere a suo agio la donna.

Solo pochi istanti, mi perdonerete. Dico agli altri Una piccola distrazione mi farà bene

Sorrido ancora a Mrs Jefferson: Allora? Mi precede?

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Ralph Connigor

Arrivati a casa di Aaron, veniamo accolti dalla gentilissima padrona di casa. Mentre ci presentiamo, evito di metterla in imbarazzo con un baciamano e mi limito a un inchino accennato. Signora Jefferson, ho il piacere di conoscerla finalmente. Spero che la nostra improvvisata non le crei troppo disturbo! La signora accenna qualcosa riguardo al suo circolo femminile, al che rispondo un po' stupito si, mi è capitato di tenere qualche conferenza...come mai la domanda? aggiungo sorridendo.

@custode - tutti

Spoiler

Ok se è possibile informo il detective riguardo i vasi indiani. Ovviamente lo dico anche ai miei compagni (guardate l'ultimo spoiler rivolto a me)

 

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Aaron Davis

Giunti a casa, come al solito la signora Jefferson si dimostra fin troppo gentile, perciò annuisco con un sorriso quando mi definisce più che a modo, l'espressione un po' condiscendente: povera donna, quante ne ha passate... All'invito a Tom per visitare la casa, commento sottovoce: "Ecco che ne ha conquistata un'altra, lo sapevo non dovevo presentarglielo!", per poi ad alta voce aggiungere, questa volta in risposta al commento di Ralph riguardo ad eventuali conferenze: "Signora Jefferson, Ralph è soltanto troppo educato per rifiutare: vecchio mio, sul serio... Non vorrai tenere conferenze con quel nugulo di signore e signorine, ti divorerebbero in un batter d'occhio bravo come sei" facendo un sorriso e dando una pacca sulla spalla al ricercatore, mentree gli strizzo l'occhio aggiungendo: "Ecco un argomento per i tuoi studi futuri, caro mio: perché le donne, quando sono in gruppo si trasformano in squali? Ah ah ah"

In ogni caso, non appena la signora si dirige alla cucina, guido i miei ospiti al salottino del mio appartamento, arredato con gusto anche se spartano: un tavolino basso, un divano e due poltrone, una piccola credenza con alcuni bicchierini e delle bottiglie dall'aspetto impolverato, una libreria con un discreto numero di testi su argomenti diversi, ma la cosa che più spicca è un fucile appeso alla parete, segnato da alcune tacche sul calcio, ma dall'aspetto curato e ben tenuto. Inoltre, sopra la credenza c'è un espositore con le medaglie ricevute in guerra, e ad una parete una grossa foto, di svariati anni prima, di un ring all'aperto, con due pugili in procinto di incrociare i guantoni.

Nel complesso, la sensazione è comunque quella di una stanza non così vissuta, ma curata.

Appena entrati, invito con un gesto i miei ospiti ad accomodarsi su divano e poltrone, mentre io rimango in piedi, meditabondo. In ogni caso, in presenza di mrs Jefferson non dico nulla riguardo l'avventura che abbiamo vissuto, parlando di argomenti leggeri e attendo che finisca di preparare la cena prima di cominciare a parlare seriamente.

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In risposta alle frecciatine di Aaron, Clem assume un'espressione di finta indignazione: «Oh, non lo mangeremmo mica il professore, mister Davis!»

Mentre in salotto una rapida telefonata di Ralph aggiorna Baczkowski riguardo ai vasi Mohawk, mrs. Jefferson pilota Tom in un tour completo dell'appartamento, con puntate anche in cantina e in solaio. Rimane aggrappata al braccio per tutto il tempo, come se temesse di vederlo scappar via. Ci sono alcuni mobili di buon pregio, un bel camino di marmo italiano e almeno tre o quattro quadri opera di una mano ispirata.«I quadri sono stati scelti tutti da me, ho un buon occhio per l'arte. Ma ora la riconsegno ai suoi amici, il tacchino richiede la mia presenza.»

