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La nostra storia...


Kordian

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Il kender fu lasciato cadere a terra molto rudemente quando Entreri lascio' la presa.

"Urgh...coff coff...meno male che dovremmo essere tutti radici e foglie, come dice la profezia! Mai viste radici e foglie che si mettono a fare a botte tra di loro, a meno che non si tratti di un Platanious Sadomasus Ingifaxii come mi disse una volta un druido che incontrai dalle parti di Darkwood, quello che aveva una passione per alberi e arbusti fuori dal comune. Mi pare lo bruciarono e seppellirono insieme alla sua coltura di Garofani Pomparoli, quelli che se ti avvicini troppo ti si attaccano alle parti basse e per levarli serve l'acido di un drago nero.. Comunque non sei stato affatto gentile!" Mise il muso ad Entreri e si sedette in un angoletto.

Lo raggiunse l'elfetta.

"Oh grazie dell'aiuto ma non era assolutamente necessario!" disse in modo complice all'elfa, ma tutti nella stanza lo sentirono benissimo "Avevo la situazione in pugno, il coltello dalla parte del manico, tutto sotto controllo. Era spacciato ormai. Ma, mi stavo quasi dimenticando la tua spilla!! Aspetta dovrebbe essere da queste parti.." Apri' un paio di borse, le altre erano ancora sparse per terra, e dopo tiro' un urlo vittorioso. "Eccola! Pensa questa stella era di una certa Alhana, un'elfa che se la faceva con tutti mi dissero, pero' era molto apprezzata, beh insomma praticamente un giorno stavo passeggiando nei giardini reali, quando questa principessa, tel'ho detto che era una principessa? Bhe insomma mi vede e comincia a diventare strana e a dire cose del tipo "lo conosci il giochino col cappello" o "kender basso c'ha un bel sasso".... beh comunque questa gliela volevo ridare ma lei sen'era gia' andata, e poi una principessa ne ha tanti di gioielli..ecco prendi!"

Gli diede il gioiello: era abbastanza piccolo, e in effetti non sembrava proprio opera degli elfi. Il nano tiro' un'occhiata e disse palesemente che se quello era artigianato elfico, lui era un nano di fosso.

"Ma che dici? Guarda, questo e' originale elfico 100%!"

Il nano e il kender cominciarono una discussione accesa sull'origine del prezioso, mentre l'elfetta lo studiava con curiosità: era formato da due figure, un uomo e una donna, che si fondevano in un ovale. Al centro era incastonata una gemma dai riflessi strani.

"Quello al massimo e' opera degli uomini, non di piu'!"

"Ma che dici! Forse un maestro elfico ha imparato l'arte della spillatura da un artigiano umano!

"Spill...E mi spieghi perche' diavolo avrebbe dovuto farlo?"

"Che ne so io? Sicuramente e' elfico pero'. Oh, gente si sta facendo tardi!"

"Eh?"

Il kender si era alzato e stava raccogliendo la sua roba. Aveva gia' il mantello addosso e stava uscendo dalla porta quando un dubbio atroce lo assali'. Si giro' e vide che tutti non si erano mossi.

"Hei forzaaa! Che aspettate? Andiamo!" disse il kender

"Andiamo dove??" gli rispose l'umano

"Ma come dove? Dal tizio in nero che ha fatto il casino no?"

"E mi spieghi perche' io dovrei rischiare la pelle per uno di cui non mi frega niente?" Era stato Artemis a parlare, stavolta.

Il kender per un attimmo rimase ammutolito. Poi si mise una mano a lato della bocca, come per urlare: "hei SVEGLIA!! Non avete sentito la filastrocca? Quelli siamo noi! L'ombra e tutto il resto! Andiamo forza! Questa è un AVVENTURA!!!"

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«Sì... ho ucciso.» Disse Aixela come per voler convincere se stessa. «E questa spada è il mio premio.» Un sorriso amaro le disegna il volto. «Ero solo una cameriera in una locanda, quando vennero affissi gli avvisi: si crecavano persone per formare un nuovo corpo di Cavalieri di Jamalièl.

«Raccolsi subito l'invito. Stavolta erano ammesse anche le donne ed io sin da piccola sognavo di poter brandire una spada con la loro effige.

«Mi sottoposi alle prove. Le superai tutte. Ero in cima alla lista.

