Questo è il mio PG meglio riuscito in circa 15 anni che gioco a D&D ...
E' relativo all'ambientazione di Greyhawk (liberamente modificata da me ) ma penso sia possibile, cambiando qualcosa, riportarlo nei FR.
Karatzunaki
Nacqui a Nagaoka, nel regno di Tusmit nell'anno 581 della quarta era.Mio padre Yukito Hagiwara, era capitano delle guardie dell'Hitori, l'armata personale della casata Minamoto, una delle famiglie più potenti e altolocate di Nagaoka.Sebbene fosse di modeste origini, grazie al suo carattere fiero e deciso, e alla sua gran maestria nell'uso della spada, si guadagnò ben presto la fiducia e l'ammirazione dei grandi signori di Tusmit, in particolare quella di Minamoto no Seto, che lo volle a capo del suo piccolo esercito personale.Mio padre era un uomo dai solidi principi morali, un uomo buono e comprensivo, nonostante il suo aspetto fiero e il suo attaccamento ossessivo al Codice dei Samurai lo facessero apparire come una persona fredda ed insensibile. Aveva un gran rispetto verso le persone che come lui avevano consacrato la vita al Codice dei Samurai, e nutriva ammirazione anche per gli ordini cavallereschi delle lontane terre ad ovest, dove mio padre passò diversi anni per migliorare la sua tecnica di spada, e dove conobbe molti uomini valorosi (che lui chiamava "paladini"), anch'essi votati come lui a nobili ideali. Al contrario odiava tutti i criminali, uomini votati al caos, ed in particolare i Ninja, guerrieri ombra che inseguivano la vittoria senza scrupoli, nonostante in cuor suo nutriva una forte ammirazione per la loro perizia nelle arti marziali, tesoro della sua terra, di cui andava molto orgoglioso. Nella sua vita amò una sola donna, Kishiro no Itsuki, mia madre, una donna d’origini medio alte con una bellezza e intelligenza superiori al comune. Fu lei che si occupò di me e della mia educazione nei miei primi otto anni di vita, prima di quel nefasto giorno in cui mio padre perse la vita nell'intento di salvare la vita del suo signore, caduto in un’imboscata della famiglia rivale capeggiata da Lo Pen. Da quel giorno la mia vita e quella di mia madre cambiarono: il signor Seto, noto tanto per la sua spietatezza verso i nemici quanto per la sua riconoscenza verso le persone che gli dimostravano la loro lealtà, ci permise di rimanere nella sua casa, e due anni dopo convinse mia madre a sposarlo ben sapendo in ogni caso che non avrebbe mai avuto il suo amore, donato per sempre a mio padre. La mia educazione fu affidata al maestro Miyshogi, un gran maestro ninja, l'unico ninja che si era guadagnato la fiducia e il rispetto di mio padre, non solo per la sua maestria nelle arti marziali, ma anche la sua grande saggezza e forza di spirito, più simili a quelle di un samurai che a quelle di un guerriero ombra.Passarono 10 anni durante i quali seguii gli allenamenti del mio venerabile Maestro, fortificando il mio corpo ed allo stesso tempo il mio spirito.Oltre a me, c'erano altri quattro allievi, Yuo (figlio di Minamoto no Seto, il più grande e dotato di tutti noi), Shou (figlio del nuovo capitano delle guardie, succeduto a mio padre), Yoda (il secondogenito della casata dei Minamoto), ed infine Shojin (il figlio orfano di Lee Wong, ex compagno d'armi del maestro).Gli allenamenti erano molto duri, ma la mia voglia di vendicare la morte di mio padre, e l'amicizia dei miei compagni mi aiutarono a continuare.Durante il mio tempo libero mi dedicavo allo studio di materie umanistiche, ed in particolare allo studio del Kalin, una delle lingue più diffuse nelle terre che circondavano le terre del Tusmit, perché sapevo che un giorno, consumata la mia vendetta sarei dovuto fuggire dalla mia terra natale: Lo Pen era un uomo troppo importante, il suo assassino non sarebbe potuto fuggire alla sete di vendetta dei suoi parenti.Fu durante i momenti che trascorsi nella Sala dei Testi che conobbi Ai Shigura, una ragazza bellissima dagli incantevoli occhi verde-smeraldo, che mi aiutò negli studi.Lei era la figlia di Shigura no Katsuya, il consigliere personale di Minamoto no Seto, ed era poco più giovane di me, anche se le sue doti fisiche