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La nostra storia...


Kordian

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Nessuno sembrava essere andato con lui...si riavviò verso il bosco, e appena lo raggiunse si stese a terra, la schiena contro un albero, a proprio agio tra il verde e le piccole creature del sottobosco..

Si abassò ancora il cappuccio sugli occhi, incrociò le mani sopra la pancia, la daga nascosta all'interno della manica sinistra, e attese..attese che tornassero, o che qualcos'altro attirasse la sua attenzione e il suo divertimento.

E ripensava all'umana, alla sua spada, alla bambina elfica e ai segni che entrambe avevano...

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OT Non preoccuparti, ho già in mente qualcosa. Solo che mi dispiace, ma oggi sono oberato di lavoro... Giurin giurello domani posto.... Manzoooo spremiti le meningi ed inventati anche tu qualcosa...OT end

Erano già in cinque...uhm, sei con il kender. Perenor sbuffò desolatamente dentro di sè. Erano costretti a portarlo con loro stavolta: non conosceva il paese, ma quel tizio, quell'Entreri avrebbe potuto aiutarli.

Più che altro il giovane chierico aveva tirato ad indovinare; non era proprio sicuro che vi fosse una biblioteca lì... ma aveva la sensazione che in qualche modo quel posto fosse pieno di sorprese. Aveva la certezza di rivedere quello che gli era stato mostrato in sogno... e proprio per questo doveva assolutamente trovare quei luoghi.

-Bene- disse, vedendo che gli altri lo stavano aspettando- Da che parte dobbiamo andare?- chiese.

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Aixela guardò il chierico con occhi sgranati, strabuzzandoli come se non volesse credere che a parlare era stato lui. Desiderava con tutta se stessa che quella frase l'avesse detta il kender. Al massimo l'avrebbe accettata dall'elfetta.

Ma il chierico, quello che l'aveva curata, accudita, quello che l'aveva sollevata tra le sue forti braccia... proprio lui ha fatto una cosa del genere.

Sentì salire la rabbia dentro di sé, un sentimento conosciuto e più volte represso da un controllo quasi perfetto. La sentì percorrerle il torace, passarle il cuore, salire per la gola e infettarle il cervello.

Voleva risposte! Solo questo voleva. Sembrava che potessero dargliele, che sapessero cosa fare. Invece... invece... invece...

Strinse i pugni... ma delle mani la sfiorarono, seguite da un'ombra che le si staglia davanti.

Trebor le prese le mani e se le portò alla bocca, baciandole. «Calmati, piccola. Non serve a niente prendersela con nessuno.» I muscoli di lei si rilassarono un po' e lui le lasciò le mani, accarezzandole una guancia «Lui non sa dov'è la biblioteca, ma crede che ci sia. Quindi è ovvio che chieda la direzione.» Lancia un'occhiata al chierico, notando che si era accorto della reazione di Aixela. Gli fa un cenno per dirgli di non preoccuparsi, poi si gira di nuovo verso di lei, alzandole il mento per guardarla negli occhi «Anche tu non sai perché sernti delle cose eppure lo sai. Lui forse ha il tuo stesso... "problema". Dargli una mano non ci farà male...» Sorride «... almeno spero. Sai, le biblioteche non sono proprio un luogo tranquillo, se ricordi bene. Specie se sono abbandonate e abitate da creature che, pur se non sanno leggere, sono gelosissime della loro nuova dimora.»

Aixela rise. Eccome se ricordava quella volta che incontrarono una biblioteca abbandonata piena delle creature più bizzarre e pericolose.

Ma se l'erano cavata anche quella volta. Come sempre.

Prese la mano di Trebor e la scostò delicatamente, dandogli un bacio sulla guancia.

«Ehi, piccola... lo sai che potrei anche pensare che hai cambiato allineamento?» Le strizzò l'occhio.

«Il giorno che avrai la possibilità di allattare... allora forse avrai qualche possibilità.» Lo spinse via scherzosamente, dirigendosi verso il chierico.

«Vado subito a prendere del latte!» Urlò Trebor.

Aixela sorrise tra sé, scuotendo la testa: ogni volta le stessa storia. Ma se lo adorava era proprio per questo motivo. Passando vicino alla piccola elfa, si fermò a pensare un attimo poi si chinò sulle gambe.

