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La nostra storia...


Kordian

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"...e se non lo avessi visto con i miei occhi non ci avrei mai creduto! Con un ALBERO!!"

L'elfetta e il Kender scoppiarono a ridere. Erano usciti all'aria aperta e camminavano per il bosco, vasto e tranquillo, che circondava la piccola costruzione. Era ormai primo pomeriggio, e la giornata soleggiata chiedeva a gran voce di essere vissuta.

Camminarono per quasi un'ora, chiacchierando delle loro disavventure. A un certo punto intravidero il limitare della foresta, e decisero di incamminarsi al di fuori di essa. Gli alberi si facevano sempre piu' radi, e lasciavano il posto a una verde erbetta, prima che il tutto sprofondasse in un burrone decisamente alto. Erano su di un altopiano. Si avvicinarono al precipizio, per ammirare il fantastico e vastissimo panorama. L'aria era tersa e riuscivano a spingersi con lo sguardo fino a centinaia di leghe di distanza. Ma non videro segni di civiltà: solo foreste, fiumi e dei colli in lontananza.

"Non è bellissimo?" fece l'elfetta dopo qualche attimo di contemplazione. Il vento fischiava nelle loro orecchie.

"Si. Cavolacchio si. Stracavolacchio si, si. Forse. Hei, cos'è quello?"

Il Kender si avviò verso uno spuntone di terra e roccia che si inerpicava leggermente al di fuori del burrone. L'elfa lo seguì di corsa.

Quando furono giunti in prossimità dello spuntone, si fermarono e videro cosa c'era sopra. Era una croce. C'era sepolto qualcuno lì sotto.

"Una tomba..." il kender si avvicinò, seguito dall'elfa un po' timorosa. Non c'era nessuna iscrizione, solo un fiore colto, che sembrava stare li da un paio di giorni. La croce era di legno lavorato per resistere alle intemperie.

"Mi piacerebbe essere sepolto in un posto del genere quando morirò. Mi sembrerebbe di volare." Fece il Kender con uno strano sguardo malinconico, che era ancora piu' strano sulla sua faccia sempre sorridente.

L'elfa aprì bocca come per dire qualcosa, ma poi la richiuse. Rimasero in silenzio.

"A occhio e croce mi pare che sia primavera" disse Garfuss dopo pò. Tutti i cespugli erano in fiore, l'aria era piena di canti d'amore degli uccelli e di profumi di tanti pollini differenti.

"A occhio e croce mi pare che tu abbia ragione" rispose Athariel con un sorrisetto, che il kender non notò

"Ma ieri non era inverno pieno?"

"Mi pare proprio di si. Anche se su quel posto pieno di Demoni non si capiva proprio bene."

"Che posto?" fece Garfuss con una faccia stralunata.

"Come che posto? Quello tutto terroso e c'era vento, ed era pieno di brutti mostri! Poi Aixela ha fatto qualcosa è c'è stata una grande esplosione che ha sconquassato tutto... ah già, ma tu non c'eri in quel momento! Dov'eri finito? Ti aveva rapito quel brutto coso della caverna vero?"

"Hemmm... sono stato trattenuto. Si, era brutto e puzzava. E non aveva il minimo senso dell'umorismo. Terribile. Peggio di una suocera di un Cavaliere di Solamnia. Ne ho conosciuta una per caso, mio cugino era cavaliere di Solamnia, e poi si è sposato con una guardia nera e sua suocera era insopportabile, gli mandava sempre tante piccole frecciatine, solo che le sue erano con la punta intrisa di veleno e mio cugino ha passato quattro mesi incatenato a una parete prima che smettesse di sbavare e di ripetere che ci avrebbe strappato le budella a morsi, io gli voglio bene ma le budella forse mi servono ancora, e poi gli viene l'indigestione, comunque poi sua suocera è misteriosamente scomparsa dopo quella gita in barca con mio cugino che gli aveva fatto quel pedicure di cemento che diceva che gli piaceva tanto, alla suocera.."

"Cos'è un Cavaliere si Slomammia?" lo interruppe l'elfa.

"Un tizio grosso e baffuto che quando cammina fa un casino tremendo perchè ha un' armatura da 800 chili addosso."

"Oh. Tipo quello?"

"A occhio e croce si. EEEH?"