la facevano apparire più grande di quanto in realtà fosse.Gli anni passarono veloci, noi crescemmo più rapidamente di quanto non avessi mai potuto immaginare, e le nostre vite iniziarono ad intrecciarsi in modo sempre più intricato e profondo.Stava per avvicinarsi il mio 18° anno d’età e allo stesso tempo il giorno in cui il mio maestro avrebbe deciso chi di noi cinque sarebbe diventato il suo successore, anche se questa era solo una formalità, noi tutti sapevamo che il designato era Yuo, indiscutibilmente superiore a noi in forza, e nello stile perfetto ed elegante, secondo solamente a quello del maestro.Ma Yuo non era solo l'allievo migliore, ma era anche il mio migliore amico con il quale condivisi i momenti belli e brutti della mia infanzia, e l'unico col quale parlavo di Ai e della nostra storia, proprio come ad un fratello maggiore. D'altronde tale mi considerava da quando suo padre sposò mia madre, a differenza di suo fratello Yoda che mi considerò sempre come un rivale sia nelle arti marziali, sia nel rapporto col fratello, sia in amore poiché anch'egli era innamorato della figlia del consigliere Katsuya.Finalmente arrivò il giorno della scelta del successore e com'era facilmente intuibile Yuo fu nominato successore. Dopo tale verdetto, per noi discepoli giunse il momento di prendere ognuno la nostra strada: Yuo come primogenito della famiglia Minamoto, nonché maestro ninja, rimase nella sua residenza alla guida della casata insieme al padre; Shojin decise di partire per un lungo viaggio nel quale avrebbe cercato di migliorare la propria arte e apprendere più a fondo la via del Ki (ma sono sicuro che un giorno le nostre strade si incontreranno nuovamente); Shou invece entrò a far parte dell'Hitori comandato da suo padre, in una squadra speciale conosciuta come "L'esercito dei 10 draghi" formata da esperti di arti marziali particolarmente dotati, che avevano il compito di svolgere per cosi dire i lavori più indiscreti (in verità erano killer che avevano il compito di assassinare membri di altre casate rivali assecondando i giochi di potere dei loro signori).Yoda era l'unico che ancora non aveva preso una decisione, e in ogni modo non sarebbe sicuramente venuto a dirlo a me visto i nostri rapporti non molto amichevoli.Io invece già da molto avevo deciso quale sarebbe stata la mia strada, il mio destino era stato scritto 10 anni fa: esplorare le altre terre a ovest per perfezionare ulteriormente la mia perizia nel combattimento per poi tornare a vendicare la morte di mio padre e sposare Ai.La sera stessa mi feci accogliere nelle stanze di mia madre, non dimenticherò mai il modo in cui mi guardò, uno sguardo triste e amorevole, lo sguardo di una persona che già sapeva ciò che le avrei dovuto dirle. Prima ancora che iniziassi a parlare lei mi porse una coppia di spade, ricordandomi che erano appartenute a mio padre, e che lui stesso me le avrebbe consegnate al compimento del mio 18° anno di età. Poi mi diede un bacio sulla fronte, io ricambiai il gesto d'affetto, mi girai e me ne andai, cercando di non ascoltare il singhiozzare di mia madre. Mentre percorsi i corridoi che congiungevano gli alloggi privati di mia madre al cortile interno, dal quale poi avrei raggiunto la palestra e gli appartamenti del mio maestro, pensai ad Ai, ma anche per questo avevo preso una decisione molto tempo prima: con me non sarebbe mai potuta essere felice, l'avrei lasciata a Yoda, dopotutto lui era il secondogenito di una delle famiglie più potenti di tutta Kiyama, e lui l'amava veramente. Sì con lui sarebbe stata felice e avrebbe avuto tutto ciò che io non le avrei mai potuto dare.Immerso in questi pensieri raggiunsi quasi senza accorgermene la stanza del mio maestro che mi stava aspettando: a lui avevo già spiegato tutto da molto tempo.Parlammo per quasi mezz'ora, poi mi diede due sacchetti uno di dimensioni medie e uno piccolo. Aprì il più grosso dei due, e vidi uno splendido kusari gama, arma usata dai ninja e che già qualche volta il mio maestro mi aveva insegnato ad usare, affermando che sembrava un arma adatta alle mie capacità. Era costituita da un