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[Wiggly] Manus Diabuli in Corruptione Auget


Wiggly

Messaggio consigliato

Ascolto dapprima il resoconto del soldato. Non capisco perché non abbiano sbrigato queste formalità prima del nostro arrivo. Quindi, con maggiore attenzione, mi soffermo sulle parole di Pacelli, del medico e del Cardinale Asinelli. È questa dunque la versione ufficiale di quanto accaduto? Ho l'impressione che le motivazioni dietro questo delitto siano più elaborate, ma forse sarà realmente così. Un qualche folle che desidera poteri più grandi di lui. Poso per alcuni istanti lo sguardo sul Conte Malvezzi, attento alla sua reazione alle parole di Asinelli. Devo parlare con il Podestà non appena avrà sciolto questo incontro.

@ Wiggly

Spoiler:  
Non appena la riunione viene sciolta, mi avvicino il più rapidamente possibile al Podestà per chiedergli la possibilità di parlargli in privato. Qualora ciò non fosse possibile, faccio in modo di porre le mie domande prima che si ritiri.
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Un pò intimorito dalle parole del calzolaio cerco di figurarmi mentalmente l'immagine dell'accaduto, come scettico che una diavoleria simile possa esser successa a Bologna. Immediatamente riapro gli occhi colto da una terribile sensazione portata dalle voci e sprazzi di racconti terribili che si odono per la strada e, di fretta, mi rifugio nella mia bottega, nella quale sto concludendo un oggetto del quale vado particolarmente fiero. Lavoro per circa 40 minuti, sovrappensiero e senza la solita concentrazione totale, prima di decidere di fare una pausa e darmi una rinfrescata. Salito al pieno superiore, mi siedo su una consunta cassapanca che contiene i miei pochi abiti decenti, pensieroso, preoccupato.

"Non ho figli, certo, nè moglie...ma questa barbarie potrebbe colpire chiunque! Dopo essermi tenuto la testa nelle mani per qualche minuto mi alzo risoluto, aprendo il vecchio mobile e tirandone fuori alcuni vestiti di pregio che non indosso ormai da tempo. Vestitomi in fretta, dò un'ultima, rapida sistemata ai capelli prima di uscire con passo più sicuro. Chissà se Picci potrà ricevermi adesso, al massimo saprà che sono passato e mi riceverà quando ritiene giusto...non sarebbe male avere qualche informazione, almeno lavorerò più tranquillamente. penso, mentre mi dirigo dal capo delle guardie.

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[Onirica]

Una volta finita la preghiera che noti aver avuto un effetto tranquillizzante nei presenti e aver ricevuto i ringraziamenti di molti, ripercorri a ritroso con passo spedito le strade fatte poco prima, notando gente sempre più agitata e intimorita. Raggiunta la piazza di S. Domenico nella ormai tarda mattinata, ti dirigi alla porticina posteriore che sai dare sulle cucine. L’enorme piazzale prospiciente la costruzione è ora brulicante di vita, con innumerevoli gruppi sparsi qua e là impegnati in accese conversazioni. Agiti nervoso la campana appesa sulla destra della porta e in pochi minuti un frate col grembiule sporco di rosso ti viene ad aprire. L’uomo, dalla corporatura rotondeggiante, è sporco di sangue dalla testa ai piedi e ansima pesantemente mentre stringe nella mano destra un robusto coltello; dietro di lui, sul tavolone sfregiato da anni di innumerevoli coltellate mancate, poggiano ancora caldi diversi polli e alcuni conigli. Per quanto avvezzo a vedere Frate Giacomo in quello stato, i fatti della giornata ti fanno partire un moto di nausea e un brivido intenso ti scivola lungo la schiena. Passi oltre veloce dopo un rapido scambio di saluti e pieghi a sinistra oltre la porta della cucina verso il laboratorio del cerusico. Qui ad aspettarti c’è Frate Severino concentrato nel mischiare diverse erbe in un mortaio prima di farne polvere. Appena entri nella stanza adornata su ogni parete da vecchi scaffali di legno pieni di vasi in vetro e ceramica e con lo spazio centrale occupato da un enorme tavolone il frate si desta dalle sue faccende e ti guarda con una faccia preoccupata. “Hai sentito quello che è successo in giro fratello mio?” – ti anticipa con la voce agitata – “E’ appena stato qui un messaggero del Cardinale che mi voleva avvisare dell’accaduto e chiedermi se in serata potrei esaminare il corpo. Sua Eccellenza Asinelli ha piacere di sapere da me cosa ne penso del delitto e ha riferito di attendere la sera per permettergli di avere il nulla osta del Podestà in merito. Sembra che la cosa sia davvero grave a quanto ho sentito! Tu per caso sai nulla? Avresti voglia di accompagnarmi, così potresti darmi una mano ed essermi di conforto, sei l’unico qui dentro che regge alla vista del sangue...” e rimane in silenzio, speranzoso in una risposta del suo interlocutore...

