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Dragons´ Lair

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Bellerofonte

Circolo degli Antichi
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  1. Quando riapri gli occhi, del tuo uomo già non c'è più traccia. Le lenzuola sfatte, il suo odore nel letto, il suo sapore ancora sulle tue labbra. Ma non c'è nient'altro che questo, di lui. O forse no? Arranchi tra le coperte, per osservare quale strano oggetto sul pavimento provoca un ticchettare metallico contro il pavimento di pietra; ad una rapida occhiata, la vedi, quella spada solitaria dimenticata volutamente dal suo proprietario. Il pensiero della partenza di balena in mente: Barbara! Kiltus! La clessidra sul tuo comodino indica le otto e venti, decisamente troppo troppo tardi! Ci vorrà si e no un cinque minuti andando a passo moderato dalla Loggia fino al molo, ma questo se si trattasse di un qualsivoglia cuoco! Ma con meno di un'ora a disposizione per prepararti, dove mai potresti andare?!
  2. La risposta non è delle più rassicuranti. Il tipo con la cicatrice sorride, e noti che gli mancano parecchi denti. Non sai se sa davvero menare, ma di sicuro incassa che è una bellezza. […] Dieci minuti più tardi, la contrattazione termina. Gli otto marinai saranno tuoi per cinque monete d'argento complessive da pagarsi subito. Una sciocchezza rispetto a quanto guadagnerai. Len entra in taverna proprio in quel momento: come al suo solito, alza la mano per farsi riconoscere e poi ti corre incontro. "Ehi Kal!...sei ancora vivo." questione di vita e di morte, avevi detto "Ottimo! Di che si tratta?"
  3. Ferdinand ti risponde ruttando la birra che ingurgita. "Ehi, Kilagas! Quanto tempo! Ti serve un'altra ciurma, eh? Quella che ti ho dato la scorsa volta? L'hai persa?" è ubriaco fradicio e ti ha evidentemente scambiato per qualcun altro. "Ho degli uomini abbastanza pazzi da seguirti, guardali: sono col barbaro all'insù...col cavolo al tabù...voglio dire...al tavolo laggiù!" e crolla svenuto e sbavante dall'altra parte del bancone. Dove ti ha indicato, c'è un gruppo di marinai, in effetti: tutti con tatuaggi poco rassicuranti, uno dei quali con una cicatrice in volto e un occhio di vetro. Non credo ti capitino incidenti così spaventosi quando peschi aringhe: quella sembra più una ferita da sciabolata.
  4. Le parole di Sandrine, inavvertitamente, feriscono Kiltus nel profondo. Già, quante vite aveva sacrificato per arrivare fin lì? La vita di Kilagas, anzi, la sua morte, valeva tutte le morti che più o meno indirettamente Kiltus aveva provocato per stargli dietro? La risposta la sapeva già nel suo cuore, ma non era ancora pronto per quella verità. L'obbiettivo non era ancora stato raggiunto. Il minore dei Fuinur ti prende per mano e ti porta sul letto, sedendosi accanto a te senza lasciarti. Si prende qualche attimo per sé: le parole sono importanti in momenti come questo. Poi, si decide a parlare. "Mi dispiace tantissimo per ciò che è successo. E' colpa mia, Sandrine. L'ho portato io Nero, lì dentro." fatica a guardarti negli occhi. "E' iniziato tutto molto tempo fa. Da piccolo mia sorella mi raccontava storie di come papà e Tiberia avessero aiutato un vecchio stregone di nome Alir, che si era tagliato due dita per offrire loro l'eterna giovinezza. Amava molto la sua prima moglie. Era una donna straordinaria, da quello che si dice. Contribuì a fondare la Loggia duecentottant'anni fa. Insieme vissero parecchie avventure, finché centocinquant'anni fa, decisero che era arrivato il momento di fermarsi a Capo Ventura e mettere su famiglia. Così nacque il primogenito di Kerberos, Kilagas. Si diceva avesse fin da giovanissimo una reputazione di ottimo ballerino, e così mio padre lo mandò nell'accademia delle Ombre Danzanti, perché affinasse anche l'arte della spada. Non so cosa successe in quel posto con esattezza, ma so che ne uscì cambiato. Lasciò Capo Ventura, alla ricerca di un modo per superare mio padre. Scelse la strada sbagliata per farlo: la pirateria. So che ottant'anni fa il suo nome è segnato sul registro di bordo della Jocasta, sotto il ruolo di Primo Ufficiale di bordo di Bolero Jack, il padre di Nero. Trentatré anni più tardi, proprio su quella nave, il nostro pirata nascerà tra rum e abbordaggi e ci resterà a lungo come mozzo. All'età di tredici anni, organizza un ammutinamento contro il suo stesso padre e così di Bolero Jack non si saprà più nulla. Vista la pessima situazione, Kilagas