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[Licia Troisi] Le Cronache del Mondo Emerso


Messaggio consigliato

Mi ha incuriosito questa frase °_° potresti dirmi di più?

Ne parliamo di più in mp, ma Tolkien viene visto sostanzialmente in un certo modo solo in Italia. E le traduzioni hanno tutto a che vedere con questo stravolgimento.

Senza contare i casi di altri autori: fellowship che viene tradotto "cameratismo" è non solo un errore (comrade non è fellow), ma anche un probabile rimando ideologico.

Ci vuole niente per un traduttore poco poco scafato a "lavorare" sottilmente un testo per fargli dire quello che vuole. Ma qui siamo OT.

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Ci vuole niente per un traduttore poco poco scafato a "lavorare" sottilmente un testo per fargli dire quello che vuole. Ma qui siamo OT.

vero, ma se parliamo della prima traduzione non ce la vedo la giovane traduttrice dell'epoca a fare "certi trucchi". Se l'esempio che riporti invece è una delle variazioni effettuate dalla società tolkeniana...allora ne possiamo riparlare ;-)

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Infatti, il problema è vecchio.

E l'esempio era piuttosto riferito alla traduzione della saga di Elric.

In effetti, questo periodo dei mille romanzi minestrocloni (minestroni + cloni) sta avendo almeno l'effetto positivo di sdoganare ideologicamente il fatnasy.

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In effetti il SdA è stato sempre osteggiato per un presunta appartenenza all'area di destra (una forzatura bella e buona), ma non è il solo. Howart era un razzista convinto (parliamo comunque degli anni '30) e in diversi suoi libri parla di "negri" e li fa agire come scimmie. Haggard (Olaf Spadarossa), l'autore da cui Howart copiò parzialmente il personaggio di Conan, era anche lui piuttosto razzista, tanto che in Italia è semisconosciuto.

Al momento il fantasy ha invece subito una deriva sinistroide. La natura, la magia, il politically correct, la satanizzazione del monoteismo, il party multirazziale in cui tutti diventano amici per la pelle ecc.

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Al momento il fantasy ha invece subito una deriva sinistroide. La natura, la magia, il politically correct, la satanizzazione del monoteismo, il party multirazziale in cui tutti diventano amici per la pelle ecc.

non è prerogativa solo del fantasy, è una convenzione sociale, partita dagli USA e che ormai è diventata la normalità in ogni contesto; è necessario, per il "quieto vivere" e per quanto possibile, inserire persone/personaggi di ogni etnia (soprattutto di quelle fino a pochi anni fa oggetto di discriminazione o comunque minoritarie) spesso con risultati ridicoli o quanto meno discutibili. D'altra parte ogni epoca (o frazione di essa) ha le sue caratteristiche sociali determinate dai tempi. Nel bene e nel male oggi vigono il politically correct, il relativismo e la decontestualizzazione. Purtroppo non solo nel fantasy...magari fossero relegati solo in tale ambito.

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non è prerogativa solo del fantasy, è una convenzione sociale, partita dagli USA e che ormai è diventata la normalità in ogni contesto; è necessario, per il "quieto vivere" e per quanto possibile, inserire persone/personaggi di ogni etnia (soprattutto di quelle fino a pochi anni fa oggetto di discriminazione o comunque minoritarie) spesso con risultati ridicoli o quanto meno discutibili. D'altra parte ogni epoca (o frazione di essa) ha le sue caratteristiche sociali determinate dai tempi. Nel bene e nel male oggi vigono il politically correct, il relativismo e la decontestualizzazione. Purtroppo non solo nel fantasy...magari fossero relegati solo in tale ambito.

Io sinceramente sono ben felice del politically correct, non in quanto tale, ma come premessa per solide basi che davvero favoriscano un relativismo e multiculturalismo che non può che giovare. Non sembri entusiasta dell'inserimento di personaggi/persone di ogni etnia, ma secondo me per il motivo che non è semplice guardare la storia e il mondo che ci circonda distaccandosi dalla prospettiva dell'Uomo bianco. Ovvio che l'Uomo bianco non si cura dl politically correct e dell'inserimento di stereotipi a lui simili in libri, film e in generale in tutta la produzuone culturale: I bianchi sono i padroni del mondo -attualmente- e così è sempre stato. Di conseguenza non ha bisogno di affermare sè stesso.

