Capitolo 7
Until the end of the world
Lirian e Alathariel si gettarono verso Aixela, tentando di staccarla dall’elsa senza successo. La luce diventava sempre più intensa e negli occhi di tutti vi era il timore di un altro momento di follia da parte della giovane donna.
Ma negli occhi di lei era possibile solo leggere la paura e quell’incredulità legata all’origine della sua spada, una lama bella ma semplice, forgiata con tecniche raffinatissime, ma prive di magia. Eppure… eppure…
La terra prese a tremare, rombando come un tuono sotterraneo, mentre diventava sempre più difficile mantenere l’equilibrio. In breve si ritrovarono tutti a terra, cercando inutilmente di rialzarsi. Solo Aixela rimaneva ancorata all’elsa, incapace di separarsene. Poi il cielo si fece scuro, il vento prese a soffiare forte muggendo tra le fronde degli alberi e spazzando via la polvere delle rovine, alzandola in cielo in voluttuosi mulinelli.
L’aria diventò gelida e la stessa luce che sgorgava dal corpo di Aixela era fredda, priva di calore e di conforto. Poi anche Lirian e Alathariel si illuminarono, ma le loro urla erano strazianti e si confondevano con l’ululare minaccioso del vento che sembrava voler strappare via le anime dai corpi.
Poi un lampo di luce immenso costrinse tutti a coprirsi gli occhi, facendoli quasi svenire.
Quando li riaprirono, videro che non erano più soli.
Dietro l’altare, accanto al corpo brillante e quasi esanime di Aixela, si ergeva una figura femminile in una raffinata armatura nera. Non vi erano simboli su di essa, ma i disegni imprecisati che aveva davano un’aria sinistra a tutto. Si mosse di un passo verso l’altare in cui era conficcata la spada e la estrasse, togliendo da essa la mano di Aixela che cadde a terra, tenendosi incredula la mano, mentre gli occhi scrutavano questa nuova figura in nero, cercando un aiuto impossibile dai suoi compagni. Erano tutti a terra, qualcuno carponi, altri appoggiati sui gomiti, ma tutti impossibilitati a muoversi per via del terreno che tremava ancora e del vento che imperversava.
Finché tutto quanto cessò, pur se il cielo rimase scuro di nubi.
Lirian smise di contorcersi e guardò la nera figura che osservava la spada, rigirandosela tra le mani in un misto di ammirazione e soddisfazione. Il suo volto era bellissimo, con gli occhi scuri incorniciati da capelli corvini e lunghissimi, lisci come se fossero una cascata di seta pura. Le mani erano aggraziate, prive di imperfezioni e di segni di lotte. Anche la sua armatura era priva di ammaccature, pur se dava l’impressine di essere molto antica e di essere passata attraverso diverse battaglie. La sua era una bellezza pura e selvaggia, pur se lo sguardo sembrava irradiare malvagità e malinconia.
«Gran bella spada.» Disse tutto d’un tratto la figura in nero, posando l’arma accanto ad Aixela, che si ritrasse come se avesse anche solo paura di essere toccata «Hai paura?» Il suo sorriso era ironico «Sono gli altri che dovrebbero avere paura di te… non tu.» Allungò una mano per carezzarle il viso, ma lei si ritrasse ancora. Il volto della donna si indurì, poi si aprì di nuovo in un sorriso gentile che nascondeva un certo sarcasmo «Ti starai ancora chiedendo come mai la tua spada ha tutte queste capacità, vero? L’hai forgiata con le tue mani, senza nulla di particolare. Una lama semplice, pur se stupenda. Eppure… guarda un po’ quello che ha fatto ora… e che ha fatto in passato.»
Nella mente di tutti giunsero le immagini di una palla di fuoco che uccise dei predoni in una casa, di un vento sgorgato dal lama che spazzò via un pagliaio rivelando una botola. La donna in nero sorrise di nuovo. Poi volse lo sguardo verso Lirian e Alathariel, come se volesse penetrare la loro stessa anima con gli occhi.
La piccola elfa, ancora sconvolta dalla sofferenza appena provata, si gettò contro Aixela, abbracciandola e piangendo. Lei la accolse tra le sue braccia e guardò la donna in nero dritta negli occhi, cercando di reggere lo sguardo solo per scoprire di non poter farlo. «Cosa vuoi da noi? Chi sei?» Chiese con la voce rotta dalla paura.
