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Miei racconti


doria

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sono un maschio

A mio avviso l'intro stona poco, ma è questione di gusti e di stili di scrittura, anche io solitamente parto lentamente in un modo, la cosa si sviluppa e si stravolge durante. Diciamo che l'inizio è una prova per il lettoreXD come le prime 100 pagine del nome della rosa

Ok...eeeeee...scusa per lo strafalcione :rolleyes:

Grazie per il commento e per i compliments...;-)

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Anche a me il racconto è piaciuto, bravo.

In particolare, ottimo il cambio di ritmo quando finisce "l'intro" (che per me è ok) e inizia il dialogo. E' molto buono anche l'uso del punto di vista.

Per parlare sempre del "ritmo" del racconto, trovo migliorabile la parte finale. Lì dovrebbe sembrare per un po' tutto concluso per il meglio, per poi giungere alla sgradita sorpresa; invece questi passaggi non sono resi al meglio, secondo me. E' come se il finale fosse un po' troppo affrettato.

Vorrei anche parlare dell'introduzione del tuo racconto. Secondo me ve bene così com'è, anzi, direi che probabilmente un momento riflessivo è indispensabile alla narrazione che altrimenti resterebbe privata della sua atmosfera, e mancherebbe di immedesimare il lettore.

La cosa su cui si può discutere, generalizzando, è se sia giusto inserire questi momenti proprio all'inizio. Molti ritengono sia il caso il caso di farli precedere da qualche anticipazione o da eventi con più "azione" per evitare il rischio di tediare il lettore.

Anche io ti consiglio infine una maggiore attenzione nella scelta di alcuni termini.

Complimenti.

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Premeto che preferisco di gran lunga il terrore all'orrore.

Il racconto secondo me è ben scritto, se era un esercizio sul tempo presente direi che è riuscito al 100%.

Alcune critiche che derivano solo da personali preferenze.

- Il racconto disgusta, ma non terrorizza.

- Trovo un po' fastidiosa la voce narrante, per via delle frasi interrogative e soprattutto perché di quando in quando si rivolge a un ipotetico pubblico [Vedete?][Giudicate voi]. Forse l'effetto ricercato era l'aumento della teatralità surreale della scena, ma a me comunque non piace.

- Il finale... troppi puntini di sospensione... non sono necessari... io li userei un po' di meno... :-)

- "Si alza dalla sedia dove è seduto" si potrebbe più semplicemente dire "Si alza dalla sedia". A meno che tu non stia citando alcuni scrittori della prima metà del 1900 che, essendo pagati in base al numero di parole, diluivano le frasi in modo simile :-) Comunque se mi pagassero a parole io scriverei "Si alza dalla sedia sulla quale si era seduto in precedenza" :-)

PS: Se ti interessa un esercizio di scittura collaborativa che utilizza la narrazione al presente in modo estremo, c'è questo racconto a cui sto partecipando su novlet.

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@ Demiurgo: prima di tutto ti ringrazio per aver commentato. Immagino che tu abbia letto la seconda versione, quindi riferirò i tuoi commenti a quella.

Se uso la voce narrante in un modo da te reputato fastidioso è perchè l'ho utilizzata per staccare le diverse parti del racconto. Forse potevo ottenere lo stesso risultato in un altro modo.

Mi hai fatto notare i puntini di sospensione: solo ora mi rendo conto di averli aggiunti automaticamente, abituato come sono ad utilizzarli via chat ;-)

"Si alza dalla sedia dove è seduto" si potrebbe più semplicemente dire "Si alza dalla sedia". A meno che tu non stia citando alcuni scrittori della prima metà del 1900 che, essendo pagati in base al numero di parole, diluivano le frasi in modo simile Comunque se mi pagassero a parole io scriverei "Si alza dalla sedia sulla quale si era seduto in precedenza"

Hai ragione. Nella versione che ho sul pc eliminerò "dove è seduto".

PS: Se ti interessa un esercizio di scittura collaborativa che utilizza la narrazione al presente in modo estremo, c'è questo racconto a cui sto partecipando su novlet.

Interessante...proverò a darci un'occhiata...;-)

Edit: qualche indicazione su cos'è, come funziona e come si consulta?

Grazie ancora per i commenti !!

p.s. domani partirò per tre giorni, nel caso risponderai leggerò una volta ritornato...

