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Dragons´ Lair

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esahettr

Circolo degli Antichi
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Tutti i contenuti pubblicati da esahettr

  1. Cosa si può dire? Le parole sono completamente inutili. Meglio il silenzio. Le persone vicine, anche virtualmente, ti sembrano tutte immortali, poi un giorno... Ciao, addio, arrivederci forse... Chissà dov'è, se è... Grazie.
  2. i vecchi chiuso in casa che brucia il cielo ma il corpo che cos'era il corpo un lume fradicio alieno dal fetore candido cervello rancido dissolve terra in viscide pantofole e volerla ammazzare grasso insetto insensati guarda i vecchi film il pomeriggio su rete 4 voliamo su banchi usati di singhiozzi
  3. Nooooooooo!!!!!!!!! Appena finisco quello che sto leggendo adesso lo inizio.
  4. Idem. Ce l'ho a casa da una settimana, ma ancora qualcosa da leggere prima...
  5. Malinconia, Giulietta! Nemmeno il coraggio di trascinare i nostri incubi nella piazza! Chi più di noi sapeva mendicare, incurante del tempo rompere un boccale sui banchi del mercato color suicidio? E ti schiudevi come un'ostrica - la mia metafora migliore! -, come un’illusione alla luce, lo sentivo, allo scoccare della mia abulia... Non è da noi fiorire in eterno, Giulietta! Ti ricontavo i capelli col tuo silenzio che mi setacciava gli occhi alla vana ricerca di un luccichio che meritasse il nome di rimpianto, del più piccolo germoglio, di un qualsiasi soffrire; poi storcevi la bocca, - bruciato- dicevi, prima di piangere, tu, e diventare così brutta, con quelle lacrime di fondotina giù per le guance a scavarti amare. E a nulla serviva violentarti di carezze: che sì, bruciato lo ero stato e un po’ lo sono - ma le tue mani con quello smalto osceno, per quelle tue mani un giusto prezzo e niente più la crepa tremante, il rimorso del cielo fatto grembo alieno Te lo ricordi il vento nei campi di soffioni, Giulietta? Lo ripareresti ancora il mio cuore, con le promesse e i chiodi? E i vecchi meli sorretti dai sostegni, rotti di nostalgia futura? - Lasciamo stare... Era un maggio nevoso, e con voce incoerente bestemmiavamo le stelle.
  6. Fa cagare, ma è una merdosità in endecasillabi, perlomeno. La luna d'estate Chi ha svegliato la luna d'estate? Non sai, Giulia, tu innamorata eterna delle notti argentate, di chi è lo sguardo che l'ha chiamata? E' il tempo dei fiori del vate, di bianchi fuochi sull'erba ramata, e gravide stelle, ninfe svestite han tratto da sè la luna rinata. Come i morti van nelle correnti, fra nebbie di sacro e di profano mille giorni si perdon nei venti: con la luna viaggeremo lontano come folli bambini innocenti in un sogno purpureo di grano.