L'atmosfera in salotto è di forzata tranquillità. Apparecchiando, Clem vi sorride, ignara. «La camera per gli ospiti è pronta, potete ritirarvi quando volete dopo cena. Mi sono permessa di mettervi sul comodino sapone, crema da barba e pennello, nel caso vi servano.» Vi serve delle porzioni più che generose di tacchino e lascia l'intera torta sul tavolo. Uscendo, aggiunge: «Ai piatti penserò io domani mattina, lasciate pure tutto qui.» Restate in silenzio ad ascoltare i passi che percorrono il pavimento di assi della cucina; istintivamente tenete lo sguardo fisso alla porta del salotto, seguendo il suono finché non si affievolisce.

La cena, pur ottima, non riesce a dissipare le nubi che vi si addensano attorno. Ogni rumore proveniente dalla strada vi fa sobbalzare, e l'abbaiare insistente di un cane sembra molto più minaccioso del solito.

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TOM DAVIES

Il giro della casa con Mrs Jefferson mi ha fatto rilassare i nervi, ma per ora il tacchino sul tavolo mi interessa davvero poco. Ogni volta che il cane abbaia drizzo le orecchie e punto le mani sul tavolo, immobile, in ascolto. Presto attenzione solo alle parole di Ralph, quando ci parla dei vasi indiani e scuoto la testa

"Ora davvero non ci capisco più nulla...e, se permettete, conoscendo la polizia di Boston, non credo ci capirà più di me.."

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Ralph Connigor

Sorrido divertito allo scambio di battute tra Aaron e la signora jefferson, ma poi lascio cadere l'argomento.
Ceniamo in una forzata tranquillità, sobbalzando a ogni più piccolo rumore. Più volte devo trattenermi dall'andare a controllare il cane che abbaia in strada. Finita la cena, riprendiamo a parlare del caso.
Sinceramente brancolo nel buio anch'io rispondo a Tom. Ci sono un sacco di elementi che non riesco a collegare: citazioni di shakespeare, appunti di medicina, vasi indiani...mi appoggio contro lo schienale sconsolato.
Senza contare quei maledetti cani! aggiungo con un brivido. Come vogliamo muoverci? L'unica cosa che mi viene in mente per ora è cercare di capire se questi vasi Mohawk possano significare qualcosa...ho delle conoscenze all'università a cui potrei chiedere spiegazioni.

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Aaron Davis

La cena trascorre in un clima un po' inquietante, con scatti di nervosismo causati dall'abbaiare di un cane, che ci fa sobbalzare nemmeno fossero granate dei mangiakrauti.

Al termine, la breve spiegazione di Ralph sembra complicare soltanto le cose, però almeno potrebbe portarci qualcosa da fare. Non so nemmeno perché mi sto interessando a questa vicenda. Probabilmente è la sensazione che quell'agente sia morto perché noi ce ne interessassimo. 

Perciò rispondo a Ralph: "Beh, quella è una buona linea di indagine. Inoltre, possiamo chiedere al detective se quei cani hanno lasciato abbastanza per una identificazione. Magari si riesce a trovare un indirizzo da qualche parte, e qualche informazione in più... Non ci spero molto in realtà, temo che la linea di indagine più fertile sia rintracciare il riccone della Packard."

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Aaron Davis

Non ne ho idea, borbotto amareggiato, aggiungendo: immagino la polizia abbia i mezzi per rintracciare un auto del genere, non ce ne sono mica tante a Boston, credo!

@Servus Fati

Spoiler

Non so se Aaron poteva saperlo, ma su wikipedia dice che la Packard era un auto di lusso, quindi immagino fosse abbastanza rara da risultare evidente. Se dici che Aaron non poteva saperlo (pur essendo relativamente appassionato di auto) edito!

 

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TOM DAVIES

Lasciate fare a me 

Interrompo Aaron con un sorrisetto sardonico. 

Di Packard in giro non ce ne sono molte e mi basta qualche telefonata per capire chi l'ha comprata, o almeno dove l'ha comprata. Contatterò i venditori domattina, credo lo farà anche la polizia.

