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Latarius

Circolo degli Antichi
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Tutti i contenuti di Latarius

  1. Aspè che c'entra l'acustica della stanza? Comunque in generale per parlare a distanza devo per forza subvocalizzare quindi? Non è concesso parlare normalmente ad alta voce?
  2. Accetto il frullato ringraziando nuovamente la donna e sorridendo prima di posarlo e procedere ad ignorarlo. Nel frattempo prendo l'altro cellulare ed inizio a giocare con la lista dei voli di Tallin, partiti da Night City ed in arrivo per le 00.00 circa. Nella speranza di trovare il volo che sto cercando. Poi mi concentro sulla chiamata con l'altro telefono, se c'è gente intorno a me mi vado a chiudere nel bagno altrimenti resto seduta. «Qualcuno che ha ricevuto questo numero dal Musicista» rispondo fredda «Mi servono i tuoi servizi»
  3. Mi spiego meglio qui: A vuole comunicare a distanza con B mentre (sempre A) è vicina a C. Può A comunicare a distanza con B parlando semplicemente ad alta voce? Così che B (che si trova vicino ad A) pensi che lei stia semplicemente parlando ad alta voce con lei? Ohibò sembra un problema da prima media xD
  4. Kaeros'nyn - Rei Hououmaru «Potrei scoprirlo da me se mi impegnassi abbastanza...» le rispondo freddamente «Quindi perché non evitarmi la fatica e rivelarmelo subito?» La guardo senza battere ciglio «Vi serve per richiamare altri Caduti dall'Abisso. Non è così? Formare un esercito per la vostra guerra santa...» nell'ultima parola la freddezza che mi contraddistingue lascia posto al più velenoso sarcasmo.
  5. L'uomo si limita a scrollare le spalle, come se intendesse dire che non è di certo intenzionato a spettegolare con te a tal riguardo. «Avrete quanto richiesto in un paio d'ore...» commenta mentre termina di scrivere la pergamena procedendo ad ignorarti. Come rispunti sotto il sole nascente del mattino ti rendi conto che il ragazzo non è ancora tornato con gli uomini che avevi richiesto.
  6. «Se senti Elliot non dirgli dove sono. Digli invece che il mio obiettivo è... alle Hawaii!» dico mentre guido «Preferirei di gran lunga saperlo guardare culi abbronzati che ritrovarmelo di nuovo in mezzo ai russi...» mi lascio sfuggire un sorriso divertito. «Ma tralascia pure l'accenno ai culi abbronzati...» Non ho la stessa confidenza con le auto con le due-ruote ma me la cavo comunque abbastanza da potermi permettere una guida sportiva senza problemi. In effetti per quanto abbia criticato Ace, con le auto la mia guida non è che sia minimamente più pulita della sua. «Allo stesso modo...» mi blocco prima di chiamarla Braccio-di-ferro «... evitiamo di invitare altri curiosi turisti per una vacanza in Estonia...» * * * «Analcolico, la ringrazio...» rispondo rivolgendo addirittura un finto, caldo, sorriso.
  7. «Dobbiamo fare in fretta o potrei perdere il volo...» dico mentre mi cambio alla velocità della luce optando per il completo da battaglia, visto che una volta atterrata non ho idea di quanto potrei. Per ora tengo con me le armi, me ne separerò solamente appena prima di arrivare all'aeroporto. Una volta pronta ad uscire le domando «Per il denaro?»
  8. Scuote la testa ad entrambe le domande. «Solo che saremmo stati avvisati a fine lavoro...»
  9. «Ci sono fin troppe persone a questo mondo della cui scomparsa non mi angustierei...» commenta seccato passando oltre. «Se volete usarlo come punto di appoggio e non vi preoccupate di dormire sotto le stelle va ancora bene. Le mure esterne sono ancora in piedi ma se volete usarlo per qualcosa di più serviranno riparazioni e non leggere. Posso concedervi una piccola squadra, non posso privarmi del resto. Mi servirà, soprattutto se voi falliate o...» lascia in sospeso la frase visto che entrambi sapete a cosa lui allude. Annuisce «Perché crede che saremmo qui altrimenti? Per prendere il sole in una baita di tronchi?» scuote il capo «No, ancora nessun avvistamento per gli esploratori». Quando parli del resto delle richieste si limita a scrivere sulla pergamena, con una calligrafia precisa ma pratica e sbrigativa. «Un migliaio di frecce» puntualizza per quanto riguarda le frecce. Per un attimo un guizzo di divertimento brilla nei suoi occhi ma subito torna serio ed austero. «Io mi limito a rispettare gli ordini. E questo è l'unico motivo per cui non vi ho fatto pendere da una forca, Messere...» commenta freddo «Altro?»
