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Presunto medium e altri racconti


demiurgo

Messaggio consigliato

Posto qui un racconto che ho iniziato ad abbozzare per divertimento e anche un po' per esercizio. Lo stile segue dei cliché di alcuni polizieschi e noir.

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Presunto medium

1

Di Marzo guardò l'orologio. O s'era fermato di nuovo, o erano appena le tre di notte.

"Dove?"

"Nella sala da bagno" gli rispose Coppieri indicando la porta.

Di Marzo entrò stando ben attento a dove metteva i piedi.

Se un agente di polizia ti avesse buttato giù dal letto a quell'ora, per 'prelevarti e condurti sulla scena', come minimo ti sentiresti uno schifo. Ma Di Marzo ormai era abituato. E non stava dormendo quando l'agente aveva suonato il campanello. C'era voluto un secolo per arrivare, con Coppieri al volante.

Era davvero giusto chiamarla 'sala da bagno', dato che era grande più o meno come il salotto del suo appartamento. Piastrelle verde acqua. Sanitari moderni. Lavabo grande e sottile, a forma di goccia, appoggiato su una lastra di pietra scura, con dietro un enorme specchio in una cornice vistosamente antica. Alcuni scalini conducevano alla vasca circolare al centro della stanza. Minuscoli faretti nel soffitto eliminavano in modo sistematico tutte le ombre dagli angoli.

A parte il cadavere a terra, era davvero una stupenda Sala Da Bagno.

Di Marzo annotò mentalmente di farsene costruire una uguale dopo aver vinto alla lotteria. Magari senza quello specchio, troppo anacronistico nell'ambiente moderno. La vasca era il pezzo forte, un sogno che di sicuro costava quanto due o tre utilitarie. La pozza di sangue nero sviliva drammaticamente la luminosità pastello degli interni.

Si avvicinò al corpo più che poteva senza mettere i piedi nel sangue. Un peccato davvero. Era una donna piuttosto bella e molto curata – vestaglia-kimono di seta nera e bordi oro, smalto nero, trucco minimalista ma deciso. Di Marzo ne osservò il volto per memorizzare i lineamenti. Quaranta o poco più, portati bene. Vederla così malamente scomposta sugli scalini al centro del pavimento non ti lascerebbe indifferente, anche se fossi uno abituato dal mestiere. Questo spiegava almeno in parte perché Coppieri era così teso. Che il suo capo gli avesse ordinato di portare un presunto medium a notte fonda sulla scena faceva il resto.

"Cosa ne pensi?" disse Coppieri dall'uscio.

"Mah, lo specchio decrepito rovina l'ambiente."

Coppieri fece seguire una pausa seccata. "Vedi... vedi qualcosa?"

"Hmpf." Ora Di Marzo avrebbe dovuto rispondere alle solite domande. Decise di usare le solite risposte, per non affaticarsi troppo. "Non è così che funziona." E uno.

"Non dovresti tipo... toccarla..."

"No, non fa differenza." E due.

"Oh, sono le quattro di notte. Sono venuto a prenderti dall'altra parte della città, qualcosa devi fare, *****." Lo scetticismo di Coppieri era palese. La sua reazione nella media. La brutta notizia era che il suo orologio s'era fermato di nuovo.

"Devo dormirci sopra." Di Marzo si alzò e uscì dalla Sala Da Bagno, spegnendo la luce. "Dormire. Sognare. Forse." E tre. La sua preferita.

A quanto pareva Coppieri aveva terminato con le domande stupide. Questo voleva dire che era lievemente più intelligente del Poliziotto Medio, o che era lievemente meno curioso. Di Marzo ci rimase un po' male. Ti prepari una serie di risposte standard, tutte vere, e puoi sfruttarne solo la metà.

Poliziotto Medio: "Che significa 'forse'?"

Di Marzo: "Lo trovi sul vocabolario".

Poliziotto Medio: "Ma devi dormire qui? ora? subito?"

Di Marzo: "Non mi sono portato il cuscino".

