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Dragons´ Lair

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Strikeiron

Circolo degli Antichi
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  1. Attualmente due: 1) Il calcetto Balilla...da quando ho imparato che non devi colpire solo la pallina, ma esistono infiniti modi per colpirla e per segnare ANCHE con il portiere. E godere nel vedere le facce inca**ose dei tuoi avversari... 2) Taboo: intelligente, favoloso e demenziale a seconda delle persone con le quali giochi. Bisogna far indovinare a quelli della tua squadra una parola, senza pronunciare parole attinenti...un po' come far indovinare ghiaccio senza dire freddo, acqua e così via. L'ultima volta che ho giocato ho fatto indovinare 6 definizioni in 60 secondi... c'è bisogno che dica altro?
  2. Muahahaha Cmq magnifica idea petr concludere l'avventura, complimenti!
  3. Sì pentium 1 quello che passa l'univ di Trieste...
  4. pentium 1 e poca ram...
  5. Su computer con risorse limitate Open Office gira per caso meglio?
  6. Una piccola introduzione per un gran casino che vi aspetta tutti quanti....mi è venuta un'idea!!!!!! Mi date il via libera o Wolf vuole postare prima per evitare il peggio?
  7. Sì, ma questo non vuol dire che non ci si possa liberare dell'odioso pop-up
  8. Un ottimo programma di editing audio e video... piccolo, ma molto potente e funzionale. Andate a vedere QUI
  9. -No, fermi tutti questa proprio non l'ho capita!- esclamò Perenor, cercando di tenere sotto controllo Aixela, della quale non si fidava men che mai in quel posto e dopo quello che avevano passato. Ma il vecchio non sembrò farci molto caso, come al solito. Sbuffò sonoramente. -Insomma volete dirmi che non sapete nulla dei draghi che dormono qui?- esclamò. Fortuna che c'era una sorta di penombra mal illuminata là dentro, sennò avrebbe potuto vedere le loro espressioni di completo stupore. O forse non vi avrebbe fatto comunque troppo caso... Con un salto agile il vecchio saltò sul ponte e si incamminò verso Ariaston che ancora giaceva a terra inerte. -Su, dai elfo. Non è certo il momento di dormire adesso!- mormorò seccato, dandogli un leggero schiaffetto mentre si chinava su di lui- Non vorrai mica perderti questo spettacolo!- aggiunse. Trattennero tutti il fiato: in quell'istante si poteva sentire soltanto l'acqua filtrata dalla caverna gocciolare pesantemente dalle pareti. Vi fu una sorta di mugugno ed Ariaston sembrò come riscuotersi: aprì gli occhi stavolta, ma era debole. Con insospettata forza il vecchio lo tirò in piedi e quindi lo scaricò ad Aixela, guardando la donna in tralice per un istante. Aixela sorresse il peso dell'elfo, senza fare obiezioni. Sturmir, piuttosto malconcio si fece strada tra i residui del ponte e si mise davanti al vecchio: -Si può sapere, per la mia barba cosa vuoi da noi?- Il vecchio lo guardò, sorpreso ed interdetto. Poi sorrise e gli scosse vigorosamente la mano. -Piacere che tu sia tra noi! Mi sarebbe dispiaciuto se un piccoletto come te si fosse perso una scena del genere...ma, uhmmm..non trovate che ci sia poca luce qui dentro?- E subito, prima che qualcuno di loro si potesse muovere nella caverna vi fu la luce, alta e splendente fino al soffitto inarcato ad altezze vertiginose. E sulle pareti, quando la luminosità si stabilizzò ed i loro occhi si furono abituati, finalmente videro. Centinaia di nicchie, enormi e scolpite da mano esperta. Ed in ciascuna di esse la luce brillava in modo diverso. In toni d'oro, d'argento, di rame e di bronzo, riflesse da squame lucenti di draghi in un sonno che pareva eterno. Forse.
