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La nostra storia...


Kordian

Messaggio consigliato

L'elfo aveva appena afferrato il libro.

Capiva dagli occhi del chierico, e dalla tensione che gli aveva visto tra le mani, che probabilmente sarebbe successo qualcosa.

Osservò il tomo per qualche istante, soppesandolo, esplorandone la superficie con le dita delicate e pallide delle sue mani, il cui colore era in netto contrasto con la superficie scura della copertina.

Sembrava un libro molto antico, ed era senza titolo.

Strano.

Lentamente avvicinò le dita al bordo della copertina.

Le fece scorrere verso l'alto, verso l'angolo superiore destro della copertina. Arrivò allo spigolo, guardò il cherico, i suoi occhi concentrati sulle sue mani, in fremente attesa.

Poi apri la copertina.

In prima pagina non c'era nulla, un foglio bianco con nulla scritto al suo interno.

La tensione sembrava diminuita, e l'elfo continuò a sfogliare le pagine; una, due, tre, poi tre quattro in un colpo solo. Le uniche cose che leggeva erano racconti di paesi antichi, che lui nemmeno conosceva.

"Quali pagine vuoi che legga?" chiese a Perenor, mentre qualche lingua di magia fuoriusciva dalle sue dita, per cercare qualche presenza magica nel libro.

Perenor aspettò un attimo, come pensieroso, poi come ripresosi da una trance rispose:" Ah si, scusa, qualche pagina avanti ancora..sfogliale, ma dovresti capire da solo quale è quella interessante..."

La magia di Ariaston non rivelò nulla di interessante nel libro, anche se qualcosa non era chiaro all'elfo.

Decise di non preoccuparsene e continuò a sfogliare le pagine grosse e antiche.

Le cronache continuavano a susseguirsi e, per quanto interessanti, Ariaston era sicuro non fossero esse l'interesse del giovane chierico.

Poi arrivò ad una pagina diversa dalle altre.

Sembrava scritta di recente, e il testo non narrava delle solite cose.

Molte parole erano confuse, frasi senza senso, ma l'elfo riconobbe immediatamente le parole della profezia.

La rilesse, nonostante la conoscesse già a menadito:

Otto son uno, come l'albero e le radici.

L'Ombra nella notte, viva come la foresta in fiore, cerca la sfida e soffre il passato.

L'Esulo della terra, come la terra è piu' forte nel profondo, e guarda la strada.

Il viaggiatore mai stanco, come il vento del tempo, porta notizia e scompiglio.

L'Angelo e Il Guardiano, il sereno e la tempesta, fendono l'aria ma si racchiudono nel seme.

La Sfera di Cristallo, calma come il mare, ma solo se il vento tace.

L'Astuto, forte come una roccia, ma in balia della montagna.

Il Seguace, novizio della vita, ora di nuovo trova la sua fede e cura il futuro.

Al calare dell'ombra e al tornare del vento nero, solo chi combatte cambia gli eventi. Vostra è la scelta, vostro il creato

Poi continuò, leggendo brevi frasi di cui non capiva il senso, annoiato.

Ma all'improvviso qualcosa attirò la sua attenzione.

C'erano delle parole, dei riferimenti, che attiravano la sua attenzione, che gli ricordavano qualcosa...

...un bocciolo spontaneo...

...fiducia, saggezza, lealtà...

...raccontò loro qualcosa, che li aiutò nella comprensione della...

...quando capirono, la scelta fu tanto semplice quanto obbligata...

...si compirà il destino, debole traccia...

..."con il vostro arrivo un circolo si chiude"...

lesse queste parole come trasportato, catturato da un'onda coinvolgente, che gli fece dimenticare la presenza del chierico, del bosco, di tutto.

Nel leggere quelle poche parole un immagine si era insinuata nella sua mente, stabile, e non voleva andarsene.

Il volto dell'uomo incontrato poco prima!

L'elfo ora era sicuro che avrebbero dovuto parlare con lui, raccontargli della profezia, e sentire cosa aveva da dire.

Molte cose sarebbero cambiate, e probabilmente in meglio.

Il libro non gli interessava più ora, sapeva cosa doveva fare.

Lo chiuse di scatto, con un suono secco e sordo, che fece sussultare il chierico ancora concentrato.

Ariaston alzò gli occhi incrociando quelli di Perenor, e ne trovò stupore.

Lo stava guardando come se fosse un mostro.

"Tu...tu.." balbettò l'umano, " sei riuscito a leggere qualcosa in quel libro??"

