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La nostra storia...


Kordian

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"lo vedo che c'è passione, abilità e sentimento nella forgiatura di questa spada, dopotutto sono un nano no?" disse Sturmir sorridendo alla ragazza, "ma volevo darci un'occhiata, per cercare di capire che cosa si scartena quando si cerca di usare la magia in presenza tua e della spada"

"Per favore posala per terra e allontanti di qualche metro, giuro su Moradin che non la toccherò e non farò nulla che possa indebolirla, solo non voglio rischiare, volgio capire se è la spada o sei tu a catalizzare la magia e ad amplificarla."

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"SShhtt!! Silenzio". Ariaston zittì i due compagni di viaggio, portando un dito alle labbra, a fiancheggiare la cicatrice che divide il volto, il tatuaggio sulla mano a confondersi con il buio della sera, nell'ombra del cappuccio calato sulla testa.

"C'è qualcosa li avanti. Fate silenzio e rimanete fermi. Entreri tieni d'occhio i dintorni, mentre vado a vedere." Ariaston parlava sottovoce, come il fruscio del leggero vento tra le foglie sopra agli alberi. Si mosse lentamente, strofinando l'amuleto, e dopo qualche metro era già invisibile a tutti.

Attesero qualche minuto, in silenzio, accucciati nell'ombra, mentre attendevano il misterioso e prudente elfo. Entreri era un'ecellente vedetta, e inspiegabilmente anche il kender era silenzioso, forse per il bavaglio sulla bocca e l'ascia del nano sopra la sua testa come una spada di Damocle..

Quandò Ariaston tornò lo videro solo all'ultimo momento, la daga in mano, leggermente sporca di sangue fresco.

"Andiamo. C'erano due orchi allontanatosi dal campo..non ho capito per quale motivo. Non credo fossero vedette, non avrebbe senso qui in mezzo. Ma ora non recheranno problemi. Ma bisogna affrettarsi, potrebbero essercene altre." Ripartirono in silenzio, più in fretta di prima, le armi in pugno. Ariaston volle mettere la bambina tra lui e Trebor, che lo seguiva come un ombra, agile e silente come tutti i ladri. Voleva proteggerla come meglio poteva. Entreri chiudeva la fila, assicurandosi che non rimanessero tracce troppo evidenti da seguire. Passarono accanto ai corpi di due orchetti, appoggiati ad un albero come se stessero aspettando qualcosa che non sarebbe mai arrivato. Se qualcuno li avesse visti da distante si sarebbe potuto preoccupare solo per la loro immmobilità.

Continuarono il loro viaggio per un altra mezz'ora, senza fare altri incontri. Ariaston continuava a percepire qualcos'altro che non andava, oltre alla presenza degli orchi; continuavano ad arrivargli messaggi dalle creature del bosco, messaggi di pericolo e allarme, di terrore. Ma non riusciva a capire cosa fosse; sapeva solo che dovevano fare in fretta.

Poi il rombo giunse; la terra cominciò a tremare, ritmata, in una vibrazione costante e regolare. Poco ci volle perchè capissero che i grossi tamburi orcheschi avevano iniziato a vibrare.

"CORRIAMO! HANNO TROVATO I MORTI!" La voce dell'elfo imponeva urgenza, per la prima volta meno armoniosa di quanto si aspettassero.

Iniziarono una marcia sostenuta, forzata, urgente, tutti con la mente e l'attenzione rivolta dietro a loro, aspettandosi da un momento all'altro di veder sbuccare un gruppo di feroci orchetti pronti a massacrarli. Anche Ariaston protese la sua magia dietro di se, lasciando leggere tracce di rilevamento, anche se nn sapeva quanto utili fossero. E non voleva usare troppo la magia, in presenza dell'umana.

Poi all'improvviso si trovò davanti una creatura, rossa, feroce, inaspettata. E a quanto pare anche la creatura era stupita di trovarseli di fronte. Un attimo si esitazione, poi l'elfo reagì rapidamente, la daga che saettava nell'aria, a colpire il fianco della creatura che tentava la fuga, lacerando le carni e strappando un urlo di dolore dalla sua gola. Urlo che terminò quando la spada di Aixela gliela trafisse inesorabilmente, senza rallentare minimamente il suo movimento laceratore. Il sangue che ne usci cadde a terra fumante, mentre la vita si spegnava in quel corpo demoniaco.

