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uccidere un innocente


DTM

Messaggio consigliato

Se sono malvagio ucciderò senza pensarci due volte una persona salvando me, non il mondo, se il mondo di riflesso è salvo chissene frega.

A me, LM, potrebbe anche fregarmene del mondo: che fine farebbe tutto quello che voglio conquistare?

Se non gliene fregasse niente del mondo se ne andrebbe su un altro piano, non pensi?

Se sono neutrale e buono (senza cavillare sulle sfumature di bontà che si possano avere come allineamento ) devo pensare al ruolo del mio pg negli anni di vita che ha passato, alla gente che ha ucciso e via dicendo. Se è neutrale ed ha ucciso tanta gente/mostri potrebbe avere la "forza" di uccidere un innocente.

Se sei neutrale e buono, quindi NB, ti sta a cuore la vita del mondo per il numero di vite che salverai.

rileggiti il resto del topic, comunque.

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per xendor: quello che hai commentato di araim83, se non ho letto male, è la sua visione di come si comporterebbe un neutrale, non un NB.

Comunque...

Generalizzando, direi che alcuni di noi hanno un concetto di allineamento diverso da quello di altri di noi (giustamente: ognuno ha il suo diverso e personale punto di vista).

Noto fra noi un diverso significato dato all'allineamento e un diverso modo di concepire l'allineamento applicato ai PG e alle loro scelte e comportamenti.

non so quanto sia utile continuare a disquisire sull'argomento fintanto che si parte da basi diverse...

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A dire il vero lo sa anche il PG, dato che è ben conscio che usare il suo ultimo Rimuovi malattia condanna alla morte uno dei due malati.

Ammesso e non concesso che il PG lo sappia, c'è un errore logico di fondo nel tuo discorso sull'equiparazione tra omissione e omicidio.

Lasciare morire un innocente per averlo ignorato volontariamente

sta a

Uccidere un innocente per volontà

come

Lasciare morire un innocente per impossibilità a salvarlo pur avendo provato

sta a

Uccidere un innocente per impossibilità a non farlo pur avendo provato (esempio: fallire un TS e venire costretti)

Non puoi equiparare la seconda del primo gruppo con la prima del secondo.

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Ammesso e non concesso che il PG lo sappia, c'è un errore logico di fondo nel tuo discorso sull'equiparazione tra omissione e omicidio.

Lasciare morire un innocente per averlo ignorato volontariamente

sta a

Uccidere un innocente per volontà

come

Lasciare morire un innocente per impossibilità a salvarlo pur avendo provato

sta a

Uccidere un innocente per impossibilità a non farlo pur avendo provato (esempio: fallire un TS e venire costretti)

Non puoi equiparare la seconda del primo gruppo con la prima del secondo.

Credo tu abbia preso un grosso granchio, si vede che temi come questo ti sono estranei, mentre per un giurista sono pane quotidiano, anche se, ovviamente, su livelli decisamente più elevati.

Nel caso proposto da chi ha aperto il topic abbiamo un soggetto che ha la possibilità di porre in essere una condotta commissiva od omissiva.

Commissiva: uccide l'innocente e salva milioni di vite.

Omissiva: lascia vivere l'innocente e condanna milioni di vite.

Nel caso da me proposto abbiamo nuovamente un caso in cui egli deve decidere, e per chiarire il punto visuale viene messo in risalto come la sua condotta omissiva comporti, di riflesso, la morte di uno o più innocenti.

Esattamente come accadrebbe nel primo caso ove egli decida di non uccidere l'innocente.

In entrambe le ipotesi una condotta omissiva uccide.

Ergo, ciò che ti è sfuggito è che:

"Uccidere un innocente per volontà" nell'ottica del salvataggio degli altri innocenti significa agire;

"Lasciare morire un innocente per impossibilità a salvarlo pur avendo provato" nell'ottica dell'altro innocente significa agire.

E' un gioco di specchi etico.

Non solo: la tua frase è completamente sbagliata.

Infatti nel caso da me proposto non abbiamo un "lasciare morire un innocente per impossibilità a salvarlo pur avendo provato", in quanto non c'è impossibilità, bensì una scelta.

L'impossibilità si avrebbe ove egli non potesse in alcun modo mutare il corso degli eventi.

Ma ove tale possibilità esista, egli ha scelto, non si trovava certo in una condizione d'impossibilità.

Se prendi in prestito un'imbarcazione perchè la tua non basta per portare in gita amici e amiche, e, ormeggiatala, ti accorgi che è in preda alle fiamme, e vai a salvare la tua, devi risarcire il danno al proprietario.