«Mi fecero fallire l'ultima a causa della mia diversità.»

Guardò l'elfo divertita. Fece in gesto di diniego con la mano.

«No, nulla a che fare con queste mie capacità che non conosco. Sono diversa perché... be'... diciamo che mi piacciono le donne. Ed avere una del genere nel corpo dei Cavalieri era un disonore.

«Così mi fecero fallire la prova finale.»

Il suo pugno si chiuse per la rabbia. Strano vedere un atteggiamento di rabbia così aperta in lei. Era stata calma per tutto il racconto.

Fece un profondo sospiro e continuò: «Il villaggio venne a sapere del motivo per cui falii la prova e cominciarno ad evitarmi. Me ne andai, vagando per vari posti finché venni accolta da un fabbro. Mi offrì casa e lavoro.

«Fabbricai spade e armi di tutti i tipi. Finché ci venne commissionata la Lama Perfetta dei Cavalieri di Jamalièl, la spada destinata al capo dell'ordine, una spada senza eguali.

«Il fabbro mi fece fare tutto da sola, sapendo quanto ci tenessi. Rischiai anche la vita nel fabbricarla, tagliandomi involontariamente un polso e perdendo moltissimo sangue. Ma alla fine ci riuscii.

«Venne il Cavaliere a prendere la sua arma. Appena la vide rimase estasiato. Si complimentò col fabbro. Ma lui fece l'errore di volermi dare il merito di tutto.

«Il Cavaliere mi riconobbe. E non accettò il fatto che un essere impuro come me avesse forgiato la Lama Perfetta. Sfoderò la sua arma, rifiutandosi di toccare quella nuova e cercò di uccidermi.»

Gli occhi si fecero lucidi. Il pugno tornò a stringersi mentre l'altra mano carezzava di nuovo la spada.

«Non so come. Reagii istintivamente e lo uccisi... con la Lama Perfetta.»

Posò gli occhi sull'arma al suo fianco, continuando a carezzarla, come se fosse una figlia.

«Da allora sono ricercata. Nessuno crede alle parole di una... "diversa".» Pronunciò la parola con difficoltà. «Tranne Trebor.»

Sospirò.

Non sapevo perché aveva raccontato tutto. Ma quella cittadina e soprattutto quell'individuo sembravano avere risposte alle sue eterne domande.

Chissà... forse...

... un lampo... una visione di statue di carne viva... non carne... ma calore... una piuma... un piccolo essere... parole... parole... conosciute... sconosciute... voci...

Aixela svenne.

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La ragazza aveva iniziato a parlare, come per sfogo sembrava. La sua voce tradì, nel raccontare, una tensione e una rabbia trattenuta da tempo.

Raccontò del suo crimine, anche se crimine non era. O almeno non da come lo aveva raccontato lei.

Ariaston trovò la storia molto interessante. Quell'arma aveva qualcosa di speciale, e non era solo perchè era stata forgiata da lei. Era veramente un arma perfetta, ed era intenzionato a scoprire il perchè. E voleva anche aiutare la ragazza. Non aveva mai sopportato quei grandi ordini pomposi degli umani, pieni di regole e di decisioni che andavano bene solo a loro. Ma per ora non gliel'avrebbe detto. Voleva sapere altro prima di dare fiducia.

Stava per rispondere qualcosa alla giovane guerriera, quando questa trasalì, barcollò un attimo, e poi cadde verso terra svenuta.

Ariaston d'istinto scattò e l'afferrò al volo, evitando che cadesse a terra di volto. Era leggera e non ebbe difficolta a trattenerla. La ragazza tra le sue braccia gli riportò alla mente vecchi episodi, strani ricordi che da tempo non rievocava e che gli procurarono del dolore. Già una volta aveva stretto una ragazza svenuta tra le sue braccia, sua sorella.

La sentì stranamente affine, senza motivo logico o connessione. La sollevò tra le braccia, e per un attimo la tentazione di provare la spada lo distrasse. Poi tornò in se e si disse che ci sarebbe stata occasione; non era un ladro. E questa volta la ragazza tra le sue braccia avrebbe fatto una sorte diversa.

In men che non si dica si stava dirigendo verso la locanda con la ragazza tra le braccia, il passo rapido e sicuro e la mente tesa a esplorare la piazza e i suoi rumori. Sapeva che la presenza che avevano avvertito era ancora li, da qualche parte, e che forse li aveva già visti, ma non aveva il tempo per preoccuparsene.

