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La Nostra Storia 3020 - ->CyberPunk<- -


Gigared

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Veela cercò di non muovere un muscolo del viso, per non tradirsi davanti a quello sbirro importuno. Con la coda dell'occhio vide quella figura snella che si allontanava con passo familiare dalla sua zona visiva e sentì la frustrazione montare dentro di lei... l'aveva perso ormai quel bastardo!

Riportò lo sguardo sul poliziotto esibendo uno sfacciato silenzio e poi, davanti all'espressione sorpresa dell'altro aprì le mani con le palme annerite verso l'alto e disse:

-Mi dispiace, ma non ho visto nulla. Stavo consegnando il pacco dall'altra parte della strada quando ho visto l'esplosione.-

Lo sbirro non le credeva, sarebbe stata pronta a giurarci. Ma tanto valeva provare... se ci fosse cascato. Lo sbirro non era tanto intelligente, dopotutto: la lasciò andare e perse interesse per lei. Sorrise in un moto di trionfo: se l'era bevuta. Ma il sorriso le scomparve dal viso velocemente. Si era distratta, un momento di troppo...

Uno di quei luridi lerci, pidocchiosi parassiti era ad una decina di metri da lei e stava smontando qualcosa dalla SUA bici.

O meglio dallo scheletro bruciacchiato che era rimasto della sua meravigliosa bici...

-Ehi tu! Molla subito quello che hai preso!! Miserabile bastardo leva le mani da lì! Quella roba è mia...-

Ma la figura dinoccolata non sembrò minimamente averla presa in considerazione. Alzò il suo sguardo pallido verso di lei e poi, come un coniglio spaventato, corse via agilmente.

-Brutto stronzo non credere di cavartela così facilmente- sibilò lei, rincorrendolo in uno scatto.

Lo inseguì dentro al vicolo e poi guardandolo correre, l'andatura disordinata e scomposta, capì che non sarebbe andato lontano.

Lo vide cadere e lo raggiunse.

Stringeva ancora i pezzi che aveva fregato dalla sua bici ed ansimava guaendo per il dolore. Miserabile cane.

Aprì gli occhi su di lei con un sorriso di sollievo, non era altro che un cumulo di stracci rinsecchiti... gli strappò i pezzi dalle mani mentre quel bastardo la fissava terrorizzato.

-Brutto stronzo, cosa credevi di fare, eh?- gli urlò, preparandosi a sferrargli un calcio sulle costole, stizzita.

Ma qualcosa frenò il suo gesto. Non la pietà... non ne aveva più da tempo.

-FERMI! POLIZIA! NON VI MUOVETE!-

Ecco, troppo bello per essere vero... lo sbirro non aveva mollato la presa dopotutto. Veela sospirò e registrò mentalmente il fatto che dietro di lei il vicolo era aperto. Una possibile via di fuga.

Avrebbe potuto scappare se non fosse stata sotto la mira di quello sbirro!!! Aspettò che si avvicinasse, mentre la sua testa lavorava freneticamente alla ricerca di una soluzione.

Sorrise candidamente, mettendo le mani in alto mentre il poliziotto si avvicinava...

-Sì, non si preoccupi, non è successo nulla- ed intanto sfoderò il suo sorriso più affascinante.

Vieni più vicino pensava.

Ed infatti il poliziotto rinfoderò la pistola laser ultimo modello e ricambiò il sorriso.

Idiota pensò lei, mentre il poliziotto le si avvicinava sempre di più, con una manetta elettrica in una mano. Adesso pensò.

Riservò il calcio di prima ai suoi genitali ed allo stesso tempo calò il pezzo della bicicletta sulla sua nuca. Lo sbirrò andò a terra in un gemito soffocato. Veela si guardò attorno: nessuno aveva visto o sentito nulla. Nessuno sapeva nulla di lei. Adesso poteva sparire.

Si girò e fece per scappare... poi vide quel miserabile straccio a terra. Avrebbe potuto avvertire il poliziotto, ma non l'aveva fatto.

