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Sine requie - les feuilles mortes


Alessio

Messaggio consigliato

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LA CASA

Un rifugio in una valle dei Pirenei, una masseria abitata dal Maggiore, un uomo sulla quarantina che chiamate tutti così ma che si chiama Didier. Oltre a lui ci sono sua figlia Madeleine di 17 anni e suo padre, Tancrède. Inoltre da poco c’è l’italiano Fratello Alberto, un Francescano frate minore. La masseria è proprietà del Maggiore, originario di Saint-Girons, da dove sono fuggiti. Fino ad un mese fa c’era con voi il piccolo Emile, un bambino di 6 anni salvato dalla furia dei morti a Saint-Girons dal Maggiore, scomparso nel nulla. Ripeteva sempre di voler tornare in città per trovare la mamma. Avete provato a cercarlo, ma non c’è stato modo di trovarlo. Da quando siete al rifugio, non avete più visitato altri luoghi abitati.

Quando la piaga dei morti costrinse IL Maggiore a fuggire da Saint-Girons, non ebbe dubbi che quella vecchia casa fosse un luogo sicuro dove rifugiarsi.

La struttura ha due piani: al pian terreno le due stanze frontali sono state adattate a latrine, una per le signore e una per i signori, entrambe collegate ad una fossa nera. Le stanze sul retro, in totale due, fungono da deposito per il raccolto, effettuato coltivando come un grande orto i terreni sul retro della casa e da ripostiglio per gli attrezzi agricoli, ottime armi di difesa all’occorrenza. Tre stanze formano invece il primo piano, al quale si accede tramite la scala frontale che sovrasta un’edicola votiva dove è rappresentata l’immagine della Madonna Addolorata, ormai logora, quasi invisibile. Quella centrale è la cucina, spartana, dove un grosso camino consente di preparare da mangiare e offre un’ottima fonte di riscaldamento per i freddi inverni. Una scala di legno consente di accedere al soffitto piatto tramite una botola presente nell’angolo sinistro che non riesce ad evitare le infiltrazioni della pioggia, rendendo quella parte della casa umida e di un colore verde marcio che contrasta in modo eccessivo col rosso sbiadito, quasi rosa, delle pareti. Un tavolaccio di legno con delle sedie di fortuna è tutto quello che rimane, assieme ad una piccola credenza dove sono conservate poche suppellettili. Due porte si aprono sui due lati corti di questa stanza: quella di sinistra conduce alla stanza del Maggiore, Tancrede e Madeleine, nell’altra invece dormite voi. Tutte e due le stanze hanno due finestre sul lato e sul retro e una porta che dà sul piccolo balcone antistanze, il tetto delle latrine; avete tutti un letto, più o meno confortevole e null’altro, a parte una cassa dove conservate qualche indumento e degli effetti personali. Fratello Alberto, ultimo arrivato, dorme in cucina, a terra, su un giaciglio arrangiato. Dietro la casa, un pozzo in ottime condizioni vi fornisce d’acqua fresca e pulita. In camera sua il Maggiore conserva pochi medicinali. Avete sistemato la struttura come meglio potete, ma gli spifferi e l’umidità rendono l’ambiente non troppo accogliente. Di notte, quando fa freddo, vi dividete un vecchio braciere, qualche ora in una camera da letto, qualche ora in un'altra. Tancrède è riuscito ad allevare dei gatti che gironzolano attorno alla casa, in modo da proteggere voi e le poche provviste da topi e lucertole.

***

“31 marzo...”

Tancrède porta il conto dei giorni:

“Devo procurarmi un po’ di carta e disegnare dei calendari per gli anni futuri, così quando me ne andrò saprete portare il conto anche voi”

Dice mettendo sul tavolo alcuni fogli. Su uno di questi c’è un disegno del piccolo Emile, il vecchio lo guarda malinconico. Sul foglio è riportata, con la mano semplice e insicura del bimbo, una piccola mappa della zona della casa, la strada per Saint-Girons, i monti e le colline che vi circondano, il principio del bosco a Ovest e la chiesetta abbandonata più a Nord, a una ventina di minuti di cammino.

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Madeleine dà un’occhiataccia al nonno, si incupisce sempre quando lo sente dire che di lì a poco se ne andrà. Il sole invade la cucina e la brace della sera precedente arde ancora nel camino, rendendo la temperatura davvero piacevole. Tancrède tira fuori anche una vecchia foto: è del 1956 e ritrae la squadra di calcio che lui allenava nel Torneo Cittadino che i sopravvissuti di Saint-Girons avevano organizzato nell'estate...

