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Lilac Hollow – Stagione 1: I Figli della Prima Notte
@Voignar Darius Whitesand Sasha ridacchia divertita alle tue parole, scuotendo la testa. «Il personaggio di Romeo e Giulietta si chiama Mercuzio, sai? Mercurio è una divinità greca…» ti corregge, ma senza alcuna cattiveria: la sua risata è sincera, sembra divertita davvero della tua gaffe. Poi ci pensa un attimo e aggiunge con un sorriso malizioso: «Allora io potrei fare Tebaldo… così avrei l’onore di ucciderti io stessa!» Anche stavolta non percepisci alcuna ostilità, solo il piacere di scherzare insieme. Poco dopo, Sasha si congeda spiegando che ha un impegno da sbrigare. Così resti solo e puoi incamminarti nei corridoi che conducono alla cappella. Appena varchi la soglia dell’aula, hai l’impressione che l’aria cambi consistenza: diventa più densa, quasi liquida, come se stessi attraversando qualcosa di invisibile. Un leggero giramento di testa ti coglie all’istante, ma passa rapidamente; al suo posto rimane però un bruciore pungente al simbolo inciso alla base del tuo collo, che si fa subito sentire. La cappella è invasa da un intenso profumo di incenso, così forte da graffiarti le narici. Davanti al piccolo altare che usa di solito come cattedra, Suor Margareth è piegata su un grosso libro aperto. Le sue labbra si muovono rapide, sussurrando preghiere in latino. Accanto a lei l’incensiera continua a fumare, disegnando nell’aria spirali sottili che si mescolano con il fumo e la luce. Quando ti percepisce, la suora interrompe la litania, solleva il capo e si volta verso di te. Ti rivolge un sorriso, ma è forzato, tirato: non riesce a nascondere la tensione che le vela gli occhi. Off game Immagino che Mercurio sia stato colpa del correttore… però ho approfittato della cosa per far finta che Darius abbia sbagliato davvero per creare un pretesto affinché risultasse “buffo” in senso buono agli occhi di sasha.. che poi era stato il suo obiettivo anche durante l’improvvisazione di teatro. @Theraimbownerd Orion Kykero Alice sorride quando le dici che la vedi bene come protagonista. Anche se l’arrabbiatura non le è ancora passata del tutto, noti che la tua approvazione le fa piacere, e questo ti sembra un buon segnale. Ma non appena nomini Marcus, il suo volto si rabbuia: rabbrividisce appena e ti fissa con aria tesa. «Quel Marcus??» ti chiede, come per assicurarsi di aver capito bene a chi ti riferisci. Quando confermi, scuote la testa con evidente disapprovazione. «Non capisco perché ti ostini ad appoggiarti a gente come lui… Le tue feste sarebbero comunque piene di gente, e fighissime, anche senza quella robaccia che ti porta.» Le sue parole ti arrivano dritte: il suo tono non è di rimprovero, ma di sincera convinzione. Davvero crede a quello che dice. Eppure dentro di te la domanda resta sospesa: tu e la tua cerchia, le tue feste leggendarie… sarebbero davvero così memorabili senza i tuoi agganci, senza quella reputazione di chi “ha sempre il modo di procurare il divertimento più estremo”? Il silenzio ti accompagna lungo il corridoio mentre rimugini su questo. Quando arrivate al cancello della scuola, Alice ti guarda esitante: «Guarda… ti accompagnerei volentieri, ma sinceramente non voglio avere nulla a che fare con quel Marcus.» Si ferma un attimo, poi, quasi in imbarazzo, aggiunge: «Mi dispiace.» Dopo un breve saluto, la vedi allontanarsi, lasciandoti solo. Così ti incammini a passo lento verso il punto d’incontro: il parcheggio sul retro di un vecchio drug store isolato, alla periferia nord di Liliac Hallow. L’andatura trascinata tradisce la poca voglia che hai di incontrare Marcus. Quando finalmente raggiungi il posto, lo noti subito. È un classico gorilla di strada: grosso, muscoloso ma appesantito, tatuaggi sulle braccia, lineamenti duri e occhi piccoli che non trasmettono certo intelligenza. Probabilmente di origine latina. Si appoggia con noncuranza al fianco del suo furgone — un vecchio cassone scassato, con la carrozzeria graffiata e una scritta sbiadita lungo la fiancata: Botanica del Sol — Erbe e Rimedi Naturali. Sai bene che è solo una copertura per Satya. Marcus fuma una sigaretta, lasciando che la cenere cada senza preoccuparsene. Prima di avvicinarti ti guardi attorno, scrutando il parcheggio. Non ci sono occhi indiscreti, né orecchie all’erta. Sei solo tu, lui, e quell’aria sporca di periferia. Fai un respiro profondo, costringendoti a proseguire. Quando il bestione ti nota, ti accoglie con un sorriso storto, più simile a una minaccia che a un segno di cortesia. Fa un lungo tiro dalla sigaretta, poi la getta a terra e la schiaccia con il tacco. «Eccola, la mia principessina preferita! O dovrei dire principino?» ti saluta con tono provocatorio e denigratorio, la voce bassa e graffiante che amplifica lo scherno. @SNESferatu Ana Rivero Trascini Eliza contro il muro accanto alla porta, il lato delle cerniere: lei con le spalle incollate al muro freddo, tu davanti a farle da scudo, i vostri corpi a contatto stretto. I passi nel corridoio si avvicinano, sempre più nitidi. Poi si fermano. Proprio davanti alla porta. Trattenete il respiro. L’unico rumore che senti è il battito martellante del cuore, il tuo e quello di lei. Se si sono fermati proprio qui… non può essere che una persona: il coach Moss. Ti aspetti da un momento all’altro di vedere la maniglia forzarsi, scattare a vuoto — dopotutto, è stata già spaccata. Poi un contatto improvviso: le mani di Eliza si appoggiano al tuo ventre. Scivolano piano verso il basso, e quando abbassi lo sguardo la vedi mordersi il labbro, lo sguardo acceso, anche se con un occhio resti vigile verso la porta. La pressione sulla maniglia arriva davvero: ti sembra di percepire una mano pesante che si posa e resta lì, indecisa. E proprio allora, dall’altra parte, riecheggia ovattata e lontana la voce del bidello: «Coach Moss, potete venire un attimo? Ho… ho bisogno di parlarvi. Sa… per quella cosa.» Fuori, senti lo sbuffo irritato del coach, poi la sua voce dura: «Proprio ora, Tom? Ho del lavoro da sbrigare…» Trattieni ancora il fiato, pregando che decida di andarsene. Le mani di Eliza, intanto, sono scivolate fino al tuo inguine: il calore del suo tocco contrasta con la gelida attesa di quel momento. Il bidello insiste, la voce ora più vicina: «Ehm… ci vorranno solo cinque minuti. Ma se non avete tempo… non fa nulla.» Un silenzio che sembra eterno, poi la risposta, secca: «Ok, ok… va bene. Solo cinque minuti.» La pressione sulla maniglia scompare. I passi si allontanano, prima del coach e poi del bidello. L’aria sembra tornare nei tuoi polmoni nello stesso istante in cui Eliza, con un piccolo sussulto, riprende fiato anche lei. @TheBaddus Scarlett Bloomblight Lanci il tuo avvertimento a Nathan quasi d’istinto, forse seguendo quella parte di te che non riesce a ignorare il destino che lo aspetta. Per un attimo senti un lieve senso di colpa: dopotutto sei tu ad averlo trascinato lì. Alla fine, se riuscisse a scappare da Cory e restare illeso, non sarebbe un tuo problema. Potresti comunque dire di aver fatto il tuo dovere e di aver rispettato la tua parte di accordo. Se invece scegliesse di restare, e loro lo massacrano… beh, peggio per lui. Tu hai cose più importanti di cui occuparti. Così ti volti e corri. Non scappi davvero per paura — in fondo sai che non sei mai stata in pericolo — ma per tagliare ogni possibile legame con ciò che sta per succedere nel bosco. Meglio che nessuno possa dire che c’eri. Meglio che il tuo nome resti pulito. Dietro di te risuonano passi rapidi, leggeri, agili. Non hai dubbi: Tanaka ti sta seguendo. Stringi i denti e spingi le gambe al massimo, anche se il cappotto lungo e lo zaino ti ostacolano. Ti muovi più veloce che puoi, il respiro che si fa corto, il cuore che picchia forte. Non fai in tempo a percorrere più di duecento metri quando lo senti addosso. In un attimo ti afferra per un braccio, tirandoti indietro. La sorpresa ti sbilancia, inciampi contro una radice e cadi all’indietro su un letto di foglie secche, a pancia in su. L’impatto ti strappa un gemito, e quando sollevi lo sguardo lo vedi: Tanaka è lì, in piedi sopra di te, lo sguardo vivo e quel sorriso beffardo che sembra divertirsi della situazione. Per un istante ti tiene così, poi allunga una mano verso di te per aiutarti a rialzarti. «Allora?» chiede con tono ironico. «Credi che quel cog***ne ci abbia creduto che non sei una serpe del ca**o che lo ha incastrato?» La sua voce non ha veleno, anzi: trasuda una strana ammirazione. Il suo insulto non suona come un’offesa, ma quasi come un complimento. «Siamo stati abbastanza convincenti?» aggiunge, inclinando appena il capo, con un lampo divertito negli occhi. Off topic Tiro di dado. Fuggire: 9-1=8-> riesci a fuggire dalla scena facendo in modo che Nathan non abbia altre occasioni per capire il tuo doppio gioco. Ma ti imbatti/imbatterai in qualcosa di peggiore. In questo caso l’ho inteso più così la mossa… come il fuggire dalla scena del crimine per non rimanerne coinvolta. @Ghal Maraz Nathan Clark Vedi Scarlett fuggire seguendo il tuo consiglio e lanciando un ultimo sguardo spaventato verso di te prima di scaricarsi a destra e correre via a più non posso. Tanaka parte immediatamente dietro di lei, lasciandoti solo contro quattro: uno in meno da dover affrontare. Quattro è sicuramente meglio di cinque, ma per te non cambia granché. Senti la rabbia scattare dentro come una molla; una risatina sardonica ti sfiora la mente mentre afferri una manciata di terra. “Oh… sì, piccolo Nathaniel… fagliela vedere a questi st**nzi cosa succede a chi tocca il tuo maledettissimo bosco.” La voce nella tua testa suona beffarda, quasi uno scherno, ma paradossalmente ti rincuora averla lì, proprio ora. Cory scatta in avanti, la mazza già sollevata sopra la testa. «Ora me la pagherai, spione del ca**o!» ringhia, prima che il colpo possa scendere. È l’attimo che aspettavi. Getti la terra dritta nei suoi occhi: lo colpisci in pieno. Il ragazzo sbatte le palpebre, si porta una mano al volto, maledicendoti ad alta voce. La mazza quasi gli sfugge dalla presa. «Aaah… bastardo!» urla, accecato. Sfrutti l’apertura e lo colpisci dove fa più male: un calcio secco, preciso, nel basso ventre. Lo vedi piegarsi, gli cedono le ginocchia e stramazza al suolo, una mano stretta tra le gambe, il volto contratto dal dolore. Un lamento strozzato esce dalle sue labbra mentre prova, invano, a riprendersi. Uno dei suoi, uno dei due con le catene, si china per soccorrerlo; gli altri due avanzano verso di te, meno sicuri ma ancora pericolosi. Ti accerchiano: l’adrenalina scorre fredda, i muscoli si tendono. Schivi il primo colpo di catena con un movimento secco; il secondo infame invece ti sorprende alle spalle: una presa robusta ti avvolge il torso, braccia forti che ti bloccano come in una morsa. «Forza… colpisci questo odioso!» grida rivolgendosi al compare che, di fronte a te, agita nuovamente la catena. Off topic Tiro di dado. Scagliarsi contro qualcuno: 8+2=10 successo pieno. Cory subisce 1 DANNO è uno di loro temporeggia.
