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Senza titolo.


ectobius

Messaggio consigliato

Un racconto che ho iniziato a scrivere. E' ancora senza titolo poiché, nonostante abbia in mente uno schema, non so infine dove andrò a parare.

Propongo l'incipit e spero che qualcuno mi incoraggi.

°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°

Non chiedetegli il come e perché si trovi in quella casa... né quando e come ci sia arrivato.

Non lo sa!

Questo solo sa: che è lì da sempre. Dall’inizio.

Quando la casa era appena costruita, ancora grezza con stanze ampie e vuote, e tutto da riempire... rifinire. Ma si portava dietro la vaga sensazione che il momento del suo arrivo fosse stato doloroso... chissà perché... bah!

Comunque è certo che non vi era arrivato carico di entusiasmo... non aveva desiderato questo viaggio (chiamiamolo pure così!)... non lo aveva richiesto. Ma... giacché c’era arrivato, ora gli conveniva impegnarsi per dare una forma dignitosa a questa che sarebbe stata la sua casa per... sempre... e non sapeva cosa significasse “sempre”.

Come ebbro si aggirava per le stanze capienti e acquisiva di giorno in giorno una quantità di frammenti di vita che collezionava, ordinava... componeva in puzzle.

Inventava giochi, stabiliva regole e il puzzle si completava... finché... Finché, raggiunta la statura sufficiente, poté affacciarsi alla grande finestra e spingere lo sguardo sul mondo più vasto.

Erano giornate luminose, quelle, di una primavera che sembrava non dovesse mai finire e il mondo esterno gli apparve sereno, ricco di stimoli e colori.

Spingeva sempre più lontano lo sguardo. Oltre i germogli e il brillante tenero fogliame di un unico giovane albero scoppiettante energia di linfa... Abbracciava ampi orizzonti... e nelle notti si perdeva al misterioso spettacolo del cielo profondo palpitante di stelle.

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Principali partecipanti

Come incipit non è affatto male, è stuzzicante per la fantasia e lascia presagire molte cose sul protagonista.

Mi sono immaginata un componente della casa stessa, ma considerando che può muoversi il dubbio rimane irrisolto.

Riguardo allo stile, era da un po' di tempo che non leggevo tuoi racconti e mi sembra che si sia ammorbidito molto, risultando più scorrevole e piacevole alla lettura.

Spero ti arrivi l'ispirazione per continuarlo. ;-)

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Grazie Samirah. Grazie Mago Jin.

Io vado avanti, ma non assicuro che riuscirò ad arrivare al gran finale.

°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°

Paam! Paaam!... furono due scoppi un giorno d’estate che sconvolsero il puzzle. E una cascata di piume, lenta... una tenue trasparenza di fumo, quattro ali frullanti frenetiche a mezz’aria che prendevano a segno il cielo... in affanno.

Paam! Paaam!... ancora. E due passerotti scampati furono spinti come non mai così in alto, e definitivamente nel cielo degli uccelli.

Nessuno più becchettava nel maggese... vi ristavano inerti miseri inconsistenti resti, e cani, i fedeli sicari eccitati dal sangue, azzannavano ciò che si muoveva. Indugiavano appena sui resti immoti... annusavano azzannavano... non si degnavano di raccogliere quella miseria di piume. Riprendevano a far la spola correndo e abbaiando al cacciatore soddisfatto... L’uomo che per vincere la sua noia aveva preso un fucile e si era incamminato a sparare contro ogni cosa si muovesse.

E non era un bifolco, il cacciatore. Comunque armonicamente inserito nella banale vita campestre: un calcio a un cane... una frustata al cavallo...

Cose dal ragazzo giudicate banali, fino a quel momento. Le scene banali che ora andavano acquisendo un nuovo significato.

Il suo sguardo andava perdendo l’innocenza.

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Imperterrito continuo :banghead:

°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°

In gruppo... saranno stati cinque o sei... ed erano uomini adulti. Strattonavano un grosso cane al guinzaglio.

Il cane guaiva, piangeva, opponeva resistenza, la coda stretta fra le gambe.

Uno, ancora, che vestiva pulito e dignitoso, gli altri avevano l’aria di contadini con la coppola.

Presso l’albero avevano sostituito il guinzaglio con un cappio, avevano lanciato la corda su un ramo dell’albero e avevano appeso il cane che si agitava e non guaiva più.

