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La nostra storia...


Kordian

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una caverna in lontananza! ecco dove li stava portando Ariaston!

La piccola sentiva sempre più chiaramente le presenze demoniache alle loro spalle e iniziava ad essere preoccupata.. sapeva che qualcosa di brutto era già successo ai bambini laggiù alla locanda...

strinse forte la mano alla guerriera.

Anche il suo amico Garfuss si era fatto silenzioso e stranamente serio!

Appena entrati nell'umido antro i"grandi" pensarono ad una copertura magica per tentare di arginare l'imminente assalto.

Ariaston,con la schiena poggiata all'umida parete di roccia tentava di riprendere le forze...

<<Ariaston, cosa c'è?>> chiese la piccolina

<<Nulla...sono solo un po'...stanco...la magia sfinisce quando la si usa per troppo tempo.. ed io mi sono sforzato molto per arrivare a questa caverna...>> le rispose con la sua voce dolce.

<<non ti preoccupare...ecco..>>

Alatharièl gli toccò la fronte con le mani.

<<Stai meglio ora?.. e non avere paura di dirmi che questo posto è una trappola e probabilmente ci aspetta una battaglia pericolosa... io non ho paura se ci siete voi con me...>>

Ariaston era sinceramente sorpreso, non poteva negare di sentirsi bene ma rifuggeva l'idea che una bambina così piccola potesse leggergli dentro.. dopotutto forse si trattava solo di una brillante intelligenza...

<<Beh, ciao!io vado a giocare con Garfuss!>>

..non arrivò dal suo amico (che per altro stava avendo un diverbio piuttosto acceso con Perenor, non si smentiva mai)perchè fu distratta dall'esperimento con la spada di Aixèla.

Tutto d'un tratto poi, con la forza di un ciclone arrivarono i demoni.

La difesa magica sembrò cedere di colpo e in breve la caverna risuonò del clangore delle armi..

Alatharièl vide Entreri cadere come un fuscello sotto un colpo di un essere semi evanescente (ma a quanto pare estremamente reale) ricoperto di catene che sembrava muovere come appendici del suo stesso corpo ed ebbe paura...

tutto intorno a lei infuriava la battaglia.. era impotente, troppo piccola per combattere, troppo oiccola per poter anche solo pensare di contrastare quelle spaventose creature..

In mezzo alla confusione fu l'unica a vedere Aixèla scomparire nella luce azzurrognola che aveva caratterizzato l'esperimento di catalizzazione magica di poco prima e il Kender che, avvolto dalle lunghe e pesanti maglie delle catene del Kyton, protestava inutilmente..

Finchè non si sentì ghermire a sua volta da una mano enorme...

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Non aveva fatto in tempo a stupirsi per ciò che era accaduto con Aixela che le barriere magiche intorno alla grotta si infransero e i diavoli sciamarono nella caverna come letali cavallette, qualcosa impatto su di lui, sbilanciandolo e facendolo cadere a terra, Sturmir fu rapido a riprendersi, si alzò e vide che una creatura alata con una testa rettiloide cornuta, armato con una inquietante catena aveva preso per la spalla la piccola Athariel, la reazione fu immediata, cinque globi di energia magica gli partirono dalle mani, colpendo il braccio del demone che si ritrasse per il dolore, prima ancora che avesse il tempo di reagire Sturmir avvolse l'elfetta in una sfera di energia scintillante e la spinse via con il pensiero, ma si era distratto per un momento di troppo, la catena del diavolo lo colse alla coscia, il sangue sprizzò dalla ferita e Sturmir rischiò di cadere, non cedette però al dolore e reagì una scarica elettrica si abbattè sul demone partendo dalle mani del nano, ma non sortirono alcun effetto, mantre i colpi dell'entità sortirono un sanguinoso effetto sull nano che però non cedette, sapeva che se fosse morto la piccola elfa sarrbbe stato senza difese contro le mostruosità infernali, il demone gli si avvicinò sogghignando, pronto a dare il colpo di grazia...

