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Ash


innsmouth

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L’oscurità del bosco notturno era infranta da nove piccole luci. Erano nove candele portate da altrettanti uomini incappucciati, che camminavano in circolo attorno a delle rune mistiche disegnate sulla terra. Quelle rune raffiguravano un essere che aveva delle fattezze umane ed inoltre c’erano altri simboli che sembravano stelle e altri ancora che sembravano pianeti e corpi celesti e alcuni di essi erano collegati fra di loro tramite degli archi tracciati per terra che parevano arcobaleni.

Le tuniche di quelle persone erano scure come l’oscurità che avvolgeva il resto del bosco, erano completamente coperti da quelle tuniche e si potevano soltanto vedere le mani con cui portavano le candele. Anche i loro visi incappucciati erano indistinguibili e solo la lunga barba che usciva fuori ed era illuminata dalle candele faceva intuire che si trattava di uomini. Altre tre figure erano in disparte a osservare. Una di loro aveva un libro aperto tra le mani. Il suo abito era quello più sfarzoso, aveva rifiniture dorate e una stella rossa ricamata sul davanti. Inoltre aveva la testa calva scoperta, con il cappuccio che gli cadeva sulle spalle, ma un tatuaggio raffigurante quella stessa stella ricamata sulla tunica era disegnato sul suo capo. Il suo viso era segnato da una cicatrice che gli attraversava la fronte e gli arrivava fino alla guancia sinistra, gli zigomi erano alti e sopra ad essi due occhi cremisi dallo sguardo alieno fissavano i compagni.

Gli altri due invece avevano i volti coperti ed erano del tutto simili a quelli che camminavano in circolo a parte per delle ricamature sulle spalle che lasciavano intendere una gerarchia di grado superiore rispetto agli altri nove ma inferiore a quello con il cranio tatuato.

Essi erano i monaci delle terre di Asher. Tylle, quello senza cappuccio, era il monaco supremo, l’unico che aveva accesso al libro sacro, il Resha, dove gli incantesimi inventati cinquemila anni prima erano conservati senza che se ne fosse stato fatto mai uso, ma qualcosa stava per accadere...

«Ora possiamo procedere» disse Tylle, e i monaci che camminavano in circolo si fermarono. «Mahjr, Vhor ponete la polvere del tempio sulle rune.» A quest’ordine gli altri due monaci che stavano accanto a Tylle presero dei sacchetti dalle loro tasche e entrarono nel cerchio formato dagli altri nove facendo attenzione a non calpestare nessuna delle rune che erano disegnate all’interno. Iniziarono a far cadere una polvere viola stranamente luccicante su quelle rune e queste si riempirono della stessa lucentezza della polvere. Raggi di luce viola schizzarono da quelle rune e arrivarono fino al cielo. Subito Mahjr e Vhor uscirono dal cerchio e gli altri nove monaci ripresero a camminare in circolo. Tylle iniziò a recitare dei versi leggendoli dal libro che aveva tra le mani.

«Confini ed ombre spariranno,

per combattere un tiranno.

La notte sarà il ponte

per il guerriero del fronte.

Per lui un corpo comparirà

e il più forte degli umani sarà.»

Al termine di quelle parola la terra iniziò a tremare. Dove erano disegnate le rune si era andato a formare un vortice e le luci delle rune continuavano a roteare in esso. Un forte vento iniziò ad espandersi fuori da quel vortice, la terra s’innalzò e la forza del vento la modellava. Fango e pietra si mescolarono e si unirono, il vento stava dando una forma a quella poltiglia, il vento le stava dando una forma umana. Iniziò dal basso dalle gambe, poi man mano risaliva e andò a modellare il resto del corpo, le braccia e la testa. Era una forma grezza priva di particolari, sembrava più l’ombra di un uomo, fin quando un ondata di vento portentosa uscì da quella forma e le candele portate dai nove monaci che la illuminavano a malapena si spensero.

«Presto una torcia!» gridò Tylle, e Vhor subito ne prese una e l'accese.

Il vento aveva anche fatto cadere i cappucci agli altri cosicché si poteva vedere che Vhor e Mahjr avevano dei lunghi capelli e una lunga barba ma erano piuttosto giovani, Vhor aveva capelli e barba color rosso sangue mentre Mahjr li aveva neri gli altri nove invece portavano dei capelli cortissimi e tendevano ad assomigliarsi un po’ tutti come se fossero costretti a non distinguersi fra di loro.

La cosa che si era creata aveva sorpreso Tylle e gli altri, adesso aveva tutti i particolari, era una scultura, una semplice statua con un viso soave e immacolato, capelli lunghi fino alle spalle, una lieve barba, muscoli tesi e definiti che reggevano una massiccia armatura e una spada gigante che vi era attaccata dietro. Ma era inanimata, era una statua di pietra.

«Ecco è lui, colui che ci salverà, ci siamo riusciti. Dopo decine di tentativi finalmente siamo riusciti a richiamarlo.» Tylle era soddisfatto del lavoro appena compiuto.

Mahjr guardava la statua con aria preoccupata.

