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Cap. 1 - Si parte!
Elenion Il paladino annui all'arpista. Per poi aspettare il suo compagno prima d'immergersi nuovamente nelle strade dellca citta', diretto alla sala comune. Aveva bisogno di meditare su quello che aveva visto e su quello che avevano gia' perso in poco meno di una giornata. La sua spada nella fodera oscillava elegantemente seguendo il ritmico incidere dei suoi passi. Cosi' come la pesante cappa che copriva le sue fattezza giovani ma severe. Aveva bisogno di mettersi in comunione con il suo Dio, prima di affrontare la prossima prova. Arrivato al sicuro mi metto in preghiera, cosi' aggiorno scheda ecc. Se il mio buon compagno elfo fa delle deviazioni lo accompagno.
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Varian La bestia aprii una ferita nel corpo del guerriero che non demorse, continuando ad attaccare. La spada vibrava di fame e morte. Un urlo cavernoso accompagno l'accanirsi dell'arma sulla bestia. Attacco poderoso Txc + 20 Bonus ai danni 14 Riduzione dei danni 3 p.f. 102
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Capitolo 1. La tomba perduta di Kruk-Ma-Kali
Pretzel Jack ha risposto a AndreaP a un discussione La Storia in Racconti di Kalamar - Cronache ReanarianeEnarion Enarion osservava in silenzio i movimenti dei compagni. Il corvo di Seldanna era sceso sulla sua spalla come un presagio nero, e il canto muto del cielo si era fatto improvvisamente più denso. Il gufo e l’ombra alata si libravano sopra la statua, come due presenze fuori dal tempo. Aveva già tracciato nella mente i simboli per evocare l’Occhio Arcano. La magia era pronta, distillata nel sangue e nella memoria. Era sua abitudine guardare il mondo dall’alto, scrutare ogni piega della terra da una prospettiva che non poteva essere colpita, solo temuta. Ma oggi non servì. Gli altri si erano mossi. Con efficacia. Con attenzione. E quando gli altri si muovono bene, chi sa guidare, sa anche aspettare. «Il tuo occhio è stato utile, Bjorn,» disse senza enfasi, ma con quel rispetto quieto che concede solo a chi merita. «Un re che si fa pietra non si è mai arreso davvero. Quelle rune sono bocche che ancora vogliono parlare.» Guardò poi Seldanna per un attimo. Il corvo sulla sua spalla, Asja, sembrava un riflesso oscuro del proprio passato. «Anche la tua scelta è saggia. Il cielo è loro. Ma l’ombra può ancora essere nostra.» Quando Lainadan ritornò e descrisse l’anfratto tra gli alberi, Enarion fece un lento cenno del capo. «Un riparo naturale, acqua a portata, visibilità buona. Non è un luogo sacro, ma abbastanza silenzioso da ascoltare le stelle.» Infine i suoi occhi si posarono su Hrólfr, appena mentre il nano ritirava le sue pietre rune. «Né bene né male,» ripeté a bassa voce, come assaporando la risposta. «Allora è decisione nostra. Com’è giusto che sia.» Rimase fermo per un istante. Poi si voltò verso il resto del gruppo. «Ci accamperemo. La notte proteggerà i nostri pensieri. Domani, prima dell’alba, potrei leggere ancora il vento.» Una breve pausa. «E chiede alla mia ombra se quella statua è davvero un trono… o una trappola.» Poi si voltò e, senza altro dire, prese la direzione del rifugio tra gli alberi, muovendosi come un ramo spezzato dal vento.
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Varian, La bestia si dimena ma non puo fermarlo, pensa mentre cala la spada con un urlo terrificante Attacco Attacco poderoso Txc + 20 Bonus ai danni 14 Se i bonus compagni sono ancora attivi, altrimento entro in ira e prendo txc + 17 bonus ai danni 10
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Cap. 1 - Si parte!
Elenion Althir e Elenion Elenion era immobile. Gli occhi, duri come selce, osservavano la scena davanti a sé senza batter ciglio. Il cerchio di contenimento brillava d’un bagliore affilato, e la creatura dentro — quella succube strappata alla carne dell’uomo come un veleno che esce dalla ferita — dimenava le membra e urlava nel fuoco blu. Le fiamme non producevano calore nella stanza, ma ardevano nella coscienza. Alla domanda di Althir, Elenion rimase in silenzio ancora un istante, poi parlò con voce roca, come se stesse pregando sottovoce, o giudicando. “Non è una questione di conforto. Né di misericordia.” Gli occhi si posarono su Althir, brevemente. “Non sono qui per versare lacrime su chi semina rovina.” Un passo avanti, verso il bordo del cerchio. La mano sfiorò l’elsa della spada, quasi per ricordare alla lama che presto potrebbe servire ancora. “Questo non è un uomo. È un abisso che cammina nella pelle degli uomini. E Hoar...” Ora fissava la creatura, mentre parlava. “...non si fa illusioni su ciò che merita la giustizia.” Un respiro lento. Le pupille contratte come in preghiera. “Che il dolore sradichi la menzogna. Che la verità, anche sporca di sangue, ci conduca al prossimo nome da colpire.” Si voltò appena verso Althir, la voce più bassa, ma decisa. “Noi siamo il martello. Lei è l’incudine. E se l’incudine deve spaccarsi... che si spenga urlando.” Poi rimase lì, a guardare. Né scosso, né cieco. Solo... pronto.