Hai fatto una scelta.

Diverso sarebbe, invece, il caso in cui l'incendio avesse semplicemente colto l'imbarcazione presa in prestito, e non fossi stato effettivamente in grado di sottrarla alle fiamme.

Devi prima impratichirti con (almeno) i concetti di responsabilità, impossibilità, colpa e imputabilità prima di poter affrontare con dovizia temi del genere.

P.S.: il tuo "ammesso e non concesso" qui fa ridere, suona come una clausola di stile mutuata da discorsi altrui, del tutto priva di significato.

Il PG sa che il PNG morirà perchè sa che la malattia è mortale, è dato per assunto nell'esempio, altrimenti lo stesso, e ogni replica ad esso, perderebbe di senso.

Per chi ancora volesse cimentarsi nel caso qui discusso, ci si potrebbe chiedere: cosa dovrebbe fare il paladino contro un avversario dominato?

Contro un corpo innocente mosso da una volontà omicida?

La legittima difesa sarebbe ammessa?

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Credo tu abbia preso un grosso granchio, si vede che temi come questo ti sono estranei, mentre per un giurista sono pane quotidiano, anche se, ovviamente, su livelli decisamente più elevati.

[...]

Devi prima impratichirti con (almeno) i concetti di responsabilità, impossibilità, colpa e imputabilità prima di poter affrontare con dovizia temi del genere.

Sei il solito... Prevedibile. Frequento forum da molto tempo e ne ho incontrati tanti come te. Molti anche più bravi di te.

E' bastato dire "errore logico" per farti estrarre l'artiglieria :lol:

Toglimi una curiosità, sei così attaccabrighe con il deliberato intento di rompere i cosiddetti o la tua è solo maleducazione involontaria?

Diceva Shopenhauer ne "l'arte di ottenere ragione" che una linea argomentativa tesa a svalutare l'avversario di un confronto è una bassezza, e non posso non dirmi concorde.

Siamo su un forum, ci si vorrebbe divertire, che bisogno c'è di caricare così tanto le discussioni? Da dove nasce il tuo bisogno di "ownare" il tuo interlocutore?

Io me le farei queste domande.

P.S.: il tuo "ammesso e non concesso" qui fa ridere, suona come una clausola di stile mutuata da discorsi altrui, del tutto priva di significato.

Invece è perfettamente contestualizzato, negalo se puoi.

Il PG sa che il PNG morirà perchè sa che la malattia è mortale, è dato per assunto nell'esempio, altrimenti lo stesso, e ogni replica ad esso, perderebbe di senso.

Se i presupposti sono tali per cui la certezza è del 100% e non c'è spazio ad alcun dubbio nella mente del PG, non solo hai automaticamente ragione (sono il primo a dirlo) ma questa discussione diventa una buffonata priva di qualsiasi interesse ruolistico.

Per chi ancora volesse cimentarsi nel caso qui discusso, ci si potrebbe chiedere: cosa dovrebbe fare il paladino contro un avversario dominato?

Contro un corpo innocente mosso da una volontà omicida?

La legittima difesa sarebbe ammessa?

Se possibile, immobilizzare la minaccia e portarla in luogo sicuro.

Se necessario, fare ricorso ai danni debilitanti.

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Invece è perfettamente contestualizzato, negalo se puoi.

Non è contestualizzato poiché l'affermazione avrebbe senso solo qualora l'ipotesi fosse, appunto, ammissibile ma non concessa.

Quando, invece, è un postulato.

Sono due condizioni ontologicamente inconciliabili.

Ecco perché è del tutto privo di contesto.

Se dobbiamo analizzare la condotta di un paladino sotto il fronte etico, è chiaro che lo possiamo fare nel momento in cui i fatti sono acclarati, e dobbiamo solo valutarne i profili morali.

Diversamente dovremmo prima accertare l'accaduto e poi verificarne la valenza, il che ci porterebbe fuori dalla domanda posta in apertura, che ha solo proposto un giudizio di valore, non un vaglio fattuale.

E' più chiaro adesso?

Se i presupposti sono tali per cui la certezza è del 100% e non c'è spazio ad alcun dubbio nella mente del PG, non solo hai automaticamente ragione (sono il primo a dirlo) ma questa discussione diventa una buffonata priva di qualsiasi interesse ruolistico.

Non vedo come.