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TdS
In mattinata dovrebbe arrivare il post di risposta!! Mi ci sto prendendo un po di tempo perché, forse per la prima volta, siete tutti e 5 in un bel momento dinamico (o in procinto di..)
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TdS
Ok.. perfetto!
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TdS
@Ghal Maraz direi proprio che nel tuo caso si attiva la mossa Scagliarsi contro qualcuno. @TheBaddus per Scarlett invece potrebbe attivarsi la mossa fuggire.. uso il condizionale perché lei di fatto non è realmente in pericolo, quindi non è una vera fuga.. forse il pericolo per lei è non far capire che era in combutta con cory e amici.. dimmi tu se per te va bene! Nel caso entrambi fatemi sapere dalla liste cosa scegliereste in caso di risultato 7-9 @SNESferatu per ana invece forse potrebbe attivarsi la mossa mantenere il controllo? Sta cercando di agire con freddezza nonostante la paura? Ho credi che in realtà sia abbastanza tranquilla e non sia necessaria la mossa?
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Lilac Hollow – Stagione 1: I Figli della Prima Notte
@Theraimbownerd Orion Kykero Alice alza appena le spalle, lo sguardo che sembra perdersi tra i corridoi che si svuotano. Ci pensa un attimo, poi, con quel tono che ancora tradisce un’ombra di freddezza, mormora: «Mah… se la prof decidesse di darmi Giulietta, non mi dispiacerebbe. Non sarebbe male, no?» Non è calorosa, non è la Alice di sempre, ma almeno ti sta rispondendo. È un filo che ricomincia a tendersi tra voi, anche se fragile. Sai, però, che quel nodo tra voi due non si scioglierà da solo: prima o poi dovrete affrontare direttamente quello che è successo. Proprio mentre cerchi le parole giuste, il telefono vibra in tasca. Lo tiri fuori: è un messaggio di Juno. “Per l’uscita con Josh e Valentine è ok… io e Tyler ci usciamo domani sera… Se volete potete aggiungervi anche tu e Diana” Ti resta in mano il cellulare illuminato, mentre accanto a te Alice cammina a passo regolare, le braccia incrociate sul petto. @TheBaddus @Ghal Maraz Scarlett e Nathan @TheBaddus Scarlett Bloomblight Tanaka ti risponde quasi subito. “Perfetto… condividimi la posizione.. tu stai al gioco!” Uscite insieme dalla scuola, con l’aria tiepida del pomeriggio che vi accarezza il volto. Il sole è ancora alto, ma già comincia a piegarsi verso l’orizzonte, tingendo di sfumature dorate il campus alle vostre spalle. Nathan prende l’iniziativa, guidando Scarlett verso il sentiero che porta al bosco. L’ingresso tra gli alberi è come varcare una soglia in un altro mondo: l’aria cambia, più fresca, profumata di terra e linfa. È un bosco di inizio primavera del nord, e lo si nota ovunque. Gemme appena schiuse punteggiano i rami, le felci spuntano dal terreno, i tappeti di foglie secche scricchiolano sotto i vostri passi. Qua e là, il sole filtra tra le fronde ancora rade, disegnando macchie di luce irregolari sul sentiero. Nathan guida sicuro, Scarlett lo segue neanche un passo dietro di lui. Siete diretti verso una radura splendida, un posto che Nathan conosce bene e non è nemmeno troppo distante. Tutto appare calmo, sereno… troppo sereno. Non fate in tempo a raggiungere la radura. Alle vostre spalle, improvviso, un suono secco: crack, un ramo che si spezza. Poi passi decisi, foglie calpestate senza fretta, con ostentazione. Vi voltate di scatto. A una decina di metri, sullo stesso sentiero da cui siete entrati, riconoscete Cory Edwards e la sua banda. Sono in cinque, disposti quasi in fila. Cory tiene una mazza da baseball appoggiata sulla spalla, mentre due dei suoi fanno roteare delle catene di ferro con aria minacciosa. Cory sorride, la voce piena di scherno: «Oh, guarda un po’ chi abbiamo qui…» Tanaka ridacchia, piegando appena la testa. «Te l’avevo detto che l’avremmo trovato nel bosco. Questo deficiente ci viene spesso.» «Avevi ragione! E’ stata proprio una bella idea controllare l’inizio del sentiero!» Uno degli altri ragazzi punta poi il dito verso Scarlett. «E chi abbiamo qui, invece? Oh… Cucciolo.. ti sei fatto un’amichetta??» Gli occhi di Tanaka scivolano su di lei. Poi guarda il suo compagno e sogghigna. «A lei ci penso io. La conosco.. E ho un conto in sospeso con lei.» Ridacchia divertito guardando gli altri e aggiunge «Non so se ci siamo capiti!» Scarlett, lo vedi staccarsi dal gruppo, avanzare verso di te con la sua solita aria superba, lo sghignazzo già stampato sul volto. Intanto Corey e gli altri tre stringono il cerchio su Nathan, la mazza che scintilla nella luce del tramonto filtrata dagli alberi. «Bene, bene, fino***ietto!! É arrivato il momento di pagare!» @SNESferatu Ana Rivero Ti muovi rapida, scattando le foto agli indizi che hai scelto: la foto delle ragazze, il verbale lasciato in vista. Eliza intanto, accovacciata, passa un dito sulle linee lasciate a terra vicino all’armadietto. «Ehi… sembra che lo abbia spostato più volte avanti e indietro» mormora, incuriosita. Ti pieghi vicino a lei e immortali l’indizio con un altro scatto, poi le indichi il foglio che sporge dalla pila di documenti. «Ci penso io» risponde Eliza, alzandosi per prenderlo, mentre tu intanto provi a tirare il cassetto della scrivania. Niente: chiuso a chiave. Ti guardi intorno, ma nell’apparente caos dell’ufficio non noti nessun mazzo di chiavi. Stai per decidere se forzare anche questo o lasciar perdere, quando la voce di Eliza ti taglia l’aria: «Ma… che ca**o è questo??» Ti giri di scatto, accorgendoti solo allora di quanto fossi accovacciata vicino a lei. Ti alzi d’istinto, scacciando un pensiero malizioso, e segui la direzione del suo sguardo. Tra le mani tiene il foglio che sporgeva dalla pila: al centro campeggia uno strano simbolo, una mezza luna con una croce appesa sotto. Lo riconosci. O almeno… lo ricordi. Non è identico, ma è dannatamente simile al tatuaggio che hai notato stamattina sul collo di Darius. Attorno al simbolo ci sono segni, parole in un alfabeto che non hai mai visto, incomprensibili e inquietanti. Eliza ti guarda, gli occhi brillanti di confusione ed eccitazione, le labbra tese in un risolino nervoso. «Che ca**o significa secondo te?» ti chiede, come se stessi per avere tu la risposta. Non hai tempo di replicare. Un rumore secco, inconfondibile, di passi nel corridoio vi blocca entrambe. Lenti, sempre più vicini alla porta. @Voignar Darius Whitesand Esci dall’aula di teatro fianco a fianco con Sasha, il brusio dei compagni che si disperde nei corridoi. Alla tua prima domanda, lei ti lancia uno sguardo serio, come se ti stesse pesando davvero. Poi, dopo un istante, accenna un sorriso sincero: «No… stavolta sei stato bravo. Direi che puoi smettere di preoccuparti.» Quando le chiedi di Romeo e Giulietta, lei inarca le sopracciglia, quasi scettica, e sbuffa appena. «Mah… due ragazzini che si vedono cinque minuti su un balcone, si giurano amore eterno e alla fine si ammazzano per quello stesso amore? Non lo so, non mi ha mai convinta troppo. Mi sembra una gran caz***a!» Mentre ascolti le sue parole, il tuo sguardo scivola verso il fondo del corridoio. Vedi Nathan che raggiunge Scarlett: si scambiano qualche parola veloce e poi, quasi in sincronia, escono insieme dall’istituto. Sasha però ti riporta subito con i piedi per terra. Ti lancia un’occhiata di lato, come se stesse rimuginando da un po’, e chiede: «E tu invece? Se dovessi scegliere… quale ruolo vorresti? Sul serio, dico. Non quello che ti capita, ma quello che ti piacerebbe davvero interpretare. Anche non tra quelli di Romeo e Giulietta…»
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TdS
Se volete fare dei post tra voi mentre vi dirigete nel bosco fate pure.. sennò mando poi avanti io descrivendo quello che succede.
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TdS
Scusa il ritardo.. si si è una zona indagatore anche quella.. sono dei segni per terra.. davanti a un armadio appoggiato al muro.