Poliziotto Medio: "Non hai sonno?"

Di Marzo: "Quasi mai". Fine del repertorio. Oltre questo punto era tutta improvvisazione.

Coppieri riaccese la luce e lo seguì verso l'uscita, mentre Di Marzo portava la lancetta corta sulle quattro.

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Questo brano è rilasciato sotto questa licenza creative commons e se volete partecipare alla scrittura potete farlo qui sul forum o su novlet.

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Che dire?..Mi piace..in alcuni punti avrei utilizzato i due punti, ma è questione di tono e di stile...

Grazie! In effetti ho deciso di utilizzare il punto o la virgola dove sarebbe stato corretto mettere i due punti. Una sorta di approccio minimalistico alla punteggiatura per provare a rendere il ritmo più spezzato.

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Grazie! In effetti ho deciso di utilizzare il punto o la virgola dove sarebbe stato corretto mettere i due punti. Una sorta di approccio minimalistico alla punteggiatura per provare a rendere il ritmo più spezzato.

Obiettivo pienamente raggiunto ! ;-)

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hai ragione, in rete c'è una gran voglia di pubblicare e una totale mancanza di impegno nella lettura.. quando ho aperto il tuo topic, ammetto di averlo fatto per ricambiare il 'favore'.. tuttavia, sono lieto di essermi sentito in debito, perché il tuo breve racconto mi è piaciuto: decisamente hai scelto un genere e un tema piuttosto inflazionati dalla letteratura e dalla narrazione in generale, eppure, probabilmente con lo stile, sei riuscito a non rendere il tutto banale e scontanto..

mi piace come entri nella scena, hai uno stile descrittivo che, se posso permettermi, sento molto mio, nel senso che somiglia molto all'approccio che io ho alle situazioni descritte (mi immagino una sorta di telecamera che va in giro per l'ambiente e raccoglie dettagli a destra e a sinistra, non necessariamente pertinenti alla storia, ma che danno un senso globale impagabile nella lettura..)

forse, se devo trovare una cosa negativa, il dialogo preparato tra il poliziotto medio e di marzo è un po' tirato (impressione mia personale è stata che avessi esaurito le domande tipiche e volessi tirarla ancora un po' in lungo).. ed eviterei "anche se fossi uno abituato dal mestiere": non è un errore, ma meglio "al mestiere", così mi suona male..

poi sono le piccole cose che rendono bello un racconto.. ad esempio, geniale quanto semplice l'idea di mettere nomi italiani..

bravo.

:bye:

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Ciao!

Be' non devi certo sentirti in debito per un commento! Comunque sono contento che tu abbia letto e ti ringrazio dei complimenti. E sono contento anche delle critiche :-)

forse, se devo trovare una cosa negativa, il dialogo preparato tra il poliziotto medio e di marzo è un po' tirato (impressione mia personale è stata che avessi esaurito le domande tipiche e volessi tirarla ancora un po' in lungo)..

Ripensandoci, probabilmente hai ragione. In effetti, anche a me quando lo rileggo sembra un po' esagerato. Sarebbe da revisionare.

ed eviterei "anche se fossi uno abituato dal mestiere": non è un errore, ma meglio "al mestiere", così mi suona male..

Giustissimo.

poi sono le piccole cose che rendono bello un racconto.. ad esempio, geniale quanto semplice l'idea di mettere nomi italiani..

Eh, nei miei primi appunti avevo messo nomi inglesi, ma mi sono reso conto subito che non funzionava, sembrava una Serie TV... Mettendo nomi italiani magicamente si evita l'"effetto telenovela" :-)

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Ciao!

