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Miei racconti


doria

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Posto qui un mio breve racconto...devo averlo già pubblicato su qualche altro sito..ma non ricordo quale...spero solo di non violare il regolamento postandolo anche su dragonslair...

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Guarda le onde che in lontananza si abbattono sulla scogliera: dall'alto di quel monte può finalmente amare tutta la realtà, abbracciarla con un lungo, tenero sguardo. Non sa quanti minuti potrà ancora concedere a quella stupenda vista, forse pochi attimi prima dell'oblio. Ha solo il tempo di scegliere quale ultimo pensiero regalare al creato: abbandonare tutto con un semplice sorriso vorrebbe, ma non può, non riesce a strapparsi dalla testa la condanna. Come vivida immagine arde ancora il ricordo di quella notte, di quella piccola follia che, per quanto apparisse innocente, si dimostrò un errore fatale. Se solo non avesse accettato, se solo non avesse preso quella siringa, ora potrebbe sperare. Si alza. Non può restare lì. Si volta e si incammina. Ecco cosa lo attende: pochi passi prima del cimitero. Neanche lui sa cosa troverà oltre quel cancello arrugginito, ma, ormai rassegnato, abbassa la maniglia ed entra: solo lo stridere dei cardini arrugginiti sembra essergli di compagnia; mute giacciono le lapidi, sfiorate dal pulviscolo sollevato dal vento, e solitaria si erge la piccola cappella, ormai invasa da svariate forme di vegetali, quando, proprio da lì, vede uscire l'uomo: quanto sembra diverso da come appariva quella serata al pub! Quella notte, così almeno gli sembra di rimembrare, portava una camicia a righe e dei Jeans da lavoro; calata sul volto aveva la visiera di un berretto rosso e fumava, quasi non sembrava poterne fare a meno; ora invece è ricoperto da una lunga veste rossa che gli lambisce le ginocchia e nella mano non stringe una Winston consumata dal fuoco, ma un piccolo libro, in cui tiene un dito come segnalibro.

-Ben arrivato Marco-

Non risponde.

-Paura?-

Ancora silenzio

-Non serve che tu parli, ma avresti reso le cose più facili facendolo-

L'uomo si incammina, lui lo segue; l'uomo entra nella chiesa, lui lo segue; l'uomo si siede su una delle panche, lui fa lo stesso. Non ci sono ceri accesi a fianco del tabernacolo, l'unica fonte di luce è la finestrella sul lato sinistro.

-La colpa è solo tua, Marco.-

L'uomo si schiarisce la gola e si alza:ora gli è davanti con il volto verso di lui.

-Ricordi? Ricordi quanto dicemmo quella sera? Io ti avrei dato ciò che desideravi e in cambio volevo solo una tua promessa. Ricordi?-

Lui china il capo in cenno d'assenso.

-Ricordi anche la promessa?-

Un altro cenno di assenso accompagna quelle parole. Ma che altro può fare se non tacitamente assentire?

-Marco, tra poco inizierà per te una nuova vita. Non sarai più chi eri. Alcuni dicono che una volta fatto non si è più e basta: io cosa sarei allora?Mi vedi, Marco?-

-Si-

-Sono reale?-

-Si-

-Sei pronto?-

Vorrebbe dire di no; già lo sta per pronunciare, ma ecco che accade. Inizia tutto con un tremito: le gambe iniziano a tremare; il volto si contrae in una smorfia di dolore: lo copre con le mani. Vorrebbe urlare, ma è come se delle catene gli legassero le corde vocali, impedendogli di farlo.

-Il tuo corpo dice di si, ragazzo-

-Ma il suo spirito non è ancora sconfitto-

Chi è che parla? Marco non lo sa. I suoi occhi bruciano e la sua mente sembra esplodere.

-Tu?!-

-Io-

-Come vedi sei arrivato in ritardo-

-No, non è mai troppo tardi-

Marco sente una mano sfiorargli il braccio: una mano ruvida, secca.

