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Dragons´ Lair

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Latarius

Circolo degli Antichi
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  1. «Non so se funzionerebbe con te» mi limito a dire atona mentre osservo quello che rimane dei due tizi seccati da Ace. Non è ne un complimento ne una frase detta per competizione ma, una semplice constatazione. Guardo il russo assicurandomi delle sue condizioni per poi alzarmi guardando prima il suv e poi di nuovo il russo «Beh? Fai il galantuomo e fai accomodare il Signor Nicolaj all'interno» faccio anche un cenno con il capo in direzione del veicolo come a dirgli "su, su!". Inserisco nuovamente la sicura alla pistola e la metto a riposo nella sua fondina.
  2. Viste le munizioni a doppia funzione che utilizzo neanche il kevlar lo avrebbe salvato da questa distanza. Se Ace non mi avesse colta alla sprovvista non avrei dovuto fare qualcosa di così azzardato ma, non volevo sparare a Nicolaj. Quando utilizzi munizioni che sono allo stesso perforanti e ad espansione c'è poco da scherzare anche se non utilizzi calibri grossi. Sposto la mia attenzione sul vano passeggero aperto del suv per assicurarmi che non ci sia nessuno neppure lì. Se è libero continuo a mantenere l'area sotto controllo per vedere che fine ha fatto la donna curiosa e per vedere se qualcuno scende o sale sul piano.
  3. La donnona fa per rispondere ma il tuo interlocutore si intromette nella discussione mentre finisce di scendere le scale «Sapendo del vostro arrivo mi sono permesso di farvi preparare qualcosa» esclama per poi voltare il capo verso la donna «Allora? Non far ripetere il Cavaliere. E prendi La bottiglia». Noti come a te dia del voi e parli con tono gioviale per poi dare del tu alla donna ed usare un tono freddo. Il Cavaliere viene pronunciato con una vena velata di sarcasmo che sfugge alla donna ma non a te ed ai tuoi «Ed anche cinque bicchieri...» termina alla fine avvicinandosi al bicchiere. Cinque bicchieri? Inizia a riflettere sul fatto che incluso il conte siete in sei ma, nel voltarti ti rendi conto che Khadgar non è entrato nella locanda con voi e sembra aver colto l'occasione per defilarsi di soppiatto. La donna intimidita ed infastidita dal conte ti risponde che ha della zuppa calda e del pollo arrosto con le patate. Nel frattempo mette una mano sotto al bancone e tira fuori un fiasco di vino rosso, il tappo è sigillato a cera con il marchio dei Frey. I vigneti dei Frey sono molto famosi e dubiti che la locandiera possa permettersi di servire una bottiglia del genere, sicuramente è opera del tuo interlocutore. Infatti l'uomo caccia un corto coltello da dietro la schiena e lo usa per rimuovere il sigillo di cera. Sembra pratico in questo ma dalle sue mani e da come maneggia il coltello dubito che abbia mai impugnato una lama per tagliare qualcosa di più letale di un foglio di carta o di un tozzo di pane. «Perché?» esclama con fare sorpreso a sua volta «La corona non dimentica. Siete stato lasciato in pace, non dimenticato...» mentre parla si avvia verso il tavolo da te scelto. Quello vicino al cammino è occupato ma ce ne sono solamente altri due sugli angoli, soltanto uno dei due permette a voi quattro di sedervi tutti dallo stesso lato del tavolo, così scegliete quello. Incidentalmente ha anche una visuale perfetta sulla sala. «Ah, perdonatemi pare che io abbia dimenticato le buone maniere...» dice con fare teatrale passandosi una mano sul volto «Maximilién de la Frey. È un piacere per me fare finalmente la vostra conoscenza...» esclama poi facendo un mezzo inchino ed occupando il posto a sedere dinanzi al tuo. Quando ti rivela il suo nome capisci immediatamente chi è. Lo avevi visto nel tuo unico incontro con la regina, tra le persone che componevano la sua cerchia interna ma, non avevi mai potuto collegare un nome a quel viso. Conosci anche il suo nome, o almeno sai qualche voce sul suo conto. Sai che Maximilién de la Frey è il figlio primogenito del defunto fratello della regina. Sai inoltre che per qualche motivo venne allontanato da corte in età adolescenziale per qualche motivo, alcuni dicono che sia stato inviato in qualche monastero ma nessuno lo sa per certo. E tutto questo lo sai per via dei pettegolezzi di alcune damigelle che hai conosciuto.