[Kyran]

Ti rechi a Palazzo D’Accursio, residenza del governo cittadino e della milizia. Vieni riconosciuto all’ingresso sul retro dell’edificio rispetto alla piazza e fatto entrare nella parte riservata ai soldati. Qui chiedi ai militari di piantone di poter parlare con Picci. Uno dei due scompare lungo i corridoi mentre l’altro ti fa cenno di aspettare da una parte seduto su una panchina. Passano più di venti minuti durante i quali il tuo occhio esperto nota come l’attività dentro palazzo sia molto agitata. Soldati imperiali e miliziani cittadini si spostano dentro e fuori l’edificio in un continuo via vai. Tutti sono armati di tutto punto e il loro numero è decisamente aumentato rispetto agli standard di un giorno qualsiasi. Anche i loro sguardi e atteggiamenti nascondono uno stato di agitazione e preoccupazione che non è tipico di una normale giornata. Il ritorno del soldato ti distoglie da queste tue considerazioni, l’uomo ti si avvicina ancora col fiatone per la strada fatta: “Sono spiacente ma il comandante ora non può riceverla, è impegnato e non ha tempo per nessuna udienza. Mi ha pregato di comunicarle che passerà qualche ora dopo i Vespri alla taverna del “Frate Allegro” e lì potrete scambiare qualche parola, conta di trovarvi là.”...

[Laerex e Raemar]

Dopo le parole minacciose del Cardinale alla tavola si ascoltano poche altre frasi, eco di un’incertezza e un’impotenza abbastanza palesi, poi il silenzio cade pesante sui partecipanti l’assemblea. Lo sconcerto e le inspiegabili motivazioni dietro quello che è successo, uniti alla mancanza di indizi concreti, hanno spento gli animi. Le parole dell’alto ecclesiastico inoltre hanno paventato uno scenario che ha terrorizzato buona parte dei presenti, compreso il Podestà stesso, sul cui viso si legge un certo timore sacro mentre si sofferma ad osservare il compagno silenzioso al fianco di Asinelli. Dopo una lunga pausa di riflessione Pacelli si alza: “Bene, direi che per il momento non ci sia altro da dire. Le guardie possono andare a riposarsi, hanno fatto un buon lavoro tenendo alto il nome e la fama della loro corporazione, siano dati ad ognuno cinque grossi, come premio per il servizio reso. I dottori tornino pure ai loro affari, vi ringrazio per aver messo il vostro sapere al servizio della comunità in maniera così sollecita. Con Voi, Cardinale, ci terremo in contatto; se nel mentre comunque vuole mandare a far visionare il corpo dal suo frate faccia pure, darò disposizioni in merito... due occhi in più non possono che giovare alla cosa, ma mi raccomando la riservatezza e che sia informato di ogni novità.” – poi rivolge lo sguardo ai due mercanti – “In merito a voi, spero che ciò che si è detto qui rimanga di vostro esclusivo dominio, vi ho fatti presenziare alla discussione solo ed esclusivamente perché mi aspetto la vostra collaborazione. Siete le due persone che hanno più agganci e contatti in città e auspico li vogliate usare per l’obiettivo comune di trovare il colpevole.” – una punta di tacita minaccia scivola sinuosa fra le parole del Podestà mentre proferisce questa che ha tutte le sembianze di una domanda puramente retorica – “La risoluzione dell’accaduto gioverà sicuramente anche a voi due e ai vostri affari, mentre lo stato attuale di panico che si sta diffondendo non farebbe altro che portare perdite economiche alla città intera. Vi chiedo quindi di muovere i vostri consueti fili per trovare ogni informazione possibile ed evitare altri spargimenti di sangue” – per quanto si riferisca chiaramente al cadavere trovato, l’occhiata che dà nel mentre al Cardinale e soprattutto al suo accompagnatore lascia un messaggio sott’inteso tutt’altro che rassicurante – “La storia và chiusa nel più breve tempo possibile... e sicuramente la città vi sarà grata dell’aiuto dato quando sarà il momento.”. Ezio incrocia lo sguardo di Pacelli appena finito il discorso e gli fa capire di voler parlare ancora con lui. Un impercettibile cenno di assenso del capo rassicura il mercante che quell’incontro ci sarà, quindi si incammina assieme agli altri per uscire dalla sala e dirigersi senza dare nell’occhio verso il suo ufficio privato. Il defilarsi si rivela abbastanza facile data la poca attenzione che la gente ha per lui in quel momento, tuttavia scorge un’occhiata curiosa di Malvezzi che lo fulmina sul posto. L’uomo si è accorto dei suoi intenti e sta probabilmente rodendo per non essere riuscito a fare altrettanto. Hai tenuto d’occhio il conte per tutta la riunione e non hai notato nulla di sospetto, se non magari il fatto stesso che sia stato glaciale e impenetrabile nelle emozioni in ogni momento, cosa che per il suo solito temperamento sanguigno suona quasi strana.

Nello studio riccamente arredato del Podestà, Pacelli attende Ezio seduto alla sua scrivania. Senza dire nulla fa cenno al suo ospite di accomodarsi dall’altro lato del tavolo intarsiato e con sguardo serio e un po’ spazientito apre la conversazione: “Allora signor Pantoliano, di cosa voleva parlarmi che non potesse essere discusso davanti agli altri, la prego di essere abbastanza rapido perché come ha potuto vedere la giornata non è delle migliori.”...

