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Dragons´ Lair

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SNESferatu

Circolo degli Antichi
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  1. Bayla Rosenthal Dal sindaco "Potrebbe essere una buona cosa" dico, annuendo piano. "Non solo per chi ci lavorerà, ma per tutti." Faccio un mezzo sorriso, come se fosse un pensiero gettato lì per caso. "Anche se… ho sentito dire che non tutti sono contenti. Che qualcuno non vuole lavorare… o qualcosa del genere." Lascio la frase in sospeso, senza aggiungere altro. So che si capirà che l’ho sentito da qualcuno, e non c'è molta scelta in proposito, ma non mi interessa chiarire da chi.
  2. Non ho preferenze per il sistema di rolling. Quello scelto da shadyfighter va benissimo.
  3. Ana Rivero Lezione di psicologia "Per me…" dico, appoggiando i gomiti al banco, senza aspettare di alzare la mano per prendere parola, "la maggior parte del potere è inutile. Soprattutto quello sugli altri. È una corsa continua al ribasso. Oggi ce l’hai, domani sparisce." Sistemo una ciocca dietro l’orecchio, lo sguardo fisso su un punto della cattedra. Quasi dietro la professoressa. "L’unico potere che conta è quello su se stessi. Sapere cosa vuoi, cosa non vuoi" E io non so nessuno dei due. "Il resto è un’illusione. O una prigione". Inspiro piano, come per chiudere il discorso. Il "potere" che ho sul gruppo di Max non è niente. E non interesso davvero a nessun altro qui dentro, men che meno ad Eliza. Non in un contesto di controllo. "Quindi sì. In parte sono d’accordo con te, Orion. Ma non credo sul controllo sugli altri. Per me è secondario. Prima c’è quello sulla propria vita." Forse per alcuni dei miei compagni questo è il discorso più lungo che mi abbiano mai fatto fare. Meglio spezzare una lancia verso il principe della scuola. Per quanto cerchi di indorare la pillola, sono sicura che Orion abbia una sorta di controllo su di me. Cioè, che sa qualcosa su di me. Ma non ho prove, e questa incertezza è quasi peggio del potere in sè.
  4. Sono di nuovo tra voi da stamattina. Scusatemi ancora.
  5. Bayla Rosenthal Con Josek "È un onore conoscerla, signor… Ayal" rispondo, con un sorriso che è più sincero di quanto mi aspettassi. Spero che signor e basta sia sufficiente per lui. Mi aggiusto l’orlo del vestito, e ricambio il gesto con una leggera inclinazione del capo. Non è proprio un inchino, ma quasi. "Spero davvero che Kest sia diversa. L’Est, sia quello al di là dell’oceano che quello qui in America, non ha avuto spazio per gente come me. Troppa fretta, troppe porte chiuse, troppi sguardi storti. Qui…" mi fermo un attimo, lasciando lo sguardo scorrere sulla piazza e sulle case basse "Qui sembra tutto più lento rispetto al vostro est. Forse è solo un’impressione, ma magari è proprio il tempo che mi serve. Un po’ di tempo e un posto dove metter radici. Poi abbasso lo sguardo, quasi per scusarmi di aver detto troppo. Non so ancora se quanto dico è verità o un modo per indorarmi i potenti. Ma lui aveva iniziato con quel suo parlare gentile e disordinato, e qualcosa in me aveva deciso potevo rispondere allo stesso modo. "Comunque la ringrazio per il benvenuto"
  6. Ana Rivero Il professor Whitmore parla, ma la mia mente è altrove. Ogni tanto prendo appunti per non sembrare completamente assente, ma sto solo disegnando piccoli scheletri e occhi sbarrati nel margine del quaderno. Reconstruction, emendamenti, Johnson… parole a caso, per un paese che non è davvero mio. Torno a guardare avanti, poi di lato. Tutti, tutti, stanno controllando i loro cellulari. Io non ho Blabber. Non so cosa stanno guardando. Mi dà molto fastidio. Una parte di me pensa “meglio così, meno drama”, ma un’altra sente di essere tagliata fuori. Mi segno mentalmente di chiedere a Eliza di installarmelo, e poi di aggiungermi. Lei saprà guidarmi in quell’inferno digitale. Forse. La campanella suona. Salvezza. Raccolgo le mie cose con calma, metto via gli scheletri del margine e infilo il quaderno nello zaino. Quando esco in corridoio, incrocio Max che si sta dirigendo verso l’aula studio con gli altri. Lo fisso un attimo. Siamo lontani ma abbastanza vicini. Sollevo un sopracciglio e gli faccio un cenno secco col mento, tipo “non dimenticare”. Non serve altro. La missione è ancora sul tavolo. Poi giro l’angolo e prendo la via dell’aula di psicologia. La prof Park è tosta, ma almeno non sembra una guida turistica bloccata nel passato. E oggi, onestamente, ho bisogno di qualcuno che parli del presente. Magari anche del perché tutti sembrano voler bruciare vivo Nathan Clark.
