@Le Fantome @Lyt
Il fatto che qualcuno possa lavorare per qualcun altro (che non significa necessariamente sudditanza o servilismo: nella saga di Geralt di Rivia le maghe sono consigliere dei Re, ma di fatto su molte cose detengono il vero potere) è giustificato dal fatto che abbia in cambio qualcosa che altrimenti non potrebbe ottenere. Formulo meglio: Tizio, mago, lavora per Caio se in questo modo può ottenere qualcosa che, se non lo facesse, non avrebbe o avrebbe con molta più difficoltà.
I maghi che lavorano per conto terzi sono giustificati in tutte le ambientazioni e gli scenari in cui la loro magia ha dei limiti e non può tutto. Come, appunto, avviene in D&D (dove, se ci pensate, un mago di livello X non è particolarmente più potente di un guerriero, ladro o paladino di livello X: proprio per costruzione; quindi, perché mai il primo dovrebbe dominare il mondo?).
L'economia dei mondi fantasy lascia, in genere, molto a desiderare, e quelle di Harry Potter e di D&D non fanno eccezione. Ma in Harry Potter i maghi hanno bisogno di soldi per pagare le cose (libri, pozioni, vestiti, bacchette, scope): questo è sicuro; non vengono approfonditi i dettagli tecnici, ma è chiaro che non possono semplicemente far apparire tutte quelle cose dal nulla con la loro magia: di questo dobbiamo prendere atto, anche se non viene ben spiegata la meccanica alla base.
In D&D può valere lo stesso principio: segui i soldi. Pensa a un PG mago, e alle ricchezze che guadagna nel corso delle avventure: come le usa? Per cosa le usa? Gli servono? Gli capita mai di non averne (ancora) abbastanza per qualcosa che desidera? Se i nostri PG maghi buttano tutto il denaro nell'immondizia perché la loro magia fornisce già tutto quello che vogliono, allora ha senso che nell'ambientazione avvenga lo stesso e nessun mago faccia mai niente per soldi. Ma se non è così (e in diverse campagne di D&D - tutte quelle che ho giocato io - non è così) è evidente che i soldi servono, anche ai maghi. È proprio evidenza sperimentale. Quindi non è strano che un PNG mago si metta al servizio di un individuo che, per ragioni sociali o personali, è straricco e può pagarlo bene.
C'è anche un'altra risorsa, oltre ai soldi, che vale la pena considerare: il potere. In molte ambientazioni il potere politico, l'autorità, è collegato a strutture sociali che non sono molto facili da manipolare: in una monarchia ereditaria comanda la dinastia regnante, è così che la gente è abituata a vivere. Se un mago la usurpasse dovrebbe aspettarsi caos e rivolte perché molta gente si ribellerebbe. Più utile, allora, è associarsi al potere (come consigliere, ad esempio) e pian piano fare in modo da rendersi indispensabili.
Senza contare che l'esercizio del potere comporta molti impegni estenuanti che portano via tempo. In molte ambientazioni fantasy i maghi sono presi dai loro studi arcani e non amano perdere tempo con leggi, tasse, infrastrutture, rimostranze e così via. Potrebbero accontentarsi di lottare per la supremazia tra di loro, in una sorta di lotta per il potere parallela e indipendente, senza per questo ambire alle posizioni di influenza note alla gente. In uno scenario del genere un riccone, nobile o mercante, vede un mago che si mette "al suo servizio"; ma il mago non la vede così: vede invece un riccone che, in cambio di un modico impegno magico da parte sua, lo solleva da un sacco di futili preoccupazioni mondane (tipo il cibo, l'alloggio, i vestiti) di cui non avrebbe voglia di occuparsi. Dal punto di vista del mago, è l'altro a fornire un servizio a lui.
Edit: tutto quello che ha detto @Le Fantome nell'ultimo post è valido ma si applica praticamente a qualunque classe, non solo ai maghi. Potresti fare un identico ragionamento per i paladini, per i chierici, per i ladri, per i bardi, per i monaci e così via. Vedere i maghi come qualcosa di "speciale" e diverso rispetto a tutti loro sarebbe giustificato in quelle ambientazioni (anch'esse un filone comune e molto bello del fantasy) in cui il mago è qualcosa di poderoso, inarrivabile, "fenomenali poteri cosmici", e da solo vale venti o cento guerrieri. Ma non è il caso di D&D. 🙂