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Selvaggio Saky

Circolo degli Antichi
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Tutti i contenuti di Selvaggio Saky

  1. Onestamente parlando, perchè fare una build così varia, potresti darmi un idea di come giochi? Vista così potresti metterci dentro anche un paio di livelli da chierico e da mago e poi fare un personaggio con diverse personalità e giocare la classe che ti serve di più nel momento giusto.... capisco l'ottimizzazione del proprio PG, ma questa è una corsa alle armi e non vedo perchè un PG del genere debba far parte di un gruppo è da solo un gruppo Un po' acido, ma non ne vedo il senso e se i MOD vogliono cancellare il mio post sono d'accordissimo
  2. Questa non è affatto male, con un po' di Background fatto bene, la cosa potrebbe essere veramente divertente
  3. Votato per livelli bassi, alla fine sono un po' sfigato e non riesco mai a giocare con un gruppo per più di due livelli di PG. Ma la mia risposta è data perchè la più bella cosa del GdR,per me, è la creazione dell'alter ego e la sua crescita iniziale (se mai ci riuscirò). Poi, magari ad alti livelli ci si diverte e si ha gran sodisfazione come dice Hiade anche grazie al percorso e, sinceramente, mi piacerebbe un giorno provarla
  4. Trovo che questi aggiornamenti siano una testimonianza esemplare di come questa community sia basata non solo sui GdR (IMHO)....Complimenti per le decisioni prese
  5. Aggiungo una domanda...se voi aveste in zona un luogo dedito al gioco di ruolo che offre un ampia gamma di manuali, un pc con internet e musica; più cibo e bevande a pagamento tipo pub e costasse 15 euro a serata lo usereste per giocare?
  6. Brava Mia...finalmente sei uscita dalla tana..complimenti, bello vederti in giro
  7. Posso dire da parte mia che mi ha fatto un gran piacere darti quel momento di "commozione" era tutto quello che volevo mentre scrivevo la storia.....Non ho ben capito cosa intendi per " Intuivo dove andava a parare"??? Non per polemizzare, ma proprio perchè non capisco
  8. Selvaggio Saky

    Rodomonte

    Non sono molto esperto in regole, ma dico la mia.... So che cerchi consigli, ma ci hai pensato bene a prendere quei talenti definiti inutili qualche post fa? Quote Klunk furtivo e dita sottili togliteli dalla testa, sono talenti buttati via Ora, la mia impressione è che per un ladro i talenti chiamati "inutili" non siano propriamente inutili...voglio dire...un ladro che si prende talenti prettamente da combattimento non lo trovo pertinente.....IMHO Poi sta tutto al BG....non so come sia cresciuto questo PG
  9. Decisamente un finale perfetto... Ed ora divertiti Yeshol...te ed il tuo gruppo
  10. Acidello qui.....onestamente mi metto tra gli stron*i, ma per motivi che non riguardano quello che hai scritto......
  11. Selvaggio Saky

    Mappe

    Onestamente credo che sia compito del DM descrivere le stanze nella maniera più dettagliata e vedrai che anche i tuoi giocatori avranno più stimolo a usare la loro fantasia.... puramente OT, ma dovevo dirlo Tutto questo è IMHO
  12. Decisamente un opera d'arte...finiscilo come sai fare Dream e lo metto nello screensaver
  13. Io uso un metodo chiamato "Ray Charles"(ho il copyright)...Chiudo gli occhi, sorrido a 100 denti e ,muovendo la testa come il grande musicista, digito sulla tastiera qualche lettera. Quindio apro gli occhi ed aggiusto il tutto mettendo vocali mancanti e cambiando lettere che non mi piacciono..... ENJOY NOW
  14. Credo che a 13 anni non tutti siano abbastanza maturi da capire alcune cose.....anche io ho avuto 13 anni non vi preoccupate;-) Vorrei solo suggerire a Yeshol di seguire il consiglio di elayne, esperto in vita e GdR. Se i tuoi compagni di gioco non accettano un confronto in questo forum vorrà dure che: o sanno di aver torto marcio ed ora hanno la coda fra le gambe (la situazione potrebbe migliorare o peggiorare, dipende dalla lezione che hanno imparato o meno) o se ne fregano altamente delle tue idee e convinzioni....nel secondo caso trova un nuovo gruppo, capiranno nel tempo (se continuano a giocare) che hai ragione e magari tornate a formare il gruppo. Io sto dalla tua parte comunque
  15. Gruppo ingaggiato da coboldi il guerriero sta correndo dietro ad uno di essi e lo mette con le spalle al muro. DM(usando un Png): "tiro con l'arco" Il giocatore del guerriero: "Guarda che potresti beccarmi" DM: "tiro con l'arco" Roll......18.......percentuale per vedere se colpisce il guerriero.....colpisce il guerriero DM: "Tieni questo" rivolto al ladro che stava legando un coboldo stordito poco prima.Gli passa l'arco. Il guerriero si gira infuriato e comicia a correre claudicante (la freccia era nel bassoschiena) verso il ladro. Ladro "ops" 10 minuti di risate
  16. Selvaggio Saky