[Raemar]

Spoiler:  
Se la conversazione con Pacelli vuoi tenerla privata perchè personale nessun problema, se invece devi sono indagare allora postala pubblica... ;-)

[Feuris]

Lasci tuo figlio alla cuoca di palazzo, con la raccomandazione di non farlo ingozzare troppo e ti dirigi verso il mercato a svolgere il tuo incarico. Noti subito per le strade tanta agitazione dipinta sui volti delle persone che incroci, tutte scure e spaventate come non ti era mai successo di vederle. Molta gente che prima salutava al passaggio ora evita gli sguardi e svolge il proprio mestiere senza nemmeno alzare gli occhi sul mondo che la circonda. Già angustiata da queste prime impressioni che ti colpiscono raggiungi la bottega del fruttivendolo. Decidi di partire da lì il tuo giro, dall’uomo più gioviale e sorridente che tu conosca, ma anche dal più pettegolo del mercato. Se qualcosa è successo il città lui la conosce fin nei minimi dettagli, oltretutto un sorriso è proprio quello di cui hai bisogno in questo momento, sperando che nulla sia tanto grave da averlo intaccato. Qui però i tuoi timori vengono confermati e la tua angoscia sale vertiginosamente. L’uomo, anziché riceverti col suo solito amorevole sorriso che mai una volta hai visto incrinato, ti accoglie con la tristezza negli occhi e un tono di voce palesemente scosso: “Oh Caterina, ben arrivata.”. Dalla sua bocca non riesce ad uscire nemmeno un buongiorno, troppo stridente al momento con quegli occhi che sembrano aver assistito alla fine del mondo...

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Non ho mai visto Oreste così scosso. Mi chiedo se abbia addirittura veduto qualcosa di persona di quel macello di cui tutti parlano.

Forse condizionata dal dolore che appesta l'atmosfera cittadina, ho l'impressione che le mele, le pere, l'uva, tutto lì dentro sia stato svuotato della sua usuale fragranza.

Con aria seria mi rivolgo a lui:

Buongiorno Oreste.

Attendo un attimo prima di continuare, gironzolando e fingendo di interessarmi a quello che c'è sui banchi di frutta.

In città si respira un'aria davvero greve oggi e non posso fare a meno di notare anche sul tuo volto dipinta la stessa espressione che ho osservato in tutti coloro che ho incontrato stamani. Sai chi era il poveretto che è stato ritrovato? Cosa si dice in città di quanto è accaduto? E' una tragedia terribile, sono talmente preoccupata per Francesco...

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[Feuris]

L’uomo si fa ancora più cupo, afferra una mela da una cassetta e comincia a passarsela tra le mani distrattamente tra qualche sospiro, poi con voce commossa inizia: “Mi hanno riferito stamane che un pover’uomo è stato trovato crocifisso al contrario sotto il portico di piazza Galvani, non ho cuore di dirti lo stato in cui mi han detto l’abbiano trovato, era una scena raccapricciante. Hanno anche trovato iscrizioni e strani simboli sulla colonna scritti col sangue, sicuramente qualcosa di malvagio e sacrilego, un qualche rito di adorazione del Maligno si dice. E’ disumano che ci sia gente capace di tanto, come si può compiere simili cose?!? Tutta la città è spaventata, vedo la gente che passa per i soliti acquisti con la paura dipinta in faccia; la maggior parte teme che una qualche maledizione sia stata scagliata sulla città, altri che Satana in persona stia per arrivare. Io non so cosa credere sinceramente, ma so per certo che la pace che vi era qui ha subito un durissimo colpo e difficilmente questa ferita si rimarginerà in breve tempo. Tieni Francesco a palazzo Malvezzi, non è bene che respiri il clima che c’è per le strade. Quel bambino è troppo sensibile per meritarsi tanto dolore e paura, se ne accorgerebbe subito e ne rimarrebbe ferito.” – nel frattempo ha riempito un grosso sacchetto in maniera automatica con una ricca varietà di verdure e frutti e te lo allunga – “Ecco il tuo solito ordine, sono quattro piccoli come sempre cara... e questo è per il sorriso del tuo angioletto.” dice aggiungendo all’ultimo due mele gonfie dall’aspetto invitante. “Spero che il Signore possa aiutarci in questa ora buia dandoci la forza per superare tutto questo male.”.

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Faccio un cenno di assenso alle parole del Podestà.

Quindi, quando si alza, lo seguo nel suo studio e di fronte alla sua richiesta, vado dritto al punto. Sarò molto breve, anche io ho premura di ritornare a Palazzo Manfatti. Siete a conoscenza di altri episodi _strani_ avvenuti di recente in città? Mi rendo conto della vaghezza della questione posta. Qualche violenza particolare o qualcosa di cui non avete voluto parlare in pubblico per evitare ulteriori tensioni e problemi?

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[Raemar]

"Al momento questo fatto è come un fulmine a ciel sereno. Avviene in un momento di quiete dove la milizia e l'esercito non riferiscono nulla di allarmante o episodi di particolare interesse, anche i soliti furti e le risse sono calate negli ultimi mesi. Per questo la situazione scuote ancora di più me, le forze dell'ordine e tutta quanta la città." risponde al mercante con aria perplessa...

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Sono sicura che Dio non si dimenticherà di questa città, buon Oreste. Farò come mi dici e terrò Francesco lontano da quest'atmosfera così cupa... non sarà facile, è sempre così vivace. Abbi cura di te, a domani.