«Allora... non credi sia ora di chiedere a zio Garfuss di portarci a quella biblioteca?»

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Non sarebbe potuto sfuggire a nessuno l'imponente edificio di pietra bianca, contornato da uno splendido giardino. Era uno dei templi più influenti della zona.

Appena si addentrarono nel viale contornato da aiuole, il chierico si fermo', borbottando qualcosa del tipo "si...è questo il posto"

L'entrata era sotto un portico sorretto da due colonne magistrali, e alcune guardie erano di ronda.

"Fermi!" intimò uno, evidentemente di grado superiore.

"Siamo semplici fedeli che vogliono adorare il culto, e magari visitare la vostra biblioteca" disse Perenor

"Non è questo il problema. Il problema è lui" indicò il kender.

"Hei io sono un credente convinto!"

"Certo come no, e io sono un gigante delle colline."

"Ma è la verità! Mettimi alla prova!"

"Ah, è così? Va bene... humm qualè l'argomento trattato nel quarto capoverso del trentaquattresimo capitolo della Creazione dei Regni?" chiese il soldato con un ghigno da furbo rivolto ai suoi compagni. Sghignazzarono.

Perenor alzò gli occhi al cielo. Lui non avrebbe saputo rispondere, ma anche il fedele più fanatico avrebbe avuto seri problemi: la Creazione dei Regni era un'opera monumentale, nei suoi dieci anni di apprendistato ne aveva studiato solo la metà. Stava per raccomandare a quel soldato di farsi un'esame di coscienza, quando il kender, sorprendendo lui e il soldato, prese a parlare:

"Se non ricordo male c'era stato il problema del Fosso senza padrone, quando Ghil'gahlad Halabanster, a suo tempo consigliere della nazione elfica, e Moron Firehammer, primo sacerdote del culto di Moradin, si incontrarono nella città neutrale costiera di SharkSeer, quella ricostruita tre volte fino a quel tempo, per le inondazioni. C'era anche il problema degli squali. E delle piovre giganti. E delle trombe d'aria. E dei plesiosauri. Mi spiace che dopo la trentaquattresima ricostruzione l'abbiano abbandonata. Comunque, tornando a noi, i nostri eroi decisero di incontrarsi per risolvere la spinosa questione del Fosso senza padrone, ovvero quella fascia che collegava le montagne del Thour'Min a est e la foresta di Blackwood a ovest, oggi Blackshared, con i territori allora in mano agli orchi, problematici per le loro svariate incursioni, ma vitali per il traffico di salsiccie affumicate, di cui loro erano praticamente l'unico produttore. Io non mi sarei fidato a mangiarle chissà cos aci mettevano dentro! Cmq tramite il trattato di Sharkseer (anche detto Trattato Salsicicciotto) gli elfi si impegnarono di mandare ai nani 100 cervi adulti l'anno, mentre loro si impegnarono a rispedire indetro almeno 340 chili di salsiccie naniche, meno buone di quelle orchesche, ma piu' genuine. Ne segui' la cacciata degli orchi dal fosso, che poi fu spartito con il trattato di Slasiccia Felice e quello di Salsiccia Libera."

Era giusto. Il soldato, conscio della sconfitta, sfoglio' comunque il Creazioncino (un'edizione tascabile che entrava appena in un carro di tre metri) per accertarsene. Il kender aveva ragione.

"Va bene, il mio dovere l'ho fatto, passate pure. Io non mi prendo responsabilità se qualcuno vi ferma dentro però. Firmate qua."

I membri del gruppetto firmarono uno ad uno in un grande libro che affiancava il soldato, evidentemente un elenco di visitatori. Al kender fu anche fatto firmare un foglio che scagionava il tempio da ogni occasionale ferimento, malattia, azzoppamento, avvelenamento, tortura, sacrificio o morte del visitatore al suo interno.

"Un ultimo avvertimento" esordì il soldato "se lui combina qualche pasticcio anche voi sarete considerati responsabili."

Il nano acchiappò Garfuss per la collottola e gli spiaccicco' il viso sul suo.

"Ascoltami bene brutto folletto troppo cresciuto, se succede qualche casino farai meglio a scappare per il resto della tua vita. Non voglio rogne intesi?"