Notò il kender ke rientrava nella porta, e urlava qualcosa; sentì la sua voce ma non riuscì a comprendere le sue parole.

"Ehi voi, nella locanda. Uscite ad aiutarmi. La guerriera c'ha qualcosa, e mi serve qualcuno che la faccia rinvenire." urlò a gran voce nel dirigersi alla costruzione. Poco più in la una casa chiuse meglio i battenti della porta; quel posto non era ancora una città morta e si stava facendo notte.

Velocemente uscirono dalla stanza il guerriero amico di Aixela, il nano e l'umano vestito da chierico.

Capì subito che il guerriero di nome Trebor avrebbe dato dei problemi a vederli cosi, con lei svenuta tra le sue braccia, e velocemente la adagiò a terra, spostando la mano sulla daga all'interno del mantello.

Trebor si stava già avvicinando a gran passi, accompagnato dal chierico e dal nano, mentre il kender già iniziava a proferire un fiume di parole con l'altro umano di fianco.

L'altro umano. Era dunque tornato. Non l'aveva più visto e ora era di nuovo tra loro. La questione non gli piaceva.

"Stavamo parlando e la ragazza è svenuta; fatela riprendere, voglio sapere cosa ha sentito." disse cercando di usare il tono più convincente che possedesse, aiutato dal miele della sua voce.

Ma l'umano continuava ad avvicinarsi con un aria severa e decisa in volto, e Ariaston scaldò l'impugnatura del suo pugnale nella mano sinistra, mentre il dolce gusto del pericolo gli invadeva la bocca...

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Trebor mise mano alla spada.

Perse il suo sorriso beffardo, mentre gli occhi puntavano l'elfo davanti a lui. Gliel'avrebbe fatta pagare. Lo avrebbe fatto subito, anche a costo della sua vita. Nessuno poteva fare del male alla sua Aixela!

Vide l'elfo mettere la mano sotto il mantello e capì che avrebbe reagito all'attacco e che forse era preparato ad una sua reazione. Ma nessuno sa quello che lo lega a lei. Nessuno. Quindi lei deve averlo avvertito.

Si china sul corpo svenuto di Aixela e la vede respirare regolarmente, il volto rilassato in quello che sembra un sonno tranquillo. Nessuna traccia di ferite, nessuna percossa, se non qualche cicatrice vecchia.

Guardò l'elfo e sussurrò un "grazie" appena accennato.

Solo allora si rese conto che la piccola elfa stava guardando la spalla di Aixela... e solo in quel momento si accorse che sotto la camicia i segni che aveva sulle spalle brillavano.

E con essi la spada.

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Era immerso nei suoi pensieri adagiato in quell' albero tanto accoliente quando senti urlare un umano, o forse un elfo. Non capì le parole ma senti dà che parte arrivavano.

Subito una catena era agganciata ad un tetto lì vicino e si lanciò nel vuoto passando di casa in casa. Ora non se li sarebbe più lasciati scappare... qualcosa stava succedendo e prima che succedessero troppi casini avrebbe preso quello sporco Kender e se ne sarebbe andato... forse prima però avrebbe cercato quel Zogrash per capire se poteva tornare utile al suo Signore.

Un minuto dopo era di nuovo sopra la locanda e sotto si stava realizzando una strana scenetta. Un elfo dalla voce ammaliante stava lasciando per terra l' umana priva di sensi e un grosso guerriero gli si stava avvicinando. Sarebbe stato interessante vedere quanto rumore avrebbe fatto quell' uomo cadendo a terra privo di vita... L' avrebbe tenuto in considerazione...

Nessuno sembrava averlo notato... Ma per sicurezza si nascose meglio sotto il suo mantello... l' immagine si sfuoco subito e con l' aiuto della notte incombente diventò praticamente invisibile...

Guardò con attenzione l' umana...una magia era attiva sù di lei...ma quale magia? Non ne capiva le radici....

RADICI!