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Spoiler:  
Nei cerchi rossi potete vedere il Maggiore e suo padre Tancrède

L’ora del pranzo è vicina, tutti aspettate Fratello Alberto. E’ uscito, fa la sua solita passeggiata spirituale, come ama definirla. Si allontana dalla casa e torna dopo una, due, tre ore. A volte porta funghi, erbe, si dà da fare, è un bravo giovane. Al Maggiore però non piacciono queste sue fughe solitarie:

“Potrebbe attirare problemi alla casa”

dice anche stavolta stizzito, mentre Madeleine si lamenta come può che le manca della roba in camera. Povera figlia, muta dopo aver visto la madre fatta a pezzi dal padre, prima che si risvegliasse. Si pettina i lunghissimi capelli biondi, è graziosa, ma forse troppo magra, come tutti del resto. Il Maggiore esce sulle scale, dritto nella sua divisa scura, accompagnato dal padre, coi suoi capelli bianchi che brillano al sole:

“Didier, la primavera è alle porte ormai. Speriamo la terra ci dia tanti frutti.”

Starnutisce Tancrède, si pulisce il naso con un vecchio fazzoletto bianco,lercio, sorride respirando a pieni polmoni, ad occhi chiusi, col sole alle spalle, col volto rivolto ad ovest.

“Come vorrei mangiare un po’ di pane, papà...”

Dice il Maggiore. Sono giorni che parla di pane, baguette, biscotti. “Mi farei ammazzare per un po’ di farina, giuro!”

“In autunno possiamo cercare un bel castagneto e fare della farina di castagne!” Ribatte saggiamente Tancrède.

“Certo. Potremmo andare in città, a Saint-Girons però...” Continua il Maggiore, girandosi a guardarvi, con una strana luce negli occhi.

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@descrizione

Spoiler:  
Il trentatreenne Jules è un uomo robusto di media statura, circa 1,75 m. È una persona dalla carnagione molto abbronzata, ha occhi neri, è stempiato e ha lunghi capelli corvini che gli arrivano alle spalle, il più delle volte lo si vede portarli raccolti, legati con un vecchio e rovinato laccio di scarpe. In pratica lascia libera la sua chioma solo quando si rilassa al termine di un lavoro o prima di coricarsi. Indossa sempre le scarpe da lavoro, rinforzate in punta, che ormai sono parecchio usurate. Anche i pantaloni sono vissuti, rattoppati in più punti e con una cucitura in mezzo alle gambe che salta ogni qualvolta che si inginocchia. Non tutti i vestiti sono ridotti allo stesso modo, infatti usa sempre la sua maglia della salute a maniche lunghe, risparmiando così la sua camicia che sembra quasi nuova. Nei periodi caldi lo si vede sempre a torso nudo. Non è un bel vedere, perché, ogni volta che si toglie la maglia, mette in mostra il suo folto gilet di peli. Il viso, invece, sarebbe ben curato, con la barba che viene tagliata regolarmente, ma a causa delle sue mansioni è sempre sporco.

Non è un tipo che ama parlare molto di sé, ma è anche vero che da quando si trova alla masseria non ha trovato il tempo di legare con gli altri abitanti della casa. Sempre a lavorare. Sistema attrezzi che si rompono, progetta e costruisce ciò che può tornare utile alla vita di ogni giorno. Le relazioni per lui passano in secondo piano. Quello che attualmente lo tiene occupato è il benessere del rifugio attraverso il mantenimento dei sistemi di sopravvivenza, e c'è tanto lavoro da fare...

Nonostante tutto, quando parla dà l'impressione di essere una persona gentile e generosa.

"Salut"

Entro in cucina con il mio quaderno in mano, mi avvicino al tavolo e lo appoggio lì sopra. Guardo il tavolo e borbotto tra me e me.

"Mi sa che presto dovrò mettere mano anche a te, peccato che non sia un falegname..."

Mi siedo e osservo la foto, i fogli e il triste disegno di Emile, poi le persone nella stanza. Tancrède e il Maggiore stanno parlando, sono usciti sulle scale e non appena finiscono attiro la la loro attenzione con un leggero colpo di tosse per schiarirmi la voce:

"Scusate se vi interrompo, ma avrei da parlarvi del futuro della casa,"

faccio un sospiro e continuo porgendogli il mio quaderno

"qui potrete vedere una lista di mestieri che nelle nostre attuali condizioni non siamo capaci di svolgere. Ci sono progetti che necessitano solo di materiali, quelli penso che li possiamo recuperare a Saint-Girons, tuttavia non basta. Quello di cui abbiamo veramente bisogno, anzi, quello di cui io ho bisogno è una fucina. Ho scritto tutto lì dentro, la ho progettata ma non posso realizzarla senza i giusti strumenti e materiali. Necessito di visitare alcuni negozi per il bene della nostra comunità."

Alla parola "comunità" pongo il mio sguardo su tutti e infine mi soffermo sulla ragazzina con l'intento di far capire ai suoi familiari che quello che voglio fare è anche per il bene di Madeleine.

"Spero possiate capire le mie preoccupazioni, se ci organizziamo bene in queste cose ora, poi sarà più facile ricreare un territorio sicuro protetto da recinzioni o per lo meno da armi resistenti e ben affilate."