Ripensandoci, probabilmente hai ragione. In effetti, anche a me quando lo rileggo sembra un po' esagerato. Sarebbe da revisionare.

sai cosa, è che se penso alle tipiche domande che un poliziotto medio farebbe a un presunto medium, non mi vengono in mente quelle che tu hai inserito (intendo le tre che coppieri non ha fatto e che di marzo ripete nel dialogo immaginario, le altre vanno benissimo).. magari potresti inserire domande che esulano dal caso in questione: ad esempio, il poliziotto medio, mediamente stupido e curioso di fronte a una cosa che non conosce e/o comprende, potrebbe trovarsi a chiedere quanti casi ha risolto grazie alle sue visioni, se ha mai parlato con un morto, se può mettersi in contatto con la nonna defunta, se sa chi ha ucciso kennedy, cose di questo tipo.. si sdrammatizza un po' ironizzando sulla stupidità media di una persona di fronte a un fenomeno di questo genere, senza però perdere il filo..

è solo un'idea.. ;-)

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sai cosa, è che se penso alle tipiche domande che un poliziotto medio farebbe a un presunto medium, non mi vengono in mente quelle che tu hai inserito (intendo le tre che coppieri non ha fatto e che di marzo ripete nel dialogo immaginario, le altre vanno benissimo).. magari potresti inserire domande che esulano dal caso in questione: ad esempio, il poliziotto medio, mediamente stupido e curioso di fronte a una cosa che non conosce e/o comprende, potrebbe trovarsi a chiedere quanti casi ha risolto grazie alle sue visioni, se ha mai parlato con un morto, se può mettersi in contatto con la nonna defunta, se sa chi ha ucciso kennedy, cose di questo tipo..

Bè, hai ragione, mi hai dato delle buoni consigli. Appena (se...) avrò modo di revisionare la cosa terrò presenti (=attingerò a piene mani da :-)) queste idee.

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Molto bello. Prosa elegante e scorrevole.

Potrebbe essere un bell'incipit, ma è gia un racconto completo e ricco di senso.

Le immagini che più mi intrigano:

l’orologio e i tentativi di fermare il tempo;

la scena è la “sala” da bagno, che è pur sempre il luogo dove si depositano i rifiuti e dove si tenta di fermare le ingiurie del tempo con creme e trucchi;

lo specchio, enorme, nella cornice vistosamente antica;

la donna molto bella... molto curata... quaranta o poco più. Malamente scomposta... un rifiuto dell’implacabile azione del tempo.

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ectobius: grazie dei commenti positivi e soprattuto complimenti per la lettura così attenta.

In effetti ho inserito alcuni dettagli riferiti al passare del tempo per introdurre in modo quasi subliminale un tema che dovrebbe svilupparsi nel seguito del racconto: ovvero il conflittuale rapporto di Di Marzo con il tempo, o meglio con il suo passato e i suoi ricordi. (Però mi hai suggerito una cosa: dovrei sparpagliare un po' di trucchi in giro)

In più, giacchè a quanto pare ultimamente giochiamo tutti a carte scoperte ;-), volevo far notare l'uso della seconda persona singolare - per chiedere un consiglio. Un paio di volte, durante la narrazione infatti, passo dalla terza alla seconda persona ("Se un agente di polizia ti avesse buttato giù dal letto a quell'ora...", "Vederla così [...] non ti lascerebbe indifferente..."). Ho provato in questo modo per contrapporre il personaggio principale alle persone comuni (il tu generico), e far risaltare la sua (presunta) diversità. O meglio: far risaltare il fatto che lui si ritiene diverso.

Non so se la cosa sia riuscita: temo soprattutto che il passaggio di persona possa dare fastidio. Vorrei un parere.

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La variazione dei pronomi non solo non disturba, ma anche, al di là del significato (importante!) che vuoi dargli, ravviva e abbellisce la prosa.

Spesso viene richiesto, a chi si diletta a scrivere, il rispetto delle regole canoniche in fatto di punteggiatura, sintassi, linguaggio, e il risultato, per lo più, sarà una prosa piatta, lineare, di facile lettura, ma priva di anima e significati al di là della trama pura e semplice.

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Ecco il seguito. E' un po' tutto da rivedere, a mio parere, ma lo posto comunque.

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Presunto medium

2

Coppieri al volante era scattante come un bradipo in salita. E i bradipi non accendono le sirene agli incroci.