falcetto dalla base del quale cominciava una robusta catena alla fine della quale c‘era un peso. Il maestro mi spiegò che ad ognuno di noi aveva dato un regalo e questo era quello che era toccato a me. Lo osservai incantato. Quell’arma era a dir poco stupenda: l’acciaio della lama era ancora scintillante come se fosse stato appena forgiato, e sui due lati erano impressi un drago nero con gli occhi bianchi su un lato, e un drago bianco con gli occhi neri sull’altro, che ricordavano vagamente il simbolo dello Ying e dello Yang. La catena aveva una durezza fuori del comune e in generale sembrava un’arma veramente ben fatta, frutto dei migliori armaioli in circolazione.Poi aprii il sacchetto più piccolo, ed estrassi un piccolo ciondolo che raffigurava un ciliegio in fiore, lo voltai e scorsi degli strani simboli che componevano una scritta in Kiyama arcaico, e sotto la traduzione, ma non in Kiyama corrente, bensì in kalin una lingua che nel mio paese pochi conoscono.La traduzione recitava: "Tua per sempre". Pensai ad Ai, mi misi il ciondolo al collo e ringraziai il mio maestro. Lui mi benedì e poi mi disse: "Quando avrai compiuto il tuo destino vai a Kalindor; li troverai la locanda del "Loto Purpureo", mostra ciò che ti ho dato all'oste, e lui ti accoglierà come un figlio".Lo ringraziai di nuovo, poi eseguii l'inchino con cui gli esperti di arti marziali esprimono il loro rispetto per la persona che hanno davanti e me ne andai.Uscii passando per la palestra, evitando il cortile interno per non essere visto, attraversai gli alloggi della servitù (nessuno si accorse del mio passaggio, dopotutto ero stato addestrato per 10 anni da un grande maestro ninja), e in un attimo arrivai all'uscita secondaria delle mura del palazzo, da cui gli inservienti portavano i viveri, le mercanzie e tutto ciò di cui il palazzo e chi viveva in esso avevano bisogno. Ad un certo punto una mano mi toccò la spalla. Balzai in avanti girandomi su me stesso, istintivamente, pronto ad attaccare il mio nemico, chiedendomi contemporaneamente chi mai fosse colui che era riuscito a sorprendermi alle spalle. Una voce "Calma, calma sono io Yuo! ".Non mi sorpresi più di tanto, era l'unico, oltre al maestro ovviamente, in grado di sorprendermi alle spalle. "Non dirmi che te ne stavi andando senza salutarmi!". Parlammo per un po' finché mi disse "Torna quando vuoi, qui sarai sempre il benvenuto, non come un ospite ma come uno della famiglia". Poi girandosi disse "Dopotutto ciò che stai per fare gioverà forse più a me che a te", e così dicendo scomparì allo stesso modo in cui era venuto.
"Si, tornerò." pensai "e quel giorno prenderò Ai in sposa". Poi mi girai e corsi incontro al mio destino.Il mattino seguente mi ritrovai a bordo di una carovana, diretto nel regno di Kalin, nella locanda del "Loto Purpureo" a Kalindor, pensando alla gente che avrei incontrato, alle creature che avrei dovuto combattere prima di diventare un Grande Maestro e poter tornare da Ai per sposarla.Intanto intorno a me gruppi di persone parlavano in tono sommesso, quasi avessero paura che qualcuno li sentisse mentre dicevano: "E' stato assassinato, Lo Pen è stato assassinato! ". Al sentire queste parole mi crollò il mondo addosso. E adesso che sarebbe successo?sarebbero stati al sicuro le persone che amavo, Ai in prima persona?nonostante avessi la più completa e totale fiducia nel mio maestro e nella sua perizia nelle arti marziali e fossi più che sicuro che la sua spada in caso di necessità si fosse messa al servizio della famiglia Minamoto un’ombra e un’inquietudine mi attanagliavano il cuore.
Dodici anni dopo, durante un mio viaggio alla scoperta del mondo un messaggero riesce a rintracciarmi.”Mio signore sono quasi da un mese sulle vostre tracce.Sono latore di un messaggio da parte della mia signora Ai ” e così dicendo mi porse una pergamena con il laccio e col simbolo del casato Seto.Aprii subito quella pergamena con, nel cuore, un misto tra la gioia di avere di nuovo notizie della mia amata e il terrore che questo messaggio fosse foriero di sventure, pensando a quello che successe quando me ne andai.