Attendo una loro reazione fissando negli occhi prima il vecchio, poi suo figlio.

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@Descrizione

Spoiler:  

Bastien è alto all'incirca 1.80 m e pesa indicativamente 67 kg.

Possiede un fisico longilineo, il suo volto è piuttosto arrotondato e ciò lo fa sembrare più giovane di quanto non sia in realtà, ha un naso piccolo e delle labbra sottili. E' un pò pallido e ha una muscolatura poco sviluppata, con lunghe braccia e gambe.

Ha un aspetto da professore, risultato principale dei suoi grandi e rotondi occhiali, dei quali non si priva mai.

I suoi occhi ed i suoi capelli sono entrambi castano chiaro. Gli occhi sono stretti ed inquisitori, i capelli sono lisci e li porta lunghi all'incirca fino al collo.

Non ama le chiacchere futili, ma adora dibattere su questioni scentifiche o spiegare qualcosa a qualcuno.

Spesso tratta gli altri con sufficienza, ma s'intenerisce facilmente.

Non è religioso e non mostra alcuna simpatia per Alberto.

Laddove non mostra eccessiva simpatia per il Maggiore, a cui però è grato, e per Jules, ama passare del tempo con Tancrede (specialmente davanti ad una partita di schacchi o di dama) e tenta spesso d'insegnare qualcosa a Madeleine (specialmente il gioco degli scacchi o della dama)

"Che noia"

Mormoro mentre leggo uno dei miei libri, aspettando il prete.

Quando Madeleine fa capire che le manca qualcosa, reagisco con una smorfia mentre il Maggiore esce fuori sulle scale.

Proprio quando rientrano con il Maggiore che ci guarda in uno strano modo Jules ci comunica che ha bisogno di andare a fare "visita" a Saint-Girons per recuperare delle cose.

"Ho il presentimento che dovrò venire anchio, Jules, a giudicare da come ci guarda il Maggiore"

Dico, mentre riabbasso il mio sguardo sul libro.

"Ci narri le sue preoccupazioni, Maggiore, saremo felicissimi di aiutarla... potremmo andare io, Jules ed il prete, considerata la quantità di cose che ci sarebbero utili."

Gli chiedo, ponendo enfasi sul felicissimi.

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Il Maggiore prende volentieri la lista che gli porge Jules, sorridente. Suo padre, il vecchio e saggio Tancrède, lo guarda con un'aria preoccupata, poi fissa il pavimento, con le mani giunte dietro la schiena. Il Maggiore dà una veloce lettura ed invita tutti ad entrare in cucina, si siede al solito posto, a capotavola, spalle alla porta della sua stanza e picchietta con le dita sul tavolaccio di legno.

Non ci siamo mai mossi dal rifugio Esordisce serio, prendendo un paio di profondi respiri mentre vi osserva, attendendo Tancrède che prende posto sul piccolo sgabello che avete vicino al camino.

Come fa notare Jules però, la casa ha bisogno di lavori di ristrutturazione e di messa in sicurezza Guarda sua figlia, poi fissa Jules. Tutti intuite che il Maggiore aveva già progettato tutto questo già da un po'

Il fatto che non si vedano morti da queste parti, non vuol dire che non arriveranno mai, e ci siamo già adagiati troppo. Attrezzi, materiali, farina, medicinali, beh, la lista è lunga.

Devi trovare un'automobile, Didier, se non addirittura un camion! Bisbiglia stancamente suo padre, mentre armeggia con la brace del camino

Si papà... Risponde infastidito il maggiore. Probabilmente è un discorso che i due hanno fatto altre volte, in vostra assenza. Signori, io non voglio costringere nessuno ad abbandonare il rifugio, ma se dobbiamo ragionare da comunità, siamo costretti a dare ognuno il proprio contributo. E una gita a Saint-Girons non è cosa da nulla...

Cala il silenzio. Si alza un vento che sibila tra le vecchie imposte di legno e le nuvole di aprile coprono il sole. Madeleine si avvicina al padre, gli cinge il collo con le sue braccia sottili, incorniciate dalle maniche a sbuffo ricamate della sua vestina rosa pallido a coste, vecchia, logora, piena di buchi. Il Maggiore le stringe forte le mani, poi parla:

Siete disposti a correre questo rischio? Io andrò, per forza... ma consentitemi di pensare che chi non agisce per il bene della comunità, deve allontanarsi

Ormai avete imparato a conoscere le buone maniere dell'uomo che avete davanti. Fiero, intelligente, altruista, sincero. Il militare bacia la figlia sulla fronte e la fa sedere accanto a lui, accarezzandole i capelli.

