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La Nostra Storia 3020 - ->CyberPunk<- -


Gigared

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C’era qualcosa di strano in quel tipo che le era venuto addosso... avrebbe quasi giurato di conoscerlo. Per quanto lo scontro fosse stato improvviso quella faccia l’aveva già registrata e vista da qualche parte. Forse un clienet del Pony express; quelli lei se li ricordava praticamente tutti. Scrollò la testa rialzandosi dal fango nel quale era scivolata e rifiutando la mano che le stava offrendo il ragazzo per rialzarsi. Lei non aveva mai avuto bisogno di una mano da parte di nessuno. Era sola, ma amava, anzi adorava la sua indipendenza. A quel punto delle cose non avrebbe lasciato che niente e nessuno si intrufolasse nella sua vita. Eppure quel viso era certa di averlo già visto da qualche parte. Forse uno dei clienti al quale aveva portato dei pacchi? Sì, più di uno pensò...

Pacchi piccoli ed anonimi, quasi sospetti.

Corrugò la fronte in un fugace senso di stizza, non tollerava di dimenticarsi i particolari. Forse quando avesse fatto abbastanza soldi e fosse stata abbastanza ricca avrebbe potuto essere più indulgente con sè stessa. Ma non ora. Adesso doveva essere nient’altro che inflessibile con la propria memoria. Ma forse l’esplosione l’aveva scombussolata. Ricordava il pacchetto ed un qualche particolare... ma nulla di più. E questo non era da lei.

Per il momento accantonò il problema; sapeva che in un modo o nell’altro sarebbe venuta a capo di quel mistero. Anche una città con trenta livelli nel sottosuolo e due superficiali sa essere troppo piccola.

Sorrise.

E poi lei aveva i suoi informatori.

Ma per ora doveva scrollarsi di dosso di quel ragazzo e doveva anche farsi una doccia calda, dal momento che non un solo centimetro della sua pelle ora conservava l’antica apparenza. Si sentiva letteralmente impiastricciata di fango, fuliggine e sudore.

Finalmente, con un sospiro di sollievo e senza nuovi guai, raggiunsero la mensa. In realtà era anche uno spaccio clandestino. Di facciata cucinavano cibi per le guardie e gli sbirri del circondario. Ma gli sbirri non mangiavano mai lì dentro. Da lì il cibo veniva portato sempre alla centrale, non lontana. Quindi era un posto sicuro.

Difatti non si preoccupavano neppure troppo di quello che avveniva là dentro. Veela sorrise tra sè, in quel posto aveva combinato ottimi affari. E soprattutto era di casa.

Incontrò subito Bezzy; Gemin intanto si sbracciava da dietro le pentole, quel porco.

-Ciaooo.- le abbaiò contro Bezzy, con un sorriso marcio- Si può sapere dove ti sei cacciata stavolta per ridurti così?-

Veela allargò le mani: -Sai è sempre una merda là fuori.- le rispose, fingendosi desolata.

Scoppiarono a ridere. Si conoscevano da troppo tempo ormai per non capirsi al volo. Bezzy aveva un intuito formidabile per quello che non doveva chiedere alle amiche. Difatti anche stavolta non fece domande. La guardò con un’aria fintamente desolata.

-Avresti dovuto rimanere qui, a lavorare con noi con il buon vecchio Gemin. Vero?- chiese, rivolta all’uomo indaffarato dietro alle pentole.

Nel frattempo il ragazzo stava saltellando su uno dei grandi bollitori con fare frenetico. Nessuno gli fece caso.

Gemin non aveva occhi che per Veela e lei lo sapeva. Alzò gli occhi ed i loro sguardi si incrociarono per un istante. Veela scoppiò a ridere sonoramente:

-Non pensarci neppure vecchio porco. Non tornerei a lavorare qui dentro nemmeno per tutti gli eurodollari del mondo.- gli abbaiò contro.

-Afferrato il messaggio.- le rispose Gemin, leggermente imbronciato.

Fingeva e male anche.

Veela e Bezzy si misero insieme a ridere, quasi sguaiatamente.

-Senti, mi puoi fare un favore? Cerco un tipo...- le chiese, ritornando seria. Adesso le sembrava di ricordare un particolare che prima le stava sfuggendo...

-Ehi!- la interruppe Gemin, sul più bello- vedi un po’ qui cosa combina il tuo ragazzetto. Mi sembra che stia male!-

Veela si girò e vide il ragazzo esausto, che era svenuto, cadendo a terra. Era sempre così per quelli particolarmente disperati... l’odore dei cibi là dentro era talmente forte da farti perdere la testa le prime volte. Anche se la maggior parte era roba sintetica. Bisognava essere nel giro per avere la roba buona davvero...

A grandi passi si avvicinò al ragazzo e si chinò su di lui, divertita e preoccupata insieme. Le sembrava impossibile che quello potesse avere una benchè minima possibilità di cavarsela da solo. E questo era un problema... soprattutto con la polizia che li stava sicuramente cercando dappertutto là fuori.

Scambiò uno sguardo di commiserazione con Bezzy che le strizzò un’occhio.

-Non è che mi stai diventando tenera?- le chiese ilei ronicamente.