    Mappe

    Io personalmente uso il buon vecchio paintbrush....sembrerà strano, ma mi trovo benissimo.......
  17. Akeiron, prima o poi ti strigerò la mano dal vivo...te lo meriti P.S. non fare battute alla Gid ora
  18. Grazie Shar per l'ultima nota, ma soprattutto per il lavoro che hai fatto......veramente una bella lettura e fatta coi contro fagioli
  19. Selvaggio Saky

    Noi

    Bei tempi....quanti ricordi.....GRANDE VIRI
  20. Selvaggio Saky

    Carlos Salvado

    Personaggio per CP, PbF mai partito CARLOS “CAVEZA” SALVADO “No chico, no chico” la testa pelata di Carlos oscillava a destra e sinistra osservando con un aria di delusione il compagno, i vari orecchini di plastica, rossi per l’occasione, dondolavano anch’essi ed i denti bianchissimi che spuntarono dalle labbra in un sorriso che non toccava gli occhi facevano capire che quello che stava spiegando era molto serio. “Prima prendi quel che ti serve, poi lo uccidi, quante volte lo devo dire?” Stava parlando con la sua guardia del corpo, un solitario di origine esteuropea che aveva incontrato a New York pochi anni prima. Carlos si era trasferito nella metropoli atlantica scappando letteralmente da una città che gli stava stretta, Los Angeles, ed il tipo con lui pure, ma non si erano mai incontrati nella città californiana. Il padre, Armando, era un militare per una piccola corporazione del sud, ormai integrata ad una più grande o scomparsa letteralmente dalla faccia del pianeta, questo non lo sapeva e non gli interessava gran che. La madre Maddalena era una ricercatrice di sostanze chimiche per la stessa, entrambi erano di origine messicana e Carlos, anche se nato negli Stati Uniti, o quel che ne rimaneva, si sentiva messicano al cento per cento. Da piccolo vedeva il padre che rischiava la vita giornalmente per le strade di Los Angeles, doveva tirare a fine mese con i quattro soldi che percepiva, sfamando lui e la sorella, la madre invece aveva due vite parallele e separate, quella di casa e quella del segreto professionale. La vita era dura al sud, ogni giorno si rischiava di essere assassinati per le strade dello sprawl o arrivare a casa e trovarsi orfano, Carlos aveva le idee ben chiare fin da piccolo, rischiare, ma con stile. I primi agganci con la malavita dello sprawl arrivarono in piena adolescenza, per di più commissioni varie per i ricettatori di basso livello, la gente guadagnava così e molto, lui era sveglio ed attento, apprendeva in fretta certe cose. Aveva la certezza che il vero rischio del mestiere era avere roba sporca fra le mani, qualcosa di tangibile. Iniziò quindi la sua attività traversa, perché avere problemi di stoccaggio merci, polizia alle calcagna e tutti questi fastidi, quando quello che importa sono soldi e rispetto? Ricettava informazioni e contatti, sapeva, grazie ai suoi superiori, quando e dove arrivava la merce e lui non faceva altro che trovare un acquirente degno e sicuro ed organizzare il tutto, la sua parte era fatta, chiedeva parte del ricavato o altre informazioni da rivendere e così il gruppo di conoscenze cresceva e la gente iniziò a cercarlo per certi servizi. Stava bene, conosciuto e protetto e tutto il mondo sembrava ai suoi piedi, decise quindi di allargare l’attività andando lui stesso a trovare informazioni, progetti o quant’altro poteva essere utile nello sprawl o all’interno delle corporazioni concorrenti. Qualcosa andò storto e si mise alle calcagna gente un po’ troppo potente in città, salutò i suoi e partì senza una meta precisa arrivando a New York. Nuova città, nuove possibilità, presto iniziò a conoscere i bassifondi, dove incontrò il solitario che lo stava accompagnando ora al suo locale preferito. In quel posto si era fatto installare quelli che lui chiama “ferri del mestiere” cyberottica e cyberudito, elementi indispensabili per il suo lavoro. “Eccoci qua chico, ma questa volta non sparire dietro ad una ragazza proprio quando mi serve il tuo aiuto, altrimenti sono guai, per tutti e due.”
  21. Selvaggio Saky