*TUMB!*

"Otto son uno, come l'albero e le radici. L'Ombra nella notte, viva come la foresta in fiore, cerca la sfida e soffre il passato. L'Esulo della terra, come la terra è piu' forte nel profondo, e guarda la strada. Il viaggiatore mai stanco, come il vento del tempo, porta notizia e scompiglio. L'Angelo e Il Guardiano, il sereno e la tempesta, fendono l'aria ma si racchiudono nel seme. La Sfera di Cristallo, calma come il mare, ma solo se il vento tace. L'Astuto, forte come una roccia, ma in balia della montagna. Il Seguace, novizio della vita, ora di nuovo trova la sua fede e cura il futuro."

Il messaggio gli entrò nella testa e per poko nn perse l' equilibrio... in una frazione di secondo tutta questa strana filastrocca gli era entrata in testa...ma da dove veniva? Perchè a lui? O non era per lui? Chi glie l' aveva inviata avrebbe dovuto dare molte spiegazioni... o avrebbe pagato col sangue.

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Perenor attraversò la porta della locanda. Per ora basta, aveva sprecato abbastanza incantesimi e visto il pericolo che incombeva sulle loro teste era il caso di essere prudenti... ma almeno così per il momento erano protetti.

Nell'attimo in cui rientrò nella sala comune la prima voce che sentì fu quella del kender... e del nano, che discutevano animatamente riguardo ad una spilla. Perenor si avvicinò a loro e la vide... all'istante qualcosa gli attraversò la mente, come il fatto di aver riconosciuto qualcosa in essa, ma cosa?

Al momento non gli era possibile afferrare quella sensazione... la mise da parte per un istante e se ne dimenticò quasi. Eppure doveva essere qualcosa di importante pensò, mentre una leggera inquietudine lo disturbava.

Garfuss urlava qualcosa adesso:

-hei SVEGLIA!! Non avete sentito la filastrocca? Quelli siamo noi! L'ombra e tutto il resto! Andiamo forza! Questa è un AVVENTURA!!!-

Perenor sobbalzò: quale filastrocca? Quale avventura?

Non ne avevano già avute abbastanza di avventure per oggi? E poi il kender stava per uscire mentre il posto più sicuro per il momento era QUI dentro, non là fuori.

-Quale filastrocca? Di che parli?- chiese aol kender, forse così sarebbe riuscito a distrarlo ed ad impedire che uscisse.

Garfuss fece per aprire bocca mentre tutti si voltarono nella stanza, gettando occhiate maligne a Perenor. Il giovane chierico sapeva benissimo di aver fatto una cosa non gradita, ma le motivazioni erano buone. Gli altri non potevano saperlo, almeno per il momento.

Arrossì imbarazzato, mentre il kender rivolto verso di lui riprese:

-Ma come non hai sentito niente di quello che ho detto? No perchè spiegavo prima...-

Da fuori una voce lo interruppe. Tutti si precipitarono fuori, cogliendo l'occasione al volo. Perenor gemette, esasperato ed uscì, accompagnato dal nano e dal kender.

- Sì, no perchè se il buon Sturmir sa raccontare le sue cose cantando, non vedo perchè io non potrei...- continuava imperterrito Garfuss.

Una figura incappucciata stava deponendo a terra una donna svenuta... Perenor si chinò su di lei preoccupato. Respirava ancora.

-Portatela dentro, subito. Qui non è sicuro.-esclamò innervosito, mentre gli altri lo guardavano stupiti.

-Presto- rincarò, mentre due guerrieri del gruppo si stavano fissando con tutto tranne che con buone intenzioni.

Il cielo si stava oscurando adesso, Perenor provò a prendere al donna tra le braccia per portarla dentro la locanda, dove avrebbe potuto curarla in tutta tranquillità. Non era una cosa difficile.

E poi una voce sopra di lui:

"Otto son uno, come l'albero e le radici. L'Ombra nella notte, viva come la foresta in fiore, cerca la sfida e soffre il passato. L'Esulo della terra, come la terra è piu' forte nel profondo, e guarda la strada. Il viaggiatore mai stanco, come il vento del tempo, porta notizia e scompiglio. L'Angelo e Il Guardiano, il sereno e la tempesta, fendono l'aria ma si racchiudono nel seme. La Sfera di Cristallo, calma come il mare, ma solo se il vento tace. L'Astuto, forte come una roccia, ma in balia della montagna. Il Seguace, novizio della vita, ora di nuovo trova la sua fede e cura il futuro."