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“Come ben sapete, se non mi si bucavano le ruote, avremo potuto usare il mio furgone che ho abbandonato poco fuori dal paese. Se abbiamo fortuna troveremo un mezzo a Saint-Girons, altrimenti cercheremo di sistemare il mio. Spero che non sia stato depredato o danneggiato ulteriormente, ricordo che lo avevo lasciato a bordo strada, chiuso a chiave. Quando passeremo di lì, potrei verificare se è ancora funzionante.”

Mi passo la mano destra sul mento e sul mio volto compare un'espressione perplessa.

“Tre... ci metteremo troppo tempo a cambiare tre ruote. Poi c'è da vedere se ne troviamo due di ricambio.”

Spoiler:  
la terza è quella di scorta che si presume sia in dotazione al furgone

Sbuffo.

Guardo fisso negli occhi il Maggiore e chiedo cortesemente:

“Visto che non credo che qui nessuno voglia lasciare questo posto, ci potreste dunque dire quando pensate di andare a Saint-Girorons? Inoltre, chi rimarrà qui a proteggere Madeleine oltre a Tancrède? Non siamo mai stati attaccati da quando sono qui, ma come voi avete detto non vuol dire che non arriveranno mai.”

Spoiler:  
Stiamo chiamando sfiga?

Ora volgo lo sguardo verso Bastien senza attendere la risposta di Didier, gli porgo una domanda dopodiché ritorno a guardare il capo.

“Bastien, voi siete di Saint-Girons o almeno la conoscete bene? Perché io non essendo del posto ho bisogno di qualcuno che mi mostri dove posso recuperare quello che mi serve,e il Maggiore, secondo me, deve restare vicino a sua figlia.”

Sospiro e, con un velo di malinconia nella mia voce, continuo a parlare:

“Credo che voi Maggiore dobbiate stare qui, la famiglia è più importante di ogni altra cosa. Al resto ci penseremo noi” indico Bastien e me “e fratello Alberto.Abbiate fiducia in noi.”

@Cartomante

Spoiler:  
quando pronuncio Alberto mi muovo verso le scale, do un'occhiata all'esterno senza uscire per vedere se arriva. Se non lo scorgo comincio a preoccuparmi.
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Aspetto che Jules finisca di parlare prima di dire la mia.

Sono d'accordo sull'idea di farla rimanere qui Maggiore, in tre saremmo più che sufficienti e non sappiamo quanto potrebbe essere pericoloso, il nostro rifugio non sopravviverebbe alla perdita della sua persona.

Oltre al fatto che conosco Saint-Girons, quindi non abbiamo bisogno della guida.

Dico, tirandomi su gli occhiali.

Chissà, potrei anche fare un salto alla biblioteca, vedere se ci sono libri che andrebbero salvati...

Mormoro, per poi chiudere il libro con un sospiro e girarmi verso Jules.

Vedi Alberto?

Mi rigiro, sogghignando per un attimo.

Chissà, forse tornare tra i morti gli farà passare la voglia di queste "passeggiate".

Dico, pronunciando con sdegno la parola passeggiate.

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Sono ancora capace di badare a me stesso sbotta Tancrède, mettendo nella sua voce una forza che ancora non avevate sentito prima d'ora. Si alza in piedi e va veloce nella sua camera, tornando un istante dopo imbracciando uno dei due Mas-36 del Maggiore.

Suo figlio accenna un sorriso, china il capo, mentre Madeleine se la ride, compiaciuta di vedere il nonno così energico.

Si papà, ne sono sicuro riprende il Maggiore Per il resto, beh, penso che i libri siano la nostra ultima preoccupazione, Bastien, preoccupiamoci prima del necessario: medicine, attrezzi, scorte alimentari... per un attimo si fa pensieroso, poi riprende a parlare chinandosi leggermente sul tavolo, gesticolando vstosamente In città, c'è una casa, piena zeppa di scorte di ogni tipo... durante la guerra, i piani alti dell'esercito temevano che Franco prima o poi poteva decidere di entrare in guerra al fianco di Hitler e si pensò, in città ben difendibili del sud come Saint-Girons, di organizzare dei rifugi segreti per i militari, delle caserme nascoste diciamo, dei punti dove organizzare un'ultima resistenza in caso di bisogno. Un tesoro dei nostri giorni è chiuso lì dentro... In questo caso però dovrei venire anche io con voi per indicarvi la strada

Per qualche secondo rimane in silenzio, poi aggiunge

Inoltre lasciate che vi dica una cosa guarda verso le scale l'Italiano, il frate, sarebbe solo d'impaccio. Quelli come lui girano il mondo per aiutare gli altri, lui invece si è piazzato qui e non va più via, e come avete potuto notare, non fa altro che girovagare per la campagna circostante, Dio solo sa a far cosa...sarebbe una palla al piede...Io dico di lasciare qui l'Italiano e Madeleine, con mio padre a sorvegliare, in fondo siamo stati al sicuro fin ad ora. Noi possiamo andare in città, e se le cose vanno male, non torneremo qui portandoci orde di morti dietro...o tutto o niente

Cala il silenzio, ancora una volta. Il Maggiore è scuro in volto, le rughe sulla fronte gli si sono arricciate, dei solchi profondi gli partono dall'attaccatura dei capelli castani per arrivare alle folte sopracciglia. Madeleine smette di sorridere, vi pare cominci a tremare. Tancrède guarda il figlio, serio, annuisce impercettibilmente. Il canto delle rondini fuori la porta stona con l'aria che state respirando tra le mura del vecchio ma sicuro rifugio.

