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Cap. 2.1 - Il ritorno di Kai
DM Si irrigidiscono per un istante, sorprese, poi si abbandonano al tuo abbraccio. Senti il corpo di Lira tremare leggermente, mentre Mira appoggia la testa contro la tua armatura, come se cercasse un calore che non ricorda più. Per un momento, il tempo sembra fermarsi, e le rivedi bambine, con le loro risate e i capricci, prima che il debito e la miniera le strappassero via.. Quando le emozioni si placano, lasci la presa e ti siedi sul bordo del letto, cercando di ritrovare la compostezza. Pronunci una breve preghiera a Pelor, le tue mani che sfiorano la brocca d’acqua torbida: un tenue bagliore dorato pulisce l’acqua, rendendola limpida e pura. Versi il liquido nei bicchieri scheggiati e le offri con un sorriso forzato, cercando di mascherare il peso che ti opprime il cuore. Lira abbassa lo sguardo, giocherellando nervosamente con un filo della gonna strappata. Mira, invece, ti fissa con un misto di speranza e sfiducia, poi prende il bicchiere d’acqua con mani tremanti e beve un sorso, come se fosse un gesto proibito. Dopo un lungo silenzio, è Lira a parlare per prima, la voce bassa e roca, spezzata da un singhiozzo represso. "Kai, non so nemmeno da dove iniziare. Dopo che ci hanno portato via la casa, dopo che papà è morto sotto quel crollo, Smenk ha mandato i suoi uomini. Dicevano che il debito era nostro, che dovevamo ripagarlo. All’inizio ci hanno messe a lavorare nelle miniere, a portare sacchi di minerale ma era troppo per noi. Poi ci hanno vendute al Velo. Tre anni fa. La matrona, quella strega, ci tiene qui con la scusa che dobbiamo saldare ancora migliaia di monete. Non ci lasciano mai uscire, a meno che non sia per qualche cliente speciale, o per punizione." Si ferma, gli occhi lucidi, poi aggiunge a fatica: "Ci hanno spezzato, Kai. Non siamo più quelle bambine. Ma vederti, forse c’è ancora una speranza." Mira alza lo sguardo, la cicatrice sopra il sopracciglio che spicca sotto il trucco sbavato. "Se ci aiuti, sarà pericoloso. La matrona ha guardie, e Smenk.. lui sa tutto. Ha spie ovunque. Se provi a portarci via, ci uccideranno o ci daranno la caccia." Fa una pausa, poi aggiunge con voce tremante: "Ma tu, tu sei un prete. Non ci giudicherai, vero? Non ci odierai per quello che abbiamo fatto per sopravvivere?" Il tempo scorre veloce: sono passati già quindici minuti. Fuori, il rumore del bordello continua, ma per ora nessuno bussa. Hai ancora circa quarantacinque minuti prima che la matrona mandi qualcuno a controllare.
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Il Tempo dei Perduti
Akseli Appala In casa "Concordo sull'andare fino in fondo. L'infante deve essere ancora in vita, e spero anche la madre, anche se la pozza di sangue della quale parlava Ugo in cucina.. " mi taccio, non serve parlare oltre. "La botola, andiamo" Non perdo altro tempo e mi dirigo verso la botola con l'intento di aprirla e verificare cosa ci sia nel sottotetto.