la battaglia intorno al nano infuriava ma era una confusa nebbia, Sturmir stava morendo lo sapeva, sputava schiuma rossastra dalla bocca, le catene del diavolo lo sferzavano colpendolo con violenza, il nano era sbattacchiato da una parte all'altra della caverna completamente in balia dell'infernale creatura ma si rifiutava tenacemente di morire, dopo un ultimo colpo Sturmir era a terra, giaceva come una bambola spezzata, ma aveva ancora una carta da giocare, l'ultima lo sapeva..

Aspettò che il diavolo gli si avvicinasse mentre la creatura sollevava la mano artigliata per colpirlo e ucciderlo lui alzò una mano, sette raggi dei colori dell'arcobaleno colpirono sul volto la creatura trafiggedola e scacciandola nel suo piano di origine ma non prima che il suo colpo arrivasse a segno, il mondo di Sturmir si dissolse in una chiazza rossa, ma con l'ultimo sguardo vide che la bambina era al sicuro nella sfera di energia, le sorrise e l'ombra lo avvolse accogliente....

spero di non aver disturbato la performance di Ariaston, Wolf a te lapalla!!

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Ariaston giaceva semi svenuto. Era stremato, le forze prosciugate dall'eccessivo uso della magia. Sapeva che non poteva permettersi riposo, che i nemici stavano probabilmente arrivando, ma non riusciva a fare altrimenti. Attorno a lui vedeva solo nebbia, la vista offuscata dalla spossatezza.

Poi vide un ombra, una piccola ombra. Gli sembrò di riconoscerla, gli era famigliare e qualcosa addolcì il suo cuore; per pochi istanti tornò bambino, la felicità che percorreva il suo corpo, un senso di tepore e di riposo che lo avvolgeva.

Ma poi riapri gli occhi, o semplicemente focalizzò, e riconobbe la presenza della piccola Alatharièl, davanti a lui che lo osservava curiosa e preoccupata. Ritornò in se all'improvviso, senza farlo notare. Cos'era quell'ombra che aveva visto? Era quella della ragazzina, o quella che credeva di aver riconosciuto, in un momento di vicinanza con la morte?

"Ariaston, cosa c'è?". La voce della bimba giunse inaspettata, concentrato com'era nelle sue riflessioni. Però era contento che si interessasse delle sue condizioni. Le disse di stare bene, che era solo stanchezza, quando sapeva benissimo che era anche qualcosa di più.

E allora lei fece quella cosa.

Inaspettata, come un flash, un altro flash nel passato. Lo toccò con le mani, sulla fronte, con le sue piccole mani morbide da bambina, e lui sentì un energia pervadergli il corpo, rigenerarlo di molte delle forze perse.

Era successo già una volta!

Già quella volta, tanti anni prima. Si riprese all'improvviso, e pensò a quanto quella ragazzina assomigliasse a lei, a quella sorella che tanto gli mancava, da troppi anni ormai. E in più essa era anche riuscita a carpire i suoi pensieri. Lui sapeva che la grotta era una trappola, un luogo molto pericoloso, ma aveva deciso di portarli lo stesso la dentro, perché era comunque meglio che essere colti alla sprovvista in mezzo alla boscaglia.

E lei ora lo sapeva. Sapeva che erano in pericolo e o per intelligenza (ma non lo credeva..) o per magia lo aveva capito.

Si, le somiglianze erano molte, troppe perché fosse una semplice coincidenza.

La ragazzina tornò correndo dal kender, divertita, e solo allora lui notò il tatuaggio che aveva sulla mano destra pulsare leggermente di un bagliore rossastro. Non era mai successo che quel tatuaggio si illuminasse, prima d'ora, e questo fatto lo sconvolse.