-Il punto di non ritorno è vicino. Cosa pensi di poter fare?-

Marco non sa cosa sta succedendo. Sente l'uomo davanti a lui urlare: un urlo seguito da un tonfo di corpo che cade. Sente dei passi: forse l'altra persona si sta avvicinando. Adesso non sente più nulla. Sa di stare urlando, ma non ne è completamente conscio. Si alza in piedi. Prova ad aprire gli occhi, ma non ci riesce. Ecco! Sente qualcosa! Un fortissimo odore! Gli piace. Prova ad avvicinarvisi. Adesso sa di essere chino su di un corpo. Lo tocca, avvicina la bocca e morde. Lo fa di nuovo. Ripetutamente affonda i suoi denti nella carne di quell'essere. Prova un piacere immenso nel farlo ma, improvvisamente, si ferma. Ha sentito un tocco sulla spalla. Un senso di calma lo pervade. Sa di essersi seduto e sente le mani di qualcuno che gli toccano il volto, gli afferrano le dita, gli tastano gli occhi.

-Marco, mi senti?-

Cosa è successo? Non saprebbe dirlo. E' ancora nella piccola chiesa, ora illuminata solo da una candela. Capisce che da tempo è calata la notte. Si guarda intorno: vede panche distrutte, la finestra rotta e sente uno strano odore. Si volta: disteso sul freddo pavimento c'è il corpo dell'uomo dalla lunga veste. Non ha più la testa, molti morsi ne hanno dilaniato il corpo e, al suo fianco, ci sono i resti di un libro.

-Che cosa è successo?-

-Hai oltrepassato il limite e sei tornato indietro.-

Marco non capisce. Ricorda solo la terribile angoscia che qualche ora prima gli attanagliava lo stomaco.

-Chi era?-

-Uno di loro. Uno degli oltre-passati, Marco. Tu hai accettato il suo patto e lui ti ha soggiogato.-

-Oltre-passati?-

-C'è chi li chiama così. Altri li chiamano i senza-speranza, altri non-morti, altri ancora anime-perdute. Tu sei stato per pochi attimi uno di loro.

-Uno di loro?-

- Forse un giorno capirai-

Marco abbassa il volto. Ha capito di essere stato salvato da qualcosa di terribile, ma per il resto non comprende.

-Come ho fatto a salvarmi?-

-Ti sei fidato, Marco. Hai accettato il mio tocco-

-Tu chi sei?-

-Oggi sono un amico. Domani potrei essere solo una frase o un paesaggio-

Marco chiude gli occhi. Gli duole la testa e non sta capendo nulla. Dopo poco alza la palpebra superiore e si accorge di essere solo. La cappella è deserta. Si alza ed esce. Dopo poche ore ritorna a casa, si stende sul letto e dorme. Tutto sembra finito,ma sogni strani lo tormentano. Sente un dolore lancinante alla spalla. Si alza. Sa di cosa ha bisogno. Apre il cassetto e la vede: eccola la siringa. Allunga la mano e la immerge nel liquido. Avvicina l'ago al braccio. Ecco fatto. Adesso è finalmente tranquillo. Chiude gli occhi. Li riapre. Sente un tremito lungo la gamba. Sente un fortissimo dolore alla testa e il suo volto si contrae in una smorfia di terrore. Urla, ma nessuno può sentirlo. Piange, ma solo il ghigno sommesso di qualcuno al fondo del suo letto gli fa compagnia. Ormai Marco sa. E non c'è più nulla da fare. Un ruvido tocco gli sfiora i capelli e un odore piacevole gli invade le narici. Un sogno? Realtà? Non sa dirlo, ma il caldo sapore sulla sua lingua sembra dargli una concreta risposta.

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Posto un altro mio racconto...

(se per i mod è meglio che io faccia un topic per i soli miei racconti...bè..mi avvisino..)