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Capitolo 4 - Power Behind the Throne
Varian Varian camminava al fianco di Djmitri, lasciando che la luce del mattino gli accarezzasse il viso. Le strade di Middenheim erano già vive, colme di voci, odori speziati e colori che stridevano con il grigiore austero tipico della città. Il mago intonava sottovoce versi di una poesia che Varian non conosceva, ma che risvegliava in lui un'insolita nostalgia, un senso di malinconia che sapeva di giornate lontane e ormai dimenticate. Poi, la domanda di Djmitri giunse improvvisa, scuotendolo dai suoi pensieri: «Varian, sembri un uomo che ha vissuto molto e io non so quasi nulla di te. Cosa ti porta a Middenheim, oltre al dovere? E... cosa credi che dovremmo cercare qui?» Varian rallentò leggermente il passo, fissando per un istante il mago. C'era qualcosa in quell'uomo che lo metteva a suo agio, un'aura fatta di arguzia e sincera curiosità, ben diversa dalla gravità che accompagnava solitamente il cavaliere nelle sue giornate. «Il dovere, Djmitri, è ciò che dà forma ai miei giorni e direzione ai miei passi,» rispose con tono pacato, scandendo lentamente ogni parola. «Ma Middenheim è più che una semplice meta obbligata. È il luogo in cui la mia vita è cambiata per sempre, e dove forse posso trovare risposte a domande che non ho ancora formulato. Quanto a ciò che dobbiamo cercare qui...» fece una pausa, guardandosi intorno con attenzione, «il Caos si nasconde ovunque, specialmente durante giornate come questa.» Mentre pronunciava quelle parole, Varian sentì una presa leggera e insistente sul suo cuore. Odore ti tempesta, fragore di sangue, ululati nel buio. Cavalli al galoppo. Ricordi e pensieri distorti, scacciati da una ragazzina dagli occhi grandi e scuri che lo osservava con intensità. Dietro di lei, la tenda di Esmeralda la visionaria si apriva come un sipario teatrale, l’ingresso decorato con frange dorate e pendagli che tintinnavano al vento. Stava quasi per seguirla, attratto dall'atmosfera gitana che sembrava promettere segreti e destini nascosti, quando una voce profonda e decisa si levò dalla folla, catturando immediatamente la sua attenzione. Un uomo imponente, un guerriero del nord dall'aspetto fiero e selvaggio, si era appena avvicinato salutando calorosamente la sacerdotessa e il pirata. Gudrod, così lo avevano chiamato, portava sulle spalle un'ascia massiccia e un sorriso sicuro che parlava più di mille parole. Varian rimase per un momento immobile, colpito dalla presenza del guerriero norscano, la sua mente attraversata da immagini fugaci di campagne al nord e battaglie combattute fianco a fianco con uomini simili, fieri e indomabili. Aveva imparato a rispettare quella gente dura, coraggiosa, che guardava sempre avanti, incurante dei dubbi e dei timori che invece tormentavano lui costantemente. Non fece in tempo a elaborare completamente quei pensieri che Djmitri si fermò bruscamente, fissando con evidente sorpresa una donna che avanzava nella folla. Varian la riconobbe immediatamente: era Janna Eberhauer, la seconda maga più importante della città, una figura di potere, misteriosa e quasi irraggiungibile. «Lady Eberhauer…» sussurrò Djmitri, quasi divertito da quell’incontro imprevisto. Varian notò immediatamente la curiosità che brillava negli occhi del mago, comprendendo quanto importante potesse essere per lui quell'incontro inatteso. Così, lasciandosi sfuggire un sorriso impercettibile, il cavaliere dimenticò per un istante la tenda della veggente e accompagnò Djmitri verso la maga, mantenendosi però leggermente indietro, come per offrire al suo compagno lo spazio necessario per quell’incontro. Solo un ultimo sguardo verso la tenda gitana rimase sospeso nell'aria, come una promessa silenziosa. Sarebbe tornato presto lì, dove forse il destino lo aspettava, pronto a rivelarsi in mezzo a incenso e candele tremolanti. Ma per il momento, la realtà imponeva altro.