  7. Scusatemi non prende benissimo qui. Stasera cerco di risolvere tutto
  8. Vi avviso che da domani parto per dieci giorni e sono senza pc, quindi è difficilino fare post lunghi. Ci sono per qualsiasi comunicazione, e per reazione al post di @Voignar.
  9. Gente, io domani parto per dieci giorni, ma sono senza pc. Sarò presente per comunicazioni rapide, e per questo tiro di Paura che vi sto facendo fare ora, ma post più lunghi potrebbero essere difficili.
  10. Andone/Cucina del Castello Qualcosa attira lo sguardo di Elsa. È una bottiglia, solitaria sul pavimento, coperta dello strato di polvere che copre tutto il resto. Quando si avvicina per vederla meglio, la luce tremolante della lanterna rivela un’etichetta sbiadita: è birra. Non è un oggetto isolato. Decine di bottiglie, forse più. Ammucchiate negli angoli, infilate dentro vecchi scaffali o rotolate sotto i mobili caduti, alcune ancora sigillate, altre infrante. Una vera e propria scorta, o il relitto di una festa ormai dimenticata. Anche i barili accatastati vicino a quello che resta del focolare, almeno due, forse tre, sembrano quelli tipici delle birrerie, sebbene siano svuotati da tempo e corrosi dall’umidità. E poi, improvvisamente, accade. Tutte le luci si spengono. Non lentamente, non con un tremolio, ma di colpo. Un attimo prima c’era il bagliore caldo delle torce e della lanterna di Quentin, un attimo dopo solo il nero. Un nero che inghiotte tutto, perfino i vostri respiri. Il silenzio si amplifica. La pioggia fuori sembra ovattata, il legno sotto i piedi pare non scricchiolare più. Il mondo trattiene il fiato. E nel buio… qualcosa si accende. In lontananza, oltre i vetri delle finestre sbarrate o forse dentro la casa stessa, è impossibile dirlo con certezza, cominciano ad apparire delle luci. Fioche all’inizio, poi più nitide. Sono sagome luminose, tremolanti, pallide. Fluttuano lentamente, sospese a mezz’aria. Hanno qualcosa di vagamente umano, come se fossero fatte della sola luce che un corpo potrebbe lasciare dietro di sé. Ma i loro contorni sono evanescenti, instabili, e si muovono senza toccare il terreno. Una di esse pare voltarsi verso di voi. Ma non riuscite a vederne il volto. Le luci si spostano come se danzassero, lentamente, in silenzio, senza mai toccarsi né fermarsi. Si avvicinano a tratti, poi si ritirano. Sono bellissime, in un modo inquietante. E spaventose. Poi, dopo un paio di eterni minuti, le torce si riaccendono. Non tutte insieme: prima una, poi un’altra, poi la lanterna, come se il castello stesso decidesse di restituirvi la vista a suo piacimento. Le bottiglie riappaiono, il legno marcio, le pareti spaccate, il silenzio. Off game Questo è un test di Paura! Ognuno di voi tira un numero di d6 pari al valore di Logica o Empatia (potete scegliere voi) + 3d6 (perché si aggiunge un dado per ogni persona nel gruppo. Vi basta un singolo 6 per superare la prova ed evitare il terrore. @Ladon Quali scale? Quelle verso il piano alto, o quelle verso i sotterranei?