"Tranquillo! Ho capito, ho capito. Messaggio ricevuto. Solo una cosa però.. mangia meno aglio."

Appena furono dentro, l'aria si fece subito piu' fresca. Perenor colse l'occasione per chiedere a Garfuss come facesse a sapere quella parte del libro.

"Oh in realtà l'ho letto una decina di volte. E' appassionante. Certo ci sono un po' di nomi, ma per quelli basta un attimo di impegno."

L'elenco dei nomi in quell libro era lungo come una trascrizione del DNA.

"Dove cavolo hai trovato il tempo per leggerlo DIECI volte?!?!?"

"Oh beh era quando mi sono perso in quello spazio extradimensionale, e praticamente eravamo io e questo libro, all'inizio ero un po' scettico ma poi ho cominciato e mi ha appassionato."

"Ma pensavo che considerassi noioso leggere!"

"Non li scrivono piu' i classici di una volta."

"Non è che stai facendo un po' troppo l'intellettuale adesso?" Chiese Aixelia. Il kender sbuffò.

C'era una qualche funzione in atto e la grande sala era piena di fedeli. Perenor disse agli altri di aspettare in un angolo, mentre lui cercava qualcuno che indicasse loro la biblioteca.

"Ma che belle candele!" esclamò il kender, con un acuto a cinquantamila decibel. La voce rimbombò per tutte e trentaquattro le colonne. Mezza sala si girò. Per fortuna i nostri erano in un angolo abbastanza nascosto e inoltre il nano aveva avuto la prontezza di spiaccicare il Kender al muro. Appena fu ripreso il sermone, il nano bisbigliò ferale:

"Fammi un''altro scherzetto del genere e andrai presto a nuotare in fondo al mare del ghiccio, siamo intesi?"

Il kender annuì frettoloso.

Perenor stava tornando, seguito da un accolito.

"Bene" esordì "a quanto pare la biblioteca è in un edificio separato dal complesso, Saint Anger qui ci guiderà."

L'accolito Anger annuì per salutare e fece segno di seguirlo.

Cominciarono con l'uscire dalla grande sala per una porta, passarono un paio di stanze, scesero delle scale, entrarono in un corridoio lungo, stretto e ammuffito. Perenor cominciò ad essere assalito da dubbi atroci, ma gli altri non ci fecero caso. Il nano infatti era mezzo in estasi per la piccola profondità sotterranea.

"Guarda che lavoraccio" esclamava ogni tre passi "muffa, umidità dappertutto! Si vede proprio che non è opera del mio popolo!"

"Il TUO popolo?" chiese Entreri con un ghigno

Il nano si rabbuio'. Continuarono in silenzio. Silenzio relativo, ovviamente. Nessun kender puo' restare totalmente in silenzio a meno che non ci sia un pericolo mortale impellente. Nel caso del nostro Garfuss, nemmeno quello.

Giunsero alla fine del corridoio, e da una porta uscirono in un cortile che sembrava abbandonato. Saint Anger indicò loro di proseguire e rientrò nel tunnel, chidendosi la porta alle spalle.

Perenor alzò lo sguardo ed i suoi peggiori sospetti furono confermati: si trovavano davanti ad un caseggiato rozzo e spoglio ad un solo piano, probabilmente. Nulla a che fare con quello che aveva visto in sogno.

-Questa è la biblioteca...!- mormorò Entreri sarcastico, tirandosi da parte ed indicando al chierico un vecchio battente arrugginito. Perenor pregò dentro di sè che quello non fosse un errore, si avvicinò alla porta e rilasciò il battente di ferro con un tonfo secco.

Attesero. Nessuna risposta.

Nel frattempo dietro ad Aixela e Trebor sopraggiunse il gruppetto del nano, con il kender e la bambina elfa. Garfuss ora aveva la bocca libera e stava cercando di recuperare il tempo perso. Dannazione pensò Perenor, irritato, non adesso!

Davanti a lui una piccola sezione della porta si ritrasse. Dietro vi era una grata sottile ed era impossibile capire chi vi fosse. Perenor non si perse d’animo:

-Buongiorno. Il mio nome è Perenor e come può vedere dal simbolo che indosso sono un chierico del sommo Paladine. Che la sua benedizione possa proteggervi.-

Il giovane chierico cercò di ignorare il borbottio scocciato di Entreri, accanto a lui.