  7. il generatore spazzi già passati per madre vaporosa giù pitone runa luna e assenza sintonizzano di uccidiamo disidratato lentezze ringiovanire druido a dirotto le strade spariscono e i gabbiani straziante non doppio passando congerie dell'azzurrità disimparano semiotico ai fili pallidi in meteora disinfettando me pioggia purpureo scomparso confusione incalzato musica gamma pensano eroe in notte nevicante luna tempo e lanciano i capelli giù per la bruma come sangue io recondito cigno sacrificio in adesso svasa pance ma increando annulla al sorgere so anche in verde corallo fratello cosmo sparato il mare con ritardo Giulia inseguivamo cimice in lievissimo disgiungi biondo sul piangente colloca pallida giorno blu convergono o rinnegare sottoterra d’alberi per il su verme stellare penetrati fuoco in membra arrese i lembi e non finendo crivellano sole di tuono arreso o se credenza incendia vaghiamo per foglie o grembo argentato solennità da flebile nero trovarsi guscio mondo recisamente travisato in fiori in viaggio senza suono cade nubi profondo arancio midollo di abisso non dio nulla natura nominando fusione del trovarsi resuscitan geometrico negato nei profeti che immenso tornano il frutto 11 ------------------------------------------------------------ PS: Il post di Aerys di qualche giorno fa su UDdFO mi ha fatto venire in mente una cosa: forse non ero mai stato esplicito. Ora lo sarò: vi autorizzo ufficialmente e pubblicamente a insultarmi, smontarmi, ridicolazzarmi & chi più ne ha più ne metta... Basta che commentiate! Magari senza limitarvi a dire 'bello', ma anche 'bello' è qualcosa... Sono secoli che nessuno mi dice un ca***, a parte quel santo di BG... Sennò come faccio a migliorare, o anche semplicemente a decidere di buttare i quaderni nel cesso e mettermi a collezionare goldoni usati... (Leggerina, questa). Spoiler: C'ho piazzato pure un paio di faccine così si capisce che scherzo...
  8. banalmente con ironia funesta mi trasformavi in neve e da angelo padrone figlio di teatranti nutrivo di speranzosa superficialità la reiterata esibizione delle tue ferite ma nella pantomima disumana dell'imbuto i nostri nodi hanno consunto il risveglio incubo fragile con quel tuo fucile di pensieri folli caricato a purezza di radici uccidimi come fossi tuo padre come un'alba che non ricordo più o la canna che non sapevamo rollare umiliarti per nulla era dirti ciò che non sapevo dire il mondo è più grande di noi mi faccio schifo da tanto tempo cent'anni da profeta ai sordi spezzati dalla stessa dissonanza e con rancoroso amore a masturbarti piangendo contro pareti imbottite se sono stato svastica o voragine se ho trascinato ingannato risucchiato tu santo per avermi tenuto stretto quando mordevo annegavo un ultimo sforzo ora volami addosso in questi brutti versi non corrisposti perdona il mio perdono e lasciamoci andare
  9. Che stamattina ho finito di leggere. Di una tragicomicità struggente, con bei personaggi, alla continua ricerca della non-banalità... Che bello, ragazzi: finalmente un talento limpido, genuino, fresco. Uno che scrive la verità. Forse, abbiamo anche noi il nostro Jonathan Coe.
  10. E' una tradizione. Punto. Cercare il giusto o lo sbagliato ha poco senso. Spoiler: E il finale di HP7 è una citazione della prima parte dell'epilogo di Guerra e Pace. In più, coincide con un topos tipico delle fiabe e di tutti le storie di formazione: l'eroe, compiuto il suo destino e deprivato della propria particolarità e quindi del proprio dono-maledizione, rientra volontariamente nella quotidianità. Che non le sia riuscito granchè bene non c'è dubbio, però io un brivido l'ho provato quando Harry dice a suo figlio "Albus Severus, tu porti il nome di tuo presidi di Hogwarts, uno dei quali è l'uomo più coraggioso che abbia mai conosciuto".
  11. Per lui, gigantesco poeta sconosciuto, o, nel migliore di casi, sottovalutato e dimenticato. Ivano Fortini - con l'amore quando la neve giunge come le palafitte degli occhi del nero degli occhi le parole qualcosa volevano dire la prima cosa intera e la cenere in mille modi raggiunge la tartaruga la lascia coi fiori nel tempo nessuno nemmeno nulla ha visto
  12. Detto per inciso: Vanni Santoni alias sarmigezetusa è un genio assoluto. Fra pochissimo esce il suo primo romanzo, Gli interessi in comune, edito da Feltrinelli. Imho il più limpido talento dell'underground italiano. Ebbravo Piri! E io che non me ne ero nemmeno accorto, di questa tua linkata!