  11. Ana Rivero Prima della lezione Annuisco lentamente, guardando Max. Lo capisco. E so che ha ragione. Ma stavolta tocca a me. Posso dire che palle? Che palle. Non ho contatti con Darius, non so cosa possa pensare di me. Sempre se è Darius. "Tranquillo, Max. Ci penso io. Meglio se ti tieni in zona ma resti fuori. Se è davvero lui… non mi fido. Voglio solo togliermi il dubbio. Così poi, a mensa, posso concentrarmi su-" Mi blocco all'improvviso e lascio perdere. Lo dico cercando di sembrare più tranquilla di quanto mi senta davvero. Faccio un mezzo sorriso, o almeno provo, e poi entro in aula, lasciando Max appeso. La professoressa Dupont sembra congelare l’aria non appena mette piede nella stanza. Nessuno osa parlare. Non mi interessa abbastanza. Mi lascio cadere sulla sedia, lo zaino ancora mezza aperto, il libro lanciato sul banco più per abitudine che per volontà. Quando nomina Nathan, alzo appena lo sguardo. Nathan… dov’era finito? Era con noi alla prima ora. Non so inquadrare quel ragazzo, specie dopo ieri. E di base non rientra nel mio radar. Sì, non che io sia la regina della stabilità, ma vabbè. Almeno è uno stupido innocente che non farebbe male a una mosca. Ieri stava per esplodere da solo. Sfoglio il libro fino alla pagina giusta, anche se so già che non leggerò una riga. Non mi entra niente in testa, ma il francese non è importante. So già più lingue di un americano medio. Due. In questo momento, riesco solo a pensare a Darius in corridoio. E a quanto sembri... sbagliato. Ma non come me. Cioè, Max non sarà una persona super percettiva, ma per lui Darius è completamente normale. E, in effetti, fisicamente lo è. Però non so. Faccio girare la penna tra le dita. Cerco di concentrarmi. Devo solo arrivare a mensa. Devo solo arrivare a mensa. Parlare con lui. Chiarire sta cosa una volta per tutte. E poi, finalmente, potermi dedicare a Eliza.
  12. Bayla Annuisco copiosamente alla spiegazione di Yenkel. In questo posto si proteggono i diritti dei lavoratori. Deve essere un bel posto, proprio una nuova frontiera. "Quindi... dobbiamo andare a vedere perché non stanno facendo quello che non dicono di stare facendo? Chiarissimo. Non mi sembra difficile." Insomma, ho fatto di molto peggio per arrivare fino a qui, e probabilmente farò altre cose orribili per restare qui. Andare a parlare con qualcuno mi sembra normale. Nel grande schema delle cose. "Non so se restare qui o meno. Potrebbe essere una casa per sempre, come no. Mi sembra davvero un posto di grande opportunità l'America, bisogna solo capire dove lasciare i bagagli". Mi guardo intorno. "Sembra bello abbastanza. Vediamo anche quanto siamo accettati. A proposito." abbasso la voce. "Come va di solito qui coi gentili?"