Da dietro la grata la voce di un vecchio gli rispose: -Cosa volete? Cosa fate qui? La biblioteca è chiusa!-

Perenor capì immediatamente che qualcosa non andava, in tempi normali quella porta davanti a loro sarebbe stata immediatamente aperta... se non altro ad un chierico di Paladine.

-Per quale motivo buon uomo? Il sommo chierico di Elishin mi ha suggerito di proseguire qui le mie ricerche. Ero sicuro che avrei trovato una buona accoglienza... e poi le porte del sapere non sono mai negate agli uomini di conoscenza.- provò a bluffare Perenor.

Da dietro la grata vi fu un istante troppo lungo di silenzio. Il giovane chierico trattenne il fiato sperando che il custode se la fosse bevuta... frattanto il kender si stava avvicinando alla porta. Perenor se ne accorse all’ultimo istante, ma fortunatamente Trebor colse il suo sguardo allarmato e tirò via da lì Garfuss per la collottola. Qualcuno tossì sonoramente per coprire le lamentele del kender.

OT ragazzi forza inventatevi qualcosa pure voi... senno' qui vado avanti solo io! OT

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OT Okkei, Manzo, ma non serviva che ricopiassi il mio inizio stravolgendo tutto il tuo.... Mi sono piegato nel pezzo in cui il kender interrompe la cerimonia :lol::lol::lol: OT end

Si sentì sferragliare dietro la porta e con un sonoro cigolio venne aperto. Sulla soglia si infilò la faccia raggrinzita di un monaco, avvolto in una tunica grigia e probabilmente molto polverosa. Quasi sicuramente il bibliotecario.

- Tu puoi entrare- disse rivolto al chierico- Ma i tuoi amici, se vogliono accompagnarti, devono lasciare a me le armi.- intimò, sospettoso.

Perenor si girò verso gli altri allargando le mani, come per discolparsi. Trebor non battè ciglio: si tolse le armi e le consegnò ad Aixela. Entreri non si mosse: evidentemente non aveva nessun interesse ad entrare. Anche per Aixela era così. Pertanto si fecero da parte; li avrebbero aspettati lì fuori. Sturmir guardò gli altri indeciso, poi brontolando tra sè si slacciò l’ascia e la consegnò al vecchio monaco. Prima che qualcuno potesse dire qualcosa afferrò il kender ed entrò con Perenor, a capofitto, la bambina elfa che trotterellava dietro di loro.

–La ringrazio per la cortesia. Sono arrivato solo ieri qui ed è molto importante che io raccolga le informazioni richiestemi...- Perenor sudava freddo nel tentativo di distrarre il monaco dal fatto che Sturmir aveva appena trascinato dietro di sè un kender... DENTRO una biblioteca.

Ma il vecchio monaco non sembrava averci fatto minimamente caso: - Non siete gli unici stranieri arrivati da poco da queste parti.- stava dicendo- Il momento è difficile e dovete scusare la mia diffidenza, ma proprio ieri il magistro è stato assassinato nelle sue stanze e quel vecchio con quel cappellaccio è arrivato qui dentro...-

Perenor spalancò gli occhi sbalordito:- Per caso il suo nome era Fizbain?-chiese.

-Sì, sì...mi pare. Proprio lui. Un vecchio un po’ eccentrico, ma molto cortese. Mi aveva avvertito che oggi sarebbe arrivato qualcuno di sua conoscenza... solo per questo vi ho aperto. Vi aveva descritti tutti quanti così bene...-

Perenor dentro di sè tirò un sospiro di sollievo ed insieme di esultanza. Allora erano venuti nel posto giusto! Già cominciava a disperarsi vedendo che non riconosceva nulla di quel posto. Ciò nonostante erano sicuramente sulla pista giusta!

Il vecchio monaco li condusse verso la parte più interna dell’edificio, le pareti disadorne che davano un certo senso di oppressione e trascuratezza. Ma finalmente la pesante porta in quercia là davanti disse immediatamente a tutti loro che quella altro non poteva essere che la biblioteca. Il monaco li precedette, spingendola con forza sui cardini.

-Ecco- disse- questa è la biblioteca. Io sono nella stanza accanto casomai vi servisse aiuto... ma non credo ne avrete bisogno, questo è un paese piccolo e non disponiamo di molti testi...- soggiunse con tono piatto.

