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La nostra storia - Supereroi


Joram Rosebringer

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La mattina è il momento peggiore per me: proprio non carburo. Potete chiedermi quello che volete, ma prima di aver bevuto un caffè non c'è verso che io possa essere sveglio. Alzato sì, sveglio proprio no. Cosa volete? Non avete mai provato quella sensazione di sollievo quando finalmente portate alle labbra la tazza di caffè bollente e ben zuccherato? Fino ad allora il mondo là fuori può fare quello che vuole, ma qui dentro, nella mia casa è come se il tempo si fosse fermato. Sono io a farlo, almeno fino a quando non alzo gli occhi verso l'orologio ed allora mi accorgo che anche stamattina ho esagerato ed arriverò un'altra volta in ritardo.

Einstein ha detto una volta che il tempo è relativo.

In realtà è relativo a me, come a chiunque altro... fino a quando non mettiamo il piede fuori dalla soglia di casa. Ed allora bisogna correre perchè si è spaventosamente in ritardo. A volte desidero che tutti siano in ritardo, rispetto a me, così per una volta io sarei in orario almeno.

Ma per ora il problema non si pone, in questa specie di lavoro che porto avanti il tempo ha dei ritmi diversi... mi godo questa diversità. Finchè dura.

Ho pensato a questo mentre uscivo dal bagno, caricavo la caffettiera di acqua (sì, l'ho messa, devo ricordarmene sempre sennò brucio la guarnizione della caffettiera), accendevo il fuoco, guardavo almeno una decina di volte l'orologio. Adesso il caffè sta venendo su, ma non so cosa sia: se un colpo di sonno od un pensiero di troppo, forse un attimo di indecisione nel spegnere il gas.

La caffettiera borbotta in modo sinistro. So cosa mi aspetta, è una di quelle trappole che fanno il caffè corto con la schiuma. Solo che se metti appena un po' di acqua di troppo o lasci acceso il gas un istante di più....

Impreco mentre il caffè inizia a bollire e schizza in un getto allegro al di fuori del beccuccio di quella trappola; tutto sul fornello o quasi. Parte riesco a farlo finire nella tazza, ma spero che lassù da qualche parte non abbiano prestato molta attenzione agli insulti che ho appena pronunciato. Adesso dovrò metterci il latte, visto che già soltanto l'odore del caffè bruciato nella stanza ha cominciato a darmi fastidio.

Non ho nemmeno tempo di caricare di nuovo quella stramaledetta Moka e farmene un altro.

Brutto risveglio stamattina.

Il caffè è veramente schifoso, lo inondo allegramente di latte freddo e butto giù uno schifoso caffelatte gelido. Ecco adesso sono pronto per uscire... spero solo che in laboratorio facciano un caffè, così ne scroccherò allegramente una tazza.

Sono in ritardo però.

Prendo in fretta lo zaino, controllo di avere le chiavi in tasca e sbatto velocemente la porta d'ingresso dietro di me. Davanti a me c'è un gatto. Non ho un gatto, mai avuto. Ma so che qui a Trieste è pieno di queste maledette bestiacce. E' lì fermo che mi fissa, ma è anche tra i piedi:

-Allora mi vuoi lasciar passare?- gli dico infastidito.

Come se potesse capirmi, stupida bestia.

Ed invece il gatto mi miagola contro. Spero soltanto che di chiunque sia se lo venga a riprendere perchè io certo non lo voglio più vedere tra i piedi.

L'animale si sposta con un salto per lasciarmi passare e miagola ancora, come se volesse attirare la mia attenzione. Ma non ha bisogno di farlo.

Là sullo zerbino c'è un giornale.

So di essere in ritardo, ma lo raccolgo sovrappensiero. Nell'androne non c'è nessuno e quindi lo hanno lasciato lì apposta, proprio davanti alla mia porta.

Ma che diavolo?

Il gatto non miagola più, ma è come se trattenesse il fiato mentre io distendo il giornale e leggo la prima pagina: casualmente leggo le prime righe sopra il titolo, quelle con la data ed il giorno: mercoledì 24 Novembre 2004. Sì, mercoledì, oggi è martedì... ecco adesso ho capito. Mi hanno scaricato il gatto davanti alla porta di casa ed hanno usato il giornale come lettiera. Quel gatto potrebbe averci pisciato sopra. Con schifo lascio cadere il giornale a terra, il più possibile vicino al gatto di modo che l'animale se ne vada. Ma quello si sposta e mi guarda, sornione.

Miagola di nuovo.

Ma adesso sono troppo in ritardo. Devo proprio andare.

E' quando arrivo alla seconda rampa delle scale che realizzo che c'è qualcosa che non va. Ho appena visto qualcosa che non dovrebbe esistere, perchè la data non è quella della settimana scorsa. Se oggi è il 23 Novembre quel giornale ha la data di domani...

So di essere in ritardo, ma ripercorro le rampe di scale a ritroso... se non si tratta di uno scherzo io sicuramente mi trovo ancora a letto a dormire.

Riprendo in mano la copia ormai sgualcita e leggo le prime notizie... la cronaca... la politica... dò un'occhiata veloce e febbrile sotto lo sguardo interessato di quel maledetto gatto.

No non si tratta di uno scherzo.

Ed adesso che faccio?

Cucù...il telefilm mi piaceva troppo e così....

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Salve diario... ti dispiace se ti chiamo Peter? Sei il mio unico confidente e poi se tu fossi veramente Peter potresti capirmi, avendo il mio stesso dono e la mia stessa maledizione.

Sai, mi considero un supereroe felice. Ho questi poteri che non posso rivelare a nessuno e so che li devo mettere al servizio di chi ha bisogno. Ma non è un obbligo. E' una scelta. Non riuscii a salvare una ragazza perché ero normale ed ora che non lo sono e posso farlo non devo tirarmi indietro.

Oggi non sono andato con i miei colleghi in pausa pranzo. Ho approfittato della venuta dell'inverno per mettermi il costume sotto i miei vestiti, come farebbe un supereroe. Poi ieri l'ho lavato e quindi non puzza più.

Ma fa un caldo pazzesco!

Il fatto che sono uno che non soffre il freddo mi ha agevolato. Nel vedermi solo con la mia maglietta e senza giacca, mi hanno solo preso in giro per la mia "invulnerabilità" al freddo, senza sospettare nulla. La mia passione smodata per l'Uomo Ragno dei fumetti poi mi rende un insospettabile: come per la lettera di Sherlock Holmes, non si aspetterebbero mai che il vero Uomo Ragno sia chi desiderava da sempre esserlo.

Comunque, dicevo che non sono andato con loro in pausa pranzo. Salendo le scale di uno dei palazzi fino al tetto, mi sono cambiato e sono uscito a volteggiare un po', senza aspettarmi di salvare qualcuno, visto che la zona è abbastanza tranquilla e piena solo di uffici.

Quindi mi sono aggrappato sul lato della locomotiva del primo treno che passava e mi sono diretto verso il mio quartiere. Avevo voglia di farmi vedere, di osservare la gente che mi indica e acclama.

