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Danear

Ordine del Drago
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  1. complimentoni e auguri! 😄
  2. Ahhh, il caro vecchio spiaccichio di budella sui muri! Mi riporta alla mente quel mio esplosivo apprendistato presso I Bombaroli dell'East quando avevo deciso di approfondire la conoscenza di quelle strane polveri orientali… Finì per ridipingere i loro muri, più o meno consapevolmente. Quando Dhalia esordisce con la sua battuta non riesco a rimanere serio: dapprima è un riso trattenuto, poi questo si libera e prorompe. Dei! Da quando ho assaltato quella maledetta carovana, questa è la prima volta che mi viene davvero da ridere! Ascolto Zandher parlare: la sua non-confessione mi stupisce poco. "Oh beh, di segreti siam pieni tutti, messere! Nessuno pretenderà che voi diciate nulla nella misura in cui voi non pretendiate alcunché da noi. Poi, chissà, confesso che ho imparato a conoscere persone in situazioni ben più intricate! Quindi, nel mentre voi decidete se meritiamo di essere considerati una compagnia discretamente piacevole, direi che un sodalizio possiamo comunque inaugurarlo.." gli porgo la mano, con aria pomposa, alzando l'altra a mo' di giuramento "Io, Léon D'Avimbert, artista dai dubbi talenti, mi impegno a badare ai fatti miei fintantoché voi, messer Zandher, studioso e mago talentuoso, facciate lo stesso! Come postilla, nell'ambito - per me molto caro - della sopravvivenza mia e della petulante comica al mio fianco, mi impegno a farvi uscire parimenti illeso da qua. Il resto lasciamolo agli Dei o chi per loro!" Dopo questa teatrale messinscena e le reazioni del mago, lascio la torcia a Dhalia, affinché illumini il campo di lettura di Zandher, e mi fiondo sul rampino. "Scoprirete che sono discretamente bravo e interessato a ficcanasare in giro...vi ho dedicato la mia intera vita!" Detto questo, salgo su e, dopo aver ammirato come il caos avesse dipinto i muri in maniera talmente perfetta, mi dedico a esaminare i resti delle creature, con attenzione e giusta accortezza, prendendomi il tempo necessario per essere sicuro di non aver tralasciato nulla.
  3. Léon D'Avimbert, il Menestrello delle Cose Nascoste Guardo soddisfatto il risultato della mia operetta, compiaciuto dello sguardo interessato di Zandher. Mmm, devo ricordarmi di annotare queste note, potrebbe venir fuori un bel Rondo: qualcosa del tipo La Chiusa del Tempo o Ballata Indomabile della Bestia Doma o.. I miei vaneggiamenti vengono interrotti dall'entrata in scena di una delle due creature, ancora più grande e affamata di prima. Forse dovrei chiamarla Fallimento Annunciato, penso, mentre Zendhar prova a rimpinzare di magia l'essere. Penso a come aiutarlo e concludo che semplicemente è meglio che mi leva dai piedi. Dopotutto, se anche fossi magico, questo mio 'status' non pare esistere all'infuori dell'attivazione di quegli strani arnesi e sempre e solo -a quanto ne so finora- per intenti diversamente onesti. Dunque, ad essere esibizionisti col deretano degli altri son buoni tutti, motivo per cui urlo in direzione del mago: "Badate che sono io che ve lo sto lasciando! Ci si vede giù!" Tirando fuori il mio rampino delle grandi occasioni, aggancio la testa alla base della botola, poi faccio cenno a Dahlia di salire sulle mie spalle, tenendo ben in vista una piccola torcia che accendo poc'anzi. Non mi fermo a vedere l'esito del piano del Mago: è in gamba, ce la farà. Anzi, sono talmente sicuro di ciò che, quando tocchiamo terra, non ritiro il rampino: Zendhar avrà bisogno di aiuto per scendere fin quaggiù.
  4. Léon D'Avimbert, il Menestrello delle Cose Nascoste "Ma che c.." quasi cado dietro per la sorpresa quando due esseri mai visti prima sbucano dalla botola, improvvisamente apertasi, e si dirigono verso Zandher, famelici - oserei dire -, a quattro zampe come bestie. Sono ancora incerto sul da farsi quando un pizzicotto di Dhalia mi riporta alla realtà: senza indugio lancio una sedia sgangherata a Zandher: vedendo il comportamento degli esseri, però, penso che non si è mai visto nessuno rubarmi la scena per così tanto tempo! Vi attirano le cose magiche? Guardate qui! Faccio cenno al mago di farsi da parte, dopo aver posizionato la sedia, mentre tiro fuori dalla mia scarsella un diapason. Ho passato la vita a scassinare serrature, quanto sarà difficile fare il contrario? Così pensando, poggio il diapason sulla serratura, la quale imprime sullo strumento una vibrazione che a me arriva come una nenia antica, solenne, di chi ha visto e sentito tante cose. Mentre il diapason continua a segnarmi il ritmo, scelgo, tra i miei ferri, un piccolo liuto, particolarmente adatto per quella frequenza così solenne. Dopo tutto questo tempo continuo a capire poco della magia che permea i miei ferri: so solo che so usarli per queste cose e che a quanto pare sono unici. Non che debba ragionare troppo su cosa fare: sento la frequenza e il mio animo sa già cosa suonare e in che modo. Comincio a pizzicare le corde, sempre tenendo il ritmo del diapason e riesco a visualizzare i fronti di vibrazione dell'aria: li vedo diramarsi intorno, svelarmi i segreti di quella melodia. Vedo forse pezzi di ciò che fu l'Occhio e poi ancora prima, fino a vedere ombre che posizionarono la prima pietra secoli fa. Tutto è molto confuso e poco interessante: man mano che la melodia va avanti, però, di tutta la storia di quella porta riesco a visualizzare la serratura. Vedo i suoi meccanismi interni e verso di essi indirizzo le mie note: normalmente, se dovessi scassinarla, cercherei di fare un lavoro certosino; ora, invece, mi diverto - e la musica lo fa intuire, in seguito ad improvvisi cambi di accordi e scale a non finire - a creare scompiglio in quel fine meccanismo, per bloccarlo come posso. Mentre termino questa improvvisata composizione, penso che, se anche la porta così ulteriormente bloccata non dovesse reggere per troppo tempo, se non altro i nostri ospiti avranno della magia da studiare. Accenno un inchino a Zendhar e Dhalia, come faccio alla fine di ogni sonata, dopodiché faccio loro segno di entrare nella botola. Questa faccenda si fa sempre più interessante!