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Cap. 1 - Si parte!
Elenion Elenion osservò in silenzio mentre i cavalieri sbucavano dai lati come ombre ordinate, con l’efficienza di chi è addestrato alla guerra e al sospetto. Non fece un passo indietro, né mostrò sorpresa. Solo quando vide due di loro salire sul carretto, proteggere il prigioniero e condurre l’animale verso la sicurezza, rilassò impercettibilmente le spalle. Un battito. Un respiro. Niente più. All’arrivo nel cortile interno della struttura, Elenion scese con un movimento fluido, gli occhi già rivolti alla figura in blu cobalto che li attendeva. L’uomo parlava con voce ferma, col tono di chi ha visto abbastanza sangue per sapere cosa vale e cosa no. Il paladino lo studiò un momento: il portamento, lo sguardo, i dettagli taglienti come una firma. Un comandante. Un Arpista. Un uomo di peso. Attese che finisse, poi si fece avanti, il mantello impolverato dal viaggio e la spada ancora macchiata di vendetta. “Maestro Adronis.” disse con un cenno formale del capo, mai servile. “Abbiamo agito per giustizia, non per gloria. Chi abbiamo portato non ci appartiene. È vostra la verità che saprete cavare da lui.” Fece una pausa, lasciando che gli occhi si posassero fugacemente sul prigioniero, poi di nuovo sull’uomo davanti a lui. “Ma io desidero sapere. La Congrega... quanto si estende la sua ombra? E se questo passo ci porta più vicini a recidere il cuore del serpente... allora sono pronto. Ditemi dove colpire.” La voce era quella di un giuramento antico. Elenion non cercava approvazione. Cercava vendetta. E una via per darla in dono a Hoar.
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Varian Varian prende fiato, l'ira come sempre lo lascia ansimante quando lascia il suo corpo. Intanto gli incanti di potere che i suoi compagni hanno lanciato su di lui ancora permangono, ma per quanto? La spada punta a terra, bramosa di prendere vita nuovamente. Osserva il gigante intrappolato, forse l'obbiettivo di ricerca di quella squadra. Il rumore alla porta lo fa sussultare, senza perdere tempo usa la sua forza per tenerla serrata assieme a Valten, il piu' pronto di loro. Tutti Non se i vari powerup sono ancora attivi. Ma nel caso sfrutto i bonus forza per bloccare la porta.
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Capitolo 4 - Power Behind the Throne
Varian Varian si fermò, preso alla sprovvista dalla presa gentile ma decisa della ragazzina. Abbassò appena lo sguardo, incontrando gli occhi grandi e scuri di lei, che lo guardavano con l’intensità sicura e quasi sfacciata che solo i bambini riescono ad avere. Intorno a lui la festa si animava: un turbine di colori vivaci, profumi speziati di cibo venduto nelle bancarelle, e risate che riempivano l'aria, alleggerendo almeno per qualche ora il peso della vita nelle terre di confine. Qualcuno gridava qualcosa su serpenti esotici, mentre giocolieri e saltimbanchi attiravano l’attenzione con trucchi semplici ma efficaci. Eppure, Varian si ritrovò a fissare la tenda davanti a lui, quella di Esmeralda la visionaria. Era di un rosso sbiadito, con frange dorate ormai consunte, che oscillavano lentamente mosse dalla brezza leggera. Alcuni pendagli di metallo erano appesi sopra l’ingresso e tintinnavano lievemente, come una musica sottile che accompagnava quel luogo sospeso tra mistero e superstizione. L’aria che ne fuoriusciva portava con sé l’aroma dolciastro e pungente di incenso e spezie bruciate, evocando ricordi vaghi di storie gitane raccontate dai soldati di passaggio, storie di destini svelati e promesse oscure. «Il futuro?» ripeté lentamente Varian, con un vago sorriso che era più dubbioso che convinto. Tuttavia, il tono della voce della ragazzina, il fascino ambiguo di quel tendone, e la strana atmosfera che circondava tutta Middenheim lo spinsero a fare un passo in avanti, lasciandosi trascinare dolcemente all'interno. Le frange dorate gli sfiorarono le spalle mentre varcava l’ingresso, avvolgendolo nel buio misterioso della tenda di Esmeralda. Poi, lentamente, si sedette davanti alla donna, attendendo che il suo destino gli venisse sussurrato tra profumi d’incenso e fumo di candele. Sentiva una strana calma, mista a una curiosità che da tempo non si concedeva di provare. Il resto, decise in silenzio, sarebbe stato nelle mani della sorte. Una piccola pausa prima di riprendere il suo posto con gli altri.
