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La Nostra Storia 3020 - ->CyberPunk<- -


Gigared

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Venus dorme beata, ingnara di tutto quello che le accade intorno. E forse è meglio così. Se aprisse gli occhi vedrebbe lo sguardo di Sheila posato su di lei, uno sguardo che indica come il suo salvataggio sia stata la fine di quello che poteva essere definito un sogno che si stava riproponendo.

Ricorda quel rincorrersi tipico dei bimbi innamorati, quello schernire l'altro che non riusciva a prenderla. E poi quegli abbracci dolci e forti e quella sensazione di incontrollabile animalità che la possedeva quando era con lui. Vede ancora con chiarezza i pericoli che hanno affrontato, le persone che hanno visto morire davanti a loro e quelle che hanno salvato. sente ancora il dolore alle gambe di quel carro antisommossa e sente ancora quelle braccia forti e delicate che la trasportavano in ospedale.

Si scopre ad accarezzarsi le ginocchia, come per assicurarsi che fossero ancora lì e che non fossero sotto quei cingoli. Ora c'è carne e non più quel metallo che la rendeva ancora meno umana di quello che stava diventando.

Già... umana, una cosa che non avrebbe mai voluto diventare. Lei è una killer, una fredda assassina dal cuore di pietra che prova gioia solo nell'uccidere, nel portare a casa un bel gruzzolo e nel ripetere ancora l'operazione finché non avesse deciso di smettere a casua di un proiettile dritto nella sua testa. Ormai in questo mondo di muore solo di cancro o di AIDS. La morte in un letto, con la sola compagnia della vecchiaia non è più comntemplata dalle leggi di quel Dio in cui lei ha smesso di credere da tempo. Ricorda come Paul le dicesse che quelli non eranop i soli due modi di morire. Ve ne era un terzo: morire ammazzati. Ma lei non ci pensava mai, in quanto era lei stessa a mettere in atto questa terza possibilità. E non voleva questo tipo di responsabilità.

Un movimento di Venus la distoglie dalla visione dei ricordi. La guarda con un misto di odio e di rabbia, ma sa che grazie a lei il suo Paul ha ricominciato a credere nella favole ed è tornato quello che era sempre stato. Ed ora hanno bisogno di lui, di quel ragazzo che era, di quell'uomo deciso in tutte le cose che faceva.

Si gira a guardarlo e lo vede parlottare con Mike. Già... Mike. Un altro tassello della sua vita che non si sa spiegare. Per la prima volta non sente il bisogno di uccidere un poliziotto. Ma soprattutto non sente il bisogno di andarci a letto e basta. Lo vorrebbe per lei ed il pensiero la spaventa. Nessuno deve stare con lei. Lei è maledetta. Non sa amare. E forse non vuole.

Alza gli occhi verso il finestrino dell'AV e lo spettacolo che le si presenta davanti la lascia a bocca aperta. Vede macchine in fiamme, sparatorie tra bande, guardie coorporative stese a terra sanguinanti mentre nomadi e booster saccheggiano le loro parti vitali e metalliche per poi rivenderle al migliore offerente. Più in là la polizia tenta di sedare una sommossa di senzatetto, mentre un idrante spruzza acqua bollente sulla folla con il solo risultato di farla inferocire di più.

Sarebbe tutto normale, l'ennesimo giorno in una zona povera e di combattimento.

Ma sono in una zona corporativa di lusso.

Ed in queste zone tutto è controllato dai richci e potenti signori di quei palazzi enormi, gli stessi palazzi che vede per la prima volta nella sua vita completamente spenti e privi di ogni luce e controllo.

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Ho letto i vari racconti che sono stati aggiunti, e mi devo associare al commento di wolf, davvero molto belli joram complimenti!

Adesso bisogna trovare un modo per non far finire velocemente la storia di CP, che devo dire è quella a cui son più affezzionato!

Penserò qualcosa in questi giorni in cui il tempo è oco, ma a brevissimo credo che Mike si farà vivo!

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continuo un po'..se no qua si ferma tutto..

Eliah si sente solo.

E' in quell'AV, con tutti gli altri, ma si sente terribilmente solo.

