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Mah!


ectobius

Messaggio consigliato

Ciao, ammetto di essere tra quelli che hanno letto ma (finora) non hanno commentato.

Ammetto che il cinquanta per cento non abbia letto il racconto o perché troppo lungo (a loro parere)

Sei ottimista! Nel senso che la percentuale di gente che si affaccia e legge solo poche righe è anche maggiore, secondo me. Inoltre se osservi il rapporto tra visitatori e commenti anche all'interno di questo forum, vedrai che ci sono spesso racconti o poesie con centinaia di visitatori ma commentati solo da un paio di persone. Con le dovute eccezioni.

Comunque io l'ho letto tutto, probabilmente era notte fonda e devo dire di aver fatto un po' fatica. Ho trovato fastidiosa la quantità di puntini di sospensione: sarà questione di gusti, ma a me sembrano davvero troppi, scusami.

Comunque il racconto mi ha intrigato, almeno all'inizio, perché mi interessava lo stampo "onirico" della narrazione.

Poi mi sono astenuto dal commentare perché (confesso) non credo di aver colto il senso del racconto: sono rimasto un po' spiazzato. Probabilmente era proprio questo il tuo intento (o forse sono io un po' lento a capire :-)).

Per quanto riguarda la tua polemica: secondo me hai ragione, ma non dovresti stupirti o indignarti. Molto spesso le persone scrivono ma non si preoccupano di leggere e commentare quello che hanno scritto gli altri. Mi riferisco non a questo forum, dove anzi la quantità di commenti di solito è sicuramente superiore alla media, quanto al web in generale.

:bye:

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Principali partecipanti

Ci sono state venti visite a questo mio racconto. Togliendo le mie tre, si scende a diciassette. Ammetto che il cinquanta per cento non abbia letto il racconto o perché troppo lungo (a loro parere), o perché già dalle prime battute non lo ha ritenuto il suo genere preferito. Qualcuno, infine, può non averlo letto fino in fondo... insomma calcolo di aver avuto almeno sei lettori interessati. Orbene perché almeno uno o due non mi dicono se è piaciuto, o se (non essendo io riuscito a comunicare alcun senso) è una gigantesca c****a?... E’ chiedere troppo?

Di fronte a tanto disinteresse...

Considera che non sempre uno ha voglia di commentare nell'esatto momento in cui legge un racconto. Spesso io stesso mi riservo di commentare qualche ora dopo aver letto, cosa che, puntualmente, ho fatto anche oggi per commentare questo tuo scritto.

Prima considerazione: fastidioso, fastidioso e fastidioso; altro da aggiungere? Ho trovato fastidiosi i puntini di sospensione, fastidioso l'altalenante e costante passaggio da tempi presenti a passati e viceversa, fastidiosa l'apparente manzanza di senso di tutto lo scritto.

Seconda considerazione: scrivi bene, ma non mi è piaciuto per nulla ciò che hai qui scritto.

Terza considerazione: volevi trasmettere qualcosa scrivendo questo racconto? Nel caso ci spiegheresti cosa?

Quarta considerazione: ovviamente prendi tutti i miei commenti come consigli o domande, nulla più ;-)

A presto...

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Vi ringrazio molto per aver risposto e commentato. Comunque non deve mai toccare all’autore (nessuna presunzione!) spiegare la metafora... la deve cogliere il lettore e sono consapevole che la potrà cogliere solo se “l’autore” è stato bravo nell’esporre... e non è il mio caso, evidentemente.

Mi si rimproverano spesso i puntini di sospensione che io adotto per variare le pause e dare un ritmo alla prosa, o anche per renderla caotica ove occorra (nel caso di questo racconto, nelle scene del temporale, per esempio). Chiaro che non ci riesco. Forse leggendo ad alta voce...

Ecco, “lo stampo onirico”!

Lo spunto mi è venuto, infatti, direttamente da un sogno, e il fatto che sia stato colto mi dà grande soddisfazione.