Qui si tratta solo di valutare se gli effetti e le circostanze, certi nella loro sostanza, possano assumere diversa valenza etica sotto i più disparati punti di vista.

Un medesimo fatto può avere mille etichette.

L'aborto per i cattolici è omicidio, per un ateo probabilmente no.

Ma qui non ci chiediamo se la donna abbia effettivamente abortito o meno, o se avesse alternative all'aborto.

Ci chiediamo: il suo aborto è un omicidio?

Torniamo al nostro caso.

Se possibile, immobilizzare la minaccia e portarla in luogo sicuro.

Se necessario, fare ricorso ai danni debilitanti.

Risposta prevedibile.

Ora il secondo gradino: ove ciò non fosse possibile?

Ad esempio, nel caso in cui i sistemi di immobilizzazione o i danni debilitanti fossero inutili?

Potremmo avere un Warforged con i giusti talenti o sotto l'effetto di Libertà di movimento.

In altri termini, come avrai capito, anche questa è una domanda vertente sull'etica, non sul fatto.

Ove al paladino non resti che l'uso della forza letale, nel giudizio di valore che egli si pone, può sacrificare l'innocente vita altrui, o deve sottostare all'altrui violenza?

Giusto perché non appaia ovvia la risposta, rammento che:

non resistete al malvagio! Se vi schiaffeggiano sulla guancia destra, porgete anche l'altra!

Se qualcuno vuole citarti in tribunale e prenderti il vestito, dagli anche il cappotto!

41 Se vuole costringerti ad accompagnarlo per un chilometro, vai con lui per due!

Matteo, 5 39-41.

Spoiler:  

Diceva Shopenhauer ne "l'arte di ottenere ragione" che una linea argomentativa tesa a svalutare l'avversario di un confronto è una bassezza, e non posso non dirmi concorde.

Schopenhauer?

A che pagina di che edizione?

Io ce l'ho sottomano e non leggo niente del genere, anzi.

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Non è contestualizzato poiché l'affermazione avrebbe senso solo qualora l'ipotesi fosse, appunto, ammissibile ma non concessa.

Ed è esattamente ciò che intendevo, e che intendo tutt'ora.

Infatti

Quando, invece, è un postulato.

Ma anche no.

Non sta scritto da nessuna parte che il Paladino è convinto che non ci sia nessun modo di salvare entrambe le parti.

C'è scritto solo che il modo non c'è, non fa parte del postulato che il Paladino lo sappia, né che, di fronte a una eventuale dimostrazione, ci creda.

Se invece c'è scritto dimostramelo.

Non vedo come.

Qui si tratta solo di valutare se gli effetti e le circostanze, certi nella loro sostanza, possano assumere diversa valenza etica sotto i più disparati punti di vista.

Un medesimo fatto può avere mille etichette.

L'aborto per i cattolici è omicidio, per un ateo probabilmente no.

Ma qui non ci chiediamo se la donna abbia effettivamente abortito o meno, o se avesse alternative all'aborto.

Discussioni sull'aborto ne ho fatte tante e ti dirò, questo in particolare è uno dei punti più dibattuti e importanti, contrariamente a quanto affermi.

Infatti, anche coloro che ritengono l'aborto un omicidio, nella maggior parte dei casi sono disposti a "perdonare" tale atto qualora si configurasse una situazione di necessità.

Ora il secondo gradino: ove ciò non fosse possibile?

Perfettamente in linea con quanto affermato fino ad ora da me:

Morirà provandoci.

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Ed è esattamente ciò che intendevo, e che intendo tutt'ora.

Infatti

Ma anche no.

Non sta scritto da nessuna parte che il Paladino è convinto che non ci sia nessun modo di salvare entrambe le parti.

C'è scritto solo che il modo non c'è, non fa parte del postulato che il Paladino lo sappia, né che, di fronte a una eventuale dimostrazione, ci creda.

Se invece c'è scritto dimostramelo.

L'esempio l'ho posto io, avrò il potere di specificarlo come meglio credo o no?:lol:

Ho scritto:

A dire il vero lo sa anche il PG, dato che è ben conscio che usare il suo ultimo Rimuovi malattia condanna alla morte uno dei due malati.
Ora vuoi rispondere al mio esempio, e non a quello che tu hai voluto intendere come tale?

Infatti, anche coloro che ritengono l'aborto un omicidio, nella maggior parte dei casi sono disposti a "perdonare" tale atto qualora si configurasse una situazione di necessità.

Non leggo che non lo considerano un omicidio, ergo non vedo come tu sia contestando la valditià della mia affermazione.