Quindi ristettero fermi, silenziosi, a godersi il delitto gratuito.

Il cane infine non dette più segni di vita... fu tirato giù e trascinato via nella polvere, e sulla scena fece la sua comparsa... eccola!, la convitata di pietra... la morte! Il viso più atroce.

E l’albero intristito.

Vi scorreva ancora linfa nei suoi rami, ma le foglie si erano fatte opache... raccoglievano caligine e non riuscivano più a liberarsene... Non cantavano più al vento.

Avrebbe dovuto gridare, piangere, sì! Ma era rimasto attonito e fermo. Eppure capiva... e non gridava... non piangeva.

I suoi giochi si complicavano, le regole ne erano sconvolte e non sapeva più dove piazzare i pezzi.

Su quale scacchiera?

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Il piccolo uccello ferito nel palmo della piccola mano muoveva inutilmente l’ala spezzata sanguinante... salvato dai cani.

Nel palmo della mano era solo tremore e miseria, era un minuscolo cuore che batteva a mille... prossimo ad esplodere.

Niente e tutto Inizio e fine.

Il ragazzo si rifugiò nel sogno, e questo sogno così lo raccontava:

“l’uccellino è guarito ed ha spiccato il volo... libero ha fatto breve sosta tra il verde fogliame dell’albero, ha guardato verso il suo salvatore cinguettando, ha ripreso il volo nel profondo cielo.”.

Qualcuno la raccolse la fola e si inventò per lui un futuro... una leggenda.

“Farà il medico. Ce l’ha nel sangue”, si disse.

Tutto falso! Per l’uccellino e per il medico.

L’uccellino era morto nel tormento di inesperte cure... peggiori del colpo di grazia di un canino.

La grazia, appunto!

E la donnina si gira a guardare, riconoscente e sorridente. Spinge la sbavante carrozzina piagnucolosa col passerotto che non potrà mai più volare!

Riconoscente e sorridente, lascia una scia fosforescente Bava Viluppo Labirinto di dolore.

Sorridente non vede... non vuole vedere!

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Come era andata?

Ve la posso raccontare io... potreste raccontarla anche voi, tanto il botto è sempre lo stesso e le lamiere contorte.

Allora ve la racconto.

Questo botto è successo di giorno, in una bella giornata luminosa di primavera inoltrata su una strada stretta con traffico minimo, una strada tutta un’ondulazione e curve dolci, e campi coltivati e prati e fiori. Be’, molto meglio che in un sabato sera.

Andiamo avanti!

Si sono scontrati, inspiegabilmente, una moto e un TIR!

Ed eccole le lamiere contorte... tutte uguali, irriconoscibili quelle che furono una moto.

Si sono fermati i soliti curiosi e ristanno fuori dalle auto ad una certa distanza da un corpo steso sull’asfalto… Curiosi che guardano.

Due poliziotti fanno misurazioni con un metro e segnano l’asfalto col gesso mentre parlano con voce nasale in apparecchi gracchianti.

Le mucche!

Nel prato, tranquille, che masticano... alcune sdraiate masticano, inghiottono, rimasticano... quelle in piedi, pigre nel movimento del collo, fanno vibrare i campanacci.

Abbellisco niente!... Certamente molto meglio che una notte fredda e nebbiosa di inverno... Che importanza ha?... bah, non so!

E c’è quelli della televisione che insistono nelle riprese sui rottami, anche se sono tutti uguali i rottami. Ma loro insistono e rivolgono di quando in quando gli obbiettivi al prato... primi piani per le mucche!

“Attenzione!”, urla attraverso un megafono uno, probabilmente il capo della troupe... borioso.

Poi senza megafono al camaraman: “Riprendi mica il corpo!… Solo i piedi inquadra!... Niente sangue nei miei servizi... Saremo in prima serata... il TG delle venti!”.

I piedi senza scarpe!… Per prima perdono le scarpe… sempre!

Ma anche una mano lui ha perso, però. E non si sa dove sia andata a finire… le scarpe invece sono una qui, e una là!

Il viso gonfio tutto da una parte, così!…Un occhio tappato da una palpebra gigantesca blu…Cinque denti con tutto l’alveolo staccato Mascellare superiore dalla bocca…Gorgoglia sangue su un respiro affannoso. E una gelatina di cervella viene fuori lenta come da una vescica fessa…Il suo cranio… ‘na vescica fessa!