E poi fu il caos. Ebbe appena il tempo di alzarsi, nuovamente in forze e sentì l'esplosione. Poi qualcosa si infranse sopra il suo capo, un metro sopra di lui, e l'elfo vide i frammenti di una freccia cadere vicino ai suoi piedi.

Subito l'istinto guerriero lo fece reagire, afferrando la sua daga e scattando quasi pari passo ad Entreri verso l'ingresso. Molti corpi di demoni giacevano a terra, bruciati dall'acido liberato dalla magia del chierico, e alcuni corpi di orchetti schiacciati sotto ai loro corpi diffondevano chiazze di sangue sul terreno.

Ariaston si portò verso destra, la mano sinistra che impugnava la daga, la destra che conteneva il suo bianco pugnale. I nemici erano molti, se ne era accorto subito, e doveva usare anche quell'arma.

Doveva farlo!

Appena la sfoderò senti l'energia che conteneva pervadere il suo corpo, rendendolo euforico e molto più reattivo. Superò Entreri, che si stava dirigendo a sinistra, con due balzi rapidi, e la prima gola di orchetto lascio la strada alla sua daga. Il sangue sgorgò generoso, macchiando il terreno mentre il corpo robusto cadeva verso terra.

L'elfo ormai capiva poco di quello che stava accadendo attorno a lui, le forze e l'attenzione impegnate in quello che era il suo personale massacro. Non gli interessavano gli orchetti, infimi esseri che a volte neanche meritavano di morire, ma i demoni erano il suo obiettivo principale. Ne aveva scorto uno passare tra lui e Entreri, forse anche grosso, ma non gli aveva prestato attenzione. Li dietro c'erano sia Perenor che Sturmir, oltre al kender, e potevano proteggere la bambina per un po'.

Ariaston si muoveva aggraziato tra i corpi degli orchetti, mutilando gli arti di quelli che si avvicinavano troppo, in preda a un euforica e irosa concentrazione. Mentre impugnava il pugnale, ogni volta che lo impugnava, gli tornavano alla mente le immagini, impresse a fuoco in lui, della sua famiglia. La rabbia montava in lui, rendendolo furioso, fino a quando questa non lasciava il posto alla disperazione che lo distruggeva, quasi, rendendolo un relitto inerme.

Ma ora le energie c'erano tutte, merito della bimba e del pugnale.

Si trovò davanti il primo demone, non molto grande e neppure preparato allo scontro con l'elfo. Subito la daga si mosse da sinistra verso destra, in un arco tagliente e uno squarcio si apri nel petto del mostro che arretrò dolorante, tentando uno scoordinato colpo alla sua testa.

Lo evitò con tranquillità, fissando il suo sguardo sulla ferita, che rimaneva aperta sgorgante sangue. Allora continuò il suo assalto, smembrando parte della gamba squamosa del mostro con la daga, mentre un colpo gli arrivava al fianco, ma leggero, portato mentre la creatura cadeva sbilanciata. Fortunatamente non causò problemi all'elfo che potè finire la creatura con un ultimo colpo all'addome.

Continuò nella sua turbinante carica, seguito poco più in la da un Entreri molto rapido e letale, prezioso alleato nella difesa della grotta.

Dov'erano Aixela e Trebor?? Non li aveva più visti, proprio ora che erano necessari.

Qualche altro orchetto tentò di colpirlo, e lui li ignorò, protetto dall'ombra in cui si era avvolto a inizio combattimento, semplice protezione agli occhi imprecisi degli orchi.

E poi alzò i suoi, di occhi! Si rese conto, e contemporaneamente anche Entreri sembrò farlo, che gli avversari erano troppi. Non sarebbero mai riusciti a sconfiggerli tutti, neanche in pieno giorno. Un pensiero balenò in lui, un pensiero di libertà in mezzo ai boschi e di salvezza per se stesso.

Ma lo scacciò, con le immagini proiettate dal pugnale ai suoi occhi, della sorella, del padre, della madre, di Alatharièl..di Alatharièl??

