Zweilawyer Posted March 16, 2010 Report Share Posted March 16, 2010 TEN BULLETS Scritto più di un decennio or sono e ritoccato da poco, ecco un mio racconto science-action-horror (ora mi sto dedicando di più al fantasy). Capitoletti da 500 parole, da leggere in tre minuti. Sono presenti violenza e turpiloquio, ma ho visto che c'è un edulcoratore software (purtroppo), quindi non dovrebbero esserci problemi. 1.Capitolo I. Sola Andata. 2.Capitolo II. Il Rancio. CAPITOLO I. SOLA ANDATA. Enorme. Si stagliava davanti a loro occhi come una montagna nera. Linee rigide, acuminate, che sembravano graffiare il soffitto metallico dell’hangar. La lunga colonna di detenuti scompariva passo dopo passo. Un fiume di termiti inghiottito dalla Vortex Rikers. Centoventi, forse centocinquanta metri dal radar nel muso agli spaventosi propulsori di coda. Di sicuro era l’astronave per il trasporto detenuti più terrificante che avesse mai visto, quasi il doppio dell’Enola, che lo aveva portato lì due settimane prima. Troppa radioattività all’interno per staccarsi di nuovo dal suolo, gli aveva biascicato all’orecchio un soldato americano, aggiungendo che i ******** gli si sarebbero seccati comunque, al gelo di Europa. Spiragli di vetro rettangolari spuntavano dalla massa di metallo come un filone di diamanti dalla roccia, i lunghi cannoni al plasma, alloggiati sotto la fusoliera, raschiavano il cemento. Impossibile fuggire da lì durante il trasporto alla colonia penale di Alpha 2, sul satellite di Giove. Impossibile fuggire da Europa. Era un criminale, così gli avevano detto. Era destinato a trascinare il suo ultimo scampolo di esistenza su una massa di rocce siderali, doveva accettarlo. Il giudice si era anche incazzato quando lo aveva visto affondare la penna nella gola del suo avvocato. Il minimo che potessi fare. Quell’idiota. E ora gli rimaneva solo una cosa: sopravvivere attendendo la morte. Che *****. Kurt sputò in terra, appena sotto i postbruciatori in titanio, mentre la fila andava esaurendosi. A fianco a lui c’era un ventenne strabico che senza dubbio si era cagato addosso, i capelli rossicci tenuti indietro da un elastico. Farfugliava di essere innocente, che la colonia non era posto per lui. Poteva scommetterci. Un haker, uno di quelli che si divertono a fregare crediti digitali. Poveraccio. Tempo due giorni e sarebbe diventato la ******* di qualche bestione cinese con potenziamento genetico. Kurt venne spinto su per i gradini d’alluminio da due guardie, sentendo il gelo di un braccio bionico sulla spalla. Varcò il massiccio portone della prigione volante. CLANG. Sono dentro. E’ finita. La mia vita finisce qui. **********. Chiuse gli occhi, prese un respiro. Si passò le mani sulla faccia, graffiandosi con le manette. Li aprì. L’interno della Vortex era ancora più impressionante dell’esterno. Una geometria metallica perfetta, quasi gradevole, se non fosse per la funzione che aveva. Centinaia di cellette, chiuse da sbarre d’acciaio, si inseguivano lungo un corridoio dritto e scarno. Alzò il naso. Cristo Dodici piani di scintille, stivali sull’alluminio e tanfo chimico di stireleum. Poi ancora il freddo bionico sulla spalla, una spinta, e si ritrovò in una delle celle, occupata da altre due persone. Tre materassi sgualciti e un cesso attaccato al lavello. «Buon viaggio, stronzo» gli disse il soldato, sempre passandosi la gomma blu da un lato all’altro della bocca. Aveva gli occhi dilatati, due palle da biliardo, e le labbra disidratate. Kurt ne conosceva il motivo. Il gusto dolce della ves-hei gli tornò in bocca da un angolo nascosto del cervello. Sicuro, ne era sicuro, la ***** blu che stava masticando il soldato era corretta con la ves-hei. Dolci, dolcissime gocce di euforia. In quel momento avrebbe ammazzato entrambi i suoi compagni di cella pur di averne dieci ml sotto la lingua. CAPITOLO II. IL RANCIO. Il rancio sapeva di *****. Puzzava