  13. Attendo pazientemente @Voignar
  14. Il mio problema con i Forgotten Realms non credo verrà risolto con i manuali di questa edizione. Nel senso: è diventato sempre di più il setting kitchen sink in cui ci metti tutto quello che può essere "fantasy alla D&D". In pratica è un genere che si cannibalizza da solo, cosa che non era presente all'origine dei Reami Dimenticati, ma ormai questa è la situazione. C'è in sintesi una mancanza di identità, e questo per me vale anche per le copertine. Mettendo da parte lo stile artistico, che per me è artificioso come sono artificiosi gli ultimi 10-15 anni di Magic, non mi dice niente del setting, non racconta. Sì, ci sono personaggi importanti per il setting... ma non c'è stile. Magari lo vedremo nelle varianti, ma non rimango convinto, da un punto di vista meramente pubblicitario. Cioè, mettere individui in copertina è facile, il disegno è fatto bene e mi dice zero. Ma sono io che sono vecchio. Spero anche io in un ritorno al setting pre 4e (non ho niente contro l'edizione, è proprio il trattamento dei FR che mi sembra eccessivo). Ci sono sempre stati eventi canonici importanti nei FR per giustificare i cambi di edizione, ma mai quanto nella 4e. Un precedente per un retcon di questa portata esiste, ed è proprio della 4e: Dark Sun. In Dark Sun tutti e cinque (ok, facciamo 4) i libri sono stati praticamente cancellati nella quarte edizione. La seconda edizione del setting annientata completamente. In pratica il manuale della 4e è quasi un ritorno all'inizio del setting originale, con la morte di un solo Re Stregone solo per dare ai personaggi l'idea che si possa effettivamente cambiare il setting e che non siano NPC statici e impossibili da toccare. Il problema dei FR sono la montagna di libri, perché un conto è retconnare 5 libri di Dark Sun, un conto è la mole dei FR (anche se non sono aggiornato sugli ultimi decenni di libranza varia). Ma se lo può fare Star Wars, lo può fare anche il nostro setting alla D&D generico preferito, magari per renderlo meno generico.
  15. Ana Rivero In corridoio aggiornando Max Faccio spallucce. "Magari cool, sono stata bloccata tutto il tempo. Quella è l'unica cosa che sono riuscita a tirare fuori". "La foto intendo. Non le palle. Quelle non me le hanno mai date." Così, gettiamo un po' di verità stoica della mia creazione. Sono leggermente giubilante per il fatto che la mia foto sia stata apprezzata. Sì, ok, li stavo mandando al macello portandoli nella foresta, ma almeno abbiamo scoperto qualcosa di serio. Annuisco con sobrietà quando Max boccheggia il nome di Darius. Darius, che ora sta facendo il buffone con una delle sue tante conquiste. Oh, una donna diversa ogni volta che lo guardo, come è possibile? Ma chi è? Si rafforza in me l'idea che sia posseduto da qualcosa, perché non ha senso. Cerco di staccarmi dal profumo di Max, con garbo, senza renderlo evidente. Ho abbastanza problemi con una persona per volta, grazie. Il profumo poi fa sempre brutto effetto su di me. Per questo non ne faccio uso, ho paura che anche su altri faccia la stessa cosa, e non credo di avere bisogno di una mano. "Sì, probabilmente dovremmo parlargli. Non so se sia più giusto parlargli in gruppo o meno. Cioè, io ero convinto fosse" e faccio un segno di kaput mimando un taglio sul mio collo "Se non fosse davvero lui ora? Se siamo in tanti potrebbe agitarsi. Se sono da sola potrebbe sentirsi più al sicuro, però comunque andrebbe fatto in un luogo pubblico."