COME MAI?

Era la prima volta che quell'immagine gli appariva e questo lo scosse per un attimo, sottraendolo momentaneamente al potere del pugnale. Sentì una voce risuonare dietro di lui:

"Tornate indietro, difendetemi e ci penserò io a questi orridi demoni!".

Era la voce del chierico, che chiedeva aiuto per un qualcosa che loro non comprendevano.

Con l'ultimo barlume di coscienza rimasta si concentrò e tornò indietro, poco più lento di Entreri che già si era piazzato davanti al giovane chierico. Ma poi il pugnale lo ricatturò, e lui vide suo padre, lassù, tra il sangue e..

FURIA!

Lo colse in pieno e travolse con lui il demone che lo stava fronteggiando. La daga scattò verso l'alto, il braccio destro a parare un violento colpo del mostro, subendo un impatto che lo sbilanciò non poco. Ma la lama aveva raggiunto il suo bersaglio, tagliando una spalla vicino ai legamenti. Il mostro indietreggiò, mentre già la ferita cominciava a richiudersi, rigenerandosi, con un ghigno sul volto.

ODIAVA QUEL GHIGNO!

Allora colpì con il pugnale, mentre riacquistava equilibrio con il braccio ancora dolorante e una ferita aperta su un fianco, figlia di un colpo di un orchetto che ora giaceva morto, sotto la spada di Entreri.

Colpì con un affondo diritto, letale e veloce, che il mostro tentò di parare con il braccio robusto e corazzato. Ma l'arma penetrò facilmente le sue carni, bruciandole, bevendone il sangue che ne usciva ma non arrivava a terra, mentre un urlo di dolore tremendo scaturiva dalle fauci del mostro. Ora era l'elfo a ghignare soddisfatto, il potere del pugnale che lo percorreva nuovamente, mentre si scaldava per l'uso e per il nuovo sangue demoniaco che riceveva e di cui si nutriva.

Lo estrasse dalle carni e lo fece roteare in un movimento che lacerò il fianco sinistro del mostro, che barcollò qualche istante e cadde a terra morente, le ferite aperte non sanguinanti ma bruciate dal fuoco magico e demoniaco del pugnale.

Suo padre riaprì gli occhi per un attimo nell'immagine che il pugnale proiettava. Stava muovendo un braccio, lassù...

ODIO!

E Ariaston scattò nuovamente verso il demone successivo, più pronto ma ugualmente inerme di fronte al suo pugnale. La furia che lo muoveva era palpabile quanto il sangue dei suoi avversari che lo ricopriva. Entreri massacrava corpi di orchetti vicino a lui, proteggendolo dagli attacchi che lui non vedeva e proteggendo il chierico.

Già il chierico. Ariaston per un attimo prestò attenzione a quanto stava facendo Perenor, e poi squartò un altro demone con il pugnale, tentando anche inutili affondi con la daga che era inutile contro questo coriaceo mostro a quattro zampe.

La stanchezza iniziava a impadronirsi di lui e del guerriero umano, i corpo stremati dallo sforzo e sudati nonostante la frescura notturna. E Aixela e Trebor non si vedevano.

DOV'ERANO MALEDIZIONE?

Poi Perenor urlò forte, sprigionando una grande carica magica e illuminando debolmente la stanza. Molti demoni urlarono di dolore, tentando movimenti inconsulti dettati più dalla disperazione che dalla mente, mentre si dissolvevano nel nulla, scacciati in mondi che Ariaston nemmeno immaginava.

Dopo qualche istante nella grotta non era rimasto nemmeno un essere demoniaco, nemmeno uno vivo. Solo orchetti spaventati dalla nuova situazione, che titubanti decidevano che fare. Poi fuggirono.

Suo padre ora aveva il volto distorto da una maschera di dolore e disperazione, con le lacrime di sangue che gli solcavano il volto mentre gli occhi si chiudevano...