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Uno sguardo colpevole si dipinge sul mio viso e rivolgendomi al vecchio dico: Tancrède, non volevo certo sminuire le vostre capacità, le mie parole volevano dire altro, mi scuso se ho fatto intendere ciò che non mi sarebbe mai passato per la testa.

Poi ritorno alla mia solita faccia seria: Maggiore, se è quello che volete, io non starò certo qui a discutere. In questo luogo siete voi a dettare legge ed io eseguirò ogni suo ordine.

Taglio corto sulla questione per arrivare all'informazione che m'interessa.

Allora, quando partiamo?

Incrocio le braccia e comincio a tamburellare con le dita della mano destra sul muscolo intanto che, dalla mia posizione vicino alla porta, cerco di scorgere fratello Alberto.

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Bastien Moreau

"Immagino che sia inutile insistere"

Dico con un filo di rabbia nella voce.

"Nessuno ha mai insinuato niente, mio amico Tancrede.

Anzi, la nostra preoccupazione riguardante la discesa del Maggiore a Saint-Girons riguardava la sua sicurezza più che quella vostra."

Mi ammutolisco un attimo, poi aggiungo con un sorriso:

"Probabilmente sareste capace di abbattere gli zombi con la vostra determinazione...

Possibilmente, non lasciate Madeleine da sola con il prete, non si sa mai che le riempa la testa di qualche baggianata religiosa.

Le uniche verità di questo mondo sono ricercabili nei fatti."

Mi ammutolisco un attimo.

"Anche se la piaga dei morti lascia poco spazio ad interpretazioni scientifiche, non la riterrò mai opera di entità trascendenti."

Guardo Jules.

"Ancora niente? Spero che non si faccia cercare quel prete"

Spoiler:  
Interessante, l'ultimo PG che ho fatto in una campagna era un prete XD certo, un prete che si affida al conforto materiale di un lanciafiamme, ma prete rimane.
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Bah! maledetto frate! Dio solo sa quanto odio i preti e gli italiani! Sbotta il Maggiore, picchiando un pugno sul tavolo Lasciate perdere quel buono a nulla

Tancrède rimane in silenzio, Madeleine, forse disturbata dall'idea della partenza del padre, si avvicina a lui e si siede a terra, poggiandogli la testa sulle gambe, abbracciandolo all'altezza del bacino; tira su col naso, ha il viso nascosto, ma intuite che stia piangendo. Il Maggiore le passa una mano tra i capelli ma la sua espressione non è dolce, anzi, vi sembra di non averlo mai visto così serio.

Partiamo, presto, domattina direi, le cose vanno fatte in modo celere e direi anche di...

L'uomo viene interrotto da Jules, che vede fuori dalla finestra, una figura correre verso la casa...

Spoiler:  
Nella casa avete degli attrezzi in comune, ottimi come armi contro i Morti. Nel deposito sul retro ci sono due zappe e un forcone. Sopra, in cucina, avete due coltellacci con una lama sui 30 cm, un'accetta per il legno dal manico lungo e una roncola. I due fucili Mas-36 sono nella camera del Maggiore. Li usano lui e Tancrede.
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Rimango concentrato sui discorsi, ma allo stesso tempo continuo a fissare l'esterno. Alle parole del Maggiore annuisco con un movimento leggero del capo, poi quando si decide di darmi la mia tanto attesa risposta,la mia testa si ferma e ascolto attentamente il piano. Tutto ad un tratto, però, nella zona che sto guardando fa capolino una figura che si muove velocemente nella mia direzione, troppo velocemente: C'è qualcuno che sta arrivando di corsa da noi! Tuono interrompendo Didier. Guardate! Deve essere successo qualcosa... Che la calma della casa sia già finita? Esclamo mentre allungo la mano sinistra nella direzione di ciò che ho visto e indicando con l'indice il corridore. Guardo il capo in attesa di un suo giudizio e chiedo: Cosa dobbiamo fare?

Mi posiziono bene in piedi pronto ad andare a recuperare un'arma se il Maggiore lo ordinasse o lo reputasse opportuno.