Immagini nella sua mente, ricordi e conoscenze affiorarono, cose che aveva letto e dimenticato da tempo negli antichi testi. E soprattutto la certezza che qualcuno lassù li stesse fissando.

Paladine, proteggici tu pregò, nella Tua infinita saggezza.

Ed un senso di pace lo raggiunse. Come se fosse stata una piuma sollevò la donna e la portò dentro la locanda, al sicuro.

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Trebor non fece azioni avventate. Si accorse quasi subito che la ragazza stava male, ma non per colpa dell'elfo. La osservò attentamente e poi borbottò qualcosa in direzione dell'elfo (forse grazie?).

Ariaston osservò a sua volta la ragazza, rilassandosi e provando forse un po' di dispiacere per il mancato scontro, in cerca come sempre di nuove sfide. E si accorse dell'elfetta che, come tutti ormai, stava osservando la spalla della guerriera, dove era il tatuaggio che nessuno conosceva, illuminata da una strana luminescenza. E forse anche la spada lo era.

Ma non fece a tempo a capire che cosa fosse quella luce, perchè il paladino sollevò con forza la giovane guerriera e la portò dentro alla locanda, affermando che la sarebbero stati al sicuro, per non si sa quale motivo. L'elfa lo segui in fretta, mentre si faceva strada verso l'entrata dell'edificio, tra le parole del kender e gli sguardi del nano. Ariaston decise che anche lui stanotte sarebbe rimasto con loro, nella stanza principale. Non aveva bisogno di dormire molto, come tutti gli elfi e una guardia vigile sarebbe stata utile questa notte. Ancora strane cose si agitavano la fuori, nel buio e nell'ombra. Non ne era certo e non aveva visto nulla, ma un senso di inquitudine lo avvolgeva.

Entrarono nella locanda, e mentre il chierico si impegnava per far riprendere Aixela, l'elfo prese da parte il Kender (tenendo le mani sulle sue due armi e la testa lontana dalle sue mani del kender per evitare di "perdere" qualcosa...):

" cosa è successo qua da quando sono uscito? come mai sei vestito da viaggio?? immagino che stavi per andartene, ma mi piacerebbe sapere se perchè sei stanco della loro compagnia o se c'è qualche motivo in particolare. Però ti dico una cosa, prima che tu inizi a sommergermi di parole: ti dò cinque minuti di tempo per dirmi tutto su questa storia, poi deciderò se tagliarti la lingua o meno..non ho intenzione di stare sveglio tutta notte a sentire le tue divagazioni sul tema!"

Disse tutto ciò con decisione, e nonostante la voce dolce il tono riuscì a essere abbastanza serio e convincente..e attese la risposta con timore, mentre con la coda dell'occhio teneva d'occhio ciò che accadeva all'umana e ciò che faceva l'altro umano dalla strana spada...

OT e ora a te Manzo...temo, temo molto la risposta del kender..speriamo di non aver fatto un errore, ma dovevo sapere in qualche modo la profezia... /OT :wink:

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[OT oggi non mi passa nulla, quindi faccio un breve intermezzo con il sogno di Aixela. Piccola annotazione: Trebor è un ladro dalla corporatura non troppo grossa anche se ben formata e muscolosa.]

Luci... ancora luci... voci... ancora voci... passi?

Sangue nsulle sue mani, una richiesta di aiuto ed un soccorritore. La fucina che si allontanava e tutto quel sangue... tutto quel sangue... dove?

«Non ho parole per il tuo lavoro, Aixela! Anche la lama ha quel colore particolare. Bellissima sfumatura!» Le aveva detto.

Quale colore? Non era una lama normale. Era la Lama Perfetta! Non poteva avere un colore normale. Eppure, era solo stata forgiata come tante altre lame. Più attenzione. Più cura. Più precisione. Niente magia.

Eppure... eppure...

... tatuaggi... segni... un'esperimento.

La mamma! La mamma! Morta di parto. La vita e la morte a lei. Papà... come si strugge! Non può farci nulla. E' potente papà. Fa cose che nessuno sa fare. Ma mamma rimane morta. Papà sa come fare. Non è pronto, ma lo sa. Lo fa.

Sente cose strane. Sente. Vede. Tocca. Tutto e niente.

Poi.

Papà morto, gli occhi stupiti fissi su di lei, come se fosse sua la colpa.