Un’idea balenò in mente a Perenor:-Mi scusi, per caso il vecchio di cui parlava, quel Fizbain, ha guardato qualcosa in particolare?- chiese, speranzoso.

Il monaco lo guardò fisso, cercando di ricordare: -Mmm, non mi pare. Anzi adesso che mi ci fai pensare ha appena dato un’occhiata alla stanza e poi se ne è andato via soddisfatto. Non ha neanche toccato un libro. Scusate, ma adesso devo tornare alle mie funzioni- aggiunse il monaco e li lasciò lì da soli, in mezzo a cataste di libri polverosi.

A Perenor caddero le braccia: un buco nell’acqua. Non ebbe il coraggio di guardare gli altri negli occhi in quel momento. Ciò nonostante entrarono tutti nella stanza e cominciarono a cercare... tra le migliaia di volumi.

Ma era inutile. Perenor se ne rese conto subito, dopo una prima veloce occhiata...

-Uhu, guardate qui- saltò fuori il kender- Non sapevo che esistessero così tante ricette per il liquore di Hettin. Dite che potrei portarmi a casa un piccolo appunto?-

Tutti sentirono un brivido freddo mentre il suono distinto di uno strappo attraversava la stanza. Sturmir prese a rincorrere Garfuss, cercando al più presto di immobilizzarlo...la giovane bambina elfa intanto saltava qua e là, osservando incuriosita gli scaffali polverosi, divertita dalla folle corsa del kender.

Proprio un disastro pensò Perenor. Non solo non vi era nulla del sogno, ma tutti quei libri erano assolutamente inutili: ricette di cucina assieme a tomi polverosi sulle tecniche per dissodare il terreno...nulla di interessante. Ben presto Trebor guardò il chierico, con aria interrogativa.

Frattanto dai mugugni fuori dalla stanza Sturmir doveva essere riuscito ad immobilizzare il kender.

Lo trascinarono fuori, richiamando il vecchio monaco perchè restituisse l’arma al nano. Perenor si sentì enormemente frustrato: aveva sperato di trovare qualcosa lì dentro, un qualsiasi indizio importante. Ed invece uscivano a mani vuote. Cosa avrebbero pensato gli altri di lui? Perchè Fizbain aveva voluto che andassero lì? A quale scopo?

Sbrigativamente la porta si richiuse dietro di loro. Gli altri lì aspettavano ancora lì fuori, nell'anticamera.

-Allora? Trovato qualcosa?- chiese loro subito Aixela, incuriosita- Non siete stati dentro per molto...-

Perenor non ebbe il coraggio di risponderle. Aveva fallito miseramente.

Per Garfuss e la bambina elfa non sembrava essere stato così, Garfuss le stava mostrando orgoglioso una vecchia mappa che “doveva” esserglisi impigliata tra le mani, uscendo. Sturmir li teneva d’occhio entrambi, con uno sguardo che non prometteva nulla di buono. Tutti insieme, mentre Trebor spiegava sommariamente agli altri che dentro la biblioteca non avevano concluso nulla, oltrepassarono le guardie all'ingresso e si diressero di nuovo verso la locanda.

Fu allora che Aixela si rese conto che Garfuss e la bambina erano spariti. Immediatamente dopo udirono degli strilli. Provenivano dal retro dell'edificio in pietra che ospitava la biblioteca... Corsero come un sol uomo, temendo il peggio, ma trovarono soltanto Garfuss e la bambina che si rotolavano nel fieno, divertendosi come matti. I monaci avevano riadattato parte dell’edificio come deposito e vi avevano ammucchiato diverse balle di fieno; alcune di esse si erano slegate e l’erba secca era ammucchiata disordinatamente fino al soffitto. Sturmir aveva ancora tra le mani l’ascia e sembrava decisamente intenzionato a non riporla... il suo sguardo assassino posato sul kender non prometteva nulla di buono.