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TdS
Comunque.. io ho mandato un po avanti.. ovviamente se qualcuno avesse piacere ad approfondire ancore un po la scena di teatro la continuiamo come flashback in spoiler... Altra cosa.. ovviamente in questo momento Ana è svasata temporalmente con gli altri.. quindi @SNESferatu vedi di non far saltare in aria la scuola creando un paradosso temporale 🤣
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Lilac Hollow – Stagione 1: I Figli della Prima Notte
AULA DI TEATRO Tutti tranne Ana @Voignar Darius Whitesand Sasha resta un attimo immobile quando tu le sventoli davanti il taccuino immaginario e ti togli il cappello inesistente. Ti squadra da capo a piedi con le sopracciglia appena sollevate, come se non sapesse bene dove tu voglia andare a parare. Poi, lentamente, le labbra le si piegano in un mezzo sorriso. «Ah… quindi controllo biglietti, eh?» risponde, la voce che vibra di una finta esasperazione. «Ovviamente l’ho dimenticato a casa. Cosa succede adesso, ispettore? Mi deporta a Vattelapesca per condotta immorale?» Incrocia le braccia e finge di guardarti dall’alto in basso, con un’espressione drammatica che fa trapelare una risata soffocata. «E comunque, sì: credo che dovreste aumentare la scomodità. Propongo sedili con le molle rotte e termosifoni che sparano aria fredda. Così la clientela rimane… fresca.» Il suo sguardo resta vigile, ma quando fingi di prendere appunti in modo esagerato, con grandi gesti teatrali, le sfugge una risatina sincera. Niente fragoroso, solo un lampo di divertimento che però ti basta per capire che hai colpito il segno. Quando la scenetta si conclude, la professoressa Vega applaude con entusiasmo e vi fa un cenno col suo solito sorriso eccentrico. «Benissimo, ottimo lavoro voi due! Avete visto? Non è necessario affrontare la scena come se fosse un dramma esistenziale. Portarla sul piano della commedia è assolutamente valido, anzi: è un espediente fantastico se non ci si sente pronti a scavare in profondità. Bravi!» La classe mormora qualche approvazione e Sasha ti lancia un’ultima occhiata di sbieco, quel sorriso appena accennato che dice: ok, te la sei cavata… per stavolta. @TheBaddus Scarlett Bloomblight Così vicina ad Harper, percepisci ogni dettaglio: il suo respiro che accelera e diventa caldo contro la tua pelle, il battito che quasi riesci a sentire vibrare sotto le dita. C’è persino una scia di profumo che ti sorprende… leggermente speziato, quasi maschile, ma incredibilmente piacevole. Sotto il palmo della tua mano la nuca di Harper si muove appena, un impercettibile spostamento che ti fa temere per un istante che possa continuare a stare al gioco… e baciarti davvero. L’aria della piccola aula di teatro è densa, sospesa; nessuno fiata, nessuno si muove. Ma il bacio non arriva. Harper posa le mani sulla tua pancia, vicino al petto, esercitando una lieve pressione. Non è una spinta brusca, piuttosto un invito deciso ma controllato a mettere un po’ di distanza tra voi. Ti allontana di pochi centimetri e, in quell’istante, i vostri sguardi si incrociano. Il suo viso è arrossato, lo sguardo meno sicuro e combattivo di prima, con un’ombra di confusione che non prova nemmeno a nascondere. Non dice nulla. Per un attimo ti sembra chiaro: la piccola battaglia l’hai vinta tu. Proprio allora, come se avesse percepito che la scena ha toccato il punto più alto di tensione possibile, la professoressa Vega interviene. Un applauso deciso rompe il silenzio, le sue scarpe che risuonano sul pavimento mentre si avvicina. Appoggia una mano leggera sulla spalla di Harper e sorride, distendendo l’atmosfera. «Ecco!» dice alla classe, «questo è un esempio perfetto di come si costruisce la tensione. Ottime scelte, davvero.» Qualche compagno lancia commenti ammirati o scherzosi. Tu, voltandoti di lato, scorgi Emily: vi osserva con le sopracciglia appena corrugate, un accenno d’espressione confusa che resta sospesa solo un secondo. Poi distoglie lo sguardo, chinandosi a rispondere a qualcosa che Max le sta dicendo, come se niente fosse. Tiri di dado Eccitare qualcuno su harper: 8-1=7 successo parziale. Harper reagisce in modo impacciato. @Ghal Maraz Nathan Clark Max solleva un sopracciglio, come se aspettasse solo l’occasione per un colpo di scena. Poi, con un gesto ampio e quasi da telenovela, cinge Emily con un braccio e la tira a sé. «Ebbene sì… Ridge… ci hai scoperti!» esclama a voce alta, un sorrisone spudorato. «Un anno e mezzo di amore segreto, nascosto dietro questi muri così sottili. Che scandalo, eh?» Emily sgrana gli occhi, presa in contropiede, ma coglie al volo la scia di Max. «Oh… sì!» annuisce, la voce un po’ tremante ma decisa a reggere la parte. «È così!» Poi si volta verso di te, Nathan, e il rossore le colora le guance mentre trova parole che le vengono fin troppo naturali. «E sai una cosa? Sono stanca di te e dei tuoi scatti d’ira!» Ti lancia un’occhiata che sa di rimprovero vero più che di recita. «Anche l’altro giorno, quando te la sei presa con Eric… e adesso questo. Porti solo trambusto, sempre!» Max finge un sospiro drammatico, stringendola di più a sé. Emily, col viso che si scalda ancora, aggiunge con un filo di voce, «Io ho bisogno di una persona più… equilibrata. Uno come… Gustave.» Si morde il labbro, poi, arrossendo quasi fino alle orecchie, si alza sulle punte e finge di dare un bacio sulla guancia a Max, che si presta al gioco con un inchino esagerato. La scena resta sospesa un momento: il pubblico mormora, qualcuno trattiene una risata, l’energia è un curioso mix di finta soap opera e tensione reale. La professoressa Vega interviene battendo le mani, sorridente. «Bravissimi tutti e tre» dice, guardandovi a turno. «Nathan ha mantenuto un registro serio e drammatico, mentre Max ed Emily hanno scelto la strada della commedia, quasi da telenovela. Funziona, ma può disorientare lo spettatore: ricordate che il tono condiviso è importante.» Fa una pausa, accennando un cenno di approvazione. «Comunque, ottima improvvisazione. Avete dato ciascuno un colore diverso alla scena, ed è proprio questo che la rende viva.» @Theraimbownerd Orion Kykero Alice resta immobile per un istante, il fruscio della tua voce sembra aver riempito tutto l’ascensore immaginario. Lo sguardo che ti rivolge non è più quello scettico e pungente di prima: c’è un lampo diverso, qualcosa che ti conosce troppo bene per essere solo recitazione. «Sai…» comincia piano, restando nel ruolo della sconosciuta, «a volte gli ascensori hanno questo strano potere. Ti costringono a fermarti. E mentre aspetti, senza niente da fare, le cose che contano davvero iniziano a farsi sentire.» Inclina la testa, i capelli le scivolano su una spalla. «E magari… non è poi così male se qualcuno le ascolta.» Ti lancia un’occhiata breve, carica di sottintesi che vanno oltre la parte che sta recitando. «Sei fortunato ad avere qualcuno che si preoccupa del tuo stile, comunque. Non tutti hanno qualcuno che resta, anche quando non capisce le nostre scelte.» Il tono è lieve, ma la frase vibra come un messaggio che solo voi due potete decifrare. Fa un mezzo sorriso, sempre “la sconosciuta nell’ascensore”, ma le sue parole scivolano in un registro più intimo. «Quando uscirai di qui… beh, spero che tu abbia il coraggio di parlare con chi ti aspetta davvero. Chiunque sia.» Per un momento resta in silenzio, poi sospira e alza la voce, tornando pienamente nel gioco: «E comunque, se questo blackout dura ancora, quando ci liberano mi offri un caffè. Mi pare il minimo, dopo aver condiviso i tuoi segreti da perfetto estraneo.» La tensione leggera e dolce rimane sospesa tra voi, finché la professoressa Vega si alza in piedi e batte le mani, interrompendo il piccolo incanto. «Molto bene, davvero.» Sorride, spostando lo sguardo dall’uno all’altra. «Avete trovato un equilibrio delicato: siete rimasti nel personaggio ma siete riusciti a far trasparire un legame reale. Questo è esattamente il tipo di profondità che rende un’improvvisazione interessante. Bravi.» Un applauso scivola tra i compagni di classe, ma per un momento, nell’ascensore che non esiste, le parole di Alice restano solo vostre. PER TUTTI La campanella non è ancora suonata quando la professoressa Vega, rimasta in piedi al centro del piccolo palco, fa un paio di passi in avanti e batte le mani una volta, secca, per richiamare l’attenzione. «Bene, ragazzi.» La sua voce riempie l’aula, calda ma ferma. «Direi che possiamo concludere qui le improvvisazioni di oggi. Ognuno di voi ha portato qualcosa di interessante, e vi assicuro che il lavoro di questa classe si sta notando. Bravi davvero.» Si concede un respiro, lo sguardo che scorre su tutti. «Siamo ufficialmente entrati nell’ultimo trimestre…» continua, «e sapete cosa significa: da ora in poi le lezioni teoriche si faranno più rare. È il momento di tuffarci nella preparazione dello spettacolo di fine anno.» Un mormorio corre tra i compagni. La professoressa lascia che il silenzio si dilati, poi sorride, quasi a gustarsi l’attesa. «Quest’anno ho deciso di puntare su un classico che ci permetta di lavorare sia sul dramma che sulla coralità. La nostra produzione sarà…» fa una breve pausa teatrale, «Romeo e Giulietta di William Shakespeare.» Un paio di studenti fischiano piano, altri ridacchiano; qualcuno sussurra «figo» a denti stretti. Vega alza una mano per riportare l’attenzione. «Lo so, può sembrare una scelta ovvia, ma vi assicuro che ci sarà modo di interpretarla in maniera fresca, moderna, senza perdere la potenza del testo originale. E soprattutto è un’opera che dà spazio a tutti: non solo i protagonisti, ma ogni personaggio ha un peso reale nella storia.» Il suo sguardo torna su ciascuno di voi, fermandosi un istante in più su chi ha brillato oggi. «Dalla prossima lezione inizieremo a leggere alcune scene e a parlare dei ruoli, delle sfumature dei personaggi e di come vogliamo ambientare la nostra versione. Portate curiosità, idee e, se vi va, qualche ispirazione visiva.» Vega chiude il taccuino con un colpo secco. «Per oggi è tutto. Ci vediamo giovedì: pronti a cominciare il viaggio verso Verona.» La campanella suona proprio mentre finisce di parlare, lasciando nell’aria un’eccitazione nuova, un po’ di ansia e la certezza che il vero lavoro, da qui in avanti, è appena iniziato. @SNESferatu Ana Rivero Eliza annuisce, gli occhi le si illuminano come quelli di una bambina davanti a un gioco proibito. «Si… Hai ragione.. beh.. con la porta allora…ci pensi tu vero?», ti sussurra, già pronta a fare il palo, lo sguardo che scruta il corridoio come se fosse il suo regno. Ti metti davanti alla maniglia, respiri piano. Il tuo dovrà essere un gesto deciso ma misurato. Premi con il palmo per valutare la resistenza, poi giochi di polso e leva, dosando la forza perché il metallo ceda senza far cantare le cerniere. La serratura resiste un istante, poi senti un piccolo crick sordo, esattamente quello che speravi: non il tonfo di una rottura, ma il rumore asciutto di qualcosa che scatta fuori posto. Eliza fa un salto trattenuto, ti lancia un sorriso enorme e una risatina. «Perfetta», bisbiglia. Ti guarda la mano, poi la serratura, e per un attimo il suo volto si incupisce in una smorfia di perplessità, come se stesse pensando «ma come cavolo hai fatto?». Poi l’adrenalina prende il sopravvento: ti fa un altro cenno e varcate l’ingresso insieme, chiudendo la porta dietro di voi. L’ufficio del coach Moss è esattamente come te lo immagini: un caos professionale, roba da palestra ma con tracce di vita quotidiana. Luci al neon, un tappeto consumato davanti alla scrivania, poster scoloriti di squadre sportive appesi storti. E poi alcuni dettagli che ti restano in mente, quelli su cui potresti concentrarti se vuoi curiosare. Un plico di fogli parzialmente infilato sotto una pila di riviste sportive sul bordo della scrivania: non è sistemato, sporge appena come se qualcuno l’avesse infilato di fretta e sperasse che non si vedesse. Segni sul pavimento, vicino a un armadietto basso: tracce scure e strisce, come se qualcosa di pesante fosse stato trascinato o se qualcuno si fosse affrettato con le scarpe sporche. Un cassetto chiuso a chiave sotto la scrivania… Il frontale è graffiato, come se fosse stato forzato o aperto spesso con impazienza. Una bacheca con foto e ritagli: tra le foto c’è una polaroid sgualcita con tre ragazze e un verbale di ammonimento appuntato con una graffetta; In più: un fischietto appeso vicino al registratore, una borsa sportiva mezza aperta con dentro una scarpa ancora impolverata e una lattina di energy drink calda non completamente vuota. L’odore di sudore, gomma e caffè riempie l’aria. Vi guardate un attimo in silenzio, il cuore ancora accelerato. Avete la stanza davanti: cose da frugare, indizi da leggere, possibilità e guai. Hai qualche attimo per decidere dove mettere le mani. Eliza ti dà una spintarella lieve, e si guarda attorno avvicinandosi alla scrivania, poi si volta verso di te «Da dove cominciamo?» Tiro di dado Ho fatto un tiro di dado “fuori dalle mosse ufficiali” per vedere come andava il tuo forzare la porta. Instabile: 8+2=10 successo pieno
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TdS
Ragazzi.. scusate ma oggi non sono proprio riuscito a postare.. se domani pomeriggio non finisco troppo tardi a lavoro mando avanti!!!
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TdS
La lezione di teatro finisce alla 16.. quindi direi proprio di si.. avrai mezz'ora di tempo.
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TdS
@TheBaddus in questo caso il tuo è un tentativo di "eccitare" harper?
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TdS
Ok.. perfetto! Mi piace! In pratica le dai un po di "potere" su di te in cambio del suo perdono.. ovviamente se l'obiettivo è farsi perdonare direi che non ci sta una minaccia.. corruzione no.. Alice non sarebbe il tipo.. direi piu che avresti bisogno di una nonna e, per come è fatta Alice, mi piace l'idea che tu ti debba aprire a lei raccontandole una tua fragilità che non hai mai detto a nessuno (che giustificherebbe anche il filo che lei ottiene su di te).. puoi farlo anche in privato..non come gesto pubblico davanti a tutti. Ti potrebbe piacere come idea?
