MadLuke

Ieri sera ho riletto l'inizio de "I draghi del crepuscolo d'autunno", solo il campione gratuito a disposizione nel Kindle store (fino al punto in cui gli eroi guidati da Tanis prendono a fuggire calandosi con la fune dalla cucina della Taverna dell'Ultima Casa a Solace... E niente da fare: non ce l'ho fatta a trovare la voglia di continuare a leggerlo per intero.
Da una parte mi ha emozionato rileggere quelle pagine così piene di sana e semplice avventura che non vedevo da una quindicina d'anni, ritornare con la memoria sia a quando le lessi la prima volta a sedici anni, sia a quando giocavo a D&D una trentina d'anni fa. Dall'altra però non riesco a dimenticare neanche un minuto che il fantasy può essere ben più di un romanzetto d'avventura per ragazzi. A ogni pagina, unitamente al calore e alle emozioni calde, sentivo la mancanza del raw fantasy che ora prediligo incondizionatamente, dei buoni romanzi fantasy dove oltre alle magie e combattimenti c'è un ben più significativo approfondimento psicologico dei personaggi, anche più violenza e sentimenti contrastanti, dove non ci sono solo buoni e cattivi ma anche tanti "grigi" così che ci possa ritrovare anche me e la società in cui viviamo.