Non mi entusiasma troppo, però è stato uno dei miei primi tentativi di scrittura al presente...(l'ho scritto prima della Promessa)

Se qualcuno avessa voglia di dare un giudizio, siate spietati, è invitato caldamente a farlo...

a presto ;-)

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L'uomo si allontana dalla reception. Un piccolo gruppo di uomini entra al suo posto e deposita su di un lettino a rotelle un grasso uomo. Della bava cola dalla bocca dello sporco individuo, andando a depositarsi sul cuscino verde su cui hanno appoggiato la sua testa.

Anche il gruppo di uomini esce, al loro posto subentrano due individui vestiti da infermieri.

Entrambi guardano schifati quello che tra poco sarà un cadavere: non sanno cosa ha fatto e non lo vogliono sapere, non è loro dovere sapere.

La lunga serie di lampade accompagna quell'orrenda processione, proiettando lame di luce sulle flaccide membra dei tre. Ecco la porta. I due infermieri si allontanano. Uno spiraglio si apre e il lettino viene trascinato all'interno di una piccola stanza.

Ora inizia il terrore. Vedete? L'uomo si è svegliato.

Lo hanno legato con delle catene di ferro ad un lettino. Cerca di muoversi, ma l'unica cosa che si agita è la sua enorme pancia. Prova ad urlare: la benda che avvolge la sua bocca si macchia del sangue gommoso che in filamenti gli infanga la lingua. Sente un dolore indicibile alla gamba, ode il rumore della sega che lentamente perfora le sue carni, lasciando nell'aria quel greve odore di bruciato. Tutto il suo corpo è in subbuglio: ogni singolo muscolo si agita inutilmente, annaspando nel tentativo di far finir tutto. Ma siamo appena all'inizio. Il seghetto è giunto al femore: i denti della lama affondano nell'osso e, lentamente, molto lentamente, lo spezzano in due. Un taglio di una precisione degna di stima. Sta impazzendo? Giudicate voi: che cosa vi dicono i suoi occhi? Solo dolore.

Con la gamba hanno finito. Gliela mostrano. Come un orrendo fantoccio vede il suo piede, lo sente calato sul volto: gli stanno schiacciando la faccia con quel moncherino sanguinolento. Come mai non sviene? E' desiderio dei medici ed è previsto dal protocollo. Ogni “cliente” della clinica deve essere sottoposto alle stesse regole e lui non è di certo da meno.

Quindi, secondo quanto stabilito dalla scaletta, è ora il turno del braccio destro.

Non sa cosa succede, ma inizia a sentire qualcosa. E' un sentore lontano, che, piano piano, si avvicina. E' calore, nulla più. Stanno avvicinando al suo braccio una torcia, ne è certo. Sente la sua mano ridursi in poltiglia. Immagina, per quello che riesce a fare mentre il sangue gli ottura anche il naso, la pozzanghera che le sue vecchie carni stanno creando sul pavimento. A vederla è una disgustosa melma rossastra, solcata da pennellate di nero carbone.

Dura qualche ora quella fase: alla fine gli rimane solo la spalla di quello che era il braccio destro.

Adesso la normale procedura stabilirebbe di porre fine alla vita del “cliente” ma, come prevede il contratto, è possibile, pagando un piccolo extra, procedere al trattamento completo, che prevede la cura di un'altra parte del corpo.

A quanto pare hanno scelto gli occhi.

Viene calata sul suo volto una maschera. Cosa vede? Un ago, che si avvicina sempre più alla pupilla. E' un freddo metallo che fora il suo acquoso occhio. Ecco ora il trattamento è concluso: dalla piccola lama se ne sono aperte altre quattro laterali e la maschera è stata sollevata. E' stato fortunato: per alcuni istanti i suoi occhi sono rimasti attaccati ai nervi e gli hanno permesso di godersi la vista del suo corpo mutilato.

Ora e' il buio. Sa che tutto sta per finire. Lo desidera e così avviene. Come da protocollo una siringa inietta un veleno nel suo sangue.

Due infermieri si chinano sul lettino. Il paziente è servito. Aprono la porta e lo conducono all'esterno. Alla reception c'è un uomo che indossa dei rayban che sta aspettando.