Per far un po' riflettere sulla cosa vorrei raccontarvi di un sperimento sociopsicologico fatto negli anni '80 e poi riproposto ultimamente negli U.S.A.: Dando due bambole -una bianca e una nera- a delle bambine nere, si chideva quale bambola era quella bella e quale quella brutta. Poi si chiedeva quale somigliasse a loro. Risultato--> La bambola nera, quella a cui tutte dicevano di somigliare, secondo loro era quella brutta.

Cosa vi fa venire in mente?

Altro piccolo spunto: Morgan Freeman ha interpretato il presidente U.S.A., nella serie "24" c'era un onesto e capace presidente nero, e l'immagine proiettata di presidenti neri è stata passata parecchio dagli anni '90. Secondo voi ciò non ha influito sull'elezione di Obama? C'è stata una ovvia funzione affabulatoria, e con il tempo il pubblico ha probabilmente realizzato che, come si è visto in tv, non è una cosa dell'altro mondo avere un presidente nero: è una cosa che può accadere, come nei telefilm che hanno passato in tv o nei film proiettati nei cinema. Non saprei giudicare in termini di percentuale elettorale quanto ciò abbia influito sull'elezione di Obama, ma sono certo che gli abbia dato più di un punto, grazie a meccanismi inconsci e che hanno agito sull'imaginario collettivo.

Riepilogo: Ben venga la rappresentazione multiculturale. Anche se pensiamo sempre di essere noi il centro del mondo -bianchi europei e bianchi nordamericani- non è così. E nella letteratura fantasy, sono contento di vedere compagnie come quella dell'Anello. Sarà anche politically correct, ma a me piace così.

Scusate l'enorme OT, ma non mi andava di tenermi le mie idee per me stavolta.

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"Politicamente corretto" è un modo di dire non "politicamente corretto".

Fa passare per contemporanee e figlie dei cattivi tempi presenti delle idee molto vecchie. Idee che da più di duemila anni vengono tipicamente messe sotto silenzio tramite bagni di sangue quando si fanno troppo forti, ma che comunque esistono da tempo.

E non è strano che oggi nel fantasy "comune" si ritragga -malamente, sono il primo a dirlo- una civiltà simil-medievale con tratti di fratellanza non medievali.

Ma è il processo comune: si ritrare il passato con gli occhi del presente.

I Greci si rappresentavano Achille con armi e armature contemporanee; i medievali ritraevano tutti con armi e armature medievali; nel Re Lear la corte descritta ha figure medievali e non precristiane, così come nell'Orlando Furioso i modi sono più rinascimentali che alto-medioevali.

La correttezza filologica e storica è una cosa che si è sviluppata solo in epoca tarda, e che non sempre viene praticata da chi produce opere di intrattenimento.

Tolkien, in quanto filologo e studioso di storia, ha prodotto un fantasy molto "curato"... ma oggettivamente se solo i letterati al suo livello potessero fare fantasy in Italia penso che l'elenco di possibili autori sarebbe molto ristretto.

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Io sinceramente sono ben felice del politically correct, non in quanto tale, ma come premessa per solide basi che davvero favoriscano un relativismo e multiculturalismo che non può che giovare. Non sembri entusiasta dell'inserimento di personaggi/persone di ogni etnia, ma secondo me per il motivo che non è semplice guardare la storia e il mondo che ci circonda distaccandosi dalla prospettiva dell'Uomo bianco. Ovvio che l'Uomo bianco non si cura dl politically correct e dell'inserimento di stereotipi a lui simili in libri, film e in generale in tutta la produzuone culturale: I bianchi sono i padroni del mondo -attualmente- e così è sempre stato. Di conseguenza non ha bisogno di affermare sè stesso.

Per far un po' riflettere sulla cosa vorrei raccontarvi di un sperimento sociopsicologico fatto negli anni '80 e poi riproposto ultimamente negli U.S.A.: Dando due bambole -una bianca e una nera- a delle bambine nere, si chideva quale bambola era quella bella e quale quella brutta. Poi si chiedeva quale somigliasse a loro. Risultato--> La bambola nera, quella a cui tutte dicevano di somigliare, secondo loro era quella brutta.

Cosa vi fa venire in mente?