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Cap. 2.1 - Il ritorno di Kai
DM Le tre monete d’oro che fai scivolare nella mano grassoccia della matrona fanno sparire all’istante il suo ghigno sarcastico. Gli occhi le si illuminano di un bagliore avido. Chiude il pugno sulle monete con un gesto rapido, quasi animalesco, poi ti rivolge un sorriso untuoso, mostrando denti ingialliti. "Ah, un prete con il cuore generoso… e il portafoglio pesante. Mi piace." Fa un cenno secco con la testa verso il corridoio laterale, oltre una tenda di velluto rosso logoro. "Stanza 7, in fondo a destra. È la più tranquilla che abbiamo: porta solida, finestra sbarrata, letto abbastanza grande per tre. Niente interruzioni, niente domande. Un’ora intera, come pagato." Abbassa la voce, sporgendosi leggermente verso di te. "Ma se provi a portarle via o a fare il missionario con la Bibbia in mano, il mio orco ti spacca le ginocchia e ti butta nel lago. Chiaro, uomo di Pelor?" Non aspetta risposta: schiocca le dita in direzione delle gemelle. Lira e Mira, che fino a quel momento hanno cercato di fingere di non averti riconosciuto, si irrigidiscono visibilmente. Una delle due quella con una piccola cicatrice sopra il sopracciglio sinistro, Lira, ora lo ricordi spalanca gli occhi per un istante, poi abbassa lo sguardo. L’altra, Mira, si morde il labbro inferiore, pallida sotto il trucco pesante. La matrona alza la voce, autoritaria: "Lira, Mira! Cliente speciale nella 7. Muovetevi, e sorridete, perdiana." Le due si avvicinano lentamente, evitando di guardarti direttamente negli occhi. Indossano abiti succinti di seta logora, rossi e neri, che lasciano poco all’immaginazione: segni di una vita che non hanno scelto. Quando vi passano accanto per precederti verso il corridoio, senti Lira sussurrare, quasi impercettibilmente: "Kai?" La voce è rotta, incredula, come se temesse di sbagliarsi.La matrona ti fa cenno di seguirle. Il corridoio è stretto, illuminato da una singola lanterna a olio che puzza di rancido. Passate davanti a porte chiuse da cui provengono gemiti, risate ubriache e colpi ritmici contro il legno. In fondo a destra, la porta numero 7: legno grezzo, rinforzata con bande di ferro, una piccola feritoia chiusa da un chiavistello interno. Mira apre la porta con una chiave che porta appesa al collo. Dentro: una stanza angusta (3 metri per 4), un letto grande con materasso macchiato e lenzuola che hanno visto giorni migliori, un tavolino con una candela mezza consumata, una brocca d’acqua torbida e due bicchieri scheggiati. Una finestra sbarrata da assi inchiodate lascia filtrare solo un filo di luce lunare. Le gemelle entrano per prime, chiudono la porta dietro di te. Il chiavistello scatta con un rumore secco. Per la prima volta dopo 19 anni, siete soli. Lira si appoggia alla parete, le braccia conserte come a proteggersi. Mira si siede sul bordo del letto, le mani che tremano leggermente. Entrambe ti guardano finalmente in faccia: occhi stanchi, segnati da anni di cose che nessun bambino dovrebbe vivere. Mira parla per prima, la voce bassa, spezzata: "Sei davvero tu? Kai? Il nostro… fratello maggiore?" Lira aggiunge, quasi sussurrando: "Pensavamo fossi morto… o che ti avessero tenuto a Greyhawk per sempre. Perch, perché sei qui?" Il peso di quelle parole ti colpisce come un maglio. Hanno paura di sperare.