  5. L'età passa per tutti, caro Léon. E, ad essere del tutto onesti, non se ne vedono molti della tua età a piede libero. Mi massaggio il bacino, dolorante. Accetto l'aiuto di Dahlia che, scommetto tutto, dentro di sé sta ridendo come una matta. Bofonchio un ringraziamento a denti stretti, alzando gli occhi al cielo al sentirmi rimbrottare come avessi la sua età. Non nascondo che la cosa, per un'istante, mi abbia dato una certa "serenità", quasi che fosse tutto un enorme gioco. Ma così non è. E anche una parte di me lo sa: per l'esattezza quella che, nel momento in cui fa la sua comparsa un uomo, istintivamente spinge Dahlia dietro sé. Lo squadro, indeciso su come comportarmi: la sua esibizione col sasso così come le sue parole tradiscono l'aura di referenzialità che ispira ad un primo sguardo. Cosa che mi rende ancora più sospettoso. "Beh, non che io mi sia fatto trovare in condizioni migliori..!" inizio, con uno sguardo allusivo ai pantaloni lacerati in più punti. "Il mio nome è Léon e credo che la storia che permea questo posto sia una fonte inesauribile di ballate e altri componimenti. Io e.." faccio una pausa, guardando di straforo Dahlia, la quale si lascia andare ad un impercettibile sussulto alle mie successive parole "...mia figlia - presentati, cara -, volevamo vedere se le storie di fantasmi che infestano questo luogo avessero un briciolo di veridicità." Mi scrollo la polvere di dosso, prima di riprendere: "Per quanto riguarda l'uomo che avete visto..beh, Atlantis resta un bellissimo posto per una villeggiatura, lo invidio tanto" ribatto asciutto "Vedo che vi dilettate con qualche trucco! Nonostante ciò non vi ho visto in questi giorni insieme agli altri saltimbanchi e, credetemi, sono abbastanza bravo con i volti. Quindi...chi siete? Perché ci state seguendo?"
  6. Ciarpame. Ciarpame. Aspetta, cos'è quello?! Ah, no, altro ciarpame. Il viaggio entusiasmante che ho annusato poche clessidre fa inizia come un viaggio qualsiasi: incerto e che puzza di polvere e muffa. Mi guardo intorno, pensando a quando, tempo addietro, queste scale cigolanti e malridotte venivano percorse in fretta e furia per salvare le migliaia di donne, bambini e uomini del Sud…mentre penso a tutto questo, uno scalino marcio cede sotto il peso del mio tallone. Come una groviera. Anzi, la Storia stessa è come una groviera: bella e puzzolente. Dhalia sta, tanto per cambiare, in silenzio; forse, visti i miei vaneggiamenti su formaggi ed eventi passati, è meglio così. Arriviamo alla fine dell'ultimo scalino: guardo lo spettacolo dinnanzi ai miei occhi per cercare qualcosa che giustifichi la nostra presenza qui. Con la coda dell'occhio, sbircio i movimenti di Dhalia, per quanto mi è possibile, incuriosito.
  7. Saranno state le parole della ragazzina, il suo aspetto, la sua voce...ma nonostante veda le sue labbra muoversi, la mia mente vaga lontano. Alla Luna che ci arride Al cielo stellato che ci addita Al sentiero che dinnanzi a noi si apre: io e te, tu ed io, insieme. Che gli altri stiano pure a guardare. Mi viene da sorridere al ricordo di quelle parole sciocche scritte in gioventù: erano destinate ad una donna che conobbi una sera, giusto il tempo che ci volle per decidere che, per carità, belle le canzoni e la musica eh, ma vuoi mettere l'adrenalina del prossimo colpo? Fu Lei a rendermi quello che poi sono diventato e da allora non l'ho più rivista. Quasi speravo che, diventando così famoso, sarebbe stata lei a trovare me..ma tant'è, son qui che aspetto. Non che serba rancore o nostalgia, anzi: il Suo pensiero non potrebbe mai ispirarmi sentimenti del genere. Le Sue parole trasudavano avventura, senso del mistero, dell'ignoto...come poteva uno stupido ragazzino resistere? Guardo la ragazzina, che aspetta una risposta: le sue parole promettono qualcosa di grande, Dei o chi per loro, e mi sembra di non essere cresciuto di un giorno da quella volta. Penso a ciò che mi è rimasto di quella sera d'estate sepolta dagli anni: il petalo di una Dhalia, che nel linguaggio dei fiori indica l'ammirazione e la gratitudine. Era solita firmare così i suoi colpi e, dato che una parte di me, quel giorno, sparì nella notte con lei, sentii che quel petalo dovesse essere mio. Affinché fossi sicuro che quel giorno fosse veramente successo. "Molto bene!" sbotto emozionato, "tu non puoi saperlo ma con le tue parole hai risvegliato ricordi che credevo sopiti da tempo! Che stiamo aspettando?! Credi davvero che mi perderei l'incontro con quei diavolacci che hanno inventato il Segugio, l'oro e la musica? Coraggio, fa' strada...Dahlia!"