Altro piccolo spunto: Morgan Freeman ha interpretato il presidente U.S.A., nella serie "24" c'era un onesto e capace presidente nero, e l'immagine proiettata di presidenti neri è stata passata parecchio dagli anni '90. Secondo voi ciò non ha influito sull'elezione di Obama? C'è stata una ovvia funzione affabulatoria, e con il tempo il pubblico ha probabilmente realizzato che, come si è visto in tv, non è una cosa dell'altro mondo avere un presidente nero: è una cosa che può accadere, come nei telefilm che hanno passato in tv o nei film proiettati nei cinema. Non saprei giudicare in termini di percentuale elettorale quanto ciò abbia influito sull'elezione di Obama, ma sono certo che gli abbia dato più di un punto, grazie a meccanismi inconsci e che hanno agito sull'imaginario collettivo.

Riepilogo: Ben venga la rappresentazione multiculturale. Anche se pensiamo sempre di essere noi il centro del mondo -bianchi europei e bianchi nordamericani- non è così. E nella letteratura fantasy, sono contento di vedere compagnie come quella dell'Anello. Sarà anche politically correct, ma a me piace così.

Scusate l'enorme OT, ma non mi andava di tenermi le mie idee per me stavolta.

Leggi razzismo nel mio intervento? Lo chiedo sinceramente.

Un conto è la parità di diritti e di doveri per qualsiasi persona di qualunque provenienza, credo o colore della pelle, un altro è il politicamente corretto.

Non pensavo di dover distinguere il significato delle due cose.

E per la cronaca, non ritengo questi nostri interventi OT. Ancora non mi capacito di come possano esserci 229 risposte ad un topic sulla Troisi...in una discussione dal titolo [Licia Troisi] Le Cronache del Mondo Emerso , è comunque LEI ad essere OT.

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Io sinceramente sono ben felice del politically correct, non in quanto tale, ma come premessa per solide basi che davvero favoriscano un relativismo e multiculturalismo che non può che giovare. Non sembri entusiasta dell'inserimento di personaggi/persone di ogni etnia, ma secondo me per il motivo che non è semplice guardare la storia e il mondo che ci circonda distaccandosi dalla prospettiva dell'Uomo bianco. Ovvio che l'Uomo bianco non si cura dl politically correct e dell'inserimento di stereotipi a lui simili in libri, film e in generale in tutta la produzuone culturale: I bianchi sono i padroni del mondo -attualmente- e così è sempre stato. Di conseguenza non ha bisogno di affermare sè stesso.

Per far un po' riflettere sulla cosa vorrei raccontarvi di un sperimento sociopsicologico fatto negli anni '80 e poi riproposto ultimamente negli U.S.A.: Dando due bambole -una bianca e una nera- a delle bambine nere, si chideva quale bambola era quella bella e quale quella brutta. Poi si chiedeva quale somigliasse a loro. Risultato--> La bambola nera, quella a cui tutte dicevano di somigliare, secondo loro era quella brutta.

Cosa vi fa venire in mente?

Altro piccolo spunto: Morgan Freeman ha interpretato il presidente U.S.A., nella serie "24" c'era un onesto e capace presidente nero, e l'immagine proiettata di presidenti neri è stata passata parecchio dagli anni '90. Secondo voi ciò non ha influito sull'elezione di Obama? C'è stata una ovvia funzione affabulatoria, e con il tempo il pubblico ha probabilmente realizzato che, come si è visto in tv, non è una cosa dell'altro mondo avere un presidente nero: è una cosa che può accadere, come nei telefilm che hanno passato in tv o nei film proiettati nei cinema. Non saprei giudicare in termini di percentuale elettorale quanto ciò abbia influito sull'elezione di Obama, ma sono certo che gli abbia dato più di un punto, grazie a meccanismi inconsci e che hanno agito sull'imaginario collettivo.

Riepilogo: Ben venga la rappresentazione multiculturale. Anche se pensiamo sempre di essere noi il centro del mondo -bianchi europei e bianchi nordamericani- non è così. E nella letteratura fantasy, sono contento di vedere compagnie come quella dell'Anello. Sarà anche politically correct, ma a me piace così.

Scusate l'enorme OT, ma non mi andava di tenermi le mie idee per me stavolta.

Non credo che con "politically correct" Merin intendesse parlare della Compagnia dell'Anello.