Mangio un pezzetto di tacchino, con lo sguardo perso, pensoso, poi riprendo a parlare

Tutta questa storia è molto strana... e io ultimamente mi annoio un po', voglio capirci qualcosa! Inoltre non posso lasciare che Boston diventi il territorio di caccia di cani rabbiosi e pazzi assassini, il mercato immobiliare ne uscirebbe devastato concludo solenne, usando l'arma dell'ironia per esprimere una vera paura che mi cova dentro.

 

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Ralph Connigor

7 ore fa, Alessio ha scritto:

Di Packard in giro non ce ne sono molte e mi basta qualche telefonata per capire chi l'ha comprata, o almeno dove l'ha comprata. Contatterò i venditori domattina, credo lo farà anche la polizia.

Questa è un'ottima cosa! dico soddisfatto appoggiandomi allo schinale della sedia. Se quest'uomo si rivelasse essere il mandante dell'omicidio saremmo già a metà dell'opera; in caso contrario, perlomeno potrebbe darci qualche informazione in più sulla vittima.

Spoiler

Se abbiamo deciso la nostra linea d'azione per me si può passare al giorno successivo.

 

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Giovedì 7 marzo 1929, ore 7.

La notte passa senza sogni, e forse è un bene. Vi alzate di buon'ora, per nulla riposati; Mrs. Jefferson vi ha preparato una ricca colazione e vi ha lasciato sul tavolo i giornali del mattino. Il titolo a nove colonne del Boston Globe strilla a caratteri cubitali:

Mysterious Killing in St. James! Boston, Ma. (AP).— Mr. Alfred Koch, 45, had been shooted to death with a gun yesterday in front of St. James Theatre. Owner of the Lady Consiline, a ship in Boston Harbour, Koch was in the Boston Consumptives Hospital until yesterday recovering from the effects of gas asphyxiation.

L'articolo prosegue con nauseanti dettagli che conoscete fin troppo bene, soffermandosi morbosamente sui randagi e sui quattro aggressori, ma senza altre informazioni rilevanti e senza nominarvi. Mentre Aaron e Ralph proseguono nella lettura, tre telefonate sono sufficienti a Tom per arrivare al venditore della Packard - si tratta di un certo mr. Flattenburg, un nome abbastanza noto nell'ambiente. Commercia in auto di lusso di varie case per i grandi nomi della finanza cittadina; l'indirizzo è in Auburn road, non lontano da Beacon Hill. La ricchezza apre tutte le porte, e a Tom basta presentarsi al telefono per avere un appuntamento per la mattina stessa. Un'ultima tazza di caffè per farvi coraggio e salite sulla Model T di Aaron.

Auburn Road 56, ore 9 circa. 

Siete a pochi metri dalla vostra destinazione, quando all'altezza di Vernon street cogliete un lieve tramestio sulla sinistra, ombre ondeggianti, forse una risata: un istinto antico vi fa imboccare la via. Poco dopo l'incrocio, due donne fumano appoggiate al muro. Volute azzurrognole salgono dalle braci delle sigarette, sfilacciandosi nell'aria fredda e ferma del mattino. Si rivolgono a un uomo sull'altro lato della strada: «Vuoi fare compagnia a una brava ragazza bisognosa?» La donna che ha parlato ride, mentre la compagna le dà di gomito. Il vestito, troppo leggero per la stagione, si tende a dovere su forme generose. Il volto è piacevole, ma indurito dal solco troppo pesante in cui affondano le guance. Il frutto di un'esistenza di cieca fatica, o forse di una malvagità trattenuta. L'uomo le ignora. «Oh, rimani pure casto e puro per il paradiso, mr. Purezza». Prende sottobraccio la compagna e ridendo entrano in un palazzo alle loro spalle.

zMXULp.jpg

E' il retro dell'edificio dove sorge l'ufficio di Flattenburg, un bel palazzo dei primi del secolo. 

@Alessio

Spoiler

Sono le due donne che erano con l'uomo del garofano.

Parcheggiate l'auto, entrate, e una segretaria che sembra la pubblicità dell'appretto vi scorta subito dal titolare. L'ampio ufficio è illuminato da due grosse lampade art-nouveau poste sulla mensola di marmo del camino, alle spalle della scrivania. Alle pareti stampe di auto di lusso, Packard, Pierce-Harrow, Rolls.