  16. Interno del Castello Il portone si è richiuso alle vostre spalle con un rintocco sordo, divorato dalla pioggia e dalla distanza. Ora siete dentro. L’interno del castello è silenzioso, immerso in un’oscurità che sembra colare dalle mura stesse. La luce della luna penetra ancora da qualche finestra rotta e sporca, gettando lame spettrali tra le travi spezzate del soffitto. Qualche raggio si rifrange sulla polvere in sospensione. Un tempo all'ingresso doveva esserci un corridoio, forse una cucina a sé, ma il crollo di alcune pareti ha reso tutto un unico grande ambiente deformato. Le piogge e gli anni hanno aperto fenditure nei muri, fatto marcire l’intonaco, lasciato entrare edera. La stanza si apre davanti a voi in modo disordinato: armadi mezzi sbriciolati, stoviglie fuse dalla ruggine, una stufa scoperchiata e ormai inservibile. Sotto il vostro peso, le assi scricchiolano sinistramente. C’è un odore di cenere antica, o è semplicemente puzza di vecchio. Ragnatele fittissime si stendono negli angoli, ondeggiando piano al passaggio. Le travi scricchiolano sopra di voi. Da qualche parte nel buio, un ratto guizza via. Il pavimento è pericoloso: le assi marcite minacciano di cedere a ogni passo. Ogni movimento richiede attenzione. Ai vostri piedi, tra i calcinacci, spuntano bottiglie vuote, etichette lise su cui si legge a malapena Ask Small Ale. Barili corrosi dall’umidità. Avete la mappa con voi: da dove siete adesso potete andare avanti, o esplorare ancora la cucina. Off game Do per scontato che tutti abbiate torce o lanterne con voi. Quentin possiede una lanterna più potente, che gli dà dei bonus a Investigazione e Vigilanza quando è al buio. Sulla mappa siete entrati dal portico. Ora siete in un mix tra corridoio e cucina.
  17. Lo fermi per sempre. La vita termina di esistere. Vabbè, sono rincoglionito. 😶‍🌫️
  18. Ana Rivero Dopo Matematica Per una volta lascio la presa da Eliza. Uno, staremo insieme dopo. Non è mai abbastanza, ma non voglio si spargano voci che possano insozzare lei. Su di me le voci fanno rimbalzo. Cioè, grazie a Max ora ho un potere incredibile. Sono qualcuno, qui dentro. Sempre meno gente mi dà fastidio. Due, a proposito di Max, è il momento di chiarire le cose. Lo vedo, abbozzo un sorriso tiepido. Dopo ieri non mi sembra il caso di esplodere in danze. Mi offre una mano e io ovviamente gliela stringo... male. Non è la forza il problema. È proprio la coordinazione dei gesti che non va. Non è un semplice stringere, è uno di quei gesti che vedo spesso fare nei telefilm da persone come Max. Ma io non sono brava a farlo, e credo si noti. Appena parla del tizio mascherato faccio finta di trasalire e mimo uno shhh sulle mie labbra. "A proposito di ieri. Greg ci crede? Tu credi a tutto quello che hai visto? Perché se serve ho questa" tiro il cellulare dalla tasca e faccio vedere la foto. Non avrò quel programma di messaggistica che qua usano tutti, ma almeno sono brava a fare le foto sfocate ai mostri. "Guarda. Capolavoro." Rimetto il cellulare di fretta in tasca prima che qualcuno ci noti. "Sono rimasta lì qualche altro minuto, per capire cosa cavolo fosse. Niente sette, niente messe nere, ma non so cosa sia." Mi guardo intorno. Mi faccio prendere dalla paranoia. Scrivo rapidamente un messaggio sul cellulare rivolto a Max, ma senza inviarlo. Rimane su schermo. Nessuno deve sentire quello che sto dicendo. Sullo schermo campeggiano le parole, scritte con perfetta grammatica e punteggiatura, "Ho visto la creatura colpire Darius, ieri. Sì, proprio il nostro Darius." aspetto legga tutto, cancello e aggiungo "Ero convinta fosse morto, immagina la sorpresa trovarmelo in classe oggi a provarci con Scarlett." Cosa che potrebbe essere una esagerazione, ma qua tutti ci provano con tutti. Ricancello in fretta il messaggio. "Quindi ora non so che pensare. Potrebbe essere pericoloso, ma... alla fine non è successo niente. Siamo tutti vivi."