abbandona la Jocasta e torna a Capo Ventura. Questo succedeva trentatré anni fa. L'anno successivo, il 1459, era designato alla partenza della Quarta Spedizione, l'unica organizzata per un convoglio: la Maestrale e la Zephira...e quella è storia, anche se mio padre cerca di cancellarla. Blake Edwards capitano della Maestrale ed Earnest "Boccalarga" Lancaster capitano della Zephira. Quest'ultimo legato e lasciato a penzoloni sulla cima del torrione, mentre la Zephira Nihil parte in gran segreto con Kilagas capitano. Non si sono mai più avute sue notizie." Una breve pausa per prendere fiato. "Sua madre Tiberia si è ammazzata la sera dopo. Dicono che mio padre sia diventato ossessivo nei confronti delle regole da quel giorno, che non abbia fatto altro che lavorare per la Loggia, sempre, senza mai riposarsi. Ha tolto ogni foto di famiglia, ogni ricordo di Tiberia. Non è più stato un vero padre, da quel momento in poi. Un anno più tardi, la Maestrale Quarta parte con Blake deciso a uccidere Kilagas. Nemmeno lui è tornato, ma sono sicuro: non aveva possibilità. Dieci anni dopo, sono nato io. Avevo otto anni quando ho conosciuto mia sorella Kilian. Ha due anni in meno di Kilash, tra un mese ne compirà centocinque. La prima famiglia che abbia mai avuto. Partì per l'Ovest quando aveva venticinque anni e tornò in Loggia che ne aveva novantuno. Mi ha donato lei le Dionisie, diceva di averle trovate in un vecchio tempio abbandonato e che mi avrebbero portato fortuna. Già, fortuna. Homo Faber Fortuna Suae. Il motto della Quinta Spedizione, la Tramontana. Se la pagò interamente da sola, con i tesori che aveva portato dall'Ovest. A bordo, solo suoi fedelissimi compagni di avventura. Partì che avevo undici anni alla ricerca di Kilagas, e nemmeno lei è più tornata." La storia giunge infine al termine. "Nero...è la chiave di tutto. Per tredici anni ha imparato da Kilagas a fare il pirata. Tutti pensano che sia il discendente di Bolero Jack, ma ho parlato con un elfo che faceva la vedetta sulla Jocasta; Jack Gomez era un mollaccione che si è guadagnato tutto grazie alle gesta di mio fratello. Con Nero in squadra, ho qualcuno che pensa come lui, qualcuno che può aiutarci a trovarlo perfino in un mondo sconosciuto. Ma se sapesse che lo stiamo utilizzando, si ribellerebbe: perciò mi serve che pensi di essere una spanna avanti a noi. Deve credere di manipolarci, solo così possiamo manipolare lui."
  5. La taverna a quest'ora del mattino è piena di marinai che passano lì l'ora di pranzo, tra panini ricolmi di carne semicruda e discorsi contro i grandi padroni del porto. L'ambiente è meno piratesco di come lo è di sera, ma la manodopera non manca. Il vecchio Ferdinand è dietro il bancone a fare testing delle birre se capisci cosa intendo. Len ancora non si fa vedere, perciò per ora dovrai fare tutto tu.
  6. Il nano guarda si volta verso Ovest, in direzione della meridiana sulla Basilica di Fhalgharn. "Circa due ore." e poi ti guarda: "Se ti fai beccare io non ti ho detto nulla! Vedi di fare una cosa veloce e pulita!"
  7. L'aurora si alza pigra dalla Cintura d'Onice. I primi bagliori attraversano la finestra e illuminano ciò che finora era stato accarezzato solo dall'intimità di quella camera. Il ragazzo ascolta ogni parola senza smettere mai per un momento di accarezzarti la chioma; ti osserva e ti ascolta in tutta la tua splendida tristezza, steso ancora sul letto per qualche minuto, lasciandosi cullare dalla tua voce e dai mille ricordi che affiorano dal remoto del suo cuore. Poi, lentamente, si alza anche lui, si infila le braghe e a torso nudo ti raggiunge accarezzandoti le spalle. Il suo petto è segnato da numerose cicatrici frutto della sua sconsideratezza di gioventù. Le tue spalle sentono le dolci carezze della seta della tua vestaglia, con la quale Kiltus si premura di coprirti salvandoti dai freddi spifferi marini di prima mattina; dopodiché ti abbraccia e guarda con te l'orizzonte mentre resta ancora ad ascoltarti mentre canti. Solo al placarsi delle tue canzoni, ti avrebbe sussurrato: "Quando torneremo dall'Oceano d'Oriente saremo le più grandi leggende che il continente abbia mai visto. Avremo visto ogni cosa, saremo forti e ricchi e senza più paura. Andremo a Chateaux-Blanc e ci riprenderemo quelle sale e quel trono di mogano senza versare una goccia di sangue. Dopodiché gli impostori soffriranno la fame per il resto della loro vita. La Loggia sarà con te." ti volta, guardandoti negli occhi "Io sarò con te."