Sbrigativamente lo aiutò a rimettersi in piedi, l'altro emise un gemito soffocato. Non era in grado di camminare da solo.

Veela imprecò tra sè. Perchè? Per quale maledetto motivo doveva interpretare la parte della cyber-samaritana? Si passò il braccio dell'altro sopra il collo e velocemente si allontanarono da lì inosservati.

Beh poteva andarti peggio, il calcio l'ho riservato allo sbirro

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Due spari in lontananza lo distrassero un attimo, la solita stupida sparatoria tra imbecili pieni di boria!

Fissò il fermato che lo guardava con aria di sfida, alla fine fu lui a cedere e ad abbassare lo sguardo, senti un mugugno alla radio e capì...quel coglione di Anderson si era fatto fregare un'altra volta, la ragazza e il ladrucolo se ne erano andati....

Beh nessun problema lei l'aveva fotografata con un bel primo piano e non sarebbe stao un problema trovarla, dell'altro aveva un paio di inquadrature npon bellissime ma sufficienti a farli identificare!

Abbaiò alla radio a un paio di pattuglie di andare a beccarli, gli trasmise le foto, non ci confidava molto ma non si sa mai....

"Allora dimmi che hai visto e te ne vai subito, parola di sbirro" disse con un sorriso sbieco

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<<Non ho visto un cazzo dannato sbirro!>> Ringhiò guardandolo dritto negli occhi e tentando di fare la parte del duro. << Era lì davanti al bar che mi fumavo una sigaretta seduto sulla mia macchina quando è scoppiato l' inferno! Ti ripeto: non ho visto nulla ed è inutile che cerchi di minacciarmi, ho amici molto potenti io!>>

<<Ok >> rispose il poliziotto molto tranquillamente << Quindi nn hai visto nulla e vorresti che io ti lasciassi andare? Sai che se percuisiamo casa tua e forse anche soltanto quello che hai addosso puoi beccarti un bel pò di anni di galera? Lo sai quanti bei galeotti aspettano carne fresca sotto la doccia?>>

Nicholas ci pensò e trattenne a stento un conato di vomito.

<<Non verrà fatto il tuo nome, sarai al sicuro, e se ti comporti bene entro domani mattina potresti già uscire di qui...>>

Domani mattina?!?! DOMANI MATTINA!?!?

Si alzò di scatto e cercò di colpire il polizziotto per intraprendere una rapida evasione verso l' ignoto. Putroppo era privo del braccio e li riuscì solo un movimento maldestro da fenomeno da baraccone. Il poliziotto capì cosa voleva fare e lo colpì con il manganello, probabilmente più forte che poteva.

Il mondo attorno al piccolo hacker girò più volte e tante piccole fatine luminose iniziarono a girargli davanti agli occhi. Il gusto di sangue gli inondò la bocca e poco dopo, mentre cercava di acchiappare con le mani le fatine svenne.

Riaprì gli occhi e riprese i sensi, non sapeva quanto tempo era passato, ma si trovava su una sostanza morbida, forse gelatina...No! Era in una camera di rigenerazione, quasi il meglio che poteva offrire la tecnologia ora. Vedeva e sentia in maniera ovattata il poliziotto scorbutico parlare con una persona che non conosceva in parte al suo contenitore:

<< ...sì, ma non volevo colpirlo così forte! Sono fatti di carta questi teppistelli! Sì, lo sò! Ci costerà caro! Ma se lo rimettiamo a nuovo e li riattacchiamo il braccio non penso che abbia tanto da ridire!>>

Nicholas cercò di ridere, che situazione assurda... al posto di un sorriso ebbe una fitta di dolore alla testa e svenne di nuovo.

Fù ringhiottito nel buio mentre le conversazione si faceva più viva....

Daermon! Vediamo come te la cavi ora! Poliziotti tutta chiacchera e distintivo... :P

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L'hacker ci aveva provato, peccato si fosse dimenticato che aveva un braccio in meno e che Mike era armato, il goffo tentativo di evasione finì con una sonora manganellata in pieno volto, il giovane finì subito a terra svenuto in una pozza di sangue, dannazione ma di cosa erano fatti i giovani di oggi????