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Cap. 1 - Si parte!
Elenion Elenion rimase in piedi accanto al carretto, la mano guantata appoggiata con leggerezza sull’elsa della spada. Osservò il compagno scomparire nel nulla, lasciando dietro di sé solo un lieve sussurro magico nell’aria, come la scia di un giuramento non ancora spezzato. Non disse nulla, non lo benedì,non era il momento delle parole. Solo un cenno impercettibile con il capo, accettando il piano, consapevole che da quell’istante la sua lama e la sua fede erano il solo muro tra il prigioniero e il mondo. Sospirò lentamente, mentre gli occhi scuri scrutavano la piazza deserta. Ogni ombra, ogni finestra chiusa, ogni silenzio troppo perfetto veniva pesato e giudicato nella sua mente. La tensione era una seconda pelle ormai. Si accostò al carretto, verificando con rapido gesto le condizioni del prigioniero: ancora legato, ancora vivo, la testa china. Bene. Con movimenti misurati, Elenion serrò meglio le cinghie e rinforzò i legacci, poi sollevò leggermente il telo per incrociare di nuovo lo sguardo dell’uomo. La voce che ne uscì fu fredda e tagliente come la lama sotto il mantello: “Sappi questo. Se tradisci il mio compagno con l’urlo più flebile, se tenti la fuga anche con un solo battito di ciglia…” La spada si scostò appena dal fodero, il metallo che cantò un breve, gelido sussurro. “Sarà la mia misericordia a trovarti per prima. Non quella degli dèi.” Poi si rimise dritto, occhi sempre sull’orizzonte, saldo come una statua forgiata nel nome di Hoar. Aspettando. Pronto.
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Capitolo 1. La tomba perduta di Kruk-Ma-Kali
Pretzel Jack ha risposto a AndreaP a un discussione La Storia in Racconti di Kalamar - Cronache ReanarianeEnarion Enarion si accovacciò a terra, le dita affondarono leggere nel terriccio umido, come se potesse leggere il terreno sotto le unghie. Rimase in silenzio mentre gli altri discutevano, lasciando che le parole galleggiassero sopra di lui come un altro strato di nebbia. Quando Bjorn ebbe terminato, sollevò lo sguardo. Gli occhi di Enarion erano fermi, come laghi gelati. «Sorvegliare prima di muoversi è saggio.» disse con tono neutro, senza compiacimento né rimprovero. «La pianura è una terra di morte. Chi la attraversa lo fa solo se non ha alternative o non conosce la paura.» Si rialzò, spazzolando via la polvere con un gesto lento. «Se il drago veglia su questo territorio, ogni movimento sulla pianura sarà per lui come un urlo nel silenzio. Meglio restare nascosti, meglio osservare.» Scivolò accanto a Bjorn, indicando con precisione la direzione dell'artefatto segnalato da Lainadan. «Dalla nostra posizione, percorrendo la foresta e risalendo il fianco della montagna, ci vorranno tra un giorno e mezzo e due giorni, come hai stimato. Sempre che il terreno non ci obblighi a deviazioni più lente. Se dovremo scalarla o aggirare frane e sentieri interrotti, potremmo metterci anche di più.» Toccò la terra ai suoi piedi. «Non vi è traccia di sentieri battuti. I boschi qui sono antichi e selvaggi. Muoversi sarà lento. Silenzioso.» Poi si voltò di nuovo verso Bjorn. «Se puoi trasformarti in una creatura rapida o discreta, potresti vedere se c’è un percorso più agevole. Ma tieni presente: anche i rapaci non sono invisibili agli occhi di un drago. Soprattutto se volano dove il cielo è troppo scoperto. Io forse ho un altro metodo. Un incanto utilizzato dagli Scout del Vindon, una piccola banda di arceri che pattugliano il confine con le gallerie dei goblin. Un occhio arcano ed invisibile. Ma avro' bisogno di tempo per prepare l'incantesimo ed splorare. (Elfico)Liamer du sail me legisti? ( Vuoi aiutarmi Maestra? )» Si strinse nel mantello, e la sua voce si abbassò, simile a un sussurro tra le fronde. «La foresta è ancora la nostra migliore alleata. Il villaggio… i fiumi di cenere… la pianura… tutto grida pericolo. Seguiamo il sentiero delle ombre. Camminiamo tra i sospiri della terra. È lì che il nemico vede meno. » Si spostò silenzioso verso il margine degli alberi, come se volesse già iniziare a scegliere il posto migliore per allestire un campo sicuro. Tracciava la via, senza rumore.
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Cap. 1 - Si parte!