E così è stato.

Mi sono fatto il mio bagno di folla, facendo acrobazie in aria solo per il piacere di farle e di farmi vedere, poi sono tornato alla stazione, aggrappandomi ad un treno per il ritorno.

E' stato allora che ho visto un bambino nomade attraversare i binari. Già ne era rimasto ucciso uno non troppo tempo fa... e non avevo intenzione che la storia si ripetesse. Ho lanciato una tela al primo palo e mi sono lanciato davanti al treno che cominciava a frenare. L'ho afferrato al volo e portato in salvo ai lati della ferrovia.

Ho guardato il suo volto impaurito e grato e ho capito che pur se mi stancherò nel fare questo, pur se mi faranno male i muscoli alla fine della giornata, pur se i dolori rimarranno per settimane... gli sguardi e le lacrime di gioia rimarranno sempre più a lungo.

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E' passata una settimana, e io e il simbionte abbiamo stabilito confini reciproci: cosa posso chiedergli di fare, e cosa può pretendere da me.

In tranquillità, fra una pagina di un libro di biologia e un'altra, ho cominciato a capire come interagisce con me, in che modo posso accordarmi con i suoi pensieri, e come cercare di svincolarlo, almeno parzialmente, dalle mie emozioni. Ho letto abbastanza fumetti su anti-eroi con costumi senzienti per avere una mezza idea sul funzionamento di cose come questa.

Una cosa non mi quadra, più che altro: Spiderman ha incontrato il costume simbiotico mentre cercava una macchina in grado di ricostruire il suo. Io in un distributore di profilattici. So che c'è dell'ironia nella cosa, ma non voglio coglierla.

Sono riuscito a vederlo. Un giorno sono andato in bagno, fingendo di dover evacuare. Mi sono spogliato, e lo ho "richiamato." Sto imparando a controllarlo, a fargli rispondere alle mie esigenze. E' affascinante, anche se un po' disturbante, vedere come il simbionte mi rivesta totalmente, ampliando la mia struttura muscolare, e creandosi un corpo egli stesso. Ho quasi paura nel vedere le sue grandi fauci allo specchio. Fortunatamente, so che comunque là sotto ci sono io. Che quello che si muove sono io. E non lui.

Spero.

Non posso esercitarmi a casa. Cosa direbbero i miei, vedendo una cosa nera e viscida fluirmi dalla pelle per fare quello che gli chiedo? Sverrebbero, come minimo. Quindi, riesco spesso a trovare un momento libero per recarmi nella mia "palestra."

In città, i vecchi vicoli sotto il duomo sono sempre vuoti. Non ci abita più nessuno da anni, tanto che ormai stanno demolendo molte case per far posto a nuovi edifici, più moderni. In quei vicoli posso liberarlo.

Per prima cosa, ho fatto test sulla sua forza fisica. O meglio, sulle sue capacità di incrementare la mia forza fisica, che non è granché. Posso fare molte cose che finora ho visto solo nei fumetti: scalare pareti a mani nude, alzare massi enormi come se fossero di polistirolo (Venom sollevava autobus a due mani, ma Eddie Brock era già palestrato di suo)... E il simbionte può estrudere delle appendici in grado di afferrare oggetti distanti, o prendere la forma che voglio dargli io. Una volta ho provato, per una mia sega mentale personale, di fargli modellare due lunghe lame sul mio avambraccio destro, ma rimane ancora troppo fluido per poter essere efficace. E poi non credo che gli piaccia farlo.

L'ho convinto a fare una cosa, realizzando così un mio piccolo sogno. Mi sarebbe sempre piaciuto avere un simbolo sul petto come un vero supereroe, tanto che avevo deciso di tatuarmici il simbolo del pericolo biologico. Così, siamo riusciti a trovare un accordo su una sua personale versione del suddetto simbolo, molto grande ma un po' inquietante.

Possiamo convivere, almeno al momento. Ma ho paura di ciò che potrà chiedermi in futuro.

-MikeT

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E' notte.

Fa freddo, ma non lo sento. Sto correndo rapidamente tra i campi, vicino a casa mia.

Stasera non mi curo del mio passo pesante, e lascio che il rumore schizzi selvaggio attorno a me.

Distante c'è un cane randagio, che percepisce la mia presenza, il mio odore, e scappa con la coda tra le gambe.

Bravi animali i cani!

Sanno sempre cosa fare, e di chi fidarsi. Sono i miei sudditi!

Mi piace pensarlo cosi. Dopotutto siamo molto simili, per certi aspetti.

Mi chiamano lupo..Wolf..non sanno quanto ci azzeccano!

Ma questa notte non so cosa fare. La mia ragazza è a casa, ovviamente ignara di tutto come al solito.

Ma questa sera non ho voglia di sfasciare automobili.

Non ho neppure voglia di assaliri i poliziotti ignari per le strade, con quei maledetti autovelox per strada.

Non so cosa fare.

Quando voglio divento grosso e potente, il famoso Lupo mannaro di cui tutti parlano nelle storie per bambini. Anzi, qualcosa di diverso. Mantengo la mia mente e le mie conoscenze, e non ho voglia di mangiare nessuno.

Sono solamente grossissimo, e invulnerabile praticamente.

Ieri sera mi sono piantato un paletto di un ponte, cadendo stupidamente da un palazzo veneziano mentre cercavo di ammazzare quanti più colombi possibile. Mi sono causato un buco enorme all'altezza della spalla, e credevo sarei morto dissanguato. Ho fatto di tutto per trattenermi dall'urlare, ma non ci sono riuscito e un ruggito ha sconquassato l'aria notturna.

E sono anche dovuto scappare di corsa perchè nessuno mi vedesse, e per fortuna ci sono riuscito.

Dopo mezzora ero guarito quasi completamente, e ora anche il pelo della spalla è ristabilito.

Mi da un po' fastidio tutto questo pelo, ma almeno non soffro il freddo.

Continuo la mia corsa e con un destro abbatto un albero.

Non so perchè, ma la rabbia che ho dentro devo sfogarla in qualche maniera.

E' un po' che ho scoperto di poter diventare cosi, la notte.

Ma nessuno lo sa, e non ho ancora sfruttato questa cosa. Mi sono stancato di dover lavorare tutto il giorno, per guadagnare qualche soldo per una casa, quando potrei semplicemente vivere di rendita grazie alla fama.

Beh, da domani la città mi conoscerà!

E la fama arriverà, arriverà come dico io..molte cose cambieranno, e sarà divertente vedere cosa faranno quei puffi col casco blu..

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  • Amministratore

Ieri sera ero a casa di amici per la partita settimanale di Dungeons&Dragons. Eravamo seduti sul divano del salotto, guardando il TG mentre aspettavamo i soliti ritardatari.