Mi congedo da Oreste cercando di non far trasparire troppo la mia preoccupazione.

Chissà quali cambiamenti porterà questa vicenda. Se la questione non verrà presa in mano da chi di dovere si creerà un clima di terrore e di diffidenza... Spero che il buon nome del mio padrone basti a tenere al sicuro me e Francesco.

Decido di dirigermi da Angelica, l'erborista, per acquistare le spezie per il mio padrone.

Magari lei saprà dirmi qualcosa di più.

[le domande che rivolgo sono le stesse: cosa si sa, chi è la vittima]

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"Si, Fratello Severino. L'erboristeria di Angelica è vicino al luogo di ritrovamento del corpo, ma tutto quello che so viene dalla voce del popolo: una serie di racconti confusi e discordanti tra loro. Sarò comunque al tuo fianco questa sera, bisogna essere forti in tempi così bui. Ora, però, devo lasciarti, i miei discenti attendono i miei insegnamenti e le mie parole di fede." Lascio Frate Severino alle sue incombenze e mi dirigo più velocemente possibile verso S. Giovanni in Monte; lascio che siano i miei piedi a guidarmi, la mia mente è occupata in mansioni più importanti. Il breve tragitto viene consumato troppo velocemente, tanto da cogliermi di sorpresa la visione della mia della mia meta incombere su di me.

Entrato nella mia aula ringrazio e congedo il frate che si è occupato degli orfanelli in mia attesa. Consapevole che il frutto del male cresce più rapido nell'ignoranza decido di affrontare l'argomento. Richiamo l'attenzione dei miei ragazzi: "Allora, ditemi. Cosa avete sentito degli accadimenti di stamane?". Attendo le loro risposte, confuse e inconsapevoli, attendo che possano sfogarsi e liberare così i loro demoni interiori prestando attenzione a coloro che non si uniscono al coro delle loro candide voci. "Bene, quindi sapete che il Demonio ha agito per mano di qualcuno, questa notte. Badate bene figlioli, il Maligno non agisce mai in prima persona; lui corrompe le anime dei deboli nella fede in Nostro Signore. Non abbiate timore di "lui" poiché la vostra fede vi protegge dai suoi inganni, non dovete temere neanche i suoi servitori poiché possono recare offesa al vostro corpo ma la vostra anima risplenderà in eterno nella luce di Dio." Aspetto di vedere il lume della curiosità brillare nei loro occhi, proseguo. "Ma noi non vogliamo comunque che accada nulla al vostro corpo, giusto?" Attendo il coro di "giusto" in risposta. "Allora dobbiamo essere uniti e non lasciare mai solo il prossimo quando è in difficoltà. Vi chiedo di essere più uniti e più solidali tra voi, aiutatevi l'uno con l'altro e se temete qualcosa non abbiate timore di chiedermi consiglio." Terminato il preambolo inizio la lezione prevista per il giorno. Al termine delle lezioni chiedo ai ragazzi che ho individuato essere in disparte di concedermi qualche minuto in più per capire quali sono i loro pensieri.

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Il mio viso si illumina quando il valletto del Podestà mi consegna i 5 grossi. Aspetto seduto il congedo di Pacelli prima di alzarmi e andarmene. Lascio il palazzo sorridendo e stringendo forte in pugno le 5 monete guadagnate piuttosto sorprendentemente. Mi incammino con il mio solito passo svelto verso il frate allegro per festeggiare il gradito regalo del Podestà. spalanco la porta traballante della taverna e mi siedo al primo tavolo aspettando l'arrivo del buon Biagio. Devo aspettare solo pochi secondi prima di vedere arrivare l'oste con la sua tipica camminata ciondolante

"ciao Biagio. Come va? Portami un po' di vino che devo festeggiare un dono generoso del caro Pacelli. Magari non portare il solito vino stantio per una volta voglio bere qualcosa di decente"

aspetto tranquillamente fischiettando il ritorno dell'oste con il vino e appena si avvicina lo invito a sedersi con me e a farmi compagnia per un po'

"allora Biagio? come va? sembra che tutto quello che è successo questa notte non ti sfiori minimamente, ormai sei l'unico in tutta la città"

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[Feuris]

Percorri i portici che ti separano da via Farini, più ti avvicini alla bottega dell’erborista e quindi anche a piazza Galvani più noti aumentare il numero di persone che incontri e in maniera proporzionale alle paure dipinte sui loro volti. Alla fine ti trovi davanti alla impeccabile e sempre ordinata vetrina con la scritta in latino, all’interno già intravedi un uomo dietro al bancone. Vicina ad uno dei vecchi scaffali Angelica è intenta come suo solito a sistemare meticolosamente i propri preziosi vasi colmi di erbe, vegetali sconosciuti che nelle sue sapienti mani si rivelano spesso miracolosi rimedi. Entri e subito la donna ti guarda con affetto senza però sfoderare il suo solito sorriso caloroso, vi scambiate un saluto amichevole mentre lei scende i bassi scalini del panchetto che la aiutava a raggiungere i piani più alti della struttura a muro e tu richiudi dolcemente la porta a vetri del negozio...

