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La Nostra Storia 3020 - ->CyberPunk<- -


Gigared

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Burton.

Eliah non vuole crederci. Sta finalmente per rivedere suo padre!

Finalmente può smettere di scappare dalla polizia, e può rivedere suo padre. Il suo eroe.

E' un po' intimorito da quello che succederà al momento dell'incontro.

Suo padre è un uomo molto deciso; giusto, ma deciso. E sopratutto tiene molto ai membri della sua banda, amici oltre che compagni di avventura.

E non sa come deciderà di trattare gli attuali compagni di Eliah.

Ma probabilmente non succederà nulla di strano. Non ha motivo di fargli del male, e probabilmente avrebbe potuto farlo lo stesso.

Aron li guida per le strade della città, con la sua moto color argento brillante, come a voler riflettere la luce del sole, in un vano tentativo.

Accanto a lui c'è Spyke, suo figlio, anche lui membro degli Psycodeath, un ragazzo molto giovane ma intraprendente, amico di Eliah.

Dietro all'AV seguono altre due moto, di uomini che Eliah ha riconosciuto ma di cui non ricorda il nome.

Strano che Aron non sia circondato dai soliti uomini.

Dev'essere successo qualcosa.

La direzione che prendono porta verso la parte ricca della città, vicino alle zone corporative, in cui Eliah non sa esserci alcuna base della banda.

Nel mezzo sono tutti molto nervosi, ancora un po' dubitanti sul fatto di doversi fidare o meno di questo Aron.

Eliah è l'unico sorridente veramente.

Ma Paul tranquillizza tutti. Ha capito dalle poche parole del biker che non stava mentendo, e che probabilmente una collaborazione con la banda sarebbe utile.

Il viaggio dura una mezzora circa; le strade anche nelle zone corporative sono ricolme di dettriti, e la poca polizia rimasta fatica a tenere a bada le bande di poveri e di mutati.

Sembra che la città sia diventata un immenso sprawl, senza controllo e senza legge.

Mike osserva dal finestrino, con aria in apparenza distaccata e fredda, ma molto attento e amareggiato per quanto accade. Una vita di lavoro per mantenere un po' di ordine, per la sua Nora e per il suo futuro, e ora si ritrova in una città spazzatura, a collaborare per una presunta salvezza con un gruppo di biker e nomadi fuorilegge.

Ma è anche convinto che non vi sia altra soluzione, che sia la scelta migliore...forse.

La moto di Aron si avvicina ad un grande edificio, alto una sessantina di metri, in costruzione da troppo tempo ormai. Le finestre sono chiuse da enormi vetri riflettenti, sporchi dal tempo.

Le porte sono chiuse, dalle solite serratura magnetiche a combinazione che assicurano privacy a questo grandi edifici; sembra disabitato e un grande cartello dondola da sotte le finestre del primo piano riportando la scritta della ditta costruttrice, e la data di presunta fine dei lavori, ormai in ritardo di più di un anno.

Scendono tutti dal mezzo, mentre Aron li aspetta e Spyke si avvicina al portone;

"Bello vero? E' un po' di tempo che tuo padre lavorava a questo progetto" dice il biker rivolgendosi a Eliah, " e da poco è operativa anche questa nostra base. Siamo più intraprendenti di quanto non si creda."

Un sorriso sincero e onesto gli increspa il volto, mentre le porta del palazzone si aprono silenziosamente, e suo figlio risale in sella facendo strada.

Entrano nell'edificio con l'AV, in una grande sala illuminata decentemente.

Una volta dentro scendono dal mezzo, e due donne in camicie bianco si avvicinano al furgone, accompagnate da due uomini.

"Sappiamo che c'è una ragazza debole, provata, nel furgone, e che necessita di cure. Questi sono due dottori, già informati sul suo stato di salute, pronti a prendersi cura di lei. Vi prego di fidarvi vi me, e lasciare che la ragazza venga portata in un letto comodo e curata in maniera adeguata."

Paul si irrigidisce, sospettoso e protettivo, mentre Sheila abbassa lo sguardo, come a far finta di niente.

Eliah osserva l'uomo, facendogli un cenno con il capo, per invitarlo a fidarsi. Poi si rivolge ai dottori:

"Mi raccomando. Sappiate che la sua vita è legata con un filo alla vostra. Se si spezza cadranno entrambe.."