  13. Butto là un Indiana Jones...
  14. A suo tempo avevo comprato Verità supposte e l'avevo debitamente apprezzato. Bei testi (ma poi forse non così geniali come mi sembravano quando avevo undici anni ), straordinaria capacità di giostrarsi in metrica con le parole... Musicalmente non è il mio genere, ma è bravo.
  15. esahettr ha commentato in Selvaggio Saky's voce blog in Mondo,mi ricevete?
    Bella.
  16. Come giustamente hai rilevato tu, il perno della non realtività del Male (e quindi anche del Bene) è il libero arbitrio. Quindi il nocciolo della questione è: la condizionale esistenziale, di qualsiasi genere essa sia, contempla o non contempla la scelta, frutto della pura volontà individuale? E, se sì, da dove prende le mosse la volontà individuale? Io mi concentrerei su questo. Mi rendo conto che non c'entra un ca*** con ciò che chiedevi, ma vabbè...
  17. E proprio per questo rimane uno scrittore da spiaggia.
  18. Io lo spaevo già... A dire la verità, devo muoverti una critica: l'autoesegesi del Fra le righe a me sembra un po' ridicola. Non stai mica scrivendo La Vita nuova. Un'opera d'arte, una volta pubblicata (e postare uno scritto in un blog vale in tal senso) appartiene ai lettori. Goethe non ha nessun diritto di dire a me cosa voleva dire in realtà nel Zauberlehrling. Punto. Le citazioni sono per chi sa coglierle, scodellarle bell'e svellate fa un po' vorrei-ma-non-posso. Non nego che possa servire a te per avere le idee più chiare, non nego nemmeno che la tua personalità sia straripante al punto da non potersi risolvere a scrivere qualcosa e basta, ma debba anche commentarlo, ma se continui così finisci a recensirti da solo come Whitman. Detto questo, ribadisco che UDdFO è una gran figata.
  19. ragazza verde eterno colore dei campi non ho mai smesso di fingere di non cercarti dovessi sposare un assessore ai trasporti cullata a morte dall’orrore quotidiano innamorarti di un tossico dagli occhi tristi farci una figlia e chiamarla Lucia sognerò sempre che tu sia mia c’è stata una primavera in cui prendevamo la funivia alle due e tornavamo a casa al tramonto trafitti dalla luce dell’attimo con terra e fili d'erba nei capelli e la sera le stelle sopra la piazza le stelle sapevano di fieno timida e maliziosa di una dolcezza scostante era il genere di ragazza che ascolta i cantautori e metteva a seccare i fiori nei libri ingialliti di sua madre (Jane Austen e Tolstoj) non parlavamo molto ma ascoltavamo i grilli e i grilli dicevano non esiste l’inferno l’universo è tutto un unico seme
  20. Questa la dedico a una parte di me, che forse si è inabissata per sempre. The words of the prophets are wiritten in the subway walls... The Sound Of Silence - Simon & Garfunkel Hello darkness, my old friend, I’ve come to talk with you again, Because a vision softly creeping, Left it’s seeds while I was sleeping, And the vision that was planted in my brain Still remains Within the sound of silence. In restless dreams I walked alone Narrow streets of cobblestone, ’neath the halo of a street lamp, I turned my collar to the cold and damp When my eyes were stabbed by the flash of A neon light That split the night And touched the sound of silence. And in the naked light I saw Ten thousand people, maybe more. People talking without speaking, People hearing without listening, People writing songs that voices never share And no one deared Disturb the sound of silence. Fools said i,you do not know Silence like a cancer grows. Hear my words that I might teach you, Take my arms that I might reach you. But my words like silent raindrops fell, And echoed In the wells of silence And the people bowed and prayed To the neon God they made. And the sign flashed out it’s warning, In the words that it was forming. And the signs said, the words of the prophets Are written on the subway walls And tenement halls. And whisper’d in the sounds of silence.
  21. esahettr ha risposto a Il_Dany a un discussione Cinema, TV e musica
    Ho votato Helloween, ma di bei gruppi qua ce n'è... Sonata Artica, Hammerfall, Gamma Ray...