@cartomante

Spoiler:  
se dà l'ordine di armarsi io mi fiondo sull'accetta, invece, nel caso in cui comandasse precisamente quello che dobbiamo prendere o se dobbiamo fare altro, eseguo l'ordine il più velocemente possibile.
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Sembrava che le cose si fossero messe a posto. Nonostante le immagini che avete stampate nella testa, gli incubi, la sensazione che il mondo sia irrimediabilmente finito in una spirale che lo condurrà alla distruzione, il rifugio era diventato un piccolo angolo dove abbandonarvi talvolta ai vostri sogni, desideri, alle vostre speranze, in attesa che qualche avvenimento altrettanto inspiegabile, riportasse tutto alla normalità. Un'ombra nera che corre tra l'erba secca però vi trascina di nuovo nell'angoscia che regna nel mondo dei sopravvissuti.

Jules si fionda sull'accetta mentre Tancrede carica velocemente il fucile con un colpo singolo, poca cosa contro quello che sembra essere un orrore sputato fuori dall'inferno, o almeno questo crediate sia quella figura scura, veloce, troppo veloce, troppo familare. Blatera qualcosa in una lingua che non conoscete...

Ricordate la voce, l'accento: è fratello Alberto, si sbraccia e in qualche sfumatura dialettale dell'italiano esterna le sue emozioni, paura probabilmente, sgomento. Il Maggiore quando capisce di chi si tratta molla la figlia, è una furia! Salta giú dalle scale riachiando di spezzarsi una gamba, corre incontro al giovane fraticello e gli molla un ceffone in pieno volto, scaraventandolo a terra e riempendolo di improperi conditi da espressioni che farebbero impalidire una vecchia prostituta. Didier allarga le braccia, si gira verso di voi, sgomento. Fratello Alberto si alza a fatica, si allontana dal Maggiore lentamente, tenendosi la guancia, ora piú spaventato di prima, ma almeno silenzioso. Il volto immacolato gli si riempie di lacrime

"alla chiesa...c'è qualcuno alla chiesa..."

dice a voce rotta, insicura, mentre un rivolo di sangue sottile come un capello, uscitogli dal naso,gli bagna il labbro superiore.

Il Maggiore non parla, Tancrede abbassa il fucile e Madeleine corre verso il padre, asciugandogli la fronte, madida di sudore. Il vento muove il mare giallo dell'erba secca della valle. Qualcosa vi preme sul petto, le nuvole coprono il sole e un tuono annuncia la venuta della pioggia che allontana la venuta della primavera.

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Bastien Moreau

Quando vedo il Maggiore partire a corsa mi muovo anch'io, con calma, per evitare di finire nella traiettoria sua.

Quando arrivo da Alberto non riesco a non ghignare.

Apparte che te lo dovevi aspettare, prete, ma questo qualcuno... Era una persona o un morto? Sono informazioni fondamentali, sai?

Mi volto verso il Maggiore.

Se è una persona andiamo a vedere, vero? Se è un morto... Speriamo non lo insegua?

Mi rivolto verso Alberto.

Ehi, "prete", ma la chiesa dove si trova?

Chiedo, con tono di scherno.

@Cartomante

Spoiler:  
Non ho trovato traccia della descrizione di una chiesa nei post addietro, casomai il mio PG sapesse dov'è la chiesa non glielo chiedo
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Dopo aver recuperato l'arma seguo il Maggiore e Bastien, faccio appena in tempo a riconoscere un agitato frate che il Maggiore lo raggiunge e gli assesta un bel ceffone. Il giovane finito a terra dal colpo comincia a dire qualcosa di comprensibile. Non capisco tutto ciò che dice perché sono ancora distante da loro, ma ho sentito parlare di chiesa. Poi da quello che dice m. Moreau riesco a ricreare il discorso del prete.

Sottovoce mi dico con un tono preoccupato: È venuto ad avvisarci che forse ha visto un vivo o forse un morto in una chiesa... Penso un attimo a ciò che mi sono detto ed esclamo: Una chiesa?! Dimmi dove si trova e quanto ci si mette a raggiungerla!

Fermo e con l'accetta salda in mano, attendo le sue parole mentre osservo il filo di sangue macchiargli le labbra.

L'aria comincia a farsi elettrizzante e il vento fa muovere i miei capelli, quelli che non sono raccolti e legati con il laccio, che mi tagliano il viso parandosi qualche volta davanti gli occhi. Inizia a crescermi un senso di angoscia, però non cerco di farlo notare agli altri.

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Vi basta qualche secondo per riportarvi alla mente il disegno del piccolo Emile che prima era sul tavolo in casa. A nord-ovest, vicino alla strada che porta a Saint-Girons, il bambino aveva disegnato la sagoma di un edificio di culto. Il Maggiore ve ne aveva parlato spesso, qualche tempo fa; si tratta della cappella di San Rocco di Montpellier, eretta nei pressi di un luogo di sepoltura di morti di peste, secoli addietro. Da quando vivete al rifugio, non siete mai arrivati fin lì e venendo da Saint-Girons, non avete scorto la chiesetta, nascosta dietro un bubbone roccioso che costeggia la strada. Il Maggiore diceva di volerla mettere a nuovo:

"San Rocco è il Santo che protegge dalla peste, dalle epidemie: quale epidemia peggiore di quella che viviamo oggi?"