Si cerca la mano!…“Cercate la mano!”…C’è un tizio che si dedica solo a questo disperatamente! E ancora non l’ha rintracciata, la mano… La si potrà rimettere al suo posto... i progressi della medicina!... e i medici coraggiosi!... La medicina dei miracoli!

Lì in fondo strombazzano che vorrebbero passare Uno dice di avere molta fretta!… un appuntamento… Ed ha anche bestemmiato!

Arriva l’elicottero!... a bastonate allontanano le mucche dal prato che muggiscono incazzate... E c’hanno ragione!

Dall’elicottero scendono assatanati in tute arancione...

Si lanciano!... Qualche spettatore è rotolato giù nel prato a spintoni su una me**da di vacca!

“Che maniere!”.

Gli sono addosso ora, al ragazzo!… Massaggio cardiaco Spruzzi di bave sangue e cervella.

“Un tubo!... Un tubooo!”… e Zac! che glie lo infila in gola…così, di brutto! Uno spruzzo rosso!… Aspiratore a pedali!… poi un pallone respiratorio!... Ciuff…Ciuff…

E solleva le braccia a pugni stretti, esultante, esaltato... ‘sto cazzone! Ha vinto!

E si leva anche un applauso…Lo lanciano sulla barella e via!... Presto!!!… Riparte l’elicottero!

Strombazzano… sorpassano… Siamo liberi!! Evviva! E frammenti di urla!!

Il cielo ancora splende, le mucche masticano nei pascoli fioriti. Stinge la sagoma di gesso sull’asfalto.

Sei mesi ci sono voluti per rimetterlo insieme alla benemmeglio e consegnarlo alla donnina, il coccio. Tutto rotativo sulla carrozzella che grugnisce e sbava senza una mano.

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  • 6 mesi dopo...

E' il caso, per completezza, che concluda:

Non chiedetegli il come e perché si trovi in quella casa... né quando e come ci sia arrivato.

Non lo sa!

Questo solo sa: che è lì da sempre.

Dall’inizio.

Quando la casa era ancora in costruzione, rudere che continuava a crescere gemendo cigolando. Si accresceva di stanze e corridoi in forma di balbuziente labirinto dei rapporti non tutti favorevoli, che richiedevano fatica per un meditato giusto collocamento.

Oltretutto dell’inizio si portava dietro la vaga sensazione che il momento dell’arrivo fosse stato doloroso... chissà perché... bah!... Ed era altresì certo di non provare grande entusiasmo a trovarsi lì: non aveva desiderato questo viaggio (chiamiamolo pure così!)... Non lo aveva richiesto. Ma... giacché c’era, abbastanza presto si propose di restarci con dignità, con l’impegno di dare forma a questa che sarebbe stata la sua casa per sempre...

Sempre?

Sì, e non sapeva cosa significasse “sempre”.

Ce ne volle... per orientarsi nel labirinto. Curiosità soprattutto e fantasia lo sostenevano e grazie ad esse faceva scoperte, collegava frammenti di conoscenza... Inventava giochi, stabiliva regole... collezionava, ordinava, giudicava... componeva un puzzle via via più complesso.

Difficoltà ed errori non mancavano, ma si arricchiva... non sempre felicemente, c’è pur da dire, ché non tutto in quella casa, per il momento unico suo mondo, gli andava incontro con favore.

Infine, raggiunta la statura sufficiente, poté affacciarsi alla grande finestra e spingere lo sguardo lontano, oltre i confini del suo mondo ristretto... oltre il sé.

Spazi affatto nuovi e non protetti, ma erano giornate luminose, quelle, di una primavera che sembrava non dovesse mai finire, una serena gradevolezza ricca di stimoli... Era molto ben disposto.

Lasciava errare lo sguardo sempre più sulle lontananze, molto oltre i germogli e il brillante tenero fogliame dell’unico giovane albero che aveva iniziato a crescere con lui. Scoppiettante energia di linfa, fremente di foglie lucenti sfidate dal vento.

Abbracciava sempre più ampi orizzonti... e nelle notti si perdeva al misterioso spettacolo del cielo profondo palpitante di stelle.