  10. «Tutti quelli che puoi raccogliere in un'ora, non di più...» sospiro guardando la differenza di costo tra i due voli per un mero vantaggio di cinque minuti. Cinque minuti che potrebbero fare la differenza. «Devo prendere la mia roba e poi all'aeroporto -xxxnonsoilnomexxx-»
  11. Scrollo le spalle «Non mi piacciono i lavori lasciati a metà. E l'ultimo a sapere di Elliot è in volo per l'Europa...» Scuoto la testa «La mafia russa non dimentica e quella taglia è ancora attiva...»
  12. Se trovo qualcosa da sgranocchiare mi servo senza farmi problemi, stappo anche una bibita gassata con noncuranza. Inizio a sentire la necessità di qualcosa di forte per sciacquare via questa storia ma resisto, quando lavoro sono praticamente astemia. Mi appoggio alla scaffalatura ed ascolto la donna in silenzio, con la mano sinistra prendo il cellulare e facendo in modo di non lasciarle scorgere lo schermo cerco il primo volo diretto per Tallinn. Alla fine annuisco «È servito a farmi un'idea della situazione. Quindi o la famiglia è coinvolta oppure molto più probabilmente lo è la SafeChild, giocare con i loro archivi non è una cosa semplice. Forse entrambe le cose visto che la situazione è passata così in sordina...» Faccio scrocchiare il collo «Posso risolvere tutto...» dico freddamente, poi aggiungo «Ma mi servono tutti i contanti possibili...» dico anche se mi secca pesantemente chiederlo proprio a loro.
  13. Cammino nel locale come se fosse vuoto, senza curarmi di nessuno dei presenti ne delle voci. Visto che niente, a parte Braccio-di-ferro titilla il mio senso del pericolo. Non apro bocca e mi limito a seguire la donna. Infilerei persino una mano in tasca se non fossi troppo paranoica per farlo.
  14. Continuo a camminare ignorando Carlos e le sue parole. Quello era un tuo problema... Quando sento le sue parole mi paralizzo per un istante. La mano tremola vogliosa di essere stretta su un'impugnatura a lei molto familiare. Mi oppongo all'istinto di armarmi solamente per via del luogo in cui mi trovo. Poi faccio un profondo respiro ed entro nel locale cercando la donna che mi aveva dato appuntamento. Scegliendo di ignorare le sue parole.
  15. Lancio un'occhiata divertita all'autista godendomi il piccolo brivido che è risalito per la mia colonna vertebrale. La paura non è una cattiva cosa, è solamente il tuo corpo che ti avverte di un pericolo. Mi rendo conto di aver fatto bene a sedermi dietro di lui in auto, sebbene non sia successo nulla. Torno a guardare Carlos. La mia non è una minaccia. Se minacci qualcuno lo fai per intimidirlo, lo fai per ottenere qualcosa oppure a volte ancora lo fai solamente per goderti la sua paura. La mia non era una minaccia. La mia era una promessa. «Elliot è un idiota...» lo interrompo freddamente «Come un bambino troppo cresciuto. E quando ai bambini succede qualcosa la responsabilità è sempre di chi se ne occupa...» Faccio un sospiro «Beh, Carlos, ti conviene sperare che vada tutto bene. Sia per Elliot... sia per la tua amichetta...» dicendo così inizio ad allontanarmi verso l'ingresso del locale.