Un omicidio perdonato è pur sempre un omicidio.

Puoi continuare per PM la discussione se interessato, questa non è la sede.

P.S.: ho avuto come interlocutore un arcivescovo che tuttora vive e risiede in Vaticano, e ha ricoperto cariche altissime. Credo di poter reggere bene un discorso con parecchie persone.:-)

Perfettamente in linea con quanto affermato fino ad ora da me:

Morirà provandoci.

Morirà provando a far che?

P.S. la pagina di Schopenhauer?

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L'esempio l'ho posto io, avrò il potere di specificarlo come meglio credo o no?:lol:

Ho scritto:

Ora vuoi rispondere al mio esempio, e non a quello che tu hai voluto intendere come tale?

Poniamo insomma per vera la situazione in cui il Paladino sa in anticipo che nemmeno un miracolo potrà verificarsi.

Bene.

Ne salverà uno, e non sarà condannabile per omissione di soccorso nei confronti dell'altro, dal momento che non aveva il potere di salvare entrambi.

Morirà provando a far che?

A fermare la minaccia senza nuocere al corpo ospite.

Se però sapesse in anticipo che provare è inutile (diamolo per buono, per quanto improbabile sia)

Se sapesse di non potere nemmeno effettuare una ritirata strategica alla ricerca di aiuto

Allora la vita dell'innocente viene prima della sua.

P.S. la pagina di Schopenhauer?

Sto cercando il libro e non lo trovo -.-

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Poniamo insomma per vera la situazione in cui il Paladino sa in anticipo che nemmeno un miracolo potrà verificarsi.

Bene.

Ne salverà uno, e non sarà condannabile per omissione di soccorso nei confronti dell'altro, dal momento che non aveva il potere di salvare entrambi.

Eccellente.

Ora, nel caso posto in apertura egli si trova ancora a dover efffettuare una scelta.

Sa di non poter salvare sia l'innocente che ha davanti sia i milioni di innocenti fuori dalla sua portata.

Anche qui sa di non poter salvare "entrambi".

Non salvare nessuno sarebbe ancora peggio.

Ergo uccidere l'innocente è l'unica opzione possibile, per cui egli non sarà condannabile.

A fermare la minaccia senza nuocere al corpo ospite.

Se però sapesse in anticipo che provare è inutile (diamolo per buono, per quanto improbabile sia)

Se sapesse di non potere nemmeno effettuare una ritirata strategica alla ricerca di aiuto

Allora la vita dell'innocente viene prima della sua.

Eccellente.

In pratica la terza legge della robotica.

Ora, muta la tua risposta se egli sa con certezza che dalla sua morte deriveranno altre morti di innocenti?

Sto cercando il libro e non lo trovo -.-

Lo immaginavo.

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Eccellente.

Ora, nel caso posto in apertura egli si trova ancora a dover efffettuare una scelta.

Sa di non poter salvare sia l'innocente che ha davanti sia i milioni di innocenti fuori dalla sua portata.

Anche qui sa di non poter salvare "entrambi".

Non salvare nessuno sarebbe ancora peggio.

Ergo uccidere l'innocente è l'unica opzione possibile, per cui egli non sarà condannabile.

Innanzi tutto ti faccio notare che l'OP non l'hai scritto tu.

Non c'è il postulato per cui il Paladino sia consapevole e convinto della necessità di uccidere l'innocente.

Se c'è scritto, provamelo.

Ma anche se fosse, pensavo di essere stato sufficientemente chiaro con la frase: "Se i presupposti sono tali per cui la certezza è del 100% e non c'è spazio ad alcun dubbio nella mente del PG, non solo hai automaticamente ragione (sono il primo a dirlo) ma questa discussione diventa una buffonata priva di qualsiasi interesse ruolistico."

Terzo, per quanto mi riguarda, un'interpretazione coerente con lo scenario presentato è una crisi dei valori del Paladino, che potrebbe scoprirsi incapace di commettere l'atto, travolto dall'orrore.

Il che non è l'azione più razionale, ma un'interpretazione ruolistica della situazione.

Come ho precedentemente specificato, se chiedi a me cosa fare, io ti rispondo "uccidere l'innocente".

Ma io non sono un Paladino.

In pratica la terza legge della robotica.

Sostanzialmente

Ora, muta la tua risposta se egli sa con certezza che dalla sua morte deriveranno altre morti di innocenti?

La legge 0?

La mia risposta non cambia.