Veela fece le spallucce: sapeva che sarebbe stato meglio per tutti non dire semplicemente nulla. Ed il ragazzo rinvenne dopo pochi istanti. Farfugliava qualcosa.

Veela non capì cosa stesse dicendo perchè improvvisamente si era ricordata con assoluta precisione dove poteva aver già visto quel tipo col quale si era scontrata in strada...

Z********!!!! :evil: WindowsXP=windows baracca!!! Riesco a postare dopo multiple schermate blu... Alla prox puntata l'aggancio di Veela Ed Elhja (Wolf nn me ne volere se l'ho scritto sbagliato) con il carissimo Joram

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Sheila lo guarda rivestirsi. La sua mente gli urla che è stato da inconscienti lasciarsi andare alla passione e tornare a fare l'amore come ai vecchi tempi. Ma i suoi istinti ora urlano appagati mentre si alza dal centro dei ring, gli occhi fissi su quella schiena agile e muscolosa che viene coperta dalla camicia.

Vorrebbe che in quell'atto appena passato ci fosse di più, che ci fosse anche quel sentimento, quel volere stare insieme che i suoi sensi ed il suo cuore desiderano, ma che la sua parte razionale rifiuta, come rifiuta ogni relazione.

Ma quando lo guarda negli occhi vede che per lui è stato solo uno sfogo, l'ennesimo. Solo un momento di passione e follia per gettare via i pensieri. E nota anche il senso di colpa per aver tradito in questo modo la sua amata, stesa su un lettino d'aspedale, collegata alla vita tramite tubi sintetici.

Prende anche lei i suoi vestiti e si riveste, lo sguardo fisso a terra. Vorrebbe urlare che non le è piaciuto, che non voleva farlo, che lui l'ha quasi costretta, ma sa che urlerebbe bugie.

«Sono morto.» Dice lui ad un tratto, facendola quasi sobbalzare.

«Morto?» Gli risponde, tirando su l'ultima lampo.

Paul si gira verso di lei, poggiandosi alle corde del ring come un pugile stanco in attesa del prossimo round e sicuro della sconfitta. «Sì, morto. Hai presente quando il cuore cessa di battere e diventi freddo e rigido? Ecco... così.»

«Ho capito, cann... scacciaguai.»

Lui scende agilmente dal ring, iniziando a camminare per la palestra. Ogni tanto scompare in un angolo buio per poi riapparire alla fievole luce di qualche lampadina che non è ancora fulminata. Nella testa ha mille pensieri. Non riesce ad accettare che debba fare morire lei, la sua amata. E, anche se lo accettasse, come potrebbe mai sfuggire a chi lo vuole uccidere? Come sfuggire a chi non conosce?

Tutto gli si fa chiaro.

Capisce come tutti gli incidenti passati erano in realtà sabotaggi e attentati ben orchestrati, ma falliti. Capisce come mai quelle sparatorie in cui capitava finivano inesorabilmente per convergere su di lui. E capisce ormai il motivo per cui lei è ancora in vita.

Ma non sa chi lo vuole morto, chi desidera la sua morte.

Sheila gli ha detto che ha a che fare con il tatuaggio. Qualcuno sta cercando di fare fuori tutti quelli che non hanno quei due geroglifici sotto il tatuaggio. Perché?

Si mette la giacca di Kevlar e controlla la sua pistola. Dalla sua cinta prende dei proiettili e la carica. Gli servirà presto, ne è sicuro.

«Cosa vuoi fare?» Gli chiede lei, poggiandole una mano sulla spalla.

Paul si gira, notando quasi con disappunto che si è rivestita. «Andrò all'ospedale e la ucciderò... e, se non ci riuscirò...» Lo sguardo fa intendere più delle parole.

«Non andare! E' questo che vogliono!» Lo afferra per le spalle, stringendogliele «Se vuoi che lei viva, allora non andarci! Aspetta che la curino e, quando sarà guarita, portala via con te. Ti aiuterò!»

«Non capisci? Non la cureranno mai. La terranno in coma finché non arriverò io. E, una volta che mi avranno fatto fuori, le staccheranno i tubi. Sta vivendo come una vegetale solo in attesa della sua morte» Tenta di divincolarsi dalla presa di lei, ma non ci riesce. «Lasciami...»

«No, non ti lascio. Non puoi andare.» Gli stringe ancora di più le spalle.

Lui si divincola, ma fa cadere la pistola. Il caricatore non ancora inserito a dovere si stacca dall'arma. Con uno sguardo infuriato verso Sheila, raccoglie l'arma e il caricatore.

Poi si blocca.

La luce sopra il ring riflette un oggetto metallico a terra. E' piccolo come l'unghia di un dito, ma lucidissimo. Non può stare lì da tanto ed il suo istinto gli dice che è caduto proprio dalla pistola.

Lo raccoglie con delicatezza, portandoselo davanti gli occhi. Mentre lo guarda gli viene in mente quella sparatoria a cui aveva assitito qualche anno fa. Vede i proiettili vagare per l'aria. La sua banda aveva tenuto un agguato a due tizi che sembravano facili prede.