"Ora ci hanno trovati anche i demoni. Dobbiamo cercare un riparo, dove poterli combattere in maniera organizzata, fino all'arrivo del mattino, o magari anche riuscire a nasconderci, anche se lo trovo difficile. E appena lo troviamo Sturmir analizzerà la tua spada, se questo può tornare utile nel combattimento. Veloci!!"

Iniziarono a correre, la magia dell'elfo che era andato avanti che saettava in ogni direzione, alla ricerca del luogo che gli serviva. Corsero per qualche centinaio di metri, il terreno che si faceva più roccioso e aspro, scivoloso nell'umidità della notte; ogni tanto si percepiva un rumore alle loro spalle, in lontananza, che li faceva intimorire e tremare al pensiero di essere trovati dai demoni. Le speranza di Ariaston si facevano sempre più scarne, man mano che il tempo passava, e la fatica aumentava per il continuo utilizzo di magia. Cercava, sempre, di continuo, assicurandosi di essere sempre seguito a distanza dai compagni, guidati da un Trebor molto attento a non perdere di vista la staffetta elfica.

Poi trovò! C'era una grotta a poca distanza da li. Non era molto grande, ma era nascosta da una fitta vegetazione, e apparentemente disabitata da tempo, da qualsiasi creatura. O per lo meno era quello che aveva percepito dalle piante che lo circondavano.

"Di la!" Scattò a destra, riavvicinando il gruppo, e guidandoli verso la roccia. Pochi minuti dopo la trovarono. Era una grotta umida, sporca, in cui l'acqua gocciolava in più punti dal soffitto. Ma dentro trovarono riparo, e nascondiglio. Si appostarono dentro; mentre Perenor pensava a qualche magia del suo repertorio da lanciare nell'ingresso, e Sturmir analizzava la spada perfetta, Ariaston andò in fondo alla caverna, si sedette a terra, silenzioso, meditabondo; poi cadde su un fianco a terra. Non aveva mai usato per cosi molto tempo la magia, ed era sfinito. Le forze gli mancavano, e doveva riposare, volente o nolente, mentre i tatuaggi sul dorso della mano pulsavano lentamente di un leggerissimo bagliore rosso...

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Perenor aveva la tentazione di calciare le pareti della caverna. Perchè sapeva ciò che sapevano anche gli altri ora: erano in trappola.

Ariaston era laggiù, verso l'ingresso, con la schiena appoggiata alla parete umida ed un'espressione esausta. Gli si avvicinò, con aria interrogativa, vide subito che non solo era stanco, ma anche scoraggiato.

Non bastavano gli orchi od orchetti... o qualunque cosa fosse. Adesso ci si mettevano anche i demoni.

-Hai bisogno di qualcosa?- gli chiese, un po' preoccupato.

L'elfo sollevò lo sguardo per un istante, ma non ispose: solo un cenno di diniego. Stava riposando ed aveva bisogno di stare solo. Perenor non aggiunse altro, lo superò e raggiunse l'ingresso della caverna. Come topi in trappola, ecco come siamo ridotti, pensò e concentrandosi lanciò un incantesimo.

Aixela laggiù in fondo non sembrava interferire con la magia divina ora; il giovane chierico impresse i simboli del glifo. Ma non sull'ingresso della caverna. Alcuni metri più in là, di modo che se i demoni si fossero avvicinati avrebbero trovato una brutta sorpresa ad accoglierli.

Sorrise con amarezza, svuotato dallo sforzo di concentrazione che gli era appena stato richiesto.

Nel frattempo in fondo alla caverna Sturmir stava esaminando con attenzione la spada di Aixela, appoggiata a terra. Il kender invece era sparito.

Un brivido freddo corse lungo la schiena di Perenor. Dove poteva essere finito? Che lo avessero lasciato indietro, si chiese? Poi guardando meglio vide una luce in fondo, dall'altra parte della caverna rispetto al nano. Era fievole e nessuno sembrava averla notata fino ad ora. Con grandi falcate Perenor la raggiunse, temendo il peggio. E difatti il kender stava giocando con il contenuto di una borsa, a pochi metri di distanza nella fievole luce della lanterna che aveva appena acceso vi era un libro aperto a metà...