  4. Continuo a tenergli il braccio con la sinistra e se per caso si risveglia dal dolore gli affondo le dita nelle fratture con tutta la forza che ho. Con la mano destra estraggo una delle mie pistole e le sporgo verso la posizione indicativa dei due tizi sospetti mentre mi sporgo leggermente per vedere la situazione. Sparo al primo tizio armato diverso da Ace che vedo.
  5. «Cos-» esclamo a mezza voce nel vederlo fare la cazz@ta del secolo. Ma come se stessi iniziando a sviluppare una certa prontezza alle stronz@te di Elliot ed Ace mi riprendo prima del russo. Scatto per la breve distanza che ci separa, gli sferro un calcio torcendo il piede al ginocchio con tutta la forza che ho e sfruttando il duro tacco del basso stivale per mandargli la rotula fuori dall'articolazione. Nel frattempo gli afferro il braccio che sta estraendo la pistola per afferrarlo. Sfruttando la posizione del braccio nel mezzo dell'estrazione non devo fare altro che prendere il suo braccio spostarlo verso il basso e poi ruotarlo verso l'esterno, in direzione opposta alla fondina per metterlo in trazione. In modo da provare a slogarglielo o comunque a lasciare l'arma. Nel mezzo del tutto ruoto intorno a lui in modo da usarlo come scudo umano contro gli altri due tizi, vista la mia statura mi coprirebbe anche se crollasse su un ginocchio. Spero però che non abbiano armi pesante o munizioni perforanti. O che sparino al russo per fottere me. In quel caso beh, potrei essere leggermente nella merda.
  6. Uno dei tuoi sveglia bruscamente, a pedate, il garzone della stalla e gli lasciate i cavalli per poi spingere il battente della porta ed entrare nell'edificio. L'interno della locanda è esattamente come te lo aspettavi. Un classico. Sulla sinistra c'è il lungo bancone correlato di alti sgabelli con alle spalle una porta che da sicuramente sulla cucina. Di fronte a te c'è una rampa di scale che sale e sulla tua destra una dozzina di tavoli, di fronte al bancone e quindi sulla facciata alla tua destra spicca un caminetto in mattoni, che ne avrà da ardere ancora per qualche ora. Quando spalancate la porta ed entrate noti solamente due persone. Il primo, il cantastorie appoggiato sul tavolo di fronte al camino sta usando le braccia come cuscino e lo sentite russare dalla porta. La seconda persona è la locandiera, un donnone più largo che alto dalle spalle quasi più grosse delle tue. Indossa un grembiule unticcio e ti guarda con fare svogliato ed assonnato, come se non vedesse l'ora di chiudere la baracca. Non hai neanche da chiederti dove sia il tuo contatto che dalle scale fa la sua apparizione la terza persona descritta da Drak. È giovane, sulla ventina o forse qualcosa in più. I suoi lunghi capelli sono rossi, quasi arancio, e tirati all'indietro in una coda che scende fino alle spalle. I lineamenti del volto sono dolci e ha il naso che punta leggermente all'insù, le sopracciglia sono curate e gli occhi sono verde pallido, quasi gialli quando illuminati. Indossa una camicia di seta ed una giubba verde che mette in risalto il colore degli occhi, la giubba è ricamata a tema floreale e riconosci subito l'argento dei bottoni. Porta degli aderenti calzoni marrone chiaro infilati in un paio di stivali da cavallerizzo alti fino al ginocchio. Ricordi vagamente il suo viso, quindi sai di averlo già visto da qualche parte anche se sei sicuro di non averlo ne conosciuto ne di sapere il suo nome. Ma sei certo che sia lui il tuo contatto perché tra i suoi capelli spicca una rosa bianca. E lo stemma del casato di Frey è una corona avviluppata dai tralci spinati e fioriti di una rosa bianca. «Ancora un altro po' e mi sarei preoccupato...» commenta scendendo le scale.