Detto questo non sono d'accordo: innanzitutto il relativismo secondo me è assolutamente un male se messo nelle mani della gente (vedansi discussioni anche qui sul Forum in cui alla fin fine nessuno può dire niente, perché salta sempre fuori qualcuno a dire "Non puoi dire così perché a qualcuno magari pare vero il contrario e quindi non è corretto, i gusti son gusti e tutto è relativo"). Poi non so cosa tu intenda con "politicamente corretto", io intendo qualcosa che si afferma perché la massa dice che è giusto affermarlo e non necessariamente perché lo si crede. Ipocrisia popolare, insomma. Credo sia totalmente negativo. Quanto a Morgan Freeman presidente, direi che la cosa mi fa pensare più che altro a quanto gli americani si dimostrino spesso un popolo ottuso e superficiale (e noi tiriamo dietro come pecore) se hanno bisogno della rassicurazione della tv per eleggere un nero come presidente. Dirò di più: ogni tanto ho avuto il dubbio che Obama non sia stato eletto nonostante sia nero, bensì proprio perché nero. Il trionfo dell'ipocrisia, insomma, permesso proprio dalla mediadipendenza e dal " politically correct".

In generale, comunque, non vedo un netto confine tra multiculturalità e perdita dell'identità culturale, e questo mi fa stare sul "chi vive", essendo io nato e cresciuto in una cultura (non quella "bianca" ma quella italiana/europea) che benché in declino innegabile ha saputo creare grandi cose. È un'impressione mia però, non ne faccio di sicuro un punto di discussione qui. ;-)

Tornando IT con un'impressionante sterzata, Il Signore degli Anelli è emblematico di come se non tutto quanto per lo meno l'interpretazione dei libri sia relativa: sono d'accordo con il buon Zweilawyer sull'attuale direzione di molto fantasy (il motivo è che si pubblicano autori scadenti, e gli autori scadenti sono persone scadenti con ideali a basso prezzo, dunque credendo che valga la relazione "controcorrente = artista" pubblicano facendo i "ribelli" vista l'attuale direzione della politica nei loro paesi; ridicole motivazioni, dunque ridicoli autori) ma salvo dichiarazioni palesi di ideale poi la lettura di un'opera sta a noi, finché un autore non scrive un saggio possiamo tranquillamente decidere di dare una nostra interpretazione a un romanzo e/o di adottarne una "innocua". Negli stessi anni in cui da noi non si pubblicava Tolkien (e non perché "tradotto male", ma perché erano anni in cui un "uomo della provvidenza" a cavallo era mal visto :-)) negli USA era una bandiera del movimento hippy (nei libri della Torre Nera di King l'autore fa notare come ai tempi di Woodstock moltissimi bambini si chiamassero Merry e Pippin) visto che veniva letto come un romanzo pregno di un certo impulso "ecologico-fricchettone" (ad esempio nell'episodio della semplice comunità degli Hobbit che ricaccia il progresso malato portato dal "saggio" corrotto).

La realtà con Il Signore degli Anelli stava chiaramente nel mezzo: Tolkien stesso dichiarò che la sua forma di governo ideale sarebbe stata una monarchia illuminata non costituzionale (scritto da qualche parte in La Realtà in Trasparenza); i suoi personaggi erano sì una Compagnia multietnica e multiculturale ma alla fin fine tutto si risolveva con l'intervento dell'eroe, dell'individuo (in alcuni casi piccolo, siamo d'accordo, ma sempre individuo a sé stante, eroe tragico da immaginario "passato": ecco la cosa che spaventava i sinistroidi italiani); le genti si univano a volte per combattere il male comune, ma rimanevano regni talmente "a cultura chiusa" che in un regno si usavano cavalli e in quello vicino praticamente no. Tolkien non era né conservatore né progressista, era un "reazionario idealista", nel senso che non guardava al passato, guardava a un passato inesistente, ideale e non raggiungibile: non a caso Il Signore degli Anelli è ambientato in un mondo praticamente in rovina: gli elfi se ne sono quasi tutti andati, gli uomini sono delle schiappe, anche il Nemico è solo un servo del vero Avversario dei vecchi tempi; è Il Silmarillion che racconta la grandezza, la mitologia, Il Signore degli Anelli non riesce a essere ottimista fino in fondo mostrando un mondo davvero grande, lo mostra già in disarmo parziale.

