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La nostra storia - Vampiri


Joram Rosebringer

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Pace.

Mai ti eri sentito così tranquillo.

Mai avevi provato una tale sensazione.

Mai eri riuscito a scoprire Roma così a fondo.

E mai avevi messo così da parte il tuo interesse per le persone.

Tranquillità.

Le stelle vigilano luminose.

Le nuvole fuggono imprecando.

La luna sorride sorniona ad esse.

La sua luce avvolge seducente la città.

Caos.

La porta di una discoteca si apre.

Tre giovani cominciano a fumare accanto all’uscita.

Due passanti chiedono loro altrettante sigarette.

Un’attraente ragazza parte con la sua automobile.

Fame!

Tutte le cose sono lasciate da parte.

Tutte le emozioni cancellate totalmente.

Solo questo ti resta.

Solo questo ti spinge avanti.

Fame!

Ti attanaglia lo stomaco.

Ti annebbia il cervello.

Ti ricorda che non puoi aspettare ancora.

Fame!

E’ la sola cosa che hai.

E’ la sola cosa alla quale non vuoi rinunciare.

Fame!

E’ la sola cosa alla quale non puoi rinunciare!

Fame…!

La ragazza si alza di scatto dal letto, ansimante, gli occhi che tradiscono il terrore. Accende l’abat-jour e scopre con sollievo di essere nella sua camera: era tutto un sogno, fortunatamente. Si mette a sedere sul bordo per infilarsi ai piedi due tigrotti sorridenti e le pareti cominciano ad ondeggiare, come se fossero liquide. Scuotendo la testa, barcolla a fatica verso il bagno, la testa sul WC e la mano che tiene la fronte. Non succede nulla. Felice per non aver dovuto rigettare, cosa che odia dal profondo del cuore, si appoggia stancamente al lavandino. Lo specchio le restituisce l’immagine di un viso pallido e scavato che lei stessa stenta a riconoscere come il suo. Certa di avere esagerato con l’alcool e curiosa di sapere come ha fatto a tornare a casa in macchina, torna con passo incerto in camera da letto.

Una luce viene spenta e due occhi stanchi, che avevano visto ma che non ricordano, si chiudono sotto il tuo sguardo soddisfatto e appagato.

Passa quasi un’ora e tu esci da una delle numerose birrerie, contento che la tua fame sia stata fermata sul nascere. Ti allontani e ti lasci ricadere nella tua solita sensazione di pace. Niente potrà disturbarti ancora e distoglierti dall’ascoltare il dolce frusciare dei pini e… il gemito di un barbone che cerca di trovare in se stesso un po’ di caldo, chiudendosi a riccio. Dall’alto della tua potenza lo guardi soffrire e lamentarsi. Hai passato tutta la tua vita ad osservare la gente in tutte le sue sfumature senza occupartene, se non in casi particolari. Hai passato una vita ad evitare ogni tipo di rapporto con un essere umano. Indifferenza: solo questo è quello che provi nei loro confronti, non è vero? Allora perché stai correndo alla tua dimora per prendere una coperta nuova per quel poveraccio? Solo per vedere come reagisce? No, lo fai soltanto perché non vuoi diventare un vero mostro. Lo fai per dimostrare a te stesso che sei ancora umano, dopotutto.

Il pover’uomo non ti vede nemmeno. Sente solo due braccia che posano sul suo corpo un piumone molto caldo e accogliente per poi sparire dopo avergli appena sussurrato la buona notte.

Un eroe! Ecco come ti senti. Pensi di essere un eroe che ha salvato un innocente dalla morte. Un innocente... sì: come lo eri tu un tempo. Ti ricordi quelle giornate passate su un campo a soddisfare il tuo padrone? E l’aratro che riversava la terra? Ricordi il profumo del fango dopo una notte di tempesta? Tutto questo ora ti appare bello, pieno di vita e di poesia, ma una volta non la pensavi così. Una volta avresti ucciso il tuo superiore per averti dato del lavoro extra. Una volta non ti saresti fermato ad aiutare un povero disgraziato ai margini di una strada che gemeva per il freddo. No, tu non eri come sei ora. Eri un mostro che restituiva a madre e fratelli la violenza che era costretto a subire durante il giorno. Eri il nemico di tutto e di tutti. Credevi che un destino così non l’aveva mai sofferto nessuno e di essere l’uomo più infelice della terra. Tutti erano dei fortunati. Tutti, tranne te! Ma un giorno incontrasti lui. Ti stava osservando da anni. Vedeva come trattavi la gente e come questa trattava te. Voleva darti una lezione e allo stesso tempo aiutarti. Te lo ricordi? Ti ricordi quella notte? Stavi dormendo, quando nella stanza dove eri entra un uomo dai capelli lunghi, neri e fluenti, vestito con un raffinato soprabito di raso blu. Senza neanche una parola, ti prese, ti portò nel bosco lì vicino e ti rese diverso. Ti fece avere una maledizione ancora più grande di quella alla quale eri sottoposto ogni giorno, ma, paradossalmente, diventasti più umano di come eri prima.