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Lilac Hollow – Stagione 1: I Figli della Prima Notte
@Voignar Darius Whitesand - cappella Suor Margaret resta per un attimo immobile, le dita strette attorno al rosario come se stesse contando i grani per tenere a bada un pensiero. Lo sguardo, di solito gentile, ha un lampo di qualcosa che non è solo preoccupazione: quasi un’ombra di urgenza. «Darius…» la sua voce si abbassa, più bassa di prima, «non è il genere di curiosità che mi fa dormire tranquilla. Ma capisco che certe domande non si spengono con un semplice “lascia perdere”.» Inspira piano, gli occhi che cercano i tuoi senza tremare. «Se proprio senti il bisogno di parlarne ancora, passa da qui più tardi. Verso le quattro e mezza. Sempre qui, in cappella.» Ti fissa per un battito di cuore in silenzio, come a valutare se stai cogliendo davvero il sottinteso. Poi aggiunge, più ferma: «Non prendere impegni inutili, Darius. E… finché non ci vediamo, tieni per te queste storie. Non sono argomenti da condividere in giro.» La campanella dell’ultima ora vibra nell’aria, strappando la tensione. Suor Margaret fa un piccolo cenno verso la porta. «Ora vai, non voglio che tu arrivi in ritardo a lezione.» Il suo sguardo, quando ti accompagna mentre ti avvii verso l’uscita, resta carico di un avvertimento che non ha bisogno di altre parole. AULA DI TEATRO Una coppia dopo l’altra prendete posto al centro del palco e portate avanti i vostri esercizi di improvvisazione. La professoressa Vega vi ascolta con interesse, dandovi delle piccole correzioni o suggerimenti di tanto in tanto e applaudendo alla fine di ogni esibizione. @Voignar Darius Whitesand Quando la prof. Vega annuncia che tu e Sasha dovete stare in coppia, lei si stacca dalla parete con una lentezza quasi teatrale ma non sembra affatto entusiasta. Non ti dice nulla, ma la piega delle labbra e il modo in cui incrocia le braccia parlano chiaro: avrebbe preferito chiunque altro. Alla tua proposta di scena fa solo un cenno, un’alzata di spalle rapida. «Va bene…» sospira, poi ti lancia uno sguardo che sembra tagliare a metà la distanza fra voi. «Ma se provi a fare il viscido piacione, ti faccio vedere quanto sono brava a improvvisare la ragazza che sa difendersi dai molestatori.» Il tono è leggero, ma la frecciatina è affilata quanto basta e sai benissimo che Sasha sarebbe in grado di farlo davvero. Quando la prof vi chiama al centro della sala, Sasha si muove con sicurezza. Si appoggia a un muro immaginario, una gamba piegata, il busto rilassato come se stesse davvero aspettando un treno in una stazione a notte fonda. Un braccio lungo il fianco, l’altro solleva il polso per controllare l’ora invisibile. Poi alza lo sguardo verso di te, occhi scuri che brillano sotto le luci della sala. Ti osserva come si studia uno sconosciuto che compare in un posto vuoto: guardinga, pronta a scattare. Un mezzo sorriso, più di sfida che di cortesia, le incurva le labbra. @TheBaddus Scarlett Bloomblight Harper alza un sopracciglio mentre ti osserva, la bocca piegata in un mezzo sorriso che dice tutto: ho capito benissimo a che gioco stai giocando, Scarlett. Quando entri così bene nel ruolo di “Emily” le sue dita si intrecciano dietro la schiena, il corpo che dondola appena, già pronta a ribattere. «Claire, eh?» risponde con un tono basso, velato di ironia. Poi alza la voce per farsi sentire da tutti. «Sai che mi hai fatto tornare in mente tante cose…» Harper accenna un altro ricordo, la voce che si fa più dolce, quasi ipnotica. «Tipo quella sera in cui ci siamo perse nel parco? Ti tremavano le mani mentre cercavi la strada… mi hai stretto così forte che per poco non restavamo incollate.» Fa un passo verso di te, in perfetta sintonia con la parte, ma senza distogliere lo sguardo. C’è una sfida silenziosa, un messaggio che corre tra voi come una corrente elettrica: vediamo chi vince questa recita. Tu rincari la dose. Sei abilissima nell’entrare nel personaggio di Emily… forse troppo. Con la coda dell’occhio la noti che vi osserva. La sua fronte leggermente corrugata, le labbra appena serrate: non sai se perché abbia capito la tua imitazione o se è solo sorpresa dal vostro scambio. Ma il dubbio ti viene… Harper, inoltre, si rivela un osso duro ed è molto brava a giocare a questo gioco. Le sue parole scorrono lente, misurate, ma negli occhi le brilla una furbizia divertita. «E quella volta che Patricia pensava di avere una chance con te. E noi due, a ridere sotto le coperte per mezz’ora buona. Poveretta.» La frecciatina è sottile ma chiarissima… La risata che segue è breve, ma il calore che lascia è tutto tranne che innocente. Harper, però, non si ferma. Avanza ancora, fino a che il vostro respiro si mescola. Gli occhi le si addolciscono, ma restano pieni di sfida, quasi un invito: la tua mossa, Scarlett. Ora siete a pochi centimetri, la scena perfetta di un incontro romantico… e sotto, la guerra silenziosa per Emily che continua a bruciare. Tiri di dado Tiro su freddo: 4+2=6 Tiro su caldo: 11-1=10 Visto che non sono tiri per attivare delle vere e proprie mosse, voglio interpretare i risultati in questo modo. Il tuo tiro caldo alto vuol dire che riesci a entrare nel personaggio romantico molto bene.. probabilmente stuzzicando in qualche modo anche le fantasie di Harper. L’insuccesso in freddo, però, fa sì che non riesci ad essere tanto tagliente quanto vorresti.. harper capisce il tuo piano e decide di stare al gioco. @Theraimbownerd Orion Kykero Alice sbuffa appena la professoressa pronuncia i vostri nomi, lo sguardo che scivola via da te come se volesse far finta che tu non esista. Si sistema i capelli variopinti dietro l’orecchio con un gesto quasi nervoso, poi prende posto accanto a te solo perché deve. Quando parte l’improvvisazione, resta in silenzio per un paio di secondi, le braccia incrociate sul petto. La torcia del tuo telefono le illumina il petto e lei strizza gli occhi, come se la luce le desse fastidio più del dovuto. «Hmm.. sono scettica…» mormora finalmente in risposta, con un mezzo sorriso che non arriva agli occhi. «Per certe cose… non ci vuole mai poco tempo, sai?» La voce è bassa ma netta, un filo di ironia che non ha nulla di giocoso. Un altro momento di silenzio, poi Alice sospira forte, lo sbuffo che rimbalza contro le pareti dell’ascensore immaginario. «Uff… proprio oggi che volevo starmene da sola… e invece eccomi qui, bloccata con…» lascia la frase sospesa, lo sguardo che si solleva verso di te, tagliente, «…uno sconosciuto.» La parola rimane sospesa nell’aria come una piccola scheggia, più affilata di qualsiasi battuta di copione, mentre lei si appoggia al muro opposto e distoglie di nuovo lo sguardo, come se l’ascensore non fosse l’unico spazio troppo stretto in cui si sente chiusa. @Ghal Maraz Nathan Clark Emily resta un attimo immobile, quasi pietrificata dalle tue parole taglienti. Gli occhi si allargano, la bocca si apre appena, ma non esce alcun suono. La torcia di scena… un piccolo faretto a pavimento che Clarissa Vega ha puntato verso di voi… le illumina il viso arrossato, mettendo in evidenza il tremito leggero delle dita che si stringono davanti a sé. «Io… io non…» balbetta finalmente, cercando di riprendersi. «Non volevo… cioè… non pensavo di…» la voce le si spezza e abbassa lo sguardo verso il pavimento, come se stesse davvero origliando qualcosa che non avrebbe dovuto sentire. «Scusa… io credevo che…» Si ferma di nuovo, visibilmente in difficoltà, il respiro più rapido. Incrocia con lo sguardo la professoressa, mandandole una percepibile richiesta di aiuto. La professoressa Vega si avvicina di qualche passo, sciarpa colorata che ondeggia mentre parla, il tono caldo ma deciso. «Va benissimo così, Nathan!» esclama, con un sorriso incoraggiante. «La tensione che hai creato è ottima. Ma ricorda: se il tuo compagno di scena è un po’ meno pronto, prova a modulare il ritmo. Lascia degli spazi, delle pause, così può respirare e reagire. L’improvvisazione è un dialogo, non un monologo.» Poi si gira verso Emily, posando una mano leggera sulla sua spalla. «Tranquilla, Emily, va benissimo. Prova semplicemente a reagire a quello che senti, non devi cercare la battuta perfetta. Anche il silenzio, se lo abiti bene, è potente.» Emily fa un cenno d’assenso, chiaramente a disagio. La professoressa alza infine lo sguardo verso il resto della classe e si illumina d’un’idea. «Anzi… Max!» chiama, puntando il dito verso il ragazzo. «Sei il vicino che ha sentito tutto dalla tromba delle scale. Entra in scena come se stessi origliando e decidessi di intervenire. Tu sai un segreto che loro non conoscono: sei il custode di un dettaglio che può cambiare tutto. Vai!» Max scatta in piedi quasi per riflesso, il quaderno che teneva sulle ginocchia cade a terra con un tonfo sordo. Si passa una mano tra i capelli, come per entrare subito nel personaggio, e avanza lentamente verso il “palco” improvvisato al centro dell’aula. La prof Vega, con un gesto teatrale della sciarpa, si fa da parte per lasciargli spazio. «Ecco il nostro vicino curioso…» mormora, occhi scintillanti. Max socchiude la porta immaginaria con un cigolio inventato, facendo finta di spingersi dentro un corridoio buio. «Ehi…» sussurra, piegandosi in avanti con un’ombra di complicità. «Vi sentivo da fuori. Le pareti… sono sottili..» Il suo tono è basso, quasi mellifluo, e fa rimbalzare le parole sulle pareti dell’aula come se davvero fosse l’eco di una tromba delle scale. Si ferma a un passo da te e da Emily, lo sguardo che scivola da uno all’altra con curiosità ostentata. «Non è lei..» dice, indicando Emily. «Non è lei che ha origliato la tua conversazione e reso pubblici i tuoi segreti!» Fa un mezzo sorriso, inclinando il capo. «E si dà il caso che io sappia chi è stato!» Aggiunge, mettendoci forse un po’ troppa enfasi. Emily alza di colpo lo sguardo verso di lui, sorpresa, quasi grata per quell’interruzione che le dà il tempo di respirare. Il suo volto resta teso, ma una scintilla di coraggio si accende negli occhi. «Oh.. si.. è come dice lui! Io.. io non so nemmeno di cosa tu stia parlando!» La prof Vega batte leggermente le mani, entusiasta: «Perfetto, Max, ottima entrata! Ora lasciatevi andare, giocatevela: tensione, sospetto, rivelazioni. Ricordate, non c’è giusto o sbagliato… solo il momento.» @SNESferatu Ana Rivero Tom McCarthey ti fissa con quegli occhi piccoli sotto il cappellino, braccia conserte come un muro. La barba grigia vibra appena quando ti scaglia il suo: «Alle macchinette, eh? Strano orario per uno snack… Non siete appena state in mensa?» Non perdi la calma. Eliza resta accanto a te, tesa un attimo, poi interviene con quel sorriso calcolato che tu conosci bene: «Sì, signore…Ma non c’era il dolce… e la prof di bio ci ha mollato un’interrogazione a sorpresa, ci serve zucchero per l’aula studio. Solo dieci minuti, promesso.» Tom tamburella le dita sul mazzo di chiavi alla cintura, sospettoso, ma alla fine si limita a un grugnito. «Va bene. Andate, ma non voglio vedervi girare per i corridoi. Capito?» Tu annuisci subito, ed Eliza incalza «Capito, bidello McCarthey.» Lui si sposta e vi lascia passare. Appena Tom sparisce dietro l’angolo, Eliza ti lancia un mezzo sorriso soddisfatto. «Missione uno: superata» ti sussurra. Arrivate davanti alla porta dell’ufficio del coach Moss: chiusa a chiave, naturalmente. Provi la maniglia, nulla. Eliza si acciglia per un istante, poi i suoi occhi si accendono come non l’hai mai vista: «Sa che ti dico? Tom ha tutte le chiavi attaccate alla cintura. Se lo distraiamo per qualche secondo, possiamo prenderle. Oppure…» abbassa la voce e ride piano «…forziamo la porta. Ma rubare le chiavi sarebbe epico.» La senti elettrizzata, pronta per la parte più rischiosa. Ti guarda come se fosse una sfida: «Allora, tu che proponi?» Tiri di dado Tiro su freddo: 9-1+1=9 successo parziale. Riuscite a superarlo, ma incontrate un nuovo ostacolo.