Vi sovviene questa frase pronunciata da Didier in una sera invernale, mentre vi riscaldavate tutti intorno al camino.

Il Maggiore dà un'altra strapazzata a Fratello Alberto. La granata incendiaria che porta al collo, come tutti i francescani minori che vagano per l'Europa, che serve in caso di attacco da parte dei Morti, ultimo rimedio alla dannazione del corpo e dell'anima probabilmente, oscilla in modo preoccupante:

La cappella di San Rocco?! Parla bastardo italiano parla! dice a denti stretti.

Alberto trema, piange, ansima per la corsa. Ha il labbro inferiore già gonfio per il brutto ceffone:

Io...Io...c'era qualcuno... mi sono avvicinato e un uomo...non so bene, un'ombra si intravedeva dalla porta aperta, forse due...non si sentiva nulla, solo il rumore come se spostassero delle panche...ho avuto paura...sono scappato

Il frate si accascia al suolo, stanco morto, spaventato.

Bah! Ha corso fin qui, eppure ce n'è di strada da fare dalla cappella al rifugio...coraggioso e veloce il missionario lo schernisce il Maggiore che, invitata Madeleine a portare dell'acqua ad Alberto, dice al padre di prendergli l'altro fucile e uno di quei grossi coltelli da cucina.

Monsieur Jules, quell'accetta vi servirà, tenetela con voi. Porta anche la roncola papà aggiunge gridando se non vi spiace Monsieur Bastien, ci servirà il vostro aiuto pure. Ovviamente dobbiamo andare alla cappella immediatamente e capire cosa succede, se arrivano i Morti o se c'è qualcuno che viene da Saint-Girons o da chissà dove.

Il Maggiore sembra eccitato. Probabilmente la vita tristemente sedentaria e poco gloriosa del rifugio gli hanno fatto venire voglia d'azione. Non sembra così entusiasta sua figlia. Lo guarda fisso, con due occhi gelidi, immobile davanti a lui dopo avergli porto il secchio metallico con dell'acqua. Il vento le fa girare i lunghi capelli intorno alla testa e le muove la veste. Sembra carica d'odio. Quando arriva Tancrede, non appena porge le armi al figlio, la abbraccia, trascinandola via, verso la casa, silenzioso e risoluto. Il Maggiore non fiata, guarda la scena e sembra perdersi in qualche ricordo, qualche pensiero, assentandosi mentre Fratello Alberto gli chiede di passargli l'acqua.

Io e i signori qui presenti andiamo alla cappella, papà...attento alla bambina dice freddo, tornando vigile e guardandovi tutti, imperioso, risoluto Mi raccomando, attendo a Madeleine, spara se serve, prendi un caricatore da 5 colpi, sai dove sta. Noi andiamo! Non è vero signori?

Vi guarda ancora mentre sistema nella cintura il coltellaccio e poggia il fucile sulla spalla, controllando nelle tasche della divisa se ci sono i colpi che porta sempre addosso. Guarda alberto bere, seduto a terra. Una smorfia di disprezzo gli passa un istante sul volto. Vi fa notare che al frate gli sanguina il piede sinistro, oltretutto si è rotto il vecchio sandalo che lo proteggeva.

Meglio che tu non vieni "fratello" dice la parola in un italiano stentato prendi il forcone nel rifugio e stai di guardia qui, che mio padre deve pensare a mia figla

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Continuo a godermi la strigliata del prete da parte del maggiore.

Sembra una bella giornata, ottima per una scampagnata... speriamo che quelle persone non vogliano nutrirsi della nostra faccia...

Osservo tutte le armi che il maggiore si fa portare, poi mi guardo le mani vuote.

Se... okay vengo anch'io, ma affrontare due morti disarmato è abbastanza inutile, non è che potrebbe porgermi un'arma Maggiore?

Non sono esattamente un uomo d'azione, ma credo di valere comunque qualcosa con un'arma in mano.

Dopo che mi è stata porsa un'arma dico:

Forza Maggiore, ci faccia strada, casomai ci fosse una strada specifica per la chiesa.

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Rimango sconcertato dal modo in cui la ragazza ha trattato l'italiano. Istintivamente guardo molto male il frate. Fratello Alberto, quando ritornerò dovremo parlare, ho un paio di domande da farle.

Il sarcasmo di Bastien non lo ritengo opportuno, tuttavia ha ragione, potrebbe rivelarsi una missione pericolosa.

Se i morti ti mangiano la faccia, i vivi possono fare di peggio. Spero che non si tratti di qualche balordo.

La chiesa di San Rocco... Sì! Mi ricordo che ne avevate già parlato, ma è piuttosto distante se non ho capito male. Guardo i presenti e dopo una pausa mi rivolgo nuovamente al giovine con un tono di voce serio che esplicita una lieve inca**atura: Dopo dovremo proprio fare una bella chiacchierata caro fratello Albero.