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Cap. 2.1 - Il ritorno di Kai
DM Venerdì 22 novembre 764 - Tardo pomeriggio [Lago Diamante - da qualche parte in mezzo alle strade fangose] La matrona, una donna di mezza età, grassoccia, con il volto incipriato in modo eccessivo per nascondere le cicatrici del vaiolo e un sorriso che non arriva mai agli occhi freddi, ti squadra dalla testa ai piedi mentre ti avvicini al bancone improvvisato. Indossa un abito di seta rossa sbiadita, troppo stretto, e un mucchio di collane false che tintinnano quando si muove. Senti il suo sguardo valutarti: l’armatura pulita, il simbolo di Pelor lucido sul petto, la mazza al fianco. Un prete. Qui dentro è una rarità, e di solito significa guai o ipocrisia. Quando indichi le gemelle inarca un sopracciglio, poi scoppia in una risata grassa che fa tremare il doppio mento. "Oh, un prete con desideri carnali! Pelor chiude un occhio stasera, eh?" Si pulisce la bocca con il dorso della mano, poi ti guarda più attentamente, come se stesse calcolando quanto può spremerte. "Lira e Mira, dici? Le mie migliori ragazze, per i clienti gentili come te" Il modo in cui pronuncia “gentili” è carico di sarcasmo. "Di solito una a testa sono 15 argenti l’ora, in una stanza comune. Tutte e due insieme, 25 argenti. Se vuoi una stanza privata sul retro, senza interruzioni, lenzuola quasi pulite fanno 30 argenti totali. Anticipati, ovviamente. E niente prediche religiose, prete: se converti le mie ragazze, ti faccio buttare fuori a calci dal mio orco." Indica con un cenno del capo il buttafuori orco-mezzosangue vicino alla porta, che ti sta già fissando con ostilità. Mentre parla, noti che Lira, o Mira, non riesci ancora a distinguerle perfettamente dopo tanti anni, alza lo sguardo dal tavolo dove sta servendo. Ti vede. I suoi occhi si spalancano per un istante. Riconoscimento, incredulità, forse paura? Poi abbassa rapidamente la testa, versando un po’ di birra. L’altra gemella non si è ancora accorta di te. La matrona tende la mano grassoccia, palmo in su, in attesa delle monete
- Age of Worms [TdS-3]
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Cap. 2.1 - Il ritorno di Kai
DM Venerdì 22 novembre 764 - Tardo pomeriggio [Lago Diamante - da qualche parte in mezzo alle strade fangose] Il viaggio di ritorno da Greyhawk è stato un tormento di polvere e ricordi amari: 3 giorni a cavallo di un carro merci scricchiolante, tra mercanti ubriachi e guardie corrotte che ti hanno scrutato con sospetto, come se un chierico di Pelor fosse un'anomalia in queste terre dimenticate dagli dei! Hai viaggiato leggero: la tua armatura a scaglie con il simbolo solare inciso sul petto, lo scudo appeso alla schiena, la mazza benedetta al fianco, e un sacco con poche monete e erbe curative. La Città Libera, con i suoi templi luminosi e le zuppe calde per i poveri, sembra ora un sogno lontano, svanito nel grigio opprimente che avvolge Lago Diamante. La città ti accoglie come un pugno nello stomaco. Non è cambiata, se non in peggio: un ammasso di baracche fatiscenti ammassate intorno alle miniere esauste, dove l'aria puzza di zolfo, sudore rancido e acque stagnanti del lago inquinato. Le strade sono fango misto a rifiuti, escrementi umani, carcasse di ratti gonfi, bottiglie vuote di whisky da quattro soldi. Minatori curvi, con facce annerite dalla polvere di carbone e occhi vuoti, barcollano dalle taverne ai bordelli, trascinando catene invisibili di debiti e disperazione. Bande di teppisti, marchiati dalle cicatrici delle risse per un tozzo di pane, ti squadrano dagli angoli bui, mentre donne emaciate con bambini scheletrici mendicano ai bordi della via principale. Qui, la legge è un'illusione: il governatore-sindaco Lanod Neff e i suoi lacchè estorcono "tasse di protezione" dai pochi che lavorano ancora, mentre i proprietari delle miniere schiavizzano intere famiglie con prestiti usurai. Pelor sembra lontano da questo inferno; la luce del sole filtra a malapena attraverso la nebbia tossica che sale dal lago, tingendo tutto di un giallo malato. Ti dirigi verso la vecchia casa, o meglio, la baracca che ricordi: un tugurio di legno marcio e lamiera arrugginita, ai margini del quartiere povero, vicino al molo sudicio. Man mano che ti avvicini, il cuore ti si stringe: la porta pende dai cardini, sfondata da tempo; le finestre sono buchi neri coperti da stracci logori, e erbacce invadono il piccolo cortile dove tua madre provava a coltivare patate. All'interno, l'aria è viziata, impregnata