  22. esahettr ha commentato in Samirah's voce blog in Il gatto di giada
    Due piccole critiche: - troppi aggettivi (come tutti i dilettanti) - ho avuto l'impressione, come in altri tuoi scritti, che alcuni periodi si sarebbero potuti condensare di più, rafforzando l'impatto delle immagini. Per il resto, scrivi molto bene. Anche questo, che non credo ti sia costato uno sforzo particolare, è una piccola perla. Brava!!!
  23. esahettr ha risposto a orcus a un discussione Cinema, TV e musica
    Non è il mio genere, ma non posso non ammirare il muro di Chaos che tirano su i Mayhem... Mi piacciono anche i Burzum e i Dark Funeral però...
  24. L'ho letto due estati fa. Molto carino, forse un po' sopravvalutato come 'opera d'arte'. Cioè, il bello, la verità, è ciò che ci racconto più che il modo in cui lo fa. Ce n'è a palate, di scrittori tecnicamente migliori oggi.
  25. Un presunto infelice - Autoerotismo in verso sciolto Scuoteremo la testa fuori dal colletto della camicia passando in Mercedes davanti alle discoteche con bionda e mocciosi, il bagagliaio pieno. Forse negheremo tutto: ‘che io mi ricordi, non mi sono mai sentito solo, non ho mai pianto o urlato, no, mai pensato di impazzire’ Preso tutta la ***** che sono riuscito a trovare, come direbbe il protagonista di un vecchio film di Gus Van Sant. Danzato con la psicosi, e di brutto, mano nella mano, guardandole le tette; l'ho fatta mia alla musica del caos, bruciato come una chitarra ignorante nella notte di porcellana. Ho limonato con gli occhi le insegne luminose quando giravano, scosso la testa, spalancato la bocca, rimasto attonito, preso parte più volte allo smembramento dell'ego. Meschinamente gentile, ma meno di altri, quasi il migliore a piangermi addosso. In sedic’anni, un paio d’ore di realtà, perchè ho sempre mentito, spesso a mio svantaggio, deformando i fatti fino a renderli irriconoscibili, o inventando di sana pianta per il mero gusto di farlo, per provare a me stesso che ne ero capace. Di solito, piaccio a quelle che nella foto di classe chiudono gli occhi perché non sanno dove guardare. Mi sono sempre innamorato delle principesse imperturbabili, profumate, irraggiungibili, misticamente stupide… Loro che per uno strano scherzo del destino non si ritrovano ancorate alla terra come gli altri... Spaziano eteree come colombe di luce, incuranti della gravità, fra jeans attillati e ventunenni che sanno di dopobarba… E noi possiam solo guardare: evidentemente il cielo è soltanto per fighe e cretini. Sarebbe lecito annoiarvi con le mie gesta da idiota, la fobia per il carnevale e le maschere, la mia strenua difesa degli insetti (che mi fanno schifo): mai ammazzare una mosca in mia presenza. Ma mentire, pisciare in faccia all'agonia di chi più mi vuole bene… Oh, non ho mai pianto molto per mia madre! Niente fratelli, ma ho avuto tante baby-sitter, con quelle strane ragazze ho sognato l'infanzia. Femminilità alternativa al grembo, se volete, spesso i miei erano via per lavoro. Ventitreenni da università mi venivano a prendere a scuola. Le sceglieva mia madre: prima di tutto orrende, sveglie-ma-non-abbastanza-da-rubare. Ricordo che qualche volta le mettevo a disagio. Benedette, alcune le porto ancora nel cuore. ‘Fai quello che vuoi’. Schiantarmi un intero pomeriggio di Crash con gli amici, giù di joystick fino all’epilessia; parolacce libere, coca-cola e doppia speedy-pizza per cena, of course; rimanere a giocare anche dopo l’allenamento. Benedette. Benedette. Poi... La commedia comincia. I baci e le