  10. 6. Sentieri nel bosco Era una notte limpida e terribilmente fredda e forse per questo il cielo sembrava più che mai disseminato di stelle, nonostante il bagliore della luna. Il vecchio elfo rabbrividì, rifugiandosi prontamente nella casa, dove ancora il fuoco brillava vivacemente. Adorava sempre sentirne il tepore, anche se per averlo doveva di giorno in giorno andare nei boschi a procurarsi la legna. Gli altri gli facevano spesso notare quanto il fuoco magico fosse molto più comodo e più semplice da gestire. Ma lui era vecchio e… superstizioso. Al contrario degli altri non pensava che il fuoco magico fosse una comodità, ma piuttosto un pericolo. Nessuno sapeva come funzionasse, nessuno capiva da cosa scaturisse, nessuno aveva mai fatto più che imparare le poche scarne parole per attivare i simboli. E di quei simboli Laivor, la città degli elfi, ne era letteralmente cosparsa. Cosa avrebbero fatto un giorno se un simbolo attivato erroneamente avesse dato fuoco a tutto? Meglio non pensarci. Ma era sempre la solita storia, riflettè amaramente. Così come aver mandato i giovani in spedizione attraverso le montagne era stata una decisione assolutamente folle. Forse era stata soltanto la vigliaccheria, oppure l'orgoglio, l'acido orgoglio che infesta i cuori ed impedisce alla ragione di porre le proprie sensate obiezioni. Dal caminetto tornò alla finestra, da dove poteva spaziare lo sguardo sull'intera città. Qui rimase a lungo a fissare le luci ed a pensare. Durante tutto quel giorno e quelli precedenti non aveva fatto altro che pensare alla spedizione, adesso non riusciva neppure più a dormire la notte. Come avevano potuto mandare i loro ragazzi allo sbaraglio? Eppure in quelle zone non accadeva più nulla da secoli. Non vi era brigantaggio, né delinquenza… sembrava fossero scomparsi perfino i lupi dalle montagne. Ed i rapporti commerciali con gli uomini delle vallate erano fioriti, oltre ogni prospettiva. Ormai Laivor era legata ad Olnemain da rapporti frequenti, molto di più di quanto desiderasse il popolo elfo. Ma molto di meno di quanto desiderassero gli uomini, che guadagnavano molto dai loro affari. Ciò nonostante non si sentiva sicuro. Fin dal primo momento era come se un'ombra oscura di presentimento gli fosse pesata sul cuore. Scrutava dalla finestra, come sperando di poterli veder tornare tutti, incolumi e felici per un'insolita avventura. Intanto la sua coscienza si dibatteva per non essersi opposto in maniera convincente a quella follia. Rabbrividì dal freddo, le braci che si stavano lentamente spegnendo in un filo di fumo. Aveva realizzato con le sue mani il caminetto e ciò nonostante spesso gli dava l'impressione che non tirasse bene: forse avrebbe dovuto salire sul tetto e controllare che qualche uccello non avesse fatto un nido lì, anziché sugli alberi secolari dei Giardini Idei che circondavano Laivor. Velocemente aggiunse un altro ceppo di legna, uno degli ultimi. Quando scosse le braci con un guizzo veloce una fiammellà lambì il legno, per poi spegnersi di scatto, capricciosa. La stanza piombò nella penombra di una piccola lanterna ad olio. Forse era ora che andasse a letto, piuttosto che rimunginare su quelle cose. Tutti dicevano che la spedizione non poteva tardare, i giovani elfi avrebbero fatto ritorno prima delle cerimonie di passaggio e nessuno allora avrebbe più pensato a tristi presagi. Ma se i giorni fossero passati senza che tornassero? Cosa avrebbero potuto fare? Si sentì inutile e frustrato. Era proprio ora che andasse a letto, un po' di ore di sonno non avrebbero di certo potuto fargli del male. Eppure rimase lì fermo, davanti al fuoco, incapace di muoversi. Sussultò per la sorpresa. Fuori c'era stato un lieve rumore. Trattenne il respiro, pensando di essersi ingannato. Ma lo sentì di nuovo, come un passo furtivo ma trascinato. Chi avrebbe potuto essere a quell'ora? Poteva anche essere soltanto una volpe: quelle sì, al contrario dei lupi, si intrufolavano nella città, alla ricerca di qualcosa da mangiare. Ma non erano volpi normali: il loro manto era blu, tale quale ai riflessi del ghiaccio sulle montagne lì attorno. Per questo raramente si mostravano agli elfi, seppur talvolta capitasse, per quanto raramente, che la mancanza di cibo le spingesse nella città. Mai un elfo però era