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Per parlare sempre del "ritmo" del racconto, trovo migliorabile la parte finale. Lì dovrebbe sembrare per un po' tutto concluso per il meglio, per poi giungere alla sgradita sorpresa; invece questi passaggi non sono resi al meglio, secondo me. E' come se il finale fosse un po' troppo affrettato.

MMM...magari provo a darci un'occhiata e vedo se posso rendere meglio la conclusione...

Anche io ti consiglio infine una maggiore attenzione nella scelta di alcuni termini.

Puoi farmi qualche esempio?....

Grazie ancora per il commento ;-)

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Puoi farmi qualche esempio?....

Sono solo delle sfumature.

Alcune ripetizioni/allitterazioni, ad esempio:

gli sembra di rimembrare

libro, in cui tiene un dito come segnalibro

più facili facendolo

Alcuni termini fuori registro rispetto al contesto in cui sono inseriti:

si erge

rimembrare

lambisce

Sono bei termini e possono avere un certo effetto in generale.

Però in questo caso particolare, quando usi questi ultimi tre termini che ti segnalo, la descrizione procede riportando cio che il protagonista, che è un "ragazzo comune" in cui il lettore si immedesima, ricorda o sta vedendo in quel momento. Sarebbe naturale che la narrazione, seppur in terza persona, prendesse la "voce" del personaggio di cui condividiamo il punto di vista. Questi termini sono però fuori dall'uso comune e quindi risultano in po' "stonati" per un "ragazzo comune", secondo me.

Ciao

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@ Demiurgo: prima di tutto ti ringrazio per aver commentato. Immagino che tu abbia letto la seconda versione, quindi riferirò i tuoi commenti a quella.

Esatto.

Edit: qualche indicazione su cos'è, come funziona e come si consulta?

Novlet è un sito gratuito di scrittura collaborativa. Gli utenti iscritti possono scrivere dei "pezzi" di racconto (detti passage) che altri utenti possono continuare portando avanti la storia. Ognuno può creare quante storie nuove vuole o continuare quelle di altri.

C'è la possibilita di scrivere commenti e votare i passage preferiti. Assomiglia a un wiki, ma più semplice da usare. Peccato sia poco frequentato.

p.s. domani partirò per tre giorni, nel caso risponderai leggerò una volta ritornato...

Beato te, io oggi sono tornato in ufficio :-(

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  • 3 settimane dopo...

Ciao!...

Il racconto sotto riportato nasce dalla mia collaborazione con il progetto Dreamwake, i cui diritti sono tutti riservati all'autore (Hasimir).

Questo breve testo sarà, probabilmente, inserito come introduzione al casato Kenon che, per introdurlo brevemente, si presenta come una casta il cui scopo è insegnare agli allievi a svuotare la mente e a far si che il corpo reagisca in automatico agli attacchi et similia.

Soggetto del racconto è la prova a cui il Theristes (lascio a voi il comprendere che ruolo abbia un Theristes nel casato) sottopone Alexandros, un giovane ragazzo...

Mi è stato "criticato" il modo con cui sposto i personaggi da una zona all'altra: non si capirebbe bene che i due escono dalla stanza.

Nella critica ditemi prima di tutto se confermate la critica sopra riportata e solo dopo commentate il resto. Buona lettura!

______________________________________________________________

Lucius osservava la stanza, il volto rigato da unte macchie di sudore. Era solo, abbandonato a sé stesso, ma non si arrendeva: il suo avversario era pressoché invulnerabile, così almeno pensava, ma lui imbracciava quella piccola pistola, puntata ora verso i muri della stanza, ora verso l'ingresso, da dove filtravano strani bagliori rossastri.

Già due colpi aveva sparato a vuoto, gliene rimanevano soltanto 3: non poteva sprecarli.

Un movimento alle sue spalle lo fece sussultare: si voltò, ma non vide nulla. Solo sentì un fendente raggiungerlo all'altezza della coscia. Piegato dal dolore si accasciò al suolo. Un altro fendente gli sferzò il volto, calci lo raggiunsero al torace. Aprì gli occhi e lo vide: davanti al suo viso pupille marroni lo osservavano e un volto solcato da un ghigno. Un altro pugno affondò nel suo stomaco e filamentose bave di sangue sgorgarono dalla sua bocca.