Si alza dalla sedia dove è seduto; aiutato da alcuni uomini prende il corpo e lo porta via...

Si sveglia. Si guarda il braccio destro: c'è ancora. Tocca la sua gamba: e' ancora saldamente ancorata al corpo. Era solo un sogno....

Ma allora perché sul suo polso ci sono i segni delle catene?...

Si guarda nuovamente la gamba: non c'è! Si tasta il braccio: sente di stare accarezzando solo il vuoto. Prova a guardarsi intorno: non vede nulla...

Realtà? Sogno? Non capisce più nulla, ma il buio che lo circonda sembra dargli una concreta risposta...

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boh... cavolate... ad esempio quando hai scritto rimembrare, che è una parola arcaica che (secondo me, ovviamente) stride con il registro stilistico generale, o magari dei periodi IMHO poco scorrevoli... tutte cose, ripeto, che non mettono in ombra la qualità del testo...

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allora:

ecco qui il racconto modificato...

che dire?...leggete il prima e il dopo, se avete voglia e tempo, e ditemi cosa è meglio...

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L'uomo si allontana dalla reception. Un piccolo gruppo entra al suo posto e deposita su di un lettino a rotelle un grasso uomo. Della bava cola dalla bocca dello sporco individuo, andando a depositarsi sul cuscino verde su cui hanno appoggiato la sua testa.

Anche il gruppo esce, al loro posto subentrano due individui vestiti da infermieri.

Entrambi guardano schifati quello che tra poco sarà un cadavere: non sanno cosa ha fatto e non lo vogliono sapere, non è loro dovere sapere.

La lunga serie di lampade accompagna quell'orrenda processione, proiettando lame di luce sulle flaccide membra dei tre. Ecco la porta. I due infermieri si allontanano. Uno spiraglio si apre e il lettino viene trascinato all'interno di una piccola stanza.

Vedete? L'uomo si è svegliato.

Lo hanno legato con delle catene di ferro ad un lettino. Cerca di muoversi, ma l'unica cosa che si agita è la sua enorme pancia. Prova ad urlare: la benda che avvolge la sua bocca si macchia del sangue gommoso che in filamenti gli infanga la lingua. Sente un dolore indicibile alla gamba; ode il rumore della sega che lentamente perfora le sue carni, lasciando nell'aria quel greve odore di bruciato. Vede sprizzare scintille, accompagnate da stille di sangue; ode il suo urlo tuonare nella mente ormai rintronata dal dolore.

Sembra che ogni cosa, avvolta in un fango di nulla, rinneghi quel corpo di uomo che muore; sembra che quell'uomo morente rinneghi ogni cosa, sperando che tutto si avvolga in un tenero fango di nulla. Sente che la morte è vicina: vorrebbe abbracciarla, ma essa gli sfugge, scacciata da una vita che offre solo torture.

Tutto il suo corpo è in subbuglio: ogni singolo muscolo si agita inutilmente, annaspando nel tentativo di por fine a tutto. Ma siamo appena all'inizio. Il seghetto è giunto al femore: i denti della lama affondano nell'osso e, lentamente, molto lentamente, lo spezzano in due. Un taglio di una precisione degna di stima. Sta impazzendo? Giudicate voi: che cosa vi dicono i suoi occhi? Solo dolore.

Con la gamba hanno finito. Gliela mostrano. Come un orrendo fantoccio vede il suo piede, lo sente calato sul volto: gli stanno schiacciando la faccia con quel moncherino sanguinolento. Come mai non sviene? E' desiderio dei medici ed è previsto dal protocollo: ogni “cliente” della clinica deve essere sottoposto alle stesse regole e lui non è di certo da meno.

Quindi, secondo quanto stabilito dalla scaletta, è ora il turno del braccio destro.