Insomma, una discussione sul "fantasy di destra o di sinistra" è stata fatta diverso tempo addietro qui sul Forum, gira e rigira la discussione a mio avviso tenderà sempre a convergere verso poche semplici considerazioni:

- L'occhio del padrone ingrassa il cavallo (ovvero: spesso sottolineiamo gli aspetti che tendono a dipingere un'opera che ci piace come aderente al nostro pensiero e tralasciamo gli aspetti contrastanti);

- Noialtri qui siamo in gran parte sognatori e non possiamo far contaminare i nostri sogni dalle schifezze del mondo reale;

- L'Arte non dovrebbe essere uno strumento politico, dovrebbe al limite veicolare delle idee in maniera consequenziale alla propria esistenza (un libro è bello perché è bello, sicuramente Tolkien non ha scritto le sue opere pensando alle cabine elettorali);

- Una volta sì che scrivevano bei libri, la Troisi fa ca*are e quando sarò vecchio (se ci arriverò) sarò lieto di continuare a parlare di Tolkien sapendola nel dimenticatoio.

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@Merin, ma un po' a tutti per spiegarmi meglio: No, non ho letto niente di razzista. Forse sono un po' partito per la tangente dopo aver letto il tuo post perchè è un argomento che mi sta molto a cuore quello della produzione culturale vista alla luce della situazione sociale. Diciamo forse che da questa tua frase:

Nel bene e nel male oggi vigono il politically correct, il relativismo e la decontestualizzazione. Purtroppo non solo nel fantasy...magari fossero relegati solo in tale ambito.
mi è sembrato che potevo far riflettere e far vedere il cosiddetto "politically correct" sotto una differente luce. Provo a sintetizzare il mio sermone precedente: la tendenza che ultimamente vede i produttori di cultura popolare (libri, tv, film) cercare di rendere gruppi di protagonisti il più possibile multiculturali/multietnici, secondo me non è del tutto da condannare. E penso non sia da condannare perchè, anche se a noi non sembra o non ce ne accorgiamo in quanto siamo sempre stati abituati ad essere la cultura/etnia dominante, il ritrovare modelli di riferimento e stereotipi che l'individuo possa fare propri è un momento importante per ciascuna persona.

Con questo intendo dire che è bene che sia rappresentato multiculturalismo e multietnicità, purtroppo è anche altrettanto vero che a volte viene fatto in maniera ipocrita e non con lo spirito di cui io mi sto facendo in questo momento portatore. Si potrebbe "rappresentare" meglio, sicuramente, ma per me questo "meglio" implica anche il rappresentare minoranze e diversità dai produttori di cultura (di qualunque tipo essa sia).

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@Merin, ma un po' a tutti per spiegarmi meglio: No, non ho letto niente di razzista. Forse sono un po' partito per la tangente dopo aver letto il tuo post perchè è un argomento che mi sta molto a cuore quello della produzione culturale vista alla luce della situazione sociale. Diciamo forse che da questa tua frase: mi è sembrato che potevo far riflettere e far vedere il cosiddetto "politically correct" sotto una differente luce. Provo a sintetizzare il mio sermone precedente: la tendenza che ultimamente vede i produttori di cultura popolare (libri, tv, film) cercare di rendere gruppi di protagonisti il più possibile multiculturali/multietnici, secondo me non è del tutto da condannare. E penso non sia da condannare perchè, anche se a noi non sembra o non ce ne accorgiamo in quanto siamo sempre stati abituati ad essere la cultura/etnia dominante, il ritrovare modelli di riferimento e stereotipi che l'individuo possa fare propri è un momento importante per ciascuna persona.

Con questo intendo dire che è bene che sia rappresentato multiculturalismo e multietnicità, purtroppo è anche altrettanto vero che a volte viene fatto in maniera ipocrita e non con lo spirito di cui io mi sto facendo in questo momento portatore. Si potrebbe "rappresentare" meglio, sicuramente, ma per me questo "meglio" implica anche il rappresentare minoranze e diversità dai produttori di cultura (di qualunque tipo essa sia).

Ti rigiro la questione. Qunti autori di libri creano il gruppo multi entico per esigenze reali della storia invece che per un mero politicamente corretto in modo che nessuno possa recriminargli apologie di razzismo?

Quanto è realmente FUNZIONALE rispetto alla storia dell'autore che il gruppo di eroi sia composto da un caucasico (politicamente corretto...avrei scritto bianco) , un afro americano (politicamente corretto...avrei scritto nero o di colore), un indoeuropeo, un orientale e le donne degli eroi siano una bionda, una mora, una orientale ecc ecc e che il padre di uno degli eroi sia un diversamente abile (politicamente corretto...avrei scritto zoppo e/o monco)...e potrei andare avanti all'infinito. Molti considerano "politicamente corretto" un sinonimo di "ipocrisia".

