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Dragons´ Lair

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“Malice – La guerra degli dei” di John Gwynne

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Questo romanzo è il primo della tetralogia “La fede e l’inganno” che ho deciso di leggere, alla disperata ricerca di un buon fantasy, disperato come ero dopo le ultime delusioni ricevute da questo genere. Dall’ambientazione inizialmente ho colto un’atmosfera vagamente norrena anche se in realtà quella sensazione si è presto persa in descrizioni sia di paesaggi naturali che di abitati assolutamente privi di spessore. Gli scontri che si susseguono credo si presentino con una distribuzione ottimale tra duelli tra abili guerrieri, sfide con creature mostruose e anche baruffe tra ragazzini. Il romanzo ha infatti i tratti del romanzo di formazione, col protagonista che è vittima delle proprie paure, saggi adulti che lo guidano nell’affrontarle, la maturazione, ecc. Tutto sullo sfondo di una trama “più grande” invece assolutamente epica, con lo scontro tra le massime entità della luce e dell’oscurità, come il titolo stesso lascia intuire.
Il problema che io trovo è che l’autore non è assolutamente in grado di narrare questa storia pur assolutamente ben congeniata. I numerosi personaggi (alcuni dei quali mi sono parsi assolutamente superflui) che danno il nome ai capitoli hanno un risibile spessore psicologico, e piuttosto manicheo. Anche la cosiddetta crescita interiore dei ragazzini, tra cui il protagonista, è assolutamente lineare, mai un tratto di quella contraddizione o dubbio che caratterizza ogni essere umano. La saga di “Dragonlance” in confronto pare un trattato di psicologia dell’età evolutiva. Non mi sono mai sentito coinvolto nella lettura giacché a mio parere è tutto molto ridotto a una fredda cronaca dei fatti, non c’è alcun pathos narrativo. Dialoghi da cui non traspira alcuna personalità, combattimenti con sintetiche descrizioni delle ferite e ancor più asciutte descrizioni dei paesaggi e delle atmosfere, come accennavo all’inizio.
La prosa è comunque scorrevole e gli eventi che vi sottendono sono legati tra loro da innegabile coerenza e linearità. Se solo l’autore avesse saputo narrarli in maniera più appassionata, credo sarebbe potuto nascerne qualcosa di grandioso. Invece non mi ha lasciato nulla, e tantomeno mi è sorto il desiderio di continuare con gli altri volumi della collana.

Voto: 3/5

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