Elenion Althir e Elenion Elenion, si limita a guardare gli sforzi del giovane garzone e dell'inaspettato mastro elfo. Lui incrocia le braccia sul petto, appoggiandosi alla parete, pronto a ripartire. L'espressione greve sul volto tradisce la sua preoccupazione.
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Capitolo 1. La tomba perduta di Kruk-Ma-Kali
Pretzel Jack ha risposto a AndreaP a un discussione La Storia in Racconti di Kalamar - Cronache ReanarianeEnarion Amar di Bosco Grigio - Aerlindir - Divinatore da Battaglia Enarion camminava qualche passo dietro il gruppo, come un’ombra che si fosse staccata dal resto del mondo per osservare in silenzio. I versi di Bjorn si mescolavano al fruscio delle foglie e al battito regolare degli stivali sul terreno. Il canto era buono, persino ispirato, e le illusioni di Seldanna che danzavano tra i rami aggiungevano bellezza al momento. Ma Enarion non sorrideva. Davanti a loro, le fronde si diradavano, offrendo uno scorcio sulla valle sottostante. Il bagliore distorto dell’aria sopra la pianura devastata, le colonne di fumo, il deserto di cenere… tutto era come lo aveva visto. Esattamente come lo aveva visto. Fece un lento respiro. La foresta era la via. Il presagio era chiaro. E ora, anche la realtà lo confermava. «Nulla in quest’area può sfuggire alla sua vista…» ripeté tra sé a bassa voce, citando la visione. Gli occhi si posarono fugacemente su Lainadan mentre il giovane indicava il versante sinistro. Ma fu sul versante opposto che Enarion fissò lo sguardo. Un artefatto. Un punto d’interesse. Forse, un sentiero. Non disse nulla. Ma la sua mente registrava tutto. Pesi. Distanze. Copertura. Vie di fuga. Abbassò il cappuccio appena, lasciando che la luce della tarda mattinata accarezzasse il suo volto pallido. Gli occhi chiari scrutavano l’orizzonte con la precisione crudele di un predatore.
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Varian Il sangue scorre copioso, la forza del nemico lo spinge ma non lo atterra. Lo spadone viene ritratto per poi calare nuovamente sul mostro . Il cavaliere urla di rabbia mentre colpisce. Master Replico Attacco poderoso sulla creatura. Txc 22 Bonus ai danni 16
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Capitolo 4 - Power Behind the Throne
Varian Varian scese nella sala comune con passi lenti, metodici, come se anche quel breve tragitto fosse parte di una cerimonia antica, ripetuta ogni mattina da molti anni. Indossava una semplice tunica grigia, pratica ma pulita, che contrastava con la severa eleganza della sua armatura e del pesante mantello blu scuro che portava il giorno prima. Aveva lasciato l'armatura nella sua stanza, ma non riusciva a liberarsi completamente di quella sensazione di peso, di responsabilità costante che lo accompagnava ovunque andasse. Seduto al tavolo, ascoltò attentamente gli altri, lasciando che la conversazione si svolgesse intorno a lui come un fiume calmo, interrotto solo da occasionali correnti più rapide. Le parole di Mìa, gentili e misurate, lo incuriosirono, e quando la sacerdotessa parlò della contesa del Campione, il cavaliere annuì lentamente con un vago sorriso sulle labbra, più di cortesia che di reale interesse. Era vero, in fondo: quel genere di esibizioni non erano mai state del tutto nelle sue corde. Preferiva il silenzio carico di tensione prima di una battaglia, piuttosto che il clamore rumoroso della folla esultante. Eppure, la compagnia di quei viaggiatori era stranamente confortante. La presenza leggera e a tratti ironica di Djmitri offriva un curioso contrappunto alla gravità della sacerdotessa, e alla spavalderia, quasi disarmante nella sua semplicità, del pirata Jacob. Proprio mentre quest’ultimo accennava ai suoi traffici, al commercio e ai denari da spostare, Varian sentì il solito pizzico di ironico distacco che sempre lo coglieva davanti a simili discorsi. Commercio, denaro, potere: tutte cose che avevano senso in un luogo come Marienburg, dove il caos era celato da una patina dorata di civiltà, ma qui, nelle terre di confine dell’Impero, il valore della vita e della morte era ben più immediato, più crudo, più onesto. Quando la pergamena venne consegnata a Mìa, Varian raddrizzò appena la schiena sulla sedia, quasi a voler cogliere meglio i dettagli di quel momento, attento alle reazioni degli altri. Il mago fece il solito commento ironico, ma Varian lo ignorò gentilmente. La sua mente già andava oltre, ai significati nascosti dietro quell’inaspettato messaggio mattutino, domandandosi quali eventi la giornata avrebbe portato. Infine, con calma e voce misurata, decise di intervenire, rompendo il silenzio che si era formato. «La contesa è certamente un evento interessante,» disse guardando Mìa con un cenno rispettoso, «ma è bene ricordare che Middenheim nasconde sempre qualcosa, soprattutto durante queste feste.» Fece una breve pausa, lasciando vagare lo sguardo verso il mago e il pirata, poi tornò a guardare la sacerdotessa. «Se qualcosa di insolito è già in movimento,» aggiunse con una lieve inclinazione della testa verso la pergamena, «è mio dovere essere pronto ad affrontarlo... e forse potrebbe essere anche il vostro, di dovere.» Lasciò che il silenzio riempisse di nuovo lo spazio tra loro, un silenzio carico di promesse non dette e di pericoli appena intuiti, la mano che istintivamente cercava, sotto la tunica, il piccolo medaglione di Sigmar, sentendo sulla punta delle dita la rassicurante incisione del nome del dio guerriero. Lo sguardo torno un attimo sul praticante arcano. Il debito che aveva verso di lui sarebbe stato saldato in un modo o nell'altro, soprattuto ora che un inquietante presentimento di qualcosa d'imminente pronto a cadere sulle loro teste.