Ed ora eccoti qui a ricordare questi eventi che sembrano essere successi ieri. Eccoti qui a ricordare che solo ora, anche se in piccola parte, puoi considerarti un uomo, con tutti i pregi ed i difetti che l’esserlo comporta.

Un rumore! Passi a centinaia di metri di distanza che risuonano come tamburi per l’aria. Una domanda inutile: ma non si riposano mai? No, non lo fanno... e tu lo sai. Li osservi da anni e non li hai mai visti cambiare. Sono attratti dalla violenza e da tutto ciò che oltrepassa quell’ipocrisia che la società ama chiamare il legale. Tutto, per loro, serve per avere denaro e potere... e sesso. I ragazzi della loro stessa età vengono soltanto usati per avere soldi e come capri espiatori usa e getta. Le ragazze, invece, di qualunque età esse siano, sono solo oggetti che servono per soddisfare le loro voglie morbose, macchine di sesso gratuito che vengono violentate più volte di quante tu ne possa ricordare. Oggetti! Oggetti! Oggetti! Queste parole ti percorrono la mente ad ogni passo. La tua ragazza aveva... quanti anni? Sedici? Diciassette? Diciotto! Aveva diciotto anni. La incontrasti una di quelle notti durante le quali vagavi, distrutto dal dolore, per i campi che una volta, prima di incontrare lui, avevi arato con tanto odio. Lei era lì, sulla riva del fiume, china a raccogliere dell’acqua. Da una casa semi diroccata lì vicino, giungevano implorazioni alla pietà e rumori di percosse. Solo allora ti accorgesti che lei stava piangendo, accompagnando ogni urlo con un singhiozzo sempre più disperato. Fu in quel momento che vedesti sulle sue braccia delicate i segni di quella violenza che tu eri abituato a dare a chi aveva la colpa di volerti troppo bene, la stessa violenza che si sentiva provenire dalla casa dove lei sarebbe dovuta rientrare. La guardasti asciugarsi le lacrime e prendere i due secchi pieni d’acqua. Ma non fece in tempo ad incamminarsi che la prendesti per un braccio, trascinandola via. Ancora oggi pensi che i suoi pugni siano la punizione più dolce che potessi mai desiderare. Ma durarono poco, il tempo di allontanarsi abbastanza da quell’inferno che conoscevi così bene. E da quella notte, lei diventò la tua compagna inseparabile, la creatura che ti giurò amore eterno, facendoti sorridere. Eterno! Se solo avesse sospettato la veridicità di quelle parole sarebbe stata più cauta nel pronunciarle. Ma allora non ci pensavi. Ti bastava vederla ogni notte, starci insieme. Era come se rinascessi ogni volta a nuova vita… Altro sorriso amaro. Come fai soltanto a pensare la parola vita quando lei ti è morta tra le braccia, vittima di cinque ragazzi che volevano divertirsi… anche a quei tempi! Ed ora la storia si sta ripetendo: dei ragazzi hanno raggiunto una loro coetanea e le stanno strappando accuratamente i vestiti. Stolti! Fare questo in tua presenza e proprio ora! Non immaginano minimamente quello che li aspetta durante i prossimi cinque minuti!

Le tue magre, ma possenti braccia la posano sul suo letto delicatamente. Quello che è successo stanotte le rimarrà in mente solo come un brutto sogno. Non sa chi l’ha salvata e non lo saprà mai. Dopo aver fatto un profondo sospiro, la copri e vedi il suo volto che si rasserena mentre affonda nel sonno più profondo: sei riuscito a farle dimenticare quello che le é successo. Poco prima di uscire dalla sua stanza, la guardi e sorridi: un’altra vita umana è stata preservata dal destino che sembra attendere tutti gli abitanti del mondo.