E non solo perchè nessuno ora pensa a lui.

Paul è completamente preso da quella ragazza. E' una bella ragazza, e Eliah può capire che l'uomo sia preso da lei.

Sheila invece sembra presa da entrambi. Ma non è tutto la. Sembra combattuta, da cose che il ragazzo non capisce. Però comunque non bada a lui; anche se non sa se lo farebbe mai.

Veela è li in fondo, in un angolo. Sembra inbronciata, forse, o pensierosa. Eliah la guarda, la studia un po', e decide di non poter capire cosa le passa per la mente. La conosce ancora troppo poco per poterlo fare. E dedice anche di non volerla e, forse, di non poterla disturbare.

Mike è con Nora, che cerca di ridere e scherzare.

Ma nonostante questo, non è per questo che si sente solo. Ormai si è anche abbituato.

Si sente solo per quello che vede.

Quando c'era suo padre "regnava" quasi l'ordine grazie a lui; in realtà non era cosi, gli scontri ci sono sempre stati, ma in maniera molto minore. Il potere della sua banda era grande, e c'era un certo ordine, una certa disciplina tra le bande.

E ora la sotto si combatte anche nelle zone corporative, dove i ricconi hanno sempre mantenuto il controllo grazie al loro potere.

Ma ora nn è più cosi. La città sembra diventata un unico grande Sprawl, e sembra voler esplodere da un momente all'altro.

Il ragazzo rimpiange la mancanza di suo padre.

"Sentite!" Eliah interrompe il silenzio, richiamando l'attenzione.

"Non so cosa stia succedendo in questa città, ma bisogna fare in fretta a trovare un netrunner che ci aiuti. O tra un po' non esisterà neanhce un computer funzionante in questo posto.." dice quasi sarcasticamente.

"Con questo mezzo dobbiamo dirigerci a 5 km da qua, in quella direzione. Poi scenderemo e ci dirigeremo a casa di una che conosco. E' una mezza pazzoide, che riesce a malapena a gestire la propria vita, ma con i computer ci sa fare. E se non può aiutarci lei saprà sicuramente indicarci da chi andare per decifrare quel chip. Si chiama Cyberslave..."

Fa una pausa, ci pensa un attimo..poi: "allora? che ne dite? vi va come programma? però ho da chiedervi un favore in cambio, a tutti voi! Che ne dite?"

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Nel sentire le parole di Eliah, Sheila si alza di scatto in piedi, risvegliandosi da quel suo torpore contemplativo. Quel ragazzino sta chiedendo loro un favore in cambio del suo aiuto e lei odia i ricatti o anche solo le cose che si avvicinano ad essi. Per fare un favore a qualcuno si è ritrovata in questa situazione, dando ascolto a chi invece li ha traditi.

Nella sua mente vede il volto di Remy De La Rose, l'unico che potrebbe dire loro qualcosa su quel chip che hanno trovato nel minor tempo possibile. Ma sa che il vederlo le farebbe provare una rabbia così intensa che non esiterebbe a spingere il grilletto della sua pistola, la canna diretta tra gli occhi di quello che credevano un alleato e soprattutto un amico.

Stringe i pugni e guarda davanti a sé quel ragazzo che sta indicando loro dove andare. In cambio di un favore.

«Non ci serve un netrunner... piccolo.» L'ultima parola è marcata, ironica. Poi tenta di calmarsi. «Ci serve solo un dannatissimo fottutissimo computer. Niente reti, interfacce e cose del genere. In questo momento...» Indica un finestrino dell'AV, mostrando una scena di combattimento tra guardie corporative spaesate e relitti umani «... in questo momento non credo che troverai quello che cerchi in rete.»

Eliah sta per rispondere, quando vede Paul che appare alla spalle di Sheila, posandole una mano sulla spalla, in quel solito gesto che serve a calmarla e a farle riacquistare la ragione. Ma stavolta sembra non funzionare. Stavolta lei gli toglie la mano con rabbia e se ne va nell'abitacolo dell'autista, accanto a Mike che sta sapientemente evitando tutti i vari scontri in strada.