Nessuna indignazione, per carità!, nel mio appello.

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Mi si rimproverano spesso i puntini di sospensione che io adotto per variare le pause e dare un ritmo alla prosa, o anche per renderla caotica ove occorra (nel caso di questo racconto, nelle scene del temporale, per esempio). Chiaro che non ci riesco. Forse leggendo ad alta voce...

Il fatto che io definisca fastidioso questo utlizzo di puntini di sospensione è solo una prova del fatto che sei riuscito benissimo a renderlo caotico, un po' troppo e nel modo sbagliato, secondo me ;-)

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Comunque non deve mai toccare all’autore (nessuna presunzione!) spiegare la metafora... la deve cogliere il lettore

Bè, nel caso di uno scritto un po' difficile da interpretare il lettore potrà solo intuire, ma difficilmente potrà essere certo di quello che l'autore intende. Come minimo il dubbio gli rimane.

(Dicci almeno che c'entra la pubblicità alla fine... ;-))

Mi si rimproverano spesso i puntini di sospensione che io adotto per variare le pause e dare un ritmo alla prosa, o anche per renderla caotica ove occorra (nel caso di questo racconto, nelle scene del temporale, per esempio). Chiaro che non ci riesco. Forse leggendo ad alta voce...

No, il ritmo alla prosa lo dai di sicuro. Il fatto è che usare i puntini di sospensione per dare ritmo alla prosa è molto semplice. Una specie di scorciatoia, quando si potrebbero usare altri modi più efficaci, anche se purtroppo più difficili.

(C'era una volta tra i miei link salvati un articolo che faceva un bell'esempio sui famigerati puntini. Se lo ritrovo, poi lo posto)

Ecco, “lo stampo onirico”!

Lo spunto mi è venuto, infatti, direttamente da un sogno, e il fatto che sia stato colto mi dà grande soddisfazione.

Per me era evidente :cool: Ho infatti pensato che fosse il racconto di un un sogno. Il fatto che almeno questo l'ho capito è motivo di soddifazione anche per me! :-)

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Mi fa molto piacere questo garbato colloquio con i miei due intelligenti lettori... Posso sperare che duri nel tempo attraverso questo forum?

Rispondo prima a Doria per quanto riguarda la questione puntini: l’ho già detto! Li uso per arricchire la punteggiatura e dare ritmo alla prosa, ma nel caso di questo racconto essi trovano una ulteriore giustificazione e quasi si impongono in quanto si sta descrivendo un sogno che, almeno nel caso dei miei di sogni, sono immagini frammentate... da assemblare alla meglio.

Rispondendo a Demiurgo dico (e parlo anche a Doria che intuisco ha da porre le stesse obiezioni): secondo me, leggendo una qualsiasi composizione narrativa, non ci si deve sforzare di sapere cosa l’autore intende, basta l’intuizione che non è altro che emotività individuale e questa sola permette al lettore di dare il senso... il vero senso, che è il proprio sentire.

Comunque voglio comunicarvi, grosso modo, la mia interpretazione delle immagini del sogno:

chi non si domanda quale sia il senso di questo nostro stare in questo mondo? E' domanda che esige una risposta... difficile da trovare.

E allora?

Forse la lotta... affermarsi con una gara... Una gara contro nessuno, defatigante, fino a che con le gomme sgonfie non ce la si fa più.

Ma c’è sempre chi non si arrende e si rivolge alla scienza (il meccanico con la tuta bianca... anche lui frustrato) per continuare, imperterriti!... il cervello perso nel pensiero unico.

E chi si rifiuta?

Si volge al passato... alla storia, alle ideologie.

Ma la storia è muta, non insegna nulla, e le ideologie, queste costruzioni che pretendono di essere verità, falliscono miseramente al primo tassello che non si incastri alla perfezione.

Resta la vita. Da interpretare... Continuamente.