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TdS
@TheBaddus e @SNESferatu stavo valutando un po i vostri post per vedere se si attivano delle mosse e in realtà non mi sembra ci siano gli estremi per fare attivare nulla.. "purtroppo" in cuori di mostro sono davvero poche le situazioni specifiche contemplate dalle mosse. Però mi piaceva anche l'idea di lasciar evolvere la situazione un po in base al caso che solo un lancio di dadi può dare.. Quindi, anche se non si attiva nessuna mossa ufficiale, tirerò lo stesso.. con 10+ successo pieno, con 7-9 successo con un ma... 6- insuccesso con conseguenze... Per quanto riguarda Ana @SNESferatu il tiro mi sembra abbastanza ovvio.. su freddo... alla fine stai mentendo e per farlo al meglio devi mantenerti calma e avere freddezza. Per quanto riguarda Scarlett, invece, @TheBaddus ti direi che potrebbe essere sia freddo.. se l'intento principale era quello di lanciare una frecciata ad harper.. oppure caldo se invece scarlett poi si è un po lasciata trascinare dalla parte e dell'interpretazione.
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TdS
Per non andare troppo lunghi direi più la prima che la seconda.. ma se poi si dovessero creare dei confronti interessanti si può fare anche un breve botta e risposta di 2/3 post direi.. vediamo un po cosa esce fuori eheh.. però ecco.. non correrei oltre la fone della lezione.
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Lilac Hollow – Stagione 1: I Figli della Prima Notte
@Voignar Darius Whitesand - pausa pranzo Suor Margaret si irrigidisce appena la frase «un tizio con la testa d’animale» ti esce di bocca. Le sue dita, sottili e ossute, si chiudono con forza sul leggio davanti a lei e per un istante il suo sguardo, di solito calmo, si vela di una preoccupazione che non cerca neppure di mascherare. Gli occhi grigi ti scrutano con un’intensità che ti fa sentire come se avesse intravisto qualcosa dietro di te. Tu provi a stemperare, accennando al fatto che è solo un’idea per una campagna di gioco di ruolo, ma mentre parli il tatuaggio alla base del collo comincia a bruciarti. Non un fastidio leggero: un calore improvviso, pungente, che sembra vibrare sotto la pelle come se qualcuno stesse tracciando linee di fuoco sul simbolo. La suora deglutisce, il suo respiro diventa lento e misurato. «Ragazzo…» dice infine, la voce bassa, quasi un sussurro che però riempie tutta la cappella. «Ci sono argomenti che è meglio non trattare, nemmeno per gioco. Le storie che parlano di creature come quella non nascono dal nulla. Portano dietro un peso che non va stuzzicato.» Fa un passo verso di te, il rosario che porta al polso tintinna appena. «Il professore Clark… con cui… giocate… farebbe bene a non mescolare certe cose. Alcune leggende sono nate per restare in silenzio.» Una reazione, la sua, fin troppo esagerata per la tua semplice domanda. Il calore al collo pulsa, quasi in risposta alle sue parole. Prima che tu possa replicare, la campanella dell’istituto squarcia l’aria con il suo trillo metallico. Suor Margaret si raddrizza e, con un tono che non ammette repliche, aggiunge: «Non voglio farti arrivare in ritardo. Vai a lezione, ora. E ricorda ciò che ti ho detto.» Ti lascia lì, con il rintocco che rimbomba tra le pareti di pietra e il bruciore che continua a farsi sentire, come se il simbolo sotto la tua pelle avesse davvero ascoltato la conversazione. @TheBaddus @Ghal Maraz Fuori dall’aula di teatro Benissimo.. Scarlett ha speso il suo FILO su Nathan e Nathan ottiene 1 PUNTO ESPERIENZA. @Voignar @TheBaddus @Theraimbownerd @Ghal Maraz Aula di teatro L’aula di teatro è simile a un piccolo palcoscenico: luci appese a barre di ferro, vecchie panche spinte ai lati, un odore di velluto e legno che sa di sipario. Clarissa Vega entra come una folata di vento colorato: capelli rossi cortissimi, sciarpe e spille che tintinnano, un taccuino gonfio di disegni e appunti stretto sotto il braccio. «Signori miei e signore mie!» annuncia, piantandosi al centro dello spazio. «Siamo quasi alla fine del programma teorico di terza. Oggi chiudiamo il nostro giro nel teatro moderno: un tocco di Brecht, un filo di Artaud, un pizzico di Grotowski. Ricordatevi: ognuno di loro cercava la stessa cosa… rendere il pubblico parte della storia, strapparlo alla comoda illusione. Questo è il cuore del nostro lavoro: verità, corpo e rischio.» I primi tre quarti d’ora della lezione passano così… in modo lento e noioso. Nonostante il modo intrigante e particolare di spiegare della professoressa Vega, l’argomento è noioso ed avete comunque già affrontato una mattinata di lezioni. Alla fine, sfoglia il taccuino con un gesto teatrale, poi scatta un sorriso ampio. «Bene, la teoria basta così. Adesso si gioca.» Con un paio di battiti di mani fa sparire ogni traccia di “lezione”. Le sedie vengono spinte contro il muro, lo spazio centrale resta libero. «Riscaldamento: camminata libera. Riempite la stanza, cambiate direzione senza preavviso, ascoltate il vostro respiro. Poi giochiamo con lo “status”: immaginate di essere re, mendicanti, spie, star del rock. Muovetevi come loro.» Clarissa si muove tra gli studenti come un direttore d’orchestra, sciarpa che svolazza, voce che incoraggia. «Non pensate, sentite. Non c’è giusto o sbagliato.» Dopo qualche minuto batte di nuovo le mani. «Perfetto. Ora improvvisazione a coppie. Vi assegno io le scene, così nessuno sceglie la strada facile.» Estrae dalla tasca una manciata di foglietti colorati e comincia a leggere, indicando man mano i nomi: «Scarlett con… Harper! Tema: “Una passione romantica!”.» vi guarda entrambe con un che di malizioso. «Poi… Nathan con Emily: “Una telefonata che non doveva essere ascoltata”.» «Orion con Alice: “Due sconosciuti bloccati in un ascensore durante un blackout”.» «Darius con Sasha.. uuh… la mia preferita! “Un incontro notturno in una stazione deserta”.» «Max… tu stai con me! Farai il jolly: ti inserirò dove serve, pronto a sconvolgere le scene.» Li guarda uno per uno, occhi che brillano. «Due minuti di tempo per pensarci, poi si va in scena. Niente copioni, solo istinto. Lasciate parlare il corpo, il tono, il silenzio.» Chiude il taccuino con un colpetto secco. «Il palco è vostro. Sorprendetemi.» @SNESferatu Ana Rivero Eliza si illumina di un sorriso complice, quello che le arriva fino agli occhi e le dà quell’aria da cospiratrice. «Giusto. Aspettiamo l’ora buca!» mormora, piegandosi leggermente verso di te. Si scambia un’occhiata veloce con te, le pupille che tradiscono la stessa scarica di adrenalina che ti scorre nelle vene. Il brusio della mensa cala fino a diventare un ronzio di fondo, poi la campanella esplode nell’aria con il suo trillo metallico. I pochi studenti rimasti raccolgono vassoi e libri in fretta; in un attimo, i tavoli si svuotano. Eliza si alza e, con un gesto rapido, infila il vassoio nel carrello. «Andiamo. Aula studio… almeno per finta.» Uscite nel corridoio mentre l’eco dei passi della folla si dissolve. Poco più avanti riconoscete Tyler, alto e atletico, che cammina fianco a fianco con Juno, la sorella di Orion. Li vedete entrare nell’aula studio, ridendo piano, e la porta si richiude alle loro spalle. Perfetto: meno occhi indiscreti in giro. Vi scambiate un cenno e rallentate di qualche secondo, solo per assicurarvi che il corridoio si svuoti del tutto. Poi partite, scarpe che sfrigolano leggermente sul linoleum, in direzione dell’ala della palestra dove si trova l’ufficio del coach Moss. L’edificio è silenzioso, rotto solo da qualche eco lontana di voci in aula. Il cuore ti batte un po’ più forte quando, girato l’angolo, vi trovate davanti Tom McCarthey, il bidello. Un armadio di uomo, barba bianca e grigia, cappellino calcato sulla testa e un mazzo di chiavi grande quanto un pugno che tintinna a ogni passo. Sta chiudendo un armadietto di servizio e quando vi scorge alza un sopracciglio, lento, pesante. «Ehi… che ci fate da queste parti durante le lezioni?» La sua voce è un brontolio che rimbomba nel corridoio vuoto. Lo sguardo si sposta da te a Eliza, misurandovi come se stesse già valutando se credervi o no. Le chiavi oscillano, il tintinnio che sembra quasi un conto alla rovescia mentre aspetta una spiegazione.
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TdS
Sicuramente se siete tutti insieme e faccio un unico post ci metto meno tempo eheh... però mi piace molto anche quando ognuno segue le sue trama personali.. mi permette di ruolare tanti png diversi dandogli spazio e dando loro un po piu di spessore.. probabilmente se foste sempre tutti insieme i vari png sarebbero sembrate solo poco più di mere comparse.. Poi si.. ho provato e proverò a mettervi degli agganci per far interagire tra loro i vostri pg.. però alla fine non è obbligatorio che li seguite! @TheBaddus @Ghal Maraz rispondo qui alla domanda in game di thebaddus... se usi la mossa tirare le fila per testarlo a fare qualcosa che vuoi non devi tirare nulla.. se nathan accetta ottiene un punto esperienza.
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TdS
Ciao a tutti.. allora.. col prossimo giro di post volevo portare al termine la pausa pranzo per poi, nel prossimo passare alle ore di teatro (e per ana al suo piano di infiltrazione). Quindi vedetelo tutti come un post di transizione verso quella fase del pomeriggio. @Voignar due cose.. primo.. nel caso la conversazione con suor margareth dovesse allungarsi ed essere interessante per Darius, possiamo continuarla tranquillamente in spoiler. Seconda cosa.. stavo riguardando il topic con gli orari scolastici e le varie ore facoltative.. e non avevo segnato da nessuna parte quali lezioni frequenta Darius e quali no.. potresti ricordarmelo per favore?? Per gli altri.. spero che le vostre sottotrame vi stiano divertendo e intrigando a tutti. Se avete idee, proposte o vi piacerebbe sondare maggiormente un aspetto del vostro pg che magari io sto trascurando ditemi pure… gestire 5 personaggi in una campagna via forum che si protrae e allunga nel tempo non è semplice e potrebbe sfuggirmi qualcosa eheh..