  16. Mi avvicino a lui, così vicina da potergli sussurrare senza che l'altro mi senta. La voce è quasi un flebile soffio di vento, ogni parola è soppesata e tagliente. «Di solito non mi lascio andare a simili cadute di stile. Ma questa volta è personale e quindi me lo permetterò...» Lo guardo negli occhi, le mani sono ben lontane dai fianchi. «Se all'idiota succede qualcosa riterrò te responsabile. Ma non verrò a riscuotere da te...» l'espressione diventa dura ed affilata «Non serve vero che vada oltre...?» mi lascio sfuggire un ghigno feroce mentre sposto per un secondo l'attenzione sull'auto blindata, solo per far sì che lui noti il mio sguardo. In fondo l'auto non serve a proteggere lui.
  17. Lancio un'occhiata seccata all'autista ma vista la distanza di sicurezza presa comunque non reagisco, sarebbe quantomeno ridicolo spostarsi a questo punto. Faccio segno a Carlos di proseguire.
  18. Quando l'auto accosta faccio segno con la testa a Carlos di seguirmi fuori e scendo dall'auto, chiudendomi la portiera alle spalle. Quando sono lontana dalla portata d'orecchi dell'autista mi volto verso di lui. «Con cosa ti ha corrotto l'idiota?» gli domando freddamente a bruciapelo.
  19. Studio l'auto dietro gli occhiali a specchio per capire se sia blindata oppure no. Trovandomi su un gioiellino del genere potrei arrivare quasi a capire perché molti preferiscono le quattro-ruote, ma io dal mio punto di vista difficilmente cambierei la mia preferenza. Ovviamente non mi lascio limitare dai miei gusti quando si tratta di efficienza e necessità. Sprofondo nel sedile e resto in silenzio, non reagendo al suo tono. Se fosse stato da solo avrei potuto da dire qualcosa, ma visto il terzo incomodo resto in silenzio.
  20. Jonathan Hekmatyar Alla risposta del russo scoppio in una fragorosa risata mentre chiudo il microfono. Probabilmente ci stiamo facendo un nemico ma va bene così. «Woah! Piano con la bomba per ora! Poi ne parliamo.... io preferirei puntare sul farli uccidere dai tuoi amichetti piuttosto!» Gli faccio segno di aspettare un momento. «Io mi terrei entrambi comunque...» Accendo il microfono di nuovo. «Ma il tesoro non era solamente Ma'am Frankenstein?»
  21. Vesto un paio di jeans attillati, di quelli dal tessuto sottile ed elastico. Sopra una t-shirt larga e lunga fin quasi alle natiche, non è il massimo della comodità visto che potrebbe restare impigliata da qualche parte ma è la cosa migliore che ho trovato per celare le armi. Sopra una giacca di jeans, dal tessuto più spesso rispetto a quello dei pantaloni. Ho preso anche un cappellino da baseball grigio ma per ora l'ho lasciato appeso ai passanti della cinghia dei jeans. Le cinghie della fondina ascellare sono scomode a contatto con la pelle, l'unica cosa a evitare un contatto completo è il reggiseno sportivo che porto. So che se le tengo troppo a lungo alla fine mi lasceranno dei segni per lo sfregare del cuoio sulla pelle, ma è un prezzo che sono disposta a pagare. Storco il naso guardando i due uomini. Non reagisco esteriormente quando scorgo l'autista ma sono sicura di non poter essere riconosciuta. Non solo porto la parrucca bionda ed un paio di lenti a contatto, poi ho anche gli occhiali a specchio neri a celare la mia espressione. Annuisco e salgo in auto, accomodandomi dietro l'autista. Normalmente mi sarei seduta dietro quello dei due che considero più pericoloso, ossia Carlos. Ma quell'uomo è un incognita che sta apparendo troppo spesso in tutta questa faccenda. Se dovessi credere che uno dei due potesse tentare qualcosa in auto, sarei molto più propensa a puntare su quest'ultimo. Non che mi fidi di Carlos. Anzi, ha dato prova esattamente del contrario. «Caffé Hanna. EFH District»
  22. Mi cambio stesso nel camerino e pago, all'esterno mi libero degli abiti incriminati in modo che non vengano ritrovati. Mi avvicino all'auto e picchietto contro il vetro.
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