    J.T. Volture

    Questo è per un PbF di VTM che si è spento subito, ebbene si, lo stesso di Loth J. T. Volture Gli occhi neri erano fissi sul libro che sfogliava da settimane, ogni tanto passava la mano tra i corti ed ispidi capelli scuri, e sorrideva mostrando denti bianchi e arricciando leggermente il naso aquilino decisamente spropositato per il sottile viso pallido e lungo. Sembrava che la vita andasse bene ultimamente, J. T. stava finendo la laurea in medicina, mancavano il tirocinio e la tesi. Il corso della polizia inglese era un altro impegno, in pochi mesi la sua vita sarebbe cambiata, basta con lo studio, in pattuglia a Wigan e poi, se tutto andava nel verso giusto, era pronto a diventare un medico legale. Quella sera stava in macchina, davanti ai magazzini della zona industriale, girava spesso la zona spinto dalla voglia di diventare un poliziotto in tutto e per tutto. Mentre leggeva guardava movimenti sospetti e annotava tutto sul taccuino che si portava dietro, per ora solo un paio di persone erano passate, un ubriaco ed un uomo, ancora con la tuta da lavoro, uscito da un officina poco distante. Improvvisamente una macchina sbucò da una strada poco più avanti a passo d’uomo e si infilò in un garage a circa duecento metri di distanza. Ecco il momento, lo aspettava da molto, cosa ci faceva una mercedes di grossa cilindrata a quest’ora di notte in un posto del genere? Scese dalla macchina, la sua vecchia mini cooper era troppo rumorosa per avvicinarsi, e si avviò verso il garage. Senza fiatare sbirciò da una fessura nel portone lasciato socchiuso e annotò il numero di targa, poi uno sparo gli fece saltare il cuore in gola e corse come un pazzo verso la sicurezza della propria vettura sgommando dal luogo il più velocemente possibile, se l’avessero inseguito.....ma chi erano? Il giorno seguente arrivò al corso della polizia senza aver chiuso occhio per l’adrenalina che ancora scorreva nelle vene, sui giornali non v’era notizia di alcun omicidio e doveva parlare con qualcuno, e quale posto migliore se non la stazione centrale della polizia di Wigan? Durante la pausa pranzo si avvicinò all’istruttore capo, Sgt Mike Mc Cormick . “Ho assistito a qualcosa di sospetto ieri notte, signore” le parole uscivano a fatica, non era facile spiegare l’avvenuto. “Credo che una persona sia stata assassinata nella zona industriale” “E come fai a dirlo? Come ti chiami........Volture vero?” Stare sotto lo sguardo del sergente rendeva tutto ancora più difficile... “Stavo in macchina, a volte mi metto a girare di notte e.....diciamo che non vedo l’ora di diventare un poliziotto e........ero in pattuglia per conto mio........” Con uno sguardo così autorevole da poter comandare la stessa regina del Regno Unito “E come ti sei permesso, lo sai i rischi che corri? Lo sai che la prima regola è mai andare in pattuglia da solo?” “ Lo lo...lo so signore e chiedo scusa, ho preso il numero di targa della macchina, non ho visto nessuno....era una mercedes grigia di grossa cilindrata e poi ho sentito uno sparo all’interno di un capannone......5 Agate Close è l’indirizzo......non mi buttate fuori, vi prego, non lo farò più signore” Pensava di fare l’eroe e, con una mossa da deficiente, ora rischiava di buttare all’aria tutto. Dopo pochi secondi di riflessione McCormick gli mise una mano intorno alle spalle e con fare piacevole disse “Non ti butto fuori.....vieni con me, per rilassarsi non c’è niente di meglio che due tiri al poligono.” Ritrovato il buon umore si avviò con l’istruttore –Che fortuna, mi sono accattivato il vecchio- pensava J. T.. Al poligono Mike gli porse una pistola a tamburo. “Ma non è la pistola d’ordinanza signore” “Non la possiamo usare, questa è mia e dopo che hai finito puoi tenerla, credo che te la meriti. Ora vado a mangiare qualcosa, ci vediamo tra quindici minuti esatti in aula” e si allontanò con fare svelto. Finito di sparare il giovane si incamminò tutto felice verso la classe quando vide da una finestra il Sgt Mike McCormick che usciva dal garage interrato sulla mercedes della notte precedente. Sotto shock si rese conto che era stato incastrato, addirittura gli era stata data in mano l’arma del delitto –Stupido, stupido, sei un idiota J. T. ora che fai?