Davanti a loro in effetti si avvicinava un uomo abbastanza alto, di mezz'età, con dei baffoni da record e una complessa armatura addosso. Ma non faceva il minimo rumore, e l'armatura sembrava molto strana, leggerissima in una maniera irreale: gli copriva solo parte del petto e delle gambe. Al di sotto indossava una leggera tunica rossa. Non sembrava ostile, e aveva il passo leggero. Teneva un fiore in mano.

"Salve" disse quando si fu avvicinato abbastanza. L'elfa e il Kender rimasero impietriti per qualche attimo, indecisi sul da farsi. Poi l'elfa prese in mano la situazione.

"S-salve!"

"Che ci fate qui? E' già raro vedere qualche viaggiatore disperso, ma non sono mai passati da queste parti un Elfo e un... Kender." disse l'uomo alzando un sopracciglio

"Facevamo due passi.. nel bosco! Ma come siamo arrivati qui, ancora non l'ho capito bene. In effetti non abbiamo capito neanche DOV'E' che siamo."

"Piacere, Garfuss Pottlepot!" esordi il Kender. Non gli piaceva rimanere fuori da un discorso. Tese la mano verso l'uomo con fare spocchioso.

"Oh, che sbadato, non mi sono ancora presentato!" l'uomo disse loro il suo nome. Sorrise. Era un sorriso caldo, amichevole. "Mi fa piacere incontrare gente, sono passati mesi dall'ultima volta che ho parlato con qualcuno. Sapete, sono quello che si dice un eremita, e mi piace. Ma ma scambiare due chiacchiere ogni tanto serve. Ah, scusatemi un attimo"

L'uomo li superò e andò ad inginocchiarsi davanti alla tomba. Depose il fiore giallo davanti ad essa, e quello vecchio lo gettò con grazia nel precipizio. Fu catturato dal vento e volò via. Mormorò qualcosa. I due piccoletti assistettero in silenzio.

Alla fine l'uomo si alzò e si voltò verso i due. Era triste.

"Era una persona importante per lei." Disse l'elfetta.

"Si. Era mia moglie."

"L'amava."

"Molto. E lei amava me. Ma evidentemente la nostra felicità non era nei progetti di Paladine. Avremmo potuto vivere sereni qui, al di fuori dalle ingiustizie, dello squallore della società, del denaro, alimentati dal nostro sentimento. Avremmo potuto avere dei bambini. Ma non è stato così."

"Non è stato così?" disse l'elfetta in modo strano.

L'uomo la guardò un attimo, e poi allargò gli occhi ed inspirò profondamente. Subito dopo sorrise in maniera di chi ha capito qualcosa: "venite, vi offro una tisana. Ho una piccola casa a circa un'ora di cammino da qui."

L'elfa e il kender accettarono, e si diressero verso la foresta affiancati dall'uomo.

"Allora, che fate nella vita?" chiese lui

"Io... non lo so. Ero una zingara prima. Ora non lo so piu'." rispose l'elfa.

"Io viaggio invece! Mi piace." disse Garfuss.

"E lei?"

"Oh, niente di particolare, sono un ermita come vi ho già detto. Taglio la legna, vado a caccia e mi godo il vento di questo precipizio."

I due annuirono.

"Ah, e poi sono Arcimago della torre dei Sussurri, Custode del Sesto Sapere Antico e Membro del concilio degli Alti Maghi."

"Minchia!" sbottò il Kender. L'elfa rimase stupita.

L'uomo sorrise loro, e fece schioccare le dita: da uno spiazzo erboso crebbe in pochi istanti un folto cespuglio di rose gialle, che sbocciarono aggraziatamente. L'uomo ne colse una e la donò all'elfa. Profumava.

Dopo cinque minuti di cammino, i tre già chiacchieravano come se fossero stati vecchi amici. L'uomo era gentile e affabile.

"Ma come mai hai deciso di rimanere qui da solo?" Chiese ad un tratto Garfuss.

L'uomo si fece serio. Dopo un minuto disse: "Diciamo che sto eseguendo degli studi molto complicati e particolari... che non sarebbero bene accetti dal mio ordine."

Garfuss annuì. Mai chiedere troppo a un mago. Ci teneva a non penzolare nel vuoto, ancora per qualche tempo almeno. Continuarono in silenzio, finchè non intravidero la casetta.