Veela si alza in piedi, sorprendendo tutti quelli che pensavano che ormai stesse dormendo. Osserva Paul con un misto di attrazione e repulsione, poi si avvicina a lui. «Fammi vedere il chip.» Chiede duramente. Poi si morde il labbro. «Per favore.»

Paul rimane a fissarla per un lunghissimo secondo. Mette la mano in tasca e tira fuori quel piccolissimo oggetto di silicio e metallo, mettendolo nella mano di lei, tenuta aperta sotto la sua. Si gira un attimo per dare un'occhiata a Venus quando sente un esplosione più vicina delle altre che fa scuotere un po' l'abitacolo. Poi torna a fissare la ragazza davanti a lui, notando con la coda dell'occhio lo sguardo di Sheila, uno sguardo che lui identifica con la gelosia e con la rabbia.

«A volte mi chiedo come avete fatto a sopravvivere a tutte queste cose!» Sbuffa Veela, rigirandosi nella mano il chip, un sorriso ironico sulle labbra, unito ad uno sguardo di vittoria e... di speranza? «State cercando da tempo un fottutissimo hacker o un computer... quando potevate vedere il contenuto di tutto questo da tempo, ormai.» Guarda Sheila e si dirige verso di lei, appoggiandosi ad una parete dell'abitacolo quando una curva brusca rischia di mandare tutti gambe all'aria «Hai begli occhi, sai? Soprattutto... firmati.» Sorride ironica.

Sheila la guarda con un'espressione stupita. Poi capisce.

«Esatto... hai capito.» Indica il tavolo dove è Venus che riposa ancora «Lì c'è tutta l'attrezzatura necessaria per poter inserire il chip in un tuo occhio.» Indica la sua tempia «Basterà un piccolo taglio qui e avremo accesso alla struttura cibernetica dell'occhio, dove potremo inserire questo.» Mette in mostra il chip «Poi un altro taglietto dalla parte opposta...» Indica l'altra tempia «... e avremo la possibilità di inserire il cavo che porta a quello schermo... e vedere tutto!»

Sheila annuisce. Infatti ricorda che Remy le diceva sempre che ogni volta che installavano una cyberottica mettevano dei dispositivi di sicurezza per registrare e depositare immagini, utili in caso di morte improvvisa della persona. «E chi mi taglierà la faccia? Ora dobbiamo cercare un medico, non credi?»

«Lo farò io.» La interrompe Veela, riportando alla mente le immagini delle numerose tracheotomie che ha eseguito ai suoi compagni, soffocati dal loro stesso sangue. Trattiene a stento un sussulto, poi guarda con decisione Paul: «Procedo?»

Paul annuisce per riflesso condizionato, senza sapere veramente quello che sta per succedere. Sheila lo guarda come se a lui non importasse nulla della sua sorte e si avvicina al lettino. Respinge a fatica l'impulso di gettare via dal lettino Venus, guardandola solo mentre viene adagiata a terra su una coperta predisposta da Eliah.

Mike prende una stradina che sembra libera da tutti i tumulti e si nasconde in un garage abbandonato, evitando così sobbalzi del mezzo. Poi si mette vicino a Sheila, mano nella mano con Nora.

Veela prende da una cassettina il bisturi, mentre Paul inserisce l'ago della siringa di anestetico locale nelle tempie di Sheila.

«Ora so come deve sentirsi un Netrunner.» Dice lei sorridendo.

L'operazione risulta molto facile per le mani di Veela. Una volta approntato il secondo taglio, il cavetto viene inserito nella cyberottica destra. Il monitor mostra subito le immagini del soffito di un AV. E' il loro AV.

A quel punto Veela inserisce il chip nell'altro taglio.

Subito vengono mostrate immagini di un'isola con dei complessi sotterranei imponenti. Numerose scritte evidenziate indicano la fabbricazione di serbatoi criogenici mai visti prima, programmati per mantenere una persona viva ed in salute per centinaia di anni, forse migliaia. Non viene specificata la destinazione dei serbatoi. La documentazione sembra essere su un altro chip o comunque tenuta su quell'isola.