-era in preda al panico, la sua parola contro la parola di uno dei Sgt della polizia locale e prove schiaccianti in sfavore. Corse a casa, prese i risparmi, il passaporto, salutò la madre in fretta dicendole che non poteva spiegare nulla e che doveva andare via dal paese. La madre, italiana, non fece domande e gli consigliò di andare a Milano, da suo zio Carlo e che tutto sarebbe andato bene. Arrivato a Milano in serata, trovò lo zio ad aspettarlo con un aria seria. Parlava bene l’italiano, la madre era insegnante della lingua a Wigan e lui l’ aveva studiato da sempre. Lo zio Carlo però non si comportò come previsto, lo portò in una zona sporca e malfamata della città e lo fece scendere “So che sei nei guai e , per quanto mi riguarda non ne voglio, quindi ora ti devi arrangiare. Non mi interessa che sei figlio di Marta, non è più mia sorella da quando ha sposato quel nullafacente inglese di tuo padre, ed ora vai, e non farti vedere vicino a casa mia o chiamo la polizia.” Solo e con le lacrime agli occhi guardò la fiat dello zio che si allontanava e vagò per un po’ prima di essere esausto e addormentarsi sulla panchina sporca di un parco che era tutt’altro che rassicurante. In poco tempo si trovò senza un soldo, era un senzatetto, solo, affamato e pieno di rancore verso le autorità, anche in Italia era stato trattato male da queste, percosso e umiliato nelle notti insonni e fredde della città lombarda. Poi la svolta, un tipo strano si avvicinò di notte, aveva gli occhi gialli con fessure nere, come quelle di un gatto. La paura lo attanagliò, quella non era una persona, almeno non completamente. “Cosa vuoi da me? Vattene, vattene ti ho detto.” Urlava alla figura che si avvicinava mentre cercava riparo. “Voglio mangiare, ora, ho fame........e se fai il bravo, magari non ti uccido dopo” rideva, questa cosa voleva mangiare, voleva mangiarlo. “Ora stai fermo e, soprattutto, smetti di sbraitare come una bambina, ho assaggiato sangue di donne che dimostravano più dignità” disse con una voce profonda. -Sangue??Ha detto sangue fuck, ma allora- “Tu sei un vampiro!!!!Shit, un vampiro” usò gli indici per fare una croce, come aveva visto fare nei film e l’altra figura rise ancora più forte “Troppi film su di noi, e nessuno dice la verità ahahahahahahah” “Ok, va bene, ti farò mangiare, ma ti prego, ho fame anche io, non è che avresti qualcosa?” Sopravvivere, ecco cosa importava ora, ma chiedere ad un vampiro?-Ma cosa stai facendo?Sei impazzito?Fai l’elemosina a questo coso?Fuck- “Se quando mi serve nutrimento ti fai trovare disponibile, si può fare, ma adesso stai zitto e fammi mangiare in pace” Per un po’ le cose andarono meglio, “Il Gatto”, così si faceva chiamare il vampiro, spuntava dal nulla, di tanto in tanto, mangiava e lasciava qualche soldo e roba da mangiare a J. T.. Una notte il ragazzo fece una domanda “Credevo che se vieni morso da un vampiro lo diventi, come funziona realmente?” La domanda aveva un secondo fine, se poteva diventare un vampiro le cose sarebbero diventate molto più semplice e, sembrava, che “Il Gatto” avesse capito subito le sue intenzioni. “Il procedimento è facile, ma non sperare che butti via un pasto sicuro come te, se me ne trovi un altro, forse, potrei anche farlo. Poi però allontanati da qui, questa è la mia zona di caccia” Dicendo questo le dita del vampiro diventarono lunghi artigli, la dimostrazione che il vampiro era pronto ad uccidere per difendere il territorio dagli altri e che, anche se J. T. gli poteva essere simpatico in qualche maniera, non era immune a questa legge. Poche settimane dopo il futuro Gangrel presentò al Gatto una ragazza, era una satanista che viveva per strada ed era convinta, dalle parole dell’italo-inglese, che lui era un emissario e poteva avvicinarla al diavolo con un rito particolare. Per un po’ i due si trovavano agli appuntamenti del vampiro per farlo mangiare, dopo di che Gatto prendeva in disparte J.T. per introdurlo alla non vita o non morte, questo non era chiaro. Il dieci gennaio 1987 il vampiro incontrò J. T. in un paesino fuori da Milano, nel parchetto dietro la chiesa vi erano due persone tramortite “Queste ti serviranno” con un sorriso che non toccava gli occhi da felino. Quindi “abbracciò” il nuovo entrato nel clan gangrel, lo fece mangiare, gli spiegò le ultime cose e si allontanò “Ricorda, non venire a cacciare nella mia zona, ma se hai già mangiato, vienimi a trovare” e con la sua andatura elegante sparì nella notte. Come promesso restò nella periferia della grande città dormendo nelle fogne di giorno e attaccando la gente nella notte per nutrirsi. Andava a trovare il Gatto una volta ogni tanto, aveva molto da chiedere e il suo “sire” era abbastanza disponibile, anche se per poco tempo ogni volta. Aveva raccolto un po’ di soldi, rubati ai suoi pasti, e girava circospetto nelle zone che riteneva sicure, così gli aveva detto il Gatto, sempre pronto a scappare nel caso incontrasse un altro vampiro. Spesso si divertiva a fare il vandalo, la sua esperienza lo aveva portato ad odiare le autorità e, sentendosi ormai superiore ai normali esseri umani, ne approfittava con questi gesti. I cani randagi della zona venivano da lui regolarmente, erano la sua compagnia, si sentiva bene. Meglio non morto che morto si ripeteva.
  22. Selvaggio Saky