  8. "Quella dannata strega ha preso il largo in gran segreto ieri sera e credo si stia preparando per vendicarsi contro la Loggia. So che non è una cosa propriamente legale, ma se riesci a trovarti una ciurma di sei persone, posso armare la Jocasta e farti partire di nascosto oggi pomeriggio. La trovi, la fai secca e torni entro domattina con la nave in perfette condizioni. Nessuno si è accorto di nulla, tu hai le tue scintillanti monete d'oro e io dormo sogni tranquilli sapendo che nessuno mi ficcherà una palla di fuoco nel cùlo quando meno me lo aspetto." - i modi pacati e di classe prima di ogni cosa. - "Scommetto che ha lasciato qualcuno in città a tener d'occhio la situazione mentre lei non c'è, un palo, per dirla in maniera Halfling." ti guarda un attimo perplesso di quello che lui stesso ti sta dicendo - "Se volessi farla pagare a tutti, io farei così." una carriera da criminale mancato, eh Floim? "Trovalo e fallo parlare, ti dirà dov'è nascosta." - e trovarlo in fondo non sarà poi così difficile: qual è il posto preferito di tutti i balordi della città…?
  9. Ahimè non sei il primo che arriva per ammaliarlo, ed in più i nani sono rinomati per la loro testa dura. La tua opera di convincimento non riesce granché, ma Floim di certo non si tira indietro dalla trattativa. "Ho fatto il massimo che potevo, il prezzo resta questo. Se vuoi fare altri bei dindini prima che inizi la Spedizione, però, so dove indirizzarti. C'è una vecchia conoscenza della Loggia, una strega di nome Calypso, fino a poco tempo fa Pioniere anche lei. Si è fatta espellere dopo aver minacciato ripetutamente Kerberos per non averla inserita tra i Pionieri della Settima. Era una corsara, un capitano pirata arruolato per far fuori quelli più cattivi di lei - io lo dico sempre che non c'è mai da fidarsi di questi pirati!" - un pensiero a tutti i pirati che ci seguono sempre, da casa (?) - "Nessuno vuole fare del male ad un ex-Pioniere, e quindi nessuno è andata ancora a darle quello che si merita. Tu qui sembri uno che non ha paura di fare il lavoro sporco. C'è una taglia di cinquemila monete sulla sua testa, raggiungila, falla fuori e porta alla caserma di Capo Ventura la sua testa."
  10. "Sai Kaleb, qui a Capo Ventura gli ex-mercenari pluriomicidi non vanno granché di moda." risponde, sarcastico e senza peli sulla lingua come al solito. "Una Leissanga è bella pesante. Sei un incantatore, anche se riuscissi a recuperare un po' di Mithral scommetto che ogni tanto la sentiresti ingombrante. Comunque, fammici pensare: una Leissanga standard è 5'000 monete d'oro, aggiungiamo il Mithral...me ne serviranno almeno altre 4'000. Diciamo che il prezzo di mercato è 9'000 monete d'oro. Sei della Loggia, te la faccio a 6'000. So che c'è un modo per ridurre l'ingombro di queste armature pesanti per gli incantatori; lo chiamano Ralal, è un incantamento bello potente. Posso farmi dare delle rune da un vecchio Urdunnir che conosco, ma vorrà almeno 4'000 monete d'oro per iscrivertele, e fidati che il prezzo non è trattabile. Quindi il totale sarebbero...sì, diecimila monete tonde tonde."
  11. "Josie è come una sorella per me, non lascerei mai che accada qualcosa a lei o a sua madre. Avete la mia parola che non conosceranno mani più sicure delle mie finché saranno sotto la mia custodia." e dicendoti ciò si alza dalla sedia, inalando un ultimo profondo sospiro di aria argentea, espirandola lentamente dalle narici. "Partiremo domattina alle 9.30. La nave è la Bussola d'Argento, un brigantino a palo." cavolo, la lingua del mezzelfo si scioglie più velocemente di quanto si sciolgano le vesti della contessa. Kiltus fa un cenno alle spade, che smettono di tremare addormentandosi all'istante. Lascia andare i foderi per la seconda volta stasera, sicuro del fatto che resteranno a terra per un bel po'. Ti si avvicina mantenendo un nonsoché di spavaldo e temerario, anche se la sua indole tutt'altro che aggressiva sembra predominare nel profondo dei suoi occhi. Le dita incrociano timidamente le tue in un lunghissimo, eterno, sguardo che racconta più di quanto posso scrivere ora, con mere, volgari, parole. I vostri respiri si sincronizzano senza impegno, ed infine il desiderio esplode in un bacio lunghissimo e profondo come l'abisso. "Non si può sempre giocare…" ti sussurra con un mezzo sorriso. […] Un'ora e mezza più tardi, l'aria è calda e odora di erba bruciata e limone. Le candele nella tua stanza illuminano le crepe delle lenzuola di seta, che paiono volubili catene montuose in una topografia poco definita dettata dai vostri corpi abbracciati. Kiltus ha lo sguardo perso nel vuoto mentre accarezza ritmicamente una ciocca dei tuoi capelli. "Perché non torni a casa?" ti chiede con un filo di voce.