Le immagini continuano a scorrere. Paul ha un sussulto quando vede l'antrata di quel complesso: sulla porta vi è la costellazione di Orione, come quella che lui ha tatuata sulla spalla. E sotto di essa non vi sono solo due simboli, ma due parole nel linguaggio dei geroglifici.

Altre immagini di luoghi sotterranei sparsi per il mondo, note di spese, liste di nomi, tra i quali spuntano grossi dirigenti dell'Arasaka e della Militech. Tutto sembra un preparativo per affrontare qualche evento anomalo di portata mondiale.

Poi l'ultima immagine: le coordinate dell'isola.

In Italia, quella che una volta era conoscita come Isola d'Elba, ribattezzata però da molti "Hell's Island" per le mutazioni genetiche in cui incorrono quelli che vi passano troppo tempo.

Il monitor si spegne e torna a mostrare il tetto dell'AV.

I tagli alle tempie di Sheila vengono richiusi e lei si addormenta.

«Sta succedendo qualcosa di grosso... di troppo grosso.» Mormora Paul, lo sguardo fisso su Venus.

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Tutto è successo molto in fretta.

La ragazza molto probabilmente ha frainteso le parole di Eliah. E ora lui si rende conto che non è stata lei a fraintendere le parole, ma lui a usare quelle sbagliate.

Che stupido. Quello che stava facendo era chiedere un aiuto, non imporre un ricatto. Ma si è espresso male, nella sua ignoranza.

Gli sta bene. Ma di quell'aiuto ha bisogno lo stesso..

Il monitor si è appena spento, ed Eliah sente Paul mormorare qualcosa. Anche Mike ha un espressione stupita e allarmata sul volto . Probabilmente loro capiscono cose che per il ragazzo sono ancora troppo complesse, che richiedono troppe conoscenze per poterle comprendere.

Eliah esita qualche istante, pensa a cosa deve fare, cosa gli conviene fare.

E poi, infine, decide.

Non è facile per lui spiegare quello che ha in testa, forse non dovrebbe rischiare.

Ma sicuramente ormai tutti hanno capito chi è lui,e se avessero avuto cattive intenzioni si sarebbe già capito.

"scusatemi.." , inizia, con lo sguardo abbassato e la voce rotta dalla preoccupazione..

"lo so, probabilmente ora non c'è tempo per queste cose. Avrete sicuramente altro a cui pensare. Però.." alza all'improvviso gli occhi, risoluto, deciso, a fissare tutti gli altri nell'AV. Uno a uno li osserva tutti, soppesando su cosa fare leva e su che motivazioni proporre per ottenere quello che ha in testa.

"..guardiamoci! Siamo presi male. Stanchi da quello che abbiamo appena fatto, in una città che sta andando allo sfascio senza un motivo apparente, con una ragazza malata da curare e aiutare, e molte cose da decidere. Questo AV non è proprio il rifugio adatto per noi. Probabilmente le risposte a molte delle cose che ci chiediamo sono in quel chip, in quell'isola, in quel posto.

Ma ora, qui, e con i pensieri che abbiamo, non potremmo decidere nulla di serio.

Il mio suggerimento è di andare a riposarci da qualche parte, dove poter anche pianificare con calma le nostre prossime mosse.

Mio padre era solito dire un piano ben architettato è un piano ben riuscito...credo avesse ragione. E per farlo serve ordine."

Lo sguardo di Eliah si muove da un volto all'altro. Sembra impossibile che un ragazzino come lui possa parlare cosi, con la coscienza e l'organizzazione di un adulto.

Sembra impossibile anche a lui!

"e c'è un altra cosa..quella che stavo per chiedervi poco fa. Ho bisogno di una mano per una cosa, che forse può anche tornarci utile, e per riuscire a capirlo ho bisogno di voi.

Non so se accetterete di aiutarmi, e forse mi troverete pazzo in questo momento, ma io ve la dico lo stesso, e poi deciderete voi.

Sapete bene chi sono. Mio padre era il capo degli Psycodeath. Aston Burton.

Come tutti sapete è morto in un attentato, in un bar, un po' di tempo fa ormai. Ho perso anche il conto dei giorni. Probabilmente Mike può risalire alla data esatta." osserva il poliziotto, con un sorriso divertito sulla bocca.