Invece in due stavano quasi sterminando tutto il suo branco. Finché arrivò Sheila che li stese tutti e due. Raccolse le pistole dalle mani dei cadaveri e ne porse una a lui, invitandolo a salire sulla sua moto. E da allora divenne una cosa sola con lei per più di due anni, una cosa che gli costò l'espulsione dal suo branco.

Ma ora gli vengono in mente altri particolari. Il rumore di un elicottero militare che stava giungendo sul luogo e soprattutto quegli occhiali strani che portavano gli quei due: li aveva visti anche in seguito ed erano occhiali con una microcamera incorporata.

E soprattutto era estate.

E sia lui che Sheila avevano le braccia scoperte... ed i tatuaggi che splendevano nella notte.

«Che cos'è?» Chiese lei, guardando il microchip nella mano di lui.

«Credo che sia la ragione per cui ci vogliono ammazzare.» La prende per un braccio e la trascina verso l'uscita della palestra «Vieni... abbiamo bisogno di un computer.»

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L'aver trovato un sospetto per labomba e le sparatorie della giornata era una buona notizia, ma l'indagine doveva ancora iniziare a prendere corpo e aveva un gran brutto sospetto, doveva esserci qualcosa di grosso brutto e cattivo dietro questa faccenda, un killer armato di Sword of Avalon, abbastanza bravo da ferire senza uccidere cinque agenti mentre li supera in moto infilandosi nei livelli sotterranei, puzzava di corporazioni o servizi segreti da un miglio di distanza!

Nora dormiva nel suo lettino, abbracciata stretta allasua nuova bambola, se i suoi sospetti fossero stati fondati la picola sarebbe stata in pericolo, doveva affidarla alla sua exmoglie, sperando che quella zoccola non fosse di nuovo nel letto di un suo nuovo superiore alla Petrochem e che alemno per stavolta riuscisse a coniugare la carriera con il suo ruolo di madre, sapeva che Nora averbbe preferito rimaner con lui ma la voleva al sicuro per qualche giorno...

La telefonata a Carrie fu più disgustosa del solito, ma alla fine lei aveva accettato di tenere la piccola una settimana, dopo, aveva testualmente detto "te la riporto a casa e non la voglio più vedere!" Mike si chiedeva ad oggi come aveva fatto a sposarla misteri della psiche umana!

Si avvicinò alla piccola, la svegliò delicatamente e le diede la brutta notizia, sapeva che Nora avrebbe fatto il broncio x un po' ma la bimba lo stupì, lo guardo con i suoi occhioni marroni e gli disse "Non preoccupoarti papà, baderò io a Carrie e poi una settimana non è molto!"

Si cambiarono in fretta, Mike scuoteva ancora la testa stupito dalla maturità della piccola, poi uscirono di casa, proprio all'ultimo si ricordò che era disarmato, rientrarono in casa e Mike prese la sua fida e vecchia Desert Eagle 50 (un ferrovecchio come dicevano i suoi colleghi ma ancora una tra le migliori armi in circolazione e aveva urto abbastanza da fermare una macchina!) e mise su la giacca corazzata, anche Nora aveva già la sua piccola giacchetta in kevlar la città era troppo pericolosa e Mike troppo prudente perchè non fosse già protetta...

Fu però mentre scendevano le scale che Mike comprese che la sua prudenza era stata a malapena sufficiente, mentre scendevano infatti, Nora dietro di lui, Mike vide due figuri salire le scale velocemente mentre estraeavo qualcosa dai loro cappotti, Appena vide il luccichio del metallo brunito di una pistola Mike reagì all'istante, si buttò in un angolo, con Nora protetta dal suo corpo, armò la pistola e aspettò che i due gli fornissero un bersaglio più facile, i due killer non si aspettavno quella reazione così rapida, uno di loro si scoprì e la desert Eagle tuonò con fragore assordante, a meno di dieci metri nulla teneva il pesante proiettile della vecchia pistola e il killer fu sbalzato all'indietro mentre un fiore rosso sbocciava sul suo petto e una chiazza scarlatta macchiava la già lurida parete della tromba delle scale!

Il secondo killer era stao più sveglio e stava inondando alla cieca le scale di pallottole, per far fuoco di copertura e costringere Mike a muoversi ed esporsi, ma non appena finì i colpi Mike rotolò sul pianerottolo spoarando alla sagoma che gli appariva davanti che armeggiava col caricatore, il colpo fu fortunato, perchè colse lo sfortunato killer giusto all'inguine dove il giubbotto antiproiettile non lo riparava.

L'uomo fu sbalzato all'indietro, il sangue sgrogava rapido tra le sue dita che comprimevano invano la mostruosa ferita, Mike si avvicinò, scalciò il mitra lontano, gli si avvicnò e gli chiese , sapendo già la risposta, chi lo mandava, ovvimente il tipo non parlò anzì cercò di colpire Mike al volto con le sue digitolame, ma la reazione del poliziotto fu immediata, si rialzò velocemente in piedi e sparò di nuovo, la testa dell'uomo si disintegrò spargendo schegge di ossa, sangue e cervello ovunque...