Il guerriero lo guardò sorpreso della domanda, incerto.

"Certo. Che domande. Perchè me l'avresti dato, altrimenti?"

"Riaprilo!", comando il chierico, accostandoglisi.

Ariaston voleva correre verso la casa, per parlare con quell'arcimago.

Ma il senso di urgenza e di onestà delle parole del giovane lo convinsero ad aspettare.

Riaprì il libro, nelle prime pagine.

E non capì nulla!

Assolutamente nulla!

Era scritto in una lingua che lui non conosceva minimamente, e si ricordò che era sempre stato cosi. Erano partiti dal villaggio proprio per far tradurre questo tomo.

Ma allora cosa aveva letto poco prima?

Come aveva capito quelle cose?

Chiuse il libro, stupito e un po' allarmato, e ripensò a quello che era successo poco prima.

Ricordava le parole, il loro significato, ma si rese conto di non aver forse letto nulla.

Aveva percepito le parole, non le aveva lette.

Il chierico lo guardava, come per dire " capisci ora?".

Va bene.

Non era il caso di pensarici ora.

Si voltò e iniziò a correre verso la casa.

Ora era il momento di parlare con quell'uomo, e forse avrebbero capito qualcosa di più. Sicuramente sapeva molte più cose di loro, e avrebbe saputo aiutarli in qualche maniera probabilmente.

Arrivò di corsa nella casa, aprì la porta senza fermarsi, e arrivò nella stanza, poco prima di Aixela e Lirian, che a quanto pare avevano deciso di ritornare.

Si fermò, ansante, seguito poco dopo dal chierico e dalle due ragazze, che si erano affrettate per la curiosità.

Osservò tutti, che erano in silenzio concentrati su di lui; ANCHE IL KENDER ERA IN SILENZIO, e questo convinse Ariaston di essere riuscito ad attirare l'attenzione.

Per ultimo guardò negli occhi l'umano, l'eremita, l'arcimago; nell'aria c'era un dolce odore di tisana di mele, e l'atmosfera era rilassata e amichevole nonostante tutto.

L'elfo buttò davanti ai piedi dell'uomo il pezzo di corteccia su cui aveva inciso la profezia, in modo che potesse legerla, e appoggiò il pesante tomo su un mobiletto di fianco a lui.

Il mago, custode della sapienza, osservò il tomo, intensamente, concentrato, per qualche istante, e poi raccolse il pezzo di corteccia...

bon...questo è quello che mi è venuto in mente...vedete voi che riuscite a fare ora... ;)

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avevo detto che andavo avanti io, ma oltre a essere difficile perchè la storia si è incasinata, è difficile anche perchè nn ho la testa in sti giorni..ispirazione a zero..scusate, se volete continuare voi fate pure..io nn so quando mi refferò abbastanza da scrivere qualcosa di decente..

Ma ogni tanto lavori anche? GHGHGHGH! (che bello venire in questo forum solo per insultare Wolfz... :P )

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Ma ogni tanto lavori anche? GHGHGHGH! (che bello venire in questo forum solo per insultare Wolfz... :P )

eheheh...tnk Gigacaz...ops Gigared.. :mrgreen: dai ora che hai il pc che va reinserisciti in sti racconti, anche cyberpunk che tra un po' ti coinvolgiamo.. ;)

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eheheh...tnk Gigacaz...ops Gigared.. :mrgreen: dai ora che hai il pc che va reinserisciti in sti racconti, anche cyberpunk che tra un po' ti coinvolgiamo.. ;)

Ok, allora senza che io mi legga queste 700 pagine nuove nei vari topic questo fine settimana mi fai un resoconto molto dettagliato in modo che possa tornare a pieno regime... :wink:

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«Io la conosco!» Esclamò improvvisamente Lirian, leggendo la scritta sulla corteccia che l'uomo stava afferrando. Aixela la guardò con il volto di chi è stanco di dover sopportare troppo. Ma sentiva che l'ultimo pezzo del puzzle era stato inserito e che la figura ormai era completata, pur se era troppo miope per vedere l'immagine nel suo insieme. Tutto combaciava. Tutto. Eppure non riusciva a capire in che modo.

Troppe cose erano successe da quando era entrata in quel villaggio con Trebor, solo un punto di passaggio per riposarsi dalla sua eterna fuga. Invece tutto aveva cominciato a scorrere vertiginosamente intorno a lei. La sua particolarità aveva cominciato a farsi sentire con tutta la sua potenza, risvegliadosi, aumentando.