Racimolando le ultime forze, si alzò, le gambe in precario equilibrio, cercò di prendere la mira e sparò: il proiettile attraversò in pochi istanti quel breve spazio, solcando l'aria umida e viziata.

Fu inutile: quell'individuo schivò, balzando verso il muro, si lanciò in una folle corsa e, dopo aver evitato un altro sprecato proiettile, strinse le sue mani al collo di Lucius. Sentire il sangue che lentamente cessava di scorrere fu terribile; provare ad alzare le braccia e sentirle schiacciate dai piedi di quell'individuo non fu piacevole; sapere di stare per morire fu più che una semplice tortura. E mentre tutto lentamente si oscurava, Lucius piangeva, costretto alle lacrime da quell'avversario.

-Complimenti, ragazzo-.

Il Theristes tastò il polso dell'uomo appena morto: un malvivente qualsiasi chiamato Lucius, utilizzato per l'addestramento del suo allievo.

Gli occhi del ragazzo, traboccanti ammirazione e fieri del complimento appena ricevuto, guardarono quelli del Theristes.

Erano stati anni duri quelli che i due avevano passato insieme: anni di fatiche, insuccessi e, talvolta, soddisfazioni. Il rapporto che si era creato era più di quello tra un maestro ed un allievo, era quello di due commilitoni, due camerati pronti a combattere per il casato.

I due si abbracciarono, si strinsero amichevolmente, stimandosi l'un l'altro. Quanto si sentiva orgoglioso l'allievo ogni qual volta il Theristes apprezzava il suo operato!

Ora, come sempre quando le mani di un Kenon si sporcavano di sangue, sarebbe stato il momento del rito: il corpo nudo del ragazzo sarebbe stato bagnato alle acque della fonte, dopo il breve tragitto fatto sotto la guida del Theristes.

Uscirono dalla stanza e si incamminarono: la luce del sole abbagliò per qualche istante l'allievo, confondendo alla sua vista le possenti spalle del Theristes. Ci vollero alcuni secondi perché tutto tornasse a fuoco e, dopo quel breve lasso di tempo, i due si incamminarono, dirigendosi verso quel continuo gocciolio proveniente dallo zampillante flusso della pura acqua.

Giunti all'ingresso, il Theristes prese il braccio dell'allievo e lo indirizzò verso la fonte, come di solito avveniva.

Fu allora che tutto accadde.

Il braccio destro dell'adulto si alzò e rapidamente si abbassò: il volto del ragazzo venne scosso, colpito da un tremendo schiaffo. La mano sinistra del Theristes si chiuse in un pugno e affondò nel ventre dell'allievo, lasciandolo agonizzante di dolore. Macchie scure di sangue sporcarono il vestito del giovane: si teneva lo stomaco, aveva uno sguardo atterrito e non comprendeva. Che cosa aveva fatto? Perchè meritava quel trattamento? Subito un calcio lo prese sulla mandibola e dense gocce di bava scivolarono lentamente dalla bocca di sangue arrossata. Singhiozzava, piangeva e ancora fu colpito. Alzò lo sguardo ed un pugno si affossò su di un occhio; si coprì il volto con una mano ed un calcio gli colpì la testa. Non sapeva cosa fare: reagire? Soccombere? Fuggire? Avrebbe voluto urlare, ma sapeva che facendolo avrebbe ricevuto altri colpi.

Strani pensieri si mescolarono ad immagini di affetto passato: i continui colpi, incessanti, ripetuti, martellanti, asfissianti, stavano cancellando lentamente ogni piacevole gioia, ogni gaudente momento di felicità passato con il suo maestro, la sua guida.

Forse a causa del sangue di cui ormai anche gli occhi erano impregnati, forse per altre ragioni, il suo istinto agì per lui. I piedi da soli si alzarono e spiccarono un balzo; svuotata la mente da ogni cosa, pensò solo ad allungare la gamba e a cercare di colpire il suo Theristes sul volto: pochi secondi dopo vide il vecchio sbattuto violentemente a terra.

Si avvicinò; chiuse gli occhi; alzò il braccio e lo abbassò: una mano più forte della sua bloccò quel temibile colpo.

Il Theristes si alzò e sorrise.