Dopo le solite notizie (Berlusconi, un omicidio, un impianto chimico negli Stati Uniti che esplode uccidendo 300 e passa persone), è passato un servizio intitolato "Lupo Mannaro avvistato in Veneto", seguito da un minuto e mezzo di filmato in cui si vedeva una qualche bestia pelosa in distanza nel buio, come in quel famoso filmato del Bigfoot di qualche anno fa. Il padrone di casa ha detto "da quando non c'è più Mentana il TG5 è diventato Studio Aperto" e poi ha messo su Italia 7 Gold (nota emittente locale) perché c'era Lamù. Fino a un mese fa anch'io avrei liquidato la notizia come il solito scherzo di qualche buontempone, ma adesso non so più a cosa credere.

Stamattina sono riuscito a rendermi utile grazie al mio potere. Ero a lezione all'università, quando dalla strada ho sentito le sirene della polizia. Io e i miei colleghi ci siamo affacciati per vedere, dall'altra parte della strada, un uomo con un coltello circondato da una decina di agenti di Polizia. I poliziotti avevano le pistole in mano, ma fortunatamente siamo in Italia, e stavano cercando di convincere l'uomo a consegnarsi senza far del male a nessuno. In un momento, pur essendo a una trentina di metri di distanza, gli ho strappato il coltello di mano e gliel'ho puntato alla gola. Il criminale ha alzato le mani, permettendo alle forze dell'ordine di ammanettarlo e portarlo via. Sono venuto a sapere che quel tizio aveva accoltellato un negoziante dall'altra parte di Udine (fortunatamente in maniera non grave) e poi si era allontanato con tutta calma verso il centro della città; qualcuno aveva notato che aveva ancora il coltello in mano e la polizia era intervenuta. Naturalmente nessuno si è accorto di me.

Ultimamente mi sveglio verso le cinque del mattino, ma visto che fa freddo e il sole sorge tardi, rimango in camera mia ad esercitarmi. Non ho ancora sperimentato il trucco del flusso sanguigno, perché temo che i fumetti Marvel non siano fondati su basi scientifiche, e potrei uccidere qualcuno (ho chiesto ad un mio amico che studia medicina cosa potrebbe succedere se qualcuno mi invertisse il senso della circolazione, e lui prima mi ha guardato strano e poi si è messo a ridere). La limatura di ferro si è rivelata un'idea geniale; in pochi secondi posso darle praticamente qualsiasi forma desideri. Posso creare uno scudo, una lama, un disco levitante... mi diverto, come nei cartoni animati giapponesi, a esclamare "Lame rotanti! Pugno d'acciaio!" mentre mi alleno. Comincio a considerare quell'ammasso di polvere ferrosa come una creatura unica, un'animale di compagnia; le ho anche dato un nome (Polaris, come la X-woman magnetica)... Sembra assolutamente idiota, ma se non trovassi questi piccoli espedienti per sdrammatizzare la situazione, il peso del mio segreto mi schiaccerebbe.

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Ho un mal di schiena allucinante, Peter. Mi sono svegliato ieri mattina con il torcicollo e, oltre alle solite imprecazioni di rito, mi sono ritrovato a ridere al pensiero di essere un supereroe con problemi muscolari.

Ma, naturalmente, non potevo passarla liscia. E così mi sono ritrovato proprio ieri sera a dover scappare letteralmente di casa.

Ero appena tornato dal lavoro, felice per aver finalmente concluso una giornata noiosa e pesante. Stavo aspettando i miei parenti per il compleanno di mio fratello. Alla televisione scorreva il solito telegiornale e l'unica notizia un po' diversa era quella di una sorta di Lupo Mannaro avvistato in Veneto. Normalmente avrei riso nel sentirla, invece mi sono ritrovato a pensare che forse non ero poi così solo come pensavo. E devo dire che la cosa, invece di farmi piacere, mi ha dato un po' fastidio. Finora ero l'unico supereroe, l'unico essere speciale nel mondo. Mi hanno dedicato intere trasmissioni e approfondimenti, come se fossi un UFO. Invece mi sono ritrovato a fissare le immagini fugaci di un essere che poteva essere mio rivale, un rivale a livello di fama e di unicità al momento. Un brivido di paura mi percorse la schiena al solo pensiero di incontrarlo. Finora ho solo combattuto criminali normali, gente che al mio confronto non è nulla, quindi il sapere che vi sono altri come me, oltre al fastidio che ho detto, mi intimorisce.

Per la prima volta da quando ho questi poteri, ho avuto paura di morire ucciso da uno di loro.

Stavo proprio pensando a questo, quando ho sentito un urlo provenire da fuori. Nel mio quartiere non è una cosa nuova, visto che tutti strillano per le minima cosa, compreso un semplice cane che fa i suoi bisogni un metro più in là rispetto a dove dovrebbe. Ma quello aveva qualcosa di particolare, di disperato.

Con una scusa banale quanto quella di scendere un attimo a comprare le sigarette, sono sce so di corsa dal portone, solo per poi entrare nella chiesa e nascondermi tra le travi del suo soffito alto per cambiarmi. Ancora ora penso che mi sarebbe proprio piaciuto vedere la faccia dlele due vecchiette che mi hanno visto volteggiare fuori dal portone, rasentandole di pochi centimetri.

Ho raggiunto l'origine delle grida quasi subito e mi sono accorto che c'era una macchina che stava andando a fuoco. Io odio il fuoco. Non mi sono mai imparato a stirare, nonostante sapessi fare tutte le altre faccende domestiche, proprio per la paura di scottarmi con il ferro. Eppure mi sono ritrovato a strappare quello sportello come se fosse di carta, sorprendondomi ancora uan volta delle mia capacità, tirando fuori un uomo che aveva gli occhi di un bambino impaurito.

Eppure c'era qualcosa che non mi quadrava. Quella macchina non aveva motivo per andare a fuoco. Nessun incidente. Niente. Solo questo fuoco che incombeva.

Fu proprio questo sospetto a salvarmi da una siringa che quell'uomo stava per piantarmi in un braccio. Ed allora capii che avevano inscenato l'incidente proprio per farmi accorrere. Liquidai la cosa con un pugno ben assestato che lo mandò a terra privo di sensi. E fu allora che delle macchine mi circondarono, vomitando uomini che avevano le pistole puntate contro di me. Finalmente si erano fatti vivi e volevano scoprire chi ero e come utilizzarmi. Uno di loro mi parlò di un affare vantaggioso se li avessi ascoltati. Ma non sentivo nulla. Volevo solo fuggire.

I muscoli tirati del collo si fecero sentire ancora, dicendomi che non potevo rischiare di sforzarli troppo. Il mio istinto mi urlava di andarmene.

E diedi ascolto all'istinto.

Lanciai una ragnatela verso il campanile della chiesa e mi issai con tutta la forza e la velocità che potevo, schizzando via in un batter d'occhio. Come immaginavo, non potevano mettersi a sparare in una zona affolata e di solito calma come quella.

Proprio sopra il campanile, rimasi per qualche minuto ad osservare se mi avevano seguito o no. Poi, una volta sceso in chiesa per riprendermi i vestiti, per sicurezza volteggiai per qualche palazzo, fino a rifugiarmi in un prato buio: il Campo Gioia. Lì mi cambiai e tornai a casa a piedi, sotto lo sguardo severo dei miei genitori.