"Hei, ma noi veniamo da lì!" Disse l'elfetta.

"Cosa?"

"Si, ci siamo svegliati li', insieme ai nostri amici."

"Ah. Andiamo ad offrire una tisana anche a loro allora!" disse l'uomo, e si avviò con passo deciso verso l'abitazione.

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Il kender e l'elfa stavano tornando verso la casa.

Ariaston non li aveva neppure visti uscire, perso com'era nelle sue meditazioni, e assorto nelle contemplazioni degli odori dei fiori e dei rumori della natura.

Il vento gli scuoteva leggermente i capelli, rinfrescandolo e rigenerandolo, fluendo in lui come linfa vitale.

L'elfo si nutriva dell'energia della natura, essendo parte lui stesso della natura, di quella natura primordiale che ancora regnava in quel luogo.

Non capiva. Se non era completamente impazzito al momento della fuga dal villaggio era inverno. Certo, erano successe molte cose a causa della magia di Aixela, ma non poteva pensare che anche le stagioni fossero cambiate per colpa sua.

E neanche che fossero rimasti via per chissà quanto tempo, tanto da far cambiare una stagione.

Però dove era lui ora era primavera. E di questo ne era grato tutto sommato; i colori vivi, gli odori pungenti, i rumori caldi e socievoli, e la vitalità scomposta che permeavano l'aria lo facevano sentire vivo, puro, libero e forte, finalmente a casa.

Gli sembrava di essere all'interno di un ruscello, magnifico pesce dorato che rifletteva la luce di un sole incandescente.

Seguì da distante i due, che erano preceduti da quell'uomo. Sembravano fidarsi di lui, e l'elfo non capiva perchè. Improbabile che fosse un amico di entrambi, ma conoscendo l'elfetta e il kender, entrambi molto inclini a nuove amicizie, era molto facile che avessero attaccato subito bottone.

Si stavano dirigendo verso la casa; Ariaston era molto attento a non fare rumore e a non farsi notare, ma non usò l'amuleto per nascondersi. Li segui semplicemente, come un gatto fa con il topo, senza fare rumore, scivolando tra rami, foglie e aria.

Continuò per una decina di metri, e poi l'uomo fece qualcosa con le mani, e delle splendide rose gialle fiorirono di fianco a loro. Ne colse una, la offrì alla piccola elfa, che l'annusò e colmò il proprio volto con un sorriso estasiato.

Ripresero a camminare, l'elfo sempre più incuriosito da quell'uomo particolare e, da quanto aveva potuto percepire in quel breve istante, anche potente, forse.

Poco dopo anche lui raggiunse il cespuglio di rose, con il trio più avanti a chiacchierare e ridere allegramente; le guardò, ne accarezzò una e sorrise felice. Per qualche istante si sentì sollevare, da una gioia leggera e spensierata, come le ali di un gabbiano nel mare.

Poi tornò con il pensiero sulla terra, si girò a osservare il trio, e rimase stupito!

Si erano fermati, con il kender e l'elfa che guardavano in giro, senza capire, incuriositi, e l'umano appoggiato ad un tronco,come in attesa di qualcosa che solo lui conosceva. Era sorridente e divertito.

Ariaston però lo percepiva!

Sentiva il suo sguardo addosso!

"Ehi..che ni dici di farci compagnia, mentre andiamo verso casa mia..posso offrirti un po di succo di mela molto buono, fatto solo qualche giorno fa."

La voce che giunse ad Ariaston era amichevole e sincera, e l'elfo non capì come potesse giungere fino a lui; il tono era basso, tranquillo e posato, e l'umano era molto distante, ma lui poteva udire perfettamente le parole, come se fosse stato di fianco a lui.

Attese qualche altro istante, poi si rassegnò, sorrise e si fece vedere anche dai due compagni di avventura.

Scosse i capelli, facendoli ricadere liberi sulle spalle, e si diresse verso il gruppetto.

"Scusatemi se mi sono nascosto..abitudine..e perplessità. Ma un po' di succo lo accetto molto volentieri, sopratutto se offerto da una mano amica!"