  8. Misuro la stanza in grandi cerchi, poi, improvvisamente, guardo Ivan con occhi spiritati: "MA CERTO! JHAVIS!" Ahh, Jhavis, Jhavis! Meravigliosa carogna avida! Penso dentro di me tutto contento. Ricordo ancora le parole con le quali mi ha conquistato anni addietro: Non c'è colpo più sicuro di quello fatto alla luce del sole. Era incredibile quanto fosse vero per lui: capendo di non essere tagliato per le scorribande sui tetti e i pugnali alla gola, Jhavis, finito l'apprendistato presso le Mani Bucate - piccola realtà di Zenithar, la Città Libera punto di riferimento per ciò che riguardava flussi di denaro, affari e lettere di cambio -, capì che ciò che non aveva in forza fisica, lo compensava con il naso: un maledettamente efficace fiuto per gli affari che lo portava a muoversi con largo anticipo sulla concorrenza la quale, per recuperare terreno, si indebitava fino al collo per poter reggere il confronto fino a cedere di fronte all'unico disposto a risanare i loro debiti. Che guarda caso era sempre Jhavis. E via così per tutta la vita di questa carogna. Con tutti quei soldi e gli agganci giusti, Jhavis era diventato un membro importante della Gilda dei Mercanti e guarda caso, lungo le sue linee di affari si intersecavano spesso i miei incarichi, in una fruttuosa collaborazione che recentemente aveva compiuto dieci anni. Ahh, Jhavis, Jhavis! Schiocco le dita verso Ivan e gli faccio cenno di avviarsi verso la porta; nel frattempo, dal mio archivio di carte prendo un foglio sul quale scarabocchio una mappa del quartiere e gliela affido: "Coraggio, amico mio! Ti assicuro che andrà tutto bene, Léon ha pensato a salvare quel tuo ingrato fondoschiena! Ascoltami bene: segui le indicazioni, arriverai laddove le carovane fanno rifornimento e gestiscono gli animali. Lì, chiedi di Jhavis. Di solito nessuno chiede di lui senza un motivo ben preciso - o scarsa considerazione della propria vita - quindi ti porteranno da lui senza tante storie. Quando sarà di fronte a te e ti chiederà cosa vuoi, digli queste esatte parole: "Ho sempre desiderato vedere Atlantis. Dicono che lì le poesie siano il vento che gonfia le onde!" Lui a quel punto, soprattutto se ha piani di partenza ben precisi, ti potrà obiettare: "So che Atlantis in questo periodo è particolarmente affollata, quando ci andresti?" In questo caso, rispondi semplicemente: "Prima che un poeta abbastanza bravo la faccia affondare!" e Jhavis partirà il prima possibile per uno di quei suoi itinerari sconosciuti ai più men che lui. Fidati, sarai al sicuro" Lo bacio sulla fronte sonoramente, eccitato per quella che sembra essere un'avventura degna di una ballata. Prima di congedarmi da Ivan gli ricordo: "Con questo, mi impegnerò ad offrire i miei servigi a Jhavis a titolo gratuito per la prossima volta che ne avrà bisogno. Tienilo presente la prossima volta che mi punterai un coltello alla gola" Gli faccio un occhiolino, sorridendo sornione: "Goditi il meritato riposo, amico mio. Da qui in poi ci penso io!" Dopo che l'uomo chiude la porta dietro di sé, mi rivolgo alla ragazzina: "Dato che sembra proprio che saremo io e te per un po' e che pare esserti cresciuta la lingua tutto d'un colpo, puoi cominciare a dirmi il tuo nome e cosa sta per succedere. Impegniamo in modo proficuo il tempo da qui all'Occhio, ti pare?" Aspetto una sua risposta per incamminarmi verso la sommità dell'antico edificio.
  9. Gli torco il braccio con più forza finché non sento il tintinnio del coltello sul pavimento. A quel punto lo faccio girare e lo tengo fermo contro il muro, tenendolo per il bavero con una mano e puntandogli contro l'altra: "Se c'è una cosa che dovresti aver imparato in questi anni, è che Léon D'Avimbert non è un tagliagole: amo la vita, la bramo, devo poterla contemplare, in tutta la sua moltitudine. La morte è troppo definitiva, caro Ivan, ricordatelo" Lo lascio andare, guardandolo torvo: "Non osare mai più chiedermi di consegnare alla morte una ragazzina, o chicchessia, solo perché qualcuno ti ha detto di farlo. Piuttosto, chiediti come posso toglierti dall'impiccio" Mi lascio un po' andare, facendogli capire che la mia priorità è la sua sicurezza: "Per ordinarti di consegnarla, ti avranno dato delle indicazioni, sbaglio? Un luogo di incontro, una data… Potremmo inscenare qualcosa, far capire che non si scherza con noi. Oppure…" scocco uno sguardo alla ragazzina, poi torno su Ivan "...hai sentito la ragazzina. Per quel che mi riguarda, sono intenzionato ad andare fino in fondo a questa storia. Ho il presentimento che ci sarà da divertirsi! Puoi scegliere di unirti a noi, tenendo presente quello che ha detto: punta nuovamente un coltello su di me o su di lei…" tiro fuori uno dei miei coltelli da lancio, ci giochicchio con abilità prima di puntarglielo improvvisamente alla gola "...e dovrò venir meno a quanto detto prima: la morte sarà anche definitiva ma nasconde un suo certo intrinseco fascino, non trovi?" Lo lascio andare definitivamente, dandogli modo di assorbire il tutto. Mentre studio il da farsi, non mi riserbo di pensare a gente che mi deve un favore, o a luoghi che so essere particolarmente adatti per far perdere le proprie tracce, per poter mettere Ivan al sicuro. Infine mi avvicino alla ragazzina, Devo decidermi a darle un nome, e con un cenno del capo indico un punto indefinito sopra di noi: "Cosa ci aspetta lì?"
  10. Danear