E non capiva il perché.

«La conosci?» Fu tutto quello che riuscì a dire.

Lirian si girò verso di lei, una bambola di porcellana che regalava calore. «Sì... l'ho sognata... tante volte...» Diceva con la voce rotta di chi vede relizzarsi qualcosa in cui non credeva.

L'ha sognata! E Aixela... non lo aveva mai fatto. Non l'aveva mai sognata... eppure l'aveva sempre sentita. Dove? Come? Non lo sapeva. Ma era dentro di lei.

Fu in quel momento.

Era come se la sua mente si stesse liberando dalla nebbia che aveva intorno, come se tutto quello che aveva vissuto fino a quell'istante stesse accedendo contemporaneamente, in quel luogo, in quel tempo, in quell'istante.

Non sapeva esprimere quello che stava provando, ma decise di spegnersi, di finire... di finire... cosa? Non capiva, ma doveva finire.

Guardò Lirian intensamente, fissando i suoi occhi e vedendo quello che sospettava, anche s enon aveva la minima idea di quello che stava vedendo. Non lo vedeva, ma lo percepiva.

Allungò una mano e prese quella di lei, notando un sorriso in quel viso di bambola nel momento in cui la pelle venne a contatto.

Lirian svenne.

E tutto il mondo cambiò.

Tutti si ritrovarono ancora in quella capanna abbandonata in cui erano entrati ed in cui avevano assistito alla morte della madre di Aixela, a quell'illusione creata da lei stessa in un momento di oblio.

Stavano vivendo i ricordi di Aixela e tutte le sue paure, il fatto di non essere mai nata, di aver preferito non esistere mai pur di vedere il padre salvare la madre e farli vivere per sempre felici.

E questi ricordi li stavano vivendo in prima persona tutti...

... per mano di Lirian.

La rivelazione la colpì all'istante.

Lei non avrebbe mai potuto fare una cosa del genere da sola. Non poteva manipolare la magia se non con la sua spada. E non sapeva neanche come farlo. Lo sguardo scese sui suoi fianchi e vide la sua arma riposta nella fodera, innocua e inutile.

Chi brillava di una luce fioca che andava sempre più spegnendosi era proprio Lirian.

Aixela si avvicinò al piccolo corpo in terra che dormiva beato. Allentò il laccetto dei pantaloni di pelle e scoprì un fianco sotto gli occhi allibiti di tutti.

E gli stessi occhi allibiti si spalancarono per lo stupore quando videro che sui fianchi della ragazza vi erano gli stessi tatuaggi che Aixela aveva sulla spalle e che la piccola elfa aveva sulle tempie.

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Aixela fissava il soffito della locanda con lo sguardo appagato e velato dai ricordi. Accanto a lei sentiva il respiro affannato e profondo di Lirian, addormentata dopo aver provato un nuovo tipo di piacere, un piacere che nessun uomo era mai stata capace di darle. Così aveva detto poco prima di addormentarsi, nuda e sudata, dopo una serata in cui finalmente Aixela era riuscita ad amare qualcuno anche fisicamente.

Guardò al lato e vide il piccolo corpo femminile della sua compagna addormentata imperlato di minuscole gocce di sudore. Si alzò a sedere e afferrò una coperta per non farle prendere freddo. Nel vedere il suo braccio lucido si accorse che anche lei doveva essere nelle stesse condizioni.

Coprì la ragazza e poi si alzò dal letto delicatamente per non svegliarla. In quel momento i suoni la accolsero in tutta la loro distorta melodia. Il nano russava beato nella stanza accanto, incurante della parlantina senza fine del kender, intento a raccontare una delle sue favolose storie alla piccola elfa. Non sentiva Perenor e Ariaston, ma li immaginava sotto le coperte, finalmente prede di un sonno tranquillo.

Anche Aixela avrebbe voluto dormire, ma l'eccitazione di aver finalmente provato una sensazione fisica così intensa la teneva sveglia, gli occhi fissi all'esterno, oltre quella finestra che mostrava un paesaggio totalmente nuovo.

Il mare.

Non lo aveva mai visto. Nelle sua fughe era sempre stata costretta ad evitare i porti e le navi, essendo un bersaglio troppo facile in posti del genere. E da piccola, prima di fuggire, era sempre stata in una casetta al limitare del bosco. La stessa casetta che avevano abbandonato una settimana prima.