-RAZZA DI FICCANASO PASTICCIONE!!!!!!!- ruggì Perenor, mentre l'ira gli montava dentro- LASCIA STARE LA MIA BORSA O TE NE PENTIRAI AMARAMENTE!!!!-

Ma Garfuss non sembrò essere per nulla impressionato, nemmeno il rimbombo dell'eco della voce del chierico sembrava averlo potuto smuovere. Semplicemente era soprappensiero.

Senza badargli infilò le mani nella sacca del chierico e borbottò qualcosa del tipo:- ...Mmm, se non ci fossi io a mettere a posto le cose in questo zaino chissà Parenor che disordine avrebbe. Sono un buon amico io...-

Il chierico ormai furente incombeva ora sul kender, il quale con la più assoluta noncuranza frugò un attimo nella sua sacca e ne estrasse uno specchio, poco più grande di una mano... lo rigiro più volte e poi alzò lo sguardo, accorgendosi finalmente della presenza di Perenor....

Non fece in tempo a proferire parola che il chierico lo sollevò di peso ed urlò nuovamente, ben vicino all'orecchio di Garfuss stavolta: _SI PUO? SAPERE COSA STAVI FACENDO?-

-Mannientestavosolomettendoapostointuttoquestodisordine- gli rispose ed entrambi si ritrovarono a guardare per terra tutto il contenuto dello zaino di Perenor sparso sul pavimento umido della caverna. Lo specchietto scivolò dalla mano del kender sul libro semiaperto.

Garfuss sorrise:- Beh, non ho ancora finito di mettere a posto stavo proprio cominciando...-.

Ma Perenor aveva mollato la presa mentre l'ira si dissolveva velocemente. I suoi occhi erano caduti per caso sullo specchio tra le pagine del libro. Il libro che non era riuscito a leggere...

Ma ora nello specchio era capace di leggere il riflesso di una "A" istoriata...

Il libro era in draconico leonardesco, chiaro no? :wink:

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OT ghgh..good..ora aspettiamo il post di joram cosi vediamo che fa quella spada..strike hai fatto esattamente quello ke speravo con la magia in ingresso.. :) ...tra le altre cose Ariaston dovrebbe essere mezzo svenuto..forse nn si è capito dal post.. :) /OT

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Aixela rinfoderò la spada, lo sguardo sul nano. Non si fidava della magia. Non lo aveva mai fatto e non vedeva perchè doveva cominciare a farlo ora. E poi, ogni volta che qualcuno utilizzava la magia lei stava male. O stava troppo bene?

I suoi pensieri andarono a quando fece l'amore per la prima volta. Era una ragazza stupenda, sinuosa, un'elfa. Anche lei sfuggiva da una società che non la accettava. E si trovarono. E quella notte decisero di fare l'amore, in barba a tutte convenzioni che impedivano questa pratica tra i rappresentanti dello stesso sesso.

Fu l'estasi. L'orgasmo. Lo ricorda bene. Ricorda quella sensazione di svenimento, di appagamento, come se stesse morendo, come se la sua anima non stesse più dentro il corpo e fosse diventata tutt'uno con l'altro corpo. Come morire... e risorgere.

Una sensazione molto simile a quella che provava nei pressi della magia.

Poggia la spada a terra, allontanandosi di pochi passi. «Di più non mi allontano, nan... Sturmir.»

Il nano fece una smorfia non rassicurante e cominciò a salmodiare lanciando il primo incantesimo.

Aixela seguiva le mani del mago, gli occhi fissi poi sulla sua spada. La vide illuminarsi come se fosse un oggetto magico. Ma è assurdo! Lei stessa l'ha forgiata! Lei! Solo acciaio, il caldo della fornace e il martello. E tanta cura e attenzione. Ha anche rischiato la vita per quella spada, tagliandosi le vene del braccio destro. Meno male che c'era il fabbro accanto a lei o sarebbe morta dissanguata. E poi... e poi l'ha lavorata come tutte le spade che ha lavorato. Non può essere magica. Non può!

