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La nostra storia...


Kordian

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Era l'oscurità più totale. Garfuss si mise la mano davanti la faccia, ma non riuscì a scorgerla. Fece qualche passo, e sentì sotto i suoi piedi, qualcosa di viscido e scricchiolante.

"Puah.. probabilmente sono vermi schifosi e insetti assortiti. A proposito!" Si era appena ricordato che un vecchio viandante, una volta, gli aveva detto che un impacco di vermi e scarafaggi assortiti era appunto una cura perfetta per le scottature. Siccome la mano pareva fargli male, si chino' a terra e raccolse quelli che in effetti, erano scarafaggi e lombrichi, in innumerevoli varianti. Ne spappolò una decina e distese l'impacco balsamico cosi' ottenuto sulla mano. Il sollievo fu quasi immediato.

Dopo cinque minuti, gia' aveva distinto 34 specie di lombrichi e 21 di scarafaggi. Le aveva anche messe in fila indiana, in modo da fare una specie di maratona militare. Il sergente inferiore Skarfaggius pero' non rimaneva nei ranghi.

"SERGENTE!" tuono' Garfuss, come un Dio che si fosse schiacciato un dito con un martello "COME PRETENDE CHE I SUOI SOTTOPOSTI RIMANGANO IN RIGA QUANDO LEI NON-LO-FA!!! DOVEVO DARE IL SUO INCARICO A VERMIX, NON AD UN INSETTO SEIZAMPE SCHIFOSO COME LEI! QUESTA E' L'ULTIMA VOLTA, POI SCATTERANNO LE SANZIO-NI! TORNI AI SUOI IMPE-GNI! MARSH!"

Uno dei cadetti novelli emise uno schricchiolio alquanto ironico.

"CHI HA SCRICCHIOLATO! CHI HA SCRICCHIOLATOO!!! CHI E' QUELL' ILLITHID NANO DI FOSSO COMUNISTA CHE HA SCRICCHIOLATO! AAAAH NON E' STATO NESSUNO EH? SARA' STATA LA PIXIE BUONA DEL CAXXO! MA IO VI AMMAZZO TUTTI A FORZA DI FLESSIONI!! VI FACCIO USCIRE IL LATTE DAL VOSTRO SFINTERE POSTERIORE!!"

Apparte il buio totale (aveva dovuto infiammare una boccietta di inchiostro nero d'emergenza per capirci qualcosa) si stava divertendo. In fondo li' non era tanto male.

Si udi' una specie di muggito. La luce esplose, in una giornata di sole.

Il kender fu abbagliato, e di riflesso si copri' gli occhi con la mano. Ottenne cosi' di spalmarsi la poltiglia di insetti su metà del viso.

Dopo che si fu abituato al cambiamento di luminosità, si accorse di essere in una mezzaspecie di foresta. Non era proprio una foresta, perchè il terreno era arido e rosso come un deserto roccioso, e gli strani alberi contorti parevano sbucare dal terreno. Il caldo era asfissiante e il sole spaccava le pietre.

Il kender non perse tempo: Apri' una delle sue sacche e ne tiro' fuori un telo bianco, di lana. Ci mise un po', tra mugugni e strane contorsioni, ma alla fine era totalmente avvolto nel drappo, e sulla testa aveva un turbante, che tendeva a pendergli decisamente davanti agli occhi. Quello non l'aveva mai imparato a fare bene. Viaggiando nei deserti, i Dervisci gli avevano spiegato che quello era l'unico modo per non stramazzare dopo cinque minuti. Lui piu' che altro pero' lo faceva perchè lo trovava divertente ed estremamente elegante. Pareva una meringa di proporzioni bibliche.

Si mise in cammino, non prima di aver dato un'occhiata ai vari alberi: erano di tutti i generi, dai pini alle acacie ai ciliegi. Eppure tutti parevano condurre una specie di vita contorta e triste. Non avevano fronde ed erano rachitici. Si addentrò sempre di piu' nel folto (?) della foresta, quando comincio' a sentire delle urla, in lontananza. Finalmente, un po' di movimento.

Arrivo' di corsa in una radura e la scena che vide avrebbe fatto accapponare la pelle a un orco delle pozze nere: corpi di uomini e donne, ancora vivi ma ormai irriconoscibili, sfregiati e legati dai rami degli alberi. Ossa che si spezzavano. Rami che penetravano dentro gole. Chi aveva ancora gli occhi piangeva lacrime di puro dolore.