Purtroppo loro non sanno chi sono e queste cose ogni tanto le dovrò ancora subire. Ma intanto mi subisco questo mal di schiena allucinante.

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Ormai vorrei non dover uscire di casa la mattina. Perchè ogni volta che esco il giornale è là che mi aspetta sullo zerbino. Il giornale di domani.

Dopo il primo giorno ho provato a buttarli via, nel cassonetto della carta. E' ovvio: così almeno ho la coscienza a posto. Ma chiunque me li consegni la mattina non desiste: alcune mattine fa ho provato ad alzarmi una mezz'ora prima e ad aspettarlo dietro la porta, in silenzio, con in mano il mio caffè bollente. Ma quando ho sentito il giornale sbattere contro la porta e l'ho aperta di scatto per vedere chi fosse....

Quel maledetto gatto, sempre là, che mi fissava con impudenza.

Lo odio, anzi lo detesto.

-Perchè non mi dici chi è che si diverte a fare questo scherzo?- gli ho detto stamattina.

Il gatto mi ha soltanto miagolato in risposta, tranquillo.

Prima che miagolasse troppo forte ho sbattuto per terra la ciotola con il latte scaduto ieri. Maledetta bestia futuribile, vedremo se resisterai anche al latte in via di scadenza!

Mi sono sentito un po' in colpa forse. Perchè prendersela con una povera bestia?

Ma quando ho preso la ciotola per buttare via il latte e dargliene dell'altro lo aveva già finito. Vuol dire che per oggi ti verrà soltanto il mal di pancia, maledetta bestia. Domani latte nuovo, se te lo meriti, ho pensato.

All'inizio pensavo che bastasse dargli un po' di latte perchè rinunciasse, ma non desiste...continua a presentarsi davanti alla mia porta. A questo punto, so che è assolutamente folle, ma sono indotto a pensare che sia il gatto a portarmi il giornale.

Maledetta bestia.

Uscito di casa sono andato verso il cassonetto per buttare via il nuovo giornale: la carta liscia e le pieghe intatte. Spero soltanto che nessuno mi noti mai mentre lo butto via. Forse dovrei metterli in casa e buttarli via un po' per volta, quando non sono più sospetti... Sì certo, ma questo soiltanto se non riuscissi a farlo smettere.

Di natura sono pessimista.

Ma stamattina non ho buttato via il giornale: non ce l'ho fatta. Stavo per imbucarlo quando ho visto qualcosa sotto la data del 26 Novembre:

TRIESTE, FUGA DI GAS FA CROLLARE UNA PALAZZINA: 8 MORTI.

Mi blocco e leggo la notizia con un soprassalto. L'indirizzo non è lontano da dove abito io. C'è descritto tutto: da cosa è stata provocata la fuga di gas e tutto il resto. Ma perchè devo immischiarmi?

Chi sono io per farlo?

Qualcuno dice che quando si è buoni due volte si diventa fessi.

Io mi sento eternamente fesso, ma è più forte di me.

Da un telefono pubblico dell'Università telefono al numero verde dell'Acegas.

-Pronto, sì signorina. Sento una tremenda puzza di gas. Sì in via Vecellio 16. Potete controllare in quello scantinato, proviene da lì l'odore, mi pare. Un tubo che perde nella parete a nord, dietro le bombole usate...-

-Come lo so? Ehm... Controllate.-

Riattacco. Certo che mi sento proprio stupido a fare la voce stridula da vecchietta. Spero solo che la signorina mi dia retta.

Anche oggi arriverò in laboratorio in ritardo.

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Ciao Peter.

Oggi sono appena tornato da Palermo e non avevo proprio voglia. Domani c'è uno sciopero dei mezzi di trasporto, aerei compresi... ed io speravo che ci fosse anche oggi. Mi era anche venuto in mente di mettermi in malattia e rimanere lì, ma ormai sono qui a Roma.

Ogni tanto penso a cosa fare quando mi trasferirò laggiù, in quell'isola. Ci sono un sacco di problemi e qualcuno di essi mi dice anche di smettere questa mia carriera supereroistica. Sarebbe un po' strano se il mio trasferimento coincidesse con l'apparizione dell'Uomo Ragno a Palermo e la sua conseguente scomparsa da Roma. Non credo ci metterebbero tanto a capire che sono io.

Sto pensando seriamente a cosa fare. Forse sarebbe meglio smettere per un po', per far credere a tutti che sono scomparso e poi riapparire qualche mese dopo il mio trasferimento. Ma la domanda è: riuscirò a starmene con le mani in mano per tutto questo tempo? A volte ho paura che non sia l'uomo a riempire la maschera, ma la maschera a riempire l'uomo. Ho bisogno di essere l'Uomo Ragno. Non so ancora se per il bagno di folla e celebrità o se per salvare vite innocenti.

Non lo so.

Ammetto di non sopportare le ingiustizie e di darmi da fare appena ne vedo una, ma ammetto anche che molte volte indosso il costume per semplice sfogo e per farmi notare, per godere del mio quarto d'ora di celebrità. E' giusto? Non lo è? Intanto mi piace pensare che questo sfoggio di fama fa in modo che molta gente stia meglio, sia venendo salvata che prendendo ispirazione da me. Forse è solo un modo per mettermi l'anima in pace... ma almeno per il momento funziona.

Eppure ogni volta che sento al telegiornale la notizia di un omicidio o di un crimine, mi sento in colpa per non essere potuto intervenire, pur se magari era in un'altra città. Lo so che non posso essere dappertutto. Forse neanche Superman potrebbe... ed io sono ben poco in confronto a lui. Ma il senso di colpa c'è e non riesco a mandarlo via.

Per stasera non ho programmi. Penso proprio che me ne andrò a farmi due volteggiate in centro. Ho bisogno di librarmi tra i palazzi, di arrampicarmi su muri antichi. Ho bisogno di me.

O della maschera?

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Sono a casa.

Questa sera non mi muovo. Sto davanti al pc.

Ho anche detto alla mia ragazza che sono stanco per la giornata a Vicenza, cosi posso stare tranquillo.

Forse è vero.

L'altro giorno sono stato avvistato veramente. I giornali hanno parlato di me, mitizzandomi.

E intanto inneggiano alla figura di quella cosa che volteggia tra i palazzoni di Roma.

Mi fa nervoso!

Perchè lui è riconosciuto da tutti, mentre io sono solo "la visione di un vecchio ubriaco"?

La voglia di andare ad abbattere un paio di quei palazzoni sui quali si attacca è parecchia.

Vado la, lo aspetto, e appena lo vedo gli strappo il costume e lo uso come slip.

Ahahah, mi piace l'idea. Tutti riderebbero di lui, e mi temerebbero.

Si mi temerebbero.

E voglio vedere come faranno a fermarmi!

Ma non sono sicuro di sapermela cavare veramente, su tutte le forze dell'esercito si mettono contro di me.

Prima di fare qualcosa devo trovare qualcun'altro come me..no, non come me!

Più debole di me!