DOLORE!

Allora le lacrime sgorgarono dal volto dell'elfo, le immagini proiettate dal pugnale improvvisamente più vive in lui, e più dolorose, mentre il padre urlava, sanguinava e la sorella svaniva nell'ara dissolvente.

Cadde in ginocchio, improvvisamente conscio di Entreri di fianco a lui, svenuto, coperto dal corpo di qualche orchetto mutilato. Ma allora chi aveva combattuto al suo fianco? Chi lo aveva protetto dagli attacchi degli orchetti che lo circondavano?

Capi all'improvviso.Era solo!

Nel combattimento era solo, e più di qualche ferita ora lo ricopriva. Aveva le braccia tagliate in più punti, contusioni e graffi su tutto il corpo, e la ferita al fianco ancora aperta!

Il pugnale aveva modificato la realtà che vedeva, che percepiva, e non si era accorto di essere lui stesso a colpire tutti i nemici che lo circondavano, in uno sforzo tremendo che ora lo sommergeva improvvisamente.

Barcollò, e poi cadde sulla schiena abbandonando la presa sulla daga e sul pugnale, accasciandosi a terra tremante, mentre la luce si spegneva attorno a lui.

Negli ultimi istanti di coscienza vide Alatharièl appena uscita da un globo magico dirigersi correndo verso il nano a terra massacrato, e appoggiargli le mani sul corpo. Perenor corse invece gli corse incontro, sudato e stanco, ma ancora in grado di reagire,con qualche leggera ferita sul corpo.

I suoi tatuaggi pulsavano, entrambi, mentre vedeva il buio chiudersi su di lui in un abbraccio accogliente come non mai...

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Ancora quella sala buia. Ancora quella luce che la guidava e quella mano forte che stringeva la sua. Ancora quella voce che la rassicurava, che le diceva che la mamma si sarebbe presto risvegliata dal sonno.

Adorava quella voce. Era da tanto tempo che papà non aveva una voce calda e felice come quella. Da quando la mamma si era addormentata in quello strano sonno.

Poi la mano la lasciò e si allontanò. La vide muoversi compiendo strani gesti. Anche l'altra mano faceva gli stessi gesti. Erano lenti, armoniosi, accompagnati da parole sconociute e affascinanti.

Ma poi... poi la voce divenne affannata, i gesti frenetici.

Vide gli occhi di papà ancora una volta e ancora una volta guardavano lei, accusatori e tristi. Poi lui si accasciò a terra nello stesso sonno della mamma.

E lei corse verso di lui... correva sempre verso di lui... lo faceva sempre.

E poi si svegliava, a volte urlando, a volte sudata.

Ma stavolta suo padre cambiò. La sala non era più buia. Un fuoco la illuminava e sotto di lei una massa liquida rossa ribolliva soddisfatta.

Era la fucina.

Prese il martello. Non voleva farlo, ma lo fece. Cominciò a battere una quella che sembrava una lama. Poi gettò va tutto e prese quel liquido che ribolliva. Un dolore lancinante al polso. Una delle lame che aveva gettato l'aveva tagliata. Il sangue usciva... tanto... troppo... e finiva dentro... dentro...

Una mano la scosse dolcemente.

Aprì gli occhi e la vista annebbiata le fece focalizzare il volto di Trebor che le sorrideva. Poi sentì un profumo di carne arrosto e lo scoppiettio del fuoco.

Appoggiò le mani in terra e notò di essere stata avvolta in una coperta, stesa su quello che doveva essere un vecchio materasso della locanda. Si mise a sedere.

Trebor le portò un piatto con della carne appena cotta. «Tieni, l'ho cacciato proprio mentre dormivi.»