Morirà senza commettere un atto malvagio, a costo di fare personalmente scudo col proprio corpo su quegli innocenti.

Lo immaginavo.

E io immaginavo questa risposta. Non sai proprio trattenerti dall'insinuare colpe e mancanze nel tuo interlocutore. Non continuo a causa del richiamo di Godric, ma sappi che ti sbagli. Se avessi modo di verificare lo farei immediatamente, non ho paura di ammettere un mio errore.

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Innanzi tutto ti faccio notare che l'OP non l'hai scritto tu.

Non c'è il postulato per cui il Paladino sia consapevole e convinto della necessità di uccidere l'innocente.

Se c'è scritto, provamelo.

Tu hai quindi inteso la discussione vertente su un rilievo fattuale, e non strettamente etico?

Ma anche se fosse, pensavo di essere stato sufficientemente chiaro con la frase: "Se i presupposti sono tali per cui la certezza è del 100% e non c'è spazio ad alcun dubbio nella mente del PG, non solo hai automaticamente ragione (sono il primo a dirlo) ma questa discussione diventa una buffonata priva di qualsiasi interesse ruolistico."

Perché dovrebbe diventare una buffonata?

Egli ha pur sempre una scelta.

Non possiamo vagliare questa scelta?

Terzo, per quanto mi riguarda, un'interpretazione coerente con l'assurdità di questa situazione è una crisi dei valori del Paladino, che potrebbe scoprirsi incapace di commettere l'atto, travolto dall'orrore.

Non vedo perché la situazione debba essere ritenuta assurda.

Ti sei richiamato alla letteratura, e in generale possiamo richiamarci ad esempi di situazioni moralmente complesse nel mondo di fantasia.

Prendiamo ad esempio la serie "24".

Jack Bauer si trova ad avere un soggetto in possesso di informazioni preziosissime per fermare un attacco terroristico spaventoso.

Avendo i secondi contati, poiché questi sta per morire, punta la pistola ad un medico che al momento stava operando un suo conoscente in fin di vita, intimandogli di occuparsi dell'informatore.

Non siamo tanto lontani dalla situazione presente.

Di scelte dobbiamo parlare, non di possibili scappatoie.

Quando le scappatoie ci sono, allora aumentiamo il ventaglio di scelte.

Ma il nodo gordiano si ha quando il ventaglio è ristretto.

Altrimenti, quando ci sono tante alternative è troppo facile, non è il contrario, come sembri credere.

La legge 0?

La mia risposta non cambia.

Morirà senza commettere un atto malvagio, a costo di fare personalmente scudo col proprio corpo su quegli innocenti.

Eccellente.

Hai posto un'etichetta.

Ergo il suo, a tuo avviso, sarebbe un atto malvagio.

La domanda è: perché?

Perché lasciar morire il secondo malato non è malvagio nel caso da me posto?

Egli era pur sempre innocente.

Inoltre: la malvagità è nell'atto oggettivamente preso, o nell'intenzione?

Se avessi modo di verificare lo farei immediatamente, non ho paura di ammettere un mio errore.

Attendo paziente.

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Tu hai quindi inteso la discussione vertente sul un rilievo fattuale, e non strettamente etico?

Se fosse stata una discussione strettamente etica ne avremmo parlato al di fuori della sezione D&D, interrogando gli stessi lettori.

Io l'ho vista come una possibilità di esplorare le possibilità ruolistiche, lasciando spazio al relativo, non di decretare cosa sia giusto in assoluto, proprio in virtù di quanto sopra detto.

Perchè dovrebbe diventare una buffonata?

Egli ha pur sempre una scelta.

Non possiamo vagliare questa scelta?

Per arrivare a cosa? In questo caso, la soluzione è una sola.

La domanda diventa praticamente retorica.

Per il resto del post ti invito a leggere gli EDIT nel mio post sopra, perché sottoscrivo quanto già detto.

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Se fosse stata una discussione strettamente etica ne avremmo parlato al di fuori della sezione D&D, interrogando gli stessi lettori.

Chiaramente parliamo dell'etica di D&D, e del paladino.

Io l'ho vista come una possibilità di esplorare le possibilità ruolistiche, lasciando spazio al relativo, non di decretare cosa sia giusto in assoluto, proprio in virtù di quanto sopra detto.

Stiamo esplorando infatti.

Tu interpretando un paladino che avresti fatto?

E se fossi stato un DM con un paladino in tale condizione?

Per arrivare a cosa? In questo caso, la soluzione è una sola.