Dapprima non si preoccupò, poi vide che il colpo era stato un po' troppo deciso, sarebbe potuto passare per un banale scivolone con caduta violenta sull'asfalto, ma meglio non rischiare che il tenete gli tritasse le gonadi col "rispetto dei fermati e l'abuso della violenza", chiamò l'ambulanza del trauma team, per fortuna il ragazzino aveva la tesera, così il dipartimento non avrebbe pagato la sua carenza di equilibrio....

Lo fece caricare sull'ambulanza guardò che lo sistemassero x bene, prese l'identificativo del mezzo Trauma-team e lo fece seguire da una volante...meglio eviatare x sta volta che finisse a pezi al mercato nero, poteva essere un testimone utile o una pedina nello sprawl....

Intanto finalmente la scientifica era arrivata, tutti belli e puliti nelle loro tutine isolanti blu e bianche, con le loro lucine e i loro strumenti delicati, usci di nuovo sotta la pioggia lurida

"Buonasera signori spero di non avervi disturbato, sono solo 20 minuti che vi aspetto, tanto la pioggia è nota per conservare le prove vero????"

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Che paura aveva avuto!

Non tanto della ragazza, che era pur sempre una ragazza, per quanto infuriata.

Ma aveva visto il poliziotto avvicinarsi, con la pistola in mano, e se lo avessero preso la galera non gliel'avrebbe tolta nessuno. Non per il furto dei pezzi della bici, che era routine, ma per l'accusa dell'omicidio di suo padre e sua madre.

Che situazione schifosa che era. Per fortuna ora la ragazza si sta prendendo cura di lui.

Eliah si fa sostenere da lei, per qualche metro, fino all'uscita del vicolo. La sua idea è di mollarle un forte calcio appena all'aperto, e di scappare con il pezzo di bici che tiene ancora in mano la ragazza; ma ora che è li non vuole più farlo. Dopotutto lei è stata gentile, e forse pò ancora guadagnare qualcosa da quell'"amicizia"...

"Ce la faccio grazie.." dice mentre libera le spalle della ragazza dal suo peso. "Dobbiamo sbrigarci ad andarcene, altrimenti arriveranno altri poliziotti". Il suo sguardo corre per un attimo al pezzo di bici che la ragazza impugna, poi lo distoglie, arrossendo mentre la ragazza lo guarda male.

"Io non so dove andare...con quel bar è esploso anche l'unico posto dove potevo andare..forse...tu dove hai intenzione di andare??"

La domanda esce spontanea dalle sue labbra, cosi bisognoso di aiuto e di una parola amica. Le ferite ricoprono ancora il suo volto, simpatico ricordo di alcuni teppistelli di strada. Si rende conto di avere un aspetto malsano, meno raccomandabile del normale, ma non sa che altro fare.

Sorride e dice:"beh, probabilmente stai pensando ma che cazzo vuole questo?saranno cazzi miei o no? ma io comunque ti seguirò, che tu lo voglia o meno...non so dove andare, e quindi l'unico posto che mi viene in mente è quello dove andrai tu! Magari posso tornarti utile!!!"

La frase è di una semplicità unica, sincera come solo la gioventù può dettare, e menter la dice il ragazzo gonfia come può il petto. Eliah aspetta sorridente la risposta della ragazza, con uno spiraglio di speranza che si riapre davanti a lui, sicuro di aver fatto comunque una buona impressione con la sua intraprendenza e la sua tenacia nonostante la situazione.

Fino a quando un rumore non esce violentemente dal suo addome! La fame è troppa, e il ragazzo non riesce a trattenere i crampi della fame, mentre arrossisce afflitto...

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La ragazza lo squadrò infuriata.

-Ma tu sei tutto scemo! Non hai capito che adesso ci stanno sicuramente cercando insieme?- gli sibilò contro.