Poi, insieme successero due cose: la bambina elfa si bloccò, come in trance, guardando la spada di Aixela che ora sfavillava nella penombra del fienile non illuminato. E mentre gli sguardi di tutti passavano dalla spada di Aixela alla bambina elfa, Garfuss riemerse dal fieno strillando eccitato:

- Guardate! Ho trovato una PIUMA!!!-

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Ariaston se ne stava seduto tranquillamente sotto all'albero, in paziente attese. Stava arrivando l'ora di pranzo, e dopo qualche giorno gli stava venendo fame. Quello era un problema per lui. Faceva sempre molta fatica a nutrirsi, per colpa di quella maledizione che lo affliggeva.

Si alzò, si incamminò nel bosco alla ricerca di acqua. Dopo una decina di minuti riuscì a trovare un piccolo stagno, di acqua neanche troppo fresca, ma pulita. Bevve un po', lentamente, come il suo corpo gli permetteva, e poi raccolse qualche frutto nei dintorni. Trovò qualche mela selvatica, dura e con poco succo, che spremette al massimo bevendo il nettare che ne fuoriusciva. Senti qualche energia entragli nel corpo, ma non era sufficiente.

Allora cercò ancora, e con un po' di fatica trovò un cespuglio di succose more, che sciolse in bocca e riuscì a ingoiare.

Dovette impegnare un bel po' di tempo per nutrirsi, ma dopo quasi due ora si ritenne soddisfatto. Aveva mangiato quello che un altro essere umano avrebbe mangiato in dieci minuti, ma si sentiva sufficentemente rigenerato per arrivare a sera, quando avrebbe mangiato ancora se ce ne fosse stata occasione.

Maledi la sua maeledizione, che gli procurava tanti problemi e tante perdite di tempo e ritornò a distendersi sotto l'albero, in attesa dei suoi compagni di avventura. Sarebbero arrivati entro poco, sperò..

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OT ok ho modificato abbastanza pesantemente il mio precendente post, Strike e gli altri ditemi che ne pensate, soprattutto strike, visto che ho fatto un bel taglia -incolla..... Ah Joram, Njasheen, Ruttalisk e Daermon... inventatevi qualcosa pure voi!OT

[OOG= Tranquillo, ci stavo già pensando, ma stasera non so se ho tempo di postare.]

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Li vide passare non tanto lontano da lui...ma c'erano troppe persone che potevano assistere al secondo tentativo di rapimento...poi il kender ha la fottuta abilità di stare sempre al centro dell' attenzione per cui non poteva riprenderselo...almeno per ora.

D' un tratto penso a ciò che aveva lasciato insospeso, la locanda "Il Muflone Danzante" gli sembrava di leggere da qui, ora era indifesa e non aveva visto uscire i bambini e nessuno per ora stava entrando in locanda; probabilmente ancora sconvolti dai fatti successi il giorno prima.

Facendo attenzione a non essere visto scese pian piano dalla chiesa e aiutandosi con le catene passò da un edificio all' altro.

Pochi minuti dopo era sopra la locanda.

Quei bambini avevano visto troppo e probabilmente aveva anche sentito troppo. Gli sarebbe costata la vita, anche se innocenti, dovevano pagare. Na'Rghal non poteva permettere che le voci che un demone girava per la città si diffondessero e i bimbi probabilmente non aspettavano altro che raccontarlo ai 4 venti. Anche per questo il locandiere e chi altro fosse stato nella locanda doveva morire.

Entrò facilmente da una finestra. La stessa dell' altra notte. Il puzzo era invariato. L' odore di sudore misto ad urina contaminava tutta la stanza e molto velocemente anche i vestiti di chi passava.

Veloce come una lince andò verso la porta e quando stava per aprirla senti:

<< Sìsì ragazzi, non preoccupatevi, cui di sopra sarete al sicuro finchè le vostre mamme non verranno a prendervi. Poi frà poco dovrebbe arrivare anche la ronda cittadina. Figuratevi, cosa può succedervi ancora?>> Era la voce di un' uomo, probabilmente il locandiere sentendo la sicurezza della voce e delle movenze per le scale.