Mi piazzo dietro al maggiore pronto a partire.

Leader, guidateci alla chiesa.

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Il Maggiore porge la roncola a Bastien

Spoiler:  
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Con questa ci sarete sicuro di aiuto, che sappiate usarla o meno. Due braccia in più sono sempre benvenute in battaglia.

Il Maggiore vi sembra cambiato, o per lo meno ora state conoscendo un'altra parte della sua complessa persona. L'uomo benevolo e altruista che avete imparato a conoscere, ora si comporta come se fosse l'unico in grado di capirci qualche cosa in questo mondo finito sottosopra. Non abbozza mai il suo tipico sorriso complice, la sua voce è dura, i suoi occhi non trasmettono più calma e calore.

Camminiamo veloci ma con gli occhi aperti. Ci vuole una mezz'ora, qualcosa di meno, per arrivare alla cappella. Non cammineremo su quello che rimane della vecchia strada, se ci sono uomini in giro, di sicuro la usano per spostarsi; la costeggeremo, in modo da avvistare chiunque passi e si diriga verso la casa: se è così, torniamo subito indietro a difendere il rifugio

Vi incamminate. L'ansia vi ha fatto passare la fame. Alle vostre spalle vedete il monaco alzarsi a fatica, a capo chino, avviandosi zoppicante verso la casa; Tancrède e Madeleine sono già spariti dentro. Il maggiore non si volta, guarda in avanti osservando il terreno, probabilmente sta valutando come muoversi. Rocce e arbusti, pochi alberi e tanta erba ancora gialla e secca dell'anno precedente occupano tutto il paesaggio. Camminate a zig zag, evitando depressioni del terreno e piccole creste pietrose, ultime terminazioni nervose dei grandi Pirenei che vi sovrastano alla vostra sinistra. Le vette più alte sono ancora innevate. Il sole è ancora nascosto dietro il banco di nubi che si fa sempre più fitto, sempre più scuro. Il vento si è calmato e il cielo minaccia pioggia; avete imparato che se viene da nord, la perturbazione cozza sulle pareti delle montagne e ristagna nel cielo sopra la vallata, come acqua in un bacile. Un falchetto volteggia nell'aria con le ali immobili, sembra fatto di carta, disegnando spirali sempre più alte. I passeri volano bassi, rincorrendosi, nascondendosi sui solitari alberi che non danno frutti, spogli, rinsecchiti, dal tronco scuro, ombre nere che abitano la valle da sempre. Cardi, piante di asparagi selvatici e spine vi pungono i piedi. Il Maggiore va avanti risoluto, silenzioso, talvolta si ferma per valutare quale direzione prendere, tenendo sempre quella che doveva essere la strada ben in vista alla vostra destra, curandosi però di sfruttare le conformazioni del terreno per potervi tenere al coperto da sguardi indiscreti. Non vedete anima viva e per fortuna nemmeno morta.

Dopo venti minuti abbondanti di marcia, quanto più possibile veloce, scorgete, come vi aveva detto il Maggiore, dietro un cono di pietre e arbusti che la nasconde dalla strada, la facciata triangolare della cappella abbandonata, la cui struttura è invasa da spine e rampicanti. La vecchia porta di legno, potete notarlo anche dalla notevole distanza a cui siete, è aperta, sgangherata. Erba e arbusti ne occupano il terreno antistante l'entrata. La struttura è bassa, corta e non ha finestre, a parte la piccola apertura quadrata sopra la porta. Ne potete immaginare l'interno angusto e scuro, polveroso e tristemente solitario.

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Il Maggiore vi invita ad accovacciarvi dietro una grossa pietra bucherellata.

Ve la sentite di andare oltre?

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Il mio volto grondante di sudore, non per la mezzora di cammino, ma per il tremendo stato di agitazione, si volge al Maggiore con uno sguardo interrogativo:

Siamo arrivati fino a qui e ora ci chiedete di tirarci indietro? Sibilo a Didier per non farmi sentire da chi sta dentro la cappella. È ovvio che eseguiremo i suoi ordini senza battere ciglio. Vi ricordo che, quando eravamo in cucina, siete stato voi a dire che chi non agisce per la comunità dovrà andarsene. Questa è sicuramente l'occasione di dimostrarvi quanto ci teniamo veramente. Giusto Bastien? La mia voce si alza un poco per poi ritornare ad un sussurro. Maggiore, che strategia dobbiamo adottare?

Me ne sto accovacciato incrementando la mia stabilità con il manico dell'accetta. Mentre ascolto l'uomo che mi sta a fianco controllo l'ingresso della chiesa per vedere se ci sono movimenti e tendo bene le orecchie per captare qualsiasi rumore che venga dal suo interno.

@Cartomante

Spoiler:  
farei delle prove basate su ascoltare e osservare, ok?
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