Certo che quel ragazzo era piuttosto malandato, notò Veela soprappensiero, ma poi si accorse che non stava guardando lei, ma il pezzo di bicicletta che ancora teneva in mano. La cosa la fece infuriare ancora di più:

-Ma che cazzo guardi? Lo vuoi? DIMMI: LO VUOI VERAMENTE???- e con un gesto di stizza glielo lanciò contro. -TIENTELO ALLORA!!!!- Il ragazzo istintivamente si scansò ed il pezzo metallico finì per terra, in frantumi.

ma sì tanto, pensò lei, ormai....

-Stammi alla larga od il prossimo calcio nelle palle è tuo di diritto! Miserabile moccioso, adesso levati di torno che non sono di certo la tua baby-sitter!!!- aggiunse per spaventarlo e convincerlo a levarsi di torno.

Ma il ragazzo era testardo, non aveva paura...

Ci fu un istante imbarazzato di silenzio e poi un rumore...forte e distinto.

Il brontolio del suo stomaco.

Il ragazzo arrossì istantaneamente, ma non si levò di torno.

Per un pelo Veela non scoppiò a ridere, in un'istante l'ira dentro di lei era passata, come una nuvola che oscuri per il momento il sole. Peccato che il sole nessuno lo vedeva ormai da una ventina d'anni sotto quella coltre di nuvole grigie e di umanità deficiente.

-Ok, seguimi. Vediamo se riusciamo a procurarci qualcosa di caldo da mangiare, ma poi ti levi di torno. NON TI VOGLIO PIU' ASSOLUTAMENTE VEDERE!!! INTESI??- gli urlò in faccia, sempre nel tentativo di intimorirlo. Forse non era necessario, ma con gente del genere non si sa mai...

Il ragazzo annuì, intimorito.

-Bene, seguimi e non restare indietro.- rispose sbrigativamente Veela, inoltrandosi velocemente nel dedalo di vicoli.

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Corre.

I muscoli sembrano cedere ad ogni passo, ridotti allo spasmo. Il sudore gli imperla la fronte, mischiandosi con le gocce che gli cadono dai capelli bagnati dalla pioggia che aveva imperversato fino a poco prima.

Deve raggiungere la moto e poi sfrecciare al primo livello. Ha dieci minuti per fare tutto questo. Dieci minuti durante i quali, lo sa, rischierà la vita.

Si lancia in un vicolo, aiutandosi con le mani per svoltare. Ancora due incroci e avrà raggiunto la sua moto.

Ecco... non la prima... non la seconda... le terza!

Svolta rapidamente a destra scivolando leggermente con i piedi e tenendosi in equilibrio sbattendo sul muro. Ma improvvisamente si trova davanti due persone, una ragazza ed un ragazzo esile biondo. Finisce rovinosamente addosso a loro, cadendo in terra e facendoli cadere a sua volta.

«Ma che cazz...!» Esclama la ragazza andando gambe all'aria.

Lui non se ne cura e si rialza in piedi con agilità, come se niente fosse successo, riprendendo la sua corsa. Svolta a sinistra e prosegue ancora.

E finalmente la moto!

La mette in moto, quasi dispiaciuto nell'aver visto due morti di fame svenuti accanto ad essa. L'antifurto Shocker ha fatto effetto. Non è letale: si riprenderanno.

Accelera e la gomma lascia una scia di fumo bianca dietro di lui, stridendo come quei cavalieri neri incappucciati di quel vecchio film. Come si chiamava? "Il Signore dei Tranelli"? Non lo ricorda.

Si ritrova a sfrecciare per le strade trafficate, evitando le macchine che gli si parano davanti, diretto verso il posto di blocco sorvegliato che dà l'accesso al primo livello. Avrebbe voluto prendere la strada più sicura, passando per lo scantinato di un vecchio palazzo, ma ci avrebbe messo troppo a piedi, quindi... è tempo di ballare!

Punta il posto di blocco accelerando più che può, il motore che romba per le strade. Quei poliziotti non si aspettano una mossa del genere, impegnati come sono a tenere soprattutto la gente dentro il primo livello e non fuori.