  12. Len ti saluta mentre te ne vai di fretta, avventurandosi nuovamente tra i corridoi del torrione. Lasci la tua stanza, scendi le scale, attraversi il cortile interno ed esci dal portone di pietra della Loggia, appena riparato dopo lo scherzetto di Nero di qualche sera fa. Il fabbro si trova dall'altra parte della strada, e attualmente sembra più che operativo. Floim sembra essere di buon umore oggi, e dirige i suoi apprendisti-schiavi nella fabbricazione di utensili per Capo Ventura; già, perché essere un Pioniere non implica non poter avere un negozio di ferramenta (l'unico di Capo Ventura, peraltro!) dove poter servire l'intera città. Quanto dev'essere ricco quel nano?! "Kaleb il Pioniere!" ti accoglie. "Se ti serve una pentola di rame bella resistente puoi dare un'occhiata qui intorno." dice, indicandoti la bancarella piena di mestoli, treppiedi e candelabri "Ma tu vuoi roba di un certo calibro, ci scommetto la barba. Di' tutto allo zio Floim e vediamo cosa posso fare per te."
  13. CABINA DEL CAPITANO Statuto della Loggia Diario del Navigatore Collezione dei Libri di Kiltus Corrispondenza della Canis Maior Quadri delle spedizioni precedenti Quaderni delle spedizioni precedenti Avamposti d'Oriente I) Molo Zefiro - Barusha Carte Nautiche Dintorni di Capo Ventura Capo Ventura Mappa del Continente Occidentale Mappa di Barusha
  14. La poesia è l'unica ricchezza che andrebbe dilapidata più di ogni altra. Sandrine sembra averlo capito prima di tutti gli altri. Non avevo dubbi che la mente di Kiltus, per quanto avanti rispetto a quelle delle sue abituali compagnie, si dilettasse principalmente nel mantenere le apparenze di "ragazzino ribelle figlio del capo" che gli permettevano di essere sottovalutato da tutti quanto bastava per passare inosservato pur essendo sempre sotto gli occhi di tutti. Dilettarsi con gente di basso rango, passare a zonzo le sue giornate, mascherare i suoi veri piani con l'imperturbabilità di un hippie medievale aveva funzionato benissimo finora; questo, prima di stasera. Erano anni ormai che il suo pensiero fisso era Kilagas. Si può dire che ogni sua mossa apparentemente a caso fosse invece frutto di uno studio accurato su come ricavare informazioni da gente che mai gliene avrebbe date, e mantenere una certa dose di innocenza agli occhi della Loggia; Kerberos non gli avrebbe mai e poi mai permesso di avvicinarsi a suo fratello più di quanto doveva. Rischiava grosso ogni volta che soltanto pensava quel nome. Ed ecco anche uno dei motivi per il quale era restio a metterlo al centro della discussione fin da subito con la contessa. Già, ma perché proprio lei? Fedelissima alla Loggia, avrebbe potuto usare questa informazione per uno dei suoi giochi di corte e non l'aveva fatto. E non perché Kiltus avesse dapprima calcolato un qualche piano di emergenza, o una qualsivoglia forma di manipolazione preventiva nei suoi confronti, no: lui si era soltanto fidato. Errore fatale. Mai e poi mai si era dato a questo tipo di leggerezza come la fiducia da quando aveva iniziato a cercare suo fratello. Sapeva quanto instabili e fallaci sono le emozioni umane, molto controproduttive in lavori delicati come quello. Aveva commesso un potenziale errore, e l'aveva fatto perché qualcosa nei suoi occhi di perla l'aveva stregato a tal punto da fargli perdere di vista l'obbiettivo per un attimo, solo per un attimo, quanto bastava per pronunciare mentalmente quel fatidico nome. Kilagas. Ora che il ballo era finito e la poesia e le promesse di lussuria inondavano la stanza più di quanto lo facesse già l'odore di erba pipa, Kiltus aveva capito il perché di questo suo errore. Sandrine aveva un potere ben più grande di quanto non apparisse; non era solo una splendida visione a cui piaceva sentirsi osservata, no, c'era molto di più. La sua era una vera e propria dedizione all'arte e al Grande Gioco; anzi, l'intuito del mezzelfo gli suggeriva sottovoce che poteva perfino aver trovato una giocatrice del suo stesso calibro. E di fronte a tanta maestria, come poteva Kiltus rimanere impassibile? Quante erano le possibilità di incontrare finalmente qualcuno che poteva tenergli testa? "Rassicuratevi" inspira dalla pipa "che Barbara e sua figlia saranno in buone mani con me. Ho una nave al porto pronta per domattina, salperà per i mari del Sud e non torneremo prima di un anno. Josephine ha preso sul serio il patto che ha fatto con voi: il suo