  19. Bayla Do un'occhiata al volantino. Capisco di non capirci più di tanto, ma potrebbe essermi utile per studiare la lingua in futuro. Se imparo quello, posso imparare tutto. Non voglio un lavoro da donna nei bagni, posso fare di più. Mediare non è proprio la mia migliore caratteristica, e probabilmente non si aspettano una donna, ma ehi. Magari sono proprio quello che serve invece. Nascondo il volantino nella veste. "Non ho problemi ad andare nei boschi. Vengo da posti molto peggiori di questi boschi. Sono disponibile per qualsiasi cosa." Chiudo gli occhi a fessura, apposta per mimare sospetto. "Non capisco una cosa. Non so se è la lingua, ma mi servirebbe se finisco nei boschi." indico gli operai a cui ha risposto in modo scorbutico prima. "Non la vedo in buoni rapporti con la Holz. O no? Capito male io? Non sono loro la Holz? O è anche lei la Holz?" Riprendo il volantino dalla veste. "Qui si parla di scioperi, no?"
  20. Datemi un segno, miei figli del giovedì
  21. Il problema del sistema del ventennale è che spesso ci sono tante modifichine qui e lì tra un manuale e l'altro. Vampiri è quello che osa di meno, mentre probabilmente Dark Ages è quello che ha cambiato di più (e almeno nella versione inglese dovrebbe avere problemi di editing, giusto per dare pepe). Sei ti può aiutare le Chronicles hanno una regola che è abbastanza poco usata, per risolvere ogni combattimento con solo due tiri. A attacca. B si difende. Si calcolano i danni con la differenza di successi, che però subisce solo chi si difende. Prima del combattiento si decide qual è lo scopo del combattimento: se lo scopo è fermare qualcuno, lo fermi. Se è ucciderlo, lo fermi. Fin A me non piace particolarmente perché si perdono molti dei meccanismi più fini del Mondo Di Tenebra, e non parlo dei tatticismi di combattimento... ma proprio dei poteri. Però almeno in un pbf ti togli di mezzo una buona parte di casini. Però dovresti riadattarlo al sistema completamente diverso di Salute del Mondo di Tenebra. È una bella gatta da pelare, eh 🫠 Tra parentesi, c'è un successore spirituale dello Storytelling/teller, ma non te lo consiglio perché solo a leggerlo non mi ci sono trovato bene. Non mi sembra snellisca le cose, e qui si vuole snellire.
  22. Può aiutarti una descrizione del sistema delle Chronicles of Darkness? Fase 1: Attaccante tira la sua riserva di dadi. Che so, Forza + Rissa. A questa riserva di dadi viene sottratta la Difesa. La soglia di Difficoltà è sempre 8. Se l'azione è difficile per altri motivi, si sottraggono altri dadi alla riserva. Fase 2: Calcoli i danni. I danni sono pari ai successi + un bonus che dipende dall'arma. Se stai usando pugni i danni sono contundenti, altrimenti sono letali o aggravati. Fine. Il tiro per attaccare, ferire e resistere è fuso in uno (esistono armature, che sono un valore fisso sottratto dai danni subiti). È un sistema rapido con una grande falla: se la Difesa è maggiore dell'attacco, il fallimento nell'attacco è quasi assicurato. Il sistema vuole farti spendere Volontà per farti aggiungere dadi alla riserva (un po' come lo Stress di FITD, ma con ancora più dadi) Io personalmente preferisco che sia personaggio attaccante che difensore lancino i dadi, ma sono stili. Memore del combattimento del Mondo di Tenebra mi sono imposto che ogni azione di combattimento vada risolta in massimo due tiri. Questa è una cosa che statisticamente è aberrante e io leverei subito. Ma da tutto il sistema. Col fuoco. EDIT: Se non si fosse capito, ho pensato a questa cosa per molto tempo.