"E tutti saprete anche che hanno incolpato me...

Beh, se non lo sapevate tutti ora lo sapete...tanto non cambia nulla credo.

Ma...

Io NON ho ucciso MIO padre!!!"

Il tono con cui lo afferma è deciso.

E' la prima volta che lo dice a voce alta, e gli suona strano. Fino ad ora aveva sempre pensato a scappare, a salvarsi, convinto che nessuno gli avrebbe comuque creduto. Ma ora era diverso. Si fidava di questa gente e, forse, faceva bene.

"Io a mio padre volevo moltissimo bene, e non lo avrei mai tradito. Era l'unica persona che mi volesse veramente bene; neanche mia madreme ne voleva.

Ma so benissimo di non poterlo dimostrare. So di non poter dimostrare la mia innocenza.

Però...vi ricordate l'altro giorno? Quando eravamo in macchina, e quell'elicottero ci bersagliava? E' stato abbattuto da un missile, che arrivava da chissà dove.

All'inizio non ci ho pensato molto, preoccupato di più di salvare la pelle. Ma poi ho riflettuto.

Poco prima avevo visto delle moto, in lontananza, dietro di noi. Ci seguivano da un pezzo, credo, e sono fermamente convinto che siano stati loro a sparare quel razzo. Non vedo altre possibilità.

Ma perchè? Chi ha interesse a tenerci in vita?

Me lo sono chiesto per molto tempo. Solo poco fa ho capito una cosa.

Non dovevamo restare in vita noi: dovevo restare in vita io."

La dichiarazione suscita reazioni diverse tra gli astanti. Chi è stupito, chi interessato, chi non esiterebbe a deriderlo per questa affermazione.

"No, non pecco di orgoglio ora. Ci ho pensato." Eliah pensa un istante, e poi inizia l'elenco che ha in testa da un po'.

"Paul e Sheila hanno più persone interessate a ucciderli che a tenerli in vita, se non solo quelle.

Di Veela non si sa molto; è una fattorina che lavora, anzi lavorava in bicicletta, e non credo abbia amici che la seguono con lanciarazzi per difenderla. Ora sembra che non sia una semplice fattorina,o per lo meno non lo è sempre stata, visto l'"operazione" che ha appena compiuto, ma ci credo poco lo stesso che possa avere popò di gorilla alle spalle.

Mike è un poliziotto, e potrebbe avere qualcuno che lo protegge. Ma...pensateci...quale poliziotto abbatterebbe un elicottero senza neanche preoccuparsi delle vite che andrebbero perse? e quale poliziotto segue con moto sportive una macchina, da distante, senza intervenire quando lo stesso Mike rischiava la vita con quei nomadi?

No, in tutta sincertà non mi sembra un ipotesi plausibile.

Venus non c'era in quella macchina.

Allora...resto solo io.

Mio padre è morto. Giusto?

E se non fosse cosi?

Il cadavere non è mai stato trovato, dentro quel bar esploso. Dicono che l'eplosione l'abbia completamente distrutto.

Mah..mi sembra strano. Neanche il suo cyberbraccio non si è salvato?

E ora eccomi qua..sono salvo, grazie ad un razzo sparato da due moto, molto simili a quelle usate nella banda di mio padre.

Per giorni la polizia non è riuscita ad arrestarmi, sempre fermata da incidenti, risse e altre diavolerie strane.

E ora, se non ve ne siete accorti, altre tre moto stavano seguendo questo AV.

E una moto mi sembra di conoscerla bene.

No!

Sapete che penso?

Che mio padre, con le sue influenze, avesse scoperto qualcosa che non gli piaceva. E per potersi muovere meglio doveva morire.

Sapete un altra cosa che diceva?

Non esiste uomo più al sicuro di un uomo morto!

Credo avesse ragione...e forse poi ha anche pensato di indirizzarmi verso qualcosa o qualcuno che potesse interessargli.

Chi avrebbe diffidato di un ragazzino come me, innocuo e anche ingenuo?

Si, è nello stile di mio padre tutta questa cosa.