E fino a qua è semplice. Non c'è nessuno più forte di me.

Tranne quella stupida "massa" umana, se si uniscono contro di me.

Ma qualcun'altro disposto ad ammazzare un paio di vecchie tra le mani di quella cosa svolazzante deve pur esserci!

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  • Amministratore

Attorno a me il mondo sta cambiando ad una velocità incredibile.

L'Uomo Ragno a Roma. Una notizia accompagnata da una tale quantità di materiale fotografico da non poter essere catalogata come la solita truffa. Un supereroe in Italia, oltretutto nella capitale, ha creato la solita coda di opinionisti, e la maggior parte è contraria: una scheggia impazzita, uno che agisce al di sopra della giustizia... i fumetti non hanno insegnato niente. Anche se vivo a centinaia di chilometri di distanza, credo che questo Spiderman sia veramente un eroe... vorrei conoscerlo di persona.

Intanto ho fatto altri incontri interessanti. Un paio di giorni fa, mentre andavo a piedi da una sede all'altra dell'Università, mi sono trovato ad attraversare piazza I Maggio, il Giardin Grande, al centro di Udine. Ho sentito il fastidioso suono dell'allarme di un'auto, mi sono voltato verso di esso, e ho individuato due teppisti che stavano sfasciando i vetri di un'auto con dei bastoni. A parte l'inutilità del gesto, vandalismo gratuito, mi sono detto "vediamo se posso fare qualcosa". Grazie a Polaris, la mia "polvere magica", mi sono coperto il volto con una maschera, ho lasciato a terra lo zaino e mi sono avvicinato.

"Fermatevi", gli ho intimato. E i due si sono fermati. Solo che non ero preparato al seguito.

Il più alto dei due, un bestione di oltre due metri con il fisico del palestrato, con un suono simile ad una scarica elettrica, si è letteralmente ricoperto di metallo, come se la sua pelle fosse d'acciaio. Senza scomporsi, ha sollevato l'auto sopra la testa come se niente fosse, e me l'ha scagliata addosso.

Mi è parso che il tempo si dilatasse all'infinito. Qui, in centro a Udine, si stava svolgendo una battaglia tra superuomini, e io ne ero proprio al centro. Non solo, questi giovani "mutanti", che non sembravano molto più vecchi di me, dimostravano di non avere la minima attenzione né per l'altrui proprietà, né per la vita umana. Se fossi stato un ragazzo normale, sarei finito sotto quintali di automobile, e adesso sarei una macchia in piazza I Maggio. Ma per fortuna non sono un ragazzo normale.

Ho reagito d'istinto. Probabilmente l'istinto di autoconservazione, l'adrenalina dello scontro, la paura hanno amplificato i miei poteri. L'auto rimane sospesa a mezz'aria a trenta centimetri da me, poi l'appoggio a terra delicatamente. Spero che il proprietario sia assicurato.

Il bestione mi guarda con la bocca spalancata. Evidentemente, era convinto che la sua forza straordinaria avrebbe risolto in un attimo qualsiasi problema. Ma adesso...

"Adesso tocca a me" dico, prima di colpirlo con una spinta magnetica che ha la velocità di un treno in corsa. Agire sull'acciaio organico del mio avversario è un gioco da ragazzi. Lo scaglio dall'altra parte della piazza, poi lo sollevo a trenta metri da terra e lo lascio cadere. Il tizio è steso a terra; credo che abbia perso i sensi perché la sua pelle è tornata della consistenza normale.

Mi giro per affrontare l'altro, ma non lo vedo da nessuna parte. Poi sento un dolore atroce alla base della testa. Chissà come ha fatto ad arrivarmi alle spalle senza che me ne accorgessi. Poi tutto diventa nero; mentre cado a terra svenuto, sento una sirena che si avvicina...

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Era una giornata come tutte le altre, Peter. Nulla poteva presagire quello che sarebbe successo. Al lavoro tutto andava uno schifo, come al solito. Mio cugino non sarebbe uscito e quindi mi ritrovavo da solo senza fare niente. Così, una volta uscito dall'ufficio, mi prese la mia solita voglia di "non ritorno", quella sensazione di voler restare fuori di casa, di non rientrare. Mi capitava spesso anche prima di avere i poteri. Non so cosa sia. E' come se rientrassi in un luogo che non sento mio ed in cui sono a disagio. Eppure non posso dire di avere una brutta famiglia.

Ma stavolta non avevo bisogno di qualche amico con cui uscire, di andare a trovare mia nonna o qualche parente, pur di non tornare. Mi è bastato prendere il mio costume nel mio solito zaino e arrampicarmi di nascosto nel buio di un vicolo.

Arrivato sul tetto, ho appeso lo zaino con i miei vestiti sopra un traliccio dell'energia elettrica e mi sono gettato per le vie della mia periferia.

La mia mente sembrava liberarsi di nuovo da tutti i problemi e da tutto lo stress accumulato. L'aria che mi arrivava in faccia, pur se coperta dalla maschera, mi dava una sensazione di fresca libertà.

Finché non notai qualcosa in basso, proprio sotto il palazzo su cui ero atterrato. Una ragazza era stata messa all'angolo da due individui. Non poteva strillare per la minaccia di un coltello alla sua gola e quindi osservava con terrore la gonna che le veniva alzata a le camicetta che si apriva sotto delle mani affamate.

Non capii cosa mi successe. So solo che scesi immediatamente a terra e afferrai quello che teneva il coltello per il collo, alzandolo da terra, solo per poi sbatterlo sul muro con tutta la mia forza. Non mi fermai nemmeno a sentire il sinistro suono bagnato di qualche osso che si rompeva. Presi l'altro e gli diedi un pugno sul mento, sentendo chiaramente la mascella che si spezzava.

Ma non ero soddisfatto.

Prima che cadesse a terra, lo afferrai per il giacchetto e lo riempii di pugni, finché la sua faccia non divenne una maschera di sangue. Solo allora lo gettai a terra e alzai di peso l'altro, pronto per riservargli lo stesso trattamento.

Invece mi fermai nel vederlo svenuto.

Guardai gli occhi della ragazza davanti a me e vi lessi gratitudine, mista però ad una paura che non comprendevo e che solo dopo compresi essere paura di me. Lasciai cadere a terra quell'ammasso di carne e li legai entrambi con delle ragnatele. Usando il cellulare di uno dei due, chiamai la polizia.

Aspettai che arrivasse con lei tra le mie braccia, consolandola e chiedendole scusa per quella violenza. Poi le sirene blu si avvicinarono. Rimasi con lei per spiegare tutto alla polizia, ma gli agenti non fecero altro che puntarmi la pistola addosso.

Ed io scappai sul tetto, arrampicandomi sul muro per poi lanciarmi lungo le strade, volteggiando ancora per la mia periferia, ma senza quel sollievo dell'aria in faccia.

Mi rendevo conto che non mi sarei fermato... e che quei due li avrei volentieri uccisi.

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Ancora tra i piedi quel maledettissimo gatto.