I dottori sorridono, e di rimando:

"siamo abituati a curare ragazzacci ricolmi di proiettili e di fratture per cadute in moto..sapremo occuparci a dovere anche di questa ragazza."

Paul si rilassa, e lascia spazio ai due uomini che la adagiano dolcemente su di una barella.

Il gruppo inizia a salire delle scale accompagnati da Aron, mentre anche le altre moto parcheggiano nella sala e richiudono il portone dietro di se.

"Dobbiamo arrivare al secondo piano, e poi dovrete lasciare tutte le armi. Scusateci, ci fidiamo fino ad un certo punto, anche se siete con Eliah. Ma chi non vorrà farlo potrà rimanere al secondo piano ed evitare di raggiungere Burton al terzo..."

l'incontro lo faccio dopo..ora lavoro...mi sono accorto di una cosa: in che città e continente siamo ora??? :shock:

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Arrivati al secondo piano le armi del gruppo vengono riposte sopra una scrivania.

Solo quelle di Sheila e Paul vengono prese, scaricate e riposte in una scatola metallica che Spyke afferra e porta con se, al terzo piano.

"Se non ho capito male il chip che avete trovato era in quelle pistole, quindi vorremmo analizzarle." spiega Aron.

"Non preoccuparti: non te la romperemo e te la restituiremo perfettamente funzionante, forse anche meglio." aggiunge, notando l'espressione di disappunto sul volto di Sheila.

"Quello che vorrei che fosse chiaro è che il nostro scopo non è quello di fottervi; se avessimo voluto lo avremmo già fatto, o almeno ci avremmo già provato. Credo che stia per nascere una collaborazione tra voi e noi..o almeno spero."

Il terzo piano è completamente diverso dagli altri due, che erano spogli e non arredati.

Salite le scale un pianerottolo con alcune piante li accoglie, e l'aria è impregnata di odori nuovi per alcuni di loro.

Eliah sorride alla vista dei fiori che suo padre ama, sentendosi finalmente a casa.

Una porta è illuminata in fondo al corridoio, e alcuni bikers tatuati giocano su un tavolo al suo lato.

Sorridono vedendo Eliah, che corre felice incontro a loro, chiamandoli per nome. Gli omaccioni si alzano e lo salutano, divertiti e sincermente felici di vederlo vivo, anche se con ancora gli occhi pesti da quel simpatico incontro con quei teppisti.

Poi si avvicinano ad Aron e al gruppo, seri, con le mani sui fianchi, vicino alle pistole.

"Ciao Aron. Cos'è successo? Ti sei fatto beccare che li spiavi?" dice il primo, un uomo pelato, grosso, con un tatuaggio di un ragno peloso sull'emisfero destro del cranio. Il braccio bionico interamente in metallo fa un certo effetto cosi in vista in mezzo a tutte quelle piante, come a voler ricordare il tetro aspetto del mondo in cui vivono.

"Indovinato!" afferma Aron, sorprendendo l'uomo davanti a se.

"So che non ci crederai ma è proprio cosi. Queste persone non sono proprio dei novellini. Avverti Burton che sto per portargli degli ospiti."

L'uomo annuisce, si gira e si dirige verso la porta, mentre Spyke consegna la scatola con le armi all'altro uomo, un ragazzo sui trent'anni, apparentemente, con i capilli biondi tagliati a cresta e con un paio di pantaloni in latex aderenti.

L'uomo le prende, le appoggia sul tavolo, e inizia a osservarle, senza toccarle.

Poco dopo la porta si apre e viene fatto cenno al gruppo di entrare nella stanza.

Eliah è il primo a fiondarsi dentro, senza aspettare gli altri.

Quando il gruppo è dentro si ritrova in una stanza quadrata, con una grande parete vetrata che guarda fuori, sul pattume della città che si svolge sotto.

Eliah sto prendendo a pugni sullo stomaco il padre, in un gioco di lotta un po' buffo per un ragazzo di sedici anni, ma ancora più buffo per un uomo come quello.

Aston Burton è un uomo di quarant'anni circa, dai capelli neri, appena appena brizzolati. Le braccia robuste e forti sono coperte fino alle spalle da una maglietta rossa bordò, stretta e attillata, che mette in risalto anche il petto muscoloso e un torace degno di un pugile.