nome e quello di sua madre sono sulla lista di Kilash per la Settima Spedizione. Dovrete votare per ammetterle a bordo, cosa che consiglio fortemente, visto che non hanno dove andare una volta tornare qui. Potremo vegliare su di loro a bordo della Eurus." - espira - "Inoltre approfitterò del viaggio per insegnar loro quanto c'è da sapere sulle navi." Le spade vibrano quando i pensieri di Kiltus volgono altrove. Afferra l'elsa della spada destra e sussurra: "Dovremmo iniziare a fidarci di lei." pausa in attesa di risposta "Lo so che vi piace di più, facciamo che vi presento prima a lei però?" altra pausa, stavolta seguito da un preoccupante aggrottamento delle sopracciglia rivolto verso di te. Lascia andare l'elsa e tira un profondo respiro prima di iniziare a risponderti. "Spero non mi prenderete per pazzo. Sapete che la magia ha molti risvolti, alcuni piuttosto...imprevedibili. Vi chiedo di prendere per vero ciò che vi starò per dire, perché non ho modo di provarvelo in nessuna maniera." l'hai presa molto larga, eh Kiltus? "Le Dionisie sono possedute dagli spiriti di due Halfling gemelli che per qualche strano motivo, riesco a sentire e vedere soltanto io. Non abbiamo ancora capito se sono dei veri fantasmi, o se sono le armi ad essere senzienti, o se è una maledizione. Naesala non mi ha saputo rispondere." un secondo di silenzio e poi un altro sospiro: "Vogliono che tu sappia che a loro non piaci per niente. Dicono che Vuldo è il loro preferito-ok, basta ora, ragazzi!" Le spade tintinnano di nuovo.
  15. "Quindici minuti da quando entri. Un diversivo per la contessa. Non farmi beccare." elenca l'hin aiutandosi con le dita della mano destra. "Afferrato!" sì, quel piccoletto ti voleva parecchio bene. In fondo tutti i protagonisti di una storia hanno bisogno della propria spalla. A te era toccata quella comica, ma se non altro era parecchio efficiente quando c'era da obbedire agli ordini. O forse ti stava solo tenendo buono per farsi ammettere a bordo? Non lo sapremo mai. Chi li capisce, gli Halfling?
  16. Josephine è entusiasta e Barbara anche - a modo suo, s'intende - ma la gioia cala quando Randal inizia a pensare a un modo per portarle con sé da subito. Josie ti si avvicina e ti mette una mano sulla spalla. "Randal, grazie per tutto quello che hai fatto per noi ma questa volta possiamo cavarcela da sole. Partiremo comunque con Kiltus. Staremo via un anno in mare, impareremo quello che c'è da sapere sulle navi e sul mare...e quando torneremo saremo pronte per venire con te. Tu hai già molto da fare qui: sei un Pioniere della Settima ora!" un velo d'orgoglio nei suoi occhi "Hai una nave da costruire, e un sacco di ricettari da sfogliare! Anzi, ecco un'idea: perché non lo scrivi tu, un ricettario? Piatti dall'Oceano d'Oriente. Chissà se perfino i pesci sono diversi, superata la cintura d'Onice…" Barbara ridacchia della sua ingenuità. "Tesoro" le dice "Kiltus ha bisogno di una mano giù al molo." che era un modo per dire che lady Syvis voleva parlare un po' da sola con te; Josie sarebbe rimasta nei paraggi, se avessi voluto continuare a parlarle più tardi. La ragazza ti saluta con un sorriso e si avvia verso il pontile in legno, mentre sua madre ha i suoi occhi fissi su di te. Impassibile come - quasi - sempre.
  17. E' quasi iconico che le parti siano ribaltate; il karma colpisce tutti egualmente, come la pioggia che cade sui giusti e sugli ingiusti nella stessa misura. Quando era il tuo capitano e regnava sulla Abisso con violenza inaudita e gratuita, tutti lo volevano morto; ma lui era tornato contro ogni aspettativa, come un fantasma dal mondo dei morti. E quasi quasi, hai il dubbio che sia solo il filo della vendetta a tenerlo ancora in vita: glielo leggi nel volto usurato dalla sete di vendetta, negli occhi dove lo spirito di sopravvivenza che aveva sormontato ogni parvenza di umanità pur di resistere al richiamo dell'abisso ancora balenava come i lampi nella peggiore delle tempeste. Il tuo ex-capitano tracanna ancora senza pudore. "Devono tutti morire. E di quella nave puoi farne quel che vuoi, ma sta' attento: è maledetta, ti dico! Troppi capitani sono stati mandati a morire sulle sue assi!" e tu ne sapevi qualcosa! "Ti servono uomini, quindi? Se hai abbastanza denaro possiamo mettere le mani sulle ciurme mercenarie dei Grandi Pirati. Posso portarti dai loro quartiermastri, se mi dici a quale ciurma sei interessato."