di muffa e abbandono. Polvere ovunque, mobili rovesciati, un tavolo spezzato e un camino freddo da anni. Nessun segno di vita: i tuoi genitori non ci sono più, come sapevi dalle voci che ti hanno raggiunto alla Città Libera. Tua madre, consumata dalla tosse nera dei polmoni avvelenati dalle miniere; tuo padre, schiacciato sotto un crollo nel tunnel numero 7 della miniera di Smenk, due anni fa-, un "incidente" che nessuno ha indagato, perché, dopo tutto.. chi osa sfidare i padroni? Ma le sorelle Lira e Mira, le gemelle che avevi lasciato bambine, con i capelli castani e gli occhi grandi come i tuoi dove sono? Chiedi in giro, con la voce ferma ma il cuore in gola. Un vicino storpio, un ex minatore con la gamba amputata, ti guarda con pietà mista a scherno mentre biascica tra i denti neri: "Le piccole? Ah, povero illuso. Dopo che il vecchio è crepato, il debito è passato a loro. Smenk non perdona, sai? Le ha mandate al 'Velo di Mezzanotte', quel bordello lercio vicino alla taverna del Cane Rabbioso. Lavorano lì da, boh, tre anni? Quattro? Non tornano più qui, quella topaia è vuota da quando le hanno prese. Meglio non ficcare il naso, prete del sole, qui la luce non arriva, e chi ci prova finisce nel lago con le mani legate." Il bordello. Santo Pelor! Il Velo di Mezzanotte: un covo di vizi dove minatori ubriachi spendono i pochi soldi rimasti in corpi spezzati. Ci arrivi al crepuscolo, con il sole che affoga nel lago inquinato tingendo l'acqua di rosso sangue. L'edificio è un mostro di legno e mattoni crepati, con lanterne rosse che oscillano come occhi malvagi. All'ingresso, un buttafuori orco con cicatrici e un ghigno sdentato ti ferma: "Cinque monete d'argento per entrare, prete. O vai a pregare altrove." Non hai scelta, meglio non crearsi guai ora. Paghi, entri. L'interno è un incubo: fumo denso di tabacco e oppio, risate sguaiate, gemiti da stanze buie. Donne, ragazze, alcune poco più che adolescenti, si aggirano tra i tavoli, con vestiti logori e trucco pesante che nasconde lividi e occhiaie. E lì, tra loro, le riconosci: Lira e Mira, invecchiate precocemente, con gli occhi spenti e i sorrisi forzati. Servono da bere a un tavolo di minatori rozzi, che le palpeggiano ridendo. Il debito le ha intrappolate qui, vendute come carne per ripagare ciò che i vostri genitori non potevano. Il tuo cuore si spezza, ma la rabbia verso Smenk, verso questa città marcia, verso gli dei che hanno permesso questo, ti infiamma. Hai giurato a Pelor di combattere il male, ma qui il male è ovunque: nei debiti, nella povertà, nelle miniere che divorano vite. Riscattare le sorelle? Ci vorranno soldi, influenza e forse violenza. DM @Melqart inizi da qui
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- Age of Worms [TdS-3]
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Cap. 2 La miniera
DM Venerdì 22 novembre 764 - Mattina [Miniera - Tempio di Hextor] Il silenzio che avvolge il tempio di Hextor è pesante, quasi tangibile. L’aria è fredda e sa di pietra umida, ferro arrugginito e un debole sentore di decomposizione lontana. Le torce sulle pareti dell’arena sottostante sono spente da tempo; solo la debole luminescenza residua di qualche fiamma eterna nella balconata superiore getta ombre lunghe e tremolanti. Krug spinge piano la porta di legno rinforzato in ferro, i cardini cigolano debolmente ma non abbastanza da rompere il silenzio tombale: oltre la soglia si apre un corridoio stretto, largo appena 2 metri e alto 2,5 metri, che si conclude in una stanza dopo circa 12 metri. A pochi passi da voi, sulla destra, c'è una porta in legno chiusa. Le pareti sono di pietra grezza, levigate solo in alcuni punti da anni di passaggio. Non ci sono torce accese, né bracieri; il corridoio è immerso nell’oscurità totale per occhi normali. Sul pavimento ci sono impronte di stivali che vanno e vengono in entrambe le direzioni, macchie scure che potrebbero essere sangue secco. La stanza sul fondo non sapete quanto è grande perchè dovreste avvicinarvi, ma capite essere illuminata debolmente forse da torce posizionate fuori campo visivo. La luce tremolante proietta ombre lunghe e irregolari sulle pareti dipinte di un rosso sangue sbiadito. Vedete chiaramente la sagoma di un grande letto coperto di pellicce. Inoltre, si sente un debole mormorio: due voci basse, una maschile profonda e una femminile tagliente, che parlano in tono concitato ma contenuto. Non distinguete ancora le parole, ma è chiaro che ci sono almeno due persone vive lì dentro.
