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[Wiggly] Manus Diabuli in Corruptione Auget


Wiggly

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Mi sveglio tra le braccia di mio marito. Lo guardo e il suo viso è assorto in pensieri che temo già da qualche ora sono venuti a fargli visita. Si accorge che lo sto guardando e allora gli rivolgo un sorriso per scacciare la negatività che aleggia nella stanza. E' un nuovo giorno e la vita deve andare avanti.

"Stamattina dobbiamo fare l'inventario, caro. Iniziano a scarseggiare alcune spezie e dobbiamo procurarcene di nuove".

"Buongiorno amor mio..." E finalmente un sorriso disteso "La tua testolina è in continuo movimento!! Come farei senza di te! Ma prima vorrei una bella colazione di quelle sostanziose che sai fare tu... ieri sera non avevo molto appetito".

Per un momento il suo viso si rabbuia di nuovo "Bè ma... ieri era ieri!" e scacciando di nuovo i pensieri negativi mi bacia dolcemente prima di scendere dal letto per la solita toletta mattutina. Confortata da questa nuova serenità mi lavo, mi vesto e raggiungo la cucina per preparare la colazione. Mio padre è già seduto davanti la finestra a spiare i primi passanti. Non sembra particolarmente turbato dall'accaduto ma probabilmente i suoi mali occupano tutti i suoi pensieri anche se non lo da mai a vedere. "Buongiorno figlia mia! Sembra proprio che si prospetti una bellissima giornata settembrina!" E sorride allegramente. "Buongiorno padre... lo spero proprio!" E sorrido di rimando.

Dopo un lauto pasto accompagnato da chiacchiere piacevoli sistemo la cucina saluto mio padre che è nuovamente tornato in finestra e mi accingo a scendere nel retro bottega seguita da Lorenzo. Prendiamo i grembiuli appesi vicino alla porta che collega il laboratorio alla casa soprastante ed entriamo nella bottega silenziosa, profumata di spezie e medicamenti e ordinata come sempre.

Lorenzo apre le imposte e le ferma come al solito per evitare che il vento di passaggio le richiuda. Saluta i vicini e torna dentro. Il suo sguardo cerca conferme e ogni suo sorriso sembra un incoraggiamento a se stesso. Parlare di quanto accaduto non aiuterà nessuno. La vita deve andare avanti.

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Se i miei affari dovessero risentirne, ne risentirebbe anche la Chiesa.

Questo pensiero, fortunatamente, muore nella mia mente. Congedatomi dal Cardinale, affretto il passo vedendo che il frate indicatomi sta dirigendosi verso l'uscita. A congrua distanza, mi rivolgo a lui.

Frate Daniele? Permettete due parole? Attendo che l'uomo si volti, quindi di fronte al suo stupore procedo sicuro. Il Vescovo mi ha comunicato che insieme a Frate Severino vi siete occupato della terribile disgrazia che ha colpito la città e mi farebbe piacere scambiare in merito due parole con voi, se non è di troppo disturbo. Un sorriso si stampa sul mio viso, rassicurante.

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Le voce alle mie spalle mi coglie impreparato, "stava cercando me?"...questo pensiero mi folgora mentre mi giro per rispondere al saluto: "Buona giornata a voi, Signore." "Possibile che il Vescovo si sia confidato tanto con quest'uomo? Quale parte recita in questo mistero?" "In effetti ho assistito all'autopsia di ciò che rimaneva di quel pover'uomo, in che modo i miei servigi possono esserVi utili?" Attendo la risposta con uno spirito indagatore, che tento di celare agli occhi del mio interlocutore. "Probabilmente è per i suoi interessi, ma a cosa sono collegati? Ha affari nella zona del ritrovamento? Ha affari con la Chiesa? O peggio, potrebbe conoscere la vittima e vuole capire se sappiamo chi è!?"