Ne abbiamo parlato allo sfinimento e sottoscrivo il fatto che relativismo (è vero tutto e il contrario di tutto), la decontestualizzazione (qualunque porcata può essere fatta in nome di tale concetto, dal mettere quadri fiamminghi in una fabbrica dismessa di bulloni, all'usare le fughe di bach come sottofondo per pezzi di musica hip hop o all'indossare jeans blu scoloriti e strappati sotto un Principe di Galles) e il politicamente corretto (non creo, descrivo o apprezzo un gruppo omogeneo di persone per non rischiare di essere tacciato di razzismo) sono un male.

Piccolo esempio stupido. In sezione arceria abbiamo un bersaglio umanoide in cartone e carta rappresentatnte un "saraceno" nell'atto di attaccare con la spada. Studiateun poco di storia e capirete come mai ad una Accademia di studi medievali di una città storicamente assediata ed invasa dai saraceni possa venire l'idea di realizzare un bersaglio simile. Ebbene, stiamo valutando se sia il caso di utilizzarlo in presenza di pubblico perché, grazie al politicamente corretto consigliatoci da "qualcuno", sia mai che qualche musulmano residente in Italia possa sentirsi offeso e discriminato. :banghead:

Riguardo alla questione siamo "l'etnia dominante", non mi preoccuperei. Fra 100 anni prenderemo ordini da indiani stipendiati dai cinesi che governeranno de facto l'intero pianeta. Quindi inutile stare tanto a preoccuparsi. Ah, le guerre ci saranno lo stesso...i cinesi dovranno combattere contro l'Islam per non perdere il privilegio di governare il mondo .

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Se è per questo, la prima volta che lessi il SdA speravo in un massacro completo degli odiosi Ent, ecologisti da strapazzo!:-D

Per il resto concordo con gli esaustivi post di Merin. Fra l'altro, ho trattato l'argomento sul mio blog con una buona dose di umorismo grossolano, penso che qualcuno apprezzerà:

Le razze nel mondo fantasy

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Capisco il tuo punto di vista, Merin, tuttavia c'è ancora qualcosa su cui non mi trovo d'accordo.

1)Relativismo: sono uno strenuo difensore del relativismo, io, e divento intransigente semplicemente in caso di rischi per l'uguaglianza e i diritti fondamentali che tutti dovrebbero avere. Per il resto, viva la relatività dei punti di vista e delle opinioni, culture, religioni.

2)Decontestualizzazione: qui bisogna stare molto attenti, e anche io personalmente non so bene come bilanciare il mio punto di vista. Infatti se posso concordare con te sul fatto che decontestualizzare e destoricizzare una qualsiasi questione porta alla non possibilità di comprendere il vero valore della stessa ed è dunque un male, c'è un'insidia anche nella contestualizzazione cieca: il vedere le cose solamente da un punto di vista, contestualizzato e storicizzato inevitabilmente da una corrente, potrebbe facilmente appannare altri e differenti significati. Con questo intendo dire che non esiste una contestualizzazione super-partes, ma comunque ogni situazione e contesto possono avere differente interpretazioni: dunque come si fa a non mettere in gioco la propria posizione, se si tende a contestualizzare ogni cosa subendo le influenze della propria cultura?

3)Politically correct: qui tengo ancora a sottolineare come la mia dedizione al politically correct non è motivata da un'apologia dell'ipocrisia. L'utilizzare termini adeguati e il rappresentare alcune situazioni facendo sì che non si facciano differenziazioni qualitative e quantitative fra esponenti di etnie/culture diverse dovrebbe semplicemente essere un passo verso un modello egualitario che io auspico per il futuro dell'umanità. Non per questo bisognerebbe piazzare inutilmente e in maniera assolutamente non idonea il politicamente corretto. Esempio: le quote rosa sono per me una boiata. Sono una boiata perchè non si dovrebbe mettere un numero fisso di donne in posizioni istituzionali solo in quanto donne. Invece sono molto speranzoso che il maschilismo di cui la nostra società è zeppa abbia fine, e le donne potranno essere elette regolarmente e conquistarsi le loro posizioni in parlamento non perchè donne, ma perchè brave. Quindi sono contro il maschilismo vero, non la propaganda ipocrita, come sono per uno spirito multiculturale e multietnico sostanziale, e non solo formale.