Di scatto il Kyton aprì la porta e se lo trovo davanti. L' oste era obeso e il vestito che portava era da buttare, sozzo e a brandelli. La vestaglia che portava davanti in cuoio li fù di poco aiuto quando gli uncini entrarono profondamente nella sua carne. L' oste guardò con gli occhi sgranati e di sorpresa il demone negli occhi e poco dopo, quando altre catene gli strapparono la giugulare stramazzò a terra in pochi secondi. Dà lì in poi fù il caos. I bambini si misero ad urlare come pazzi e quei pochi che non si buttarono a terra in preda al terrore invertirono la marcia e tentarono una fuga giù per le scale. Il Kyton privo di ogni scrupolo e muovendosi quasi meccanicamente li sorpassò con un abile balzo trovandosi davanti a loro. Una veloce sferzata con la catene e due bambini caddero a terra privi di vita. Poco dopo altri 4 bambine li raggiunsero a miglior vita mentre il loro sangue insozzava le rampe di scale.

Si sentirono degli urli da giù di bambini. Non erano saliti tutti, maledizione!

Scese con grande velocità dal resto di scale e si trovò nel salone. Altri 4 bambini erano lì e stavano cenrcando di levare la sbarra che probabilmente l'oste aveva messo per evitare intrusi....povero illuso.

Prima che li potesse raggiungere i bambini riuscirono a fare leva e levarono la sbarra. Con sorpresa di tutti i bambini vennero scaravantati indietro e 2 guardie irruppero nel salone. Na'Rghal tirò un calcio al bambino che gli era caduto addosso e con un mezzo sorriso affrontò le guardie.

Fece roteare le catene e si lanciò in avanti. Le guardie si misero in difensiva non capendo ancora bene cosa avevano davanti. Brutta mossa. La guardia di sinistra non aveva legato bene la sua gorghiera e la catena trovò dove passare. La maglia di ferro di apri, la stoffa si lacerò e la punta della catena entrò in profondità nella gola. La guardia anche se ormai privata della sua voce non muorì, pura fortuna, e facendo cadere la spada si aggrappò alla catena tagliandosi le mani sugli uncini. L' altra guardia con un urlo attacco alzando in alto la spada e colpi il demone in un punto scoperto dalle catene. L' arma gli fece un taglio all' altezza del costato e il demone ruggì dal dolore. Na'Rghal evitando di essere colpito ancora tirò via la catena impigliata sulla gola della guardia di sinistra e con le urla e pezzi di carne delle mani la catena tornò vicino al demone. Richiamò i suoi poteri magici e creò un' illusione al posto del suo volto indirizzata alla guardia di destra. Quest' ultima si congelò e disse: << Nihla? Come è possibile? Ma...ma...tu sei morta!>>

Proprio quello che voleva. La guardia anche se per un attimo aveva abbassato le difese e le catene del demone lo fecero suo. Animate dalla magia si iniziarono a muovere di vita propria e come tanti piccoli scorpioni puntarono le due guardie. Una si stava alzando con le mani tutte insanguinate e grondando sangue dal collo; l' altra era ancora attonita che guardava il volto di sua moglie. Vissero solo pochi altri istanti perchè poco dopo le catene attaccarono tutte assieme e le loro carni vennero straziate e staccate dalle ossa.

Prima ancora che i corpi smettesserò di muoversi per le convulsioni pre-morte Na'Rghal stava già cercando i 4 bambini che erano lì sotto...poco male, le catene avevano già fatto il suo lavoro. Gli occhi sbarrati dei bambini lo stavano guardando privi di vita. Peccato, avrebbe voluto ammazzarli lui, più consenzientemente.

Riavvolse le sue catene ormai tornate normali e salì le scale per finire i bambini terrorizzati il prima possibile visto che tutto il trambusto provocato non sarebbe passato inosservato. Li trovò ancora lì dove li aveva lasciati che piagnuccolavano. Poco dopo smisero di piangere e smisero di vivere. Il demone si sentiva soddisfatto, finalmente del sangue era stato versato e la sua ferita aveva già iniziato a richiudersi. Uscì dalla finestra da dove era arrivato e scomparve trà i tetti.

<<Sniff...Sniff...>> Aryn era sotto il letto dove era riuscito a nascondersi quando le guardie lo trovarono. Il demone non l' aveva trovato e non l' aveva sentito e sembrava essersene andato da tempo.

Quando le guardie lo presero con se e gli fecerò mille domande il bambino prima di svenira, ancora sotto shock riuscì solo a dire: << Sturmir, il nano, con lui ero al sicuro...Perchè ci ha lasciato soli?...Sniff Sniff...>>

Di nani non se ne vedevano molti in questi tempi nel paesetto. Le guardie si scambiarono uno sguardo e uscirono dalla locanda ormai invasa dai curiosi e da più ronde cittadine.