Alto circa un metro e ottanta dimostra una certa agilità , tipica di un uomo abituato a vivere in un ambiente difficile come quello dei bikers nomadi.

Appena la porta si chiude si volta verso il gruppo, smettendo il gioco con Eliah che si calma subito, riavvicinandosi ai compagni di avventura.

"Benvenuti. Posso offrirvi poco di più di un po' di birra, ma di quella buona, e un po' di sinto succo alla mela. Purtroppo ultimamente in città sembra impossibile trovare qualsiasi cosa, ma lo saprete anche voi, visto quello che c'è la fuori.

Prego, accomodatevi su quelle sedie..ah naturalmente io sono Aston Burton come avrete intuito." invita gentilmente l'uomo, con una voce profonda è matura, sicura di se.

Il primo a sedersi è Paul, dopo un attimo di esitazione, seguito da Mike ed Eliah.

Sheila diffidente resta in piedi, come in guardia, mentre Veela esita un po' di più per poi accomodarsi anche lei.

Nora si siede sulle gambe del poliziotto, mentre osserva attentamente l'uomo di fronte a loro.

Poco dopo viene portato loro un bicchiere a testa, e vengono serviti in base alle richieste.

La stanza è spoglia, tranne le sedie su cui siedono loro, una scrivania e una poltrona per Aston, e un mobile alla parete, chiuso con un lucchetto.

Anche qui le piante tengono compagnia ad ogni angolo della stanza.

"Dunque..so che avete passato delle belle avventure ultimamente. Sarete stanchi e provati, ma prima di godervi il meritato riposo che vi sto per offrire nel mio palazzo, credo sia meglio discutere di alcune cose. So già tutto quello che avete raccontato ad Aron, e ho già pensato a come preseguire.

Ah..prima volevo tranquillizzare Paul sullo stato di salute di Venus. Qua abbiamo dei bravi medici, e se ne stanno già occupando. Riposerà sicuramente meglio che sul vostro AV, e dopo la nostra chiacchierata potrete vederla e sarà più in forma di voi."

Il tono è rassicurante e Paul annuisce con il capo.

"Sappiamo tutti, se non sbaglio, che le cose si stanno facendo gravi. La città è nel più completo caos, e non di certo per la mancanza della mia banda, ma per il mancato controllo di tutte le megacorporazioni. Ho saputo che tutti i dirigenti più importanti della città sono partiti, da qualche giorno, e sembra che le intenzioni di tornare a tempo breve siano poche.

Non siamo riusciti a capire la destinazione, ancora, ma dopo aver sentito quello che avete visto in quel chip credo di averla intuita.

Come avete capito sull'isola d'Elba sta succendendo qualcosa. Noi tempo fa, investigando su alcuni dirigenti corporativi abbiamo scoperto delle informazioni segrete, criptate.

Dopo un po' di tempo siamo riusciti a decifrarle, e abbiamo scoperto questo."

Aston tocca un angolo della scrivania, e uno schermo si apre nella parete, la luce si abbassa e un filmato viene proiettato, accompagnato da una voce:

Circa 12.000 anni fa vi fu un evento che sconvolse il mondo, ovvero uno scorrimento di 30° della crosta terrestre. La civiltà nata prima di questo evento organizzò delle opere architettoniche grandiose per avvertire le civiltà future di questo pericolo che si sarebbe riproposto dopo millenni.

Così, dopo varie lotte interne, si formò una sorta di setta (gli "Shemsu-Hor", i "Seguaci di Horus") che contribuì a mantenere il segreto di questa scoperta, mantenendo per se stessa tutta la conoscenza della vecchia civilità, ritenendo il grado di civilizzazione dell'epoca (antico egitto) troppo basso per poter capire una cosa del genere.

Nei millenni venne trasmesso e mantenuto il segreto di discendente in discendente, fino a formare una setta a livello internazionale per mantenere il segreto.

Ora, essendo ormai prossimi all'evento catastrofico, si possono vendere ai migliori offerenti (quindi i ricchi proprietari di corporazioni e politici) dei posti in dei bunker progettati da secoli per poter passare la fase del cataclisma e non rischiare l'estinzione.