Nora era scovolta, inizò a singhiozzare piano poi scoppiò in un pianto isterico, Mike corse ad abbracciarla e a consolarla quando notò uno strano tatuaggio sulla spalla di uno dei due uccisi, sembrava una costellazione con le due strani simboli, sembravao geroglifici o qualcosa di simile tatuate sotto, controllò anche l'altro cadavere e anch questo le aveva..le coincidenze erano troppe.

Mentre rientrava in casa l'occhio gli capitò sul monitor del computer che aveva lascaito acceso, c'era il referto autoptico dei due freddati poco lontano dal bar esploso, e anche questi avevano lo stesso tatuaggio sulle spalle,con gli stessi strani simboli, si le coincidenze erano davvero troppe!

Ma adesso doveva chiamare i colleghi per i rilievi e poi doveva portare Nora da Carrie!

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Percorre la palestra con il braccio di Sheila stretto nella sua mano, una morsa a tratti dolorosa ma controllata da quell'orgoglio che lei non ha mai abbandonato.

Paul sembra quasi ipnotizzato dalla sua meta, quando ad un tratto si ferma. Fa cenno a lei di non fare rumore, ma non ce n'è bisogno. Entrambi scivolano lentamente nell'oscurità accanto alla parete, gli occhi fissi su una delle finestre sbarrate da assi di legno.

Attraverso le fessure si vedono dei movimenti. Troppo silenziosi per essere solo dei barboni che tentano di entrare per avere un rifugio nella notte. Il pensiero corre alla sua moto: l'avranno trovata? Se lo hanno fatto sapranno che lì sotto ci sono due bei piccioncini da prendere con una sola fava. Eppure, nessuno conosce quel posto.

Facendo segno a lei di restare nascosta, un segno inutile che sa non verrà ascoltato, si avvicina alla finestra, gli occhi che tentano di scrutare attraverso le fessure del legno.

Improvvisamente un corpo cade davanti a lui. Un tonfo sordo segnala che ne è caduto un altro. Si gira e nota che lei non è più nella stanza. Senza perdere altro tempo corre fuori, la pistola in mano, il dito sul grilletto.

Appena esce vede solo due uomini ben vestiti in terra. Sheila è inginocchiata accanto a loro, intenta a frugare nelle tasche. «Mafiosi.» Gli dice con il tono di chi guarda il tempo atmosferico. Prende le loro pistole e ne svuota i caricatori, infilando i proiettili nella sua tasca da cintura.

«Probabilmente erano qui per un incontro di affari.» Commenta Paul, mettendo la pistola nella fondina ascellare. «Meglio andarcene, prima che arrivino gli altri.» Corre verso il vicolo coi rifiuti e scopre la moto, insieme a quella di lei.

Dopo una rapida sistemata, monta in sella e la accende.

Sheila fa lo stesso ed il motore romba.

«Sempre affezionata a questi motori antichi, vedo.» Le dice lui, sorridendo.

«Sempre, scacciaguai.» Si sistema meglio sulla sella «Allora, dove hai intenzione di andare? Trovare un PC è facile. Trovarne uno nascosto un po' meno.»

«Lo so. Per questo andremo fuori città da Remy De La Rose.»

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Eliah stava divorando un piatto di sintopasta...

Veela notò il sorriso sarcastico ed appena accennato di Bezzy, mentre allungava al ragazzo un secondo piatto. Non sapevano nulla di lui, tranne il nome, che chissà come erano riuscite ad estorcergli, davanti alla promessa di cibo caldo.

Veela non aveva tempo per sorridere. Era rovinata, i soldi di anni buttati via nel giro di pochi secondi. Senza la bicicletta non aveva più un lavoro, senza lavoro niente eurodollari.

Niente eurodollari voleva dire niente vita.

Ed in più era anche braccata dalla polizia. Se l'avessero ripresa gli sbirri l'avrebbero semplicemente sbattuta in una cella e l'avrebbero fatta marcire dentro, torturandola magari per ottenere una confessione qualunque. Per questo doveva trovare quel bastardo.

Non le importava che potesse essere più pericoloso di lei, poteva essere un killer, anche il re dei killer. Ma di certo non era disperato quanto lo era lei. E duri anni di disperazione e sopravvivenza l'avevano addestrata ad essere peggio di un killer. Chi la conosceva bene lo sapeva:

era dura, ma soltanto perchè così doveva essere per sopravvivere. E là dove molti avevano fallito lei era sopravvissuta per questo.

Allungò le mani su un piatto di sintopasta che Bezzy le porgeva e mangiò svogliatamente, riflettendo su quanto era accaduto. Prima il tipo che usciva dal locale, poi l'esplosione, poi ancora un altro tipo che frugava tra le macerie, ma con la stessa inconfondibile andatura. E poi quello che l'aveva buttata per terra.. veloce, riflessi rapidi e scappava da qualcosa.

Possibile che fossero la stessa persona?

Sui primi due era sicura, ma sul terzo.... eppure si era sempre fidata del proprio istinto. Se era la stessa persona tutte e tre le volte lei lo conosceva.

Aveva fatto diverse consegne a quel tipo, sempre pacchi piccoli, sempre poche parole ed una discreta mancia. Nessuna domanda: poteva essere qualche droga da cybersballo... qualsiasi cosa. Ma no, pensò.