Non sa cosa succede. E' un sentore lontano, che, piano piano, si avvicina. E' calore, nulla più. Stanno avvicinando al suo braccio una torcia, ne è certo. Sente la sua mano ridursi in poltiglia. Immagina, per quello che riesce a fare mentre il sangue gli ottura anche il naso, la pozzanghera che le sue vecchie carni stanno creando sul pavimento. A vederla è una disgustosa melma rossastra, solcata da pennellate di nero carbone. Mentre il fuoco consuma la pelle, anche l'osso attende quella fine ingloriosa; ed ecco che giunge la fiamma e la pozza si sporca di bianco. Talvolta macchie di un grigio scuro arricchiscono quella pallida, orrenda pittura: forse sono bracieri scaturiti da vivide fiamme, forse sono sue carni, forse solo un bagliore all'ingannevole luce del sole.

Lì sarà pianto e stridore di denti: è forse questo l'inferno? Non ricorda di essere morto, ma, in fin dei conti, come può affermare che ciò che sta vivendo non sia in realtà il mondo di dopo? Come possiamo noi tutti essere sicuri di abbracciare ancora la vita, quando forse già camminiamo nel mondo dei morti?

Questi folli pensieri gli solcano la mente, mentre il dolore, dolcemente, si cheta. E' forse tutto finito?

Non capisce. Non sente più nulla. Apre gli occhi: vede un maschera che dall'alto gli viene calata sul volto. All'altezza degli occhi una spilla, un piccolo ago lucente che riflette sul suo volto spossato i volti dei suoi aguzzini. Quella visione dura pochi secondi.

Gli aghi si avvicinano sempre più alla pupilla. E' un freddo metallo che fora il suo acquoso occhio. Ecco ora il trattamento è concluso: dalla piccola lama se ne sono aperte altre quattro laterali e la maschera è stata sollevata. E' stato fortunato: per alcuni istanti i suoi occhi sono rimasti attaccati ai nervi e gli hanno permesso di godersi la vista del corpo mutilato.

Ora e' il buio. Sa che tutto sta per finire. Lo desidera e così avviene. Come da protocollo una siringa inietta un veleno nel suo sangue.

Due infermieri si chinano sul lettino. Il paziente è servito. Aprono la porta e lo conducono all'esterno. Alla reception c'è un uomo che indossa dei rayban che sta aspettando.

Si alza dalla sedia dove è seduto; aiutato da alcuni uomini prende il corpo e lo porta via...

Si sveglia. Si guarda il braccio destro: c'è ancora. Tocca la sua gamba: e' ancora saldamente ancorata al corpo. Era solo un sogno....

Ma allora perché sul suo polso ci sono i segni delle catene?...

Si guarda nuovamente la gamba: non c'è! Si tasta il braccio: sente di stare accarezzando solo il vuoto. Prova a guardarsi intorno: non vede nulla...

Realtà? Sogno? Non capisce, ma il buio che lo circonda sembra dargli una concreta risposta...

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[EDIT: non ho letto la seconda stesura del racconto...magari ci ritorno sopra prossimamente ;) ]

Ce l'hai su con la "concreta risposta" eh?

Bei rccontini brevi (questo a La Promessa) ma lo stile ha qualcosa che...boh...non mi innamora.

Secondo me è persino meglio La Clinica rispetto all'altro.

Però non chiedermi qual'è il problema perkè non saprei puntare il dito su qualcosa di specifico.

E' più un senso generale che "qualcosa non va" ma non saprei proprio specificare.

Sulla Promessa ho più da dire, ma lo dico nel topik apposito.

Comunque bravo :)

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Anche qui, bravo :)

Ribadisco quanto detto riguardo "La Clinica" ed aggiungo...

Nella Promessa ho faticato a leggere l'inizio.

E' semplicemente poco interessante...partendo da una totale ignoranza di cosa sia l'argomento e di cosa aspettarsi, forse ci metti troppo ad arrivare al punto.

Capisco che servisse a creare un briciolo di setting ed atmosfera e magari anche a dare la vaga impressione di familiarità con i personaggi...però boh...