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Capitolo 1. La tomba perduta di Kruk-Ma-Kali
Pretzel Jack ha risposto a AndreaP a un discussione La Storia in Racconti di Kalamar - Cronache ReanarianeEnarion Amar di Bosco Grigio - Aerlindir - Divinatore da Battaglia Enarion si era limitato a seguire il gruppo. Le loro divinazioni gli avevano consigliati di proseguire nel bosco, e quindi annui agli altri. Non vi era motivo di pensare che quelle grotte gli avrebbero aiutati. E nella sua visione interrompere la tratta del bosco troppo presto portava solo alla morte
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Varian Il guerriero sputa per terra incassando il colpo. La spada nella mani freme per portare distruzione. È un arma antica e la sua aura inconfondibile racconta di mille e mille battaglie. Si lascia alzare sopra la testa dell'ora gigante. E cala, con forza nuovamente sul serpente d'ossa Master Replico Attacco poderoso sulla creatura. Txc 22 Bonus ai danni 16
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Cap. 1 - Si parte!
Elenion Se la tua fine e' gia' decisa allora parla. Se la congrega ti vuole morto allora tradiscila. rispose il paladino. Se il prigioniero non avesse collaborato lo avrebbe lasciato a se. Preparandosi per rimettersi in marcia. Non aveva senso attendere oltre. Nella mente il pensiero nefasto di quello che gli avrebbe aspettati una volta nuovamente in strada. Soprattuto ora che i nemici sapevano il loro esatto aspetto. Abbiamo modo di cambiare carro? E magari coprirci con vesti diverse.. Provo' a chiedere al giovane gestore di quel rifugio.
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VARIAN Il colpo arrivò come arriva sempre la verità: senza gloria, senza avvertire. Varian vide solo un lampo d’ossa muoversi più veloce della carne e del pensiero. Non tentò di scansarsi. Non rallentò. Non alzò il braccio a difendersi. Quando lo colpì — un intreccio di costole e vertebre affilate — fu come sentire le montagne abbattersi sul petto. Il cuoio si lacerò. La carne si piegò. Il sangue — il suo sangue — schizzò sui ciottoli umidi della sala. Barcollò un istante, ma non cadde. Un angolo della bocca si piegò. Forse un sorriso. Forse un ringhio. Il dolore era un segno. Una mano che lo spingeva avanti. Lo sguardo — duro, scavato, perso — si alzò ancora verso l'alto, verso quelle torce tremolanti che parevano occhi spalancati nel buio. “Guarda,” sussurrò a nessuno. E senza rallentare, senza sentire il fiato farsi corto, Varian continuò ad avanzare — ogni passo un giuramento. Ogni ferita un'offerta. Che il sangue lo bagni tutto. Che la morte lo trovi in piedi. Che lui venga scelto. Intanto le infinite benedizioni dei suoi compagni lo investono, e mentre lui diventa piu' alto e piu' forte, la sua mano si stringe intorno alla spada pronto a colpire. Era la prima da molto tempo che si sentiva abbracciato dal gruppo di soldati con cui si trovava a spartire la battaglia. Master e tutti Ragazzi scusate il ritardo. Riassumo i vari bonus. For 20 -- > 26 Des 14 -- > 12 Cos 20 -- > Int 12 -- > Sag 10 -- > Car 8 -- > Bonus per colpire in ira 15 --> dopo i bonus 22 Bonus ai danni in ira 8 --> dopo i bonus 14 + 1dx per l'aumento di stazza. Pf 114 CA 18 ATTACCO utilizzanzdo Attacco poderoso.