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Lilac Hollow – Stagione 1: I Figli della Prima Notte
@Voignar Darius Whitesand Suor Margaret alza lo sguardo dal libro di preghiere che stava sistemando sull’altare. Ti osserva con quell’aria severa che sembra quasi leggere dentro, poi accenna un lieve sorriso. «È una domanda insolita, Darius...» Si avvicina lentamente, le mani intrecciate sul rosario. Le vetrate colorate proiettano riflessi rossi e verdi sul suo velo bianco. «Hai ragione: in Europa, per secoli, la Chiesa ha combattuto ogni traccia di superstizione, di fiaba, di mito. Non era solo per un capriccio d’autorità… ma perché certe storie, dietro la maschera di leggende, contenevano frammenti di verità pericolose. Più di una volta quelle fiabe si sono rivelate il modo in cui la gente comune tentava di dare forma a qualcosa che non riusciva a spiegarsi.» Fa una pausa, la voce bassa, quasi confidenziale. «E non si trattava sempre di fantasia. A volte… le ombre si muovevano davvero. E allora la Chiesa non si limitava a bruciare libri o a zittire i racconti. Si ricorreva all’esorcismo, alla reclusione, perfino al sigillo. Ci sono cronache… anche qui in America… di vescovi che ordinarono di murare cripte intere, perché si diceva che spiriti o demoni si agitassero all’interno. Non tutte queste storie hanno lasciato prove concrete, ma… l’eco resta.» Ti guarda intensamente, come a voler sottolineare il peso di ciò che sta dicendo. «La giovane America non fu da meno, sai? I puritani, i coloni… non erano immuni a certi timori. Pensiamo ai processi di Salem. Ma oltre alle streghe, oltre alle isterie collettive, ci sono stati anche sacerdoti che hanno parlato di presenze oscure legate alla terra stessa, vincoli che venivano tramandati da un secolo all’altro. In certi casi… la Chiesa ha scelto il silenzio, limitandosi a custodire.» Abbassa appena lo sguardo, sistemando il velo sul capo. «Se hai letto storie di fate innamorate degli uomini, di spiriti che legano a sé i mortali, non ti stupire. Sono allegorie. Metafore, forse. Ma le radici… le radici spesso affondano più in profondità di quanto sembri. È meglio non scavarle troppo, se non si è pronti a ciò che si può trovare.» Poi ti indica una panca vicina, con un gesto gentile. «Vieni, siediti. Dimmi… perché questo improvviso interesse per i demoni, per le favole oscure? Hai letto qualcosa in particolare?» @SNESferatu Ana Rivero Eliza porta una mano al mento e rimane un attimo a rimuginare, gli occhi socchiusi. «Mh… potremmo dire che cercavamo dei documenti… o che avevamo bisogno di…» Si interrompe, si gratta la fronte con aria pensierosa e poi lascia andare una risatina ironica. «No, ok, non mi viene in mente niente che non suoni come una balla patetica. Meglio non farsi beccare, allora.» Nelle sue pupille brilla un lampo eccitato, un brivido che non ha nulla a che fare con la paura: sembra quasi divertirsi all’idea del rischio. Ti guarda un istante con quel suo mezzo sorriso tagliente. «Sarà più bello così, no?» Mentre parlate, la mensa comincia lentamente a svuotarsi: vassoi che sbattono, sedie che stridono sul pavimento, gruppetti di studenti che si trascinano fuori chiacchierando a voce alta. L’atmosfera si fa più rarefatta, e il vociare confuso della folla lascia spazio a un brusio più leggero. Eliza segue con lo sguardo un gruppetto che esce dalla porta, poi torna su di te. Si china leggermente in avanti, quasi a voler condividere un segreto. Il suo profumo ti travolge con prepotenza. «Allora, come la facciamo? Andiamo subito, rischiando di incrociare ancora un po’ di gente… oppure aspettiamo che siano tutti chiusi in aula, così abbiamo più campo libero?» Ti lancia un’occhiata complice, come se stesse già pregustando il momento. @Theraimbownerd Orion Kykero La mensa si sta lentamente svuotando, lo scrosciare dei vassoi restituiti e lo stridio delle sedie trascinate riempiono l’aria. Il brusio di fondo si attenua, lasciando lo spazio a conversazioni isolate. Juno resta un attimo in silenzio, con quell’aria da muso lungo che ormai conosci bene: la tua “scusa” non l’ha convinta del tutto. Poi, però, alla tua risposta i suoi occhi si illuminano e un sorrisetto soddisfatto le curva le labbra. «Ok allora! Vedo di organizzare io la cosa. Tanto io e Tyler oggi abbiamo due ore buche nel pomeriggio, ci saremmo già dovuti incontrare in aula studio… vedrò di parlargli e buttare lì la proposta. Poi vi aggiorno.» Diana, che nel frattempo aveva incrociato le braccia con aria severa, scuote la testa e sospira. «Juno… solo una cosa: discrezione. Tyler è un gran figaccione, sì, ma è anche troppo buono. Non approverebbe mai se sospettasse che dietro ci sono altri intenti...» Juno sbuffa platealmente, alzando gli occhi al cielo come a dire “uff, non vi fidate mai di me”. «Sì, sì, tranquilla. Sarò discreta, ok? Fidatevi di me.» Lo dice con tono quasi offeso, ma l’entusiasmo che le vibra addosso è innegabile. Il tempo di uno scambio di sguardi complice tra voi tre e vi rendete conto che è ormai l’ora di avviarsi verso le lezioni pomeridiane. La mensa, ormai quasi vuota, lascia dietro di sé solo il rumore lontano dei bidelli che sparecchiano. @Ghal Maraz Nathan Clark Kathlyn ti ascolta in silenzio, senza mai distogliere i suoi grandi occhi azzurri da te. Non accenna nemmeno a muoversi mentre racconti, come se ogni parola fosse una corda che la lega più forte al tuo racconto. E quando concludi con quell’avvertimento scherzoso, invece di ridere, si avvicina ancora di più. Con un gesto lento ti porta entrambe le mani attorno al collo, il tocco è caldo e sicuro. Una delle sue dita sposta una ciocca ribelle dei tuoi capelli, lasciandola cadere di lato. «Il matto è misterioso, Nathan Clark…» mormora con un sorrisetto, e prima che tu possa reagire le sue labbra sono sulle tue. Il bacio è intenso, appassionato, ma non solo: c’è una nuova vibrazione, più profonda, perché ora che ti sei aperto con lei, c’è qualcosa di diverso, quasi un trasporto reciproco che va oltre la semplice attrazione. Quando si stacca, ti guarda ancora sorridendo: «Mi piacciono i ragazzi… strani… e non noiosi!» Poi ti cattura ancora per un altro bacio, breve ma pieno di elettricità. Proprio allora, dall’istituto si alza il suono della campanella: cinque minuti prima delle lezioni pomeridiane. Kathlyn sbuffa, sollevando appena gli occhi al cielo. «Uff… pausa già finita… avrei voluto durasse di più!» dice con un’aria un po’ dispiaciuta, ma ancora divertita. @TheBaddus Scarlett Bloomblight Quando richiami Tanaka, lui si volta di scatto. Ti osserva un istante con quell’aria da duro che sembra non abbandonarlo mai, anche se sai bene che poco fa hai spezzato qualcosa dentro di lui. Rimugina un secondo, poi si schiarisce la voce e ritrova la sua solita sicurezza. «Tranquilla… mi inventerò qualcosa io.» Le sue parole escono con un tono leggermente più basso del solito. Ti fissa ancora un istante, e quello sguardo ti colpisce più di quanto vorresti ammettere: un mix perverso di desiderio e disprezzo, come se le tue emozioni si fossero riversate fuori da te e lo avessero toccato, contagiato. Poi si gira e si allontana, lasciandoti sola col battito accelerato. Quando finalmente raggiungi il bagno delle ragazze, la tensione che ti divora si scioglie tutta insieme. Ti chiudi nello stallo più isolato, ti lasci cadere sul gabinetto e ti abbandoni alla lussuria che ti ha travolto. È più forte di tutto quello che hai mai provato, quasi al pari del piacere febbrile del sogno di stanotte. Ti ritrovi a rimpiangere di non esserti lasciata andare lì, in mensa, davanti a lui, proprio mentre lo tenevi in pugno. La manica della felpa fra i denti attutisce i tuoi suoni, ma qualche mugolio inevitabilmente ti sfugge. Ed è in quel momento, all’apice del piacere, che il gelo ti attraversa la schiena: lo sciacquone parte da qualche stallo più in là, seguito da un risolino trattenuto. Un attimo dopo senti lo scricchiolio di una porta che si apre, l’acqua del lavandino che scorre, e poi il rumore secco della porta principale che sbatte, lasciandoti sola. Ora la toilette è deserta. Solo tu, il tuo respiro affannato e il silenzio sospeso che pesa come un macigno.