-Hai superato la prova, ora sei un Kenon. Superando la tua più grande paura, il tuo timore di venire tradito da persone a te care, hai dimostrato di essere degno di affrontare Deliria. Benvenuto tra noi, Alexandros-.

I due nuovamente si guardarono e il Theristes si alzò, aiutato dalla mano del ragazzo.

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Secondo me si capisce bene il movimento dei personaggi, invece. Quello che invece ti direi è: attento alla punteggiatura, manca qualche virgola e vengono a saltare un po' di pause. In secondo luogo la chiusura del racconto, dopo una buona introduzione (anche spiazzante) è un po' rapida. Non so, forse sarebbe stato meglio legarla al pestaggio del delinquente, ma mi sa che è questione di gusti. Ah un'altra cosa: gli aggettivi li anteponi ai sostantivi apposta? Sebbene il risultato sia un po' aulico certe volte mi pare che ti azzoppa sulla scorrevolezza del testo, ma anche qui de gustibus. A me è piaciuto.

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Prima di tutto ti ringrazio per aver commentato ;-)

Allora: gli aggettivi anteposti sono voluti; mi sapresti indicare dove ho sbagliato la punteggiatura? E' vero: la fine è un rapida. Considera però che non potevo fare un racconto molto più. Se hai dei consigli su cosa rendere meglio, quali sentimenti, azioni, etc, sentiti libero di dirmelo!...

Grazie ancora!...

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Complimenti davvero.Le descrizioni sono molto belle e il racconto scorre bene.L'inizio mi ha lasciato un po a presupporre che l'uom con la pistola fosse il protagonista ma dopo ho capito:mrgreen:.Nel complesso mi e' piaciuto ma la fine e' stata un pochino troppo veloce,magari qualcosina in piu non mi sarebbe dispiaciuto,un po di suspence magari!!:mrgreen:(ok sto chidendo troppo).

Nel complesso comunque mi e' piaciuto,bravo!:-)

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Solo un esempio:

Lucius osservava la stanza, il volto rigato da unte macchie di sudore. Era solo, abbandonato a sé stesso, ma non si arrendeva: il suo avversario era pressoché invulnerabile, così almeno pensava, ma lui imbracciava quella piccola pistola, puntata ora verso i muri della stanza, ora verso l'ingresso, da dove filtravano strani bagliori rossastri.

Se al posto di qualcuna di quelle virgole tu mettessi qualche congiunzione la frase scorrerebbe di più. Per esempio con il volto, o così almeno lui pensava...

Oppure qui:

Un movimento alle sue spalle lo fece sussultare; si voltò, ma non vide nulla: solo sentì un fendente raggiungerlo all'altezza della coscia.

Se tu provassi a mettere due punti invece del punto e virgola e con i due punti successivi un punto ad interrompere prima del Solo sentì un fendente forse creeresti un po' più di suspence...

IMHO ovviamente.

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Mah, sinceramente non vedo come la frase "Uscirono dalla stanza e si incamminarono" non sia chiara. ;-) Gli spostamenti dei personaggi sono più che comporensibili, secondo me.

Una cosa che mi ha fatto un po' stranire è stato quell'iniziale "sudore unto": il sudore in sè non è unto, nemmeno nel caso in cui una persona non si lavi da un po'. Non saprei... secondo me quell'aggettivo stona un po' (ma magari è solo questione di gusti).

un'altra frase poco chiara forse è anche: "davanti al suo viso pupille marroni lo osservavano e un volto solcato da un ghigno". Sembra che ci debba essere un verbo che non c'è, oppure un "che" o qualcosa di analogo, oppure che non ci debba andare "lo osservavano", in questo modo: "davanti al suo viso pupille marroni che lo osservavano e un volto solcato da un ghigno", oppure "davanti al suo viso pupille marroni lo osservavano e un volto solcato da un ghigno lo [verbo]", o ancora "davanti al suo viso pupille marroni e un volto solcato da un ghigno".

Per il resto mi sembra ben scritto, complimenti!

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Complimenti davvero.Le descrizioni sono molto belle e il racconto scorre bene.L'inizio mi ha lasciato un po a presupporre che l'uom con la pistola fosse il protagonista ma dopo ho capito.Nel complesso mi e' piaciuto ma la fine e' stata un pochino troppo veloce,magari qualcosina in piu non mi sarebbe dispiaciuto,un po di suspence magari!!(ok sto chidendo troppo).