Sentendo il rumore, due di loro si girano, gli occhi sgranati dalla paura. Gli altri quattro invece estraggono le pistole. Un altro gli punta contro il fucile da un mezzo blindato. Neanche gli intimano di fermarsi. Vedono che ormai è impossibile. E poi questi poliziotti hanno il grilletto facile.

Ma anche lui lo ha.

Estratta rapidamente la sua Sword of Avalon dalla fondina ascellare, spara cinque colpi e quattro poliziotti vanno a terra. Rimane uno di quelli con la pistola in mano ed i due impauriti.

Facile.

Vira leggermente e punta quello rimasto con la pistola, piazzato proprio all'apertura dell'imbuto di macchine, l'unico punto in cui può passare. Quello spara ed il proiettile finisce con un tonfo sordo sul suo braccio. Fa male. Ma non abbastanza da passare lo strato di Kevlar della giacca.

E stavolta toca a lui sparare.

Due colpi e le gambe del poliziotto armato cedono, dopo che in esse si sono aperti due fori rossi sulle ginocchia. Poi vira quel tanto che basta per passare a velocità folle tra il corpo inginocchiato e la macchina. Sente le lamiere a pochi millimetri dalla sua gamba, ma ormai è passato ed il tunnel buio che porta al prima livello gli ha dato il benvenuto.

Accende i fari e prosegue, dando un'occhiata alle spalle e notando con un sorriso che i poliziotti si stavano rialzando a fatica, feriti, ma non morti.

Arriva davanti alla palestra, inchiodando. Spegne la moto e la porta a mano in un vicolo dove la copre con un telo e le peggiori immondizie. E proprio lì nota un'altra moto che non vedeva da anni.

Sheila è arrivata.

Alza un vecchio asse di legno malamente inchiodato ad una finestra ed entra. Subito lo accoglie un odore di muffa e marcio. Ma lui sente solo quello di vecchi sudori. E ne sente anche uno nuovo, ma familiare.

«Finalmente rivedo il tuo brutto muso, scacciaguai.» Gli dice, accarezzando un sacco appeso al soffito malamente intonacato.

«Non posso che dire altrettanto, bellezza.» Le sorride. Vorrebbe correrle incontro e abbracciarla, magari anche baciarla. Ma gli torna in mente lei, in un letto di ospedale, in coma. Il suo dono e la sua maledizione.

«Non fare quella faccia triste. Lo so cosa stai passando.» Fa spallucce notando la sua espressione «Ho anche io i miei informatori, bello. Ogni tanto la vado a trovare. E sai una cosa?»

«Cosa?»

«Te la sei scelta proprio bella! Complimenti davvero.» Gli sorride ancora con quel sorriso malizioso e sincero che lo faceva impazzire.

Come al solito lui non sa che fare. Lei ha sempre quel suo atteggiamento strafottente, ma sa che capisce veramente quello che lui sta provando. Uno dei motivi principali che li avevano portati a lasciarsi era stato proprio l'essere troppo simili. O forse era solo una scusa per non ammettere che lui era troppo poco per una come lei.

«Cos'è quella ruga a forma di punto interrogativo sulla fronte?» Gli dice lei, avvicinandosi di qualche passo.

«Nulla.» tenta di sorriderle e, stranamente, ci riesce «Allora... cos'è che ti fa tanta paura, bellezza?»

«Tu, Paul Mullen, detto Orion, Osiris per pochi eletti... ovvero me e te. sei tu che mi fai paura... perché è per colpa tua che mi stanno dando la caccia.»

Lui spalanca gli occhi, incredulo.

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Finalmente si riprende dalla brutta botta ricevuta. E' disteso su un lettino che sà di urina e si guarda attorno. La luce gli dà fastidio come se aprisse gli occhi per la prima volta, come ogni volta che fà visita al Trauma Team...