    Scrivere Bene

    Bei consigli Freppolo....utili direi
  23. Il racconto che ho postato per i Draghi d'Inchistro Rapsodia
  24. Selvaggio Saky

    Cosa deve fare un uomo

    Marco stava lavorando di notte, ancora chiuso in quella cucina da solo, non se ne dava pace. Odiava questa situazione arrivata inaspettata, ma soprattutto non voluta. Da qualche tempo la sua vita si era riempita di nulla, lavorava con sé stesso e di giorno dormiva, mangiava ed usciva ancora con sé stesso. Nella sua testa si stavano facendo strada idee negative, l’introspezione totale a cui si sottoponeva per non impazzire del tutto lo stava portando a conoscersi meglio, unica nota positiva del viaggio asociale che stava percorrendo forzatamente, e la vita non sorrideva. Marco era abituato a sorridere e questa situazione stava spegnendo il sole che aveva dentro senza la speranza di poterlo riaccendere. Tutto era arrivato con conseguenze distruttive, usciva con una bella ragazza da poco, ma questa nuova vita a cui era sottoposto aveva tagliato ogni possibilità di riuscita. Non serve dire che in un mondo di predatori, qualcun’altro aveva portato a termine la caccia al posto suo e questo non aiutava la situazione. Si ricordò in quel momento di accendere il forno e portarlo a temperatura per cuocere le paste dolci che i clienti trovavano ogni mattina alle colazioni. Il momento era il solito ogni notte, cinque minuti di pausa per andare a farsi un caffè forte, capace di farlo arrivare a fine turno senza sentirsi totalmente insonnolito, e poi una sigaretta, da solo. Fuori dall’albergo pioveva -Strano- pensò – Erano già due ore che non pioveva....dannata Londra- Al solito, con il freddo del vento che portava le gocce a scontrarsi verso il muro della galleria vicina all’entrata per i dipendenti, si recò al riparo. All’ingresso del sottopassaggio. Si accese una sigaretta respirando lo smog intrappolato nel sottosuolo, un po’ come lui, senza possibilità di scampo. Un uomo stava uscendo dal tunnel che passava sotto la Westferry Circus, era un senza tetto, un barbone. Portava una giacca vecchia e sporca e trainava un carrello della spesa che cigolava sulle lastre consumate da anni di vita. Si fermò vicino a Marco, sorrise con denti gialli, ma dritti, attraverso la barba nero grigia arruffata, gli occhi sorridevano anch’essi “Una sigaretta, giovane amico, per il segreto della vita” - Almeno è originale questa richiesta- Pensò Marco fra sé e sé e tirò fuori un altra marlboro light dal pacchetto di contrabbando. “A te.....ma ora dimmi una cosa.” Iniziando a sorridere “ Qual’è il segreto della vita?” “Sapevo che me l’avresti chiesto, intanto grazie.....Hai da accendere anche?” Illuminando con un piccolo puntino rosso la notte piovosa continuò “Non lo so giovane amico, ma posso darti dei consigli, credo di avere qualche anno in più e credo di aver preso nel corso degli anni passati delle decisioni non troppo consone all’essere un uomo di successo” -Questo lo vedo anche io e non sono tuo amico- “Chiamami Marco Mr.?” “Oh che sbadato, non mi sono presentato, chiamami D, Marco” Allungando la mano coperta da un guanto sgualcito. “ Dicevo” riprese ritraendo la mano senza una risposta dall’altra parte “ Credevo che la vita fosse solo successo, ero tutto sul lavoro, e non degnavo abbastanza tempo alla mia famiglia, lavoro per loro, mi