La domanda diventa praticamente retorica.

Spiegamene il motivo.

Se ho posto la domanda è perché, ovviamente, non la pensiamo allo stesso modo.

Evidentemente non c'è la granitica lapalissianità che tu scorgi.

Ma io non sono un Paladino.

Ma lo puoi interpretare.

Inoltre, che mi dici dell'esempio di Jack Bauer?

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Se fosse stata una discussione strettamente etica ne avremmo parlato al di fuori della sezione D&D, interrogando gli stessi lettori.

Io l'ho vista come una possibilità di esplorare le possibilità ruolistiche, lasciando spazio al relativo, non di decretare cosa sia giusto in assoluto, proprio in virtù di quanto sopra detto.

Siccome si parla degli allineamenti in generale non si può parlare di un paladino specifico. Il fatto che possa esistere un paladino che ruolisticamente reagisca come dici tu è già stato dato per veritiero e non contestato, così il caso in cui un personaggio non abbia la tempra per compiere l'atto necessario.

Quello su cui si discuteva era su quanto fosse considerabile "paladinesco" lasciare che il mondo venisse distrutto decidendo di insistere

Permettimi di farti un'unica domanda:

Metti caso che il paladino che deve salvare i due malati preso dal panico o dalla fretta si dimentichi di avere ancora degli usi di rimuovi malattie a disposizione. Un po' improbabile come situazione ma concedimela. Un tipo ansioso e distratto che arriva lì, si mette a bendare accudire e curare i malati ma si dimentica del rimuovi malattie e così muoiono entrambi perchè non si è ricordato che poteva salvarne almeno uno. Come giudichi questo fatto? Costituirebbe una violazione al codice?

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Tu interpretando un paladino che avresti fatto?

Dunque:

"per quanto mi riguarda, un'interpretazione coerente con lo scenario presentato è una crisi dei valori del Paladino, che potrebbe scoprirsi incapace di commettere l'atto, travolto dall'orrore.

Il che non è l'azione più razionale, ma un'interpretazione ruolistica della situazione [che a me piace Nd.Me]"

E se fossi stato un DM con un paladino in tale condizione?

Non metterei il paladino in quella condizione.

Anche parlando astrattamente nel caso in cui mi svegliassi di botto in quella situazione senza capire come mai io mi ci sia trovato, interverrei per modificarla.

Spiegamene il motivo.

Se ho posto la domanda è perché, ovviamente, non la pensiamo allo stesso modo.

Evidentemente non c'è la granitica lapalissianità che tu scorgi.

Mi sembra onestamente di essere stato abbastanza chiaro su questo argomento. Se ci si chiede cosa è giusto in senso assoluto, la vita di molti viene prima di quella di pochi.

Inoltre, che mi dici dell'esempio di Jack Bauer?

Mi chiedo perché non abbia direttamente sparato al suo conoscente: se era così sicuro di condannarlo a morte, sarebbe stato uguale. Concordi, no?

Comunque, se volessi giocarmi un eroe che facesse questo tipo di scelta, mi giocherei una Gray Guard.

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Permettimi di farti un'unica domanda:

Metti caso che il paladino che deve salvare i due malati preso dal panico o dalla fretta si dimentichi di avere ancora degli usi di rimuovi malattie a disposizione. Un po' improbabile come situazione ma concedimela. Un tipo ansioso e distratto che arriva lì, si mette a bendare accudire e curare i malati ma si dimentica del rimuovi malattie e così muoiono entrambi perchè non si è ricordato che poteva salvarne almeno uno. Come giudichi questo fatto? Costituirebbe una violazione al codice?

Ha commesso un errore, questo è innegabile.

Non l'ha fatto apposta, ma poteva evitarlo.

Era una sua responsabilità dato che aveva il potere di farlo.

E' molto probabile che il suo Dio voglia una prova della sua affidabilità prima di decidere se continuare a concedergli i poteri (visto che quando servono non li usa...).

Personalmente la gestirei così. Nessun malus ai PX ovviamente, se il giocatore ha un buon motivo per far agire così il suo PG (potrei anche meditare su un bonus)

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Non stiamo parlando di premi di interpretazione, stiamo parlando di reazione del Dio e di come si sentirebbe il pg nella sua dimenticanza. Si sentirebbe giustificato perchè se n'era dimenticato? E lasciar morire due innocenti quando poteva salvarli è giustificabile da "si era dimenticato"? Sono così flessibili i dogmi e i codici di condotta del paladino?

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