Il video viene messo in pausa, e Aston prosegue:

"Paul e Sheila, senza saperlo, hanno involontariamente ucciso degli agenti di questa setta ed prelevato un chip con le indicazioni per entrare in un'isola in cui vi è una sede degli Shemsu-Hor nella quale sono contenute le indicazioni per arrivare ad un rifugio ed in cui sono raccolte gran parte delle informazioni sulla attività di questa setta e sulla sua storia.

Quindi stanno cercando di ucciderli sia perché hanno rubato questo chip, sia perché il loro tatuaggio senza iniziali lo etichetta (a torto) come dei seguace che non hanno ricevuto l'approvazione, quindi dei ribelli da eliminare.

Questo perchè le lettere che avete visto in geroglifico sotto i tatuaggi dei killer che incontravate sono proprio la lettera "S" e la lettera "H", iniziale della loro setta.

Il motivo per cui non avete trovato guardie in ospedale è dato dal fatto che ormai sta iniziando l'Adunanza e tutti i potenti del mondo si stanno ammassando nei punti di ritrovo in gran segreto per entrare nei rifugi e salvarsi, lasciando la gente ignara del proprio destino.

La città in cui siamo ora, ormai è priva di agenti se non di qualcuno poco addestrato con l'ordine di uccidervi.

Il loro reale scopo, oltre a cercare di farvi fuori, è tenere la vostra attenzione lontana dal vero obiettivo, ovvero l'Isola d'Elba, il centro delle operazioni."

Aston spegne il monitor, che scompare nuovamente nella perete, si siede con calma mentre le luci si rialzano lentamente, e lascia il tempo di metabolizzare le informazioni ricevute.

Dopo qualche minuto alza lo sguardo, e aggiunge:

"lo so..non è facile per nessuno sapere che probabilmente tra poco si morirà, volenti o nolenti, ma bisogna farsene una ragione. E poi forse qualche via di salvezza ancora ce l'abbiamo, se riusciamo ad arrivare a quell'isola ed a ribaltare i loro piani!"

Paul guarda l'uomo, sorride, forse divertito, e poi si alza scuotendo la testa.

"Ok. Ora sappiamo la nostra situazione. Io ti ringrazio Aston per le informazioni, l'ospitalità e la bevanda, ma credo che sia il caso di riposare un po'. Almeno per me lo è.

Andrei a salutare Venus, per vedere come sta, e poi gradirei andare a dormire, magari con qualcosa nello stomaco."

Sorride parlando all'uomo, che di rimando si alza di scatto, si scola in un unica sorsata la birra rimasta nel suo bicchiere e si dirige a passi lunghi verso la porta:

"Bene! cosi si parla. Venite. Vi porto da Nora e Venus, e intanto vi faccio preparare un pasto caldo. Dite quello di cui avete bisogno e vi sarà dato. siete miei ospiti ora e l'ospitalità è sacra!"

La voce potente viene seguita da una risata contenta, gioviale, menter il gruppo segue l'uomo giù per le scale..

ho modificato una cosa sul post precedente, che mi ero dimenticato..

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Uscì per ultimo, teneva la testa bassa per evitare che gli altri vedessero i suoi occhi lucidi e i suoi linemante distrutti dalla rabbia.

Non riusciva a crederci, Carrie aveva abbandonato la piccola anche se sapeva quello che sarebbe successo (essendo la vicepresidente della sezione Nord America della Petrochem era difficile che non lo sapesse, dato che erano coinvolti tutti i grandi delle varie corporazioni), l'aveva lasciata morire, era scappata senza pensarci su due volte, in fondo che cosa le importava di quella piccola che aveva partorito 10 anni prima.

Non riusciva a credere che potesse essere stata così meschina, ma soprattutto lui potesse essere stato così idiota da sposarla, poi la tensione fu troppa e Mike pianse, per la sua stupidità, per lo schifo di mondo che stava per finire ma soprattutto per la piccola Nora, che non sarebbe diventata la donna che doveva, sfogò il suo dolere nelle lacrime ma la sua rabbia rimase intatta come cristallizzata mentre fissava le nubi grigiastre oscurarsi sempre di più, presagio di quella notte che stava arrivando su quel lato del mondo e che aveva già avvolto la sua anima.