Il kender fu acchiappato per una gamba da un ramo di un salice. Penzolando per un piede, fu alzato dal suolo senza tanto sforzo. Il salice comincio' il suo lavoro di tortura. Rami sferzavano, strappavano, laceravano.

Dopo due minuti il kender gia' si stava annoiando.

"Mi permetta signor salice" grido' il kender a un certo punto "se posso farle un appunto, non si sta impegnando molto. Ci metta piu' energia! Piu' fantasia!" Il salice parve perplesso a quel punto. Si impegno' di piu', ma a quanto pare per il kender non era abbastanza. Abbattuto, il salice lancio' il kender a un altro albero vicino, un baobab bello grosso. Questo comincio' subito con una delle sue tattiche migliori, la strappabudella squartaossa. Niente. Il kender sbuffava dalla noia, e si controllava le unghie. Seguirono una acacia, un cactus, una coppia di cipressi e un abete. Il kender stava per addormentarsi. Fu scaraventato al centro della radura dagli alberi contrariati. Si rialzo' e si scrollo la polvere e le scheggie di dosso. "Beh signori, è stato un piacere. Dovete fare ancora pratica pero'. Mi raccomando, studiate! Mi spiace signor Quercia, non ho tempo per lei." La quercia si accascio', triste triste.

Ancora una volta un muggito.

mai..esso...cosa...può..spaventare?

La terra divenne pietra. Il cielo limpido, senza una nuvola. Non faceva nè caldo nè freddo e non c'era forma di vita a perdita d'occhio. Solo una sterminata tavola rocciosa. Neanche una pietra.

Dopo un po', non era successo niente.. Il kender comincio' a spazientirsi, poi ad agitarsi, poi ad urlare. La totale inattività era forse l'unica cosa che non sopportava.

Garfuss rimase un attimo fermo e si impose di calmarsi. Si guardo' i piedi: c'era un foglio di carta. Lo raccolse e vide che era una specie di lettera. Cominciò a leggerla.

"Dal Diario Di Astinus, Era dei Fuggiaschi, anno 3689 P.O., città di FogeHoll.

Garfuss quel giorno si svegliò prima di tutti. La mattinata passo' tranquilla e le persone nella stanza intorno a lui decisero che il pericolo era passato. Tornarono tutti alle loro vite, senza ascoltare le proteste del Kender, senza dare peso alla Profezia. Egli parti' da solo per la capitale del regno umano, Tonorimun, cercando di fermare l'ombra dilagante. Il contagio alla corte reale però, non potè essere fermato dal solitario kender, che falli' anche nel contattare il sacerdote eldar Kithian Loreweaver. Cio' provocò prima il crollo del regno sotterraneo nanico Thoural' Thor e poi l'inasprirsi delle relazioni tra i regni elfici e umani. Cosi' ebbe inizio quella che sarebbe stata poi L'era Dei Vincoli..."

Quando il kender alzò gli occhi dalla pergamena, vide che era tornato nella stanza dove erano prima che toccasse la spada. Era sdraiato a terra. L'elfetta aveva le braccia abbracciate al suo collo e piangeva. La strinse con un braccio. Si mise seduto, e guardo' la pergamena che ancora stringeva nell'altra mano. Apparte quello che aveva letto, non c'era scritto nient'altro. Solo, gli parve di sentire come la sensazione di una piuma che gli si posava sulla mano.

L'alba era appena sorta.

"Uhm, e questa sarebbe la Compagnia quindi!"

L'elfetta lo guardava con il volto rigato di lacrime, gli occhioni spalancati.

"Hei perchè piangi?" disse Garfuss, perplesso.

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Il tempo passava lentamente e le sue ferite nn si rimarginavano come voleva. Colse questo tempo per analizzare i vesti del strano viandante nerovestito. La magia utilizzata era negromantica, ma non solo. Aveva diverse varianti, varianti che nn capiva; molto strano. Se avesse avuto i poteri di un diavolo della fossa avrebbe capito anche dove poteva essere il mago ma per sua sfortuna era stato creato Kyton e Kyton doveva rimanere...