Schiaccia il pulsantino sotto il suo letto ormai famigliare e aspetta il medico. Con sorpresa arriva una infermiera che sembra uscita da un film porno di bassa lega. Truccata sino al midollo e con un innesto da animale al posto dei capelli (probabilmente una chioma di cavallo) si fà avanti e controlla i vari grafici.

<< Lei dovrebbe essere il signor Nicholas Mc Bride no?>>

<< Cazzo se lo sono! O almeno, la maggior parte di me lo è!>>

<< Uhm... Ok, lei ha ricevuto una serie di traumi di cui uno di troppo nella parte frontale della testa. Grazie alle nostre cure mediche ha evitato di rimanere in coma per il resto della vita. La Ringraziamo per averci scelto e ora può rialzarsi... La cassa è in fondo al corridoio sulla destra. Arrivederci>>

Fottuti Droidi...merda...

La sua assicurazione sarebbe salita ancora.... sempre meglio...e tutto in un giorno solo.

Alzandosi dal letto raccoglie la sua robe e controlla che ci sia tutto.... sembra di sì: accendino, sintasigarette, portafoglio e documenti...soldi zero...ovvio, non hanno nome...

Nicholas pensando a cosa fare uscito dall' ospedale si avvia verso la cassa. Controlla che il braccio meccanico gli funzioni, sembra di sì, e se non sbaglia ancora meglio di prima...ottimo! Almeno una cosa positiva c'era...ma un braccio meccanico che funziona bene non serve ad un morto... doveva ritrovare il suo Terminale e vedere di farcela per il lavoretto. Il suo orologio dermale segnava le 19:32... forse ce l' avrebbe fatta...

Uscì dall' pspedale dopo aver ritirato lo scontrino alla cassa e chiamò un taxi.

Dopo pochi attimi era lì, un vecchio modello di Mercedes ma pur sempre funzionante. Indico l' indirizzio di casa sua e iniziò a vagare con i pensieri... Chissà che Embryodead abbia trovato lo sporco... Gli serviva la roba e gli serviva subito....non mancava molto all' inizio del lavoretto e la sua vita era appesa ad un filo...come il suo conto in banca.

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«Già... proprio tu, scacciaguai.» Gli dice lei, avvicinandosi lentamente con quel suo solito passo sensuale che metteva in risalto le sue belle gambe.

Ogni volta che lui le guardava non gli sembrava vero che fossero finte, appendici metalliche coperte di vera pelle, un ricordo di un mezzo corazzato della polizia che le era passato sopra. E ricorda anche che quando le toccava non sembravano affatto di metallo.

«Sai, adesso sono anche migliori.» Gli dice, notando il suo sguardo fisso sulle gambe «Queste sono carne viva, chicco! Clonate prelevando il mio DNA.» Apre un lato della sua tuta di pelle e gli mostra una coscia, lo sguardo volto ad indagare le reazioni di lui. Bingo! Lo vede avvampare in viso, come ai vecchi tempi. Prima di ritirare su la lampo, lascia che le si veda una parte delle sue mutandine bianche. Poi riallaccia il tutto. Sorride soddisfatta «Vedo che non hai perso il vecchio fuoco, cannemozze.»

Lui la guarda con un sorriso di sconfitta. Sa toccare i tasti giusti, non vi è dubbio. Solo un innato orgoglio non gli permette di saltarle addosso e di strapparle i vestiti, come ha fatto più di una volta in passato. Un orgoglio unito alla paura che, se lei non avesse voluto, si sarebbe fatto molto male. Ma qualcosa, quel solito qualcosa che non aveva mai fallito con lei, gli dice che non si sarebbe fatto nulla se avesse tentato. «Non hai perso nulla, vedo.» Le sorride con un pizzico di malizia «Ma ancora non capisco perché ti sei abbassata a chiedere il mio aiuto... ora che so che sono io la causa dei tuoi guai... pur se non capisco ancora come posso esserlo.»