Ma le interpretazioni non sono verità e gli avvenimenti han preso a correre talmente veloci che non gli si sta più dietro con le interpretazioni. E' il caos!

E allora?

Le mani in tasca, il bavero alzato e ci si lascia trasportare dalla corrente... dal sistema nel quale sei un numero, un consumatore coatto, addestrato a che l’assurdo disumano continui a girare senza senso.

Avrei potuto chiudere con lo slogan di michele buongiorno:

ALLEGRIAAAaaaa!... ALLEGRIAAAaaa!!

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Be', dopo la tua interpetazione la storia in effetti acquista molto più senso ;-). Mi rendo conto che dalla mia prima lettura avevo capito forse 1/4 delle cose che dici.

Sarebbe stata necessaria una lettura molto più attenta per riuscire a cogliere tutte le sfumature.

Per come tu l'hai impostata, la lettura richiede una attenta analisi e una vera e propria "interpretazione del sogno", che è certo una cosa interessante ma piuttosto difficile, che richiede anche numerose riletture. Dovresti rendere alcune cose un po' più esplicite, dare un paio di appigli in più al ragionamento dei lettori un po' pigri come me, se vuoi far arrivare meglio il "messaggio".

Per quanto riguarda i puntini di sospensione: ovviamente rispetto la tua scelta, un po' sperimentale, ma torno a consigliarti di considerare di adottare anche altre tecniche, magari più descrittive, magari sempre tramite la punteggiatura, per ottenere l'effetto voluto.

Scusami, perdona l'insistenza, ma sono assolutamente convinto che il racconto guadagnerebbe molto da una bella "sfoltita di puntini". :-)

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Beh, ho riletto il mio racconto ad alta voce e confesso che non sempre mi è riuscito il gioco delle pause, ma ciò non toglie che continuerò a sperimentare una prosa arricchita di punteggiature, esclamazioni, interrogazioni.

Ammetto che si richiede una lettura più attenta che non per una prosa canonica... più faticosa... ma... forse?...

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solo per approfondire la questione puntini di sospensione, di cui io purtroppo faccio un uso smodato quando scrivo al computer, o gli sms, tanto da darmi fastidio da solo a volte.. tuttavia, quando si scrive un racconto o una prosa vanno usati solo in casi del tutto eccezionali e non certo per, come dici tu, dare ritmo alla narrazione o renderla caotica: spero che questo estratto da wikipedia ti possa essere d'aiuto nel capire..

I punti (o puntini, o puntolini) di sospensione, anche chiamati puntini sospensivi o (nel parlato) tre puntini, sono un gruppo di tre punti fermi consecutivi, scritti nel senso orizzontale; nella lettura, essendo segni di pausa, essi non vengono pronunciati, ma corrispondono a un intervallo fonetico paragonabile a quello di una virgola.

:bye:

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Io mi astengo dal commentare perché sono stato spesso cassato senza appello in quello che ho scritto ed in genere ho sempre voluto evitare di commettere il medesimo errore che gli altri hanno commesso nei miei confronti. In genere la scrittura (e la lettura) è una questione di gusti personali: può piacere o meno. Però mi sento di farti un'osservazione, sicuro che non te la prenderai per questo, ma coglierai la critica costruttiva.

Trovo il tuo modo di scrivere un po' pleonastico. Spesso ribadisci concetti già espressi, (forse per sottolinearli io credo), ma in questo modo finisci per perdere la sottolineatura e per dare l'impressione di perderti. Per chi legge la ripetizione dev'essere qualcosa che viene usata poco, altrimenti finisce per spiazzare e perdere il lettore.

Leggendo il significato della metafora che hai voluto esprimere devo dire che senza la tua spiegazione non ci sarei mai arrivato e questo vuol dire essenzialmente che va bene essere ermetici e mantenere la suspence, ma non va affatto bene l'essere troppo ermetici. Se non spieghi dove vuoi andare a chi ti legge finisci che te lo perdi per strada. Invece il lettore va coinvolto e blandito... quasi portato per mano. Ma questa ovviamente è e rimane una mia opinione.