Esco questa mattina e deposito a terra il latte (non scaduto stavolta). Il gatto miagola rumorosamente e mi sfreccia tra le gambe, mentre raccolgo il giornale. Odora d'inchiostro, come se fosse fresco di stampa. Nessuno sa, tranne me, quanto lo sia in realtà.

Ultimamente penso di non volere più questa maledizione che mi perseguita, perchè....

Non sono un eroe, punto e basta.

Ma soprattutto perchè ho paura, ho paura che un giorno raccoglierò questo giornale da terra e leggerò qualcosa che non avrei mai dovuto sapere. Che so una guerra atomica che abbia spazzato via metà delle misere vite su questa terra. Ho paura di trovarci scritto qualcosa che non potrò cambiare.

Nel frattempo sto cambiando la mia vita però... un po' alla volta. Per non dare troppo nell'occhio.

Ho scoperto che sul giornale ci sono le uscite dell'enalotto o di qualche lotteria sparsa per questo dannato paese. Basta giocare i numeri giusti, quelli che non diano una vincita troppo alta. Giusto per accumulare un po' di soldi.

Eh sì, maledetto gatto. Un bel giorno scapperò in un posto nel quale non potrai rintracciarmi ed allora il giornale, con la sua terribile responsabilità, andrà a qualcun altro.

Non a me.

In laboratorio ogni tanto mi connetto ad internet e leggo le notizie, ultimamente però ci sono troppe cose strane in giro. Un mostro che corre nelle campagne venete e distrugge tutto ciò che incontra, una specie di uomo ragno giù nel Lazio, una rissa di strada ad Udine.. solo che questa volta sono volate in aria alcune macchine. Ma che razza di mondo è mai questo?

Oggi sfoglio il giornale del due dicembre e mi sento fortunato. Non ci sono grosse cose da segnalare. Le solite fughe di gas, per cui dovrò telefonare a chi di dovere. Ma per lo meno ho comprato un apparecchio che mi distorce la voce sul cellulare ed un altro che impedisce che mi rintraccino. Non penso che mi giudichino così importante, ma è sempre meglio essere prudenti. A furia di prevedere disastri può darsi che comincino a considerarmi una sorta di terrorista.

Una cosa da evitare.

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Ho paura.

Non posso tornare a casa. Non in queste condizioni.

Non posso nascondermi, perché mi cercano. Sono braccato come una bestia.

Perché sono una bestia.

Non è stata colpa mia. Giuro. Lo giuro! Non volevo!

Ma l'ho fatto. Anzi, l'ha fatto. E' stato il simbionte.

Lo sento, ancora vuole discutere della cosa. Lui... lui pensa che fosse solo ciò che era giusto fare. Ma...

E io glielo ho lasciato fare!

No, non gliel'ho lasciato fare. Non sono riuscito a prevedere le sue azioni, e lui lo ha ucciso!

Cercherò di andare con ordine, anche se non è facile.

Ero al Parco del Cardeto. Sfruttavo un pomeriggio inutile, dopo aver studiato un paio di capitoli di Fisiologia, per poter fare finalmente due passi. Non avevo voglia di sperimentare il simbionte, volevo solo farmi un giro per un luogo in cui non sono mai effettivamente stato. E' strano come si possa vivere per tanto tempo in una città e non conoscerla bene come si dovrebbe.

Ad ogni modo, stavo passeggiando. Ad un tratto, non mi ricordo bene come, né perché, mi sono ritrovato in mezzo ad una mezza rissa. Credo... credo c'entrassero dei ragazzini. E il Campo degli Ebrei, sotto di noi. E' un antico cimitero ebraico, e si può vedere da un parapetto in una delle passeggiate del Parco del Cardeto.

Comincio a ricordare. Volavano insulti. Sugli ebrei. Intolleranze varie. Siccome nessuno si premurava di fermare quei ragazzetti che stavano venendo alle mani, io ho cercato di mettermi fra di loro. Fare da paciere, in qualche modo.

Credo mi sia arrivato un pugno.

Il resto... non voglio ricordarlo.

Ora sono nei vicoli attorno al faro. Sono nei pressi di una zona militare, e si tratta di una scelta suicida, ma, paradossalmente, qui non mi cercheranno. Spero.

E poi è una zona ricca di anfratti. Posso nascondermi dove voglio.

Il simbionte... questo maledetto bastardo!

<<Zitto!>> gli urlo. Spero che nessuno mi stia sentendo. Mi riveste ancora, e non sono riuscito a farlo andare via. <<Sei un assassino... no, non cercare di trovare scuse! Str***o! Li... li hai ammazzati! Li hai buttati di sotto! Non erano un pericolo! Sarebbe bastato spaventarli! Perché... no! Non ti avrei permesso di farlo!

<<Non ti avrei dato i loro cervelli!>>

-MikeT

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La sveglia suona, e io balzo dal letto come un felino. Non un'ombra della mente assonnata di un ragazzo appena sveglio è presente in me. I miei sensi sono attivi come non mai. Come sempre.

Questa mattina andrò a scuola, naturalmente. La classe è decimata dall'influenza, ma io sto benissimo. Come sempre.

Il pomeriggio, andrò ad allenamento: si prepara una paritta dura contro la seconda in classifica che ci vuole scalzare dalla vetta, e due nostri titolari sono infortunati. Io sono sanissimo, come sempre.

I miei genitori lo sanno. Ne abbiamo parlato. Pochi altri hanno avuto visioni di ciò che il mio corpo può fare...

Si, a dodici anni vai in bici e non pensi a nulla, la scuola non è ancora un problema, neppure le ragazze, non devi neppure convincere i tuoi per poter star fuori la sera. E poi non mi ammalavo mai.

A dodici anni salti i dossi rallentatori con la bici, canticchiandoti l'ultimo successo pop da hit-parade. E un poveraccio che lavora, sgobba, magari sta divoziando, magari ha un'ulcera...gira l'angolo con troppi pensieri in testa, vuole solo scappare dalla realtà.

Impatto.

Volo sopra la macchina. vedo l'asfalto sotto di me e ho il tempo di pensare "oh c***o!"

Mi riprendo prima io di lui. Ho un dolore lancinate al braccio e all'anca, ma riesco ad alzarmi. La bici, a cinque metri di distanza, sembra parte del cancello contro il quale si è schiantata. Non un raggio è rimasto diritto.

Il pover'uomo che mi ha quasi ammazzato è sotto shock. Lui e i soccorritori mi vedono lazarmi, zoppicare per 2 passi e poi riprenderela mia normale andatura. il mio braccio è piegato in un modo innaturale, poi con uno schiocco secco si rimette a posto e neppure duole più. le ferite e le escoriazioni si ricuciono e la mente si snebbia. Sono incolume, illeso e anche in forma.

Guardo la bici, distrutta. Mio padre mi ucciderà.

E poi penso, irrazionalemte, che forse non è così facile uccidermi.

Tra poco sarebbe arrivata l'adolescenza, un corpo che cambia, dicono gli educatori...

Il mio corpo...

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Ciao, Peter.