dicevo all’epoca. Stupido essere umano che non sono altro. La mia priorità alla fine non si è rivelata ragionevole e mia moglie mi ha lasciato, mi sono dato all’alcol. Mi hanno licenziato e non sono più riuscito a rimettermi in sesto così giro di notte con il mio carrello cigolante sperando di trovare una buon anima che mi offra una sigaretta” Un lungo sospiro al termine della frase fece tossire ancora Mr. D. -E questo che c’entra? Non vorrai anche metterti a piangere davanti a me.... Che schifo di vita- Più pensando alla propria che a quella del senza tetto. “Mi spiace, ma non credo che io possa finire così” pensandoci un attimo “Ma accetto il consiglio, grazie” “Non è finita Marco, ora ti do il vero consiglio.” Si mise a rovistare all’interno del carrello e tirò fuori un mangianastri arrivato da un altra epoca. Lo fece partire. Gracchi e spezzoni di canzoni, a volte famigliari, altre volte incomprensibili si susseguivano spezzati dal classico rumore di mangiacassette che va avanti ed indietro a tutta velocità saltando tappe, anche importanti. Finalmente Mr. D si fermò in un punto e schiacciò il pulsantino con la freccetta singola. Un assolo inconfondibile di chitarra risuonò nell’arena improvvisata del tunnel silente. Poco dopo. Just turn yourself into anything you think that you could ever be Be free with your tempo, be free be free Surrender your ego - be free, be free to yourself > “ Conosco questa canzone Mr. D , è Innuendo, ma cosa mi vuoi dire?” L’espressione sul volto di Marco era di totale aspettativa, credeva veramente che, alla fine, questa discussione poteva valere una sigaretta. Il volto dell’uomo cambiò, diventando serio e triste, forse pensare alla propria disgrazia non era così semplice come sembrava. “Vuol dire che un uomo può essere ciò che vuole, se ci crede veramente.” Accentuando le parole “può” e “vuole” sorrise di nuovo “ Io non ne ho più la forza, ma te. Credo che solo il fatto di non avermi considerato un pazzo ed esserti fermato a parlare con un vecchio barbone faccia di te un uomo. Credo tu abbia dei valori che ti faranno ponderare bene le priorità nella vita.” Tossendo e buttando il mozzicone della sigaretta finita in una pozzanghera iniziò ad incamminarsi sotto la pioggia, trainando il carrello cigolante ed aggiungendo “Solo questo giovane amico. Tu puoi essere ciò che vuoi, veramente.....La cosa difficile per noi stupidi esseri umani è sapere ciò che vogliamo veramente essere. Grazie, buona avventura” -Grazie a te Mr. D, buona strada- Marco guardò un uomo veramente solo allontanarsi sotto il cielo piangente e rientrò in albergo. Il forno era caldo, era in ritardo con la tabella di marcia e ripensò alle parole di Mr. D “priorità”. In questo momento la priorità era mettersi a lavorare sodo se non voleva finire con l’acqua alla gola per le colazioni. Arrivato a casa la mattina seguente Marco aprì l’e-mail e mandò un messaggio a tutti i suoi contatti Basta che ti trasformi in qualsiasi cosa tu pensi possa essere Sii libero col tuo tempo, sii libero, sii libero Abbandonati al tuo ego, sii libero, sii libero, sii te stesso Queen - Innuendo Traduzione fatta dopo una notte di lavoro che, per una volta, è servita a qualcosa. Buona vita a tutti.> Si addormentò pensando alle priorità di uno stupido essere umano che doveva lavorare ancora quella notte.
  25. Selvaggio Saky