Spero di esserti stato utile. Ho cercato di riportare delle mie personali considerazioni che arrivassero ad essere meno pregiudicate possibile dai miei gusti personali. Una contraddizione nei termini insomma...

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Grazie, innanzitutto, per avermi letto, e per i consigli, che sono sempre preziosi.

Ma non sono d’accordo con Wilkipedia per quando riguarda il significato dei tre puntini: inizialmente, secondo le regole canoniche, hanno avuto, in effetti, il significato di una sospensione di discorso, ma nella pratica successiva della letteratura moderna hanno acquisito un significato più ampio, e, conseguentemente, anche la durata della pausa si è allungata rispetto alla virgola... come avrete notato, io, accanto ai puntini, uso anche la virgola.

Altra cosa è la critica riguardo al significato, e la accetto in toto e anche faccio mea culpa. Se non si riesce con uno scritto a suscitare alcuna emozione che porti il lettore ad interpretarlo anche al di là delle intenzioni dell’autore, vuol dire che l’autore ha fallito.

Ci pensero!...

L’intero racconto andrebbe rifatto... o addirittura cancellato.

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Grazie, innanzitutto, per avermi letto, e per i consigli, che sono sempre preziosi.

Ma non sono d’accordo con Wilkipedia per quando riguarda il significato dei tre puntini: inizialmente, secondo le regole canoniche, hanno avuto, in effetti, il significato di una sospensione di discorso, ma nella pratica successiva della letteratura moderna hanno acquisito un significato più ampio, e, conseguentemente, anche la durata della pausa si è allungata rispetto alla virgola... come avrete notato, io, accanto ai puntini, uso anche la virgola.

attenzione, qui non si tratta di essere d'accordo o meno, qui si tratta di prendere atto di come stanno le cose o meno.. nel primo caso, bene, nel secondo, ti isoli dal mondo e dall'attribuzione di significati condivisi per dare una tua interpretazione di qualcosa che tutti utilizzano in altro modo..

mi spiego meglio: se il dizionario ti dice che "gatto" significa "felino domestico con corpo agile e flessuoso, pelo morbido e folto, orecchie piccole e dritte, occhi fosforescenti, lunghi baffi e unghie retrattili" (chiaramente insieme ad altri significati), non è che tu puoi dire di non essere d'accordo e che preferisci utilizzare la parola "gatto" per indicare una "sedia", perché ti sembra più corretto.. o meglio, puoi anche farlo, ma o sei un artista di grido che reinventa la semantica o non ti lamentare se la gente legge tre righe di quello che scrivi e poi passa ad altro..

se poi dici che nella "letteratura moderna hanno acquisito un significato più ampio", allora ti prego di portare esempi, perché altrimenti possiamo dire tutto e il contrario di tutto.. dubito sinceramente che qualcuno abbia utilizzato i puntini di sospensione per dare ritmo a un racconto, tutt'al più per creare suspense o per sottolineare un climax (utilizzo, peraltro, ampiamente inflazionato e quindi decisamente evitabile)..

ultima cosa.. non avevo notato, ma tu dici di usare i puntini di sospensione con la virgola? insieme? spero di aver capito male, altrimenti è proprio sbagliato.. forse intendevi nella stessa frase, nello stesso periodo..

comunque, rifletti bene sulla punteggiatura se vuoi continuare a scrivere..

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RAEMAR!

mi stupisci quando affermi: "non ti lamentare se la gente legge tre righe di quello che scrivi e poi passa ad altro..".

Io non mi sono mai lamentato! Ho sempre solo ringraziato per essere stato letto (anche solo tre righe) e mi sono mostrato riconoscente per le critiche... anche per quelle poco garbate... E qui chiudo!