Il buio ormai era calato sul piccolo villaggio e l' atmosfera si era fata ancora più cupa. Da lì poteva vedere la voragine che aveva diviso in due il paese: era forse un monito di quello che sarebbe successo? Molto curioso...

Un altro giorno e a molte domande sarebbero state date delle risposte...o comunque un termine.

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questa nottata era sembrata tutta un sogno..il kender si era agitato tutta la notte nel sonno, e l'elfa gli era stata vicina preoccupata per il suo stato di salute. Ma nessuno poteva fare niente, non sapendo gli effetti che provocava la spada nelle persone che la impugnavano. Alla fine tutti si addormentarono, tranne i due elfi che vegliavano meditando.

Ariaston ripensava al passato, alla sua vita passata a girovagare, a vivere avventure, senza mai stabilire legami, se non raramente.

E ora si ritrovava qua, a voler accompagnare un umana per aiutarla e ad essere incuriosito dalla vitalità di una giovane bambina elfica. Strano, molto strano; ma si era abbituato a non farsi troppe domande; viveva come gli veniva, e basta.

Arrivò l'alba, e il kender si risvegliò, stretto in un abbraccio spontaneo della bimba, che si preoccupava per lui. Farfugliò qualcosa, e già Ariaston temeva lo straripante fiume di parole che sarebbero uscite dalla sua bocca.

E aveva un foglio in mano. Sembrava vecchio, e non si sapeva da dove l'avesse tratto; ma era inutile chiedere a un kender dove avesse trovato qualcosa, veramente inutile.

Ariaston si rialzò e cominziò a svegliare tutti, mentre Alatharièl tentava di farsi dare il foglio dal kender. Era arrivata l'alba, e la gente del villaggio avrebbe riiniziato a muoversi. E sarebbero probabilmente cominciate le domande, appena li avessero trovati; e forse non solo le domande. Della gente era morta il giorno prima, e i paesani tendono a cercare sempre un colpevole, che sia quello giusto o meno non è importante...

Finalmente furono tutti svegli, pronti a ragionare. Non tanto su quello che era successo il giorno prima, non era importante e ci sarebbe stato tempo, ma su quello che doveva accadere ora.

"Garfuss, tu hai annunciato la profezia, e ora sembra che quel foglio intenda dire qualcos'altro. Sembri stranamente lucido oggi, come se avessi capito qualcosa. Saresti cosi gentile da illuminare anche noi, se ci sono novità. Ah, mi raccomando, in fretta e senza divagazioni che tra poco arriveranno i cittadini e tutto si complicherà. Conterei di andarmene prima del loro arrivo." disse Ariaston, con la mielata voce che pervadeva l'aria, cosi dolce da sentire al mattino.

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Arrivò l' alba più velocemente di quello che pensava e le sue ferite si erano rimarginate quasi per intero. Le forze gli erano tornate e con loro pure i paesani.

Ci furono delle urla di disperazione quando si sparse la notizia della morte della bambina...peccato, a Na'Rghal era piaciuto un casino ammazzarla ed era un pò dispiaciuto di averne ammazzata solo una.

L' albero con il venire del giorno era sempre meno sicuro e decise di spostarsi su uno dei tetti. Ne scelse uno a caso bene in alto ove da lì poteva controllare un pò tutta la piazza (o le 2 piazze più piccole?) e buona parte del paese. Più tardi si accorse che si era arrampicato su una chiesa: CHE SCHIFO!

Bè, poco male, sfogo la sua rabbia durata un momento su una statua lì vicino vagliandola in 2 all' altezza delle gambe. Quest' ultima cadde ma purtroppo nn colpì nessuno.

Doveva trovare il kender e doveva trovarlo presto.

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Aveva sentito, nel sonno profondo in cui era caduto, la magia scorrere in lui per sanargli le ferite, alleviandogli il dolore, ma non aveva avuto la forza di svegliarsi...

Rivide in sogno più e più volte il suo fallimento, la gola della bambina aprirsi, quasi come un fiore, un fiore letale, il suo sangue scorreva e scorreva, mentre i suoi occhietti lo guardavano chiedendogli "Perchè?" Non aveva la risposta ma per la prima volta dopo anni sapeva qaule era il suo destino, sapeva ciò che avrebbe dovuto fare!