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...ma è terribile!...poveri bimbi, che crudeltà inumana... mi è passata la voglia di buttare giù due righe.. vado a farmi raccontare qualche barzelletta improbabile dal kender... sigh...

Gh..sia chiaro...Questa è interpretazione del pg... I Demoni non sanno cosa sia la crudeltà e nn sanno cosa sia la pietà o i sensi di colpa. :twisted: Io di norma sono un pò meno crudele... :P

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Sì, la spada stava brillando ancora una volta e stavolta nei pressi di questo fienile. E una piuma. Sempre quella piuma.

Aixela guardò Trebor, confusa e decisa.

Per la prima volta dall'inizio di questi eventi, sfoderò la spada. La sua luce sembrava voler penetrare fin dentro il cervello di chi la guardava, tale era la sua intensità. Vide tutti coprirsi gli occhi. Tutti tranne lei. E la piccola elfa.

Persino il kender sembrava zittito.

Sorrise. Poco male.

Il suo sguardò tornò sull'elfetta e vide i tatuaggi e gli occhi illuminarsi. E nell'espressione del suo viso capì che anche la picocla stava vedendo la stessa cosa.

Bene. E ora? Spada alla mano non sapeva cosa fare. Sentiva qualcosa. Sotto il fienile... qualcosa. Chissà cosa...

E all'improvviso vi fu il vento. Un vento terribile, ululante. Il fieno volava via in tutte le direzioni. No, non in tutte. Volava via da lei, da quel posto soffiato via dalla forza di un vento che...

... sgorgava dalla sua spada.

Poi tutto cessò come era iniziato. La spada smise di brillare. Il vento divenne una leggera brezza in procinto di spergersi.

E ai loro piedi giaceva una botola di legno.

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Si era ridisteso da qualche attimo all'ombra dell'albero, rilassato e in attesa. La giornata non era molto bella, poco sole ma era calma. Non tirava vento, come il giorno prima.

Guardava in direzione del villaggio, in attesa di qualcuno, o qualcosa. Ma nulla si parava davanti alla sua vista.

Poi i suoi sensi si allertarono. Percepì che qualche magia, anche se non sapeva di che tipo, in atto. Non sarebbe mai riuscito a capire che stava succedendo con i suoi poteri; sarebbe potuto essere una magia di guarigione, come una di morte o un semplice trucchetto da mago principiante. Non poteva saperlo, ma percepiva che qualcosa era in atto. E visto gli eventi del giorno precedente, ci credeva poco che quella potesse essere un'innocua magia di un qualche mago principiante.

Allungò la vista verso il villaggio, penetrante come quella di tutti gli elfi, e notò qualcosa in un punto non troppo distante. C'era qualcosa nell'aria, forse fumo..no vapore..no era polvere!

Che ci faceva della polvere nell'aria? Non c'era vento e non riusciva a immaginare che stesse succedendo. Qualcuno doveva averla sollevata, e non era una cosa semplice visto che parecchio alta.

Si mosse sull'erba, agitato e incuriosito, come al solito, dagli eventi fuori dal normale.

Guardò ancora la strada, quel sentiero vuoto che nessuno stava percorrendo. La sera era ancora lontana e avrebbe fatto a tempo a tornare per l'appuntamente con i compagni di viaggio.

Non ci pensò molto, e si alzò con uno scatto in direzione del villaggio, mantenendosi nascosto all'ombra del boschetto, finchè potè.

Poi se ne distaccò e procedette velocemente, verso la polvere, verso quello che l'attirava.

Appena arrivato vicino al villaggio si accostò alla parete, sfruttando la poca ombra che creava a quell'ora, con il sole alto sulla testa, per quanto debole la sua luce.

Strofinò l'amuleto al collo, e l'ombra crebbe dolcemente attorno a lui nascondendolo agli occhi. Diede una rapida occhiata alla piazza, notando un gran trambusto e molta gente davanti alla locanda. Dovevano aver trovato tracce del combattimento.

Se ne disinteressò e procedette con passo lento ma sicuro verso il polverone, che ormai stava calando...ci avrebbe messo del tempo, perchè voleva essere sicuro che nessuno lo vedesse, ma non aveva fretta...

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