“La cintura. Dritto a casa?”

“Hm.” Di Marzo se la stava già allacciando.

Coppieri metteva le frecce a ogni svolta e rispettava gli stop anche per dare la precedenza con le strade deserte del lunedì notte, o meglio del martedì mattina. Di Marzo si chiese se l'avesse colto in una serata particolare o se guidasse sempre così. Non sembrava avesse sonno.

“Lo fai di mestiere? O hai un lavoro normale?” Coppieri chiese molto tempo dopo, quando avevano percorso già quasi un chilometro intero.

“Gommista per te è un lavoro normale?”

“Mi prendi per il ****? Fai il gommista?”

“Infatti. Le tue sono lisce, ma non credo che usciremo di strada. Manca la forza centrifuga necessaria.”

Coppieri ignorò l'allusione alla sua guida, anche se non era tanto stupido da non notarla. “Quindi domani vai al lavoro. Cioè, tra qualche ora.”

“No. Malattia. Ci sarà un certificato medico già fatto. In mezzo al plico.”

“Che plico?”

“Ti hanno detto di interrogarmi, per caso?”

“No, ma...”

“E allora fammi il piacere.”

Passò un altro mezzo secolo. A Di Marzo sembrava che tutto andasse a rallentatore. Forse il suo orologio non era rotto, ma misurava il tempo in modo soggettivo. Alcuni bar stavano aprendo, altri locali chiudendo.

“Oh, pane e cornetti caldi, che ne dici?” chiese Coppieri indicando un forno con le luci accese e la serranda mezza aperta. Mise la freccia, scalò in seconda e accostò dove c'era un posto, cinquanta metri più avanti. Di Marzo disse che avrebbe preso due cornetti salati, se c'erano. Coppieri disse che offriva lui. Mise in folle, scese dall'auto e attraversò la strada.

Se sei uno normale e ti metti a chiedere cornetti caldi a quell'ora del mattino, nella migliore delle ipotesi il panettiere ti dice che è chiuso e ti manda a quel paese. Se sei un vicino di casa o una gran bella ragazza hai una piccola chance di comprare qualcosa. Se sei un agente non ti fanno neanche pagare. Coppieri comunque era in borghese, quindi risultava che uno sconosciuto brutto e quasi completamente pelato, alto due metri e largo come un posto macchina stesse bussando alla serranda del panettiere. Di Marzo aggiustò lo specchietto retrovisore per non perdersi la scena. Forse Coppieri avrebbe mostrato il tesserino d'ordinanza per farsi aprire comunque.

Un'altra auto si fermò dietro la loro, probabilmente qualcuno che aveva avuto o a cui avevano fatto venire la stessa idea. Coppieri intanto stava gesticolando mentre parlava attraverso lo spiraglio della serranda. Magari stava giurando di essere un poliziotto, e che il suo amico in macchina era un brav'uomo, un normale gommista.

Era troppo tardi per reagire quando si accorse che un uomo con un passamontagna nero stava entrando al posto di guida. Di Marzo provò a uscire. Sganciò la cintura di sicurezza nell'attimo in cui l'uomo gli sferrò un pugno su un orecchio. Il dolore e l'istinto di proteggere il volto gli impedirono di trovare la maniglia della portiera. Contemporaneamente un altro uomo era salito dallo sportello posteriore sinistro e si mise nel posto dietro al suo. “Vai! Vai!” diceva con voce agitata. Fece passare il suo braccio sinistro sotto il collo di Di Marzo, come volesse strangolarlo.

Due portiere sbatterono L'auto partì. Le gomme fischiavano sull'asfalto, e Di Marzo vide che acceleravano paurosamente nella deserta via cittadina. Provò a divincolarsi, ma era bloccato. Respirava a fatica e avvertì appena l'intenso odore di gomma bruciata. Infilò le unghie nel braccio che lo teneva fermo, all'altezza del polso, ma il proprietario del braccio non mollò. Strinse più forte e prese a urlare: “Fermati *******! Ti uccido!” e gli piantò sulla tempia una pistola che teneva con la destra. Ma chi diavolo erano quelli?