Si svegliò tardi, gli altri erano già in piedi, la piccola elfa abbracciata al kender che appariva....MIRACOLO!!!...serio, per quanto serio possa essere un kender, mentre lo strano e solitario elfo gli stava parlando, non capì subito quello che volevano o a che cosa si riferivano, colse solo l'ultima frase dell'elfo, si rialzò, si girò verso il chierico in un muto cenno di ringrazimento per le cure, e disse:

"Andiamo allora, troviamo un posto in cui stare più tranquilli e discutere sul da farsi!"

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Perenor rimase immobile, l'enigmatico elfo incappucciato non aveva negato quello che lui aveva sospettato: voleva la spada. O comunque ne voleva carpire i poteri.

Quali che essi fossero.

Una campanella d'allarme suonò da qualche parte dentro Perenor, ma non era il kender che aveva riniziato a parlare... era la spada.

Una volta, non molto tempo fa aveva letto qualcosa che si riferiva ad essa. O no? Piuttosto non era quella spada, ma una spada in particolare...

Non ricordava e la frustrazione lo scosse pe rl'incapacità di poter recuperare quei ricordi, forse avrebbe potuto chiarire qualcosa. Forse quelle cose in qualche modo avevano a che fare con la profezia..

Comunque avrebbe dovuto tenere d'occhio quell'Ariaston... c'era qualcosa in lui che non riusciva non a capire, ma letteralmente a vedere. Non agiva per il male, ma per sè stesso e la mancanza di scrupoli che dimostrava talvolta avrebbe potuto essere deleterea...

Perenor sbadigliò sonoramente, ormai era notte fonda ed il giorno che l'aveva preceduta era stato veramente pieno di troppi eventi. Si scelse un angolo, si sedette ed avvolgendosi nella sua veste si addormentò... sperò che qualcuno facesse la guardia nel frattempo. Per ora la cosa più importante era recuperare le energie.

Sognò qualcosa quella notte, prima forme indistinte e vaghe... infine qualcuno accanto a lui. Era il vecchio Fizban. Aveva trovato il cappello ora, ma ciò nonostante non aveva smesso di brontolare. Perenor trovò la cosa familiare.

- Ecco, mio giovane amico. Alla fine siamo arrivati. Dovresti però accompagnarmi...dove? Non ricordo? Hai per caso visto un kender a cui chiedere informazioni per caso?- e così dicendo il vecchio si tolse il cappello e vi frugò dentro.

-Eppure avrei giurato di averlo lasciato qui dentro..- mormorò seccato.

Nel sogno Perenor sorrise, badando di non farsi vedere.

-Mmmh sì, non lo trovo adesso. Seguimi, entriamo.- esclamò all'improvviso Fizbain, ricalcandosi il cappello sul capo ed entrando improvvisamente attraverso l'entrata monumentale di un edificio.

Perenor lo seguì, non allarmandosi della comparsa improvvisa di edifici, vie, porte...qualcosa in lui era ancora convinto che fosse tutto un sogno.

Ed all'improvviso si trovarono in una biblioteca deserta. Il vecchio cominciò a girare agilmente per gli scaffali, cercando qualcosa ed alla fine la trovò. Un libro enorme di pelle incartapecorita precipitò a terra in un boato ed una nuvola di polvere. Ci soffiò sopra ed agilmente, recuperatolo da terra, lo appoggiò su un leggio e lo aprì a caso...

-Vedi proprio qui dovrebbe esserci la mappa per recuparare le uova dei draghi dorati...o piuttosto era la strada per il portale verso la Regina dell'Oscurità..Non ricordo? Ah ecco!! Proprio qui!- esclamò il vecchio- Vieni anche tu a vedere!!-

Perenor si avvicinò, incuriosito ed esasperato insieme. Sul libro cappeggiava una scrittura finissima in lettere dorate:

Arriverà il tempo dell'oscurità

e della follia nell'incertezza.

Là dove sorgerà spada che uomo

non può impugnare...

-Ah ecco. Non mi aspettavo di poter trovare proprio qui una cosa tanto interessante!- lo interruppe Fizban girando pesantemente le pagine. Perenor avrebbe voluto continuare a leggere, ma il vecchio non ci fece caso: -Proprio qui dove siamo arrivati potevo trovare l'unica copia di questo libro! Ma...CHI HA STRAPPATO QUESTA PAGINA, MANCA PROPRIO IL NUMERO DI CUCCHIAI DI ...!!!!????- ululò all'improvviso...