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Lilac Hollow – Stagione 1: I Figli della Prima Notte
@SNESferatu Ana Rivero Eliza, alla tua prima domanda, non dà nessuna vera spiegazione: fa solo un mezzo cenno col capo e una smorfia eloquente, che vuol dire più o meno “gente che è meglio lasciar perdere”. Non insiste oltre, come se non valesse neanche la pena sprecare fiato per parlare di loro. Quando poi le butti l’occhiolino su Tyler, lei ti fissa un istante e scoppia in una breve risatina. «Dai… Tyler non è poi così male. Certo, non sono una Tyler’s girl…» dice con un’aria di finto disgusto, accompagnata da una scrollata di spalle. «Ma alla fine, se lo conosci un minimo, è un bravo ragazzo. Quelli come lui, di solito, sono molto più str**zi!» La frase le esce leggera, senza difenderlo davvero, più che altro per liquidare l’argomento. Poi il suo sguardo cambia. Diventa più furbo, quasi complice. Si guarda attorno per un istante, come per assicurarsi che nessuno stia ascoltando, e si sporge un po’ più vicino a te. «Comunque… ho ripensato a quello che mi hai detto ieri sul professor Moss.» La voce si abbassa di un tono. «Potremmo approfittare delle due ore buche per intrufolarci nel suo ufficio. Così, giusto per vedere se riusciamo a trovare qualche prova contro di lui.» Negli occhi di Eliza vedi brillare una scintilla elettrica: non solo determinazione, ma proprio il brivido all’idea di fare qualcosa di rischioso, proibito… e divertente. @Ghal Maraz Nathan Clark Kathlyn ti ascolta in silenzio, gli occhi azzurri puntati su di te con quella sua luce vivace che non sembra spegnersi mai. Quando accenni a Tyler, sorride appena e fa un gesto con la mano, come per dire “ok, lasciamo perdere”. Quando poi le parli di Alice, per la prima volta il suo sorriso si addolcisce, lasciando trapelare una punta di serietà. Si sposta una ciocca di capelli dietro l’orecchio, e la voce le esce più calma. «Oh.. capisco…» dice, iniziando a comprendere i motivi dietro il tuo malumore. «Beh… mi dispiace davvero per lei. Non dev’essere facile, se ci tiene a te in quel modo. Io non la conosco, ma capisco che ti possa pesare vederla stare male.» Poi però, come a non voler restare troppo a lungo su un tono cupo, torna a parlare con quel suo modo solare e diretto, la luce negli occhi di nuovo accesa. «Però ecco, la gente come Cory e Orion non è che si diverte davvero, eh. Hanno vite tristi, e si sentono forti solo quando fanno sentire qualcun altro più debole. E non è che ce l’hanno proprio con te, o con me, o con chiunque: in realtà ce l’hanno con se stessi.» Appoggia il gomito al tavolo e ti guarda inclinando la testa, un sorriso ironico sulle labbra. «Io non gliela do vinta. Mi chiamano “zoccoletta”? Va bene, rispondo “sì, certo, hai ragione”… e la cosa finisce lì. Ci godono solo se ti vedono starci male. Ma se non glielo concedi, perdono subito gusto.» Il suo sguardo si fa più intenso, quasi tenero. «Alla fine… quello che conta davvero è conoscersi. Io so chi sono, a prescindere da come mi dipingono. E non saranno certo i commenti di Orion o di quelli che cercano la sua approvazione solo per essere invitati a una festa a decidere per me.» Poi addenta il panino, mastica piano e ti fissa ancora con quegli occhi luminosi, come se volesse leggere dentro di te. Quando riprende a parlare, il tono è più basso, rispettoso ma incuriosito. «A proposito… hai nominato quel giorno nel bosco. Posso chiederti cosa ti è successo davvero?» @Voignar Darius Whitesand Uscendo dalla mensa ti senti ancora addosso lo sguardo curioso e un po’ giudicante di Mei Lin, ma non ti volti. I corridoi sono pieni di studenti che vanno e vengono, il brusio che rimbomba sulle pareti bianche. Dopo pochi metri, un profumo pungente di detersivo ti annuncia la presenza di Branda Lewis, la bidella della scuola, china con la scopa in mano e i capelli cotonati che tremolano a ogni movimento. Quando le vai incontro ti squadra con quell’aria da “so già tutto di te”, accennando un sorriso furbetto. Quando poi le chiedi, un po’ titubante, se sa dove trovare suor Margaret, lei spalanca gli occhi e abbassa la voce come se ti stesse rivelando un segreto di stato. «La nostra santa donna? Ma certo! Ancora chiusa nella cappella, a lustrare candelabri e crocifissi… ci passa più tempo lei lì dentro che la preside nel suo ufficio.» Ti fa l’occhiolino, ridacchiando tra sé, quindi ti lascia andare con un gesto della mano, tornando a spazzare ma continuando a seguirti con lo sguardo malizioso. Pochi minuti dopo, l’atmosfera cambia: imbocchi il corridoio dell’ala antica, quello dove le pareti di pietra sbiadita raccontano l’origine conventuale della scuola. I tuoi passi rimbombano più forti, mentre la luce delle vetrate colorate getta riflessi tremolanti. La porta pesante della cappella cigola quando la spingi. Dentro regna il silenzio, rotto solo dallo sfregare di un panno contro il bronzo. Suor Margaret è lì, intenta a lucidare un candelabro accanto all’altare. La sua figura esile è rischiarata dai colori delle vetrate, che le disegnano addosso macchie di rosso e blu. Quando si accorge di te, sobbalza leggermente. «Signor Whitesand!» esclama, serrando le mani attorno al panno. «Mi ha fatto prendere un colpo… Non è proprio il posto dove ci si aspetta di trovare uno studente a quest’ora.» Ti osserva, dritta e attenta, con quel suo sguardo che sembra leggere più in profondità di quanto tu vorresti. «Hai bisogno di qualcosa?» @TheBaddus Scarlett Bloomblight Il tuo attacco diretto, il modo in cui gli hai rinfacciato parola per parola ciò che ti aveva detto ieri, sembra spiazzarlo. Tanaka temporeggia, come se all’improvviso non trovasse più le parole giuste per ribattere. È in quel momento che, quasi senza accorgertene, lasci scorrere dentro di te quella forza nuova che ti sembra di possedere. Ti tornano alla mente le immagini del sogno: tu, immensa e nuda sul trono, padrona assoluta, e lui — insieme agli altri — inginocchiato al tuo cospetto. Un filo dorato vi legava, ma adesso lo vedi con più chiarezza: sembra sia lui a stringerlo. Fino a quando, all’improvviso, con tua profonda soddisfazione, è come se quel filo si spezzasse. E funziona. Tanaka abbassa la cresta. Farfuglia qualcosa, lanciando un’occhiata rapida alle sue spalle, verso Cory che lo osserva dal suo tavolo. Poi si piega, sedendosi accanto a te come per riportarsi al tuo livello. «Cory è impaziente…» ammette a mezza voce, con un tono insolitamente meno sicuro del solito. «Sta esagerando un po’ con tutta questa storia, e beh… Devo ammettere che la cosa mi rende nervoso… Voglio solo chiuderla al più presto.» Questa sua apertura te lo fa vedere improvvisamente più aperto e vulnerabile. Ti ascolta, annuisce, e infine aggiunge: «Va bene per le 16, dopo teatro. Tienimi aggiornato sul punto preciso e ci saremo.» Si alza, ma prima di andarsene si ferma un istante a guardarti. Il suo sguardo è intenso, come se cercasse di leggere dietro la tua maschera, come se percepisse che qualcosa in te è cambiato. La tensione tra voi due è quasi tangibile, sospesa a mezz’aria come una scarica elettrica. Poi si volta e se ne va, lasciandoti con il cuore che batte un po’ più forte e la netta consapevolezza di aver appena ribaltato i ruoli. Off game Gelare qualcuno: 7+2+1(bonus dato dalla sensazione che ti è rimasta al ricordo del sogno)= 10 successo -> tanaka perde il filo che ha su di te. @Theraimbownerd Orion Kykero Diana alza appena le spalle, accennando una smorfia. «Di lei so solo chi è. Non ci ho mai parlato, mai avuto a che fare…» commenta con tono pragmatico, poi sospira piano. «Però, sì, forse potremmo trarne qualcosa. In fondo, tutto quello che mette i bastoni tra le ruote a Jeremy può tornarci utile.» Mentre parla, noti che Juno continua a stare imbronciata. La sua espressione sembra voler dire che ha qualcosa da aggiungere, ma si trattiene, mordendosi il labbro come se volesse farsi pregare. Diana intanto riprende con naturalezza, cambiando argomento: «E Scarlett… quella ragazza ha talento, non c’è dubbio. È ammirevole, davvero. Peccato che non si curi minimamente di sé, con quell’aria sciatta. Potrebbe avere molto più potenziale, se solo volesse.» Le sue parole restano sospese qualche secondo, lasciando calare un breve silenzio. Ed è allora che Juno finalmente interviene, col suo solito tono un po’ supponente: «A proposito di potenziale… giusto perché tu sappia le cose, Valentine Lane in questo momento si sta vedendo con un compagno di squadra di Tyler.» Fa una pausa teatrale, poi aggiunge con aria vagamente offesa: «E… qualcuna potrebbe, guarda caso, chiedergli di presentarcela. Sempre se, ovviamente, non ti dà troppo fastidio che io esca con lui.» Il suo sguardo resta fisso su di te, con una scintilla di sfida e una punta di risentimento, quasi a voler capire fin dove arriva la tua chiusura alla storia con Tyler. Evidentemente deve aver percepito qualcosa.
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Lilac Hollow – Stagione 1: I Figli della Prima Notte
@Theraimbownerd Orion Kykero Juno inarca un sopracciglio al tuo «No» secco, e il broncio che le si dipinge sul volto non ha bisogno di troppe parole. Si limita a sospirare, affondando la forchetta nel piatto con troppa energia. «Beh, allora arrangiati…» borbotta a mezza voce, ma il tono lascia intendere che il suo disappunto c’entra meno con Alice e più con il fatto che le hai tolto un’occasione perfetta per avvicinarsi a Tyler. Diana invece si irrigidisce un attimo, socchiudendo gli occhi come se stesse sfogliando un album mentale di visi. «Valentina Lane… Valentina Lane…» ripete piano, fino a quando la lampadina si accende. «Ah! Ma quella! Con quei maglioni smorti e i capelli sempre sciatti?» Un brivido le corre lungo le spalle e scuote la testa. «Che gusti strani, Jeremy…» commenta con un mezzo sorriso storto, per poi tornare seria subito dopo. «Ma aspetta, Orion. Vuoi davvero chiedere l’aiuto della Lane? Non ti sembra… una caduta di stile? Non proprio il tipo che frequenteremmo di solito.» Mentre le tue sorelle discutono, il tuo sguardo finisce inevitabilmente verso il tavolo distante, quello dove Alice si è sistemata con Tyler, Emily, Sasha, Harper, Max e Ben. L’atmosfera lì è vivace, chiacchiere e risate che si intrecciano, un contrasto fastidioso rispetto al vuoto che senti accanto a te. Vedi Alice ridere a una battuta di Harper, i suoi occhi che brillano un istante troppo a lungo quando Max le dice qualcosa all’orecchio. Non sembra nemmeno arrabbiata, non in quel momento. Sembra… integrata. E tu sei qui, con Diana che ti guarda perplessa e Juno che mastica di malumore. @TheBaddus Scarlett Bloomblight Quando entri in mensa, il tuo sguardo cade subito sul tavolo dove Emily è seduta: tra Tyler e Harper, con Max, Ben, Sasha e Alice attorno. Stanno chiacchierando e ridendo, l’atmosfera sembra leggera, quasi spensierata. Emily ti nota per un istante: i suoi occhi si soffermano su di te, senza sorriso, senza cenno. È uno sguardo breve, attento, come se ti stesse studiando, poi si gira di nuovo verso gli altri e ride a una battuta di Harper. Harper, invece, pare cogliere quel frammento muto e ti lancia un’occhiata fugace, che sa di soddisfazione. È rapida, ma abbastanza per pungerti. Ti siedi da sola, cercando di non dar peso alla scena, ma poco distante Cory Edwards e la sua solita cricca fanno rumore, ridacchiando mentre scrutano la sala. Uno di loro ti nota e indica nella tua direzione. Tanaka si volta, ti fissa, e il suo sorriso sicuro di sé si accende subito. Si alza con calma, quasi teatrale, e si avvicina con passo rilassato, lo stesso che sembra dire so che non puoi ignorarmi. Arrivato al tuo tavolo, ti guarda dall’alto con un lampo negli occhi che mischia sfida e attrazione. «Quindi?» domanda, inclinando leggermente la testa. Poi abbassa la voce, solo per te: «Bloomblight… a quanto vedo non stai ottenendo granché risultati.» Le sue parole sono un colpo di lama sottile, ma il tono con cui le pronuncia