Non sapeva quanto tempo rimase li fermo a guardare il cielo dalla sua finestra, ma i colpi alla porta forti e decisi lo "svegliarono" di colpo, si asciugò gli occhi, anche se sapeva che era inutile, poi si avvicinò alla porta e chiese chi fosse.

"Sono Sheila, ti ho portato Nora"

Mike aprì la portala piccola entrò come un turbine nella stanza, mentre la ragazza la guardava teneramente, questo gli fece venire in mente che lei si stava comportando come una madre mentre la sua vera madre l'aveva lasciata morire, la rabbia lo investì di nuovo e sentendo gli occhi bagnarsi nuovo fece per chiudere una porta, bofonchiando un "Grazie mille", m,a la ragazza fu rapida a mettere un piede sullo stipite per non far chiudere la porta.

"Ehi che ti è successo? Non dico che mi aspettavo un galante ricevimento di ringraziamento ma qualcosina di meglio che un Grazie udibile solo grazie alla cibernetica si" gli disse con un mezzo sorriso.

Forse fu il tono della voce sinceramente preoccupato o forse fu il suo sorriso, ma Mike si trovò a sorriderle "Scusami, sono stato un vero cafone, ti prego entra."

“Pensavo ti fosse venuto un colpo, accidenti erano quasi 10 minuti che bussavo alla tua porta” disse la giovane appena entrò nel mini alloggio che Burton aveva dato a Mike come a tutti gli altri.

“Mi spiace, stavo pensando allo schifo di situazione in cui siamo, un film di 20 anni fa aveva una battuta in cui un personaggio diceva che era “bello essere ignoranti” beh adesso mi trovo a pensarla allo stesso modo, forse era meglio non sapere nulla, così adesso non sarei qui a macerarmi l’anima pensando che quella gran troia della mia ex moglie ha abbandonato sua figlia a morire come se niente fosse!” le ultime parole uscirono quasi urlate, poi Mike si girò e tirò un calcio ad una sedia che si schianto sul muro frantumandosi e prima che Sheila potesse fare o dire qualcosa Mike continuò: “e che questo è il peggior momento possibile per innamorami di te!” Poi si girò con gli occhi di nuovo lucidi e si sedette su un divano con la testa china a sfogarsi!

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Paul siede al piedi del suo letto. Gli sembra quasi impossibile poter riposare su un giaciglio che non sia un vecchio cappotto o la nuda terra. Eppure è lì a godersi questa notte di lusso, consapevole che sarà una delle ultime che passerà. Forse lo sarà per tutti.

Il mondo sta finendo.

La specie umana si estinguerà.

Tranne che quei ricchi che hanno pagato per salvarsi il culo, per avere un posto nel futuro e nell'evoluzione. Si sorprende a ridere pensando che Darwin non avrebbe mai catalogato i soldi come elemento determinante per la sopravvivenza della specie. Ed ora invece chi sopravviverà sarà proprio chi ha più denaro, non chi sarà più adatto.

E' il mondo che si sono meritati, dopo secoli di guerre di violenze alla natura, di uccisioni. Sheila lo diceva sempre che ormai si muore solo per AIDS o per Cancro... o morti ammazzati. Non vi è più selezione naturale. Vi è la selezione artificiale.

Alza lo sguardo verso la porta dle bagno dove Venus si sta lavando. Sente lo scorrere dell'acqua e immagina la sua figura sotto la doccia, sensuale e delicata, come è sempre stata. Un gioiello fragile che deve essere protetto.

Eppure... come può proteggerla da qualcosa che ucciderà l'intera specie? Come può lottare contro un dio che non si vede ma che si diverte a distruggere ed eliminare? Lui è solo un uomo. Solo un uomo.

Eppure anche chi si sta salvando è solo un uomo. L'avere il denaro necessario per sopravvivere non li rende migliori. Tra di essi ci saranno anche quelli che meritano di sopravvivere, ma non riesce ad immaginarseli. Vede solo che un amore come il suo deve finire, mentre continueranno a vivere quelli che dell'amore non ne hanno fatto altro che un uso commerciale.

Una lacrima gli scende sul viso al pensiero delle vite che ha distrutto per il suo amore, per tenerla in vita, curarla. E poi scoprire che non ve ne era bisogno, che stava bene e che era solo una prigioniera in attesa del suo arrivo.