Sognava dolci favole.

Ma fu primo abbaglio!

Breve frettoloso estatico.

Presto il mondo doveva mostrarsi per quel che era: cupo livido violento... da sentirlo alfine estraneo cosicché era differente... per natura!... Per natura differente.

E furono due scoppi... Paam! Paaam!... a sconvolgere il fittizio fanciullesco equilibrio, a disordinare l’insospettata fragilità delle regole, delle leggi e i sensi del puzzle.

Un avvenimento in genere banale

Un giorno d’estate

Una cascata di piume... lenta

Una tenue trasparenza di fumo

Quattro ali frullanti frenetiche a mezz’aria

A prendere a segno il cielo...

In affanno.

E ancora... Paam! Paaam!

A completamento

Due passerotti scampati all’eccidio

Spinti come non mai così in alto

Definitivamente nel cielo degli uccelli.

Nessuno più becchettava nel maggese... vi ristavano inerti miseri inconsistenti resti, e cani, fedeli sicari eccitati dal sangue, li azzannavano, indugiavano appena sui resti immoti... annusavano azzannavano e non si degnavano di raccogliere quella miseria di piume... Riprendevano a far la spola correndo e abbaiando al cacciatore soddisfatto di sadiche voglie che aveva preso un fucile per noia e si era incamminato a sparare contro ogni cosa si muovesse.

Non era uomo minaccioso... era uomo “normale”. Armonicamente inserito nella banale vita campestre: un calcio a un cane... una frustata al cavallo... tutte le cose banali... fino a quel momento... Le scene banali che ora andavano acquisendo nuovo significato.

Lo sguardo perdeva l’innocenza.

E ancora vide... Sconvolgente!

Strattonavano un grosso cane al guinzaglio.

Il cane guaiva, piangeva opponeva resistenza

La coda stretta fra le gambe.

Presso l’albero hanno sostituito il guinzaglio con un cappio, hanno lanciato la corda su un ramo alto, hanno appeso il cane che si agita e non guaisce più.

Fermi, silenziosi, a godersi il delitto gratuito.

Il cane! il lento silenzioso strazio di una tortura da strangolamento piuttosto che impiccagione.

Il cane infine non dà più segni di vita

Tirato giù e trascinato via nella polvere.

E la morte!

Convitata di pietra

Si presentava!

Il viso atroce e raccapricciante.

Il viso!

E l’albero intristito trema alle lacrime

Gocce d’acqua che si frantumano tra rami spogli.

Scorre ancora linfa nei rami, ma le foglie si sono fatte opache... raccolgono caligine e non riescono più a liberarsene.

Non cantano più al vento.

Avrebbe dovuto gridare, piangere.

Sì, dovuto!

Ma era rimasto attonito e fermo.

Non capiva!, non gridava non piangeva.

E i giochi andavano complicandosi, le regole sconvolte, non sapeva più dove piazzare i pezzi

Su quale scacchiera?

Il piccolo uccello ferito nel palmo della piccola mano, l’inutile ala spezzata, sanguinante.

Salvato dai cani.

Nel palmo della mano solo tremore e miseria.

Un minuscolo cuore che batte a mille

Prossimo ad esplodere.

Niente e tutto Inizio e fine

La fine prima dell’inizio.

Si rifugiò nel sogno, e questo sogno così lo raccontava:

“... è guarito!... Guarito!... E’ volato via nel cielo profondo”.

Qualcuno la raccolse la fola e si inventò per lui un futuro... una leggenda.

“Farà il medico... ce l’ha nel sangue!”, si disse.

Tutto falso! Per l’uccellino e per il medico.

L’uccellino era morto nel tormento di inesperte cure, peggiori del colpo di grazia di un canino.

La grazia, appunto!... Non concessa!

In una scatoletta di pastiglie “VALDA”, avvolto in carta stagnola, era sepolto nel giardino.

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  • 2 settimane dopo...

non riesco a capire alcune cose... il "racconto/poesia", parla di un bambino giusto? Lui cresce, e quando è "abbastanza alto (cioè maturo?), comincia a guardare il mondo... e gli sembra bello...

Ma le cose "brutte", che descrivi dopo... non le vede o non le capisce? Cosa rappresentano?