Ripeto però che la rappresentazione di ogni cosa che ci viene mostrata dai produttori di cultura ha un effetto molto importante e più potente di quello che normalmente si pensi, e può plasmare, modificare, o ribadire lo status quo di costumi, abitudini e cultura popolare. Per questo non sono favorevole a libri, telegiornali, spettacoli e film monoetnici, in quanto per me sedimentano una visione monocentrica, ingiusta e irreale.

@Merin: Riguardo il fututo, hai esattamente ragione. Per questo, forse, è ancora più importante sensibilizzare riguardo alla questione della "cultura dominante ingiusta". Domani saremo noi, probabilmente, a guardare la tv e non vedere niente che ci riguardi culturalmente ed etnicamente e a non ritrovare i nostri modelli. Quello sarà il momento in cui ci farà forse piacere vedere l'unico italiano caucasico in una serie tv per poter avere conferma di esistere anche noi, e non essere minoranza in un mondo di Indiani e Cinesi.

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Il problema di decontestualizzazione, relativismo e politically correct è che stanno pian piano sostituendo la capacità di ragionare e valutare della gente.

Il politically correct è nato quando la gente ha preso ad offendersi per delle parole, senza ragionare e senza contestualizzare il pensiero dell'interlocutore.

la frase "i neri ce l'hanno più lungo" è considerata offensiva. Ma cavolo, ho appena detto che c'è l'hai più lungo! É un complimento! Ragiona sulla frase, non soffermarti sulla parola.

Invece no, come società nel complesso ci è sembrato troppo difficile insegnare a ragionare alla gente, molto meglio rendere tabù certe parole e abusare delle improprietà di linguaggio. Diversamente abile per un uomo costretto sulla sedia a rotelle? Non è diversamente abile. Non ha un'abilità diversa dalla mia, purtroppo manca di un'abilità, quella motoria. E allora educhiamo la gente ad aiutarli a salire sul bus o in quel che han bisogno, non a prenderli per il cvlo con un giro di parole.

Tornando vagamente IT, riporto lo stesso discorso nel campo artistico: anzichè educare questi giovani aspiranti scrittori ai paradigmi di una buona prosa (neanche voglio entrare nel discorso "arte moderna"), no, sdoganiamo il relativismo, tutto è bello se piace, nessuno standard. Impediamo affermazioni come "Halle Berry è più bella di Susan Boyle", perchè tanto tutto è relativo. Molto meglio dare linee guida su cosa si può e non si può dire piuttosto che insegnare alla gente lo spirito critico e il ragionamento, no?

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Il relativismo è uno strumento che può sconvolgere il reale. Annulla l'oggettivo e trascina tutto sul piano soggettivo. Il relativismo è lo stesso che porta a dire che una capanna di fango del burundi non è più brutta, piccola e sporca del Colosseo, ma solo "diversa". Penso che siamo andati parecchio OT.

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Il relativismo è uno strumento che può sconvolgere il reale. Annulla l'oggettivo e trascina tutto sul piano soggettivo. Il relativismo è lo stesso che porta a dire che una capanna di fango del burundi non è più brutta, piccola e sporca del Colosseo, ma solo "diversa". Penso che siamo andati parecchio OT.

E' la Troisi ad essere OT nei suoi stessi romanzi

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E' la Troisi ad essere OT nei suoi stessi romanzi

Questa te l'approvo :-D

Comunque io ovviamente penso che alcune cose siano meglio di altre, come che il colosseo sia artisticamente migliore di una capanna di fango e che la mia ragazza sia un angelo confronto a Susan Boyle: tutto ciò non comporta che altri sono liberissimi di pensare il contrario. Chi sono io, con i miei canoni, per dare un valore assoluto?

Ragazzi, io ci riprovo con una domanda molto diretta. La domanda è: è possibile che, proprio perchè appartenenti a una cultura dominante, ci sentiamo di criticare il politicamente corretto? Non potrebbe essere che, visto da persone apparrtenenti a culture diverse e non altrettanto economicamente e socialmente "benestanti", il politically correct sia legittimo e una forma di cambiamento dello status quo culturale internazionale?

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