«Potrei dire di essere… come l’ho chiamato? Ah… sì… l’Astuto… anche se avrei dovuto dire “l’Astuta”. Ma, sai, andavo un po’ di fretta e creare una profezia dal nulla non è una cosa facile… soprattutto se devi farla dire ad un kender.» I suoi occhi andarono verso Garfuss, immobile a terra anche lui. Poi si girò verso Sturmir e Perenor notando compiaciuta la loro sorpresa e si soffermò per un attimo su Ariaston che lesse la delusione nel suo sguardo. Infine tornò a guardare Aixela «Parlavamo della tua spada, vero? Be’, in effetti tu non hai fatto altro che forgiarla, senza darle nulla di magico… a parte il tuo sangue.»
Aixela sgranò gli occhi.
«Già, ti sei tagliata perdendo una grossa quantità del tuo bel liquido vitale rosso. E tutto questo liquido è finito nel metallo fuso che stavi utilizzando per la spada. Essa è quindi una parte di te, l’unica cosa che ti permette di utilizzare la magia che scorre potente in te.» Un attimo di pausa «Sei una catalizzatrice, piccola mia. Riesci a canalizzare la magia del mondo, ma non sai come. E la spada, oltre a queste due piccolissime creature,» Indicò Lirian e Alathariel «è l’unico modo che hai per utilizzarla.» Mosse qualche passo intorno all’altare «E una catalizzatrice era proprio ciò di cui avevo bisogno per liberarmi da questa prigionia. Ma da sola non bastava. Serviva qualcosa che convogliasse la sua energia fin dentro il sigillo che mi teneva prigioniera. E quel qualcosa è la tua spada.» Prese di nuovo la lama tra le mani, saggiandola «Ma… come farti arrivare da me? Come farti cessare la tua fuga eterna per venire qui? Semplice… quasi banale. Crei una profezia che faccia unire un gruppo alla ricerca di qualcosa. Poi gli mandi contro dei nemici che gli facciano credere di essere braccati e quindi importanti. E infine dissemini il tutto di indizi per far arrivare il gruppetto qui… e finalmente sbloccare il sigillo.» Puntò la spada verso il collo di Aixela «Non vi siete accorti che non vi era nessun mondo da salvare? Non vi siete accorti che non vi erano eserciti del “male” che marciavano minacciando ogni forma di vita? Cosa pensavate di salvare se non vi era nulla che minacciasse?» Ridacchiò compiaciuta e puntò la spada a terra, usandola come appoggio «Sono bastate poche parole altisonanti per portarvi qui. Certo, ammetto che quei demoni e quel lich stavano diventando troppo zelanti, visto che hanno cercato di uccidervi veramente, riuscendoci con uno di voi. Ma alla fine siete giunti qui… e mi avete liberata!» Sospirò «Ed ora… ora esiste veramente il male… ora il mondo è veramente in pericolo.» Allargò le braccia come a volerli ringraziare, ma il tono era volutamente ironico «E tutto questo, grazie a voi.»
Gettò la spada a terra e si girò, dando le spalle a tutti e incamminandosi verso l’uscita della città.
Aixela raccolse l’arma e si alzò in piedi. «Fermati!» Urlò.
La donne in nero si voltò lentamente, un sorriso divertito sul volto. «Cosa pensi di fare? Vuoi combattermi? Non ci sono riusciti gli dèi e vuoi farlo tu?» Il tono era sprezzante.
«No… io…» Mise la spada nel fodero e la guardò dritta negli occhi, reggendo stavolta lo sguardo. «Io… voglio venire conte… mia signora.» Si inchinò sotto lo sguardo stupito di tutti.
Un lampo di luce… poi fu tutto buio.
Al loro risveglio, tutti si guardarono intorno. Gli uccellini cantavano sugli alberi che si muovevano leggiadri seguendo la brezza mattutina. Il sole illuminava dolcemente l’erba fresca di rugiada.
E Aixela era sparita insieme alla donna.
Ora tocca a voi... l'invasione è cominciata.