L'elfo parlò con la sua voce calda e mielosa come sempre, ma questa volta c'era anche gioia nelle sue parole, mentre un sorriso un po' macabro per la cicatrice incideva il suo volto.

Si unì al gruppetto, rimanendo nelle retrovie, e cantanto leggermente e sottovoce, nella gentile lingua elfica, mentre il kender sommergeva l'umano con un fiume di parole, accompagnato da un vento di musica rilassante e sognante, che narrava di altri posti, luminosi e cordiali...

La casa iniziava a farsi vedere poco distante..

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manzo nn hai detto il nome dell'umano :evil: va be, intanto me lo invento, poi quando joram me lo dice lo cambio..

Ariaston aveva ancora in mano il piccolo pezzo di legno in cui aveva inciso la profezia. Lo guardò un attimo, mentre cantava, e poi lo mise in una piccola tasca del mantello.

Il gruppetto continuò ad avvicinarsi alla casa, e videro che gli altri membri della compagnia si erano radunati nell'ingresso, pensierosi.

Ora anche il chierico era con loro; stava seduto a terra, con la schiena appoggiata al muro; la vista acuta dell'elfo gli permise di osservarlo già da distante, e gli parve pensieroso.

Fu il nano a vederli avvicinarsi. Li indicò al resto del gruppo, che si mise in allerta.

L'elfetta allegra corse avanti, chiamando il piccolo abitante delle caverne per nome, e dicendogli di aver incontrato un uomo molto simpatico, sul quale sarebbe bello comporre storie da raccontare ai bambini.

Il nano sorrise divertito, e quando il kender, l'elfo e l'eremita giunsero vicino a loro, guardò l'uomo.

Egli esordì:" Salve. Vedo che il sole primaverile che avvolge la mia dimora attira fuori da essa anche i più curiosi viaggiatori" , disse con un sorriso divertito sulle labbra. Era rilassato, nonostante la strana compagnia che si trovava di fronte.

" Non so come siete arrivati da queste parti, ma non è il momento di preoccuparsene. Ora vi offro qualc..." si interruppe.

Il suo sguardo si era fermato su Aixela, che lo stava fissando a bocca aperta, stupita dalla visione che si trovava di fronte.

L'umano la osservò incuriosito per qualche istante, poi anche la sua espressione mutò. Si fece improvvisamente serio, e si agitò all'interno dell'armatura leggera.

Balbettò qualcosa, agitato, poi si ricompose, e con voce calma e posata si rivolse alla guerriera:" Tu..tu assomigli incredibilmente a lei..hai un che.." prese fiato, come per farsi coraggio. "..beh si, assomigli moltissimo alla mia defunta moglie."

Nel dire queste parole il suo sguardo si accogliò di tristezza per qualche istante; poi fu distratto dalla corsa a gambe levate della guerriera, che scappò velocemente verso il boschetto, con il volto teso. Ariaston pensò di seguirla, ma poi lascò che fosse l'altra ragazza a farlo.

L'eremita osservò la scena, stupito e incapace di comprendere. Poi si rilassò nuovamente, riassumendo l'aspetto dell'eremita tranquillo e posato, e rivolse un sorriso al gruppetto.

" Forza, entrate. Berremo qualcosa, e mi racconterete quali strani eventi ve hanno condotto fino a qui, oggi...il sole primaverile fa bene alla pelle ma fa sete."

Aprì la porta, fece cenno di entrare e subito il kender e l'elfetta si precipitarono dentro, in un gioco di rapidità che fece sorridere gli altri membri del gruppo.

Sopratutto quando il kender inciampò sulla tunica dell'umano, e finì per cadere rovinosamente addosso alla panca in entrata!

Una risata uscì rapida e argentina dalla gola dell'umano, e coinvolse preso tutti i presenti.

Si sedettero a tavola, sorseggiando vino, birra e succo di frutta. Il kender e l'elfetta giocavano poco di lato, tutti grati ad Alathariel per aver distratto il piccoletto dal voler raccontare di persona la storia.

A farlo invece fu Sturmir, che narrò gli ultimi eventi della storia, dalla grotta, al combattimento nel semipiano demoniaco, allo scontro tra Aixela e Ariaston, al sacrificio del cristallino Trebor, al loro teletrasporto in questa casa, senza specificare che era avvenuto per mano della tatuata guerriera.