Prese il piatto e lo ringraziò, ma era certa che quell'animale non era stato cacciato, ma aveva solo avuto la sfortuna di trovarsi accanto alla locanda, a portata di arco. Lui non l'avrebbe mai lasciasta sola, specie se era svenuta. Sorrise al pensiero. «Grazie.» Mise in bocca il primo boccone. Era durissimo. «Senti...» Lo guardò negli occhi «... ma sei sicuro che sia stato tu ad uccidere questo animale e che invece non sia entrato qui, morendoti tra le braccia di vecchiaia?»

Un attimo di silenzio e poi scoppiarono a ridere.

Come ai vecchi tempi.

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... scusate ma ogni tanto non mettete mai un breve riassunto della vicenda in modo tale che chi non avesse potuto seguire fin dall'inizio la storia, o non ha potuto seguirla costantemente, causa forza maggiore, possa capire dove si sta andando a parare e magari contribuire?

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... scusate ma ogni tanto non mettete mai un breve riassunto della vicenda in modo tale che chi non avesse potuto seguire fin dall'inizio la storia, o non ha potuto seguirla costantemente, causa forza maggiore, possa capire dove si sta andando a parare e magari contribuire?

uhm..no questa cosa nn è ancora stata pensata, perchè sarebbe lunghetta da preparare e già c'è poco tempo per postare...però prova a contattare -Kordian, colui che ha aperto questo topic, e forse lui potrà darti una mano...nuovi compagni/nemici sono sempre ben accetti... :wink: ah ho risposto a Strike quindi credo che tra poco arriverà un altro sigror post, fatto per incasinare le cose... ;)

ah altra cosa: 1000!!!!!!!

scusate..

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Hei manco due giorni e si scatena l'inferno!

Aspetto strike e poi vediamo ;)

si meglio se lo aspetti perchè potrebbe darti spunti per qualche idea...cmq sta diventando fico il tutto..ah complimenti a joram per aver tolto dal pericolo trebor e aixela al momento giusto!!! :evil::evil::evil: (scherzo... ;) )

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Sorpreso Perenor raccolse da terra il libro, mentre il riflesso nello specchio per un istante gli mostrò le parole sulla pagina. Parole in un linguaggio che ora poteva comprendere. Ma in quel preciso istante avvennero due cose: lo specchio cadde a terra e si ruppe in frantumi.

-Ooooh che peccato, ma per fortuna che ci sono qua io- farfugliò il kender- devo averne un’altro in fondo alla borsa. Puoi tenermi questo pugnale mentre cerco un istante?-

Un boato da fuori lacerò l’aria fin dentro la caverna. Gemiti incoerenti di terrore e di odio provenivano da là fuori. Perenor alzò lo sguardo verso l’uscita allarmato. I primi demoni avevano fatto esplodere il glifo ed erano certamente feriti, incapaci di andare avanti. Ma ce n’erano altri, molti altri.

Senza badare al kender che lo tirava per un lembo della veste Perenor chiuse gli occhi e cominciò a recitare la formula dell’incantesimo. Normalmente gli ci sarebbero volute poche parole. Ma non in questo caso.

Microscopiche goccioline di sudore gli segnavano la fronte, mentre cercava di concentrarsi, di isolarsi dal mondo esterno. Ma una parte di lui percepiva la presenza dei demoni. Stavano entrando, attaccavano i suoi amici e tra breve sarebbero stati lì, in fondo alla caverna. Ma per il momento non lo avevano notato, forse... il loro odio si avvicinava a lui... stavano per circondarlo. Ariaston volteggiava attraverso i demoni, seminando la morte, infervorato da una strana furia... Entreri falciava con la spada i pochi che ancora avevano il coraggio di avvicinarsi.

Strinse il libro contro il petto recitando le ultime frasi della litania. Il potere che montava dentro di lui, la fede nel suo dio che lo rafforzava. Poi il nulla.