La primavera che il "bambino" vede nel mondo, è la sua concezione delle cose, o rappresenta il "finto" mondo che a volte ci viene propinato, nel quale tutto sembra bello è infinito, mentre invece non è vero?

perdona la mia ignoranza ma non riesco bene a capire...

spero di non offendere il tuo senso artistico...

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Avere un commento ai miei modesti sforzi letterari è un gran piacere: altro che offesa al senso artistico.

Due commenti molto diversi.

A KARONTE82 sembra io sia riuscito a smuovere un sentimento impreciso... doloroso e tenero, ed egli non si chiede altro: vive il racconto e lo reinterpreta seguendo la sua sensibilità... per me è un successo; LYSANDER è più problematico: non si accontenta del sentire immediato e cerca un significato.

L’approccio di LYSANDER è più che legittimo ma il mio significato (ammesso che io abbia scritto avendo in mente un significato) è insignificante (scusate il pasticcio)... solo personale e giustamente potrebbe non essere condiviso.

Io, per quanto mi riguarda, mi fermerei al piacere della lettura e agli eventuali personali ripensamenti.

Vi ringrazio molto KARONTE e LYSANDER.

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  • 2 settimane dopo...

Da allora comunque prese ad agire nella casa il sistema di forze che si suole chiamare destino.

Il destino! sarà lottare contro la morte.

La morte! che aveva fatto il suo ingresso anche nella casa e si era portate la carezza, la stretta della mano nella mano, il conforto del tiraturo, lungo e poco profondo, del mobile a consola che conteneva le meraviglie del mondo: rondelle; bottoni; un temperino con cavatappi e forbici; una collezione di santini; fotografie ed uno stereoscopio; modellini; un accendino ricavato da un bossolo di mitraglia... un carillon: “... un bacio fremente e poi nulla più!... Stella d’argento del Mexico ohé!...”.

Che fine ha fatto quel cassetto?

Un vuoto muto senza un pensiero buono... non più una carezza, no!...

KOCÌ

La donnina!

Si è girata a guardare... riconoscente e sorridente ha baciato le mani a quelli che hanno salvato “la vita” al suo figlio.

Vita!

“Vita”... parola elastica!, dacché si può chiamare vita una spettrale sopravvivenza vegetale.

Lei!

Spinge la “vita” sbavante e piagnucolosa del passerotto che non potrà mai più volare!

Riconoscente e sorridente, lascia una scia fosforescente... bava viluppo labirinto di dolore.

Sorridente non vede... non deve vedere!

E va ripetendo:

“E’ vivo!... Non vedete?... Ritornerà come prima!”...

Volerà!

Dalle lamiere contorte di una motocicletta.

Un corpo insanguinato contornato di gesso sull’asfalto E mucche nel prato sdraiate che masticano, rimasticano, inghiottono... rimasticano! E le mucche in piedi fanno vibrare i campanacci con lenti movimenti del collo...

Ma che importanza ha tutto questo?... bah, non so!

I piedi senza scarpe!

Per prima perdono le scarpe… sempre!

Anche una mano ha perso

Le scarpe una qui, e una là.

Il viso gonfio tutto da una parte... così!

Un occhio tappato da una palpebra gigantesca... blu...

Gorgoglia un respiro affannoso

Una gelatina di cervella lenta fuoriesce come da vescica fessa

Il suo cranio!… ‘na vescica fessa!

E arriva dall’alto la medicina dei miracoli:

“Sfracellatevi pure... vi riaggiustiamo!”

A bastonate allontanano le mucche

Muggiscono incazzate... E c’hanno ragione!

Assatanati!... in tute arancione si lanciano i sacerdoti.

Uno spettatore è rotolato giù nel prato a spintoni su una ***** di vacca:

“Che maniere!”.

Gli sono addosso!… uno spruzzo rosso!… un tubo... un pallone... Ciuff…Ciuff…

Solleva le braccia il sacerdote a pugni stretti... esultante, esaltato...

’sto cazzone ha vinto!

Ha vinto la morte?

Ha dato la vita?

‘Sto cazzone!

Il cielo splende, le mucche masticano I pascoli fioriti.

Stinge la sagoma di gesso sull’asfalto.

Medicina dei miracoli

In carrozzella tutto rotativo

Il coccio!

Grugnisce sbava

Gli manca una mano.

Quante volte bisognerà chiedere perdono!

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