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Ok, abbiamo capito che il tuo utilizzo dei puntini non è un errore, ma una scelta. Una scelta che non condivido, ma personalmente posso rispettare.

secondo le regole canoniche, hanno avuto, in effetti, il significato di una sospensione di discorso, ma nella pratica successiva della letteratura moderna hanno acquisito un significato più ampio, e, conseguentemente, anche la durata della pausa si è allungata

Tuttavia non credo che quello che dici qui sopra abbia un reale fondamento. Anche se fosse, non giustifica l'uso indiscriminato dei puntini. Dubito che, letteratura moderna o passata, sia mai stato edito, perlomeno in italia, un romanzo o anche solo un racconto con un untilizzo medio dei puntini superiore a 2 volte a pagina. A meno che non parliamo di scrittura d'avanguardia o sperimentale, filoni che infrangono le regole per definizione, di cui non so praticamente nulla.

Il mio consiglio: se vuoi fare una pausa breve, usa una virgola. Se vuoi fare una pausa lunga. Usa il punto. :cool:

Ho trovato l'articolo sui tre puntini che dicevo tempo fa: L'attacco dei tre puntini assassini :-)

Non si applica al tuo caso, essendo il tuo non un errore ma una scelta, tuttavia è interessante. E io sono d'accordo al 100% con l'autore.

:bye:

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Demiurgo, ti ringrazio per l'articolo che mi hai trasmesso e che mi sembra interessante e da rileggere con calma. E ti ringrazio, altresì, per i tuoi interventi sempre rispettosi ed eleganti.

Il maggior difetto di questo racconto, che avete in buona parte stroncato, risiede nel fatto che è stato scritto di getto e subito postato. L’ho riletto con attenzione e rimesso in ordine.

Ed ho eliminato anche qualche sequenza di puntini dove, in effetti, non erano funzionali allo scopo... ne sono soddisfatto, e mi basta.

Altro errore è stato quello di essermi lasciato andare nello svelare la “mia” interpretazione del sogno... che naturalmente vale niente. Le interpretazioni sono personali e l’ermeneutica non è altro che una convocazione per la messa a confronto delle varie posizioni.

Con questo non voglio dare un valore di capolavoro ad un modesto raccontino, ma, se mi è permesso, vorrei rivolgere una critica alla posizione scandalizzata di molti a fronte dei tentativi di creatività... Tentativi! Affrontati nella piena coscienza del possibilissimo fallimento.

D’altra parte, però, non accetto che nel ritrarre un gatto, lo si debba riprodurre “felino domestico con corpo agile e flessuoso, pelo morbido e folto, orecchie piccole e dritte, occhi fosforescenti, lunghi baffi e unghie retrattili".

Non siamo mica tra i banchi di scuola con il foglio davanti intestato:

TEMA-TRACCIA-SVOLGIMENTO.

Che se non rispetti le regole canoniche ti becchi la bocciatura.

Avrebbero bocciato anche Picasso se avesse ricopiato, a scuola, il modello proposto alla maniera che ha adottata in seguito.

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prendo atto del fatto che non hai capito praticamente nulla del mio intervento, peraltro pacatissimo e mirato a cercare di sottolineare un paio di cose che ti potrebbero essere utili in futuri componimenti.. ne hai estrapolato due frasi, le hai contestualizzate come ti è meglio parso, e ne hai dato una interpretazione tutta tua, lontana anni luce dal loro significato originale.. personalmente, non reputo di essermi spiegato male, pertanto ti invito a rileggere il mio intervento e a rifletterci un po' sopra, sempre se ti va, ci mancherebbe..

per il resto, visto che le tue modaltà di sperimentazione non si confanno, non tanto ai miei gusti, quanto piuttosto al modo che ho io di intendere l'impegno e la scrittura, ritengo che si possa tranquillamente chiudere qui..

in bocca al lupo..