«Mr. Davies, è un piacere e un onore avere qui lei e i suoi amici. Spero che faremo ottimi affari.» Flattenburg si alza per stringervi la mano e vi fa cenno di accomodarvi. E' un cinquantenne dalla corporatura pesante, ma una certa fierezza nel portamento gli toglie qualche anno. Prima di sedersi prende delle bottiglie da un mobiletto in radica e incurante dell'orario si prepara un Singapore Sling che desterebbe ammirazione in Ngiam Tong Boon. «Ne gradite?»

@smite4life

Spoiler

E' un ex-militare, riconoscesti quel genere di portamento ovunque.

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Aaron Davis

La nottata di sonno non mi dona il riposo sperato, ma la sveglia con i titoli del Boston Globe sono anche peggio, e rapidamente torno ad essere di pessimo umore.

Fortunatamente, il caffé della signora Jefferson è ottimo come sempre e il giornale spara direttamente in prima pagina il nome della vittima, cosa che mi fa sobbalzare per un attimo, mentre dico: "Ehi, ma quindi hanno identificato la vittima! Quella potrebbe essere un altra pista, dopo che il nostro Tom ci avrà portato a comprare Packard e Ralph a studiare antichi vasi, che dite?" Quando è ora di uscire, con disinvoltura afferro le chiavi della mia auto, dicendo: "Ci muoviamo con la mia macchina, direi!"

Arrivati al posto, ignoro le ragazze, decisamente sconvenienti, soprattutto in un posto del genere ad un'orario del genere, dirigendomi verso l'ingresso.

In presenza di Flattenburg, porgo la mano abbastanza rigidamente, presentandomi: Sergente Davis signore, è un piacere. Anche voi veterano? Commento, constatando la sua postura, tipica di chi ha portato con onore il peso di una divisa. Alla sua offerta, scuoto le mani, dicendo semplicemente: Mai al mattino, signore! con un sorriso.

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TOM DAVIES

Tiro fuori dal cilindro il mio sorriso migliore quando entriamo nell'ufficio del venditore; gli tendo la mano:

"Mr Flattenburg, l'onore è mio nel conoscere di persona un gentiluomo come lei. Ho tre deboli nella mia vita: quello per i visini dolci, per le belle auto e per gli onesti uomini d'affari."

Mi accomodo, sicuro e disinvolto come in uno dei miei appuntamenti di lavoro. Accento di buon grado il Singapore Sling, accennando una storiella su un mio vecchio amico presente a Singapore proprio quando fu creato:

"Salute!"

 Sorseggio e faccio un vistoso cenno d'assenso col capo:

"Beh, Mr Flattenburg, non vorrei sembrarle un adulatore, ma lei ci sa fare"

Lascio a tutti i tempi per i convenevoli, poi comincio a parlare di nuovo, sfoderando un tono confidenziale e rassicurante, mentre cerco di trovare un buon motivo per farmi dare le informazioni che voglio:

"Siamo qui per la questione della Packard che le accennavo prima, beh, avrei bisogno di conoscerne il proprietario, o almeno l'uomo che l'ha acquistata da lei. Non posso scendere nei dettagli, ma le dico che se lei fa questa cortesia a me, sarò ben lieto di ricambiarle il favore. Magari, senza offesa eh, potrebbe decidere di cambiare la sede dell'ufficio, ho visto qui vicino delle signorine poco raccomandabili adescare uomini al bordo della strada, sul retro di questo palazzo. Ma chi sono? Le conosce? Beh, a me sembrerebbe sconveniente sa, sapere che i miei clienti fanno lo slalom tra le allegre donzelle quando vogliono incontrarmi"

Osservando e studiando l'uomo, cerco di essere concreto e di non tirarla per le lunghe

 

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Ralph Connigor

Mi sveglio di buon'ora, con la tensione del giorno prima ancora addosso. Scendo in cucina, dove trovo Aaron e Tom. Borbottando un buongiorno, mi verso una generosa dose di caffé, mentre allungo le mani su uno dei giornali.
Leggendo i titoli del Boston Globe, non trattengo un lungo fischio di stupore. Beh, non male. Questo ci fornisce molte informazioni su cui lavorare concordo con Aaron. Ci dice persino che possedeva una barca e che è stato ricoverato per...asfissia? dico perplesso, credendo di non aver letto bene. Questa è strana...e come si sarà procurato un'asfissia da gas? Che sia collegato all'omicidio? Si, penso decisamente una pista da seguire.