Si lascia cadere nel letto, le braccia in alto, il respiro profondo ed ogni tanto rotto da un lieve singhiozzo. Ora che l'ha ritrovata deve morire. E lei con lui.

Non è giusto!

Stringe i pugni, afferrando una promessa che le fece tempo addietro. Le aveva detto che non avrebbe permesso che le succedesse nulla. Ha fallito una volta. La seconda non fallirà, dovesse anche lottare contro questo dio invisibile in persona!

Andranno a Hell's Island, troveranno quello che cercano e si iberneranno come tanti ricchi che non lo meritano.

Venus esce dal bagno, l'asciugamano che le copre il corpo. Si avvicina a lui e gli dà un bacio sulla guancia, facendolo sussultare leggermente. Poi si sdraia accanto a lui, posandogli un braccio sul petto, la mano che carezza il tessuto della camicia, percorrendo il torace in un massaggio rivitalizzante. Finalmente dormirà di nuovo accanto a lui, al suo uomo a quello che l'ha amata come nessuno ha mai fatto, lo stesso che ha rinunciato alla sua vita per donarla a lei.

Lo stesso che lei stessa ama alla follia.

Avvicina il suo viso a quello di lui e cerca le sue labbra, unendole in un bacio per troppo tempo represso.

Poi vi è solo il gemere e il sospirare dell'amore, unito all'odore di sudore e al cigolio sommesso di un letto teatro di quell'atto che unisce due corpi in uno solo.

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Sheila guarda Mike con gli occhi spalancati di chi sente qualcosa che non si sarebbe mai aspettato di udire. O forse il motivo del suo stupore era il fatto che per un attimo la sua parte omicida si era fatta da parte, colpita da delle parole che non sentiva da tempo?

Ed erano parole che lei voleva sentirsi dire?

Riprende la sua facciata fredda con un visibile sforzo, sospirando profondamente. Poi guarda fuori della finestra. «Che casino! Verrebbe quasi da dire che sono bellisismi fuochi di artificio, invece sono colpi di arma da fuoco.»

Mike segue il suo sguardo, annuendo distratto e chiedendosi se avesse sentito quello che aveva detto, con la consapevolezza che lo doveva aver udito. Non è una questione di cibernetica, quanto quell'espressione sul volto di lei. Sembra più rilassata, sebbene appaia sul suo volto il chiaro segno di una lotta interna, mascherata da freddezza.

«Be', qui sembra siamo al sicuro.» Dice lei di colpo, quasi sorprendendolo. «Per la prima volta da tempo riposerò su un bel letto comodo.» Sorride, il sorriso di una maschera di carnevale.

Vorrebbe andarsene, reprimere quello che sente e tornare ad essere quell'assassina arrogante che sempre stata, quella macchina di sesso e morte che Paul aveva imparato a conoscere bene ed a domare. Eppure guarda gli ochci di Nora e sente di doverla proteggere. Non è mai stata un mostro, non ha mai sparato a bambini o gratuitamente. Ma non ha mai sentito per loro nulla più di un rispetto ed un affetto profondo. Nulla di più.

Ora invece sembra quasi che i suoi ormoni le dicano che quella lì è una figlia, una bimba da accudire e nutrire, da amare... insieme all'uomo... all'uomo che...

... che ama?

Guarda Mike negli occhi, leggendovi non una marca di qualche ottica, ma una sensazione che aveva letto solo negli occhi di Paul. Solo che stavolta non vi è solo la disperazione di un uomo che ha perso tutto e la voglia focosa di uno sfogo che lei accettava ben volentieri. Stavolta vi è qualcos'altro che non ha mai letto negli occhi di nessuno con cui è stata.

Per la prima volta in vita sua, lascia che il suo corpo sia libero di fare quello che si sente, reprimendo la ragione. E si scopre a sentire le labbra di lui che schiudono quelle di lei, infilandovi dentro l'amore e la speranza.

«Finalmente... mamma!» Esclama sorridendo Nora, arrossendo e sorridendo nel guardare Mike e Sheila.

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Quanto era durato, un secondo, due...forse meno prima che Nora parlasse e Mike e Sheila si staccassero arrossendo...