Nel complesso comunque mi e' piaciuto,bravo!

Grazie per il commento e sappi che prenderò in esame la tua critica e quella di Strikeiron, entrambe relative alla conclusione ;-)

Grazie ancora...

Edit: Jack abbiamo postato insieme! Provvedo a risponderti...

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Mah, sinceramente non vedo come la frase "Uscirono dalla stanza e si incamminarono" non sia chiara. Gli spostamenti dei personaggi sono più che comporensibili, secondo me.

Una cosa che mi ha fatto un po' stranire è stato quell'iniziale "sudore unto": il sudore in sè non è unto, nemmeno nel caso in cui una persona non si lavi da un po'. Non saprei... secondo me quell'aggettivo stona un po' (ma magari è solo questione di gusti).

un'altra frase poco chiara forse è anche: "davanti al suo viso pupille marroni lo osservavano e un volto solcato da un ghigno". Sembra che ci debba essere un verbo che non c'è, oppure un "che" o qualcosa di analogo, oppure che non ci debba andare "lo osservavano", in questo modo: "davanti al suo viso pupille marroni che lo osservavano e un volto solcato da un ghigno", oppure "davanti al suo viso pupille marroni lo osservavano e un volto solcato da un ghigno lo [verbo]", o ancora "davanti al suo viso pupille marroni e un volto solcato da un ghigno".

Per il resto mi sembra ben scritto, complimenti!

Certo, probabilmente il sudore non è unto ma, secondo me, rende l'idea di un qualcosa di fastidioso: se non è così ditemelo.

Sull'altra frase non so, a me sembra che vada bene. In effetti non ho molto capito quale sia il problema da te evidenziato, se avrai tempo di spiegarmelo, ne sarò molto felice...

;-)

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Hem, scusa, in verità non è che io sia esperto di tecnica di scrittura, per cui mi baso solo su sensazioni che le frasi mi trasmettono, per cui capita che possa essere un difetto della mia lettura, piuttosto di una critica valida. ^_^"

Cercherò di spiegarmi meglio:

"davanti al suo viso pupille marroni lo osservavano e un volto solcato da un ghigno"

Scritta in questo modo, mi sembra che la principale sia "davanti al suo viso pupille marroni lo osservavano" mentre "e un volto solcato da un ghigno" mi sembra una coordinata di cui però manca il verbo.

Invece se dovessi togliere "lo osservavano", la frase diventerebbe:

"davanti al suo viso pupille marroni e un volto solcato da un ghigno"

e in questo caso individuerei il verbo del periodo principale in un "c'erano" sottinteso, così:

"davanti al suo viso [c'erano] pupille marroni e un volto solcato da un ghigno"

Lo stesso risultato lo otterrei senza eliminare niente, ma agiungendo un "che":

"davanti al suo viso [c'erano] pupille marroni che lo osservavano e un volto solcato da un ghigno"

Se invece il senso della frase fosse il primo (pricipale "lo osservavano" + coordinata introdotta da "e") allora mi aspetterei di trovare anche il verbo della coordinata:

"davanti al suo viso pupille marroni lo osservavano e un volto solcato da un ghigno [faceva qualcosa]"

Invece la frase originale mi lascia, per così dire, nel'incertezza dell'interpretazione, se scegliere come principale il sottinteso "c'erano" oppure "lo osservavano".

Ciò non toglie che magari sia benissimo possibile la costruzione della frase originale, e sia io troppo poco fine per coglierla. ^_^"

In effetti il verbo "mancante" della coordinata potrebbe benissimo essere nuovamente "lo osservava", e perciò magari, a mia insaputa, potrebbe tranquillamente essere sottinteso per evitare la ripetizione.

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Guarda, ti ringrazio per la precisione e provo a rispondere.

Potremmo dire che ciò che genera in te il dubbio interpretativo sia non tanto l'utilizzo di "lo osservavano" quanto la sua posizione all'interno della frase. Se io mettessi :davanti al suo viso lo osservavano pupille marroni ed un volto solcato da un ghigno, la frase sarebbe più comprensibile. Se ho messo "lo osservavano" in questo modo è per scelta che, a fronte dei tuoi dubbi, non so più se sia fattibile o meno. Mi informerò e ti farò sapere!...