Una volta aveva provato a sentirne l'odore e non puzzava. L'involucro era cartonato, impossibile sapere cosa vi fosse dentro... Ma lui lo ricordava e molto bene anche. Ed il suo istinto le diceva di averlo incrociato quella mattina per ben tre volte.

-Bezzy, cara. Vieni qui un attimo.- sussurrò.

Bezzy capì al volo:

-Vieni con me sul retro.- le disse.

Si allontanarono mentre Gemin teneva d'occhio il ragazzetto. Aveva quasi finito il secondo piatto.

Quando superarono la porta e si furono sincerate che bnessuno le sentisse Veela chiese: -Ti ricordi quel tipo, quello dei paccchetti? Quello delle grosse mance?-

Bezzy ci pensò su un attimo:- Sì, forse, dov'era che andavamo a fargli le consegne? Nel settore orientale?-

-Penso di sì.- o così le sembrava almeno di ricordare.

-Per caso sai chi è quel tipo? Lo devo vedere...-

Bezzy spalancò gli occhi: -Lo posso sapere, ma non è che ti cacci in uno dei tuoi guai?-

Veela sorrise, un sorriso freddo, senza calore:

-Non preoccuparti, è una semplice sciocchezza. Personale però... puoi sapere chi è e come si chiama quel tipo?-

Bezzy ci pensò su un attimo: - Non io, tutte le volte che ti passavo gli ordini, parlavo con qualcun'altro. Una ragazza, una tipa dei bassifondi... dovresti parlare con lei per sapere chi è. Penso che basti dirle che gli devi dei soldi perchè svuoti il sacco.-

-Perfetto- sussurrò Veela covando la propria vendetta. Avrebbe scucito a quel tipo tutti i soldi che LUI le doveva, per averle distrutto la bicicletta. Costi quel che costi.

-Ma questa tipa come la trovo, cara la mia Bezzy?-

Bezzy rise, divertita e piccata insieme: -Ah, questo è semplice per te. Ha un negozio nei sottolivelli... mi pare che si chiami TATTOOine.-

-Scusa un negozio di cosa?- le chiese Veela.

-Tatuaggi.- rispose.

Scusate per la tirata trita e ritrita, ma mi sembra che questo possa essere un buon collegamento nella storia. Wolf sappimi dire se ti va bene e Joram, vediamo se in un modo o nell'altro riusciamo a rincrociarci...

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Scusate per la tirata trita e ritrita, ma mi sembra che questo possa essere un buon collegamento nella storia. Wolf sappimi dire se ti va bene e Joram, vediamo se in un modo o nell'altro riusciamo a rincrociarci...

Ottimo.

Il negozio di tatuaggi è proprio la meta di Paul, essendo il resto un mercato clandestino di programmi e altro gestito proprio da quel Remy le Beau che ho nominato.

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Slurp!

Buonissimo! Sto praticamente mangiando merda, ma è buonissima comunque.

A questo pensa Eliah, mentre mangia il secondo piatto di similpasta offerto da Bezzy. Sono molto gentili in questo luogo.

Veela si allontana un po', con Bezzy, e si mettono a parlare di qualcosa che sembra importante. Eliah osserva senza farsi notare, dando brevi occhiate ogni tanto per essere sicuro che la ragazza non se ne vada.

Gli sembra strano, ma è già affezionato a quella ragazza. Lei lo ha aiutato, nonostante tutto, e lui è deciso a ricambiare, come può.

Le due parlano un altro po', poi Veela saluta Bezzy, la ringrazia e fa per allontanarsi da una porta poco più in la.

Eh no, non mi lasci qui da solo!

Il ragazzo si alza di scatto, con il piatto e le forchette in mano, e segue rapidamente la ragazza. Da un ultimo boccone, l'apetito quasi soddisfatto, e poi butta il piatto e le posate su un tavolo, facendo uscire un "grazie" frettoloso dalla bocca piena e seguendo la giovane.

Lei si ferma, si gira e lo guarda.

"Beh, dove credi di andare? Ti ho dato da mangiare, e ora non ti voglio più in mezzo ai piedi. Ho molto da fare, e tu mi sei di peso. Dai una mano qui, per ricambiare il pasto e poi smamma, o se ti vogliono lavora qui per loro."

La ragazza è fredda, ma Eliah non si scoraggia.

"Non puoi dirmi almeno dove stai andando? Sei stata gentile con me, e vorrei ricambiare. O almeno provarci. Forse posso tornarti utile, non sono proprio nato ieri...". Il volto del sedicenne è deciso, serio, i primi sintomi di una maturità che non tarderà a venire, se sopravviverà.

Veela ci pensa su un po', lo guarda incuriosita, per decidere se sta dicendo la verità e se può veramente tornargli utile. Il suo istinto le suggerisce di fidarsi, di dire al ragazzo la sua meta, anche se non l'obiettivo.

"Sto andando ad un negozio di tatuaggi, nel livelli bassi. Devo cercarlo, ma tu non puoi venire con me. E' una zona pericolosa e mi saresti d'impiccio.."

Eliah si illumina.