    LADRO

    @willyrs Ho modificato la mossa Forse non sai chi sono sulla base delle indicazioni tue e di Marco dato che non vorrei rovinare la formattazione che hai fatto, pensaci tu stesso ad aggiornare la scheda, il file drive è già aggiornato ^^
  11. Testone di un rigattiere. Guardo quel patetico omuncolo accanto alla ragazzina, il pugnale stretto in una morsa nervosa, e non posso fare a meno di provare una certa tenerezza: Capiscilo, Léon, non si è mai ritrovato così a fondo nel letame! penso. Poi, però, penso altresì che, letame o non letame, minacciare l'unica persona che non ti vuole morto è da idioti. Non perdo tempo. La non resistibile integrità delle assi può darmi una mano: do repentinamente una tallonata all'asse sotto di me, in modo che l'estremo opposto (vicino a Ivan) scatti in alto, con l'intenzione di farlo allontanare dalla ragazzina; poi, scatto in avanti, mirando al braccio che impugna l'arma per torcerglielo.
  12. Léon D'Avimbert, il Menestrello delle cose nascoste -Ultimo braciere, decimo giorno d'Inverno "Amico, STA' CALMO!" sbotto infastidito, scrollandomi di dosso le sue mani bianchicce e sudate e versandogli un altro abbondante bicchiere. Ah, Léon! Ti riprometti sempre che la mattina è troppo bella per passarla sbronzo, eppure eccoti qua! Ne verso un po' anche a me, lo tracanno, prendo un profondo respiro e spiego: "Eccola qua, testone di un mercante! Eccola qua la tua stramaledettissima Gemma della Notte!" gli lascio del tempo per fare il punto della situazione e riprendo "Sono sgomento tanto quanto te e sai di chi è la colpa? Dei Nord e della loro dannatissima abitudine a chiamare le cose con i nomi che non gli competono! E che cavolo! Dopo vent'anni pensavo di essermi messo al sicuro da cavolate del genere, eppure è successo: vogliamo stare qui a raccontarci quanto sia inadatto a fare un mestiere che porto avanti da quando TU puzzavi di latte o parliamo di cose serie?!" Mi concedo un lungo sospiro, e ravvivo i due bicchieri. Ivan non si scompone, si siede e non rifiuta il mio invito: ci conosciamo da troppo tempo, ormai sappiamo che dopo aver sbroccato entrambi, la cosa finisce qui. "Nessun riferimento, neanche una parola scritta e poi cancellata, niente di niente mi ha fatto sospettare la natura della Gemma" riprendo con tono visibilmente più tranquillo, adesso quasi mesto "Anzi, quello che ho letto mi fa supporre che questa ragazzina non sia mai stata considerata più di un oggetto in tutta la sua vita. E chissà quante prima di lei..." Mi volto a guardarla, mentre l'alcol nelle vene tira fuori la mia parte migliore: Non avevo mai pensato che il mio potesse essere qualcosa di diverso da un errore grossolano. Forse ho solo dato adito a qualcosa che tutti danno per scontato. Povera ragazzina. Ripenso a quando lessi termini come "Estrazione" "Battitura a caldo" "Isolamento e preservazione" e tanti altri nei documenti che riguardavano la Gemma della Notte e che adesso acquistano per me tutto un altro, triste, significato. Rabbrividisco. Mentre ascolto ciò che Ivan ha da dire, mi alzo e mi avvicino alla ragazzina: guardo il suo corpo esile, i capelli corvini che scendono fino alle cosce magre, lo stesso livello al quale termina una vestaglia candida come la neve, rovinata in più punti, disarmonica, quasi come se ci fosse cresciuta dentro. Lei non mostra nessun segno di risposta, quasi non si sia nemmeno accorta della mia presenza: continua a fissare il muro di fronte a sé, impegnata in chissà quali elucubrazioni. E se si fosse davvero accorta di qualcosa che a noi sfugge? Il pensiero mi sembra talmente assurdo da portarmi quasi a desistere; invece, con noncuranza, mentre ascolto ancora le parole di Ivan, cerco di intercettare i punti del muro sui quali si posa lo sguardo della ragazzina. Mi avvicino, annuendo a Ivan e intanto carezzando la parete, tendendo un orecchio, annusando l'aria, cercando qualunque cosa di strano possa esserci in quel muro.
  13. Léon D'Avimbert, il Menestrello delle cose nascoste -Ultimo braciere, decimo giorno d'Inverno Male. Male. Male. Male. Malissimo! Chiudo con forza il mio archivio personale, una massa informe di rotoli di carta, dalle dimensioni diversissime tra loro, nel quale ho annotato ballate mai portate a termine, spunti per nuove, contatti di questo o quello e altra robaccia che lì per lì reputavo importante. La descrizione di Ivan mi aveva ricordato qualcosa e ora, dando un'occhiata all'invito scarabocchiato di un nobile delle Città Libere che avevo stranamente conservato nell'archivio, ho capito perché; gli mostro il biglietto: "Hai presente la volta della festa in maschera a Villa Boyd? Ricordi che, pochi giorni dopo, ti riportai tutto l'equipaggiamento da te fornitomi praticamente intonso? Ecco, quella volta non ho approfondito la cosa e tu giustamente non hai chiesto dettagli. Ti dico solamente che io e i miei colleghi - a quel tempo lavoravo per la Gilda dei Lord - non siamo stati gli unici ad