«Senti...» Alzò gli occhi verso Sturmir per dirgli qualcosa, ma si bloccò. Vide suoi occhi spalancati, stupiti. Si girò verso Trebor notando una maschera che sembrava dire "lo sapevo". Anche gli altri la stavano guardando. Persino il kender aveva lasciato le borse per guardarla.

Ma... cosa...?

Si guardò le mani, poi le barccia ed il resto del corpo.

Brillava come la spada.

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Il piano era quasi riuscito, sfruttando la sua grande velocità e lasciando il compando del gruppo ad un suo subordinato raggiunse il piccolo campo di orchi.

Quattro guardie si erano fatte avanti convinte di aver trovato una buona riserva di catene e invece trovarono la morte. Gli altri orchi rimannero perplessi, videro (o capirono) che il nuovo arrivato era solo e senza motivi palesemente ostili, era stato attaccato e si era difeso. Parlò brevemente come meglio poteva con uno degli orchi e si fece portare dal capo scortato da una ventina di orchetti e creature simili. Spiegò i suoi motivi dell' ingresso del campo informandoli di cosa gli stava passando accanto e cercò di convincere il grosso esemplare di gigante del fuoco a dargli come supporto un pò dei suoi soldati in cambio di tutto quello che avrebbero ammazzato tranne un piccolo ed esile Kender e una bambina.

Accettò ed uscì dall' accampamento con 10 orchetti e 5 Squartatori Grigi debitamente ammaestrati. Chiaramente soddisfatto si reincontrò con il resto del gruppo e proseguirono con il piano.

In un punto più o meno casuale si scontrarono con il loro obiettivo, forse un pò fortunatamente visto che voleva attaccarli durante la notte e in una gola non lontana da lì (secondo i biechi orchetti almeno...).

Fù il massacro, come immaginava. Il piccolo gruppo anche se gravemente inferiore numericamente reagì all' istante e senza subire alcuna perdita ammazzarono molti dei suoi. A Na'Rghal non poteva fregarne di meno, di orchetti, imp e squartatori grigi se ne poteva farne a meno. L' importante era mettere in fuga il nemico e metterlo in condizioni di nn fuggire più. Ci riuscì, comandando la truppa da dietro le linee il Kyton ordinò ai suoi inferiori di spingere la compagnia di disperati in un' antro non lontano da lì, poteva vederlo, e l' elfo ci cadde in piena.

Quando il demone capì che si stavano indirizzando lì fece ripiegare la sua piccola truppa e li lasciò andare dandogli l' apparenza di essersi salvati almeno per ora, facendogli quindi calare almeno di un pò le difese.

Circa tre quarti d' ora dopo fù il massacro: Demoni e Orchetti attaccarono assieme con l' arrivo del buio. In pochi attimi la piccola caverna era stata invasa quasi completamente e il sangue di entrambe le parti aveva iniziato a scorrere. Sfruttando la confusione e la sua abilità di passare inosservato cercò il kender e lo trovò. Era lì, infondo alla caverna intento a colpire un orchetto che gli voltava le spalle con un cucciaio da cucina dalle dimensioni notevoli. Ordinò al suo soldato migliore, un Cornugon dalle scaglie ormai nere con il carbone di prendere la bimba, possibilmente viva e iniziò a farsi strada. A circa metà strada gli si parò davanti un umano con una strana spada-pugnale in mano, ERA QUELLO CHE AVEVA SCACCIATO IL TETRO VIANDANTE! Cavolo, non poteva affrontare bersaglio peggiore lì! Usò subito la sua arma migliore e la sua faccia si tramutò in una persona morta cara al soggetto. Il possente umano rimase immobile, come paralizzato e una lacrima gli scese dal viso. Quale strana reazione! Sfruttando l' attimo di disattenzione lo colpì con tutta la forza che aveva ad una tempia e l' uomo crollò a terra privo di sensi. Non l' aveva ammazzato, molto strano, veramente coriaceo il tipo! Non poteva dilungarsi ulteriormente ad ammazzarlo, era il suo giorno fortunato.

Balzando sui lati della caverna raggiunse il botolo più velocemente che poteva e lo avvighiò con le catene.

Il Kender istantaneamente lo guardò e iniziò ad urlare << No, no, le catene ancora no! Prometto di pagarlo il canone!>>

Non badando minimamente a cosa dicesse lo sollevò da terra assieme a tutto ciò che aveva addosso e uscì dalla caverna anche troppo facilmente. Poco dopo era svanito nel nulla in mezzo alle roccie circondandosi da un' invisibilità stranamente più potente del normale.