"Tatuaggi? Dunque, tatuaggi nei bassi livelli..." dice tra se e se, pensieroso, mentre si gratta il mento e recupera ricordi.

"..uhm..dunque dunque...se non ricordo male nei bassifondi ce ne sono 4 di negozi di tatuaggi..anzi no tre..uno è andato distrutto un anno fa mi sembra..solite sparatorie..c'è il All tatoo inside, bel posticino, il più elegante dei bassifondi (se elegante si può dire..). Un altro è il TATTOOine, gestito da un tipaccio. E se non sbaglio non è solo un negozio di tatuaggi. Dovreste vedere il proprietario!" Dice Eliah, con aria divertita e gli occhi illuminati...

"E' coperto di tatuaggi, dalla testa ai piedi, e ne ha anche uno molto bello, di un sole azzurro con gli occhi sofferenti, trafitto da un proiettile arancione giusto nel mezzo." Fa una risatina, divertita e pio si ricompone notando la faccia indifferente di Veela.

"Scusa, sto divagando. L'ultimo che c'è è praticamente una bettola , chissà se è ancora aperta. Si chiama Operative Tatoo, o qualcosa di simile. L'ultima volta che ci sono andato con mio padre era 5 mesi fa, e faceva schifo. Mah...neh tu a quale di questi devi andare??"

Veela lo guarda ora stupita!

"Tu sei stato nei bassi livelli??E come fai a conoscere tutti quei posti??"

Eliah, si accorge improvvisamente di aver forse parlato troppo, nella foga del sentirsi utile. Arrossisce un attimo, imbarazzato e borbotta qualcosa:

"ehm..si ecco..si ci sono andato..ma poche volte...e non mi piace..sai, mio padre..ma è tanto che non vado...lui conosce tutti i negozi di tatuaggi della città..o quasi..anzi conosceva..ma io ho dovuto impararli, perchè come diceva lui 'la mia memoria vacilla, e devi aiutarmi tu ora..'..alla fine li conosco quasi tutti anche io..sai i tatuaggi sono importanti per..per..ehm..ma andiamo allora?"

Eliah sta nuovamente per parlare troppo,e si ferma.

"Andiamo?" ribatte Veela. "Dov'è che vorresti andare tu? Ti ho già detto che vado sola, e così sarà!"

"Ma tu non sai dov'è, e nei bassifondi è pericoloso. Io ti posso accompagnare li, e ti eviterei una gran perdita di tempo in un luogo pericolosissimo. Sei mai stata nei bassifondi tu?? Beh è molto brutto, molto pericoloso. E se il proprietario si ricorda di me magari t da una mano per quello che devi fare..uhm..o forse no..boh..". Eliah è tutto agitato; vuole andare assolutamente con la ragazza.

Veela lo osserva per un po', furente;si rende conto che il ragazzo ha ragione, che lui puo aiutarla veramente.

Tira una pedata a uno scatolone, mentre Bezzy la osserva con un sorriso divertito sulle labbra, gia sapendo quale sarà la decisione della ragazza.

"E va bene! Vieni con me allora. Ma sappi che se non mi guidi velocemente a quel posto di concio per le feste; ora ti do qualcosa con cui cambiarti e ti lavi anche che puzzi da fare schifo. E poi si va, ma guai a te..e dovrai anche raccontarmi tante altre cose!"

Veela sputa fuori queste parole, con gli occhi furenti ma decisi, mentre Eliah sorride contentissimo, soddisfatto del proprio operato.

spero che vada bene strike...ho già un po' di idee per proseguire, ma aspetto anche qualche vostro post, per amalgamare meglio le cose ;)

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Le moto sfrecciano come saette, percorrendo le strade dissestate del primo livello come se non vi fossero buche o impedimenti. Ogni tanto si sente il chiasso di un gruppo di mutati che incitano i due a correre, convinti che stiano facendo una delle tante gare che si tengono nei bassifondi.

Invece non vi è nessuna gara, se non contro il tempo. Ed il premio è la vita. Forse.

Arrivati ai piedi di uno dei tanti palazzi del ventesimo secolo, si fermano, le ruote che stridono, alzando un leggero fumo.

Paul scende dalla moto e alza una saracinesca, rivelando un vecchio montacarichi. «Sia benedetta la trascuratezza del secolo scorso se questo non è mai stato registrato negli uffici del catasto!»

Prese le moto, le portano a mano dentro il montacarichi. Poi, spinto un pulsante, la porta si chiude davanti a loro e la salita inizia.

Quasi in contemporanea, entrambi estraggono le pistole, lo sguardo puntato sia verso l'alto che verso la porta davanti a loro. Nonostante nessuno conosca quel mezzo di trasporto tra il primo livello e quello superiore, è pur sempre un bersaglio troppo facile per chi avesse intenzione di cercarli.

Uno scossone e tutto si ferma.

La porta scorrevole si apre e due moto partono sfrecciando per le strade.

Il traffico è intenso, ma loro passano con la facilità di un coltello in un budino, evitando macchine, pedoni e quant'altro si pari innanzi a loro con consumata abilità. Ogni tanto sentono una sirena della polizia che prova a seguirli, ma è soltanto un sistema per intimorire. Agli occhi di tutti loro sono semplicemente due nomadi che stanno facendo una gara per la città, una cosa troppo frequente per essere degna di attenzione.