Aprì gli occhi e con un gemito e si rese conto che l’incantesimo aveva funzionato. La maggior parte dei demoni si era dissolta. Ma alcuni suoi compagni erano spariti... anche il kender non era più lì. Tra i tanti demoni entrati nella grotta uno di loro stava ancora combattendo con Sturmir. Il nano si difendeva con coraggio, ma il demone era più forte di lui. Perenor rimase immobile, terrorizzato. Cosa aveva sbagliato nell’incantesimo? Fulmineamente il chierico recitò di nuovo le stesse parole per rilanciare il medesimo incantesimo di prima... ma concentrandosi meglio ora. In quell’istante il demone sbattacchiò Sturmir contro la parete della caverna. Il nano con un ultimo sprazzo di energia dissolse il demone con la magia e rimase immobile, forse morto, o svenuto. La bambina elfa urlò nella mente di Perenor, o nella caverna, il chierico ora non era più capace di distinguere tra le due cose. Forse un altro demone l’aveva agguantata, forse la magia che esplose in quell’istante non aveva ricacciato indietro lo stesso demone di prima. C’erano ancora parecchi altri demoni infatti che entravano nella caverna ora. Perenor cercò di non perdere la concentrazione mentre Ariaston sfinito, scivolava a terra. Anche Entreri era sul pavimento della caverna ora, svenuto. Il chierico terminò di recitare l’incantesimo, ma stavolta non successe nulla. I nuovi demoni li stavano raggiungendo per eliminarli. Aveva pronunciato male di nuovo l’incantesimo? Aveva detto vattene da quel piano invece che da questo piano? Ormai era troppo tardi per saperlo. Adesso qualche demone sarebbe arrivato a lui od agli altri e l’avrebbe scaraventato a terra come una bambola di pezza. Li avrebbero uccisi tutti...

Se la magia divina non avesse funzionato, balenò nella mente di Perenor, almeno era suo dovere morire nel difendere i suoi amici. Paladine dammi la forza, pregò e fece per muoversi.

Non aveva armi, ma poteva distrarre i demoni per far sì che almeno Alatharièl riuscisse a scappare. Almeno questo.... ma che morte stupida. Non pensò in quell’istante che nella caverna non c’erano solo demoni.

Infatti, quasi a dimostrargli il contrario un’intera compagnia di orchetti, che evidentemente era rimasta di retroguardia si affacciò all’ingresso della caverna. Forse volevano controllare se ci fosse bisogno del loro aiuto...

Ma Perenor non fece in tempo a fare un solo passo che la magia si attivò improvvisamente. Per qualche strano motivo il contatto con il libro aveva impedito che si attivasse subito. Ma ora il potere si svegliò, come una belva addormentata in attesa di ghermire i suoi nemici... chiunque essi fossero. Il giovane chierico sentì il potere accumularsi come un’onda e chiuse gli occhi terrorizzato. Aveva totalmente perso il controllo di quella cosa...Con un risucchio ed un boato un vento improvviso scosse l’intera caverna.

Poi nient’altro che oscurità.

Il capitano del piccolo drappello di orchetti non aveva fatto in tempo ad affacciarsi all’entrata della caverna, borbottando soddisfatto al compagno che tutto stava procedendo nel migliore nei modi, che la luce eruppe e li avvolse tutti in un turbinio invincibile. Caddero a terra doloranti... al capitano non erano mai piaciuti troppo i demoni per quel motivo. Ed ora, sollevando lo sguardo e ritirandosi su da terra, si accorse immediatamente che il cielo si era come velato. Anzi no, non sembrava davvero un cielo quello... piuttosto la volta di un’enorme antro oscuro....

-Ma dove siamo finiti?- chiese seccato il suo compagno.

-Ma che ne so io!?- gli rispose, altrettanto indispettito.

Forse erano stati scaraventati dentro la caverna dall’onda d’urto...ma no, non sembrava essere la stessa. A questo punto non desiderava altro che mettere le mani su quei miseri lerci elfi, umani,o kender che fossero. Li odiava per quello che avevano fatto e li avrebbero torturati, sempre che i demoni avessero lasciato qualcuno vivo.