essere assoldati per il compito ma le nostre filosofie erano profondamente diverse: io e i Lord passammo settimane a pianificare il modo per arrivare indisturbati ai gioielli della Contessa mentre i tuoi nuovi amici, gli Xao-Thol...Beh, mi limito a dire che il giorno dopo la festa il Conte non avrebbe comunque avuto più nessuno accanto a cui regalarne di nuovi" Lo guardo con un pizzico di sollievo: "Vista la mia ultima esperienza, sono contento di vederti qui per potermene parlare. A quel tempo io, giovane e incauto, sparlavo qua e là di fargliela vedere, di ricambiare il favore e tante altre cavolate..." guardo verso il soffitto, sorridendo ironico al ricordo dell'esuberante Léon di quegli anni "...ma l'allora mio superiore mi disse che non solo non avremmo preso provvedimenti ma che non avremmo altresì detto nulla a nessuno. Disse che, finché siamo in vita, la gente si adornerà di gioielli sui quali mettere le mani mentre i morti non portano nulla al di là dei Neri Cancelli. Quindi avremmo fatto bene a restare vivi, giusto per farti capire la reputazione di questa gente.." Comincio a camminare lungo la stanza a grandi passi, grattandomi la testa dubbioso come faccio spesso quando penso. "La presenza degli Xao-Thol non rende le cose più semplici, anzi...ti direi, dopo aver impostato assieme i piani futuri, di dimenticarti di questa storia e prenderti una bella vacanza. Loro vogliono me, o meglio, quello che ho con me. A questo proposito..." mi rivolgo verso lo scantinato, le mani a imbuto "RAGAZZINA! Puoi uscire!" Mentre aspetto che arrivi, avverto Ivan: "è un tipo un po' strano, poco fa ha farfugliato su qualcosa che ha finalmente inizio e queste sono state le uniche parole che ha detto da quando l'ho trovata. Vediamo tu che idea ti fai"
  14. "Mmm, capisco" Mi verso un abbondante bicchiere mentre medito sulle parole di Ivan. Quanti sapevano della Gemma? So che quelli che hanno contattato Ivan erano giovani e con un tatuaggio sul collo che può ricordare i Custodi del Sapere Ah, i Custodi del Sapere. Una vita spesa a impadronirsi di conoscenze che finivano irrimediabilmente per essere obsolete se non perfettamente inutili. Ho offerto i miei servigi lì nella fase della gioventù nella quale punti a essere quello che zittisce sempre gli altri a suon di parole. Poi ho scoperto che passare ai fatti è molto più semplice. Cerco dunque di mettere insieme le poche info a disposizione tenendo conto della zona nella quale ci troviamo e delle sedi dei gruppi di ladri che ricordo, al fine di vedere se posso essere già in grado di dare delle risposte al mio amico.
  15. Toc. Toc. Ta. Ta. Toc. Impossibile che questa sequenza sia un caso. Perché Ivan è qui? Come diamine ha fatto a trovarmi?! Mi avvicino ad una bacinella d'acqua gelida e quasi vorrei tuffarmici per non riemergere più. Vent'anni di esperienza e ritrovarmi in questo posto dimenticato dagli Dei e per giunta con una ragazzina! Ah, Léon, stai decisamente invecchiando! Mi specchio sulla superficie increspata: vengo ricambiato dallo sguardo eterocromo (un'iride verde, una dorata) che tanti problemi mi ha dato in gioventù e noto con un certo disappunto che qualche solco qua e là mi affibbia, a tratti, più anni dei quaranta che ho. Scosto un ciuffo cenere e lo lego agli altri, cercando di trovare gli argomenti con cui mostrare a Ivan di avere la situazione sotto controllo. Improvvisamente la ragazzina decide che finalmente è giunta l'ora di parlare. E lo fa con un tetro commento su qualcosa che dovrebbe iniziare. Perfetto, ci mancava solo l'indovina nefasta di turno.Male. Malissimo. Mi esibisco in un inutile gesto di scongiuro: batto i piedi e mimo il gesto del buttare qualcosa dietro di me. Sì, Léon, stai proprio invecchiando. Mi rivolgo alla ragazzina, cercando di non essere troppo duro: "Resta nascosta finché non vengo a dirti che è sicuro. NON. FIATARE. Sono contento che nella fuga tu non abbia perso la lingua - ammetto che mi stavo iniziando a preoccupare - ma adesso ho bisogno che tu stia in silenzio. Dopo potremo parlare, intesi?" La accompagno in una stanza arredata a mo' di ripostiglio e apro la botola che conduce al seminterrato dove quelli prima di me tenevano al fresco formaggi e quant'altro. La faccio scendere e le mimo nuovamente il gesto "NON FIATARE!"; finalmente, mi sistemo rapidamente il colletto del farsetto scuro imbottito e mi avvio verso la porta. Prima di aprirla chiedo "Qual è il canto che hai amato di più?" Era una cosa nata per scherzo, i primi tempi, e che poi è rimasta come riconoscimento tra noi due. Ammetto che la prima volta che rispose "Tu su cosa stai lavorando?" ne rimasi davvero lusingato.
  16. procedo con la mia parte, aggiungendo due cose sull'aspetto visto che non l'avevo specificato sulla scheda! P.S. non so perché o per come ma se provo a lanciare i dadi col sito da te segnalato non succede nulla! Ho provato a caricare la pagina su un altro browser (da Edge a Chrome) ma nulla!
  17. Danear