  7. «A parte la locandiera, che è una di quelle che fai prima a saltarle da sopra che a girarle intorno, c'erano solo due persone sveglie. Un cantastorie sulla sessantina, capelli bianchi, mantello e liuto; ed un ragazzo con non più di una ventina di inverni alle spalle. Capelli rossi e curati, uno di quelli che non dovrebbero girare da queste parti senza scorta. Forse un signorotto o qualcosa del genere...» termine Drak alzando le spalle. Dohan ridacchia alla tua domanda «Certo come no, c'è uno svenuto nel proprio vomito dietro quel pollaio. Poi ho visto un cane e qualche gatto se ti interessa...». Il posto è un "villaggio" solo di nome visto che sono due grandi edifici con una mezza dozzina di casupole vicino. Se fosse giorno i tuoi uomini spiccherebbero come una volpe in un pollaio, ma è notte ed a parte voi nessuno si aggira da queste parti. Exan riceve i tuoi ordini e poi ti fa quella che è la parodia di un saluto militare. Voi cinque tornate sulla strada e vi avviate verso la locanda, nel frattempo i tuoi uomini escono dall'altro lato del boschetto e se la fanno di corsa sfruttando l'oscurità come copertura. Il crocevia è deserto a parte e nessuno vi salta alla gola mentre mi avvicinate alla locanda. Quando la raggiungi ti rendi conto con un brivido che non è stata scelta in modo casuale come luogo d'incontro. L'oca appesa è il nome del posto ed un'oca finta, di legno, è impiccata ad una spessa corda ed appesa alla facciata dell'edificio.
  8. «Semplice biondino, balliamo!» esclamo sorridendo a mia volta per poi aggiungere «Ma ho delle domande da fare a Nicolaj...». Mentre cammino mi allargo un po' verso destra per lasciare più spazio di manovra ad entrambi e per essere più vicina al pilastro quando e se le cose si faranno incandescenti. Con la coda d'occhio controllo i tre sospetti e mi preparo ad estrarre e fare fuoco non appena qualcuno inizia a fare il cattivo.
  9. Scegli il ritmo di marcia e partite tutti al galoppo, scegli di arrivare durante la notte e di bruciare le tappe ma così facendo perdi l'occasione di fare due chiacchiere con il misterioso uomo che ti cavalca di fianco. Tirate fuori il massimo dalle bestie facendo solamente qualche breve pausa per cenare e sgranchirvi le gambe. Il sole tramonta e la luna si alza nel cielo rischiarando il cammino ed evitando che spezziate una zampa a qualcuno dei vostri cavalli. Gli orchi e gli elfi che sono tra di voi riescono a vederci chiaramente nonostante l'oscurità ma per quelli che sono umani c'è solo la luna a farvi da guida. Quando arrivi in vista della meta ti rendi conto che mancano solo poche ore al sorgere del sole. La tua destinazione è l'incrocio tra la strada che hai appena percorso ed uno stradino che porta ad alcuni villaggi poco più ad est. All'incrocio c'è un grosso e lungo edificio che riconosci come una stazione di posta, ed una locanda a due piani con una piccola stalla di fianco. La locanda della lettera. Poi vedi qualche altra baracca, un piccolo recinto per gli animali e più in là noti qualche campo coltivato. Le luci al piano terra della taverna sono ancora accese e così qualcuna di quelle al piano superiore. Prima di raggiungere il crocevia sulla destra della strada noti un boschetto e... Dohan, appoggiato ad un albero che richiama la tua attenzione. Avvicinandoti noti che hanno nascosto i cavalli tra gli alberi e sono rimasti di guardia. Appena li raggiungi fa rapporto «Siamo qui da un'ora circa e non è ne successo nulla di particolare ne si è visto qualcuno di sospetto» inizia a dirti in attesa di qualche altra domanda «Prima ho mandato due ragazzi dentro ma a parte il vino annacquato non hanno notato nulla di strano». Come a confermare le sue parole esce fuori un altro dei tuoi, Drak, «Sapeva di piscio!» esclama sputando in terra.
  10. «Beh, dubito che gli altri resteranno in metro ancora per molto...» cammino con fare disinvolto mentre lancio qualche occhiata in giro per assicurarmi che gli altri presenti nel parcheggio non siano sospetti.
  11. «Grazie, per aver ammazzato il mio contatto...» dico sospirando con fare leggermente sarcastico anche se Gagarin non si è rivelato affatto utile fino ad ora. «E questi invece?» dico accennando ai tizi vicino al furgone «Aspettavano lui? E perché è così importante entrare nel suv?» domando mentre scopro le pistole dalla felpa lasciando che sia solo la giacca a celarle alla vista.