E' forse troppo "evanescente" rispetto al resto del racconto che invece è molto concreto...viene in mente un'entità eterea che contempla il creato da fuori la comune realtà fisica...e poi invece si tratta di un tizio che ha subito un "abbraccio" o qualcosa di simile.

Magari c'è una luuuuunga e mirabolante storia di dannazione, redenzione e trascendenza dietro a tutto ciò, ma solo dal racconto breve pare semplicemente un elemento che stona.

E concordo con Sethis.

A volte scivoli in un lessico "da poesia" che stona col resto della prosa...e su singole parole come "rimembrare"...e su interi periodi in cui disponi le parole un pò alla Yoda ( lol ).

Questa cosa c'è anche nella Clinima, ma moooolto di meno.

Ma ribadisco: bravo :)

...

PS: io critico per come sento la cosa, ma non ho alcuna autorità in ambito...sono una ZAPPA a scrivere :P

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Nella Promessa ho faticato a leggere l'inizio.

E' semplicemente poco interessante...partendo da una totale ignoranza di cosa sia l'argomento e di cosa aspettarsi, forse ci metti troppo ad arrivare al punto.

Capisco che servisse a creare un briciolo di setting ed atmosfera e magari anche a dare la vaga impressione di familiarità con i personaggi...però boh...

E' forse troppo "evanescente" rispetto al resto del racconto che invece è molto concreto...viene in mente un'entità eterea che contempla il creato da fuori la comune realtà fisica...e poi invece si tratta di un tizio che ha subito un "abbraccio" o qualcosa di simile.

Magari c'è una luuuuunga e mirabolante storia di dannazione, redenzione e trascendenza dietro a tutto ciò, ma solo dal racconto breve pare semplicemente un elemento che stona.

bè...ovviamente, come dici tu, l'introduzione l'ho inserita per rendere una atmosfera iniziale...è questo il punto: è iniziale e stacca completamente da ciò che succede dopo. Mentre prima lui si rende conto che qualcosa di terribile gli sta accadendo, poi ci si trova in mezzo ed è una cosa talmente dolorosa, piacevole e sconosciuta, che non si rende conto di ciò che gli accade...la differenza di stile e linguaggio è dovuta a questo..

per quanto riguarda l'utilizzo di termini "arcaici" non so cosa dire....sarà che mi sono abituato a scrivere così, ma mi sembrano termini comuni, o quasi, ma forse sbaglio....:rolleyes:...

mi sembra di averti risposto...poi se veramente anche ad altri risulta "noioso" l'intro...vedo di modificarlo in parte....

comunque: grazie per aver commentato e per il giudizio sostanzialmente positivo...

p.s. sai che sei già il secondo che mi dice che ci sono alcune frasi alla yoda?....;-) (e pensare che non ho mai visto star wars)...

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Mi è piaciuto alquanto

Mi piaciono le storie che non sono comprensibili nell'immediato, che ti costringono a rimuginare e a elaborare teorie

Bè...grazie ;-)...

Sicura di non avere qualcosa da criticare? Qualcuno ha detto che l'intro stona, a tuo avviso?...Fammi sapere che, nel caso, vedo di sistemarlo...

A presto...;-)

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Bello, anche io una volta scrissi una cosa del genere sisi (non era un racconto ma un post in un forum gdr ma il concetto è quello asd)

Mi piace il genere psicotico/truculento/psicologico

Quale è, secondo il tuo parere, la migliore delle due versioni?...

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Bè...grazie ;-)...

Sicura di non avere qualcosa da criticare? Qualcuno ha detto che l'intro stona, a tuo avviso?...Fammi sapere che, nel caso, vedo di sistemarlo...

A presto...;-)

sono un maschio :-p

A mio avviso l'intro stona poco, ma è questione di gusti e di stili di scrittura, anche io solitamente parto lentamente in un modo, la cosa si sviluppa e si stravolge durante. Diciamo che l'inizio è una prova per il lettoreXD come le prime 100 pagine del nome della rosa

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