Li guardi dimenarsi a terra con un’espressione di disgusto e di piacere: dopo che hanno visto quello che puoi fare è strano che non siano svenuti dalla paura. Be’, ora sapranno cos’è veramente la paura! Ora sapranno che tu... hai sonno, tanto tanto sonno. Senza soffermarti ulteriormente su di loro, corri come un folle verso casa. Eccola! Finalmente sei arrivato! Un altro po’ e avresti visto l’alba. Sono secoli che non la vedi. Secoli che non scorgi più il sole farsi strada tra le foglie degli alberi e colpirti dolcemente gli occhi. All’inizio non avevi mai fatto caso alla sua bellezza, alla sua luce e al senso di vitalità che ti dava. Solo dopo che ti è stato proibito di vederla sei riuscito a carpirne tutto il suo splendore. Solo allora hai capito che per te quella luce era molto di più che un fenomeno naturale. Non sai perché, ma una lacrima comincia a scenderti su una guancia, disegnando una sottile striscia rossa. Ti stai commuovendo. Tu, un essere che non prova emozioni, stai piangendo in silenzio. Balle! Essere nel tuo stato non vuol dire essere freddi. Questo pianto è il giusto sfogo per un’immagine che non vedrai mai più. Così, prendendo un fazzoletto ricamato dalla tasca del tuo elegante soprabito, ti asciughi il viso con noncuranza e cerchi di mandare via quei ricordi dalla tua testa. Ce la fai senza sforzarti troppo: ormai sei abituato a questi episodi che ti ossessionano e per questo ti è facile espellerli per poi coricarti sul tuo tristemente spazioso letto.

I tuoi occhi si chiudono e cominci ad addormentarti, ma, prima che il sonno ti assalga, ti ritrovi a ricordare questa notte ed a pensare alle vite che hai salvato. Tu, odiato da tutti gli uomini per la tua natura, hai ignorato il sentimento di vendetta che hai verso di loro e li hai salvati molte volte da una morte sicura. E’ stata una bella notte. Una notte come tutte quelle che sono venute e che verranno: senza tramonto e senza alba, ma sempre con la tua presenza affamata e generosa. Mentre ti addormenti, ti soffermi ancora una volta nella tua vita sull’ironia del destino: per più notti di quante tu ne possa ricordare, molte persone hanno dovuto la vita a te, un morto che usa il loro sangue per nutrirsi e non morire di nuovo, un mostro che solo dopo essere diventato un vampiro ha scoperto il significato dell’umanità ed ha lottato per restare tale.

I tuoi occhi si chiudono e cominci ad addormentarti.

Un silenzio sovrannaturale ti avvolge...

Pace...!

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beh..io nn conosco quei vampiri,ma se va bene lo stesso anrrerò basandomi su Vampiri The masquerade, e l'ambientazione che ne consegue...se è ok..altrimenti aspetterò, cercando di capire dai vostri post come devono essre le cose..

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beh..io nn conosco quei vampiri,ma se va bene lo stesso anrrerò basandomi su Vampiri The masquerade, e l'ambientazione che ne consegue...se è ok..altrimenti aspetterò, cercando di capire dai vostri post come devono essre le cose..

Va bene anche quella (dopotutot anche essa si ispira in parte ai libri della Rice). :wink:

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neanche io li conosco quei poteri, ma anche io mi baserò su quelli di Vampiri the Masquerade, più o meno, adattandoli poi al racconto...al max anche io inserirò spiegazioni... ;)

I poteri WoD di cui parla daermon sono quelli di "Vampire: the Masquerade", in quanto Vampire è solo una parte del WoD (World of Darkness), quindi i poteri di cui parlate sono gli stessi. :wink:

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I poteri WoD di cui parla daermon sono quelli di "Vampire: the Masquerade", in quanto Vampire è solo una parte del WoD (World of Darkness), quindi i poteri di cui parlate sono gli stessi. :wink:

D'OH!!!! ](*,) #-o 8-[ è vero..me l'avevi anche già detto... :oops:

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"E' quasi l'alba.

Come tutte le notti hai passato il tempo a girovagare per le strade, confondentoti con la folla.

Nulla di interessante neanche a questo giro di boa. I soliti ragazzini che bevono, si drogano, si offendono, scherzano spensierati.

Ancora nulla di eccitante.

E' cosi da troppo tempo. Anni, ormai, che cerchi lo stimolo.

E non arriva mai. Sempre la luce del mattino prima di lui.

E poi, quando raggiungi la boa nuovamente, tutto come la notte prima.

Stesse onde, stessi odori.

E questa notte non hai neanche fame. Neanche quel piccolo stimolo della caccia.

Riprendi la strada per casa. Cammini nel largo stradone principale, ormai affollato solo dalle poche persone mattiniere che vanno a lavoro, in questa grigia città. Altri dieci minuti di cammino, lento e meditabondo, e poi giri in un vicolo. La strada che conosci bene, piena di spazzature.

Come al solito senti i rumori di Alfred che si sveglia, lentamente, da quel balcone provengono chiari e distinti alle tue orecchie.