  12. Quando accenni alla sua dialettica abbozza a sua volta un lieve sorriso divertito «Molti sono gli interrogativi a cui non posso rispondere ma non apprezzo che le menzogne lordino le mie labbra. Schierarmi non è affine alla mia natura. Se un domani le nostre strade si incroceranno ancora ricorda che la scelta non sarà stata mia. Non è mai la freccia che sceglie il bersaglio. Se la freccia viene scoccata è sempre a causa del tiratore e del bersaglio». L'uomo sembra non curarsi di aver lasciato cadere la maschera, anche se in realtà non avendo mai detto nulla di se l'unica maschera ad aver lasciato cadere è quella che tu ti eri creato di lui sulla base di alcune supposizioni. Danza con le parole e da un lato sembra provare gusto nel farlo ma allo stesso tempo c'è qualcosa di più. Sembra non poterti parlare in modo diretto. Hai due scelte davanti a te. La prima è spronare i cavalli al galoppo e raggiungere la locanda a notte fonda, la seconda è viaggiare fino al tramonto per poi accamparti da qualche parte e raggiungere la locanda l'indomani verso mezzogiorno.
  13. «Almeno per un'altra giornata condividerò la tua strada giovane lupo. Oltre questa qualsiasi altra previsione sarebbe vacua, da lungo tempo non sono più padrone del mio destino» parla in modo leggermente artefatto ma stranamente per lui sembra essere una cosa normale. «Da molti luoghi ma da nessuno in particolare. Un uomo, diverso da alcuni e uguale a tanti altri...» ora invece hai la quasi certezza che sotto la sua espressione imperscrutabile si stia burlando di te.
  14. «Ah, quindi mi hai appena detto che quel tizio potrebbe essere uno dei pochi a sapere qualcosa e ti aspetti che me ne vada?!» scuoto il capo «Non hai idea di quanto vorrei spararti in questo momento...» gli dico senza per nulla condividere il suo sorriso. «Prima Gagarin ti voleva morto, poi dice di averti ucciso ed ora hai parlato con lui? Quando? Ed è ancora vivo?»
  15. L'uomo ti ascolta mentre parli ma non sembra dare molto peso a quello che dici, alla fine ti scruta negli occhi e risponde con un laconico «Molte cose...» la frase sembra innocua ma il tono duro con cui lo dice e lo sguardo gelido nei suoi occhi ti fanno quasi pensare che dietro quelle parole si celi una minaccia. Poi distoglie lo sguardo e torna a fissare avanti. Quel breve istante ti spinge a riconsiderare tutto quello che sai sul conto dell'uomo: in pratica nulla. Sai che è un messaggero ma solamente perché vi ha consegnato due missiva e ha portato notizie della guerra neanche lui si è mai definito tale. Non ha mai neanche detto nello specifico di volersi unire a voi ma solamente di poterti seguire.
  16. «Merda, odio quando fanno così...» commento tra me e me. «Perché?» domando non capendo bene cosa stia accadendo e quel "in un modo o nell'altro" mi lascia ancora più perplessa. «Non penso tu mi abbia portata qui per lasciarmi uccidere 'sti tizi. Ma lo farò se non mi illumini, perché non so altro!» mi affianco a lui parlando in un soffio di fiato lasciando trasparire solamente nelle ultime quattro parole un filo di esasperazione.
  17. Dohan annuisce e va verso gli altri, sceglie rapidamente una decina di uomini del nord e li conduce in avanti spronando i cavalli e superandoti. Alle tue parole l'uomo alza le spalle guardandoti con i suoi occhi grigi, della stessa tonalità dei capelli. L'uomo sembra non provare nulla di particolare verso di te, ne simpatia ne ostilità, ma ti osserva ed in qualche modo sembra interessato a quello che fai e perché lo fai. «Questo o restare un altro mese tra quelle fottutissime nevi. Mi piaceva quella cavalla...» parla con tono spassionato e sembra più rattristato per la morte della cavalla che per la perdita della mano. «Servono due mani per ferrare e pareggiare i cavalli...» risponde semplicemente alzando il moncherino.
  18. Nel notare i tizi inforco gli occhiali neri a specchio hi-tech e rallento il passo fino a fermarmi. «Dimmi che siamo qui per ammazzare qualcuno e non per entrare in quel suv...» dico con il tono di chi odia le sorprese e questi giochetti.