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[Laerex]

Stai mangiando con la tua famiglia quando senti improvvisamente bussare con forza alla porta di casa. Vai ad aprire e con tua grande sorpresa ti trovi davanti Orazio in divisa con uno sguardo preoccupato sul volto. Appena ti vede non si perde neppure a salutarti: “Devi seguirmi subito, è stato trovato un altro corpo e Goffredo ti vuole subito sul posto, mi ha mandato a chiamarti.” – dice a voce bassa per evitare che altri possano origliare – “Vuole tenere la cosa riservata per evitare di suscitare altre paure, il fatto che sia successo in un vicolo ci aiuta questa volta, quindi tieni la bocca chiusa con tutti.”. Rientri vestendoti in tutta furia con la tua armatura e i tuoi calzari, mentre tua sorella e i tuoi genitori ti guardano straniti. Tutto d’un tratto ti ricordi di non avere la tua spada, ancora ad affilare, e la cosa ti mette ancor più in agitazione. “E’ forse successo qualcosa?” – chiede tua madre non soffocando l’apprensione. Rispondi cercando di dissimulare l’agitazione: “Nulla di chè... solo un cambio di orari per via dei fatti di ieri. Ci vediamo domani.” – ed esci dalla casa incamminandoti nervoso dietro Orazio. Percorrete i vari vicoli che vi separano dal luogo della tragedia e dopo una ventina di minuti entrate nel viottolo presidiato ora da diversi soldati. Lì ad accoglierci c’è una nutrita milizia, un battaglione al completo, il comandante delle guardie e, vicino a lui, un ecclesiastico che non conosci dal saio ruvido e probabilmente scomodissimo, anche se perfettamente pulito e stirato. Il cappuccio rovesciato sulle spalle lascia scoperta la chierica ben curata, le mani sono infilate davanti al petto nelle maniche dell’indumento e noti che non porta alcun tipo di calzature. Al tuo arrivo i due si voltano verso di te, Goffredo ti saluta serio con un gesto del capo e il frate ti trapassa con uno sguardo indagatore talmente grave da farti mancare un colpo al cuore. L’intensità di quegli occhi ti trapassa l’anima e ti fa incespicare maldestro verso di loro. Solo dopo alcuni secondi riesci a mettere a fuoco la scena, ancora imbrattata di sangue rappreso ma priva del corpo, evidentemente già messo al riparo. “Ben arrivato Gianmarco, come avrai già capito c’è stata un’altra tragedia attuata dal nostro assassino misterioso. Questo è Frate Ian St. Ledger, inquisitore al servizio della Chiesa appena giunto da Nonantola per occuparsi delle indagini in nome del Cardinale Asinelli...” “In nome della Chiesa di Roma e di Dio, comandante.” – precisa in tono freddo e con un pesante accento irlandese il frate, troncando sgarbatamente la presentazione di Goffredo. “Sì, mi scusi. In nome della Chiesa di Roma e di Dio” – riprende freddo il comandante mentre guarda con occhi preoccupati la magra figura al suo fianco e te...

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Mi guardo attorno, nella chiesa ormai deserta. Ogni singolo rumore è amplificato e non mi sento a mio agio a condurre questa conversazione qui.

Potremmo forse spostarci in un luogo più tranquillo?, chiedo a Frate Daniele senza attendere una vera e propria risposta e iniziando a muovermi verso una delle porte laterali. Arrivato all'apertura, lascio che il frate faccia strada e attendo impaziente l'arrivo a destinazione.

Vi ringrazio per il tempo che mi dedicate. In verità, ciò che mi interessa sapere è se abbiate trovato qualche segno particolare sul corpo della vittima, qualche cosa che possa in qualche modo ricondurre alla sua identità. Temo che possa trattarsi di uno degli uomini che lavoravano per me, e sono preoccupato quanto la sua famiglia. Cerco di capire dagli occhi del frate la sua reazione interiore. Un modo tremendo per morire. Qualsiasi dettaglio possiate darmi, mi sarà certamente d'aiuto nel comprendere.

@ Wiggly

Spoiler:  
Non se sia necessario, o come vuoi gestire queste cose tra PG. In caso, comunque, provo un Raggirare, per far passare la possibilità che si tratti di uno dei miei. Vedi tu come fare con Oni.
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Lo sguardo del frate mi scuote nel profondo togliendomi per un istante il respiro. Guardo con un po' di timore la figura St. Ledger chiedendomi come possa un semplice frate scalzo spaventarmi a tal punto. Respiro profondamente cercando di mantenere la calma e rispondo a Goffredo con un saluto militare un po' impacciato e con un battito di tacchi sonoro come a voler coprire il frastuono della presenza distaccata del prete.