stato attaccato da quelle volpi. Prese un ceppo di legna ed aprì la finestra per spaventarla, ma una ventata d'aria gelida fece rabbrividire la tenue fiamma nella lanterna che vacillò e si spense, lasciandolo al buio. A tentoni si precipitò verso il camino, mentre ondate di aria gelida irrompevano dentro ed il rumore là fuori si ripetè. Doveva essere lì, pensò, mentre tastava a tentoni sulle pietre del focolare. Finalmente tastò qualcosa… e girò la testa per controllare che non ci fosse nessuno, attraverso il debole chiarore della finestra. La porta era spalancata. Distingueva facilmente una sagoma ingobbita, appoggiata allo stipite della porta. Rimase immobile, paralizzato dal terrore, quasi aspettando che succedesse qualcosa. Ora chiunque fosse stava scrutando nella stanza buia, alla sua ricerca. «Padre, sono io.» Un brivido gelido gli attraversò la schiena, quando riconobbe quella voce. «Padre? Dove sei?» poche parole forzate, ridotte quasi ad un sussurro senza speranza. Le mani gli tremavano più che mai ora, mentre sfregava caparbiamente l'acciarino. Finalmente scaturirono scintille che subito divennero luce: abbastanza da riconoscere la figura scarna sullo stipite che scivolava lentamente a terra, esausta. «Critas!-esclamò-Ma come?», ma non ebbe risposta. Nella luce ora più forte si avvicinò allo stipite e vide chiaramente i vestiti stracciati e sporchi, il sangue coagulato attorno alla freccia spezzata nella ferita. Gemette, disperato ed indietreggiò, come se avesse appena ricevuto un colpo. Come poteva essere possibile? Poi si riscosse: suo figlio giaceva lì a terra e lui stava lì, immobile, a guardarlo morire? In fretta prese il giovane tra le braccia, lo sollevò e lo depose sul giaciglio più vicino: era leggero per lui, ormai vecchio. Chiedendosi quasi per caso se nella morte non si diventi più leggeri che in vita, si affrettò a sentire il respiro: lento ed irregolare, ma c'era. Critas era soltanto svenuto. Gli venne l'impulso di scuotere quella figura scarna e sofferente per avere da lui delle risposte, subito: che fine aveva fatto la spedizione? Dov'era Tallein? Ma no, non ora. C'era altro che doveva fare: chiamare un guaritore ed avvertire immediatamente dopo il Consiglio, pur se nel mezzo della notte. Corse in strada trafelato e nemmeno si accorse che stava correndo nella direzione sbagliata: anziché dirigersi verso il centro della città si era diretto nella parte opposta, dove le case di pietra ora gli davano l'impressione di freddi sarcofaghi disabitati. Non riusciva a togliersi dalla mente quella freccia spezzata e la certezza che i presagi si erano avverati. In condizioni normali sarebbe crollato a terra, distrutto dalla disperazione. Invece non fece altro che tornare sui propri passi e correre ancora. Gli Osteller avrebbero aspettato alcuni minuti in più nel loro sonno da stolti, pensò, mentre entrava trafelato nella casa del curatore più vicino. Un globo luminoso si innalzò nell'aria, diffondendo luce nella stanza d'ingresso, mentre da qualche parte nella casa qualcuno o qualcosa stava già svegliando il guaritore. Ciò nonostante il vecchio elfo non si era reso conto che da quando era uscito di casa non aveva fatto altro che urlare, preso dalla disperazione. Già molti elfi, svegliati nel sonno, avevano fatto capolino dalle case lì attorno. Alcuni di loro gli si fecero incontro, cercando di tranquillizzarlo, mentre le urla si tramutavano in lacrime amare. Ma non capirono cosa potesse essere successo. Chi poteva averli attaccati? E perché? La mente del vecchio girava a vuoto, come un ingranaggio impazzito. «Morti, sono tutti morti.» sussurrò come in una cantilena, sperando che il guaritore non arrivasse troppo tardi.
  11. 17) Come mai il mio numero di messaggi è diminuito rispetto ad ieri? In genere questo succede quando un moderatore abbia cancellato un intero topic dal forum; i messaggi che si erano postati in tale topic per il sistema vengono completamente cancellati e pertanto vengono sottratti nel conteggio dei messaggi ivi postati dall'utente.
  12. L'ho letto anch'io soltanto ora. Bello il gioco sull'identità e venire accettati per come si è...
  13. Penso che il canone tu lo debba pagare in qualsiasi caso, in quanto non è per la Rai, ma per il semplice fatto di possedere una televisione...