«Dobbiamo portarlo al tempio prima che qualche Tohller ci scopra»

«Si, Mahjr ha ragione, se qualcuna di quelle immonde creature si trovasse nei paraggi e ci individuasse ora tutto quello che abbiamo fatto diventerebbe vano.» Aggiunse Vhor rivolgendosi a Tylle. Tylle sapeva benissimo che tutte quelle luci avevano sicuramente attirato l’attenzione di qualche Tohller, e affrontarli adesso che avevano la statua sarebbe stato troppo rischioso. Un normale colpo di mazza l’avrebbe mandata in frantumi insieme al loro sogno.

Tylle si rivolse ad alcuni dei nove monaci apprendisti.

«Voi quattro prendete la statua e prestate la massima attenzione, non possiamo permetterci che le accada qualcosa.» Cosi lentamente quei quattro se la caricarono sulle spalle e iniziarono a camminare. Poi Tylle allungò una mano verso il terreno. «Copri!» e la terra in disordine dove prima stavano le rune si livellò e sembrò che nessuno fosse mai stato lì.

Insieme poi si avviarono verso il tempio.

Il luogo dove era avvenuto quell’incantesimo era il bosco di Asher, un luogo incantato dove la magia diventava più facile da usare e da controllare, ma da quando Relemak aveva preso il potere quel bosco era diventato un luogo abbandonato dove ogni tanto vi giungevano dei Tohller per cercare del cibo. I Tohller erano delle creature mostruose dalle forme antropomorfe con una pelle viscida come quella di un serpente e denti affilati come quelli di uno squalo. Sembravano dei grossi abominevoli gorilla e da ciò si capiva che un tempo erano stati esseri umani. Il tiranno Relemak le aveva create tramite un incantesimo, trasformando le persone che aveva rapito di nascosto. Portandole nel suo vecchio nascondiglio ripeté più volte esperimenti su di loro finché non riuscì a trasformarle in queste orrende creature. Inoltre esse erano immuni agli incantesimi perché create da un incantesimo stesso. Nessuno si poteva opporre a loro. E’ cosi che Relemak aveva ucciso il Re e aveva preso il potere. Dieci anni prima aveva attaccato il castello del Re con decine di Tohller che avevano massacrato ogni essere vivente che si trovava all’interno. Relemak cercava vendetta nei confronti del Re perché per lui era il responsabile della morte di suo padre anni or sono. I Tohller obbedivano solo al loro padrone e seguendo i suoi ordini hanno massacrato il Re e la sua famiglia. Subito dopo la scomparsa del sovrano Relemak si insediò nel castello e si auto proclamò il nuovo sovrano. L’esercito della corona provò a resistergli ma ebbe la peggio contro i Tohller e i sopravvissuti non poterono far altro che obbedirgli.

«Ho sentito un rumore» disse Mahjr «Da quella parte tra gli alberi.»

Tylle capì subito che si trattava dei Tohller, aveva fatto un incantesimo per allontanare gli altri animali in modo che nessuno li disturbasse.

«Vhor voglio che prenda tu il comando e che porti sani e salvi la statua e gli altri al tempio, io e Mahjr distrarremo i Tohller.»

«Si, ma siate prudenti» replicò Vhor e incominciò ad aumentare il passo insieme agli altri che trasportavano la statua.

Poi violentemente dagli alberi spuntarono due Tohller, avevano la bava alla bocca e i loro corpi erano pieni di cicatrici, segno delle innumerevoli lotte. Tylle li aveva visti e con un incantesimo sradicò alcuni alberi e li lanciò contro le creature. Una di loro fu colpita in pieno ma l’altra abilmente riuscì a schivare gli alberi e si avventò sui due facendoli cadere a terra. Stava per affondare le zanne nel collo di Mahjr quando vide gli altri monaci in lontananza che fuggivano. Allora lasciò perdere Mahjr e iniziò a correre dimenandosi verso gli altri che per fortuna si accorsero immediatamente del pericolo. I cinque che non portavano la statua tentarono di guadagnare tempo e si frapposero tra il Tohller e gli altri ma il Tohller con gli artigli affilati squarciò gli addomi di tutti e cinque i monaci che caddero riversi nel loro sangue. Vhor prese un bastone da terra e la creatura gli balzò addosso, tentò di opporre resistenza ma era troppo debole in confronto. «Presto scappate» disse rivolgendosi ai monaci. Stava per morire, era questo quello che pensava. Ma la creatura fu sopraffatta da una specie di lancia e cadde morta su Vhor. Tylle aveva creato una lancia artigianale usando un bastone e gli artigli dell’altra creatura che era riuscito ad uccidere.

«Altri pochi secondi e le mie braccia si sarebbero spezzate» disse Vhor con un sospiro di sollievo, sopraggiunse anche Mahjr «La statua è ancora intatta?» chiese lui e con un cenno del capo Vhor lo rassicurò.

«Presto dobbiamo andarcene da qui è troppo pericoloso e ci potrebbero essere altri Tohller in agguato, andiamo ad aiutare gli altri con la statua.»

Tylle, Vhor e Mahjr raggiunsero di corsa gli altri e insieme infine raggiunsero il tempio, che si trovava sulla cima della più alta montagna delle terre di Asher.

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