"Piacere di conoscerla. Sono Gianmarco Vetinari spero di esserle utile" piego leggermente la testa finendo per vedere i piedi scalzi dell'uomo che in qualche modo mi inquietano ancor di più. "Comandante potrei parlarle un attimo in privato? Sempre che la cosa non la disturbi signor Ledger" nel dirlo mi volto verso il frate pregando che non abbia obbiezioni da fare e mi lasci un attimo di tregua. Dopo un cenno di assenso dei due mi allontano assieme a Goffredo cercando un luogo abbastanza tranquillo dove non essere disturbati, e soprattutto ascoltati.

"Mi scusi comandante non vorrei farle perdere tempo ma vorrei sapere se Simone è stato avvertito, visto che Orazio è venuto a prendermi di corsa pensavo che fosse stato avvertito anche lui ma non l'ho visto qua attorno. Si sa chi è la vittima?" istintivamente mi volto e il mio sguardo ricade sul frate che nuovamente mi fissa, trapassandomi l'anima con i suoi occhi glaciali e inquisitori. Sobbalzo leggermente e distolgo immediatamente lo sguardo tornando a guardare Goffredo e prima ancora che possa rispondermi aggiungo "Un'altra cosa avrei un urgente bisogno di una spada,la mia è ad affilare" "con questo ******o frate non si sa mai"

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"Mmm..." mugugno, "come sospettavo conosce la vittima; non sembra, però, volerlo celare", penso. "Mi rincresce ma non abbiamo scoperto nulla sull'identità della vittima, sappiamo solamente che si tratta di un uomo non più in giovane età e di umili origini. A quanto pare siete voi a poterci essere utile in tal senso, avete detto che sospettate possa trattarsi di uno dei vostri servitori. Potreste fornirci una descrizione dell'uomo, inclusi eventuali segni particolari. Sarei interessato anche a conoscere le mansioni che svolgeva presso di voi, potrebbero essere utili all'identificazione." Aspetto la sua risposta con un animo più leggero ora che conosco il motivo della sua visita, il precedente sentimento di disagio si tramuta nella naturale diffidenza che nutro nelle persone che hanno fatto del denaro e del potere il proprio dio.

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Ancora visibilmente scosso, accetto di buon grado l'invito di Goffredo ad allontanarmi da quel luogo tremendo. Con un breve cenno del capo mi congedo dai presenti e senza attendere risposte mi volto incespicando e mi allontano dal vicolo, senza tuttavia riuscire a scacciare dagli occhi la scena. Percorse alcune centinaia di metri, mi fermo poggiandomi allo spigolo della costruzione d'angolo, per riprendere fiato e riordinare le idee. Osservo la gente indaffarata per qualche istante, prima di cercare nuovamente di convincermi che io non sono invischiato in questa cosa, di convincermi che non dovrò far altro che passare dall'erborista, chiedere delle informazioni su queste erbe e poi il mio coinvolgimento sarà concluso. Lascio passare, senza quasi accorgermene, più di quindici minuti prima di risollevarmi e dirigermi verso la bottega della signora Mederi, chissà che mi faccia altresì preparare qualche infuso che riesca a farmi riposare, questa notte.

A passo svelto, percorro il tratto di strada che mi separa dal negozio, cercando per quanto mi sia possibile di percorrere vie affollate, senza tagliare affatto per vicoli o cunicoli laterali; la strada non è troppo lunga ma il tempo sembra scorrere alla rovescia- per me- in questa giornata.

Arrivato davanti alla bottega, mi fermo un istante per smettere di ansimare e cercare la concentrazione necessaria a non svelare il perchè delle mie domande; non sono certo abituato a mentire... penso tra me e me, preoccupato.

Mentre percorro gli ultimi metri che mi separano dalla porta in legno, continuo ad eludere la sanguinosa vista pensando al da farsi, e al fatto che devo ancora terminare la spada di Vetinari.