«Non lo capisci proprio, vero?» Le si avvicina, veloce e sinuosa. Gli toglie di scatto l'impermeabile, sbottonandogli la camicia. Lui accenna una reazione, ma lo sguardo di lei ed un desiderio troppo represso lo fanno desistere. Poi, una volta sbottonata la camicia, gli scopre la spalla sinistra, rivelando il suo tatuaggio: la costellazione di Orione fluorescente. Lo lascia andare. «Rivestiti.» Gli dice «Che cosa ti aspettavi?» Un sorriso divertito le illumina il volto, ma i suoi occhi malcelano la passione.

Lui si riveste, abbottonandosi la camicia: «Continuo a non capire. E' solo un tatuaggio. Lo stesso che hai tu. Ce lo siamo fatti insieme, ricordi?»

«Già.» Scopre sensualmente una spalla. Poi la ricopre, soddisfatta ancora della reazione di lui. «Lo stesso tatuaggio che hanno quelli che ogni tanto vanno a fare visita alla tua ragazza. Lo stesso che hanno i sicari che mi vogliono uccidere. Lo stesso che hanno quelli che hanno tentato di uccidere te.» Si avvicina di nuovo a lui, portando il viso a pochi centimetri dal suo «Un giorno qualcuno ha visto il mio tatuaggio. Sai... dopo di te ho avuto delle... "avventure". Uno di essi ne aveva uno uguale, solo che era... diverso. Sotto la costellazione aveva due simboli strani, due geroglifici, mi sembrava. Ho fatto delle ricerche e ho scoperto che sono due segni che corrispondono a due lettere: S e H. Non so il significato.» fa spallucce «So solo che quell'uomo, nel momento in cui ha visto che io non le avevo, ha cercato di uccidermi.» Sospira, il suo respiro caldo si posa sulle labbra di lui «E da allora... ci stanno provando sempre più spesso.» Le labbra sono quasi a contatto «E se la tua ragazza è ancora viva è solo perché è l'unica cosa che potrebbe farti rintracciare. Prima o poi tornerai da lei. Loro vogliono questo. La stanno curando per farti tornare da lei e ucciderti.»

«Quindi... cosa devo fare?» Le chiede, socchiudendo gli occhi.

«Per il momento... lasciati andare...» Un lieve contatto con le labbra, che vengono socchiuse in fretta unendosi con quelle di lui in un bacio troppo atteso e desiderato e per troppo tempo represso.

Non è giusto, si ripete lui. Non è amore. Non lo è. E' solo passione.

Ma quel brivido torna e con esso un'improvvisa consapevolezza.

Si stacca da lei, gli occhi spalancati.

Lei intuisce prima che lui parli quello che ha in mente e gli fa un triste cenno di assenso con la testa.

«La uccideranno lo stesso, una volta che l'avranno guarita. Uccideranno me e poi lei, che non servirà più. E' morta... e ancora non lo sa.» Dice lui, con un fil di voce.

«Già... scacciaguai. L'unica cosa che puoi fare per salvare te stesso e lei è lasciarla morire.»

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Bene l'hackere era fuori dall'ospedale -speriamo che quegli imbecilli non lo perdano - pensò Mike, il capo gli aveva detto che erano i migliori del dipartimento nei pedinamenti quindi doveva fidarsi...se avessero scoperto qualcosa di utile sarebbe stato il primo a saperlo...forse

In compenso aveva un altra grana, un pazzoide maniaco, con un cappotto simile a quello del tipo che aveva visto fissare dalla ragazza con la bici, aveva bucherellato cinque agenti all'entrata del primo livello!

Nessun morto, il tipo ci sapeva fare, ma per un paio di ragazzi sarebbe stato duro riprendere a camminare, il loro pulcioso stipendio non bastava certo a farsi mettere due gambe nuove in acciaio!...

Aveve fatto tutti i rilievi del caso e finalmente era tornato a casa dalla sua Nora, la piccola aveva gradito tantissimo l'ultimo modello di CyberBarbie, gli era costato una fortuna, ma non era un problema spendere i suoi risparmi per lei. Vederla li serena e tranquilla a giocare sul suo vecchio tappeto consunto era una gioia, in fondo era l'unico barlume di innocenza nella fogna della città, un'innocenza che, pensò amaramente, sarebbe presto andata perduta

Il "DING" che segnalava l'arrivodi un messaggio sul computer lo distolse dai suoi pensieri, diede un bacio sui capeli della piccola e si rimise al lavoro...

