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Dragons´ Lair

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Ho deciso di leggere questo romanzo dopo aver visto, parecchi anni addietro, la sua celebre trasposizione cinematografica perché volevo provare un approccio romanzato al tema dell’amore e la morte. Ed effettivamente il tema ricorre spesso, declinato nelle domande sottintese “cosa siamo disposti a fare per amore?”, “cosa siamo disposti a fare perché la persona oggetto del nostro desiderio sia nostra?”, “a cosa siamo disposti a rinunciare o a privarci per il bene della nostra persona amata?”.
Le diverse domande peraltro spiccano nell’intreccio perché l’autore non ha voce narrante sua bensì si avvale di una tecnica che io ho trovato molto originale, che consiste nel far raccontare i fatti ai personaggi stessi che sono coinvolti nelle avventurose e terribili vicende, tramite le lettere che si scrivono, le loro pagine di diario personale, ma anche articoli di cronaca locale e perfino cartelle cliniche o diario di bordo. Questo permette all’autore di infondere un tono davvero pauroso all’opera (teniamo conto fu scritto a inizio Novecento), come con una classica narrazione in terza persona sarebbe stato disonesto fare, perché i personaggi, e il lettore con loro, vivono nell’incertezza, fondata o meno che sia. Ogni timore espresso da ognuno dei personaggi è occasione di suspense come al cinema lo è il cigolio della porta o un’ombra sinistra proiettata sul muro.
A onor del vero, nella seconda parte dell’opera lo stile narrativo appena descritto si riduce un po’ a pro forma, nel senso che le pagine di diario diventano sussiegose, poco credibilmente ricche di una miriade di dettagli e soprattutto i dialoghi vengono riportati in maniera integrale, come si stessero svolgendo in quel momento. Inoltre, sempre nella seconda parte, il personaggio del Conte Dracula, che dovrebbe essere il protagonista dell’opera si riduce a mera ombra di se stesso, una presenza che aleggia sullo sfondo senza più realmente contribuire allo svolgimento delle imprese degli eroici antagonisti.
I personaggi tutti sono ritratti in maniera manichea, un’autentica battaglia tra loro che quindi assurgono al ruolo di angeli inviati da Dio (gli espliciti appelli alla Grazia sono numerosi) per combattere l’incarnazione del male e la sua schiera di demoni.
Rimane il merito indiscusso di un’opera che costituisce una pietra miliare del genere horror gotico, che quindi è stata d’ispirazione per tanti autori nel secolo che l’ha seguita. A volerla giudicare col metro del terzo millennio è innegabile che mostri tutti gli anni che ha e tuttavia se li porta bene.
La prosa è scorrevole e si lascia leggere con facilità. Il senso dell’azione è ben reso al punto che a ogni capitolo è impossibile non rievocare nella propria testa le scene della celebre pellicola di Francis Ford Coppola (decisamente osé rispetto alla casta opera letteraria).


Voto: 4/5

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