Segni luminosi. Tatuaggi?

...

Aixela aprì gli occhi.

«Perenor, vero?» Tese la mano, alzandosi a sedere con poco sforzo. «Aixela. Grazie per l'aiuto.»

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Perenor strinse la mano che gli veniva offerta, con decisione e con franchezza.

- Sì, hai indovinato. Piacere di conoscerti Aixela- disse.

Avrebbe voluto dire ben altro in quell'istante. Per esempio avrebbe voluto convincere la donna a stendersi ancora un attimo e riposare. Ma sapeva che non gli avrebbe dato retta. Semplicemente ricambiò la stretta di mano, sincerandosi che fosse tutto a posto.

Ma proprio in quel semplice gesto capì che qualcosa non andava... percepì la sofferenza che la donna nascondeva dietro alle sue parole. Aveva notato l'espressione malcelata ogniqualvolta qualcuno parlava o guardava la sua spada... Lui conosceva la storia.

Quella donna aveva ucciso, le sue mani si erano macchiate di sangue.

Se Perenor l'avesse incontrata quella mattina, in un paese tranquillo ed in festa, forse avrebbe sentito il dovere di denunciarla. Ma ora, dopo tutto quello che era accaduto, riuscì solo a pensare che curandola non aveva percepita il male dentro di lei. Solo sofferenza, nascosta, ignorata... accompagnata da altri terribili misteri.

Più di questo Perenor non era riuscito a capire di lei.

Quella mattina, prima che tutto questo fosse accaduto il giovane chierico non avrebbe percepito nulla di tutto ciò. Ma ora, ora sì poteva. Il vecchio aveva lasciato qualcosa in lui. Erano passate poche ore dalla sua sparizione, ma già cominciava a sentirne profonda e terribile la mancanza...

Sorrise alla donna, mascherando tutto quello che poteva aver pensato in quei brevi istanti e prima che lei appoggiasse i piedi a terra...

-Aixela, sarebbe meglio che tu riposassi ancora un po'. Qui siamo al sicuro...- le disse.

Poi si voltò e vide il kender.

- Per caso non è che avresti una bella solida benda? Od anche due?- chiese ad Aixela, sospirando rumorosamente.

OT Attendiamo replica dei cattivoni :wink: OTend

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Era rimasto seduto nell'ombra a rimuginare sull'accaduto per un bel pò: il tizio in nero, l'ombra, il suo "viaggio" verso quel luogo sconosciuto, la combriccola riunita nella taverna, la profezia decantata dal kender, il contatto con la sua spada...Si sentiva frustrato.

Avrebbe voluto farla pagare al responsabile di quegli strani avvenimenti, ma non aveva idea di chi o che cosa fosse...Si ricordò poi che quell'impiastro di un kender non gli aveva dato ancora risposta, limitandosi a banfare qualcosa a proposito di un avventura di cui loro erano i precelti...stolto!!!

Erano anni che non ricercava più l'avventura...aveva trovato posto in questa città, e si era guadagnato il suo piedistallo nei giochi di potere del luogo.Non sarebbe andato via per inseguire le farneticazioni di un misero cleptomane di mezzo metro...

Mentre era assorto nei suoi pensieri quando entrò un individuo dalla porta, con in braccio una ragazza pparentement svenuta...era sicuro di averla già vista, forse nel caos che si era scatenato poco prima nella piazza.

La sua attenzione fu però catturata dall'individuo che li seguiva poco addietro...era ammantato di scuro, le movenze eleganti, che però dimostravano una forza impareggiabile...Gli ricordava qualcuno, qualcuno che non vedeva da molto molto tempo...improvvisamente si sentì invadere dalla rabbia...ma si calmò quasi subito. Non era lui,anche se gli somigliava moltissimo (era un elfo di superficie) ma

non aveva i suoi stessi tratti somatici, e non era circondato dal suo stesso alone di potenza e maestria.

Si rilassò, e si avvicinò a dare un occhiata più da vicino: la ragazza era molto bella, anche se il pallore le conferiva un aspetto malsano. Si chiese che cosa potesse esserle successo...ma non se ne curò più di tanto. No erano fatti che lo riguardavano. Si girò , e vide una cosa che non gli piacque affatto: l'elfo , inginocchiato a terra, stava confabulando con l kender...che volesse anche lui avere notizie in più sulla presunta profezia del ladruncolo?