  14. In teoria dvresti pagare solo per il fatto di possedere un portatile...
  15. Guarda che era turno di Manzo!!!
  16. Se provi a dare un'occhiata in rete dovrebbero esserci dei programmini (analoghi all'Acrobat distiller per mac) che installano una sorta di stampante virtuale sul tuo computer. Poi basta che tu stampando il documento selezioni la stampante virtulae e questa te lo converte in un file pdf. Se vuoi lunedì lo scarico da lavoro e te lo mando come allegato e-mail...
  17. Al mondo solo due cose sono infinite: l'universo e la stupidità umana. A. Einstein Un'altra notte d'acqua e di palazzi deserti. Un'altra notte di adrenalina e di sfide che mi attende: non vedo l'ora. Non mi ci è voluto molto per trovare una casa seminascosta tra le altre ed abbastanza trascurata da dirmi: di qui non passa nessuno da mesi. Qui i muri umidi e tutti storti fanno impressione la prmia volta; sembra che siano lì lì per casarti addosso ed invece no. Fanno solo finta. Per la prima volta dopo mesi mi sento finalmente a casa mia. Trieste era bella, ma non come questa città: qui l'apparente tranquillità nasconde sempre qualcosa di nuovo da scoprire e da trovare. Qui sembra che i ricconi del pianeta si siano dati appuntamento e che facciano gara ad arredare tanti piccoli rifugi di ogni sorta di oggetti preziosi. Qui finalmente posso dar fondo alle mie nuove ed insperate capacità. Io posso saltare e correre dove sembra impossibile, io posso superare ogni sfida. Solo, di giorno mi tengo lontano dalla folla. Non mi sento ancra pronto per mescolarmi agli altri e forse, data la mia attuale diversità, non lo sarò mai. A volte, riposandomi dopo una nottata di esercizio impegnativo, mi chiedo se vi siano altri che abbiano capacità strardinarie. Sento che questa mia nuova vita è solo una sorta di attesa prima che avvenga qualcosa. Forse sono qui per capire chi mi abbia fatto diventare così, o forse sto solo aspettando che questi poteri si sviluppino ulteriormente. Già perché per quanto strano possa essere ho una sensazione di crescita. E tanto più questa si approfondisce tanto più mi allontano da quello che ero. A volte considero con tristezza il fatto di essere sempre meno umano e sempre più solo. Estendo i miei sensi sulla città nella quale mi sono rifugiato e cerco qualcosa che nemmeno io so cosa sia. Oppure mi lascio suggestionare dalle mie stesse sensazioni: è inutile che cerchi, visto che potrei non avere una simile capacità. Eppure da quando ero solamente umano ora c'è una differenza: ho imparato a confidare nell'impossibile. Non so se nell'esplosione il gatto ed io ci siamo scambiati i ruoli o siamo diventati un unico essere. O peggio se io per sopravvivere non ho modificato me stesso. Bah! Inutile starci troppo a pensare: probabilmente non lo saprò mai. Di questo ricordo ancora soltanto frammenti e nulla di più. Della mia restante vita ricordo tutto. Strano. Salto sul tetto successivo con un balzo agile e silenzioso e da questo percorro la trama a conchiglia dei canali che attraversa questa città. Non so dove sono diretto, ma so soltanto che sto cercado un'altra sfida. Un altro furto od una qualsiasi stranezza. E quella finestra lassù, proprio sotto al cornicione diroccato sembra fare al caso mio. Sono leggero nei movimenti e non ho particolari problemi di equilibrio: in un batter d'occhio mi lancio là vicino e vado a dare un'occhiata. Sono come una falena attratta irrimediabilmente da una luce. Delusione. E' solo uno studio. Una lampada vecchia illumina un piano di lavoro ingombro di ogni cosa possibile. Ma da qui fuori nel buio non riesco a vedere bene cosa sia. Ed il mio problema è che sono curiosa, terribilmente curioso. Estendo il mio udito intorno, ma nulla si muove…tranne forse lo sciabordio di un gondoliere tre canali più in là. Bene. Adesso entro. Attraverso la finestra aperta mi intrufolo nella stanza e do un'occhiata intorno: per terra è ingombro di fogli pieni zeppi di strane linee. Ne prendo su uno e lo guardo meglio. Giurerei quasi che fosse un tracciato elettronico. Mi