Lasciò che gli occhi si velassero di ricordi e cominciò a vedere di nuovo la sua Lirian a terra con quei tatuaggi così simili ai suoi, ma diversi. Come quelli della piccola elfa. E vedeva ancora gli occhi di Perenor quando aprì il libro e vi trovò tutti e tre i tatuaggi, uniti. Un solo disegno. Una mappa. Una città.

Merenil.

Questo era il nome. Era al di là del mare, abbandonata. Così dicevano. Di lei si sapeva solo che vi era un tempio dedicato ad una divinità che nessuno ricorda, un tempio in cui nessuno poteva entrare. Chiunque si avvicinava a quella città veniva respinto da orde di esseri che nessuno ha mai saputo descrivere, riuscendo solo ad esprimere un senso di terrore.

Come succedeva a quelli che toccavano la sua spada.

Ma la decisione fu unanime.

Questi eventi erano andati troppo avanti, vi era troppo in gioco per non tentare di vedere cosa vi fosse lì. La paura c'era, ma ancora di più vi era la consapevolezza che erano stati messi in gioco da qualcuno e che forse in quella città avrebbero trovato le risposte.

E, dopo una notte di riflessioni, decisero di mettersi in viaggio verso questa città portuale, pregando di trovare un capitano abbastanza coraggioso o pazzo da portarli fino a Merenil. Dicevano che nessuno metteva mai piede o anche solo si avvicinava all'isola dove era questa città. Quei pochi che lo avevano fatto avevano trovato ogni tipo di avversità, solo per poi ripartire di corsa appena attraccati sull'isola.

Ma la speranza si era insinuata in tutti loro. Finalmente avevano una meta, un luogo che poteva dare loro delle risposte.

E per questo si misero in viaggio, attraversando passi montuosi, foreste, affrontando lupi, orsi e aberrazioni. Aixela non ricordava quante teste di orco aveva visto rotolare in terra, vittime della sua spada. Ma soprattutto ancora non riusciva a credere a quei fulmini che partivano dalle dita di Lirian quando lei le dava la mano. Non capiva neanche come quei non morti fossero fuggiti terrorizzati di fronte alla luce delle tempie della piccola elfa, una luce che era apparsa proprio quando Aixela le aveva dato la mano per proteggerla.

Loro sfruttavano la sua magia per fare quelle cose. Erano come la sua spada. Anche Sturmir aveva provato a darle la mano ma quello che ottenne fu solo di vedere la sua amgia potenziata e quasi fuori controllo, in un accumularsi di potere che lo spaventava. E lui sentiva che, mentre la magia si rafforzava, lui si indeboliva. Sembrava che lei risucchiasse la vita per aumentare la magia, cosa che non succedeva con Lirian e Alathariel.

Ma loro avevano i tatuaggi.

Sturmir, Perenor e Ariaston no. E neanche il kender, ma lui aveva superato anche l'orrore della spada quando l'aveva toccata. Aveva qualcosa quel kender. Ne era sicura.

Gli occhi sembravano chiudersi per il sonno.

Finalmente poteva riposare. Finalmente era in una taverna e non sul terreno.

Si infilò delicatamente accanto a Lirian, abbracciandola e notando come lei si accoccolasse a lei insitntivamente.

Sorrise e si addormentò, in attesa del domani in cui avrebbero dovuto cercare una nave.

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ma che cazz..mi è tornato indietro e ho perso quello che avevo scritto!maledetti tasti di scelta rapida di explorer!! :evil:

per fortuna avevo scritto poco ancora..

Erano passati quattro giorni da quando erano partiti dalla casa ormai distrutta del padre di Aixela.

Quello che avevano vissuto era stata un illusione, figlia della magia di quella strana ragazza.

Talmente vivida da sembrare una cosa vera.

O forse di realtà si era trattato?

Erano arrivati in questa città portuale nel tardo pomeriggio, attorno all'ora di cena, e avevano affittato subito queste stanza, pagando con i soldi rubati agli orchi incontrati per strada e scambiando qualche loro oggetto con il locandiere, in cambio di un pasto caldo.

Ariaston era riuscito finalmente a mangiare abbastanza, una buona minestra calda che riusciva a ingoiare facilmente e che lo avevao rigenerato.

Si sentiva in forze.

Poi si erano ritirati tutti nelle loro stanze, a riposare.

Tutti tranne il kender, che sembrava infaticabile e inarrestabile,

Il viaggiatore mai stanco, come il vento del tempo, porta notizia e scompiglio.

L'elfetta, lo stava ad ascoltare interessatissima e divertita, sempre spensierata e perfettamente a suo agio.