E' incredibile!

Anni che passi sotto quel balcone, e non sai ancora quasi nulla di lui. Il nome, l'aspetto e poco altro. Ma non ti sei mai nutrito con lui. E' un tuo "amico", ti piace pensare.

Se ti conoscesse...

E invece come al solito lascia uscire il gatto, ti rivolge un sorriso addormentato, debolmente ricambiato, e torna alla sua calda colazione in cucina.

Prosegui fino a fine vicolo, giri a destra e vedi li in fondo, alla destra della strada in cui sei ora, la tua casa.

E' una grande villetta, in stile gothico all'esterno, come piace a te. Dentro è arredata con molti accessori di moderno design, mobili dalle linee semplici e delicate, senza fronzoli, quasi minimali.

Prosegui, e dopo cinque minuti sei davanti al portone di casa.

Mano nella tasca destra, in cerca delle chiavi..

non ci sono..

Le hai forse messe nella sinistra?

Un rapido controllo anche a quella, mentre la destra fruga anche nella tasca interna..e ancora niente!

Il tuo sguardo si fa allarmato!

DOVE SONO LE CHIAVI?

Ti guardi attorno ai piedi, per verificare se sono cadute, con la calma che contraddistingue il tuo carattere, anche se dentro sei agitato, conscio dell'imminente arrivo della mortale luce.

E poi una voce ti sorprende.

"E cosi è qui che abiti eh? è un paio d'ore che ti seguo. Forza metti le mani sulla testa e scostati che entriamo a casa tua...le chiavi le ho io!"

Lo guardi con poco interesse.

Come osa questo misero teppistello vestito con una giacca di pelle da quattro soldi dirmi cosa devo fare?

Lo osservi qualche istante, mentre ti tiene sotto tiro con una piccola pistola.

"Entra. Se vuoi soldi puoi prendere tutti quelli che ci sono in casa..basta che ci muoviamo." La tua voce calma e indifferente lo sorprende, mentre lentamente e con passi calcolati ti metti di fianco alla porta, indicando con la mano destra la serratura della porta e adagiando la sinistra dietro la schiena.

Il ragazzo ci pensa qualche istante, poi si avvicina alla toppa della porta, tenendoti sotto mira.

Gira la chiave,

una volta,

due volte,

tre volte,

la serratura scatta.

Una sola spinta controllata e la porta si apre verso l'interno.

Entrate. Accendi una piccola luce molto soffusa con un tocco sul muro, tocco che fa sobbalzare il giovane teppista non preparato a questo evento.

Lo guardi e sorridi divertito.

Come può sperare di fare rapine tremando? osservi, notando la pistola che si agita nelle sue dita.

"Vieni..ti offro qualcosa da bere.." dici, facendo strada verso la cucina. Qualche passo, e poi ti sei già stancato del giochetto.

Basta!

E all'improvviso il giovane sente la mano intorpidirsi in una stretta potente e decisa, e il freddo che avvolge il polso.

Lo guarda stupito e si accorge della tua mano che gli stritola il polso, il tocco freddo provenire da essa, mentre la pistola scivola verso terra.

Non ha il tempo di dire nulla. La tua bocca si avvicina alla sua gola.

Beh, ora hai fame. Perchè non approffittare dell'occasione che ti si presenta?

E ti sfami.

Bah. Non molto buono quel sangue.

Probabilmente il ragazzo aveva bevuto.

E allora perchè?

Perchè ammazzarlo?

Non bastava nutrirti con lui e liberarlo come sempre, come fai con tutti i tuoi pasti?

No questa volta questo disgraziato vuoi ammazzarlo.

E lentamente il corpo cade a terra, privo di energie."

...

Mi alzo, lentamente, dalla sedia, mi appoggio al muro, e lo osservo qualche istante. E' legato stretto, e debole. Non puo reagire.

"E poi cos'è successo??Hai avuto pietà?

Bah...non è importante..è importante che ora anche io sono un..un ...bleah..si sono un vampiro anche io!!"

Lo guardo con occhi furenti, incazzato come non mai.

"Ma il problema non è che sono un vampiro; magari fosse solo quello. E' molto divertente avere i poteri dei vampiri. Certo, non posso più vedere il sole, ma mi ci abbituerò.

Il problema sai qual'è?? Lo sai??

Si che lo sai, maledetto idiota.

HAI TRASMESSO A ME LA TUA INSODDISFAZIONE!!!"

Le parole mi escono di bocca come sparate, sputate, quasi a volergliele conficcare nel petto con la potenza dell'urlo, mentre gli corro incotro e lo colpisco con forza al petto, con una pedata.