Gli altri demoni e gli orchetti avevano già l' ordine di ripiegare e disperdersi non appena il possente Cornugon avesse dato il segnale.

Era felice... dopo tanti anni riprovò questa dimenticata sensazione...

Manzotim, a te la parola.... :wink:

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Ah, avevo chiesto a Manzotim se era d' accordo al rapimento e ho lasciato libero arbitrio a voi sulla bimba... vediamo come ve la cavate ore... gh :P

Ah, trall' altro, fate voi i morti e feriti, a vostra discrezione! Entreri è solo svenuto, mi sembra che si capisca...

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OT bella cosi..mi piace..io vorrei fare una descrizione del combattimento, perchè potrebbe servire per il BG e per il resto della storia..se siete tutti d'accordo stasera posto qualcosa..e poi direi che Joram potrebbe terminare il racconto sulla spada...o vedi tu che idee hai Joram.. ;) /OT

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IL gelugono lo becco io, dunque ricordavo un incantesimo molto efficace in queste situaioni...Palla di Fuoco..Palla di Fuoco...com'è che era??? Scusate la citazione ma non ho resistito!!!

Se Joram posta poi ciò che succede con la spada io oggi pome cerco di fare il combattimento col Gelugon!

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OT x daermon: ehm..il combattimento vorrei farlo io...nn x "egoismo" ;) ma perchè devo far accadere alcune cose..questione del BG di Ariaston..quindi se vuoi scrivi il combattimento con il Gelugon (che nn ho capito cos'è..) e poi me lo invii via mp che lo integro con il mio racconto..tnk.. :D /OT

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Come ipnotizzata aveva preso la spada in mano, alzandola davanti ai suoi occhi e diventando con essa un'unica cosa luminosa. Sembrava più sorpresa dellla luce che emanava la spada piuttosto che di quella che emanava il suo corpo. Poi desiderò solo che tutta questa luce cessasse di esistere.

E la luce cessò.

Partendo dalla spada, quella luminosità si spense piano piano, riportando il tutto come doveva essere: una ragazza normale con una spada normale in mano.

Guardò il nano e lesse ancora nei suoi occhi lo stupore. Ma stavolta sapeva perché. Lei aveva dissolto la sua magia di individuazione del magico, o qualunque cosa essa fosse. Non sapeva ancora come, ma lo aveva fatto.

Sentì una mano sulla spalla: «Lo avevo sempre detto che sei brillante, piccola... ma non mi aspettavo fino a questo punto.»

Si girò e vide Trebor che le sorrideva con uno sguardo comprensivo.

Lo abbracciò stretto, la spada sempre in pugno, gli occhi chiusi. In quel momento desiderò solo di non essere lì, di non dover scappare e di trovarsi ancora in quella taverna dove lavorava come cameriera, prima che le venisse la malsana idea di arruolarsi nei Cavalieri di Jamalièl. Già quella taverna... quella taverna...

Una sensazione di vuoto!

Poi si sentì precipitare, come se fosse stata scagliata in alto per poi essere lanciata verso il basso.

Cadde a terra, esausta. Gli occhi le se chiudevano dalla fatica e le braccia sembrava non volessero rialzarla. Si lasciò andare a terra, sbattendo la testa contro il pavimento di legno.

Di legno?

Aprì di scatto gli occhi. Due braccia la alzarono in piedi. Attraverso la nebbia dei sensi vide gli occhi di Treobor. Erano spalancati.

Solo allora si guardò intorno e riconobbe le rovine della taverna dove aveva lavorato da giovane.

«Come hai fatto a portarci qui?» Le stava domandando lui.

«Bella domanda... bella domanda...» E il mondo si fece buio...

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OK, il Gelugon un diavolo del ghiaccio che dovrebbe rapire la povera Athariel, solo che posso inviartelo solo oggi pomeriggio...cmq volveo solo occuparmi di lui, basta e avanza per un singolo un coso di quelle dimensioni, ma nessun problema!!!

ma sbaglio o è un Cornugon quello che deve rapire Athariel?? :-k

cmq vedi te.. ;)

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