La Sfera di Cristallo, calma come il mare, ma solo se il vento tace

Le parole del kender sembravano assolutamente senza fine, come la sua fantasia o la sua cultura.

Ma quella bambina aveva dimostrato di saper fare qualcosa di più di ridere e curare, durante quel viaggio, e aveva evitato loro molti problemi.

Ariaston sentiva quasi un istinto protettore verso di lei, e gli ricordava la sorella, la sua amata sorella.

Aveva giurato con se stesso che niente più avrebbe fatto del male a quella bambina, fin che lui stava in piedi.

L'elfo si alzò, dal letto sul quale era seduto. Non aveva voglia di dormire e non si sentiva a suo agio tra quattro pareti.

Fuori c'era il mare, i gabbiani e l'aria colma di salsedine che purificava i polmoni, insegnando nuove filosofie con i suoi suoni.

L'Ombra nella notte, viva come la foresta in fiore, cerca la sfida e soffre il passato.

Per la prima volta che l'elfo si sarebbe ritrovato a solcare le onde, al posto di ascoltarle e rimirarle dalla spiaggia, ammirando e sognando la loro libertà.

L'idea lo spaventava e incuriosiva al tempo stesso, come quel pomeriggio di moltissimi anni prima, quando era ancora bambino, in cui aveva assistito alla sua prima violentissima bufera.

I tuoni lo avevano spaventato, i fulmini terrorizzato e fatto urlare. Suo padre era scoppiato a ridere, divertito e mettendogli una mano sulla testa aveva urlato sovrastando il fragore della tempesta:

"Ariaston, vieni con me!

Arrampichiamoci su quell'albero, e affrontiamo il furore della tempesta con il petto esposto, dondolando sotto il suo vento, e amando le gocce di pioggia che domani porteranno tanta vita sul nostro prato!

La tempesta è la manifestazione della natura per noi. Ci spaventa, e ci risveglia..."

Ed era scattato, agile e forte come sempre, ad arrampicarsi sul grande albero di fronte a casa loro, nella foresta.

Ariaston lo aveva osservato perplesso qualche istante, e poi ridendo a squarciagola lo aveva inseguito, in un pazzo gioco di velocità

Non si era mai più sentito cosi vivo!

Il ricordo aveva convolto l'elfo che era rimasto fermo, vicino alla porta per pochi secondi.

Sorrise, inarcando la strana cicatrice sul volto, e apri la porta. Controllò le porte delle stanze dei suoi compagni, notando come fossero tutte chiuse.

La voce del nano che russava arrivava forte e nitida, mente il brusio delle parole infinite del kender faceva da ninnananna ai sogni dei compagni di avventura.

Quel piccoletto era logorroico, verissimo, ma durante il viaggio aveva contribuito a tenere il morale alto, anche nei momenti di difficoltà, e a distribuire coraggio a tutti.

E sapeva più di quello che diceva...nonostante dicesse tantissime cose!

L'elfo si incamminò verso l'uscita della locanda.

Era sera inoltrata, circa l'ora del cambio del giorno, ma per le strade c'era ancora il brusio dei marinai ubriachi.

Uscì dalla porta principale, facendosi notare il meno possibile, e arrivò alla strada.

Aveva intenzione di raccogliere voci, ascoltare i marinai, e capire a chi avrebbero dovuto rivolgersi il giorno dopo, per trovare qualcuno disposto a portarli a Merenil.

Non erano molte le luci nei vicoli, tutt'alpiù quelle che arrivavano dalle case e da qualche lampione per strada, di rado.

L'elfo nascose le mani all'interno del mantello, avvolgendosi in esso, e si diresse verso quella che sembrava la zona più popolata.

Il cappuccio sulla testa metteva in ombra i verdi occhi, e la cicatrice, che solitamente incutevano timore o diffidenza.

Era solo uno degli straccioni che abitavano il porto.

Per strada ascoltava le voci, e ripensava ai compagni.

Sturmir, il nano. Che strana persona. L'elfo faceva difficoltà a inquadrarlo. Aveva capito che non era ben accetto dalla sua gente, per la sua abilità nel maneggiare la magia, cosa strana tra i nani.

Ma non capiva se aveva scopi nella vita.

Certo era molto utile, per la sua magia e la capacità di aiutare Aixela a controllare la sua, magari, e anche perchè era sicuramente molto buono e una persona di cui fidarsi.