Non ti ho parlato per un po' di giorni. Non ne avevo voglia. E avevo paura di me, di quello che avrei potuto fare se non avessi avuto la forza di fermarmi.

Avrei ucciso, Peter. E non so quanto me ne sarei pentito. Non sopporto qeul genere di crimini! Non li sopporto proprio! Mi ero sempre riproposto di dare quello che si merita a questa gente. E quel giorno forse stavo esagerando. Eppure ancora oggi mi dà l'impressione di essermi fermato a metà.

Tu non li avresti uccisi, vero Peter? Non lo avresti fatto. Anche il più infame criminale lo avresti lasciato in vita, magari dandogli una bella lezione. Ma io ho pensato a quella ragazza e ho immaginato che ci fosse stata la mia al suo posto. E so anche ora che se ci fosse stata lei, uccidendoli mi sarei anche trattenuto.

Ho paura di questi poteri, Peter. Tanta paura. Prima i miei erano i desideri di un ragazzo che odiava la violenza e le ingiustizie. Ora questi desideri posso farli diventare realtà io stesso pur se nel mio piccolo. E la cosa non so quanto mi piaccia, perché qualche desiderio può far male... e non solo a me.

Ma ora non ci voglio pensare.

Tra due giorni partirò per Palermo e mi sposerò. Manca una settimana esatta. Poi per un mese starò da lei... e quindi l'Uomo Ragno non volteggerà per i cieli di Roma. Sono indeciso se portare il costume o no. Se lo portassi, so che prima o poi lo utilizzerei, anche se fosse soltanto per volteggiare un attimo. Non so. Il giorno della partenza lo deciderò, pur se qualcosa mi dice che comunque il mio costume verrà con me. E penso anche di sapere perché. Ormai è la maschera che mi sta riempendo, dandomi cose che non immaginavo mai di poter avere... e di questo le sono grato.

Ma intanto ho anche paura e non solo di quello che potrei fare, ma anche degli altri super esseri che stanno spuntando. A Udine c'è stato uno scontro tra uno che si copriva di metallo ed un altro che sembrava governare il metallo stesso. Un licantropo avvistato in Veneto. E poi quella strage nelle Marche, forse ad Ancona: hanno rimosso il cervello delle vittime.

Ho paura.

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  • Amministratore

Riaprii gli occhi. La testa mi faceva un male cane, e pareva che Udine volesse continuare a girarmi intorno. Mi misi a sedere, massaggiandomi dove ero stato colpito, e poi con uno sforzo sovrumano mi rimisi in piedi.

Due mani brusche mi tennero per le braccia, e sentii lo scatto di qualcosa che si chiudeva attorno ai miei polsi, tenendoli uniti dietro la schiena.

Ancora stordito, mi guardai intorno. Ero circondato da una decina di agenti, tutti con addosso casco e giubbotto antiproiettile. A parte i due che mi stavano spingendo in avanti, tutti tenevano un fucile puntato su di me. Ero a malapena cosciente del brusio, della folla che si trovava oltre i poliziotti, e non prestai attenzione all'uomo alla mia destra che disse qualcosa come "adesso ti portiamo in questura". Mi caricarono su un cellulare. Ero seduto su un lato, con due agenti al fianco e due di fronte.

Pian piano tornai completamente in me. I due davanti a me stavano togliendo tutti i documenti dal mio portafoglio, annotandosi tutti i miei dati personali. I miei polsi erano bloccati da qualcosa che più che manette parevano essere bracciali, visto che mi bloccavano circa metà avambraccio. Molto probabilmente servivano a inibire i miei poteri.

Mi guardai in giro. Su questo furgone non c'era traccia dei due che mi avevano aggredito. Dal finestrino del portello, potevo vedere un altro automezzo, completamente nero, alla cui guida c'era un altro agente.

Dopo circa un quarto d'ora eravamo ancora in movimento. Evidentemente mi avevano mentito. I furgoni stavano uscendo dalla città, esattamente la strada opposta alla questura. Ripensandoci, questi non potevano essere poliziotti, carabinieri o altro. Non avevano nessun segno distintivo sulle uniformi, usavano armi da fuoco pesanti, i furgoni erano di un anonimo nero omogeneo, e nessuno mi aveva detto nulla riguardo alla possibilità di telefonare, o al motivo per cui mi portavano via. Se solo non avessi avuto gli inibitori...

Ma lo erano veramente, o forse stavano bluffando anche su questo? Mi concentrai sulla serratura dei miei bracciali e – clic – un attimo dopo ero libero. Feci attenzione a non farmi vedere.

Questa situazione mi stava innervosendo parecchio. Una parte di me avrebbe desiderato strappare in due il furgone, aprirlo come un barattolo, e schiacciare tutti nelle lamiere. Ma ero anche curioso di sapere dove mi stavano portando.

"Tieniti più vicino che puoi alla parete" disse qualcuno. Alzai gli occhi, ma nessuno dei finti agenti stava parlando con me.

"Tieniti più vicino che puoi alla parete" ripetè la voce. "Stai calmo, sto comunicando con te telepaticamente. Fidati e tieniti vicino alla parete".

Un altro mutante? Per quel che valeva... comuque mi voltai tirando le gambe sul sedile, e appoggiai la schiena all'uomo vicino a me.

"Ehi..." cominciò a dire. La sua frase venne interrotta a metà da un lampo di luce accecante che attraversò il vano dove eravamo. Quello che venne dopo fu il caos. Il furgone era stato letteralmente tranciato a metà, nel senso della lunghezza, dal lampo. Come nelle vecchie comiche, le due metà proseguirono in due direzioni diverse prima di perdere velocità e cadere a terra, mentre tutto intorno le automobili sulla strada frenavano per evitare un incidente.

Anche se stavolta mi avevano aiutato e non assalito, ancora una volta qualcuno aveva agito infischiandosene dell'incolumità della gente.

Mi rialzai e mi liberai dalle manette. Aspettavo che i "poliziotti" aprissero il fuoco, ma pareva si fossero dimenticati di me. Allontanandomi dalla strada, vidi i miei "salvatori". Uno era un ragazzo che non aveva più di quindici anni. L'altra era una ragazza piuttosto carina; le sue mani stavano ancora fumando per la scarica di energia che aveva appena scagliato.

continua presto...

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Ultimo giorno qui a Roma, Peter.

Tornerò il 3 Gennaio, ma se sarà soltanto per dare le dimissioni dal mio vecchio lavoro o per rimanere ancora un po' in attesa del trasferimento difinitivo, non lo so. Una parte di me vorrebbe rimanere ancora un po' nella mia città, volteggiare ancora un po' tra i monumenti, salvare la gente. Il trasferimento è una cosa che non ho messo tra i miei piani di supereroe. Avrò una città completamnete diversa davanti, una città da studiare prima di potermi mettere ad arrampicarmi in giro. Inoltre starò anche in un paese lontano da Palermo, quindi con meno attività criminose... spero.

Be', ora che ci penso, non so quanto lo spero. Se non ci fosse niente da fare, come farò ad indossare di nuovo il mio costume? Ormai ne ho bisogno, è una parte di me che non posso e non volgio cancellare.