[Luthien]

Passi la mattinata a servire meccanicamente i pochi clienti che entrano in bottega, sempre assorta nei tuoi pensieri e incapace di abbandonare le parole che tutti sembrano premurosi di vomitare con preoccupazione appena entrati. Ti trovi ad un certo punto quasi a sperare che più nessuno si presenti per degli acquisti pur di non dover rivivere nei loro racconti quell’orribile scena che tutti descrivono, distante solo qualche decina di metri da dove ti trovi ma tuttavia così orribilmente lontana dalla tua anima. Ormai è metà pomeriggio quando sei intenta a sistemare per l’ennesima volta i tuoi recipienti delle erbe, quasi fosse un antidoto naturale per la tua agitazione; alle tue spalle senti lo scampanellio morbido della porta che si apre e ti giri per vedere da che volto agitato dovrai questa volta risentire la solita storia raccapricciante. Incontri il volto di una donna, riconosci dopo un primo attimo di incertezza la serva di un importante e ricco mercante della città, Caterina ti sembra si chiami, viene spesso a prendere della roba per il suo padrone spesso accompagnata dal suo simpatico figlioletto, oggi assente. Dopo una breve e silenziosa preghiera di ringraziamento per il fatto che quel povero bambino non sia dovuto uscire di casa in un giorno tanto funesto, scendi dal tuo fidato sgabello a tre gradini per farti incontro alla tua cliente e sentire cosa vuole...

[Laerex]

Il viso dell’oste si accende come una torcia in un sorriso famelico alla vista delle cinque luccicanti monete, nuove di conio. Subito ti fa accomodare: “Questa volta dunque ti darò una caraffa del migliore vino d’annata che abbia mai bagnato le labbra di un bolognese! Aspettami qui che torno subito!” dice scomparendo dietro la pesante tenda che nasconde l’ingresso alle cucine e al retrobottega, ormai talmente logora, sporca e intrisa di ogni genere d’unto da avere quasi vita propria. Passano alcuni minuti e rispunta con in mano un boccale pieno fino all’orlo di vino nero e te lo posa davanti: “Questo è un nettare, sentirai. Lo tengo per i clienti speciali e sembra proprio che tu sia uno di questi” afferma ammiccando malizioso. Alla tua richiesta di sedersi risponde abbattendosi pesantemente sulla panca dall’altro lato del tavolo rispetto a te e gettando sul tavolo uno strofinaccio che sembra non avere mai conosciuto il sapone nei suoi sicuramente tanti anni di servizio. L’uomo fa un lungo sospiro prima di rispondere alla tua domanda: “A me poco interessa di quello che l’uomo può arrivare a fare, di pazzi e di cose strane ne ho visti anche troppi seduti a quel bancone laggiù” – e indica il consunto banco della taverna – “Certo devo dire che però la cosa mi ha impressionato, non pensavo che potesse accadere qualcosa del genere, soprattutto in una città tranquilla come questa. A me comunque basta che la cosa non impedisca alla gente di venire qui e ubriacarsi come suo solito... con tutto il rispetto per quel poveraccio che è stato ammazzato.” aggiunge velocemente per dare un tono meno cinico al suo discorso. Si guarda poi intorno con occhio critico e prosegue: “Oggi tuttavia c’è calma piatta, quello che è successo stamane temo abbia veramente seccato le ugole dei miei clienti abituali e non. Spero che in serata la gente si riprenda altrimenti dovrò davvero cominciare a preoccuparmi.”. Guardandoti intorno noti effettivamente che il numero degli avventori è decisamente inferiore a quello che sei abituato a trovare nel locale a quell’ora tarda del pomeriggio e la cosa smorza un po’ il tuo entusiasmo iniziale riportandoti alla memoria gli accadimenti della giornata...

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In parte già preoccupato dall'ambiente che ho osservato attentamente e che di certo non cela la preoccupazione, reagisco con un'espressione più inquieta che dispiaciuta alla notizia, mi alzo dalla panchina e dò un ultimo sguardo intorno, prima di congedarmi rispettosamente dal soldato e uscire dal palazzo. Per un attimo penso di recarmi direttamente alla locanda, ma non è il caso di stare troppo senza far nulla, meglio riempire il tempo lavorando. Tornato alla bottega, non riesco a far altro se non pulire un pò gli attrezzi e riporlli, aspettando che passi un'ora, prima di dirigermi al frate allegro e ordinare da bere, nell'aspettare il mio vecchio amico...

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Buongiorno Angelica, come stai? Sono qui per alcuni acquisti per il padrone.

Puoi prepararmi un tisana alla valeriana? Poi qualche cucchiaio di tè e la solita quantità di spezie per la carne. Ti ringrazio.

Attendo che Angelica si diriga verso il barattolo della valeriana essiccata e approfitto per indagare oltre:

Immagino che anche tu abbia sentito della nefandezza che si è consumata in città... Le persone sono spaventatissime, io ho chiuso in casa Francesco per tenerlo lontano da quest'aria malsana. In giro si dice che sia stata opera del Maligno... sai qualcosa di più? Chi era la vittima?

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Scruto il viso del Podestà mentre risponde alle mie domande. Un fulmine a ciel sereno ...

Signor Podestà, vi ringrazio per avermi concesso questi minuti. Ora vi lascio alle vostre faccende. Ovviamente, nel caso venissi a conoscenza di qualcosa di rilevante, sarà mia premura farvelo sapere. Buona giornata.