L'Esulo della terra, come la terra è piu' forte nel profondo, e guarda la strada

Tra Aixela e Lilian era sorta un intesa speciale, al di la dell'amicizia. Questo poteva essere pericoloso e utile al tempo stesso.

L'elfo non osava immaginare cosa sarebbe successo se alla seconda fosse capitato qualche inconveniente.

Ma per ora andavano bene cosi, e l'una compensava l'altra nelle proprie lacune; Lilian aveva anche dimostrato una notevole abilità nell'uso della magia della ragazza guerriera.

L'Angelo e Il Guardiano, il sereno e la tempesta, fendono l'aria ma si racchiudono nel seme

Perenor era strano. Sembrava come impaurito da quel libro, che in effetti era strano.

Cambiava di continuo, ma almeno ora aveva dato loro un indizio utile: Merenil.

Il mistero dei tatuaggi delle tre ragazze era una cosa da scoprire.

Assolutamente!

E in più la sfida attirava l'elfo più di ogni altra cosa!

Ma il chierico invece sembrava spaventato dall'avventura, forse più desideroso di calma e meditazione.

Capiva che qualcosa rodeva l'animo del ragazzo, che era spesso intento a pensare a se stesso, ma non capiva cosa.

Però si era messo in strada, in gioco, e non si tirava indietro, qualsiasi fossero le sue paure.

Il Seguace, novizio della vita, ora di nuovo trova la sua fede e cura il futuro.

Mentalmente aveva associato la profezia ai membri del suo gruppo. Ogni volta faceva un sorriso, vedendo come combaciasse alla perfezione con le loro personalità.

E il fatto che la mappa di Meneril fosse otto pagine esatte dopo la profezia lo lasciava alquanto perplesso.

Solo una descrizione non gli tornava: L'Astuto, forte come una roccia, ma in balia della montagna

A chi si riferiva?

Forse avrebbero trovato qualcuno per strada, forse l'avevano già perso. Si trattava forse di Trebor, morto nel semipiano?

Se fosse cosi, allora le cose non potevano andare bene, Ariaston lo sentiva.

"..e poi sul ponte, la, ho sgozzato quel cane come un vitello, riprendendomi la mia..."

la voce dei marinai continuava a raggiungere le sue orecchie.

Storie di mare, routine, battaglie e sconfitte.

Nulla che attirasse particolarmente l'attenzione dell'elfo.

Poco più avanti dei marinai stavano facendo un gioco.

Erano in dieci, notò Ariaston, e quattro sembravano appartenere allo stesso gruppo, visto i cappelli di identico colore che indossavano.

Nove, tra cui quei quattro, erano disposti in un cerchio di circa dieci metri ci circonferenza.

Un altro, che sembrava un capitano, era al centro del cerchio.

Tutti avevano una piccola balestra in mano e nessun dardo incoccato.

Il marinaio al centro aveva solo un bastone, appoggiato a terra.

Alle spalle di ognuno di loro c'era un dardo, leggero e adatto alle loro balestre.

Ariston rimase in disparte a osservare, divertito spettatore dello spettacolo.

Passò quache istante, in cui i marinai si studiarono, e poi il capitano alzò la mano destra.

Immediatamente i marinai si mossero, ognuno verso il proprio dardo, pronti a raccoglierlo per incoccarlo.

Quello immediatamente alla destra del capitano non fece neanche a tempo a chinarsi per raccoglierlo!

Ariaston non poteva credere esistesse un umano cosi veloce!

Aveva raccolto il bastone con il piede destro, infilandolo sotto di essa e alzandolo velocemente da terra, mente già correva contro all'uomo.

La piccola balestra eplose in mille pezzi sotto al colpo secco del capitano, che Ariaston intuiva chiamarsi Paltron dal tifo della folla, mentre il naso del marinaio si spostava di lato per la pedata ricevuta.

Il secondo marinaio si girò sorpreso, mentre la mano toccava il dardo, e quell'errore fu decisivo.

Un colpo di bastone lo raggiunse al ginocchio, spostando la rotula dalla sua normale sede, e causando la caduta dell'uomo.

Un turbinio di movimenti veloci, urla e lotta seguì negli attimi successivi, mentre tutti cercavano di incoccare la freccia e colpire l'uomo.

Invano.

Tutti venivano fermati prima, o Paltron era abile a schivare il colpo facendosi scudo dei marinai.

L'ultimo uomo svenne sotto al colpo secco del bastone sulla sua fronte, proneniente dall'altra parte del cerchio, lanciato con un colpo da maestro.