Grazie mille!...

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  • 2 settimane dopo...

Altro raccontino per il manuale di Dreamwake, ambientazione creata da Hasimir. Differentemente da quanto detto da me in precedenza, questo racconto potrebbe, nel caso piaccia, essere utilizzato per l'antologia...

Soggetti sono una aberrazione di Deliria, una creatura impazzita creata dai suoi stessi incubi e l'Insonne che vi si oppone. Gli insonni sono umani che, venuti in contatto con Deliria per poco tempo, ne vengono influenzati tanto da sviluppare poteri paranormali. In cambio di ciò devono non dormire mai e, per controllare meglio le loro menti, assoggettarsi ad un fetish, in questo caso una museruola...

Fatemi sapere come lo trovate!...

______________________________________________________________

Dall'alto della torre un uomo guarda Deliria, misterioso mare di grida, follie, paure e perdizioni.

E' una scolta, una coraggiosa sentinella del bastione, che, ormai da diverse ore, muove i suoi passi sulle mura difensive. Alle sue spalle il sonno dei vivi, davanti a sé la creazione del Dreamwake: un mare di nebbia indistinta.

Il ritmico suono dei passi accompagna il suo lento peregrinare: ancora due ore e poi potrà riposarsi, calmare la mente da quella continua pressione, da quella martellante follia che sembra spirare dal Mondo di Fuori.

D'un tratto, un'ignea luce pulsante si leva, appare bruciante al di là delle mura: ora si appressa, ora scompare, ora ritorna più vivida e la scolta ammira turbata quello strano spettacolo nuovo.

La sua mano cala lentamente lungo i fianchi: sa di dover afferrare l'arma, sa di doverla impugnare e stringerla forte, ma la visione ha un qualcosa di morbosamente attraente e non sa resistervi.

Il battito del cuore aumenta vertiginosamente, al pari della tensione, del turbamento, della paura. Ogni pulsare di quel bagliore lontano, ormai troppo vicino, riecheggia nel suo petto, si trasmette alla mente: per la scolta esistono ormai solo il suo cuore e il fuoco crepitante. Come in un tutt'uno di strane sensazioni, quel bagliore lo avvinghia, lo solleva, lo stringe a sé e gli prende la vita.

Un urlo. Un tonfo. Le membra rossastre della sentinella si spandono sul terreno dove è atterrato, dopo una lunga caduta.

Dall'alto della torre un incubo di fiamma, un umanoide impazzito urla al mondo la sua sciagura: ha preso il posto della guardia, ma non guarda Deliria; osserva pochi istanti le mura ed illumina le vie cittadine con i bagliori che il suo corpo emana.

I lunghi capelli ambrati di una donna, che, sola, si avvicina all'immonda creatura, vengono inondati dalla luce: lenti passi cadenzati e uno sguardo appesantito dal sonno accompagnano il suo lento incedere ed una stretta museruola marrone le chiude pervicacemente la bocca.

I due si fanno ogni istante più vicini: l'aberrazione a grandi balzi, scintillando su e giù lungo i muri cittadini; la donna restando immobile, lo sguardo fisso su quella pazza fonte di luce.

All'improvviso, tutto si oscura: tese le braccia verso il nemico, l'Insonne scatena le forze della sua follia. Come attratta da un vortice ineludibile, la fiamma dell'umanoide si distacca dal suo corpo spiraleggiando, vorticando scompare in un nulla oscuro. Impaurita dallo strano fenomeno, l'aberrazione balza ed avvolge in spirali di fuoco la donna: fiamme guizzanti lambiscono il suo volto.

L'abbraccio mortale continua incessante: l'incubo di Deliria e l'incubo del bastione sembrano uniti in un legame indissolubile. Ma, sole mortale scacciato dalle tenebre di una fosca notte, l'aberrazione ha il destino segnato: lentamente, quasi fosse una candela di cera consumata, perde le forze, si concede al suo avversario. Mentre i suoi bagliori abbandonano la città, l'umanoide abbandona la vita, finalmente libero da ogni pazzia.

Passi lenti e cadenzati palesano l'allontanarsi della donna, salvatrice impazzita di una città affogante nell'incubo.

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