Ci rechiamo all'appuntamento con mr. Flattenburg. Strada facendo ci imbattiamo in un paio di "donzelle" prosperose, ma non essendo un tipo puritano la cosa non mi urta particolarmente. Arrivati dal titolare mi presento e, rifiutato il cocktail con un gesto della mano, lascio per ora parlare Tom.

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«Ho imparato a fare lo Sling in Asia, anni fa. In Asia si possono imparare le cose più disparate, non credete?» Accende una sigaretta, aspira, emette un unico cerchio di fumo. Perfetto. Gli occhi, due onici, brillano. Mostra la chiostra di denti in un sorriso. Avorio e oro. «Anche se ci sono più zanzare che in Louisiana.»

Si acciglia all'accenno di Aaron. Apre la bocca per parlare, ma non lo fa. Scoppia in una risata gracchiante. «Diavolo, amico, lei doveva essere nei ricognitori visto l'occhio per i dettagli! Esercito degli Stati Uniti, congedato col grado di tenente nel 1927.»

Si rivolge a Tom, apre una fessura d'occhi. C'è del sospetto nel suo sguardo. «Venendo al motivo per cui siete qui, mr. Davies, sono stupito che un uomo come lei mi faccia una simile domanda. Se anche avessi venduto io quella Packard - e non sto dicendo che l'ho fatto - sa benissimo che non potrei mai rivelare il nome del cliente. La riservatezza è uno dei pilastri su cui si fondano i buoni affari.» Un secondo cerchio, stavolta tremolante. «E sulle donne, non devo certo insegnarvi io quanto possano essere più convincenti di noi in certi frangenti...» Vi fa l'occhiolino.

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TOM DAVIES

Sorrido, mascherando la mia disapprovazione per la reazione di Flattenburg

"Come immaginavo Mr. Flattenbug, siete un uomo serio e io non oso continuare, detesto l'idea che la mia visita possa offenderla, ma le lascio il mio recapito privato nel caso qualche cosa le facesse cambiare idea, sa, è una questione molto delicata e forse verrà a trovarla anche la polizia. Se posso chiederle un ultimo favore, non dica a nessuno del nostro incontro, tenga un altro piccolo segreto, almeno fin quando non si risolverà la questione..." 

Mi alzo in piedi e tendo la mano all'uomo, guardandolo dritto negli occhi, vedendo se l'alone di mistero che ho creato attorno alla faccenda lo incuriosisce. Non mi perdo un  movimento dei muscoli del suo viso, pronto a fare un ultimo tentativo, ma nel frattempo mi congedo.

"Spero di poterla avere a cena a casa mia una sera, in circostanze meno ingessate, avrei tanta voglia di rubarle qualche segreto riguardo le automobili" Dico divertito, sorridente.

"Ora io e i miei amici abbiamo un altro appuntamento... che nemmeno loro sapevano di avere" concludo girandomi verso Ralph e Aaron

Mi giro ancora verso Flattenburg, nella speranza di tirargli una parola di bocca

"Oggi sto dimenticando le buone maniere, sono diventato l'uomo dei misteri"

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Aaron Davis

Ascolto in silenzio la conversazione fra Tom e il commerciante: da un lato mi aspettavo esattamente questa reazione, ma dall'altro avrei creduto che Tom potesse insistere di più. Perciò, rimango perplesso quando si alza per andarsene, ma non dico niente, alzandomi a mia volta e tendendo la mano, con un sorriso che non raggiunge però gli occhi, che rimangono seri e concentrati, come a scrutare l'animo del mio interlocutore: "Buona giornata, tenente. Spero un giorno di avere bisogno dei suoi servigi per qualcosa di più motorizzato!"

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