Perenor si svegliò di scatto, era l'alba o poche ore dopo...ed allora capì.

Doveva trovare quel libro... altri erano già svegli ora e tra di essi il kender, stringeva tra le mani una pagina strappata. Perenor non badò a quello che stava dicendo, gliela tirò via dalle mani e gliela lesse. Il nano che lo aveva appena ringraziato per le cure lo guardò stupito, mentre il giovane chierico già divorava le parole scritte sulla pergamena...STRAPPATA!

Come nel sogno!?

Il kender intanto stava raccontando per la quinta volta una nuova versione del suo sogno.

- Qui, dev'essere qui la biblioteca. Ed io devo andarci, è l'unico modo per risolvere questo mistero... qualcuno è disposto a venire con me?- esclamò Perenor agitato, guardando gli altri radunati nella stanza.

OT Ho deciso di mescolare un po' le cose così usciamo da questa stanza e diamo una credibilità alle profezie....attendo aiuto di Manzotin :wink:

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Trebor sedeva in un un angolo, pensoso. Nessuno si era accorto di lui, tornato indietro quasi a forza da una battaglia che lui non poteva vincere e forse neanche combattere.

Giocherellando con il suo pugnale, guardava i presenti, analizzando ogni singola mossa, mentre gli occhi indugiavano dolorosamente su Aixela, la quale non lo aveva visto e non aveva chiesto di lui per tutto il tempo. Forse non lo avrebbe mai perdonato per quello che aveva fatto.

Che importa?

Sa che era nel giusto, che quella battaglia sarebbe diventata uan strage se lei fosse stata presente... e la spada che si era illuminata ne era la prova. Perlomeno credeva fosse una prova.

Poi il kender l'aveva afferrata... ed un brivido si era impossessato di Trebor, ricordando le sensazioni che aveva provato quando lui stesso la impugnò per tentare di salvare Aixela. Non ricordava più nulla, nessuna immagine, nessun suono. Sapeva solo che era bruttissimo.

Ma il kender non sembrava sconvolto.

Si scoprì a sorridere pensando a quello che doveva aver visto o provato. Ed era sicuro che doveva averlo trovato noioso o interessante.

Si alzò e si mise a posto, ripulendosi dalla polvere. Fu proprio in quel momento che vide l'espressione del chierico. Lo vide fissare la spada, quella Lama Perfetta. Sembrava che l'avesse riconosciuta, anche se non aveva la minima idea di come potesse fare una cosa del genere, dal momento che era un'arma che solo Aixela, il fabbro e quello che ora era un cadavere hanno conosciuto.

E parlava di una biblioteca. Che bliblioteca? Voleva scoprirlo... e poi il suo animo ladro tenuto troppo a freno ultimamente si stava facendo sentire: chissà cosa avrebbe potuto trovare in una biblioteca!

Stava per dire qualcosa, quando una figura si posa davanti a lui.

Aixela!

«Stai bene?» Le chiese, imbarazzato.

«Sì, solo un po' scossa.» Lo guardò dritto negli occhi «Non ti chiederò perché l'hai fatto. Non voglio saperlo. Stanno succedendo cose troppo strane. Non ho mai avuto simili attacchi di... di... al diavolo! Non so nemmeno io di cosa!» Alzò un pungo come per volerlo sbattere contro la parete.

Trebor le fermò la mano delicatamente: «Non vorrai rovinare questa bellissima manina, vero?» Sorrise.

Lei si calmò.

«Voglio risposte, Trebor! Le voglio! Sono stanca di non sapere... e qui forse ho chi mi può capire... e aiutare.» Indicò l'elfo in disparte e il chierico, pur se il suo sguardo indugiò sulla bambina elfa «E poi... ho te al mio fianco.» Gli carezzò il viso «Mi seguirai?»

«Ovunque tu vorrai! Sempre!»

«Bene...» Si girò verso il chierico «Perenor.... hai due volontari per cercare la tua biblioteca.»

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"Tre volontari!"

Sturmir era stanco e complessivamnete non di ottimo umore, ma aveva bisogno di tempo per capire che cosa era successo e quale era il legame tra la spada, i tatuaggi della bambina, la ragazza e la Magia, non aveva nessuna intenzione di friggersi il cervello un'altra volta per una causa che non conosceva!