Erano i risultati degli esami sull'espolosione al bar, sulla ragazza freddata alla fronte più altri esami che non aveva richiesto,ma che era scritto averbbero potuto interessargli.

Li aprì, per qaunto riguardava il ar nulla di nuovo una bomba con innesco a tempo, non molto raffinata ma molto efficace, la ragazza era stata uccisa con un colpo a bruciapelo di un arma di grosso calibro, probabilmente una Sword of Avalon o una Malorians ( e questo era interessante, non erano armi comunissime) ma la sorpresa arrivò poco dopo, il tipo che aveva freddato la ragazza era lo stesso che aveva sforacchiato i colleghi, l'arma era la stessa....aveva solo bisogno di un'altra conferma, scrisse velocemente una mail e aspettò la risposta nervosamente mezz'ora dopo un altro documento confermò che anche la sparatoria con morto di cui aveva udito mentre era nel cellulare era stata compita con la stessa identica arma...adesso aveva un sospetto!

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Ma è pazza?? che cazzo fa?? porca troia poteva darlo a me il pezzo della bici, non buttarlo in giro così e distruggerlo..ma vaffanculo donne, di meccanica e affari nn capite un cazzo..

Questi erano i pensieri che rimbalzavano nella testa di Eliah, mentre seguiva la ragazza nei vari vicoli, senza preoccuparsi di dove lo stesse portando. Aveva inconsciamente bisogno di fidarsi di qualcuno e quella ragazza sembrava fare al caso suo..

"MERDA!!!"

Urlò ad alta voce, quando un pazzoide investi in pieno la ragazza, facendola cadere a terra e passando come un razzo di fianco a Eliah. Gli imprecò contro, mentre correva ma probabilmente (o fortunatamente..) lui nn sentì..

"Dai alzati, ti aiuto io." Gli tese la mano per aiutarla ad alzarsi, ma lei lo ignorò mentre malediceva il tipo e la giornata pessima. Si alzò da sola, dimostrando agilità nei movimenti. Eliah lo notò subito: se c'era una cosa che aveva imparato da suo padre era di osservare come si muovevano le persone..poteva sempre tornare utile.

Ripreserò a camminare, con l'aspetto di due straccioni, ora che anche lei era insudiciata dal fango e dalla pioggia. Eliah chiese dove stessero andando e lei rispose bruscamente di non preoccuparsi, che stavano andando in un posto caldo.

E un posto caldo è, quello dove sono ora!

Si trovano nel retro di una grande mensa, con un sacco di pentoloni di acqua che bolle, tra mille vapori di piatti semplici ma nutrienti.

"Ehilà, Gemin, come stai? E tu Bezzy? Sai.." .

Veela! E' cosi che si chiama, a quanto pare. Tutti qua dentro la stanno chiamando cosi.

Veela sta parlando con tutti la dentro, probabilmente ha lavorato precedentemente in questo luogo, o forse è di famiglia pensa il ragazzo indifferente. Eliah non le presta molta attenzione, troppo concentrato sugli odori che aleggiano in quella stanza enorme, la pancia che mormora parole affamate.

Si avvicina a un pentolone, fa un salto per vedere cosa bolle dentro, atterra sulle gambe con il riflesso negli occhi della similpasta che si cuoce la dentro, si gira di scatto verso Veela per chiamarla e chiederle quando si mangia, e dopo un attimo è steso a terra, con la testa che gira, lo stomaco che brontola e troppe poche energie per permettersi altri sforzi fisici!

Poi buio, dopo qualche altro capogiro, svenuto per la fame e per il pestaggio subito che lo ha indebolito..solo una parola esce dalla sua bocca, prima di svenire, indirizzata alla ragazza che si sta accucciando su di lui per capire cos'ha:

"grazie..."

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