Si fermò, evitando di raccontare la loro visione del passato della guerriera, della loro consapevolezza che qualcosa ora era cambiato.

Tutti avevano riconosciuto il padre di Aixela, dopo la reazione della guerriera, ma tutti avevano anche deciso di tacerne la cosa.

Il nano aveva omesso nel racconto anche di citare la profezia e il libro.

E forse aveva fatto bene!

Ci sarebbe stato tempo per narrare tutto..

L'uomo ci pensò su qualche istante, meditando sulla loro storia. Osservò il kender, pesieroso, poi si scosse e li osservò come se li vedesse per la prima volta.

"Ma che maleducato che sono! Non mi sono presentato, e no vi ho nemmeno offerto nulla da mangiare. Perdonatemi, ma l'età avanza e le mie maniere peggiorano. Mi chiamo Peloran, e sono un eremita che vive in questa pace da ormai molto tempo. Come ho già detto sono un ermita. Taglio la legna, vado a caccia per vivere.Sono Arcimago della torre dei Sussurri, Custode del Sesto Sapere Antico e Membro del concilio degli Alti Maghi." Osservò la reazione stupita dei suoi ospiti, sopratutto di Sturmir, e sorrise. "Si lo so, non sembro veramente quello che dico di essere, ed è anche strano che stia qui da solo, isolato dal resto del mondo.

Ma per ora va bene cosi..." gli occhi si persero per qualche istante in un sogno dolce, per poi tornare repentinamente al presente.

"Vi offro un po' di latte, e della frutta da mangiare, mentre aspettiamo il ritorno delle vostre due amiche. Poi avremo da parlare, credo..."

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L'idea è quella che il passato o comunque la realtà dove ci troviamo sta cambiando in real time, a causa della nostra presenza 8) quindi la casa del mago con annesso passaggio segreto di prima, si è ora trasformata in un cottage da eremita. Tutto quello che abbiamo visto, il tentativo di resurrezione ecc ecc lo dovremmo ricordare, se lo ricordiamo, come niente piu' che una vaghissima reminescenza, o il ricordo di un sogno. Pensavo che solo il libro di Astinus potrebbe darci al massimo qualche tip per ricordare quello che ora non c'è piu' in questa realtà.

Il succo è: quando lo capiremo, capiremo anche di stare alterando il mondo! Quindi dovremo decidere su cosa fare e come farlo. Vi prego di allungare un po' in vari post e far postare a tutti varie volte prima di arrivare eventualmente a questa conclusione, se vi piace. Non dite semplicemente "apro il libro e capisco tutto!" THX ^_^

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L'idea è quella che il passato o comunque la realtà dove ci troviamo sta cambiando in real time, a causa della nostra presenza 8) quindi la casa del mago con annesso passaggio segreto di prima, si è ora trasformata in un cottage da eremita. Tutto quello che abbiamo visto, il tentativo di resurrezione ecc ecc lo dovremmo ricordare, se lo ricordiamo, come niente piu' che una vaghissima reminescenza, o il ricordo di un sogno. Pensavo che solo il libro di Astinus potrebbe darci al massimo qualche tip per ricordare quello che ora non c'è piu' in questa realtà.

Il succo è: quando lo capiremo, capiremo anche di stare alterando il mondo! Quindi dovremo decidere su cosa fare e come farlo. Vi prego di allungare un po' in vari post e far postare a tutti varie volte prima di arrivare eventualmente a questa conclusione, se vi piace. Non dite semplicemente "apro il libro e capisco tutto!" THX ^_^

Iehehehe... poveri stolti!!!! Lo apro io il libro e vedete che bel casino che vi combino!!!!! :twisted::twisted::twisted::twisted:

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uhm..io ci ho capito parzialmente...io avevo capito, fino al post di joram, che il nostro tempo nn era mai cambiato..solo il luogo.

E quella che avevamo vissuto era solo un illusione creata dalla magia di Aixela..dopo il tuo post invece è rimasto che in effetti è cambiato anche il tempo, ma pensavo ad una dimensione parallela, non modificata da noi, ma semplicemente diversa da quella in cui eravamo prima. Per questo aixela nn è mai nata..anche perchè, se lei nn è nata, come è morta sua madre?? non certo di parto..uh..che casino... ;)

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