E poi c'è sempre qualcosa di utile da scoprire in una biblioteca quindi era ora di incamminarsi verso il destino qualunque esso fosse

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In tre. Erano già in tre per cercare una biblioteca. Era invisibile forse?

Va be. Ariaston decise che erano già abbastanza.

Si rialzò in piedi: "io non verrò con voi. Non credo che il mio aspetto favorirebbe la segretezza e l'indifferenza della gente. E poi non sono molto tagliato per le ricerche in città. Andrò fuori, a nord del villaggio, dove c'è un boschetto rado. Aspetterò li la fine del giorno, assieme a quelli che vorranno seguirmi. E domani mattina decideremo il da farsi, se ci sarà ancora un "noi" e non ci separeremo. Credo che quell'umano" disse indicando Entreri, " potrebbe darvi qualche indicazione utile sulla locazione della biblioteca. E magari anche sui nomi giusti da fare per ottenere più facilmente dell'aiuto."

Detto questo fece un sorriso, diede un occhiata rapida all'umana e all'elfa, e passò rapidamente accanto a Trebor mentre si dirigeva verso l'uscita della stanza.

Si fermò un attimo: "allora, chi mi segue? Fate in fretta..la gente si sta muovendo li fuori, e preferirei non farmi vedere..."

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La città si stava svegliando. I cittadini sembravano come muoversi a rallentatore. Tutti si muovevano con circospezione; effettivamente questi umani non dovevano essere abituati al crearsi di crepacci nella loro piazza...e sopratutto non erano abiutati a perdere i loro cari.

I cadaveri rimasti a terra per tutta la notte erano stati velocemente tolti con il venire della luce e i primi funerali avevano inizio. La campana non molto distante da Na'Rghal rintoccava lenta e, almeno per ora, non gli arrecava molto disturbo.

In mezzo alle statue della chiesa difficilmente qualcuno l' avrebbe notato. Per ora quello sarebbe stato un comodo nascondiglio da dove poter tener d' occhio buona parte del paesetto. Ora la luce si era fata più intensa e difficilmente il suo sguardo acuto avrebbe perso di vista uno dei suoi tanto amati "amici" .

Il tempo era uggioso e per ora non si poteva capire che tempo avrebbe fatto... ma sicuramente non trà tanto tempo sarebbe iniziato a piovere...sangue.

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Il volto dell'elfetta si era aperto in un sorriso radioso quando aveva visto che lui stava bene. Che bello! Qualcuno si preoccupava per lui! Aveva come l'impressione che la bambina fosse l'uinica li dentro che si fosse chiesta come stava il povero Zio Garfuss. Ah, quando si tratta di profezie, tutti gentili, ma appena ti butti a terra ululante nessuno ti conosce piu'. Che gentaccia.

L'elfo con la sua voce mielata si avvicinò e gli chiese di spiegare cosa avesse visto. Werewolf in fabula.

"Ma che ti credi che sono uno sparainformazioni su richiesta? Fosse per voi potevo pure rimanere stecchito li' per terra. Gua...GUARDA!" fece penzolare il braccio in modo grottesco "ecco, mi sono pure rotto una spalla! Ah tutti "Dai garfuss raccontaci la storiella" ma poi quando il povero Kender è in bisogno di aiuto ecco che spariscono tutti. Nossignore ve lo scordate stavolta no!"

"Ma...cosa vai pensando! Ci siamo tutti preoccupati per te!" rispose l'elfo con una faccia da santo.

"Seh come no!"

"Davvero! Pensa che il nano era cosi' in pensiero per te che è addirittura svenuto."

Garfuss tiro' un'occhiata a Sturmir. Non sembrava stare tanto bene, i suoi vestiti erano laceri e sporchi di sangue e pareva che avesse delle cicatrici fresche in varie parti del corpo.

"E che è cascato dentro una vasca di vetri rotti quando è svenuto?"

"Er.. più o meno. Finisci pure però"

"Di far cosa?"

"Avevi appena cominciato a raccontarmi cosa ti ha fatto stramazzare per terra, cosa per cui tutti noi ci siamo preoccupati"

"Oh davvero? Bhe insomma ero arrivato al punto che toccavo la spada no?"

L'elfo tirò un sospiro.

"Si."