  18. Alcuni considerano Kiltus come il miglior ballerino di Capo Ventura, altri dell'intero Est continente. Non si è mai decretata una sfida di tale proporzione per sapere chi tra gli uni o tra gli altri abbia ragione, ma di una cosa sei sicura: quel tipo ci sa davvero fare. Con un passo di danza vero e proprio si avvicina nuovamente a te per cingerti il fianco con un braccio; con l'altra mano invece accompagna la tua mano che tiene il calice. Un sorso più tardi, ti fa fare una piroetta a dir poco perfetta che termina con lui che ti è decisamente più vicino di come lo era prima. Il bicchiere non ha versato nemmeno una goccia di liquido, ed anzi è perfettamente placido, nemmeno un'increspatura. "Vi piace giocare col fuoco, madama. Lo leggo nei vostri gesti, voi come pochi altri siete affascinata da qualcosa di più che frasi ben costruite e cumuli di monete d'oro." La sua voce si fa più carica di tensione, ti accarezza come farebbe una mano voluttuosa e quasi la senti sulla tua pelle. Un altro rapido movimento del suo gomito e senza che quasi tu possa opporti, ti lasci guidare in un volteggio che ti disarma sia del calice che del ventaglio. Ti ritrovi di nuovo tra le sue braccia, in un improvviso casquè che lascia alla gravità tutti tuoi capelli sciolti. I suoi occhi color legno si perdono nei tuoi violacei, ma noti che accanto al viso di Kiltus emergono lentamente le sue spade: entrambe levitano con la punta rivolta verso l'alto, ognuna delle quali regge miracolosamente il bicchiere di vino ancora pieno ed il ventaglio. "Vi lasciate sedurre dal vero potere." - quello di far fare a chiunque ciò che volete che faccia, per capirci. Ti riporta in piedi e commenta, sarcastico: "Un tocco di limone in più non guasterebbe." mentre ti lascia andare e ti restituisce entrambi gli oggetti. Le spade tornano nel fodero per terra che a sua volta, con un cenno, levita e si aggancia alle spalle del mezzelfo. Kiltus torna a sedersi, tirando fuori dal nulla una pipa piena di verdeggiante felicità, accendendola con la punta rovente del suo dito indice.
  19. "Avevo paura che mi dicessi che era troppo pericoloso...come fai sempre!" e non aveva nemmeno tutti i torti, ma non teneva in conto forse il fatto che la Settima Spedizione non era stata organizzata da lei, ma da persone oltremodo competenti nel pianificare un'operazione in grande stile. Insomma, niente a che fare con il rapimento di sua madre. Josie ti abbraccia altrettanto: "Ti guarderò le spalle, cuoco!" dice sorridente. Proprio in questo momento, Barbara appare a pochi metri da voi; sguardo fisso sul vostro abbraccio che si scioglie, espressione prima impassibile e poi un accenno di sorriso. "Signor Ridley." dice, rivolgendo la sua mano nella tua direzione, in attesa che tu faccia gli onori di casa "La volevo ringraziare di persona per ciò che ha fatto per noi. Le siamo eternamente grate, entrambe." i suoi occhi indugiano su quelli di Josephine, cercando conferma di qualcosa; quest'ultima risponde affermativamente. "Spero che la nostra presenza a bordo della Eurus vi sia di conforto e non presagio di cattiva sventura - tra i marinai le donne non sono proprio ben viste a bordo, giusto?"
  20. Josephine si asciuga le lacrime e si lascia trasportare sul ponte a guardare il mare. "Sono una frignona." commenta, e poi ti guarda entusiasta appena gli dai l'oggetto. Lo guarda incantata mentre se lo gira e rigira tra le mani cercando di capirne il significato. "E'...bellissimo!" la curiosità se la porta via per qualche secondo, tornando nel mondo reale poco più tardi. "Mia madre dice che andremo a sud-ovest, oltre i villaggi degli Elfi d'Acqua. Non conosco nulla di quella parte di continente, ma forse è meglio così: se non lo so io, non lo sapranno neanche i Syvis. " Ti guarda un po' in viso, una cosa che alcuni non riescono a fare per molto tempo ininterrottamente. "Ho visto la gente con cui ti imbarcherai. L'Halfling mi sembra simpatico, anche se non sembra uno che esegue gli ordini. La contessa è gentilissima, fattela amica il prima possibile. E so che non ci vai d'accordo, ma ho visto combattere Kaleb. Non so come faccia, ma è una riserva inesauribile di magia arcana. Vi serve uno come lui, da scatenare contro i vostri nemici." La pietra che ha in mano continua a rotolare tra le sue dita, e i suoi occhi si perdono di nuovo verso il mare. "Randy, io ho già parlato con mia madre, e anche lei la pensa come me: qui non c'è più niente per noi. Abbiamo dato i nostri nomi a Kilash per entrare nella Settima Spedizione. So che sarete voi a decidere chi ci sarà e chi no, perciò volevo dirti che mi piacerebbe seguirti questa volta. E non doverti dire più addio." Le navi mercantili veleggiano in lontananza attraversando l'eremo orientale del continente in entrambe le direzioni. E nel frattempo, voi, sulla Bussola d'Argento, le guardate come quando eravate piccoli e sognavate avventure a bordo di qualcuna delle più grosse tra loro. Cresciuti, la prospettiva di partire non è più così allettante come una volta, ma mantiene ancora parte del suo fascino. "…quando tornerò, sarò più forte." dice infine Josephine.