Arrivato all'uscio, busso leggermente sullo stipite, cercando di metter su un lieve sorriso che ha più che altro lo scopo di rassicurare me stesso: Buongiorno signora, dico in tono calmo, facendo qualche passo all'interno, per un attimo inebriato dalla moltitudine di piacevoli odori, "è un pò che non passo a trovarla, ma quest'oggi ho proprio bisogno di qualche buona tisana che mi faccia riposare la notte...e se possibile, vorrei sapere che tipo di erbe sono queste" chiedo, tirando fuori il sacchetto, "perchè...ehm.." per un attimo il vago sorriso lascia il posto ad un'espressione dubbia, pensierosa: "beh, ecco, non ricordo cosa sia..." concludo, sperando di non aver troppo attirato l'attenzione.

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[Luthien]

Prendi il sacchetto, lo apri e ne versi il contenuto su un piatto da bilancia che trovi a portata. Osservi bene quelli che ti sembrano essere verosimilmente i resti di un fungo dal colore rosa pallido, seccati come è solito prepararli affinchè si possano conservare a lungo. Con delle pinzette ne cogli una porzione per scrutarla meglio nei dettagli e qualcosa nella tua memoria sembra accendersi... ma non riesci a ricordare esattamente quel fungo e a cosa serve, pur essendo sicura di averlo già visto. Per nulla sconfitta, prendi fuori da sotto il bancone il pesante e ormai consunto libro delle erbe di tuo padre e cominci a sfoglierne le pagine meditabonda cercando fra te e te di ritrovare quel fugace baleno mnemonico di poco prima per metterlo a fuoco. D'un tratto la pagina si apre e la tua memoria esplode in mille informazioni.... Ecco cos'era! - pensi raggiante...

[Luthien]

Spoiler:  
Trovi quello che non riuscivi a focalizzare nel momento in cui la pagina del libro si apre sul "Fungo della Calcena" (vedi libro delle erbe che ti ho passato in pdf). Subito dopo però ti sovviene che sono anni che non ne trovi o importi esemplari, e questi frammenti non possono essere più vecchi di sei mesi...
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"Ecco cos'era! Ma sono anni che non vedo un esemplare simile. Nemmeno mio padre, quando ancora si occupava dell'erboristeria, è riuscito ad importarlo, tanto da rinunciarci anche noi quando l'attività è passata a mio marito. Si tratta di un miceto che se inalato o bevuto mediante infuso risulta essere un potentissimo allucinogeno. In medicina viene usato in quantità controllate per sedare i folli. Ma come siete venuto in possesso di questo fungo? Ne avete fatto uso??" Mi rendo conto di essere stata un po' troppo diretta nel porre la domanda e allora tento di rimediare: "Messer Della Bruma, perdonate la mia sfacciataggine, ma da come avrete capito non è un fungo di uso comune, dunque vorrei sapere come ne siete venuto in possesso e che uso ne avete fatto: lo dico per il vostro bene." Mentre attendo la risposta Lorenzo esce dal retro bottega con un taccuino in mano e il carboncino sull'orecchio, che nel frattempo si è in parte colorato di nero, per le varie volte in cui ha fatto da sede al "mefistofelico" strumento di scrittura, intento a ricontrollare l'inventario e si ritrova davanti una scena quanto mai insolita: Messer Simone accigliato e me che nel frattempo ho portato le mani sui fianchi, come a voler ribadire la domanda appena posta, e lo sguardo indagatore. "Mi sono perso qualcosa?"

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"Dannazione!" penso tra me e me, nel momento in cui la mia speranza di non essere coinvolto viene infranta dalla sincera domanda della dama. Per un attimo rimango fermo, a fissare il sacchetto che ancora è nelle mani della signora Vetinari, mentre disperatamente cerco di escogitare una scusa che possa essere plausibile. Passa ben poco tempo però, prima di rendermi conto che non ho modo di uscirne indenne, quando per di più è ormai entrata nella stanza un'altra persona. "Buongiorno.." saluto piuttosto distrattamente il nuovo arrivato, chiedendomi cosa faccia con un carboncino incastrato sull'orecchio, prima di tornare con l'attenzione alla signora che ancora attende una mia spiegazione. mi schiarisco la voce con un paio di secchi colpi di tosse: "chiedo troppo a domandarle un bicchier d'acqua, signora?" chiedo, sinceramente. Poi, attendendo il suo ritorno, faccio qualche passo indietro per sincerarmi che nessuno stia origliando e torno dentro. Presa la tazza tra le mani ne bevo avidamente tre sorsate, prima di riprendere a parlare: "Intanto vorrei scusarmi per la scortesia dimostratavi nell'usare la mia lieve omissione, in quanto non è esatto dire che ho trovato questo sacchetto in casa ma è stato il capo delle guardie cittadine a richiedermi questo compito..." per un istante attendo di leggere l'espressione nel viso della dama: "Diciamo che...beh, potrebbe essere utile per quanto riguarda il tremendo fatto accaduto i giorni scorsi...ne avrete di certo sentito parlare.." La domanda è fatta in tono sincero, ma l'espressione tradisce una vena di curiosità, mentre le mani callose ancora stringono il bicchiere svuotato.