  19. Studi la mappa con attenzione mentre la colonna degli uomini del nord inizia ad allontanarsi sempre di più. Ti trovi più o meno nel cuore del regno, sul confine dei territori dei Frey, la locanda in questione è ad una giornata circa di viaggio mentre per il fronte ci vuole una settimana spronando i cavalli. Ti concentri sulla marca di Ordeiz e quello che vedi ti lascia quasi deluso, la mappa non è molto precisa in materia. La marca si allunga verticalmente da sud a nord ed i suoi territori che non sono occupati dalla foresta di Cetre sono solamente quelli che vanno dal limite della foresta alla linea del confine. In pratica i territori abitati della marca sono una piccola fascia di terra libera racchiusa tra la foresta a nord, la dorsale ad est, il confine a sud e le marche di Cynrad ad ovest. La mappa riporta solamente tre punti sulla mappa. Due fortezze ed una città. La prima è arroccata a difesa di un valico formato dalla dorsale del drago con una montagna solitaria sulla linea del confine, la fortezza è praticamente isolata dal resto del mondo ed è di piccole dimensioni. L'altra fortezza invece si trova esattamente al centro della linea del confine, di medie dimensioni, è l'ostacolo principale per entrare nelle marche. Passi la mappa ad Exan e lui ripone il tutto rapidamente per poi voltare il cavallo e tornare dagli altri, nel frattempo Dohan ti ha mandato a chiamare il messaggero. «Khadgar» si presenta semplicemente tendendo il braccio sinistro per condividere la stretta. La sua stretta è forte, non forte come quella di chi riesce a tendere uno dei vostri archi lunghi ma come uno che sia abituato a tirare di scherma da lungo tempo. I calli sull'unica mano che gli resta sembrano confermare questa teoria. L'uomo ha passato la quarantina da qualche anno e ha già i capelli brizzolati, è di poche parole e ha accettato la perdita della mano senza fare storie o altro, come se fosse una cosa da nulla. Il suo cavallo era morto quindi gliene avete dovuto dare uno dei vostri e ci hai messo veramente poco per renderti conto che è veramente abile a cavallo.
  20. Arcuo un sopracciglio ma non rispondo ulteriormente, darei via volentieri il mignolo di entrambe le mani per non vederli mai insieme 'sti due. Mentre camminiamo continuo a guardarmi intorno ed a studiare gli ambienti come se dovesse saltare fuori un russo, o chiunque, da un momento all'altro. Cammino con le mani lungo i fianchi e sono pronta a scattare come una molla. «Nome?»
  21. Visto che da ieri è nelle sale mi pare giusto postarla.
  22. «La farò breve... spero per te non sia una frase abituale!» commento ironica. Non mi piace il modo in cui mi sono lasciata sorprendere quindi eccomi a punzecchiarlo senza alcun motivo in particolare. «Riprova, con qualche dettaglio e qualche nome in più» aggiungo per poi riprendere subito a parlare «Ne sto cercando due in particolare, i gemelli inchiostro o come diavolo si fanno chiamare. Ma la città è grande e sarebbero un ago nel pagliaio da trovare anche se fossi della zona...»
  23. «L'inverno non mangia i lupi...» ripete tuo fratello «... ma il più smargiasso tra i lupi è quello che non vede il crepaccio...» termina per punzecchiarti sorridendo a sua volta. Ti stringe l'avambraccio con forza poi si stacca e volta il cavallo a sua volta, guidando i suoi uomini sulla strada che tende ad Ovest. Scambi rapidi saluti con alcuni di quegli uomini e così fanno loro con te e con alcuni dei tuoi Nell'ascoltare i tuoi ordini Dohan sembra galvanizzato dall'essere stato salvato dall'ennesima versione della storia «Abbiamo caricato così tanto i cavalli che dovremo metterci di impegno per finirle tutte!» a sua volta il mercenario sprona il cavallo per avvicinarsi «Certo Grande Capo!» esclama con fare ironico chinandosi sulla sella e staccando, tra le varie sacche che vi sono appese, un grosso tubo di cuoio. «Perché?! Perché non è mai abbastanza!» dice mentre stappa il tubo di cuoio e ne estrae una mappa, porgendotela. Purtroppo le mappe sono rare e quelle accurate ancora di più, specialmente al nord dove qualsiasi cosa oltre il Nír è considerata troppo a sud per essere di interesse. Non ne avete una nel dettaglio della zona dove vi trovate ma una generale del regno si. Mentre Exan ti passa la mappa Dohan va a chiamare il messaggero.

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