Il suo dardo finì alto nel cielo.

La folla scoppio in un applauso divertito e strabiliato, accompagnata dal sorriso dell'elfo.

L'uomo rise a sua volta, aiutanto i marinai ad alzarsi e indossando poi un cappello simile a quello dei quattro marinai visti in precedenza.

Aveva una piuma più di loro, e Ariaston notò che erano gli unici ad essere solo lievemente feriti.

Gli altri dovettero essere portati via a braccia, tra ossa rotte e braccia slogate.

Dopo aver incassato il ricavato delle scommesse i cinque uomni festeggiarono con una birra fresca, alla salute di capitan Paltron, del suo equipaggio e della Manto della Luce, la loro nave.

Ariaston li osservò qualche minuto, in disparte, e poi decise di allontanarsi.

Il giorno dopo avrebbeero probabilmente fatto visita alla Manto della Luce, per parlare con quest'uomo.

L'ombra gli fece da compagna, mentre tornava verso la locanda, e lo sguardo dell'uomo ne seguiva i passi, attento e meditabondo..

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Dopo tanti giorni di viaggio ed eventi convulsi, illusioni e magie che erano ancora lontani da comprendere alla fine erano arrivati ad un letto. Un soffice letto dove poter riposare tra guanciali puliti e cuscini profumati. Perenor, dopo essersi scrupolosamente lavato, aveva raggiunto la sua stanza e si era buttato sul letto.

Era stanco, esausto.

Distrutto dalla voce e dal dubbio, spaesato dagli ecventi che sembravano non avere mai fine in un succedersi di colpi di scena quasi che però li aveva tenuti tutti ancora uniti. E se erano ancora insieme c'era sicuramente un motivo dietro.

Le finestre erano semiaperte e da fuori il brusio notturno della città di mare giungeva appena accennato. Più che altro il rumore era dentro quella stanza.

Il kender continuava imperterrito a parlare... un fiume di parole incontenibile. Perenor ebbe l'impressione che ora stesse parlando con lui, ma era troppo stanco per concedergli attenzione. Si lasciò cullare dalle parole e dalla propria stanchezza... l'odore del mare che finalmente, dopo tanto tempo, lo tranquillizzava.

Ma perchè mai.

Si addormentò profondamente con una sola parola in testa: Merenil.

Erano arrivati in quella città dopo quattro giorni di camino e combattimenti, sacrifici, fatica....

Meritava un dolce sonno ristoratore.

Il kender non sembrò accorgersi che Perenor ora dormiva, ma continuò a parlare, probabilmente convinto tra sè che prima o poi almeno il muro avrebbe tenuto conversazione, ammirato dalle sue avventure.

Ma quello di Perenor non fu un sonno realmente profondo. Forse aveva fatto troppo in quei giorni ed aveva vissuto troppo per pretendere che la sua mente smettesse di pensare ed elaborare qualcosa...

All'improvviso sognò il mare.. la distesa placida ed azzurra, scintillante di mille barbagli nel sole alto nel cielo. Perenor era su una nave, una grossa nave snella ed affusolata che con il suo rollio gli stava dando un po' di problemi di stomaco...

Qualcuno lo tirò per la manica del vestito: era Garfuss.

-Senti Perenor, ho appena vomitato qualcosa laggiù...-

Perenor lo guardò nauseato, ma che cosa diavolo?

Il kender riprese imperterrito: -Per caso vuoi venire a vedere se si riesce a riconoscere cosa ho mangiato? C'è qualcosa che non riconosco...-

Perenor scappò via, mentre Garfuss ghignava e la scena cambiò all'improvviso.

Il cielo era nero come l'ebano ora e minacciava tempesta, il mare profondo ed ombroso che mugghiava sulle sponde della nave... vento freddo e forte che gonfiava le vele.

Urla.

Perenor era sempre sulla stessa nave: vide degli uomini arrampicarsi sull'albero maestro e cercare di legare le vele, fradicie di pioggia, ma gonfiate dalla tempesta. Qualcuno urlava, erano degli ordini all'inizio...

ma poi le urla cambiarono.

Erano urla di paura. Terrore.

Gli uomini correvano qua e là sul ponte come impazziti. Qualcuno prese saldamente Perenor e gli urlò di andare sottocoperta, ma Perenor non ubbidì. Anzi. Non appena la presa dell'altro lo mollò il chierico si diresse verso le sponde per vedere cosa stesse succedendo.