più dell’orinatoio ingiallito nell’angolo della cella, ma era ipernutriente. Già, ipernutriente, quell’ammasso di latta automatico diceva solo questo. Proteine in polvere, vitamine, maltodestrine e grassi insaturi. Per quale motivo dovesse fare così schifo, Kurt non riusciva a spiegarselo. Dio santo, era su un astronave diretta verso Europa e volevano fargli credere che non ci fosse un ***** di scienziato sulla Terra capace di dare un sapore decente a quella roba? Bastardi. Jeff si mise a sedere accanto a lui. Un uomo che gli causava fremiti di rabbia solo a vederlo. Non gli aveva fatto nulla, era sempre gentile e Kurt sospettava che fosse anche un finocchio di prima categoria, visto che non gli toglieva gli occhi di dosso neanche durante la notte. Eppure, dannazione, non riusciva a sopportarlo, era più forte di lui. <Ehi Kurt, tutto ok? Ti vedo un po’ giù> <Nel caso non te ne fossi ancora accorto, stiamo andando a crepare come cani in quelle ***** di miniere sul ghiaccio> <Meglio che beccarsi un’iniezione letale, no?> <Già, meglio..> Forse. Jeff ficcò la faccia nel piatto, succhiando rumorosamente dal cucchiaio. <quando mi dissero che potevo scegliere> disse, quasi strozzandosi <mancava poco che me lo tirassi fuori dalla felicità.> <Ti ecciti per poco> grugnì Kurt. Jeff lo fissò, era ******amente strabico, e anche quello lo infastidiva, un occhio guardava Kurt e l’altro il bancone della mensa, all’angolo opposto. Gli regalò un sorriso ebete, poi rispose. <sei anche tu qui, o sbaglio? Vuol dire che non avevi troppa voglia di finire sottoterra.> Vero. <Volevo più tempo. Non si sa mai. Un miracolo, un incidente, un’astronave incustodita…> <Più tempo…uhm..guarda quel ciccione olandese> gli indicò Van Niden, una montagna di gelatina ambulante. Si era incasinato il corpo bucandosi le chiappe con potenziamenti genetici presi sul mercato nero. Dicevano che avesse ammazzato e mangiato il suo spacciatore. Lui gli aveva provocato quella fame insaziabile, e lui doveva porvi rimedio. Un’interpretazione piuttosto letterale dell’occhio per occhio, dente per dente. <E ora dai un’occhiata laggiù, a Mbekele> il dito di Jeff puntò dritto sull’Africano. Nero come la pece, naso schiacciato, deltoidi a forma di anguria che strappavano le maniche. Anche lì potenziamenti genetici, questa volta ben riusciti, almeno così sembrava. Era difficile capire fino a quanto si fossero compromessi gli organi interni. < Anche loro volevano tempo. Tutti noi vogliamo disperatamente un po’ di tempo. Che sia sulla Terra o sulla luna di Giove non fa differenza.> Non faceva una piega. Oltre che fastidioso, Jeff era acuto. Un finocchio, ma pur sempre intelligente. In fondo, prima o poi, quel cervello poteva tornargli utile. <Che ***** Jeff> disse Kurt. Il cucchiaio gli cadde nella scodella, facendo schizzare gocce di bordo rosa sui pantaloni di entrambi. <Perché diavolo mi hai indicato Van Niden? Vuoi farmi vomitare?> L’olandese aveva appena strappato il piatto del vicino e lo stava tragugiando con il capo all’indietro. Si pulì con il dorso della mano e ruttò in direzione di Kurt. Probabilmente aveva sentito tutto. A Kurt non fregava nulla, in fondo avrebbe preso a calci quel ciccione bastardo con grande piacere. Link to comment Share on other sites More sharing options...
Saimon84 Posted March 19, 2010 Report Share Posted March 19, 2010 Eccellente. Veramente eccellente. Complimenti per la storia. Link to comment Share on other sites More sharing options...
Zweilawyer Posted March 19, 2010 Author Report Share Posted March 19, 2010 Grazie, spero di riuscire a postare un nuovo capitolo a breve. Link to comment Share on other sites More sharing options...
gingy_94 Posted April 12, 2010 Report Share Posted April 12, 2010 Anche io aspetto il prossimo capitolo Link to comment Share on other sites More sharing options...
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