Tanto non gli faccio molto, lo so.

"Beh sai che c'è di nuovo, Josef? Sai che c'è? Che ora io e te troviamo il modo di sorridere ancora.

Fanculo quello che dicono gli anziani...

quello che dicono le leggi, le tradizioni e tutte quelle altre puttanate che voi rispettate con tanto ardore..." sto quasi parlando da solo ora, schifato dalla situazione che c'è. Eh ma cambierà;la farò cambiare.

"Ora si fa a modo mio" riprendo,"o il tuo piccolo cuore che tengo in quel vaso vedrà la luce molto prima di quanto ti apetti!"

Lo guardo, ancora qualche istante, mentre mi osserva adirato, ma calmo come sempre.

Tace qualche secondo, poi dice:

"solo una cosa non capisco..come è possibile che tu abbia questo carattere...cosi...scontroso e ribelle?

sei della mia stessa razza, mia progenie..non dovresti avere il sangue cosi..cosi...caldo!"

Le parole escono dalla sua bocca sincere, mentre lo ascolto. E' realmente stupito di questa cosa. La perplessità la leggo nei suoi occhi, mentre la solita voce calda ed esperta mi coinvolge.

Non gliene fotte un cazzo di tutto ciò che ho detto finora..vuole solo capire..capire...

PERCHE'?

Ma che cazzo gliene frega??

Bah...va be...imparerà...esco, avvicinando leggermente la campana con il suo cuore alla fiamma, per vederlo contorcersi di dolore, e poi mi allontano sorridendo, certo che quelle catene non gli permetteranno di liberarsi anzitempo...

mi sono inventato questa cosa di getto..e provo a scrivere cosi, in prima persona...vediamo che ne viene fuori.. ;)

beh...è passata un oretta e ho fatto qualche ritocco..ma sapete che mi piace questo mio post??sono modesto eh?..va be..ma ora voglio i vostri commenti sul topic apposito..mi divertirò a gestire questo personaggio.. :D

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So quando posso uscire di casa. Conto i minuti che passano eterni... ancora di più per me, il tempo diventato nemico dei miei passi e dei miei respiri. Esco e laggiù, nella tenue penombra che abbandona il tramonto vedo quella linea scura e burrascosa, l'acqua color cobalto che da lontano mi minaccia... quanto vorrei essere laggiù quando il sole a picco nel cielo sfavilla come mille lame nell'acqua.

A me è rimasta solo la tempesta... il buio dove posso sopravvivere e nascondermi. Dove posso cacciare.

Torno dentro in casa ed accendo il computer... attendo con ansia il ronzio informe del modem ed entro nella chat, pronto ad iniziare. Il brivido della caccia si insinua in me, dandomi il capogiro.

Cerco, fra le infinite identità nascoste le mie vittime. E' la mia natura... perchè sono un mostro. Ma non sono sempre stato così... soltanto sono rinato quando non avrei voluto. Un tempo avrei riso, dissipando ogni dubbio che una simile oscurità potesse esistere.

Ora sono io ad essere costretto a rifugiarmi in essa per sopravvivere.

Tra questi pensieri continuo a chattare, ad intrecciare trame e confini dove qualcuno di loro... mortali... si possa invischiare per mai più liberarsi.

Fisso un appuntamento ed uno scambio di battute il posto. Tra mezz'ora sarò là, anche meno. Ed il pensiero che finalmente potrò assaporare il dolce sangue di un maledetto mortale mi ritempra.

E' una sorta di rivalsa per me, che ero uno di loro. Finchè un giorno la mia seconda madre non mi ha marchiato con il dono che perseguita e che non avrà mai fine. Spengo il computer di scatto e mi preparo ad uscire.

Una volta provavo pena per me stesso e rimorso per quello che facevo. Ora non provo più nulla, se non odio e rimpianto per ciò che mi ha ridotto in questo stato.

Esco di casa e mi incammino verso il luogo dell'appuntamento... è una notte buia e senza stelle che mi feriscano gli occhi. Pioverà tra poco, ma non importa, anzi è meglio così perchè cancellerà le tracce.

Mi aspetta all'angolo della strada, vittima dolce ed ignara... i capelli lunghi ed il viso fragile ed acerbo. La sua vita sarà mia ed ancora non lo sa... ma questo è il mio destino e quello dei mortali che trovo sulla mia strada.

Dopo, quando prima dell'alba rientrerò dalla caccia piangerò per le vite che ho spezzato... forse. Pian piano non sento neppure più questo sentimento, antica vestigia di un'umanità che più non mi appartiene.

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