Sono l'Uomo Ragno, cavolo!

Ho ricevuto questo potere e posso rimediare a quell'errore di dodici anni fa, salvando la vita di persone in pericolo. Ma la verità è sempre la stessa, Peter: questo potere mi spaventa perché non so più se potrò mai separami da esso, dal costume e dalla maschera.

Sono l'Uomo Ragno o sono Simone? O sono un misto dei due?

Non lo so, Peter. So solo che quando indosso il costume mi sento finalmente me stesso. Ma se sia un bene o un male...

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Il Tony mi prestò i suoi quattro chili di fumetti sugli X-MEN. Guarda un po’, ancora una volta la fantasia batte sul tempo la realtà.

Almeno so di non avere uno scheletro di adamantio in corpo, dal momento che il mio osso si è rotto e riaggiustato. Almeno sono ancora un essere umano.

Nel frattempo sono passate medie e i primi anni di liceo…alla faccia di un corpo che cambia!

Senza fare un minuto di palestra ho un fisico muscoloso e scattante, e dopo aver visto un video degli Aerosmith ho provato a fare la capriola come il cantante. Riuscita alla perfezione al primo tentativo.

I miei sensi si sono sviluppati in modo incredibile: ora sono fini come quelli di un elfo, direbbe il mio master Tony. Io direi…come quelli di un animale. Sento l’odore delle persone, sento il mio cane prima che lui senta me. E naturalmente a quindici anni il mio rasoio era già più attivo di quello di molti diciottenni.

Facendo esperimenti con il mio corpo, posso dire di essere assolutamente invulnerabile: nessuna ferita dura più di pochi minuti sul mio corpo. Il Tony direbbe che, dopo l’aspetto fisico, ho completato la trasformazione in troll.

Credo che il Tony giochi troppo a D&D.

Ora, nell’ultimo anno ho pensato al mio potere: mi avvicino alla maggiore età, e so che dovrei assumermi delle responsabilità: io voglio aiutare. Passati gli anni della formazione a pensare e parlare con i miei compagni di ciò che non va nel mondo, della quantità di microcriminalità nelle città, sarebbe da codardo stare a guardare quando ho la possibilità di aiutare.

Oggi andrò con mia madre a fare il richiamo per un vaccino. Per la mia salute.

Mi viene da ridere. Mi viene da piangere.

Ieri notte, prima “pattuglia” come l’ho chiamata tra me e me. Il mio passo silenzioso non ha svegliato i genitori. Ma appena uscito, mi sono subito sentito stupido: non posso muovermi rapidamente per la città, non volo, non tesso ragnatele, corro veloce ma come un centometrista, non come Flash. Non ho neppure un sesto senso per scovare i malfattori. Gironzolerò per Varese sperando di incontrare un criminale, o un incendio?

Mi manca tutto per essere un eroe.

È frustrante… e un po’ingiusto, a dire il vero… io vorrei davvero aiutare ed ho il più egoista dei poteri…

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  • Amministratore

Affrontai immediatamente i due nuovi arrivati.

"Chi siete? Cosa volete da me? E chi erano quelli?" il torrente di domande mi uscì di bocca quasi senza che me ne accorgessi, scontrandosi però con l'assoluto autocontrollo dei giovani supereroi. Il ragazzo mi rispose con un sorriso:

"Ciao T***. Se avrai la pazienza di seguirci, avrai risposta a tutte le tue domande".

"NO!!! Rispondimi e fallo adesso!"

Evidentemente la sicurezza del giovane era solo una posa, che frantumai con la mia veemenza. Deglutì e mi rispose, parlando con un forte accento veneto.

"Va bene. Noi siamo due giovani mutanti. Siamo stati mandati a liberarti da quegli uomini. Come hai capito da solo, non sono veri poliziotti. Fanno parte di un gruppo internazionale che si è incaricato di catturare e studiare tutti i <<super-umani>> che stanno comparendo non solo in tutta Italia, ma anche nel resto dell'Europa."

"E voi due come facevate a sapere che avevo bisogno di essere liberato?"

"Diciamo che anche noi mutanti ci stiamo organizzando. Uno di noi, Tarot, ha un moderato potere di preveggenza. Siamo venuti a cercare te perché sei un ML5, un metaumano di livello 5, in pratica hai un potere così...cioè...ehm....potente, insomma, da essere catalogato come <<minaccia per la pubblica sicurezza>>".

Lo guardai leggermente sorpreso. Questo ragazzo mi stava dicendo che io ero in pratica una calamità naturale!

"Scusa, ma cosa vorresti dire con questo... come hai detto che ti chiami?"

"Io sono Scanner" rispose "e la mia amica è Blast. Voglio dire che sei uno dei mutanti più potenti in circolazione, e che per questo vorremmo che ti unissi a noi. Non solo, vogliamo chiederti di aiutarci a trovare anche altri come noi".

Lo guardai negli occhi, chiedendomi se questo ragazzo telepatico mi avesse detto la verità, se mi stesse nascondendo qualcosa o leggendo la mente a mia insaputa... sarà il caso di procurarsi un elmetto anti-psionico come il vero Magneto.

Considerai la sua proposta; dopo alcuni minuti gli risposi: "Va bene, sono dei vostri. Ma prima ho delle cose da sistemare".

I due mi accompagnarono alla loro automobile. Voltandomi per l'ultima volta verso la statale alle mie spalle, vidi che erano intervenute le vere forze dell'ordine per porre rimedio all'incidente creato dai miei nuovi amici. Prima di salire sull'auto, appoggiai una mano sulla spalla di Scanner per attirare la sua attenzione.

"Vi rendete conto del casino che avete combinato su quella strada?"

"Si trattava della tua libertà contro la salute dei mercenari. Perdite trascurabili."

Il mio pugno si abbatté sul suo giovane naso quasi di riflesso. Mentre lui stava inginocchiato tenendosi la parte offesa con le mani, incrociai lo sguardo della sua compagna.

"Io mi arrangio. Sapete voi dove trovarmi, credo. Ma non vi conviene farlo prima di qualche giorno." Mi voltai e me ne andai a piedi.

In qualche modo sono riuscito a tornare a casa. Ho dovuto spiegare tutto ai miei, mostrare loro i miei poteri. Adesso che sia i "mutanti" che gli "ammazzamutanti" sapevano chi ero, era troppo pericoloso rimanere a casa, non tanto per me quanto per la mia famiglia. I "mutanti" che ho conosciuto avevano i loro nomi finti, che detti così facevano ridere, ma effettivamente erano uno scudo per la vecchia vita, per le persone care. Per la seconda volta in un mese me ne stavo andando. Ma questa volta ad andarsene da casa era Magneto, il signore del magnetismo!

Stamattina mi hanno richiamato. Non era nessuno che conoscessi, non mi ricordo neanche il nome. Comunque, sono su un treno per Varese, alla ricerca di un giovane rigenerante, un ML4. Il mio compito è trovarlo prima che qualcun altro sappia della sua esistenza.

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