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Sgrano gli occhi alle parole del Messere. Di colpo l'aria si fa nuovamente pesante. Incontro gli occhi di Lorenzo che in una silenziosa preghiera mi stanno dicendo di non farmi coinvolgere. Cerco un'appiglio, un gesto ossessivo che mi ridia conforto, che mi faccia riflettere e senza volerlo afferro il sacchettino che conteneva il fungo: inizio a rigirarmelo tra le mani in movimento perpetuo come se questa cosa possa calmarmi un momento. "Si ne ho sentito parlare, come tutti del resto, ma perché le autorità competenti si sono rivolte a voi? E successo qualcosa che vi ha coinvolto in prima persona?” Troppe domande, io non voglio saperne nulla in realtà. Non voglio saperne nulla!

In attesa delle risposta continuo a rigirarmi il sacchettino tra le mani sempre più freneticamente. Guardo il movimento ossessivo come se fosse un immagine confortante e d’improvviso mi accorgo di alcune macchie sulla stoffa che prima non avevo notato: Sangue?!

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In un istante, alla domanda della signora che ho di fronte, tutta la tensione che ho addosso sembra scaricarsi in un'espressione mista tra sconforto e terrore di poter dire troppo.

In ogni caso verrà a saperlo...se mentissi magari penserebbe che io... solo il pensiero di poter essere sospettato di qualcosa mi mette in agitazione, e sto per aprire la bocca per rispondere alla signora Vetinari, quando noto che il suo occhio si sposta su una macchia di sangue sul sacchetto, cui non avevo fatto caso, nè mi ero dato pena di mascherare; rimango immobile, senza saper a cosa pensare e osservo l'oggetto, prima di riportare lo sguardo sul volto della donna: "beh...è successo un fatto quest'oggi...o forse la scorsa notte...ecco, forse un altro delitto." mi limito poi a dire, sbiancando quasi in volto.

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"Un altro delitto?!?" Esclamo mentre il mio viso assume un'espressione cinerea. Di nuovo cerco il volto di mio marito, altrettanto incolore. Restiamo immobili per un momento, la stanza perfettamente ordinata sullo sfondo, come in un dipinto grottesco, i volti scavati da puro terrore. Vorrei non aver saputo nulla di tutto questo, ma ormai è troppo tardi!

Cerco di farmi forza e di dare voce ai miei pensieri: "Quindi queste sono macchie di sangue??" Come se realizzassi solo in quel momento lascio cadere il sacchetto con un moto di disgusto. Perchè sta succedendo tutto questo? Perchè a noi? Improvvisamente tutta la stanza inizia a girare. Mio marito mi raggiunge in due falcate e mi sostiene mentre il momento di debolezza passa com'era arrivato. Purtroppo non è un brutto sogno.

A Kyran:

Spoiler:  
Mederi non Vetinari! :mrgreen:
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[Laerex]