Raggiunta la superstrada elevata, la imboccano a velocità folle. Sheila sente la ruota posteriore slittare leggermente e nei suoi pensieri dà ragione a Paul quando le dice che dovrebbe comprarsi una moto moderna e lasciare quel ferrovecchio. Ma tanto non glielo dirà mai che ha ragione. L'unica volta che l'ha fatto si cono lasciati per poi rivedersi ora, in condizioni non proprio piacevoli.

La città lascia improvvisamente il posto ad un paesaggio quasi desertico, se non fosse per qualche traccia di verde sulle colline in lontananza e qualche ciuffo di erba sul lato della strada.

Spingono le moto al massimo, il contachilometri che segna velocità impensabili per persone sane di mente.

Dopo dieci minuti, rallentano e si infilano in un'uscita, iniziando a percorrere stradine di montagna mantenendo una velocità che in molti avrebbero definito folle.

Poi rallentano e si fermano davanti ad un cancello di ferro.

E' aperto.

Uno sguardo tra i due basta per far capire tutto.

Scendono dalle moto, nascondendole nei cespugli a lato della strada e si avviano silenziosamente nel sentiero che si perde oltre l'entrata, armi alla mano.

Piano piano che si avvicinano alla sommità del piccolo colle, la villa appare lentamente, prima il tetto e poi il resto. Tutto sembra in ordine.

Si avvicinano alla casa, dividendosi.

Paul si porta sull'entrata principale mentre guarda Sheila andare sul retro. La porta è aperta e a lui questa cosa non piace. La socchiude lentamente ed entra nel salotto.

Tutto è in disordine. I cassetti sono aperti. La cassaforte è stata fatta saltare. I divani sono stati accuratamente tagliati e svuotati della loro imbottitura. In terra ci sono i vetri rotti delle lampadine e delle vetrine delle storiche cristalliere a cui Remy teneva tanto. Poi, tracce di scarpe infangate portano verso la sala dei PC.

Si addentra nella casa, percorrendo i corridoi, l'arma spianata davanti a sé. In cuor suo maledice la ricchezza della casa e la sua grandezza, rendendola troppo difficile da controllare. Uno sguardo in alto e nota che le telecamere nascoste sono disattivate. Prova ad accendere la luce e scopre che manca l'energia elettrica.

Chiuque sia qui dentro ha fatto un lavoro da professionista.

Alla fine del corridoio, si affaccia cauto al salotto. Nessuno. Prosegue costeggiando il muro, la pistola pronta a sparare, i nervi tesi, il cuore che pompa adrenalina mista a sangue. Le tracce in terra ora sono meno evidenti, ma portano proprio alla sala dei PC.

Entra nella sala.

Si porta una mano sul viso nel vedere un corpo privo di vita seduto in terra appoggiato al muro, un buco rosso sulla fronte ed un rigagnolo scarlatto che gli cola lungo il viso. In giro vi sono pezzi di computer e di monitor sparsi per la stanza, come se fossero stati distrutti in un momento di rabbia. Poi nota con un sorriso che manca il PC di Remy, quel suo Cyberdesk personalizzato dal quale accedeva a tutta la rete con una facilità estrema. Forse è ancora vivo. Forse è fuggito.

E' proprio in quel momento che nota una lucetta rossa sotto la camicia dell'uomo morto. Sembra come la lucetta del suo orologio dermale.

Si china e apre la camicia. Gli occhi si sgranano dal terrore. L'uomo ha infilata una bomba nello stomaco ed i LED segnano ormai che manca un minuto.

Si alza in piedi di scatto, correndo fuori dalla stanza ed urlando il nome di Sheila. Poi sente un colpo di pistola ed un dolore lancinante gli esplode in testa. Cade in terra, stordito. Vede un uomo davanti a lui, la sua arma tesa contro la sua testa. Sente il sapore appiccicoso del sangue in bocca, mentre gli cola da una ferita vicino alla tempia.

Poi un colpo e l'uomo cade a terra, morto.

Sheila si china su Paul e lo aiuta ad alzarsi. «E' solo una ferita di striscio.» Gli dice «Ne hai subite di peggiori.»

Lui scuote la testa, indolenzito... poi vede il tatuaggio sulla spalla dell'uomo in terra si ricorda della bomba.

Afferra la mano di Sheila e la trascina fuori casa.

A metà del viale si ode il boato impressionante ed istintivamente i due si buttano a terra.

Quando si rialzano, dietro di loro vi è solo una piatta superificie fumante.

«Dobbiamo andare via!» Le dice Paul, mentre si medica la ferita prendendo la cassetta di pronto soccorso dalla moto, nascosto tra i cespugli. «A breve arriverà la polizia... se non peggio.»

«E Remy?» Gli chiede lei, il tono leggermente apprensivo.

«Credo che sia scappato.» Nota con sollievo che il sangue si è fermato «Proviamo al solito posto: TATTOOine.»

Sheila fa un segno di assenso, poi sale in moto seguita da lui ed insieme sfrecciano verso la città.