Si era stato un attimo, ma Mike era convinto che era stato un preludio a qualcosa di ben più lungo...se non ci fosse stato quel piccolo problema geologico incombente!

Vide Sheila farsi abbracciare dalla piccola, accarezzarle i capelli con fare protettivo e si sentì sommergere dalle emozioni, tutto era stato troppo veloce.

Si alzò, e si avvicinò alla finestra anche lui, osservando nel riflesso del vetro la sua piccola coccolata da una ragazza che qualche giorno fa l'avrebbe resa orfana e che lui amava disperatamente.

Sotto di lui i fiori bianco aranacio delle vampe delle armi sbocciavano e appassivano in un attimo, strappando vite alla fine che si stava per abbattere su tutti, doveva cercare un modo per salvarle, avrebbe cercato Carrie e tutti i suoi colleghi e li avrebbe strappati dai loro serbatoi criogenici, non meritavano di salvarsi giacchè avevano abbandonato tutto e tutti, non gli importava di chi fossero e se avessero famigliari che avrebbero sofferto per la loro morte, ora voleva solo salvare le due persone che amava e sarebbe morto per quello se fosse stato necessario.

Fu il braccio attorno alle sue spalle a distoglierlo dai suoi cupi pensieri, si girò sorridendo e vide nei suoi occhi una dolcezza che non le aveva mai visto prima, poi chiuse gli occhi insieme a lei e si baciaronoe non gli importò più di nulla....

"Ehi il pranzo è pro...." la voce di Eliah interruppe l'idilio di colpo, Mike e Sheila si girarono di colpo, "sta diventando una pessima abitudine quella di interromperci in certi momenti" pensò Mike con un filo di irritazione..

"Ehm scusate..non rispondevi Mike eho pensato che non sentissi lbussare così...sono entrato...mi spiace..non sapevo...non volevo" il povero ragazzo era arrossito furiosamente, la sua faccia risplendeva.

"Stai tranquillo Eliah, questo bruto mi stava quasi soffocando" disse Sheila ridacchiando ," scendiamo subito" concluse.

Eliah uscì frettolosamente e Mike giurò di averlo sentito ridere sommessamente mentre scendeva.

Arrivarono nella sala da pranzo allestita da Burton pochi minuti dopo, Mike che tenva per la mano la piccola mentre con l'altro braccio cingeva la vita di Sheila.

"Scusate il ritardo, spero che non vi abbiamo disturbato troppo"

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Veela stava guardando fuori dalla finestra, sotto nelle strade dove la gente già moriva ora e la violenza dilagava. Stava guardando la sua vecchia vita dissolversi come un'illusione. Se Paul non le avesse distrutto la bicicletta, se quella bomba non fosse mai esplosa allora lei si troverebbe laggiù, con tutti gli altri. Morirebbe per la vita in cui ha creduto di potersi rifugiare.

Ma non può più farlo, anche se avrebbe desiderato un passaggio rapido e vissuto nell'al di là... nelle tenebre o qualsiasi altra cosa vi fosse al loro posto. In quest'istante desidera come non mai morire sapendo di essere vissuta come un pony express. Sapendo di aver sepolto tutto e lasciato alle proprie spalle...

Ma anche quello era un sogno, un'illusione. Non ha mai sepolto quella donna, è sempre stata lì sotto i suoi occhi pronta a riemergere alla prima occasione. Ora lo sa, mentre la sua immagine riflessa le sorride gelidamente davanti e nello stesso istante si rende conto che quella è lei stessa. E' come se un peso tremendo le cadesse sulle spalle, trascinandola in un vortice. Avrebbe dovuto saperlo che non sarebbe stato così facile ucciderla.

Ritorna, ritorna sempre.. prima nelle notti insonni e poi di prepotenza in una vita che sta finendo.

Moriranno tutti?

Non lo sa, ma se fosse Lei al suo posto, ora sicuramente non morirebbe senza trascinare con sè qualcuno di quei bastardi parassiti che l'hanno uccisa già una volta.

L'estranea la fissa dal vetro e le esplosioni sotto nella strada scompaiono, sostituite da altri rumori: altre esplosioni, altre battaglie.

Solo che al di qua del riflesso ora si trova una persona che combatterà sull'altro fronte.

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