“Al momento Simone è stato incaricato da me di accertarsi di certe cose, ho il dispiacere di dirti che purtroppo ha scoperto lui il corpo e la scena in cui stiamo ora, era parecchio scosso. Siccome sul posto abbiamo rinvenuto un sacchetto con delle erbe probabilmente caduto all’assassino, è andato ad informarsi sul loro utilizzo, non dovrebbe tardare molto.”. Ti si fa poi vicino e senza dare troppo nell’occhio continua sottovoce: “Mi raccomando, il frate che ti ho appena presentato è un pezzo grosso dell’Inquisizione. Dobbiamo tutti essere massimamente disponibili per evitare di contrariarlo ma nel contempo cercare di occuparci noi della situazione senza che lui possa agire in merito. Sarà un lavoro duro e pericoloso, quindi vedi di pensare bene e cautamente a quello che dici e a quello che non dici!.” – poi torna più pacato – “In merito alla spada qui non abbiamo armi in più, ma appena uno dei soldati torna in caserma gliene faccio portare indietro una, che poi restituirai quando la tua sarà pronta.”. Si gira poi verso l’ospite religioso con un volto che sembra rinnegare apparentemente le considerazioni fatte poc’anzi e rivolto al frate: “Qui ormai i lavori di sgombero e raccolta di indizi sono quasi finiti, non c’è ragione per sua eccellenza di rimanere all’agghiaccio. Se desidera posso farla scortare alla curia con la promessa di aggiornarla personalmente qualora dovessero esserci novità...”.

Senza mutare di una virgola la severa e penetrante espressione inquisitoria il frate risponde: “La ringrazio per la premura comandante, può chiamarmi solo fratello St. Ledger, ho deciso di rinunciare a cariche ecclesiastiche più elevate in favore della povertà e dell’umiltà, come il Cristo ci ha insegnato. Il freddo può arrossare e percuotere la mia carne ma nulla riesce contro la mia anima e la mia virtù, quindi lo stare qui al freddo altri non è in fondo che una conferma di quanto Dio mi ami e mi consideri degno dei suoi rigori” – e nel dire questo vedi la sua mano toccarsi la coscia, nel punto dove sotto al vestito percepisci essere avvinghiato alla carne un cilicio – “Non intendo rientrare nei miei alloggi prima che tutto sia sistemato e annotato, per non concedere al maligno nemmeno una briciola di disattenzione. Troppe volte la superficialità è stata il pane del demonio nutrendolo e permettendogli di perdurare fra le genti. Io non intendo lasciare lui neppure un respiro e braccarlo fino a che non sarà arso nella collera divina. Dunque non tema per me e continui pure i suoi doveri.”.

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Le vostre parole mi rassicurano, Frate Daniele, dico senza esitare. L'uomo che, a questo punto, lavora ancora per me è molto giovane e robusto. Non si tratta di uno dei miei servitori ma di un semplice ragazzo di magazzino. Sono assai sollevato dal sapere che l'uomo così brutalmente assassinato sia di età più matura. Questo farà sì che io debba riportare alla famiglia di una notte brava o al peggio di una fuga d'amore, di certo non di una tragedia. Un sorriso mi si apre sul volto mentre esprimo il mio sollievo.

Faccio quindi per congedarmi, ma prima di lasciare Frate Daniele mi blocco. Le voci che si rincorrono per la città sono tremende. La gente mormora del maligno e di strani rituali. Sarebbe bene se io potessi sedare queste dicerie con parole di rassicurazione .... Lascio chiaramente aperta la frase sperando che il Frate voglia raccogliere la mia richiesta.

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"Sapete, Messer Pantoliano, io sono un insegnante. Un umile insegnante che cerca di istruire un poco i meno fortunati, i miei orfanelli erano piuttosto scossi ed impauriti per quanto accaduto l'altra notte. Come loro, mi permetto di darvi la mia modesta opinione in merito al maligno: la paura è data dall'ignoranza, si teme generalmente ciò che non si conosce e che, quindi, non si è in grado di controllare. In più il Maligno è codardo, non oserebbe manifestarsi ai forti nella fede, è l'uomo che accoglie il male nel suo cuore il nostro nemico. Peggio, alcuni uomini perseguono i propri meschini scopi fingendosi adoratori di satana. Altri sono troppo deboli e spaventati per rendersi conto delle loro gesta, figuriamoci cercare un contatto con il male.

No, vi dico che nulla c'è da temere dal Maligno, diffidiamo invece degli uomini. Diffidate di chi bussa alla vostra porta con il sorriso sulle labbra, spesso le buone maniere nascondono brutte intenzioni. Potete rassicurare i vostri cari, Chiesa e milizia stanno adoperandosi per mantenerci al sicuro. A tal proposito vi chiedo di dirmi il nome del vostro lavorante, potrei andare a far visita ai familiari per rassicurarli e pregare per l'uomo."