Nel timore che la mia chiusura risulti troppo brusca, cerco di stamparmi un sorriso in volto, forse un poco stentato. Quindi, esco dalla stanza e dal palazzo e mi dirigo nuovamente verso casa. In attesa di Caterina e, mi auguro, di informazioni.

@ Wiggly

Spoiler:  
Se mi è possibile, tento un Percepire Intenzioni sul Podestà. Vorrei capire, dalla sua espressione, dal suo tono di voce, se è sincero o se sta facendo uno sforzo per nascondere qualcosa.

Inoltre, vorrei sapere se sono a conoscenza di arrivi importanti in città di recente, persone che abbiano una certa influenza e un certo status sociale.

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[Raemar]

Il Podestà ricambia il tuo sorriso ma senza troppa convinzione, più per i pensieri che lo arrovellano che per un risentimento nei tuoi confronti, poi si immerge nella lettura delle numerose carte disposte a riempire buona parte della scrivania.

Esci da palazzo e attraversi la piazza ancora ripensando a tutte le notizie e le informazioni che sei riuscito a scoprire, un po’ deluso. Giungi così senza rendertene conto fino al pesante portone lavorato della tua casa ed entri. Subito ti accolgono i servitori e alla tua domanda su Caterina ti comunicano che non è ancora tornata dai suoi giri. Appresa la notizia con impaziente frustrazione, ti dirigi dunque verso il tuo studio lasciando detto di avvisarti al suo rientro a palazzo.

Spoiler:  
Il Podestà ti sembra sincero di quello che ti ha detto, anche se noti una punta di agitazione nella sua voce che però attribuisci più ai pensieri inquieti della giornata piuttosto che ad una bugia. Non sai di persone altolocate giunte in città, nè fra tuoi colleghi nè in altri ambiti.
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"Beh. Si insomma capisco, mi dispiace" Leggermente in imbarazzo cerco inutilmente le parole giuste per consolare Biagio. Distrattamente mi guardo attorno stentando a riconoscere il "Frate Allegro" stranamente deserto e silenzioso. Bevo il vino distrattamente senza assaporarne il sapore e appoggio delicatamente il bicchiere sul tavolo scricchiolante. "Vedrai che presto si dimenticheranno di quanto successo e tornerà tutto alla normalità, e poi non c'è niente di meglio di un bel bicchiere di vino per mettere da parte i brutti pensieri, almeno così dicono tutti"

Mi rigiro il bicchiere tra le mani aspettando una risposta dall'oste sperando di essere riuscito a tirargli un po' su il morale.

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"Buongiorno Caterina. Certo te li preparo subito."

Mi dirigo verso uno scaffale ed inizio a riempire un sacchetto di stoffa verde con alcune manciate di valeriana aiutandomi con un cucchiaio di legno quando per l'ennesima volta mi viene posta quella domanda.

"Vorrei allontanare da me le chiacchiere che si sono ripetutamente fatte durante tutta la giornata su questo argomento, per lo più informazioni ingigantite ancor più dalla paura, ma la mente fugge di fronte a questa atrocità... Non so chi fosse la vittima ma prego Iddio di accogliere la sua anima martoriata. Scusami Caterina, non sono affatto lucida."

Continuo a riempire il resto dei sacchetti spostandomi da uno scaffale all'altro meccanicamente pregando di concludere presto questa giornata assurda. A parte preparo un altro sacchetto di stoffa porpora e questo gesto almeno per un momento rasserena la mia anima inquieta.

"Questo è per Francesco: è mela essiccata. Un dolce ogni tanto non fa poi così male."

E sorrido: per la prima volta in tutta la giornata un sorriso naturale e disteso. Porgo gli acquisti a Caterina e la saluto accompagnandola alla porta. L'aria fuori sembra malsana ma devo prendere una boccata d'aria e convincermi che la vita continua.

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Dispiaciuta per l'umore guasto di Angelica, la saluto e prendo la via che porta a casa. Purtroppo pare che nessuno abbia informazioni particolarmente importanti, tuttavia sembrava che il mio padrone fosse più interessato a sondare l'umore e le dicerie del popolo, quindi mi sento tranquilla.

Non appena entro dalla porta di servizio di Palazzo Manfatti, Francesco mi corre incontro sventolando una piccola coda di lucertola: Mamma, mamma, guarda cos'ho catturato nel vicolo!

Per quanto sappia che la sua indole e la sua età rendano l'ordine di stare in casa molto pesante da sostenere per lui, per un attimo l'ansia che covavo in cuore fin dalla mattina ha il sopravvento e mi lascio andare in una severa sgridata.

Francesco, che hai fatto?? Sei uscito? Ti avevo detto di restare a casa!

I suoi occhi neri si stringono per il dispiacere. Ma mamma, sono stato solo nel vicolo qui dietro, appena fuori dalla porta...

Non mi interessa. Se ti dico che devi stare in casa, tu devi...

Mi fermo, comprendendo che sono stata troppo dura. La raccomandazione di stare dentro casa aveva come scopo di tenere Francesco lontano dall'atmosfera cupa della città, ma trasmettergli la mia preoccupazione non può fare che danni.

Dovrei cercare di tenerlo sereno.