L'auto rallentò appena in vicinanza di un incrocio e svoltò a destra in un via più ampia. Poi la velocità aumentò ancora.

“Lo tieni?” dissero le labbra del passamontagna di quello seduto davanti. Gli occhi erano fissi sulla strada.

“Sì. Giuro che se ci prova l'ammazzo. Muoviti.” Nel suo tono di voce c'era qualcosa che rendeva queste parole pericolosamente credibili. Di Marzo fu certo che non erano un semplice deterrente.

Accelerarono ancora. Di Marzo sentì che la stretta intorno al suo collo si allentava di poco, mentre l'uomo dietro perdeva l'equilibrio per ritrovarlo dopo un istante. Le luci gialle dei lampioni si riflettevano sul parabrezza con aumentata intermittenza. Si avvicinavano a un grosso incrocio. Il semaforo lampeggiava giallo. Luci di fari annunciavano un auto in arrivo da sinistra. Di Marzo urlò, anche se la poca aria che aveva gli permise solo un guaito. Quello al volante vide il pericolo e inchiodò sterzando, il che sbilanciò l'uomo alle sue spalle. Di Marzo si trovò libero dalla stretta mentre la cintura slacciata non lo salvava da una testata contro il cruscotto.

Riprese fiato – di nuovo puzza di copertoni. Afferrò la maniglia e aprì la portiera con un calcio. Questa sbatté contro qualcosa con tale forza che si richiuse di scatto. Il finestrino si era disintegrato. La macchina era quasi ferma e fuori si sentiva vicinissimo il suono ininterrotto di un clacson. Il tizio dietro stava urlando contro di lui e cercò di afferrarlo di nuovo. Di Marzo si piegò in avanti per evitarlo e prese la leva sotto al sedile, senza tirarla. Le imprecazioni di entrambi gli uomini incappucciati si sovrapposero ai rumori di altre macchine dalla strada. Di Marzo si girò appena e vide il braccio con la pistola sporgere alla destra della sua testa. Solo quando l'auto accelerò di nuovo, bruscamente, Di Marzo tirò la leva e spinse con un piede contro il cruscotto. Il sedile scattò indietro con violenza, mentre Di Marzo si girava per metà sul sedile e si avvinghiava al braccio armato.

Tutti urlavano, Di Marzo lottò e si trovò con la pistola in mano. In un mezzo secondo decise di sparare all'autista, poi decise di sparare al pazzo dietro, infine sporse la pistola dal finestrino frantumato e sparò alla gomma anteriore destra. Al terzo colpo la prese. La gomma esplose. La macchina sbandò schiantandosi contro le auto parcheggiate a lato della strada. Fu una botta tremenda.

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La legge di mercato dice di creare l'aspettativa e poi di soddisfarla...

Quindi,se non vuoi che ti mandiamo gli esattori delle tasse sotto casa,datti da fare...:lol::lol:

Mi intriga 'sta storia...

Ciao. Enry.:bye:

Grazie Enry! Sapere che la storia ti intriga è una grossa motivazione per me, ma la minaccia degli esattori è anche più convincente ;-). Quindi ho intenzione di continuare il racconto.

Però mi raccomando. DIGLIELO agli esattori delle tasse. :-)

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molto bene anche la seconda parte, la storia sta acquisendo una certa profondità, ti faccio i miei sinceri complimenti.. estremamente ben descritta la concitazione all'interno della macchina, sono quasi riuscito a figurarmela.. il genere va ben delineandosi, ma ancora una volta non risulti banale o scontato, bensì piacevole..

stavolta devo dire che hai anche azzeccato le domande giuste ("lo fai di mestiere?" e "pani e cornetti caldi?" sono totalmente credibili..).. ora però sono molto curioso di vedere che piega prenderà la narrazione..

insomma, continua.. ;-)

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