ha quella cadenza irresistibile che ti conosci bene: provocatorio, ma carico di un fascino difficile da scrollarsi di dosso. @Ghal Maraz Nathan Clark Kathlyn prende il tuo numero, lo salva e ti sorride come se avesse appena vinto qualcosa. Per un istante sei certo che stia per sporgersi e assediarti di nuovo le labbra… e una parte di te probabilmente non aspetta altro. Invece no: si appoggia meglio al vassoio che ha portato fuori con sé dalla mensa e pesca un boccone, guardandoti con quell’aria a metà tra divertita e curiosa. «Sai…» ti dice con tono leggero, «ieri mi hai colpita. Il modo in cui hai tenuto testa a quel deficiente di Edwards…» fa una pausa, lasciando che il sorriso le si allarghi. «Certo, poi hai dato anche un po’ di matto.» Ti osserva sorridendo, quasi sondandoti, ma nei suoi occhi non c’è ombra di giudizio negativo, solo interesse. Mastica lentamente, poi riprende, sollevando le spalle con naturalezza: «Secondo Emily e Jordan sei stato uno odioso con Tyler.» L’espressione che accompagna le parole è eloquente: io non sono loro, e nemmeno mi importa così tanto. Dopo un altro morso, torna a fissarti dritto con i suoi occhi azzurri intensi, il tono improvvisamente più diretto: «Dimmi una cosa, Nathan… ti ha dato davvero così tanto fastidio quella foto che Orion ha messo su Blabber?» Il modo in cui lo chiede non ha nulla di superficiale. Vuole una risposta sincera. @Voignar Darius Whitesand Mei Lin ti fissa con quel suo sguardo imperturbabile, un filo di preoccupazione che però non intacca la sua solita freddezza. «Se davvero non ti senti bene, forse è il caso si, che tu vada dall’infermiera!» dice in tono pragmatico, quasi fosse una constatazione più che un consiglio. Ti alzi, ancora un po’ barcollante, pronto a muoverti verso l’uscita quando ti viene in mente quella domanda, e gliela lanci quasi d’impulso. Lei rimane interdetta, sgranando appena gli occhi come se non si aspettasse nulla del genere da te. Poi scuote la testa, un’espressione che sfiora la derisione. «Fiabe europee? Davvero?» ribatte con un accenno di sarcasmo. «Io non ne so nulla, e non me ne importa. Sono solo sciocchezze. Fantasie.» Il tono è tagliente, il suo sguardo si fa più severo. «Ehm… Forse sì, ti serve davvero una visita in infermeria.» La freddezza del giudizio è evidente: sei strano, Darius. Ma tu ormai la conosci, sai che è fatta così. Ti volti, pronto ad allontanarti, e noti Scarlett, seduta da sola a un tavolo appartato, un’occasione quasi perfetta per affrontarla. Il pensiero ti scatta in testa come un lampo, ma qualcuno ti anticipa: Tanaka, il tizio della cricca di Cory Edwards con cui ieri parlava di nascosto in cortile, si stacca dal suo tavolo e la raggiunge con il suo passo sicuro, quasi predatorio. Le dice qualcosa, inclinando appena il capo con quell’aria irresistibile e sfrontata che lo contraddistingue. E tu ti domandi se sia di nuovo il caso ti farti gli affari suoi oppure no. @SNESferatu Ana Rivero Il tipo ti fissa per un istante, e per un attimo ti sembra quasi ferito dalla tua risposta. Poi però il suo sguardo scivola su Eliza, e lì diventa puro odio, freddo e palpabile. Si alza, ti fa un cenno come a congedarsi, e senza aggiungere una parola si allontana a passi lenti, col capo leggermente chino. Tu ed Eliza lo seguite con lo sguardo mentre attraversa la mensa: il suo modo di muoversi è dinoccolato, quasi trascinato, e raggiunge un tavolo in disparte. Lì, seduti, ci sono almeno altri quattro ragazzi. Non li avevi mai notati prima d’ora… o meglio, uno di loro ti sembra di averlo già visto: qualche giorno fa, fermo in corridoio, che ti fissava senza vergogna. Quando il tizio che ti aveva approcciata arriva al tavolo, si piega leggermente in avanti e dice qualcosa agli altri. Tutti, lentamente, si voltano a guardarvi. Lo sguardo di quel gruppetto ti si appiccica addosso come una macchia, inquietante e fastidioso. Poi, senza fretta, uno dopo l’altro raccolgono i loro vassoi e lasciano la mensa. Eliza li segue con lo sguardo carico di disprezzo finché l’ultimo non scompare oltre la porta. «Viscidi…» sibila con tono tagliente. Poi si volta di nuovo verso di te, come se nulla fosse, e si lascia cadere al tuo fianco. Inizia a mangiare un boccone con aria tranquilla. «Stai lontana da quella gente!» commenta secca, come fosse un ordine non discutibile. Poi, quasi in contrasto con quel tono rigido, si sporge verso di te con un mezzo sorriso divertito: «Allora… nelle prossime ore buche sei pronta a fare una pazzia?»
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Lilac Hollow – Stagione 1: I Figli della Prima Notte
@Theraimbownerd Orion Kykero Ti siedi al tavolo, e non appena butti fuori quella mezza confessione, le tue sorelle si scambiano uno sguardo rapido, il genere di linguaggio silenzioso che tra gemelle funziona alla perfezione. Diana sbuffa piano, piegandosi leggermente verso di te. «Oh, dai, era davvero una gran bella foto» ti dice, con tono deciso, come se fosse un dato di fatto. Poi arriccia appena il naso e aggiunge: «E comunque non capisco come faccia Alice a stravedere per uno come Nathan. Seriamente, non ci vedo proprio nulla in lui. A volte mi chiedo se stia davvero bene in mezzo a noi, sai? È... diversa. Non dico che mi stia antipatica, ma non so quanto c’entri davvero col nostro gruppo.» Juno invece mastica un pezzo di panino e, senza nemmeno aspettare di averlo deglutito del tutto, alza il dito come se avesse trovato subito la soluzione. «Beh, se vuoi, potrei parlarci io» propone, con aria innocente. Poi, facendo finta di guardare distrattamente verso il tavolo di Alice, aggiunge: «Tanto… ci sta anche Tyler lì. Non mi dispiacerebbe avvicinarmi.» Ti fissa con un mezzo sorriso, come a dire: due piccioni con una fava. @Voignar Darius Whitesand Ti lasci scivolare addosso la frecciatina di Mei Lin, e mentre lei si prepara a ribattere con il suo solito tono da prima della classe, ti coglie all’improvviso una fitta violenta alla base del collo. Il tatuaggio ti brucia come se qualcuno ci avesse puntato contro un ferro rovente, e il dolore ti si riflette in un lampo acuto dietro gli occhi. Ti pieghi appena, trattenendo un gemito, e allora la senti: un sussurro basso, vischioso, che ti graffia la mente. «Portami la ragazza di fuoco… ORA.» La voce risuona cupa, imperiosa, e per un istante perdi la percezione del rumore della mensa. Solo quel comando, quel maledetto imperativo che ti scava dentro. Ti riprendi con un respiro affannoso, e quando rialzi lo sguardo, Mei Lin ti sta osservando. Non ha visto nulla di strano sul tuo collo — anche se la tua maglia lascia intravedere parte del tatuaggio che pulsa rosso vivo, sembra completamente cieca a quel dettaglio. «Ehi…» ti chiede, con un filo di esitazione nella voce, come se non volesse ammettere di essersi preoccupata. «Va tutto bene? Hai avuto un mancamento?» I suoi occhi ti scrutano, cercando una crepa, ma il tatuaggio rimane invisibile per lei. E intanto, dentro di te, l’eco di quella voce non si spegne del tutto. @Ghal Maraz Nathan Clark Kathlyn ridacchia, e il suono è cristallino, leggero, quasi contagioso. Ti sembra sincera, come se in quel momento fosse davvero a suo agio accanto a te. «Oh sì… proprio tutti positivi, guarda qui…» dice, facendo scorrere con il pollice lo schermo del telefono. Poi legge a voce alta, con tono ironico: «“Kat va proprio con tutti”… “Zoccoletta in saldo”… “Scommetto che ci prova pure coi professori”…». Ti mostra lo schermo, e il suo sorrisetto beffardo ti sorprende: non sembra scalfita, anzi, sembra divertirsi. Quando ti avvicini e le passi una mano dietro la schiena, lei ti guarda con quegli occhi luminosi e ti regala un sorriso che ti colpisce dritto allo stomaco. Un sorriso irresistibile, che si piega subito in un piccolo bacio. Le sue labbra si staccano appena, restando vicine alle tue. «Uhm… vedo che ci hai preso gusto…» mormora, prima di dartene un altro, veloce, come un gioco. Poi si scosta di un soffio e ti agita davanti il telefono. «Però ora devi saldare il tuo debito!» Sul display lampeggia ancora l’app dei messaggi. È chiaro cosa intenda. @TheBaddus Scarlett Bloomblight La preside Vance chiude la porta dietro di te con un gesto secco del bastone, il rumore del legno che tocca il pavimento riecheggia nello studio silenzioso. Con un cenno appena accennato della mano ti indica la poltroncina davanti alla sua scrivania. «Accomodati, Scarlett.» La sua voce è tagliente ma priva di rabbia, ferma e misurata. Ti squadra da dietro le lenti sottili, lo chignon perfetto che non lascia sfuggire neanche un capello. Attende che ti sieda prima di continuare, appoggiando entrambe le mani sul bastone. «So bene che in questa scuola, a causa tua, circolano… traffici. Non è mia intenzione conoscere i dettagli, non è questo il mio ruolo. Fuori da qui puoi fare ciò che vuoi: se la legge avrà qualcosa da ridire, se la vedrà con te e con chi di dovere. Ma dentro queste mura, Scarlett, io non tollero simili comportamenti.» Ti fissa negli occhi, senza battere ciglio. Non parla di nulla di specifico, nessuna accusa diretta: ma è chiaro che non le sfugge il tuo atteggiamento, che ha intuito fin troppo. Poi la sua voce si abbassa di un tono, senza perdere fermezza: «Spero di non dover ripetere questa conversazione. Se dovesse accadere… mi vedrò costretta a interpellare tua madre.» Il nome rimane sospeso nell’aria. Noti un impercettibile irrigidimento sul volto della Vance: non sembra nemmeno a lei un’opzione gradita, come se dover avere a che fare con tua madre fosse un fardello che preferirebbe evitare. La preside si raddrizza e con un cenno deciso ti indica la porta. «Adesso fila in mensa. E niente altri casini.» Off game Ho cercato di risponderti un po’ alle domande all’interno della narrazione. Non sei mai stata beccata in nulla di compromettente… la preside non ha prove concrete di nulla. Ma sicuramente sei stata vista da qualcuno del personale scolastico.. inoltre la tua reputazione che circola tra gli studenti è sicuramente arrivata alle orecchie di professori e della preside. Quindi qualche ramanzina te la saresti potuta essere anche già presa in passato. Tua madre, ovviamente, non è ancora mai stata convocata a riguardo. @SNESferatu Ana Rivero Appena ti lasci sfuggire quel «Fa’ pure», il ragazzo si lascia cadere sulla sedia accanto a te con un mezzo sorriso nervoso. È alto e allampanato, i capelli troppo lunghi e unti che sembrano nascondere più che incorniciare il viso. Tamburella con le dita sul tavolo come se non riuscisse a stare fermo, e quando apre bocca la sua voce è bassa, quasi strascicata: «Sai… ti osservavamo da un po’. Sei… diversa dagli altri. Non fai finta di niente. Non hai paura. Ci piace questo.» Non dice chi sia questo noi, ma l’uso del plurale è più che eloquente. C’è qualcosa di disturbante nel modo in cui ti guarda, come se cercasse un segnale, un riconoscimento. Proprio in quel momento Eliza si avvicina, i suoi occhi si spostano subito su di lui e si stringono in due fessure gelide. Senza giri di parole, la sua voce taglia l’aria: «Alzati. Lei non ha bisogno di un’ombra appiccicosa accanto.» Il ragazzo fa per smuoversi sulla sedia, le mani che tremano un po’ sul piano del tavolo. Fissa Eliza stringendo gli occhi. Non dice niente, ma non se ne va: resta lì, lo sguardo che si sposta da Eliza a te, aspettando quasi un cenno di conferma. È come se solo la tua parola potesse dargli il via libera per andarsene… o peggio, la speranza che tu possa invece zittire la tua amica e lasciarlo restare. Off topic Un virus micidiale che ti fa stare proprio una cosa malissimo!!
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TdS
Scusate il ritardo! Eccomi.. sono tornato a casa e da oggi dovrei tornare più operativo! 💪
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TdS
Avendo un attimo di tempo ho iniziato a rispondere per non fare aspettare troppo chi aveva già risposto.. non aspettando anche le risposte di @SNESferatu e @Theraimbownerd