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Capitolo 4 - Power Behind the Throne
Varian Darevic - Cavaliere Pantera Varian osservò la sacerdotessa mentre parlava. Il suo volto dai lineamenti delicati, resi ancor più esotici dal tocco inconfondibile del sud, aveva qualcosa di insolito e piacevole che strideva con l’austerità grigia e severa della città intorno a loro. Il suo Reikspiel era perfetto, sorprendentemente pulito, eppure conservava nella cadenza qualcosa che riportava Varian a memorie lontane, ai giorni passati tra cavalieri stranieri nelle sale dell'Ordine, quando ancora sognava l’onore e le battaglie eroiche più di quanto non temesse la morte. «È un onore, sacerdotessa Aguilar», rispose cortesemente con un cenno del capo appena accennato, rispettoso ma riservato. Non disse altro, non subito. Lasciò che fosse Dijmitri a portare avanti la conversazione con la facilità innata e quel fascino ambiguo che Varian, da uomo cresciuto nelle dure steppe del Nord, poteva riconoscere ma mai emulare del tutto. Seguì invece con attenzione la scena messa in atto da Jacob. L'uomo maneggiava le carte come un maestro di illusioni, costruendo immagini e percorsi che Varian trovò affascinanti nella loro ambiguità. Dietro a ogni carta, a ogni simbolo esposto con maestria teatrale, percepiva qualcosa di più: frammenti di verità, presagi confusi che potevano condurre alla gloria o alla rovina. Era la vita stessa, dopo tutto, e Varian lo sapeva bene. Aveva passato metà della sua esistenza sul filo tagliente della sorte, dove ogni scelta poteva significare sopravvivere o morire, onore o disonore. Alle parole conclusive di Jacob, Varian rispose con un cenno impercettibile ma chiaro, una lenta inclinazione del capo che significava rispetto e comprensione. Quando infine Djmitri rivolse lo sguardo verso di lui, Varian incontrò quei suoi occhi vivaci con calma, consapevole che una conversazione più profonda sarebbe presto giunta. Era inevitabile: il loro incontro nel bosco aveva creato un legame invisibile, che forse non era stato casuale. Cosa mai lo era in quei tempi maledetti? Poi la sacerdotessa chiese del carnevale. Varian esitò appena un istante, la mente attraversata da immagini brevi, frammenti di memoria della sua infanzia, giorni felici e lontanissimi nelle pianure aperte dell'Ostland, dove simili festività erano più rare e più semplici. Qui, nel cuore pulsante di Middenheim, il carnevale aveva tutto un altro sapore: un rito di sfida, una tregua breve ma preziosa prima che il destino tornasse a reclamare il suo prezzo. «Vi accompagnerò volentieri», disse infine con voce quieta, rivolta alla giovane sacerdotessa e agli altri presenti. Il suo sguardo passò nuovamente su Ludwig, notandone il sorriso timido, poi si posò su Jacob e infine sul volto enigmatico del mago al suo fianco. «Dopotutto, sono stato richiamato come altri cavalieri per pattugliare le strade. E' proprio durante le feste che spesso si nascondono le ombre peggiori.» Si appoggiò appena allo schienale, lasciando che la stanchezza si sciogliesse lentamente nei muscoli affaticati, la mano destra che sfiorava distrattamente il bordo del medaglione inciso con il nome di Sigmar, come a ricordarsi della promessa fatta a se stesso tanti anni prima. Sapeva che quella notte il sonno sarebbe arrivato tardi, accompagnato da dubbi e domande che avrebbe preferito non porsi, ma che già conosceva a memoria.
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Capitolo 1. La tomba perduta di Kruk-Ma-Kali
Pretzel Jack ha risposto a AndreaP a un discussione La Storia in Racconti di Kalamar - Cronache ReanarianeEnarion Amar di Bosco Grigio - Aerlindir - Divinatore da Battaglia Enarion si fermò un istante sotto le fronde, lo sguardo fisso sul villaggio che emergeva come un relitto fra i tronchi. Le case di legno annerito, i tetti muschiati, il silenzio sospetto. La mano sfioro il tomo runico legato alla vita un gesto automatico, come un riflesso nervoso mascherato da abitudine. La visione gli tornò alla mente, nitida: "da destra", aveva detto la voce. La foresta era la via. Non i sentieri battuti. Non i villaggi. Ma non disse nulla. Non serviva. Gli uomini si fidano dei tetti più che delle fronde. Degli odori del fumo più che dell’umidità degli aghi. Fece un passo indietro rispetto alla linea del gruppo, lasciando che gli altri scegliessero la via. Si accodò in silenzio. Gli occhi sempre in movimento, attento a ogni rumore, a ogni cambiamento nell’aria.