    Ambientazione

    Ma dite che è completamente anacronistico se l'insediamento di Lothar corrispondesse a quello più vicino a me? Oppure ancora che Ultimo Braciere corrisponda al villaggio di Toki, così cominciamo ad intrecciare
  18. Danear

    Ambientazione

    Ne vedremo delle belle Chiamarla città è davvero esagerare: Ultimo Braciere si erge su un altopiano naturale che da ambo le parti si continua con la cordigliera rocciosa che ingloba il Nord nella perenne morsa del freddo. Davvero un postaccio. Qui le altre Città Libere giungono solo rappresentate da qualche mercante particolarmente coraggioso, consapevole che qui la concorrenza non è mai tanta. Ultimo Braciere si sviluppa attorno al grande Occhio degli Antichi, un'enorme torre sulla cui sommità veniva acceso il fuoco che segnalava l'arrivo di guai dal Nord e che ha dato il nome al complesso di case che ivi intorno hanno visto la luce. Attualmente l'Occhio è spento da tempo e l'intera struttura è preda degli elementi e dell'incuria. Oggi Ultimo Braciere appare come qualcosa a metà tra un villaggio fortificato e una fortezza quasi abbandonata: l'enorme distanza da qualunque centro abitato (sia a Nord, che a Sud) ha fatto sì che col tempo la gente che non volesse problemi si trasferisse qui, indipendentemente dalla razza. Strano a dirsi, ma niente accomuna meglio la gente quanto il farsi i fatti propri. E niente la gente difende con più foga quanto il sacrosanto diritto di farsi i fatti propri: questo ha portato gli abitanti a considerare quei ruderi antichissimi più cari delle loro ossa; difficilmente vedrete contingenti di Ultimo Braciere avventurarsi per più di un giorno di viaggio dalle loro case ma, credetemi, conosco almeno una decina di ballate che narrano della strenua resistenza e del coraggio che sono in grado di opporre a chi minaccia i loro possedimenti. Essendo l'unico collegamento civilizzato tra Nord e Sud, nonché alternativa più gradita del girovagare per le montagne coperte di neve, non c'è da stupirsi che molti degli abitanti siano spesso interpellati come guide per gli scoscesi sentieri che portano all'una o all'altra vallata.
  19. Danear