Mi chino verso di lui e gli sorrido. Scusa amore, la mamma è tornata stanca dal suo solito giro. Bella la coda, ma la prossima volta devi catturarla tutta la lucertola, poi me la regali, ti va? Guarda cosa mi ha dato la signora Angelica per te.

Gli porgo la mela e il suo viso si illumina di nuovo. Lascia cadere la coda dell'animale, completamente dimenticata, e si avventa golosamente sulla leccornia, contento.

Adesso fai il bravo finché non torno, più tardi troverò il tempo di raccontarti una storia...Ne ho giusto giusto una nuova, però devi comportarti bene, altrimenti ti terrai la curiosità!

Va bene...

A dopo, topolino.

Lo bacio sulla fronte e lo guardo correre via dalla cucina. Mi rialzo e con la mano stendo la mia gonna per darmi di nuovo un tono: devo presentarmi dal padrone subito, sono stata fuori diverse ore.

Mi avvio verso il suo studio, sperando di trovarlo lì.

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Il sole comincia ad abbassarsi sull’orizzonte in queste giornate settembrine e le prime ombre escono dai loro antri per impossessarsi dei portici e dei vicoli più stretti, l’aria ritorna a farsi graffiante ora che il sole caldo non riesce più a toccare i muri della città. Le campane delle chiese ritmano stanche i Vespri e le bancarelle cominciano a chiudersi, i negozi serrano le loro pesanti inferiate di legno e gli abitanti si dirigono esausti e affamati verso le loro abitazioni in cerca di riposo.

[Feuris]

Percorri i corridoi fino allo studio dove sai trovarsi Ezio e ripensi delusa alle poche informazioni che hai raccolto, nulla di più di quello che è stata la scena del delitto, nessun nome e tante dicerie riguardo a simboli, riti, demoni e stregonerie. Piano bussi alla porta e un secco avanti di dà il permesso di entrare. Dietro la lussuosa scrivania intagliata c’è il tuo padrone intento a leggere un vecchio libro; ti riconosce e ti invita ad accomodarti con un cenno gentile su uno degli scranni finemente imbottiti, poi rimane in attesa che tu riferisca...

[Raemar]

Un servitore ti distoglie dalle tue letture per informarti che Caterina è tornata dai suoi giri e che appena ha depositato gli acquisti nelle cucine ti farà certo visita. Impaziente continui a sfogliare le pagine del volume finché non senti bussare alla porta. “Avanti!” dici in tono anche troppo duro, senza riuscire a controllare le tue agitate preoccupazioni per le faccende accadute e i risvolti che possono avere. Cerchi di recuperare l’eccesso indicando con un cenno gentile alla serva di accomodarsi su una delle due sedie dall’altro lato della scrivania e resti in attesa del suo resoconto...

[Onirica]

Severino ti ferma subito dopo la fine della liturgia dei Vespri mentre stai per uscire dal coro della chiesa. Ti si avvicina e con voce complice sussurra: “Tra quindici minuti fatti trovare alla porta delle cucine, ho avuto il permesso dell’abate per uscire e recarmi all’obitorio per eseguire l’autopsia, e questo vale anche per te” e si allontana rapido verso il suo laboratorio. Passa mezz’ora e siete in strada diretti verso l’università, varcate il lavorato arco dell’Archiginnasio e salite i lussuosi scaloni tra pareti abbellite di affreschi raffiguranti tutti gli stemmi nobiliari della città. Raggiunta la sala anatomica venite introdotti da uno studente in quel luogo di sacro sapere medico e rimanete estasiati dal pulpito e dagli scranni in legno dagli intarsi pregiati. Sul marmoreo tavolo al centro della stanza c’è un corpo coperto da un pesante drappo di lino bianco che vi attende. Sollevate la sindone e inorridite davanti allo scempio che vi era sotto celato. Una massa quasi informe che con un uomo ha ormai poco a spartire è distesa scomposta sul tavolone di pietra candida. Severino dopo una breve preghiera a cui fai eco si rimbocca le maniche del saio e comincia la sua esplorazione del cadavere col volto visibilmente scosso, tu a stento riesci a controllare un conato di vomito. Passa più di un’ora nella quale insieme esaminate ogni brandello di carne minuziosamente quando alla fine vi riversate esausti sopra uno degli scranni che rivestono le pareti. “Come si possa compiere simili barbarie non riuscirò mai a capirlo” – esordisce il frate con ancora il fiatone – “comunque qualcosa da quest’esame è saltata fuori mio buon amico. Sicuramente la persona uccisa era un vagabondo sulla cinquantina, ne ho riconosciuto i segni uguali a quelli che trovo di solito nei poveretti che muoiono fuori dalle missioni nei periodi invernali mentre aspettano gli avanzi della cucina, e non può essere per fortuna un frate che ha fatto voto di povertà perché non ha i classici marchi dei sandali sui piedi. Inoltre sembra essere prima stato tramortito, come suggerisce quella grossa macchia violacea subito sopra la nuca fra i capelli, e quindi probabilmente trascinato via. La lama usata per lo scempio è un grosso coltello da cucina o simile a quello che usano i macellai per affettare i filoni più grandi, è però difficile definirne la forma, ma sicuramente è lunga almeno due spanne e deve presentare verso la punta una leggera seghettatura... non credo di aver mai visto una lama del genere, probabilmente sarà fatta a mano e su misura. Per quello che ho visto sembra che l’assassino abbia prima inchiodato il povero pellegrino e poi l’abbia sventrato come un maiale al macello, sicuramente se è stato un uomo solo a compiere questa nefandezza deve essere decisamente molto forte. Sicuramente non è esperto o non lo vuole dare a vedere, i tagli sono infatti imprecisi e malfermi in certi punti”. Rimane per qualche minuto in silenzio poi si alza per andare ad esaminare i chiodi coi quali era fisso alla colonna il corpo e rimane pensoso a rigirarseli tra le dita. Osservi attentamente anche tu gli oggetti e qualcosa non ti torna, ma non riesci a capire precisamente cosa. Sono tre pesanti chiodi di ferro, ben forgiati e appuntiti, di sezione triangolare e lunghi almeno una spanna e mezza, con la testa larga e di forma pentagonale. Decisamente strani se paragonati ai soliti chiodi che normalmente vedi nei portoni delle case e dei monasteri. Severino torna di nuovo al cadavere per dare un’ultima occhiata in cerca di altri indizi prima di andarsene e tu lo segui quasi per dare l’estremo saluto pietoso al quella povera anima straziata. State per andarvene quando un riflesso lucido tra le viscere sparpagliate ti colpisce l’occhio. Allunghi schifato la mano tra le frattaglie nel punto dove hai visto lo sfavillio e recuperi da una piega di quello che un tempo doveva essere un affamato stomaco un piccolo contenitore d’argento simile ad un portaaghi da sarta. Notando che il tuo compagno, intento a radunare i suoi arnesi, non ti sta guardando e non si è accorto di nulla, apri il contenitore con prudenza e un filo di paura per guardarne l’interno. Dentro, arrotolato, trovi un pezzetto di pergamena. Lo srotoli e vai per leggerne il contenuto. Incerte lettere tremolanti, che ti ricordano la scrittura di un bambino, compongono alcune parole in latino:

Vescere paupertate ad rerum potiendum...

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[Laerex]

Dopo una breve passeggiata, minata dal clima teso che si respira per le strade, riaccompagni a casa tua sorella al suonare dei Vespri e mangi qualcosa in silenzio insieme alla tua famiglia. Non racconti nulla in casa per non dover subire altre mille domande e te ne esci con ancora il boccone in bocca per tornare al Frate Allegro. Qui ti appoggi sul bancone e lasci fuggire i pensieri con l’aiuto del vino in ogni luogo e tempo, nel tentativo di chiudere definitivamente le ansie della giornata. Come a beffa di quello che era il tuo intento vedi entrare nella locanda un uomo alto e massiccio che subito riconosci essere il capo della guardia. L’uomo si guarda intorno e si dirige sicuro verso un tavolo in angolo dove è seduto un altro uomo nella penombra, i due si scambiano un caloroso saluto e una volta seduti cominciano a parlare. Aguzzando la vista riconosci il fabbro che confeziona le meravigliose balestre che sempre ti fermi ad ammirare tutte le volte che la tua ronda ti porta nei pressi di via Galliera e la situazione ti sembra curiosa. D’un tratto ti accorgi che i due uomini ti stanno guardando e rimani impietrito dall’imbarazzo. Poi il comandante si alza e percorre la sala fino a fermarsi di fronte a te con aria grave: “Non è carino adocchiare i tavoli degli altri. Pensavo che dopo l’intensa giornata tu e i tuoi compagni avreste dormito per almeno un giorno intero, e forse è quello che dovresti fare, soldato!” – poi continua senza lasciare tempo ad una risposta - “Comunque il fatto che tu sia qui è una fortunata coincidenza, prendi il tuo bicchiere e vieni a sederti con noi, devo presentarti ad una persona.” e gira su sé stesso per tornare sui suoi passi.

Una volta giunto al tavolo fa le presentazioni di rito e ti offre una sedia su cui sedere, poi rivolto al fabbro che hai scoperto chiamarsi Simone Della Bruma continua: “Sei fortunato amico mio, questo è uno dei quattro soldati che hanno trovato il corpo, potrà raccontarti lui stesso quello che ha visto!”...

[Kyran]

Sei da un’ora in locanda intento ad osservare lo scarno via vai degli avventori quando vedi entrare Goffredo. Gli fai un discreto cenno con il capo e lui si viene a sedere al tuo tavolo. “Scusa per oggi ma ero in riunione col Podestà, e poi comunque preferivo vederti fuori da quelle mura. Non hai idea della confusione e dei problemi che ci sono stati in giornata, sembrano tutti fuori di testa e la situazione è al limite dell’isterismo collettivo! Quello che è successo oggi è davvero...” poi si interrompe mentre guarda in una direzione. Segui il suo sguardo e noti anche tu un giovane seduto al banco che vi sta fissando col volto perso in diversi pensieri. Non fai in tempo a chiedere a Picci chi sia che questi si alza e si dirige verso l’uomo ora visibilmente imbarazzato, scambia alcune parole con lui e poi torna indietro facendolo accomodare al vostro tavolo. Lo presenta come Gianmarco Vetinari, della milizia cittadina e da vicino ricordi di aver già visto il giovane che spesso si ferma ad osservare i tuoi lavori in bottega e col quale hai scambiato alcune volte qualche breve ciarla...

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