  21. Ferdinand è troppo sbronzo per portarti i bicchieri, ma uno dei precedenti inquilini del tavolo ti fa immediatamente da cameriere e ti porta tutto il necessario per bere - perfino una fetta di limone! Dove l'avrà presa?! L'ex capitano Manodiferro scola il suo bicchiere insieme a te. "Mi sono sempre chiesto come faceva Bolero Jack a scomparire così in fretta, o Nero ad affondare così tante navi senza mai un graffio addosso. La nave è magica, ovvio! Come ho fatto a non pensarci prima?" E quando gli chiedi invece della mano, la sbatte sul tavolo come per ricordarsi se sia ancora di ferro. "La storia di questa mano è uguale a quella di molti capitani traditi dal proprio equipaggio e lasciati a morire in mare, con una ferita in cancrena e un nient'altro che un chiodo di ferro appuntito per staccarla dal resto del braccio." forse i dettagli poteva risparmiarseli. "La Abisso. Tutto l'equipaggio, a partire da Boccamarcia. Devono tutti crepare sul fondo dell'oceano. E' questa la ricompensa per i traditori."
  22. Se potessi descrivere a dovere il disagio esistenziale di Kiltus e quello che sta accadendo in questo preciso momento all'interno delle sue braghe, sarebbe senz'altro un racconto pieno di disagio, lussuria e un velo di terrore che gli attanaglia il cuore. Osserva la donna in abiti provocanti dondolargli intorno col suo fare provocatorio ed al contempo innocente - una di quelle che ci sa fare, una di quelle a cui Kiltus...non può semplicemente resistere! La sua bocca si è aperta qualche minuto fa senza il suo permesso e non ne vuole sapere di chiudersi. Le labbra secche reclamano il contenuto del bicchiere (ed anche un altro paio di cose) e il mezzelfo strappa via di mano il boccale alla donna calandoselo tutto in un sorso, aggrappandosi al contenuto come unica ancora di salvezza in quell'oceano di paralisi facciali e figure di mèrda. Il sapore del liquido gli scivola in gola come una carezza calda: Vino! Sia ringraziato il cielo! La danza della donna si fa più intraprendente, e nuovamente il ragazzo viene avvolto negli occhi violacei e infine dal profumo dolcissimo che pervade ogni suo senso. Il polso così delicato, morbido e liscio...lì, proprio davanti a lui. Qualcosa nella sua mente manda a quel paese tutto il resto, ed ecco che il suo sguardo cambia all'improvviso: da preda a predatore. Con gentile fermezza prende l'avambraccio della donna con la mano destra ed il polso con la sinistra, avvicinandoselo pericolosamente alle labbra senza mai distogliere lo sguardo dagli occhi di Zefiro. Ad un attimo dal fatidico bacio con la sua pelle, le sue spade si sguainano all'improvviso ma con velocità sovrannaturale Kiltus le blocca a metà fodero, lottando contro di loro con considerevole sforzo cercandole rimetterle al loro posto. "State buoni..." e dopo pochissimi secondi di lotta, finalmente l'elsa di entrambe ritorna al loro posto. "Le mie più sentite scuse." il mezzelfo si slaccia i foderi e li lascia cadere dietro la sedia, dopodiché si alza in piedi e fa un passo in direzione della contessa. "Il vostro odore è caldo come il pomeriggio d'estate e dolce come il miele d'autunno." e poi un altro passo "E vorrei sentirlo meglio, se possibile. Molto accuratamente. Per non sbagliare giudizio, si capisce." restituisce così un mezzo sorriso alla contessa mentre si avvicina con rinnovata pericolosità al suo viso. Il fascino del capitano...avrà effetto, stavolta?