- Age of Worms [TdS-3]
- Age of Worms [TdS-3]
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Il Tempo dei Perduti
Akseli Appala "Mi sta bene, allora proseguiamo io e Shage con la sacerdotessa e la sua ancella. Ci rivediamo dopo" concludo, diretto a Ugo e Mal'ek. "Puoi controllare in tutto il resto della casa Shage, per favore? Io ti faccio da copertura magica, non temere nulla e speriamo di ritrovare vivi gli altri bambini" dico al bardo "Se dovesse capitare qualcosa, come un incontro con qualche goblin, ce la caveremo, ma tutto l'aiuto gratuito è ben accetto" sussurro alla sacerdotessa
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Il Tempo dei Perduti
Akseli Appala Annuisco al bardo "Prioritario capire chi c'è qui, perchè i rumori non si creano da soli e abbiamo sentito qualcosa provenire da questo o dal piano lì sopra" dico indicando la botola. "Finiamo qui, poi potrai andare a verificare lo status dei cavalli, anche se credevo fosse già stato fatto prima. Non sono nulla di animali nè sono un cavaliere, tuttavia il loro posto è la stalla, è stata pensata e costruita per loro, non per noi: qui ci sono letti e si riposerà meglio che sul pagliericcio che sa di sterco. Inoltre non serve barricarci, avendo già mura resistenti alle intemperie." dico rivolgendomi a Mal'ek "Comprendo il tuo cruccio per gli animali, ma addirittura portarli in casa mi pare esagerato. Ad ogni modo, non perdiamoci in ragionamenti futili. Focus sui figli e ritroviamoli" Con un cenno del capo cerco assenso nei volti dei miei compagni e nelle sacerdotesse e sono pronto a finire l'esplorazione
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Age of Worms [TdS-3]
Sono avaro di monete, vista l'ambientazione e il luogo di partenza iniziale. Come hai capito Lago Diamante è una cittadina mineraria dove si tira a campare e la popolazione arranca. Se decidi di essere nativo di questa cittadina, potrai avere ben poco, sopra la soglia di povertà a liv.1 per capirci. Normalmente si avrebbero 5,4 k a livello.4 ma tu ne avrai 2 k per essere allo stesso livello di ricchezza degli altri
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Age of Worms [TdS-3]
Al momento gli unici 2 sopravvissuti alla parziale esplorazione della miniera sono: Narcyssa - Mezzelfa prostituta proveniente dal bordello cittadino, l'Emporium, guidato da Madame Zalamandra Edwarf - Nano aiutante di Osgood, il fabbro cittadino (anch'esso nano) Ci sono poi altri 3 PG che erano assieme a loro in esplorazione, che io sostituirei in toto con i vostri, ex novo. Non sono stati di impatto nè hanno creato un legame con i pg qui sopra, quindi possiamo considerarli come mai esistiti, ai fini della trama. @Landar è in forse per la 3.5, perchè molto arrugginito e forse la voglia non è più quella di una volta, mentre @Massimo_79 lo vedo convinto sul creare un PG ex novo ben strutturato