  23. Bayla Ah, non c'è il borsht. Va bene lo stesso. Trangugio l'acqua come se non l'avessi mai vista in vita mia. Per il resto... ho ancora dei soldi in tasca. Abbastanza per pernottare senza troppi problemi. Non ho illusioni, sono abituata ormai alle peggiori bettole, ma per un po' posso sopravvivere. Non sono tipa da falegname, nè da lavoro da archivista. Non mi faccio concorrenza con i miei due compagni di viaggio. Spero che Yenkel conosca qualcuno per me. Mi sembra una persona tranquilla, non capisco granché quello di cui parla con gli altri omoni del locale, ma percepisco si parli di lavoro. Non so leggere velocemente l'inglese, riconosco solo qualche parola, nel tempo che ho a disposizione col volantino. E mi sembra tutto giusto. Io sono una che si arrangia, che lavora per sè, abituata a fatica... ma mi piace come in questa terra si combatta anche per noi. È davvero un nuovo mondo. "Mr Yenkel, non voglio darvi troppo da fare. Se serve un aiutante, io riparo e aggiusto cose." Il mio inglese non è ancora al massimo, ma cerco di andare almeno dritta al punto. "Però posso fare tutto ciò che serve." "Posso prendere un foglietto? Mi serve per migliorare la lingua".
  24. Ehi, quando volete entrare nel castello, fatelo pure. Vi sto lasciando liberi di progettare.
  25. Ana Rivero Prima della lezione Davvero non capisco Eliza, ma è davvero quello che mi dà il brivido. Cioè, sono io che studia lei, o è lei che studia me? Mi sembra molto sul chi va là, oppure sono la mia paranoia o quella velata ansia sociale che le voci di questo posto hanno trasformato in snobismo. La interrompo subito appena mi parla di qualcosa di rischioso. "Guarda" faccio una pausa a effetto. "Io ci sono solo se è una cosa illegale." Faccio un sorrisetto a rimarcare che il mio è sarcasmo, perché non so mai quando la gente capisca davvero quello che dico. "Cioè. Ci sono. So abbastanza matematica anche senza dover perdere due ore. E anche se andasse male, fa niente. Sopravviverò coi voti di prima." Esagero un po' la voce, fingendo di essere una delle regine del dramma che tanto adora la lezione di teatro. "Gasp! Quindi mi hai scelto solo perché non c'è di meglio. Dovrei sentirmi offesa". E invece è un grandissimo onore. "I am in". La lezione di matematica è la classica lezione di matematica. Mi danno davvero fastidio i professori che cercano di fare i giovani e simpatici. Ognuno ha un suo ruolo. Lui insegna, ed è adulto, io fingo di essere interessata, o semplicemente fingo di ascoltare, o semplicemente fingo di aver bisogno della sua lezione. I miei mi hanno preparato con fior fior di tutori, e non ho davvero bisogno di questa lezione. Con tutto ciò che è calcolatore sono brava. A sufficienza. A volte sono troppo brava e do i risultati come una calcolatrice, e più di una volta il prof mi ha sgamata e ha pensato avessi barato. Meglio così. Quindi non ho davvero bisogno di studiare, e anche la proposta prima per Eliza era una sorta di... trappola? Ma la sua la preferisco. Chissà cosa ha in serbo per me. In ogni caso, rimango in silenzio, ma non particolarmente composta durante la lezione. A volte sento che questi banchi siano troppo piccoli per me. Per esempio, non potrei mai stare come Ben al primo banco. Oltre al fatto che farebbe ridere, perché nessuno si aspetta davvero che io stia attenta. Faccio un cenno con gli occhi a Max, per far capire che ho capito perché mi sta fissando. Non so come fargli capire che è Darius di cui vorrei più informazioni. Non ho mai imparato i linguaggi dei segni, e non voglio lasciare informazioni per messaggio su cellulare. La foto è testimonianza a sufficienza, mentre scrivere "TI DEVO RACCONTARE DI DARIUS" è solo una ricetta per il disastro. Memore di quanto accaduto prima con Eliza, cerco di evitare di fissare Darius, almeno questa lezione. Non vorrei dare brutte impressioni a Eliza. Dopo la lezione cerco di avere almeno tre secondi con Max, non posso lasciarlo a bocca asciutta tutto il giorno.

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