Promise a sè stesso che ne avrebbe saputo d più, ma questa volta avrebbe atteso con più pazienza...si profilava infatti la possibilità di estorcere quelle informazioni dalle labbra del nuovo arrivato!!

[

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OT uhm scusa Ruttalisk ma ti correggo due cose: sono un elfo normale, ma con i capelli neri e gli occhi verde brillante.Mani senza colore..nn un elfo scuro. ;) e a portare la ragazza nella locanda è stato Perenor, umano chierico...per il resto tutto ok... /OT

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/OT E i "cattivoni rispondono..almeno 1 per ora..." Fine OT

Poco dopo uscì anche il kender, esattamente sotto di lui... pessimo bersaglio... se si calava da dove stava nn poteva salire tanto velocemente... ed era troppo rischioso calarsi ugualmente con tutte quelle persone armate lì sotto...

Assieme al kender uscì anche un altro guerriero, forse un paladino... o un chierico, visto tutti quei simboli che portava sull' armatura e sul mantello...

Quest' ultimo urlo di fare fretta perchè fuori nn erano al sicuro, aveva ragione... Un piccolo sorriso si disegnò sul suo volto quasi per intero coperto da piccole catene.

Gli sarebbe toccato aspettare ancora, ma si iniziava a stancare... avrebbe assalito il botolo nella notte con il favore delle tenebre... questi sporchi umani devono pure dormire qualche ora... Intanto sondò ciò che lo circondava con le proprie catene... Animate dal suo potere demoniaco danzarono nel vuoto e cercarono un passaggio per entrare facilmente in casa: dal camino, dalle finestre, addirittura dalla porta...ma nn trovò nulla...la casa dopo che entrarono tutti sembrava sigillata! Non era possibile! Ciò lo fece infuriare un pò... ma si tranquillizzo subito...come lui nn poteva entrare, nemmeno loro avrebbero potuto uscire senza essere notati... lasciò una catena per ogni punto di uscita....accuratamente nascosta trà le pieghe del legno e nelle zone d'ombra.

Continuò ad attendere, ormai ci stava facendo l' abitudine...

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Trebor ridacchiò sommessamente, divertito.

«Aixela... riposare? Non lo fa neanche da svenuta, fidati.» Si avvicinò al chierico e gli diede un'amichevole pacca sulla spalla. Lo guardò negli occhi e gli fece un cenno di ringraziamento, il massimo che il suo orgoglio maschile potesse mostrare. Ma si notava la gratitudine immensa che provava verso chi l'aveva riportata a lui.

Lei si alzò in piedi, mostrando sicurezza. La mano corse alla spada, carezzandola ancora una volta, come se fosse stata l'arma ad essere svenuta e non lei. Guardò Trebor e poi tutti i presenti e si sentiva vagamente a disagio sapendo di essere lei il centro delle attenzioni.

Ma nonostante questo... non sa... gli entrarono nella mente delle parole sconosciute...

Otto son uno, come l'albero e le radici. L'Ombra nella notte, viva come la foresta in fiore, cerca la sfida e soffre il passato. L'Esulo della terra, come la terra è piu' forte nel profondo, e guarda la strada. Il viaggiatore mai stanco, come il vento del tempo, porta notizia e scompiglio. L'Angelo e Il Guardiano, il sereno e la tempesta, fendono l'aria ma si racchiudono nel seme. La Sfera di Cristallo, calma come il mare, ma solo se il vento tace. L'Astuto, forte come una roccia, ma in balia della montagna. Il Seguace, novizio della vita, ora di nuovo trova la sua fede e cura il futuro.

L'Angelo e il Guardiano. Le suonava familiare. Troppo familiare.

Poi si ritrovò a guardare il soffitto, il volto alzato verso l'alto.

Perché?

Non lo sapeva. Ma era sicura di una cosa.

«Non uscite di qui!» Disse a tutti, cercando di tenere la voce più bassa possibile, come se qualcuno o qualcosa di cui ignorava la natura la potesse sentire. I suoi occhi vagavano per la sala, come a cercare la presenza che avveritva, ma l'istinto le faceva guardare il tetto. le vennero in mente immagini di... «Catene... catene intorno alla casa...» Barcollò un attimo. Trebor la sorresse immediatamente, felice di averla soccorsa lui stavolta. Già in passato aveva fallito nell'aiutarla. Non voleva assolutamente rischiare di ripetere quell'esperienza.