canne e le seghe: immolare alla colpa l’oblio della morte. Barattai la purezza con un incubo di cartapesta. A mio padre caddero i capelli, quelli che rimangono sono bianchi; la mamma ha le rughe e da tre anni è in menopausa. Per il mio quindicesimo compleanno, fra le altre cose, ho ricevuto un opuscolo che tratta degli 'irreparabili danni delle droghe sintetiche'. E sequele di luoghi comuni a pranzo: ‘Ti farò conoscere il mio amico X, che era così intelligente, e ai tempi dell'università scriveva poesie sulle fiancate dei treni… Ora pesa 120 chili, ha cinquant’anni e vive con sua zia’. E mia madre (non credo sia mai andata oltre il terzo bicchiere) non vuole essere da meno… Ha letto dei rade party sul D di Repubblica. Sarei tentato di paragonare l’innocenza alla patina bianca che ricopre le larve, l'utero in terra dell'incomprensibile. Ma la larva non è per sempre, un giorno la vita si traveste per spararti. Ti sporchi, diventi uno storpio. E il primo bacio è Dio che dice: ‘spolpiamo per bene anche questo tumore’, perché i bambini sono come gli albanesi: oltre il mare c’è solo immondizia. Tutti vorremmo disperatamente essere qualcuno, disperatamente avere qualcosa. Tutta insicurezza incancrenita, tutta adolescenza irrisolta. Patetico, no? Suicidio da salotto alternativo. Barista del mondo, ***** ghiacciata! Il prigioniero sta divagando! Scusate, già delirato sotto questo titolo. Fin dalla nascita, combattuto fra due strade: la naturale propensione per l'estasi epilettica e il dileggio dell'eternità, il rigurgito chiamato arte, il gradino più basso della schizofrenia; d’altra parte, ho un'anima troppo puntigliosa per soprassedere a idiozie come la vita, la felicità da porci, l’apoteosi dell’amore sigillata in una tomba d’incenso… Acido avariato o sperma secco? A casa il pomeriggio mi sento prosciugare, passeggio da solo, decido di non portarmi da scrivere, prendo freddo, scrivo aforismi sul cellulare, li salvo in archivio e rileggendoli vorrei morire, poi ne scrivo altri. Quando viene buio siamo rimasti solo io e il cane di turno, con rispettivo vecchio rincoglionito al seguito. Uno di quelli che se fossero colti direbbero: ‘Ah, modernità! Ludibrio d’ogni etica! Ma io passeggio con la mia alterità al guinzaglio!’ Disgustato, me ne torno a casa. E minuscoli alieni mi traforano il cranio ridendo. Una dopo l’altra, le ragazze dei poster ballano la lap dance sul televisore, e con il tacco delle labbra mi toccano tutte nello stesso punto. La notte, impensati castelli di sospiri gemono per torturarmi, io non riesco a starmene fermo e zitto. Tornano sempre per lacerarmi il cervello, con gli occhi avvelenati degli sbirri della reincarnazione… Ed è per questo che ho corso scalzo per la strada e ho affogato nel cesso il teschio sulla mia maglietta, morso il sapone, fatto la doccia con i ragni. Fuori è la salvezza! Riprendendo a scherzare ho gli occhi a spirale abortite il plurale Dio sa negare Mi mancan da sempre la morte e l’amare Sporcato abbastanza, mentito abbastanza, bastevole dose di serata-di-pioggia-passata-a-casa, in procinto di buttarmi sul letto macchiato di sudore, verso il lungo naufragio di non-sogni agitati. Quasi-coiti struggenti, se sarò fortunato. Il poeta lattante vale i fogli che imbratta? Lo stupido senso l’urlo degli alberi nel cielo d’estate? E i tuberi beati, la mucca pezzata, il legno della scrivania? Perché costringere col fuoco la plastica piangente in mappamondo? Prendiamo polvere sul comodino.

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