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Una smorfia di dolore compare sul mio viso quando vedo il frate indicare il cilicio. "ma come diavolo fa ad andarsene in giro con una cosa del genere attaccata alla gamba? e scalzo? e soprattutto semi nudo?" tutti questi pensieri mi inquietano ancora di più e mi portano ad allontanarmi lentamente da fratello St.Ledger. Inizio a girellare nervosamente cercando di non interferire nei lavori di pulizia e soprattutto cercando di evitare lo sguardo del religioso. Lo sguardo cade sulle macchie di sangue rimaste sul muro e sulla strada, mi volto schifato incrociando lo sguardo gelido del frate. Istintivamente porto la mano alla gamba cercando invano la spada. Con la mano leggermente tremolante faccio un passo indietro preoccupato e spaventato. Dopo un momento di smarrimento mi avvicino lentamente e silenziosamente a Goffredo, sempre tenendo gli occhi sul religioso nel tentativo di non incrociare nuovamente il suo sguardo. "Capitano mi scusi. Dove ha mandato Simone? Vorrei parlare con lui per riavere prima possibile la mia spada e per vedere come sta, so come ci si sente quando si scopre un cadavere e vorrei assicurarmi che stia bene" aspetto la risposta del comandante sperando che mi permetta di allontanarmi dalla figura inquietante del frate

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...

Le vostre parole, Frate Daniele, sono molto sagge. E scaldano il cuore, non c'è che dire. Certamente possedete l'abilità dialettica che si confà al vostro ruolo e sono sicuro che nei prossimi giorni potrete metterla in pratica con i molti fedeli che, intimoriti, si presenteranno alla porta di questa Chiesa in cerca di rassicurazioni. Farvi andare in giro per la città sarebbe privare costoro del vostro supporto, non me lo perdonerei. Riprendo il mio movimento verso l'uscita, senza voltarmi. Quanto a me, tornerò a occuparmi delle cose di questo mondo con il sorriso e l'ottimismo che mi hanno sempre contraddistinto. La mia guardia alta contro il maligno, che a quanto pare potrebbe insinuarsi in essi ...

Faccio un cenno con la mano ed esco dalla stanza.

Spoiler:  
Ovviamente esco piuttosto stizzito dalla stanza del Frate, ripromettendomi di tenere a mente il suo nome, molto ben impresso. Rientro a Palazzo Manfatti, ragionando sulla via del ritorno se ci siano, tra le mie conoscenze, persone che possano avere un qualche contatto con aspetti e rituali poco chiari della religione.
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Guardo l'uomo uscire dalla chiesa e mi concedo un sorriso carico di soddisfazione, è sempre gratificante guardare un "potente" battere in ritirata. Cionondimeno non poso rilassarmi troppo, dall'oscurità iniziano a palesarsi i primi tratti di questo intricato disegno e non è bene indugiare troppo sulle fievolezze.

Mi giro per recarmi in canonica intenzionato a farmi concedere udienza dal Vescovo Egidio Togliatti, non dovrebbe essere complicato, è stato lui ad indirizzare Pantoliano a me.

@ Wiggly

Spoiler:  
Dopo un minimo di anticamera vengo ricevuto, come speravo, dal Vescovo nei suoi studi. "Buongiorno Eccellenza, scusatemi se vi disturbo ma avrei necessità d conferire con Voi." Attendo il suo cenno di assenso per proseguire. "Come, credo, sapete messer Pantoliano mi ha chiesto un colloquio e, per quanto mi è stato possibile, ho assecondato le sue richieste. Devo ora chiederVi il permesso di parlare con franchezza." Altro segno di assenso. "Devo informarVi, per il bene della Vostra reputazione, che temo Messer Pantoliano sia in qualche misura coinvolto nei fatti che hanno sconvolto Bologna la scorsa mattina. Sia ben chiaro che questo colloquio ha il solo scopo di preservare la Vostra persona ed il bene della Chiesa." Attendo ora qualcosa di più di un semplice assenso, cercando di interpretare la sua reazione dalla sua espressione e dal tono della voce...
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