Il fiume di parole che ne seguì fu devastante. Alla fine, l'elfo era sotordito, Aixela si stringeva a Trebor con occhi sgranati, il chierico pregava febbriciante e il nano era trattenuto a stento da Entreri: le sue mani erano infatti a pochi centimetri dal collo del Kender. Solo l'elfetta pareva leggermente divertita.

"...e cosi' il Primo sacerdote guari' dalla peste inguinale, i mari tornarono al loro livello normale, il pane non divorò piu' i panettieri e l'esercito di Gelatine Ocra indietreggio' di fronte al campione misterioso Ino Cucchia. E io mi svegliai con questo foglio in mano, che ci dice papale papale che se non muoviamo le chiappe succederà anche di peggio. Quindi, ora.... dov'è che dobbiamo andare?"

Perenor gli si avvicinò, strappandogli la pergamena dalle mani.

A quanto pare cercava una biblioteca. Mah, strani i chierici. Nel momento in cui sta crollando l'ultimo bastione di un esercito loro potrebbero risponderti "Scusa un attimo, finisco il capitolo e arrivo"

Comunque Aixela, Trebor e Sturmir si erano gia' offerti di accompagnarlo. Ah gia' Sturmir era un mago. Quelli quando leggevano non ti rispondevano proprio, oppure se lo facevano subito dopo ti ritrovavi a penzolare dai bastioni di una torre attaccato per le parti basse.

"Bhe buona lettura" esordi' il Kender "mentre voi andate in biblioteca noi.. che dite li aspettiamo in una locanda fuori città? Fanno un succo di mirtilli buonissimo e c'è un cantastorie molto bravo e..."

"..e tu vieni con noi" muggì il nano, acchiappando il kender per la collottola "abbiamo bisogno del tuo aiuto"

"HEI! No aspetta... uffaaaaa!"

Mentre uscivano dalla stanza era ormai mattina. Chi li avesse visti in quel momento avrebbe pensato che fossero un gruppo ben strano: due umani, e un nano che trascinava malamente un kender, tappandogli la bocca con la mano pelosa.

"Sput... ci vediamo là allora!" Grido' il Kender agli altri rimasti nell'edificio, sputacchiando peli nanici e salutando con la mano l'elfetta.

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"eh no, aspettami!"

La piccola si mise a rincorrere la strana comitiva.

"non voglio rimanere in compagnia di questo umano cavernicolo cattivone!!!"

Artemis Entreri la fulminò con lo sguardo ma decise che non valeva la pena di sprecare le sue energie con quello sgorbietto... anche se il pensiero di picchiarla era molto piacevole...

"Dai la mano allo zio Garfuss... ti ho mai raccontato di quando ho visitati i lidi di Lig'Nano ?allora..."

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Sturmir stava rimpiangendo di non essersi dedicato alla Guerra coem tutti i suoi compatrioti, una bell'asciata avrebbe reso il kender più manovrabila, ma in fondo, se ben pensava, e se riusciva a non farsi uccidere dal fiume di parole che fuoriusciva da Garfuss, la compagnia del kender portav allegria e buonumore...anche se era anche foriera di guai....

Uscendo alla radiosa luce del giorno Sturmir si fermò un istante a ricordare che anche il giorno prima era così, pieno di luce e di proemssedi felicità e poi....in che bagno di sangue si era concluso...

Era comunque vigile e attento, il demone era stato sconfitto ma sapeva che non avebbe impiegato molto a riprendersi e allora avrebbe attaccato di nuovo...doveva essere attento!

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Ariaston osservò gli altri membri del gruppo uscire alla luce del sole, alla ricerca di quella biblioteca. Li avrebbe lasciati andare, non li avrebbe seguiti. E se poi avesse voluto ritrovarli, lo avrebbe fatto.

Si alzò il cappuccio sulla testa, nascose le mani nelle larghe maniche del suo mantello e si diresse a passo veloce verso nord, verso il boschetto che sorgeva poco più in la.

Non si curò molto della gente, passò nella strada evitando di attirare l'attenzione e presto fu fuori pericolo. Nessuno lo aveva fermato, tutti troppo agitati e preoccupati a recuperare i morti dal baratro.

E quando fu distante dalla piazza si girò, a osservare se qualcun altro lo aveva seguito, amici o nemici che fossero..

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