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Caro Raemar, il nostro è un discutere, ed anche interessante (per tuo merito), al di là del racconto che ne è stato il pretesto. E non è bello farlo degenerare in sterile polemica (me ne assumo, naturalmente, la mia parte di colpa).

Per iprendere serenamente il discorso, bisogna che consideriamo che stiamo vivendo l’epoca del tramonto delle verità fondanti. Per cui il relativismo delle interpretazioni è il solo modo di interagire col mondo... ineliminabile! E sbagliamo quando diamo l’impressione di voler dare alla propria ottica un sigillo di verità.

E quel che ho fatto io quando mi sono lasciato andare all chiarificazione del racconto. Esponendo la mia interpretazione, in certo senso ho chiuso la via a nuove interpretazioni in chiave creativa del testo. Nessuna presunzione di aver postato un testo di un certo valore, pertanto mi piacerebbe che trasferissimo il discorso su un piano più generale: prendiamo un lettore attento e curioso e poniamolo di fronte ad un’opera dal linguaggio oscuro, dai connotati difficili da riconoscere. Ebbene questo lettore cercherà di porre fine alla propria inquietudine assumendo e moltiplicando l’enigmaticità del testo per costruire qualcosa di differente che poi traveste da commento, ma che in realtà è tutt’altra cosa.

P.S.

Per Demiurgo.

Sei grande! Mi piace il tuo tentativo di alleggerire il clima. E mi piace anche la frase che hai scelto in calce ai tuoi commenti:

“Sino a che ti contrai nel tuo vuoto puoi ancora pensare di essere in contatto con l'Uno, ma non appena pasticci con la creta, sia pure elettronica, sei già diventato un demiurgo, e chi si impegna a fare un mondo si è già compromesso con l'errore e col male.”.

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Tu pensi che un testo enigmatico sia un requisito per far approfondire al lettore la lettura stessa, alla ricerca di chiavi di interpretazione?

Secondo me questo non accade. Un testo enigmatico rimane tale, ovvero dissuade il lettore dall'interpretarlo. Questo non vuol dire che occorra per forza evitare di essere criptici od abbassarsi ad una chiave di narrazione popolare, vuol semplicemente dire che la banalità, il testo semplice e pulito, u spesso nascondere molte più cose di un testo intricato. Quanti hanno letto il pendolo di Focault di Eco o l'isola del giorno prima? Molti di meno di quelli che hanno letto il Codice da Vinci e questo perchè non si tratta solo di popolino bue, ma anche di come si presenta il testo scritto. Come si lega il lettore alla lettura. Altrimenti si rischia di comporre opere di grande valore simbolico e cariche di significato, ma che rimangono non lette.

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Dice Strikeiron:

“Tu pensi che un testo enigmatico sia un requisito per far approfondire al lettore la lettura stessa, alla ricerca di chiavi di interpretazione?”.

Non è il mio pensiero! La lettura è argomento molto vasto e degno di un saggio (che chissà, forse, da qualche parte già esiste), e a sostegno di quanto dico prendo a caso alcune delle mie letture, di diversa ispirazione e scrittura, che mi hanno preso con uguale intensità:

Walser in tutti i suoi romanzi e per quella poetica “passeggiata” (che è un peccato non poter leggere in lingua originale dal momento che la sua prosa viene considerata la più bella prosa mai scritta in tedesco)... e poi “Bartleby lo scrivano” di Melville, che è leggermente più “criptico”... e poi, via via, Kafka e S. Beckett con la sua trilogia...

E ho letto questi testi così diversi con uguale piacere, e, per quanto mi riguarda, anche ritengo non sia vero che: “Un testo enigmatico rimane tale, ovvero dissuade il lettore dall'interpretarlo”.

La lettura è un piacere, ma non evasione. Pertanto, come giustamente fai osservare, è abbassamento dedicare il proprio tempo alla narrazione semplice, popolare... o peggio seguire le telenovela televisive o dedicarsi al gossip giornalistico.

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