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Finalmente era a casa. Ancora prima di entrare cercò nei rifiuti nel vicolo ove era caduto il suo terminale sperando che nessun barbone l' avesse accidentalmente trovato e si fosse comprato la macchina nuova vendendo il suo PC al primo offerente. Era lì... sporco e ammaccato come al solito. Entrò in casa disattivando le varie sicurezze e trovò una lettera della polizia. Solita storia...nessun morto, nessuna pena da espirare ecc...solo un conto da pagare per il disordine creato. Che palle.

Si versò un pò di sintolatte che aveva accidentalmente trovato al posto della carta igenica in bagno e accese il terminale.

128 Messaggi Nuovi di posta elettronica. Niente male! Attivò il programma antispam. 3 Messaggi Nuovi...già meglio. 2 erano di una sue ex che gli faceva ancora la fila ma lui non voleva saperne nulla. 10 volte meglio il sesso virtuale con bellezze create su sua misura...

Il terzo messaggio attirò la sua attenzione...era di Embryodead!

-Ciao Vekkio, ho trovato il suo uomo, anzi, la tua donna. Sembra che sia collegata da ore su una chat in brasile. L' algoritmoIP è 742eA666e797 prova a collegarti lì e vedi che riesci a fare. Dovresti risalire facilmente a casa sua volendo cmq... Al massimo la vai a prendere a casa ;)...ah...trall' altro sembra parekkio carina... o almeno la sua immagine lo è....ma nn mi son dimenticato della tua piccola bimba...che ne direst*-

Chiuse il messaggio senze leggerlo tutto; conoscendo Embryodead poteva capire cosa stava per dire.

Ora c'era una sola cosa da fare. Collegò lo spinotto neurale e entrò nel cyberspazio. Righe verdi che sfrecciavano a velocità altissima lo accompagnarono nel viaggio. Era in Brasile ora e il sempre allegro Elfetto Cercatore stava ridendo imparte a lui. Iniziava a pentirsi di avergli dato così tanta empatia umana. Amen. L' avrebbe corretto un' altra volta...magari quando ci sarebbe stato qualcuno ad aiutarlo...visto che ora come ora lavorava da solo da quando al suo amico Lex Arcana era stato lobotizzato... triste fine per un hacker così brillante.

La chat brasiliana dove si trovava era un triste castello coperto di vegetazione. Rendeva l' idea; sembrava tutto lasciato in disuso per millenni, doveva ricordarsi di copiare e decriptare la matrice per ricreare quell' effetto da qualche altra parte. Mandò il suo Elfetto Cercatore alla ricerca della Cyber Schiava accompagnato da un Cerbero....nn si sà cosa si può aggirare per questo castello.

Arrivò il messaggio. L' Elfo non aveva mancato il bersaglio nemmeno questa volta....doveva alzare il prezzo di vendita. Lo raggiunse e CyberSlave era lì. Tanto bella quanto malvagia. La sua tuta il latex risaltava le sue bellissime curve ritoccate dalla tecnologia più innovativa...o almeno così era nella realtà virtuale... Dopo un attimo di perdizione Nicholas si ricordò il motivo della sua visita:

- Ehi stronzetta! Le mie dosi? Come ti permetti di mancare ad un appuntamento? Sai cosa sono per me quelle? Sono vita!-

-Scusa Musta, ma sono stata superincasinata. Ho riskiato la vita più di una volta e sono impossibilitata a scollegarmi. Qualcosa o qualcuno mi ha bloccata qui. Sono 3 ore circa che sono collegata. Non sò cosa sia successo al mio corpo cazzo! Se è un tuo skerzo...-

-Ma che dici?!? Secondo te anche se potessi ti farei una cosa del genere? Mi serve una cosa che solo te puoi darmi... non ti voglio morta.-

L' elfetto roteò su sè stesso e scomparì nel nulla.

-La tua roba ce l'ho qui a casa ma anche volendo nn posso spedirtela. Sono bloccata qui come ti ho detto!-

- Allora ti propongo una cosa: te mi dai la roba ora e superscontata e io ti libero dal pasticcio.-

-Uhm... E se te arrivi a casa mia, mi fai fuori mentre io sono collegata e ti porti via la roba? Come posso fidarmi?-

-Bè, ti tocca fidarti... O me ho questo bellissimo castello...-

Nicholas guardò verso il cielo come se avesse visto qualcosa-

-Ok!- Urlò Nicholas - Ricerca completata. Ti ho rintracciata bella...che tu lo voglia o no ora arrivo a casa tua...e cmq sappi, non voglio ammazzarti, non subito almeno.- Strizzò l' occhio.

-Il Cerbero lo lascio qui.....nn si sà mai che decidi di andare da qualche parte senza avvisarmi....-

E si scollegò.

Ora aveva un' indirizzo e sapeva dove andare...se era fortunato poteva essere pronto e drogato per l' ora stabilita.

Scese dalle scale il più velocemente possibile e iniziò a correre...a quell' ora cercare un taxi o prendere la sua macchina con quel traffico equivaleva ad invekkiare di qualche anno in macchina senza muoversi di un centimetro.

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