«Piccola, dovresti smetterla di bere.» Le disse sorridendo. «Lo sai che certe cose fanno male alla tua età.»

Aixela mostrò un lieve ma sentito sorriso, poi si staccò dalla presa di Trebor con delicatezza, carezzandogli la mano.

Il suo sguardo tornò ancora una volta al soffitto.

La sua espressione si fece improvvisamente seria e determinata. Dimenticò con una scrollata di capo gli ultimi avvenimenti che le erano capitati, l'elfa ed i suoi tatuaggi, le sensazioni di pericolo, quella frase (profezia), quel kender. Nel vederla così Trebor riconobbe finalmente la donna che amava e che non poteva amare. Un ampio sorriso di soddisfazione gli illuminò il volto: si sentiva orgoglioso di stare accanto ad una ragazza del genere. Guardò tutti i presenti con aria soddisfatta, ammicando ogni tanto un "è amica mia".

Aixela non parve accorgersene o semplicemente lasciò correre, come se lo facesse sempre. In piedi nella sala, richiamò l'attenzione dei presenti, facendoli avvicinare.

«Non possiamo uscire. Lo so. Non fate domande e fidatevi. Per favore.» Guardò il kender, poi l'elfa. Infine tornò a guardare il soffitto per poi riabbassare lo sguardo sui presenti. «Per esperienza so che (quasi) ogni locanda ha una sorta di magazzino sottoterra che poi porta all'esterno, in una casupola che viene appunto usata come dispensa. Dobbiamo trovarlo ed uscire da lì... armi alla mano.» Sospirò «Non so chi c'è fuori... ma c'è.»

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La donna si era ripresa...

Si era alzata in piedi, aiutata da un uomo dalla corporatura massiccia ma dall'aria poco sveglia, almeno per gli standard di Entreri.

Poi la femmina, che scoprì chiamarsi Aixela, diss qualcosa che lo turbò profondamente: disse che le uscite della casa non erano più sicure, e che vi erano catene dappertutto...non capiva cosa inendesse dire , ma le sembrò sinceramente scossa.

La donna chiese se c'era un uscita sul retro o un passaggio secondario...Entreri conosceva a menadito tutti gli edifici della città, era parte del suo mestiere, e sapeva per certo che sotto il bancone si apriva un tunnel che conduceva dall'altra parte della piazza, dietro ad uno degli edifici che vi si affacciavano.

"Effettivamente un via di fuga c'è"

era stato talmente in silenzio, lì nell'ombra, fino a quel momento, che quando parlò le persone che gli stavano vicine sussultarono di sorpresa.

tutti si volsero a guardarlo.

"Non so che cosa tu tema, ma oggi mi sento molto generoso,e voglio aiutarvi...da questa parte, sotto il bancone."

Si avvicinò alla base di legno di quest'ultimo, spinse un fregio invisibile a prima vista, e una botola si sollevò dalla parete verticale del bancone...

"Signori...Da questa parte prego.."

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OT possiamo muoverci di poco ora, fino ad arrivare quasi fuori, dopodichè bisogna aspettare il post di Gigared, per non fregarlo senza che lui possa fare niente :) .Credo che possa postare o a mezzogiorno o stasera sulle 18... /OT

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OT si in effetti siamo messi tutti benino...nessuno si è regolato gran che..ma basta mettersi contro avversari altrettanto seri e storie divertenti..tu se vuoi manzo puoi fare il pezzo di narrazione del kender ke parla con Ariaston..se hai tempo.. /OT

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[OOG: In effetti abbiamo tutti un po' esagerato con i personaggi. E credo anche con la storia. La mia Aixela era una normale guerriera (Trebor rimane un normale ladro), ma quando ho visto che tutti aveva qualcosa di speciale e di potente, allora ho attinto al suo passato per farla diventare qualcosa di più anche se, oltre determinate capacità (che non sono ESP: Wolf sa perché lei percepisce determinate cose), non ha la possiblità di "fare male".

Mi sembrava più adatta una storia più interpretativa. Se pensate sia opportuno si potrebbe ricominciare da capo. E tutti senza capacità speciali (tranne ovviamente maghi, stregoni e affini)]

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