    Ambientazione

    Comincio col rispondere alle domande poste nel topic della classe ^^ Potenzialmente alcune risposte potrebbero essere non troppo definite e in alcuni punti potrei io stesso lasciare spazi bianchi per il semplice fatto che devo prendere le misure con quanto già definito dell'ambientazione: sentitevi liberi di suggerire, son lì proprio per essere riempiti Fai parte di una gilda di ladri? Perché o perché no? Ne ho fatto parte. Potrei stare intere notti a raccontare dei vari Giglio Nero, Sepolcri Gaudenti, Mani Ombrose e via dicendo. Dopotutto, se il mio nome ha un qualche peso nei vicoli di quasi ogni Città Libera ci sarà un perché. Bei tempi! Idee così diverse, tecniche sperimentali, compagni esotici...Non sarei quello che sono, se non fosse per loro. Perché me ne sono andato, dici? Beh, perché Léon D'Avimbert, il Menestrello delle Cose Nascoste, non può confinare ciò che è dentro questo o quel credo: c'è così tanto da sperimentare, da provare! Non mi basterebbero cento vite e io dovrei sprecare l'unica che ho dietro a una singola idea di questa grandiosa e disonesta Arte? Gli Dei me ne scampino! Non disdegno, comunque, la compagnia di quanti ancora mi sono cari o hanno accettato questo mio lato e smesso di chiedermi di tornare. Per loro, di tanto in tanto, sono perfino disposto a svolgere piccoli incarichi o dare due dritte a qualche matricola...E visti i trascorsi, di solito faccio loro uno sconticino. E, sempre visti i trascorsi, chiedo sempre tutto in anticipo! Come e contro chi hai lottato per ottenere il tuo status di ladro e la tua fama? Un'Arte così onesta tra le disoneste porta irrimediabilmente a scontrarsi con chi ha idee diverse dalle proprie. C'è chi è spinto dalla cieca avidità, chi dalla continua sfida verso sé stessi, chi dalla curiosità verso ciò che non è nostro...secondo me, il buon Ladro deve avere tutte queste cose ma senza concentrarsi su nulla. Ho reso il mio agire non omologabile a questo o quello stile, ho rubato agli amici e rinunciato a facili bottini per favorire i nemici. Tutto questo negli anni ha lasciato i suoi strascichi ma, come dicevo prima, si tratta pur sempre di un'Arte, la più onesta tra le disoneste, e in mezzo a tanti pittori che fanno squadra e bottega, il Maestro guarda dall'alto. Solo. In cosa consistono i tuoi ferri del mestiere e cosa li rende speciali? Sono piccoli strumenti musicali, fragili e leggeri (flauti di varie forme, un mini violino, un piccolo liuto) in un materiale a me sconosciuto i cui suoni, agendo con frequenze diverse da quelle percepibili, interagiscono con i meccanismi che hanno di fronte, a seconda del bisogno. Avevo sentito parlare di questo reliquiario appartenuto a una qualche divinità di cui non rammento il nome da un mercante proveniente da Qunai, L'Oasi dell'Est, giunto in città (a quel tempo militavo a Canahan, sotto il Giglio Nero) a commerciare pietre preziose e altra merce esotica. Più che tutto quello che vendeva, però, mi interessai al racconto di questo reliquiario che avrebbero messo in mostra presso la Città Sacra di Medina e il cui contenuto si diceva essere mantenuto nascosto agli occhi degli uomini fin dai tempi antichi. Il richiamo era troppo forte. Salto gli avvenimenti che mi permisero di impossessarmene: vi basti sapere che quando aprì la piccola ara intarsiata, qualunque cosa fosse lì dentro prese la forma degli strumenti con i quali mi dilettavo in gioventù tra un colpo e un altro. Nel suonarli, però, mi resi conto che le note acquisivano un corpo e una volontà proprie e che queste erano dettate da ciò che volevo aprire, scassinare, scoprire. Non parlai a nessuno del mio ritrovamento: riportai l'ara, vuota ma sigillata, quella sera stessa, affinché nessuno sapesse che fosse stata trafugata. Da allora decisi che le Città Libere avrebbero conosciuto il Menestrello. Che cosa hai rubato che scotta e di cui ti devi liberare al più presto? Una ragazzina! Diamine, proprio a me doveva capitare?! Ero venuto a conoscenza di una carovana che portava con sé il Gioiello del Nord, la Luce nell'Oscurità, il Paciere del Caos e una lunga lista di strani nomi e attributi del Nord: dovevo capirne di più! Quando ho fatto ciò che dovevo, però, mai avrei pensato di trovarmi di fronte a questa ragazzina vestita a mo' di sacerdotessa! Sembra avere l'età del primo sangue ma non ha aperto bocca da quando l'ho portata via dalle fiamme della carovana (sì, ho paura di essermi fatto prendere la mano) e ora mi segue senza dire nulla, senza mai lamentarsi della strada o del freddo o del fatto che sono un perfetto sconosciuto che ha messo in fuga quelli che erano con lei! Però, però, è anche vero che si trovava in un abitacolo pressoché sigillato, cosa che mi aveva fatto sospettare che lì fosse tenuta la Gemma della Notte (sì, la chiamano anche così), la cui Luce brillerà nel giorno del Giudizio...forse era tenuta prigioniera? Fatto sta che sto cercando di sfamarla alla bene e meglio da _________ (inserire tempo) e non ho la più pallida idea di cosa farne. Sono nei guai, maledizione! Chi conosce un tuo segreto che potrebbe metterti in guai seri? C'è questo "rigattiere", Ivan, con il quale da lungo tempo teniamo una corrispondenza fatta di aiuto reciproco, bevute, roba così. Lui mi procura quello di cui ho bisogno, io penso a dargli ciò di cui ha bisogno per vivere una vita agiata. Potrebbe essere quanto di più vicino a un amico io conosca, per quel che so. Lui mi ha procurato tutto ciò che serviva per l'assalto alla carovana e già prima che portassi a termine l'incarico, i suoi messaggi criptati raccontavano di questa o quella Gilda intenta a fare domande sui miei affari. Da quando ho scoperto la fottutissima ragazzina Nord, gli ho detto che non avremmo potuto sentirci per un po', che la missione aveva avuto un esito imprevisto. Prego solo che le acque lì siano tranquille il tempo che riesca a sistemare questa brutta faccenda. Una parola di troppo di Ivan e dovrò fare i conti con compagnie impreviste, poco ma sicuro.
  20. Danear