avvicino al bancone ed ho la mia prima conferma: è ingombro di cavi elettrici e strani strumenti. Che delusione: nulla di prezioso da sgraffignare. Smuovo quei cavi slabbrati… ma perché poi sono così curioso? Ed ecco che viene fuori un oggetto strano: lo rigiro tra le mani. E' un ovetto di plastica, di quelli gialli che infilano in quelle piccole uova di cioccolata. E non è vuoto. A sentire dal peso sembra esserci qualcosa dentro. Ma non faccio in tempo ad aprirlo. Né a pensare di aver già sentito parlare di qualcosa de genere da qualche parte. Dei passi sulle scale. Passi frettolosi e due voci. -Hai finito quel lavoro?- -Ci sono quasi. Puoi dire ai tuoi superiori che in qualche giorno i rilevatori satellitari saranno pronti. Potrete installarli a vostro piacimento…- Con un balzo mi sono appeso fuori dalla fiestra alle travi che spuntano dal sottotetto. Per fortuna sono stato abbastanza veloce da non dovermi lanciare fuori direttamente nel canale. Ed ora i discorsi che fanno questi due sembrano farsi interessanti. -Il problema è che quei mutanti dovrete catturarli per riuscire a mettergli questi affari.- Mutanti, mi chiedo? Ho sentito bene? -Non è una questione della quale tu debba impicciarti. Piuttosto vedo che ti diletti con questi piccoli giocattolini…- Un attimo di sospensione. Il rumore di qualcuno che rovista tra le cose sul bancone. -No! Sta attento con quello!- il tono è soffocato, quasi terrorizzato. Peccato che da qui non possa vedere cosa abbia preso per spaventarlo così tanto. -E così ti diverti ancora con questi affari? Esplodono al solo contatto o soltanto se li apri?- Silenzio. Il rumore di un contenitore di plastica che viene aperto, un suono simile a quello che fanno quei piccoli uovi di plastica quando li premi per aprirli. -No! NON COSI'!- -Peccato che questi affari facciano sempre cilecca… e ti facciano perdere tempo. Le tue passioni personali per gli ovetti esplosivi ti fanno perdere tempo nel completare i lavori per quali vieni pagato!- Vedo un oggetto che viene butato fuori dalla finestra e sento quando viene a contatto con l'acqua. Scompare in un modesto plop. -Porterò a termine le commissioni come richiesto. Grazie a me troverete tutti i mutanti che cercate, anche quello di Trieste che avete perso di vista. Ma il resto se non ti dispiace è affar mio. Dillo a Bullseye.- Peccato. Stavo quasi per andare via, ma il nome che ha appena pronunciato questo tizio ha appena dato una strizzata ad i miei sensi. E' come se, letteralmente, avessi il pelo ritto. Ho appena scoperto due cose. Primo: il mio improbabile sesto senso funziona davvero. Secondo: o sono l'unico mutante di Trieste oppure quel Bullseye ha qualcosa a che fare con l'esplosione della mia casa. La faccenda si fa interessante.
  18. Ultima: l'hai voluta tu Wolf adesso creo un casino tale che ti pentirai amaramente di avermi incitato alla rissa..Mwhahaha a presto!!!
  19. Cosa vuoi fare nemo...il solito casino, no? Dopo l'acqua alta proporrei una nuova catastrofe: due mutanti che si incontrano!!!
  20. Va là Dusdan che quella puntata di CSI dove trovano la ragazza e la sorellina superstiti di una famiglia massacrata a coltellate è veramente magistrale...
  21. Li scambi perchè se non erro hanno lo stesso doppiatore
  22. A dire il vero questo Trono di spade alla lunga è un po' troppo fossilizzato sul fatto che a taluni ruoli corrispondono solo determinate possibilità. Per cui se uno si becca il ruolo degli Stark ad esempio è costretto dall'inizio ad intraprendere una tattica di gioco in difensiva per poter consolidare le proprie posizioni e non essere spazzati via più in là...
  23. 16) Dov'è la sezione faq di questo forum? Se date un 'occhiata ai pulsanti al di sotto dell'intestazione titolo del forum "www.dragonslair.it" noterete l'immagine seguita dalla scritta FAQ. Questo è un collegamento alle faq dei forum php e contiene le più importanti informazioni generali, qualora non le abbiate trovate in questo topic.
  24. Chiedi e vai avanti!!!

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