E la nave si inclinò nello stesso tempo paurosamente di lato, minacciando di lanciarlo fuori bordo. Miracolosamente si aggrappò ad una fune e riuscì a recuperare l'equilibrio.

E vide fuori bordo: l'acqua violacea premeva come una morsa sulla nave, girando vorticosamente attorno ad essa e nel più puro terrore Perenor capì. La nave era dentro un vortice.

La chiglia si inclinò ancora di più immergendosi nelle acque mentre Perenor assisteva alla scena terrorizzato ed inerme. Acqua nera e soffocante tutt'attorno a loro, sempre più alta attorno.

Dov'erano gli altri? Erano riusciti a salvarsi?

Udì le grida disperate di qualche marinaio che si lanciava fuori bordo e scompariva immediatamente tra i flutti. L'albero si spezzò e scomparve con uno schianto secco... Perenor faticava a tenersi stretto ora, ciò nonostante cavalcava quella nave come un cavallo imbizzarrito. Ora la prua discese bruscamente verso il centro del vortice e Perenor vide... un'immenso vuoto che stava per inghiottirli ed in fondo luci. Luci morte di un altro mondo che li attendeva nell'oscurità.

Luci di una città e qualcosa là in fondo che aspettava nell'ombra la sua vittima.

Perenor si svegliò di soprassalto.

Era notte fonda e si trovava nel letto morbido e profumato... era stato tutto un incubo. Ma lui era madido di sudore. Balzò di soprassalto al sentire una voce, pensando che fosse il libro. Ma poi si accorse che era stata la sua immaginazione provata.

In realtà era il kender che parlava anche nel sonno:

- Cos'è? Manto della Luce? Beeeeellla..mmm-

Okkei ragazzi... papiro mio stavolta. Non mi farò vivo per tutta la prox settimana. Molto belli i vostri precedenti pezzi...au revoir :wink:

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nessuno continua?

ok ok ..lo faccio io se insistete!! :mrgreen:

ah strike:bel pezzo! :D

La mattina arrivò, silenziosa e implacabile come solo il tempo può essere.

Ariaston attendeva in camera, sazio di sonno e desideroso di incontrare quel capitano.

Aveva dormito poco, come tutti gli elfi, e aspettava ansioso il risveglio dei compagni, che sapeva essere molto stanchi.

Uno ad uno si svegliarono, e il ritrovo avvenne come convenuto nella sala principale della locanda, dove fecero una corposa e nutriente colazione.

L'ultimo a svegliarsi fu il kender, e tutti furono grati di poter fare una colazione tranquilla, prima dell'arrivo del ciclone naturale che era in lui.

Dopo circa un'ora tutti furono pronti, e mentre si preparavano ad esplorare un po' il porto Ariaston raccontò loro cosa aveva visto la sera prima.

Tutti convennero che probabilmente Paltron era l'uomo giusto per la loro impresa, e che sarebbero andati a visitare la Manto della Luce.

A sentire quel nome il kender sorrise, e iniziò a raccontare delle presunte gesta di quella nave, che per qualche sconosciuto motivo lui sembrava conoscere.

Nessuno lo badò più di molto, tranne naturalmente l'elfetta che rideva sempre ai racconti stupefacenti del botolo.

Presero le loro armi, e si diressero verso il porto.

L'atmosfera era completamente diversa da quella vista la sera precedente dall'elfo guerriero, e le urla si rincorrevano per i ponti e le passerelle della navi.

Videro una piccola goleta mercantile partire, a quanto pare per un paesello li vicino, e un altra nave molto grande salpare alla volta delle terre civilizzate, verso la città di Lortial, famoso porto commerciale del regno di Kelan.

Chiesero qualche indicazione, per capire dove fosse ormeggiata la Manto della Luce, e ottennero velocemente le indicazioni, accompagnate da delle risate divertite quando il kender affermava con più assoluta decisione che loro si sarebbero presto imbarcati in quella nave.

Per fortuna non rivelò mai la loro intenzione di andare a Merenil, e riuscirono a mantenere il segreto; anche se non sapevano perchè dovevano mantenerlo, intuivano di doverlo fare lo stesso.

Circa un ora dopo raggiunsero la nave...

ehm..ok..mi fermo qua perchè mi sono accorto di non saper descrivere minimamente una nave..nn so i termini e le tipologie esistenti..se qualcuno può darmi una mano, e continuare ringrazio..al max chi conosce bene barche, ma nn vuole continuare la storia mi mandi un mp che cosi poi proseguo io... :oops::oops::oops::oops:

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