    LADRO

    Ci ragionerò su, ammetto che i punti da spendere sono una roba "giocattolosa" con cui mi sono sempre divertito in alcune classi di DW, magari è ora di provare qualcosa di diverso
  21. Danear

    LADRO

    Sono consapevole che non essendo un professionista, si rischia di far danni...e difatti son qua ad annotare tutto, a partire da alcune delle tue mosse, che sono davvero davvero belle! In generale, l'idea di fondo era creare un Ladro che fosse più "narrativo" rispetto a quello base che ha, imho, troppi bonus numerici e poco interessanti! P.s. Ruberò sicuramente qualche mossa, sono davvero belle!
  22. Danear

    Ambientazione

    ah ok, ottimo! Adesso ha tutto più senso ahahaha In linea generale (al momento) sono più che d'accordo sull'ambientazione: vengo da un paio di campagne un po' più "audaci" in fatto di setting e qualcosa di più tradizionale la gioco con molto piacere Solo una cosa, relativamente a questo: è davvero obbligatorio che parta da qui? Leggendo le risposte degli altri e vista l'idea del mio pg, secondo me Leon sarebbe più stimolato ad esplorare e scoprire la cultura del Nord più che farne già parte (è più tipo da città libere, secondo me ^^)
  23. Danear

    Ambientazione

    Maaa di quale topic si parla? Comunque, va bene, aspetto queste piccole faq e rispondo alle domande, allora ^^
  24. Danear

    LADRO

    Cito entrambi per ringraziarvi per gli iniziali feedback e discuterli, visto che alcuni sono anche simili Visto ciò che è inteso come Furtività, ovvero il bagaglio di esperienze e il vissuto del ladro, ho pensato che poteva starci che il ladro avesse "l'occhio fino" per cose del genere e che questo sesto senso potesse manifestarsi con la furtività. Inoltre, per come intendo i punti furtività, questi servono a tante cose e non sono tantissimo, non so se uno li userebbe in maniera pedissequa per questa mossa. Se pensi che sia troppo possiamo considerarla senza la questione dei punti e vedere come va Per quando invece dici "che la risposta ti crei sempre grossi problemi" sono d'accordo, secondo me poteva benissimo essere inteso nel fatto che si tratti di un 6-, dovrei forse specificarlo? Qualcosa tipo "Puoi spendere Furtività anche con un 6- ma la risposta non ti piacerà". Cito entrambi visto che entrambi l'avete sollevata come questione: devo dire che, effettivamente, parlare di Parlamentare quando poi si scrive un'altra intera mossa non ha senso quindi grazie, finora nessuno mi aveva detto nulla! Detto questo, le strade percorribili sono due: o come proponeva @willyrs, tagliare tutto e scrivere di poter tirare Parlamentare su Notorietà oppure lasciare la mossa e togliere il fatto di Parlamentare. Ora, prima di chiedervi un parere, vi dico i motivi dietro la scelta di questa mossa: innanzitutto è una rielaborazione della mossa Aggrare in chiave diplomatica, insomma un mix tra Aggrare e Parlamentare: ho voluto far questo perché nell'immaginario/concept che ho del ladro, Parlamentare non rende interazioni "tipiche" come le minacce, i ricatti che possono creare tanta fiction soprattutto per una classe come questa. Secondo me sono aspetti che sarebbe un peccato trascurare e che non rientrano propriamente nel trigger di Parlamentare. In quest'ottica, si capisce anche come nel 7-9 ci sia l'opzione del forzare la mano: in ogni caso tu hai un vantaggio su quella persona (data dal fatto che gli punti una lama alla gola o che conosci qualche cosa che scotta) e potenzialmente puoi trarre un guadagno da questo (togliendolo di mezzo, mettendolo a tacere, rovinandogli la vita, ecc.); per questo motivo può essere visto come un successo seppur parziale (come d'altronde avviene per Aggrare). Con un 10+ tu lo ottieni e conservi il vantaggio che hai su di lui ^^ Con un 7-9 o il vantaggio viene perso o per mantenerlo ti esponi (ad esempio aumentando la Notorietà ) Non ho capito cosa intendi, scusa Fatta questa premessa, rimetto la cosa a voi! Come dovrei comportarmi?
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