  23. Len ti segue si appollaia sul letto senza fare troppi complimenti, ascoltando per filo e per segno ogni cosa in religioso silenzio. A discorso finito, sta per risponderti quando qualcuno infila la lettera sotto la porta; la leggi, e lui, ancora con le parole in gola, trattiene quasi il fiato prima di poterti rispondere. "Sapevo già tutto della spedizione, e avevo già proposto a Kilash il mio nome ma...certo Kal! Ci penso io a distrarre la contessa. Però ci serve un codice. Qualcosa con cui avvisarmi quando sarà il momento. Non credo che mi faranno scendere con voi nelle segrete."
  24. Se fossi un altro tipo di master, adesso farei partire una bella canzone Disney con uccellini, musical e scale maggiori. Josephine si accarezza i capelli nervosamente quando ti riferisci al nuovo taglio, ma non osa alzare lo sguardo verso di te. Si decide solo più tardi, quando, presa dalle tue parole, si accinge a risponderti. "Non è che non te l'ho detto perché non volevo salutarti! Cioè, in realtà sì...ma no! E' che...capiscimi." certo, rendi sempre tutto facile tu, Josie "Non volevo vederti andar via di nuovo. Anche se stavolta sono io che parto." Gli occhioni da cerbiatta della ragazzina si riempiono di lacrime, e singhiozzando cerca di abbozzare un discorso dai toni sconnessi: "Mi hai ridato mia mamma, l'avete salvata e non ti ho nemmeno detto grazie, e ora...ora dobbiamo partire e lasciare casa e non so dove andremo, non so se torneremo e non voglio rimanere sola di nuovo...oddio, scusami." Capitano delle Guardia cittadina. Sì, certo, come no. Un'adolescente a cui ultimamente sono successe troppe cose e che non sa più cosa deve fare.
  25. Come succede (fin troppo) spesso all'interno delle taverne, accade a volte che una storia inizialmente convincente, se passata di bocca in bocca, diventa leggenda in maniere piuttosto imprevedibili. Quando hai convinto Ferdinand di essere Capitan Tempesta, quest'ultimo, ubriaco come al solito, aveva a sua volta raccontato ad alcuni lacchè dei suoi debitori che in taverna c'era un pirata temibilissimo che aveva ucciso il mostro della Kraken Bay a bordo di una goletta con a bordo soltanto lui, un pappagallo ed un cane zoppo. Questi, impauriti, avevano a loro volta raccontato la storia ai loro capi per giustificarsi di non aver riportato una moneta bucata dalla taverna, ma avevano aggiunto qualche dettaglio; e i loro capi, a loro volta, erano andati alla ricerca di questo pirata famigerato spargendone la voce che di storia in storia era infine diventata un miscuglio di fatti incredibilmente inverosimili collegati da un filo logico ancora più improbabile. Sta di fatto che quando intimi a Ferdinand la tua bottiglia di rum, quest'ultimo te la passa come al solito; e quando ordini al tipo di spostarsi, anche se inizialmente sta per risponderti male, la visione del pappagallo conciato in quel modo lo terrorizza, riconoscendoti come il famigerato capitan Tempesta. Tutti al tuo passaggio ti guardano e mormorano, e mentre punti il tavolo in fondo, occupato, gli inquilini si alzano e ti puliscono perfino la sedia. Leggi con tutta calma la lettera di Kiltus, e poi puoi guardarti intorno: una quantità esagerata di gente ubriaca, arti di legno e volgarità. Ah, casa dolce casa! In mezzo a quel casino infernale, ti si avvicina un uomo con il volto coperto da un cappuccio e vestito di abiti lerci - e dall'odore altrettanto discutibile; inizialmente senza proferire parola si piazza al tuo stesso tavolo guardandoti dall'alto in basso. Nell'ombra che avvolge il suo volto, riconosci tratti a te stranamente familiari, che ti tornano in mente mano a mano che l'uomo inizia a mormorarti enigmatiche parole. "Si raccontano storie su di te" la voce! Quella voce...sai di averla già sentita. Roca, consumata dai vizi e con un alone di infinita tristezza mista ad autorità sbiadita. "Troppe per essere tutte vere. Ma una di queste...dice che tu sei il nuovo Flagello dei Mari. Io ci credo…c'ero la notte dell'incendio, ho visto il palazzo del governatore crollare e ho sentito le urla di chi era ancora lì dentro. Nessuno ha più visto Nero da quel giorno, e la sua ciurma è sparsa ai quattro angoli del globo. E poi...l'ho vista. La Jocasta al molo di Capo Ventura. Sparita un'ora più tardi. Non ho più dubbi: tu sei il suo nuovo capitano, vero?" e dopo questo, appoggia il suo braccio destro sul tavolo. Una protesi di ferro al posto della mano destra. Ora ricordi. L'uomo si toglie il cappuccio ma tu sai già chi c'è sotto. "Io mi chiamo John Ferrell. Ho sentito che stai arruolando gente...io ci sto. Non chiedo oro, solo pane ed acqua ogni giorno. Ma mi unisco a te ad una sola condizione: devi affondare una nave in particolare."

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