Ghignò soddisfatto: adorava le torture lente dei prigionieri. Avrebbero compiaciuto anche quel demone...quel kyton.

-FORZA USCIAMO DI QUI!- sbottò, rivolto agli altri. Notando che là dentro vi erano come degli strani bagliori rossastri.

-Ma che facciamo qui? Qui esserci solo monete d’oro e tanto buio.- si lagnò stupidamente l’ultimo della fila, trascinando i piedi su uno strato di monete che emisero il loro inconfondibile rumore. Il capitano si rese conto solo allora che stavano tutti letteralmente camminando su un enorme tesoro. Sovrappensiero raccolse un’enorme medaglione d’oro incastonato di brillanti da terra.

-GIA' E' QUELLO CHE MI STAVO CHIEDENDO ANCH'IO- sibilò una voce tonante in fondo alla fila- CHE COSA CI FATE QUI?-

Il capitano si girò di scatto per zittire chi aveva parlato, ma rimase come raggelato ed il medaglione gli cadde dalle dita sbattendo per terra con un frastuono orrendo. Stava guardando fisso negli occhi svegli di un drago rosso...adulto.

Perenor si risvegliò nel buio più completo. Era gelido lì dentro, forse era ancora nella caverna. Non ricordava bene cosa fosse successo, forse era semplicemente svenuto come un vigliacco della peggior specie. Appoggiò le palme delle mani a terra e si rese immediatamente conto che il pavimento era asciutto. Non era più nella caverna... trattenne il fiato e sentì un rantolo lì vicino. Pian piano lo raggiunse... qualcuno lì per terra stava mormorando qualcosa..

-La bambina è salva?-

Perenor riconobbe la voce di Sturmir. Se ne stava andando e doveva fare in fretta, molto in fretta. Impose le mani sul nano sofferente e pronunciò l'incantesimo, forse non sarebbe servito a molto, ma almeno gli avrebbe permesso di guadagnare tempo.

-La bambina sta bene.- sussurrò mentendo al nano, mentre per effetto delle cure il respiro di Sturmir si rafforzava. Divenne regolare, ma il nano rimase immobile. Forse era svenuto di nuovo o forse semplicemente addormentato...

Già pensò Perenor, dov'era la bambina? Ed un terribile sospetto si insinuò in lui... l'ultimo incantesimo che aveva pronunciato nella caverna avrebbe dovuto servire a far ritornare i demoni nel piano di esistenza dal quale provenivano. E se invece di fare questo l'incantesimo avesse trasportato lui ed il nano nel piano di esistenza demoniaco? No, non poteva essere possibile una cosa del genere....

-Ariaston? Entreri? Siete qui?- urlò Perenor.

-C'è qualcuno qui che mi sente? Dove siamo? Ariaston sei morto?- una voce rispose, facendo rabbrividire il chierico: quella era la voce della bambina elfa.

Ehehehehe in questi momenti mi sento più caotico malvagio di Gigared.... piaciuto come ho rimescolato ben bene le carte? :twisted::twisted:

Prova a prenderci se ci riesci tontolone di un kyton prrrrrr ehehehehe (sto scherzando Giga :wink: )

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Ehehehehe in questi momenti mi sento più caotico malvagio di Gigared.... piaciuto come ho rimescolato ben bene le carte? :twisted::twisted:

Prova a prenderci se ci riesci tontolone di un kyton prrrrrr ehehehehe (sto scherzando Giga :wink: )

ok ottimo...l'ho letto cinque volte finora questo post e mi piace un casino..bella idea di nuovo strike..peccato che gigared la cosa che voleva ce l'ha già.. :roll: ma tanto ci serviva il kender??? :twisted::twisted: ghgh...ora voglio vedere che si inventa manzo e voglio capire dove siamo finiti.. :D ma per ora sono svenuto, quindi a voi la parola, Narratori!

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