Ma non ha pensato una cosa, una cosa fondamentale"

Eliah si ferma, si siede, sorride, un po sarcastico forse.

"Eh si..io sono SUO figlio!

Mi ha insegnato tutto lui, e ha sempre detto che imparo in fretta.

Mi ha cresciuto a sua immagine e somiglianza, se mi permettete la citazione.

Mi ha insegnato a riconoscere la gente, e le loro abitudini.

Ora ho riconosciuto lui!

Quella moto, a poca distanza da qua, è di Aron, il suo braccio destro!

Che ne dite di andare a chiedergli qualcosa?"

wow...un poema..spero piaccia e non incasini la storia.. ;)

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Paul esce dal retro dell'AV con le mani alzate, un gesto che non ha mai fatto e che spera di non dover rifare. Accanto a lui Eliah prosegue con passo sicuro verso la moto che aveva indicato, ora priva di conducente.

Mike, dopo aver assicurato Nora nella mani di Veela, li segue, la pistola in pugno con la chiara sensazione di armi puntate su di loro. Forse tenere la pistola non è una bella mossa, soprattutto se si sta fronteggiando una banda che non ha buoni rapporti con la polizia. Getta la pistola a terra e alza anche lui le mani per far vedere che non ha nulla.

«Non giratevi.» La voce viene dalle loro spalle. Poco dopo altri due uomini appaiono davanti a loro, i fucili spianati.

«Non abbiamo intenzione di fare del male.» Dice Paul.

«Non ne avete... e non potete.» Sogghigna uno di loro. Poi il suo sogghigno si tramuta in un sorriso amichevole e mette via l'arma. «Sembrate a posto... dopotutto siete amici di Eliah.» Tende una mano verso Paul che la stringe con il timore di qualche mossa di attacco da parte di lui. Invece l'uomo davanti, che si presenta come Aron, gli sorride ancora, per poi arruffare i capelli al ragazzo. «Sappiamo chi vi segue, anche se non avremmo mai voluto saperlo.»

Paul spalanca gli occhi per la sorpresa.

«Credevamo fosse un grupo di fanatici, una di queste sette che predicano la fine del mondo.» Allarga la braccia ad indicare le strade intorno a loro «Ce ne sono milioni di questi vecchi pazzi in giro. Come gli Inquisitori che uccidono chiunque abbia un congegno nelle sue carni.» Scuote la testa «Invece loro non sono dei pazzi. Loro sanno quando ci sarà la fine del mondo.» Guarda Paul dritto negli occhi «E si stanno organizzando per sopravvivere.»

Mike non ci crede. La fine del mondo? E' una cosa da pazzi! Chi mai potrebbe dare ascolto ad una fesseria del genere?

«Ti vedo incredulo, poliziotto. Ma non sto dicendo vaccate. O forse diomentichi quelle sparizioni e quegli "incidenti" agli addetti del servizio spaziale?»

Indicenti? Sparizioni? Certo che se le ricorda. Dieci persone scomparse misteriosamente e altre sette morte in strani incidenti, uno dei quali aveva tutta l'aria di essere un omicidio, anche se non avevano mai trovato abbastanza prove. I tasselli cominciano ad andare al loro posto.

Paul prenda parola e racconta tutto quella che hanno vissuto fino ad ora, soffermandosi in particolare sul filmato che hanno appena visto. nel aprlare di questo nota che gli occhi di Aron si spalancano per la paura, in un lampo fugace di terrore che copre subito con la solita espressione fredda. «Allora... è tutto molto più vicino di quello che pensavamo.» Commenta.

«Ho intenzione di andare fino a Hell's Island e scoprire la verità. Non ho intenzione di salvare il mondo, ma voglio risposte e vogliosapere chi vuole uccidermi. Odio chi mi spara addosso.» Afferma Paul tutto d'un tratto, stringendo i pugni.

«E magari potremmo salvarci anche noi, no?» Chiede l'innocente voce di Eliah.

Nessuno ci crede, ma tutti lo sperano.

Sono morti. Comunque vadano le cose lo sono. Tanto vale andare a vedere.

«Bene... vi porto da Burton.» Esclama Aron.

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