    Busurulalla/Fafà

    lo gnomo Barbaro dalla doppia personalità (Fafà parla con l'accento francese ) Busurulalla/Fafà Ti ho detto buttati" "Ma non so nuotare" "Tanto si tocca" "Come fai a saperlo?" "Allora vado io prima" I due ladri si guardarono perplessi davanti allo gnomo Busurulalla che parlava da solo con due voci differenti e si lanciava dal bordo della fontana nella piazza principale del paese,ne usciva dall'altra parte correndo poi a perdifiato lungo la strada, fuori dal paese. Poche volte prima era entrato in un luogo civilizzato, la sua vita era quella di un "barbaro" un po' particolare. Vagava solo da quando aveva imparato a camminare uscendo dalla caverna dove abitava con il suo clan e perdendosi dopo poche ore. Nonostante la sua vita solitaria se l'era cavata bene trovando pasti pronti nella natura ( carcasse di animali morti, bacche che a volte davano piccoli problemi intestinali e roba del genere). Crescendo imparo' a cacciare e a capire quali erano le bacche buone e la vita migliorò, ma essendo sempre solo crebbein lui il bisogno di qualcuno. Quel qualcuno arrivò il giorno in cui cadde da un albero mentre tentava di "prelevare" del miele da un alveare e fu colto in fragrante da circa un centinaio di api arrabbiatissime. Si svegliò chiamato da una voce insistente "SVEGLIAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA". Chiese "Chi sei?" e la risposta fu "Fafà le Mofà e te?" "Non ho nome" rispose lo gnomo tristemente "Allora te ne darò uno io, Busurulalla ti piace?" "meglio di niente" rispose sorridendo il vagabondo. Fafà divenne un amico inseparabile (anche perchè nello stesso corpo ) e lo spinse a migliorare il proprio status. Lo costrinse a fornirsi di un arma ed imparare ad usarla e non a nascondersi come sempre. A volte lo prendeva in giro per la sua inettitudine e Busurulalla si arrabbiava molto arrivando alcune volte a prendersi a pugni, ma gli amici si perdonano sempre e lui lo faceva volentieri. Provò in questi anni nuove cose ogni giorno spinto dal suo migliore amico e finalmente aveva imparato ad usare il suo martello da guerra "trovato" sul carro di un mercante di passaggio, aveva assaggiato la birra in una delle sue poche "escursioni" dalle terre selvagge e se n'era innamorato, come si era innamorato delle pietre che luccicavano perchè gli portavano alla mente vaghi ricordi di una vita che forse era la sua.
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