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Uccisori di Giganti - Gruppo Unico
Varian Darevic - Cavaliere errante ( Iracondo Invulnerabile), seguace del Caos Varian non parlò. Non lo fece nemmeno quando la porta cedette e i corpi dei suoi compagni lo spinsero oltre il varco come un’onda disperata. Rotolò nel nuovo spazio — semisfera di pietra e buio, sospiri e ombre — e si rialzò senza alcun fremito negli occhi. Lo scricchiolio sinistro sotto i suoi piedi fu il primo segnale. Il cumulo al centro… si muoveva. Ossa, tante ossa. Troppe. E ora si univano, strisciando come sangue versato al contrario, a costruire una bestia impossibile, una cosa nata dalla morte e dall'attesa. Varian non fece domande. Non cercò ordini. Il suo sguardo si alzò, come se cercasse tra le torce verdastre l’attenzione del suo dio. Nessun nome da pronunciare, nessuna preghiera. Si lanciò avanti, avventato e spoglio di prudenza, brandendo la lama pesante come se fosse un'offerta. Le cicatrici sulla pelle sembravano accendersi, la sua voce restava muta, ma ogni suo passo era un grido — non di rabbia, ma di dedizione. Non combatteva per sopravvivere, ma per essere visto. Per dimostrare, nel fango e tra le ossa, che era pronto. Che meritava. E mentre correva verso quella cosa innaturale, Varian lasciò che tutto il resto svanisse: la paura, i compagni, la logica. Non era ira. Era fede. Ragazzi non ho trovato lo spoiler, ad ogni modo..rientrato dal marocco sono pronto a portare un po' di insensata distruzione. Quindi entro in ira e carico @Alonewolf87 ti preparo a breve un recap delle stat in ira. Dimmi se posso attaccare gia' o se posso solo muovere il pg.
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Uccisori di Giganti - Gruppo Unico (Topic di Servizio)
Ragazzi io domani parto per il Marocco. Torno giovedì. Vi seguo in ogni roba che fate!
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Cap. 1 - Si parte!
Elenion
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Capitolo 1. La tomba perduta di Kruk-Ma-Kali
Pretzel Jack ha risposto a AndreaP a un discussione La Storia in Racconti di Kalamar - Cronache ReanarianeEnarion Amar di Bosco Grigio - Aerlindir - Divinatore da Battaglia Alba del 12 Mustering 420 [Sereno – Foschia leggera tra i pini, l’aria profuma di resina e terra umida] Il sole era appena salito sopra le cime più basse, e la nebbia si stendeva ancora in veli sottili sopra la valle, come una pelle ferita che si rifiutava di guarire. Enarion si voltò lentamente verso il gruppo, il volto impassibile, lo sguardo distante. Nessuna enfasi. Nessuna dichiarazione. Solo la voce chiara e priva di orpelli, come una lama estratta dal fodero. «Ho visto la pianura oltre la valle. Un deserto di cenere e morte. Vegetazione carbonizzata, colonne di fumo, un’aria che brucia anche senza fiamma. E poi lui.» Fece una pausa. Non per effetto, ma per chiarezza. «Il drago. Immenso. Sorveglia dall’alto, annidato in una grotta sulla parete orientale. Nessuno attraversa quella pianura senza finire tra le sue fauci.» Fece un breve cenno con la testa verso il bosco. «Ma la foresta… ci offre una possibilità. Il presagio è stato chiaro: è ventura. Una via coperta, nascosta, se agiamo con prudenza e precisione.» I suoi occhi si posarono su Hrólfr, fissi come quelli di un falco che scruta un bastione. «Hai chiesto ai tuoi dei? Hai cercato risposte tra i tuoi antenati? La magia può essere lama e torcia, ma ogni cammino attraversa più ombre di quante un solo sguardo possa illuminare.» Lasciò qualche istante di silenzio, per dare spazio a una risposta. Poi proseguì. «Procederemo tra gli alberi, sul fianco destro della valle. Niente fuochi. Niente parole inutili. Le fronde saranno il nostro scudo, ma anche la nostra trappola, se non restiamo uniti.» Sistemò il grimorio al fianco e si avvicinò al bordo della cupola dissolta. Le sue vesti elfiche non facevano rumore come i suoi passi sul terreno. Il capuccio calato sul volto sempiterno gettavano ombre sinuose sulla sua espressione fredda, mentre le dita della mano scorrevano leggere su un medaglione intarsiato e prezioso. Una piccola preghiera prima del viaggio? Forse. «Non appena siete pronti.» disse, attendendo.