Il messaggio recitava più o meno così: ”Karatzunaki ti scrivo con l’angoscia nel cuore. Il maestro Miyshogi sta molto male e ha chiesto di rivedere tutti i suoi allievi per l’ultima volta.Non riusciamo a capire il motivo della sua malattia visto che il maestro ha sempre avuto una salute di ferro. Il tuo rientro a castello è molto richiesto anche considerando che la situazione politica tra la nostra famiglia e quella di Lo Pen è peggiorata ancora (se mai fosse possibile) da quando Lo Pen è morto e al suo posto è salito al comando Luyi Shan. Se il maestro non dovesse superare la sua malattia, non avremmo più la sua spada (e soprattutto la sua saggezza) al nostro servizio a difesa della casata Seto.Ti scongiuro torna”.Mentre lessi queste parole il cuore mi arrivò in gola.Partii subito e marciando a tappe forzate, una settimana dopo fui di nuovo a casa e il giorno stesso mi presentai al capezzale del mio maestro. Vidi che ero l’ultimo dei miei compagni ad essere arrivato. Il maestro, quando finalmente ci vide tutti insieme ci consegnò un medaglione a testa ma non fece in tempo a spiegarci cosa rappresentava quel medaglione. Se ne era andato. Per sempre. Trattenei a stento le lacrime. Il mio maestro, la persona che più di tutti associavo alla figura di padre da quando quest’ultimo morì, se ne era andato.Di fronte alla salma del mio maestro tutti noi giurammo di trovare il motivo della sua morte. Osservai il medaglione. Era un disco di bronzo con inciso un drago che si mordeva la coda tutto intorno al perimetro del medaglione stesso e al centro uno strano simbolo, che non avevo mai visto prima.Decisi di tenerlo. Sicuramente alla fine l’uso del medaglione mi si sarebbe svelato in qualche modo.Il giorno dopo il funerale del maestro Miyshogi lo passai in compagnia di Ai parlando di tutto quello che era successo da quando me ne andai.La mia domanda più pressante era perché non si fosse sposata con Yoda e lei mi diede l’unica risposta che il mio cuore voleva sentire:”Perché io amo te, non Yoda”. Lei mi raccontò che da quando morì Lo Pen le cose precipitarono rapidamente e i vari samurai al servizio della casa Minamoto dovettero subire costanti attacchi da parte di sgherri e ninja riconducibili a Luyi.Mi raccontò anche che stranamente, dal momento in cui si ammalò il maestro, gli attacchi ai nostri uomini e al castello diminuirono drasticamente, come se il bersaglio di questi attacchi fosse proprio il maestro Miyshogi. Ma se era veramente il loro obbiettivo perché attaccare anche gli altri samurai al servizio della casata Seto e non cercare invece di uccidere direttamente lui?Forse che il medaglione che il maestro ci diede poco prima di morire aveva qualcosa a che vedere con la sua morte e con la cessazione degli attacchi al castello?
Questi dubbi mi tormentavano la mente mentre con Ai stavo chiacchierando nei giardini di palazzo.In quel momento un messo del mio signore Minamoto mi si presentò innanzi e mi disse che la mia presenza era richiesta, insieme con quella di Yoda, Shou, Yuo e Shojin al cospetto del mio signore Minamoto. Congedatomi dal mio amore andai nella sala del trono e mi inginocchiai come tutti gli altri miei compagni e allievi dell’ormai defunto Miyshogi alla presenza di Minamoto. Il volto inquieto del mio signore non preannunciava nulla di buono, e difatti nulla di buono doveva dirci. Le sue parole piovvero come macigni su di noi. “Ragazzi vi devo affidare una missione e so di potermi fidare solo di voi.Quando ancora il maestro Miyshogi era vivo mi ha raccontato di alcuni medaglioni che avevano potere su draghi molto antichi e mi ha raccontato anche di una leggenda riguardante questi draghi che dovrebbero portare la pace nelle nostre terre. So che cinque dei medaglioni li aveva il maestro e li ha dati a ognuno di voi ma ora temo che gli altri cinque possano cadere in mano degli uomini di Luyi. So che questi medaglioni sono il richiamo per i draghi ma non so molto altro. Voglio che voi andiate in cerca dei rimanenti medaglioni.Non voglio assolutamente rischiare che cadano nelle mani sbagliate.So che sono sparsi in giro per le Flanaess e che il maestro ne ha ricevuti quattro dai suoi avi e per il quinto ha speso quasi tutta la sua vita a cercarlo. So di chiedervi un grande sacrifico ma so che per il bene della nostra casata lo farete”. Il mio desiderio era quello di trovare la causa della morte del mio maestro ma evidentemente il destino aveva deciso diversamente per me. La cosa che mi pesava di più era il dover lasciare di nuovo Ai a palazzo e non poterla ancora sposare.Di nuovo da solo alla ricerca di questi medaglioni. Mi misi d’accordo con gli altri per tenerci in contatto per sapere come procedevano le ricerche e coordinare eventualmente i nostri sforzi.Alla fine partii di nuovo. Il momento più triste fu di nuovo l’addio all’amore dalla mia vita Ai. Fu un momento che non scorderò mai:quando gli dissi che dovevo di nuovo partire alla ricerca degli altri medaglioni lei scoppiò a piangere e il mio cuore pianse con lei. Passò un attimo che sembrò interminabile:avrei voluto fare chissà cosa per vederla felice ma non c’era nulla che potessi fare:lei non poteva venire con me, doveva prendersi cura dei suoi anziani genitori e io non potevo disattendere un ordine del mio signore. Infine arrivò anche per noi due il tempo dell’addio, per l’ennesima volta. Fu un momento estremamente malinconico. Dovetti fare violenza su me stesso per riuscire ad andarmene da lei. Alla fine riuscii a partire.
Appena posso posto anche le stat di questo Guerriero 20°/Tempesta 10° (è veramente una belva )